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Autore: piccina    24/02/2019    3 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La primavera aveva lasciato il passo ai primi giorni di caldo estivo, erano due mesi che Susan portava i loro cognomi e non avevano trovato il tempo di organizzare la festa che quel giorno in ufficio Brian aveva anticipato a Ted, erano in ritardo anche con la messa in funzione della piscina, ma quel sabato finalmente avevano provveduto e per l’occasione avevano invitato gli amici di sempre e le nonne. Era stata l’occasione per presentare ufficialmente Susan alla loro strana, amorevole, allargata famiglia.
Faceva caldo, ma non così tanto da risultare fastidioso, la brezza appena accennata rendeva il pomeriggio piacevole, Gus e amici avevano improvvisato un torneo di tennis, Justin stava aiutando Naty di acconciare le due tavolate sotto il portico per il buffet e lui giocava con la piccola in piscina. Justin le aveva fatto due codini alti, stretti da un fiocchetto bianco ed era carina da matti, tenuta a galla dai braccioli, mentre rideva perché lui si tuffava sott’acqua e le spuntava da dietro spruzzandole la schiena. “Biann, Biaaan, dove sei?” urlettava eccitata ogni volta che lui spariva sotto.   
Si stavano divertendo un sacco quando quel rompi di papi era arrivato a dare ordini. “Hey voi due…”, così loro avevano fatto finta di non sentirlo e gli ridacchiavano in faccia. “Hey – aveva ripetuto – Aquaman e Sirenetta, è l’ora di uscire e prepararsi che fra meno di un’ora arrivano gli ospiti”
“Va beeeneee” aveva risposto Brian imitando il tono di voce di Susan e l’aveva acchiappata, risalendo con lei in braccio gli scalini digradanti che portavano fuori dalla piscina. “Le do una lavata, tu preparami i vestitini sul letto” aveva aggiunto e si era indirizzato verso le docce all’aperto vicino alle due cabine nascoste nel verde.
“Comunque Jus, mi mancano un po' di muscoli per essere come Aquaman"
"Beh in effetti non sei esattamente il sosia di Momoa"
Brian gli aveva dato una spintarella, cazzo pensava a Momoa, sto biondino!
"Tu sei sempre il più bello amore mio" lo aveva rassicurato con la solita vena di presa per il culo Justin
"Sì, sì certo, e poi fai sogni bagnati su Momoa"
"Perché, tu no?"
Erano scoppiati a ridere, ma erano stati freddati dalla domanda di Susan. "Chi è Momoa? Amico di Jutin?" dopo un attimo di esitazione la risata era esplosa più fragorosa di prima. “Magari” avevano risposto in coro. Brian gli aveva mollato uno sculaccione ed era andato a lavare la piccola.
“Jus, Jus” l’aveva chiamato dalle scale con Susan avvolta in un ampio asciugamano “non ho trovato l’olio per il corpo di Susy, fa lo stesso se per una volta non la imburro?”   
“Sì, fa lo stesso. Tanto dopo la festa dovremmo di sicuro lavarla di nuovo per bene prima di metterla a letto” si era girato sentendoli entrare in camera. Lui era davanti all’armadio e in mano teneva un paio di pantaloni. Brian aveva deposto la bimba sul letto e le stava infilando le mutandine che aveva preso dalla cassettiera.
“Che ne dici di questi jeansettini, con gli inserti colorati e la polo con il colletto stondato?”
Si era guadagnato un’occhiata disgustata. “Cristo no! Non iniziare anche con lei, eh Justin”
“Ma così gioca comoda” si era difeso.
“Gioca comodissima anche con questo vestitino di maglina” Aveva tirato fuori dall’armadio un vestitino giallo tenue, con i bordini bianchi sulle maniche corte, sull’orlo in fondo e qualche fiorellino ricamato all’altezza della vita.
Justin non aveva nascosto la sua perplessità “per una festa in giardino con la famiglia?”
“Facciamo scegliere a lei. Susan tesoro, cosa vuoi metterti per la festa? Questi  - a le aveva mostrato jeans e maglietta -  come dice papi o questo bel vestitino giallo?”
“Il vettitino, il vettitino” aveva risposto tutta contenta saltellando in mutande in mezzo alla stanza, poi si era lanciata verso la sua piccola scarpiera.
“Vedi?” l’aveva sfottuto Brian “lei sì che ha buon gusto!”
“Jutin – gli aveva tirato la manica – posso mettee quette capette qui?” in mano aveva un sandalino con i brillantini al quale, quando saltava, si accendevano due lucette nella suola, le sue scarpe preferite. Non ci stavano proprio benissimo, ma papi, aveva risposto subito sì, prima che il magister elegantorum potesse intervenire.
“Le avete regalato un pony?! Un cavallino vero?!” eppure Michael Avrebbe dovuto essere abituato alla megalomania di Brian.
“LE HA regalato un pony, intendi dire” aveva risposto il coautore di Rage, il papi di Susan, il marito del megalomane.
“Cazzo, esagerato pure per lui”
In quel momento si era avvicinato Brian che non era sfuggito allo stupore dell’amico.  
“Le hai regalato un cavallo! Vivo!!”
“Morto avrebbe puzzato dopo un po’ e non sarebbe stato divertente per giocare, non credi Mickey?”
“Sei folle. Justin, tienilo d’occhio perché sto qui te la tira su rincoglionita dai vizi”
Justin aveva mollato una pacca gentile all’amico “Tranquillo Michael, ci penso io”
“Eh ma che cazzo, non potevamo mica organizzare questa festicciola come una fottuttissima coppia etero e poi è un pony, mica uno stallone” era stata la brillante chiosa di Brian.
“Certo, per lo stallone ci sarà tempo tempo” era intervenuto Emmett, il sorrisetto però si era spento in fretta, incenerito dallo sguardo assassino di Brian.
“Beh che ho detto?” aveva chiesto un po’ sgomento a Ted.
“Niente, niente Emm, vieni con me che vorrei assaggiare quei tramezzini laggiù” e così facendo lo aveva tratto in salvo dalle ire paterne.
Justin e Michael avevano le lacrime agli occhi dal ridere, meno Brian che trovava la cosa molto poco divertente. Justin l’aveva abbracciato
“Coraggio Brian che ci vogliono ancora anni prima che incontri uno stallone come suo padre”
“Justin, non fa ridere”
“A me parecchio”  
Linds si era avvicinata all’amico di una vita con due bicchieri in mano.
“Bevi e non ci pensare” lo aveva invitato porgendogli il calice di spumante.
“Non ti ci mettere anche tu eh, Wendy!”  però aveva sorriso e aveva usato il nomignolo.
“Non è un amore? -  gli aveva chiesto indicando Susan scatenata e fiera con il diadema di Elsa di Frozen sbirluccicante in testa, che giocava con due amichette dell’asilo invitate apposta per lei.  - Mel non era convinta, ma io ero sicura che avrebbe apprezzato”
“Adora tutto ciò che luccica: glitter, lucine, brillantini. Almeno sappiamo che non sarà lesbica, troppo femminile”
“Il solito coglione” era intervenuta con una risata Mel
“Perché Mel, non è forse vero che da bambina giocavi con i soldatini e i carburatori?”  
“Un vero coglione, si: un coglione, ma unico”
“Fortunatamente” aveva concluso Linds lasciandogli un bacio sulla guancia. 
Ted aveva lasciato Emmett con Drew, che nel frattempo li aveva raggiunti, ed era tornato al tavolo degli stuzzichini salati. Naty, questa volta, si era superata e lui non riusciva a staccarsi dai piccoli sformati al formaggio.
“Occhio Schmidt, pensa a tutti i soldi spesi con la chirurgia estetica e poi con il cazzo ti lascio sparire per venti giorni per una nuova sessione di taglia e cuci!”
“Ted è bello sempre” se l’era abbracciato Blake, mettendogli in bocca un pezzetto di sformatino.
“Dio che sdolcinati, ma non vi siete ancora stancati dopo anni?” li aveva guardati un po’ schifato, guadagnandosi una risata sincera da parte di entrambi.  
“Bian” lo chiamava Susan alla quale si era staccata la coroncina e non riusciva a rimetterla in testa.
“Bian, Bian” aveva ripetuto, ma il padre impegnato a scherzare con gli amici e troppo vicino alla cassa che diffondeva la musica di sotto fondo, non la sentiva.
“Bian, mi iuti?” aveva detto ancora una volta, stringendo la coroncina in mano, poi l’aveva deposta con cura sul prato, si era avvicinata e si era appesa ai pantaloni urlando “Papaaaaàà!!”  
Brian aveva appoggiato, senza neppure guardare, il bicchiere sul tavolo, mancandolo, e il vetro era rimbalzato, senza rompersi sul prato, ma lui non importava. Si era accucciato, il respiro si era bloccato mentre fissava Susan e cercava di trovare le parole. “Dimmi amore mio” “Papà, mi iuti con cooncina? No sta su testa” aveva chiesto lei, inconsapevole di avergli fatto perdere più di un battito. “Certo” le aveva rimesso il diadema e poi l’aveva riempita di baci “sei la principessa più bella della festa.” Justin aveva osservato la scena da poco lontano, aveva sentito e adesso li guardava con gli occhi umidi, solo loro due avevano colto quel che era successo. Susan non aveva mai, prima di allora, chiamato nessuno dei due se non con il nome proprio e adesso, improvvisamente, Brian era papà. Era corso verso il marito e l’aveva abbracciato forte, senza parlare, mentre insieme la guardavano tornare a giocare, con la sua bella coroncina sul capo. 
  
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