Videogiochi > Final Fantasy VII
Ricorda la storia  |       
Autore: Tico_Sarah    20/07/2009    2 recensioni
L’unico rumore in quella vallata di sangue era quello della pioggia che sbatteva contro i corpi esanimi dei cadaveri a terra. Al centro di quella strage, gli occhi rossi di una giovane donna guardavano vitrei la scena attorno a loro. La pioggia le aveva lavato il sangue dal volto e impregnava il vestito di seta scarlatto. Guardò il cielo notturno, senza stelle e senza luna, mentre le gocce di pioggia le sferzavano il viso. Cadde in ginocchio in una pozza di sangue e si piegò su se stessa, le braccia incrociate sul petto, i capelli corvini bagnati di sangue. Spostò lo sguardo sull’uomo accanto a lei, gli occhi spalancati e la mano protesa verso il cielo, in un ultimo atto disperato, i capelli biondi mossi appena dal vento gelido. -Cloud...- farfugliò la donna sopravvissuta.- cosa ho fatto?- Lui esalò un ultimo respiro e abbassò il braccio. -CLOUD!!!!-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife, Sephiroth
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PARTE 1- SHINRA’S SECRETS

 

Essere un eroe non è affatto facile. Si procura un effetto diverso su ogni persona che si incontra: alcuni si inchinano ai tuoi piedi, c’è che chi si ha sempre paura di deludere perché si aspetta grandi cose, chi rivaleggia per essere migliore di te.

È molto più facile essere una piccola persona sconosciuta che un grande eroe. Da sconosciuto puoi vivere la vita che più ti piace senza dover rendere conto a nessuno, stare con chi vuoi senza dover temere di non rivederli mai più, e soprattutto non rischi di diventare l’arma segreta di uno scienziato pazzo.

Sephirot, un uomo, l’ eroe, il malvagio; tanto grande nel bene quanto grande nel male.

Eroe. Una parola, mille significati.

L’unico rumore in quella vallata di sangue era quello della pioggia che sbatteva contro i corpi esanimi dei cadaveri a terra. Al centro di quella strage, gli occhi rossi di una giovane donna guardavano vitrei la scena attorno a loro.

La pioggia le aveva lavato il sangue dal volto e impregnava il vestito di seta scarlatto. Guardò il cielo notturno, senza stelle e senza luna, mentre le gocce di pioggia le sferzavano il viso.

Cadde in ginocchio in una pozza di sangue e si piegò su se stessa, le braccia incrociate sul petto, i capelli corvini bagnati di sangue.

Spostò lo sguardo sull’uomo accanto a lei, gli occhi spalancati e la mano protesa verso il cielo, in un ultimo atto disperato, i capelli biondi mossi appena dal vento gelido.

-Cloud...- farfugliò la donna sopravvissuta.- cosa ho fatto?-

Lui esalò un  ultimo respiro e abbassò il braccio.

-CLOUD!!!!-

 

Cloud spalancò gli occhi e si tirò a sedere sul letto, sudando freddo. Si guardò intorno, confuso.

Ci mise qualche istante a mettere a fuoco, ma alla fine riuscì a distinguere gli elementi familiari di casa sua, fino a vedere che Tifa era sdraiata nel letto accanto al proprio, profondamente addormentata.

Si lasciò cadere di nuovo sul cuscino, guardando il soffitto. Alla fine era un incubo, per fortuna.

La luce dell’alba filtrava dalle tende ormai, e Cloud non sarebbe comunque riuscito a riaddormentarsi, dunque decise di alzarsi senza fare troppo rumore.

Doveva schiarirsi le idee.

Fu raggiunto al piano di sotto solo un’ora dopo da Tifa e dai bambini.

-come mai già sveglio?- chiese Tifa posandogli una tazza di caffè sotto il naso.

-no... ho avuto un incubo e non ho dormito bene.- rispose Cloud sforzandosi di ricordare quello che aveva sognato poco prima. Si passò una mano sul viso.- boh...-

-che fai oggi?-

Cloud sospirò.- non lo so... avevo promesso Reeve di sgombrargli un zona di Midgar dai mostri.- rispose alzandosi.- e come se non bastassi devo andarci a piedi, dato che la Fenrir è inutilizzabile. Ciao.-

-ciao!- esclamò Tifa muovendo una mano.

Lui sorrise ed uscì, infilando la spada nel fodero, diretto nella zona est della città, dove l’aspettava Reeve.

La miseria era ovunque si gettasse lo sguardo a Midgar. Palazzi in rovina, pavimenti distrutti e macerie. Era davvero necessaria tutta quella sofferenza?

Si bloccò. Una giovane donna dagli occhi rossi lo stava osservando mentre si avvicinava, i capelli corvini legati in due trecce ai lati del viso. I capelli erano molto lunghi e le arrivavano alla vita.

Un brivido freddo passò per la schiena di Cloud quando i loro occhi si incontrarono. Il vento faceva svolazzare il suo vestito leggero.

-Ei! Cloud!- esclamò Reeve dietro di lui dandogli una pacca sulla spalla.

-Reeve...-

L’uomo salutò anche la ragazza con un gesto della mano.- quella è Kirly, la mia nuova assistente! Eravamo venuti qui a vedere se ci fossero pericoli concreti, ma i mostri si sono dileguati!-

Lei si avvicinò lentamente.

Cloud era rimasto paralizzato, tuttavia cercò di nascondere il suo terrore. –quindi?-

-quindi niente.- disse Reeve nascondendo le mani dietro la schiena.- pericolo scampato. Abbiamo fatto un viaggio a vuoto.-

-a saperlo non sarei neanche venuto.- disse Cloud.- mi sarei evitato una passeggiata inutile.-

-Cloud Strife?- chiese Kirly.

Il biondo la guardò attentamente.- sì.-

-Reeve mi ha parlato molto di te.- disse.- mi fa piacere conoscerti.-

-non ti ho mai vista a Midgar.- osservò Cloud.

-perché non vivevo qui fino a poco tempo fa.- rispose lei.- mi sono trasferita da poco.-

-Kirly è una ragazza molto abile.- spiegò Reeve.- penso che potrebbe persino tenerti testa.-

-non esageriamo.- disse Cloud. In realtà non si sentiva così superiore a Kirly.

Il suo portamento, i suoi gesti... in qualche modo gli ricordavano... Sephirot. E ciò lo metteva a disagio, senza contare che quelli erano gli stessi occhi scarlatti del suo sogno.

Lei lo scrutava attentamente, analizzandolo in ogni particolare, poi tese la mano, che lui strinse esitando.

Proprio in quel momento fu come se un flash gli attraversasse la mente, come se tutto il resto si facesse distante ed esistesse solo lui, sdraiato a terra, il torace squarciato da una ferita, il braccio teso a raggiungere qualcosa di lontano e irraggiungibile.

Lasciò subito la presa e si allontanò da lei, terrorizzato.

-Cloud! Che hai?!- esclamò Reeve.

-niente...- bofonchiò Cloud, ansante.- niente... è solo che stanotte non ho dormito.-

Kirly lo guardò, spaventata da quella reazione improvvisa.- c’è qualcosa che ho fatto?-

-non ti preoccupare.- disse Cloud.- sai, non ho riposato molto in questi giorni.-

Reeve non era convinto.- meglio se ti riportiamo a casa noi...-

-no, grazie Reeve, ce la faccio da solo.-

***

 

Cloud entrò in silenzio nella chiesa e si fermò ad ammirare il suo riflesso sconvolto nello specchio d’acqua. In realtà, aveva paura di poter avere di nuovo quella visione, qualunque cosa significasse.

Avrebbe voluto ricordare anche il resto del sogno, ma non sembrava poter essere possibile.

Chi era in realtà quella ragazza? Era davvero soltanto Kirly e non qualcosa di più?

-perché sei scappato via?- chiese una voce piatta.

Cloud si voltò di scatto, la mano corse istantaneamente sull’elsa della spada e si scagliò contro la nuova venuta.

Un rumore metallico gli disse che lei aveva parato prontamente il colpo e rimasero a guardarsi negli occhi, la spada di Cloud incrociata con la sciabola di Kirly.

Gli occhi rossi della ragazza si erano piantati nei suoi, facendolo rabbrividire per l’ennesima volta.

-perché sei scappato via?- ripetè Kirly.

-non sono scappato.-

-dì la verità, hai visto qualcosa.-

-perché dovrei?-

-perché io ho visto.- rispose in un sussurro Kirly.- io ti ho visto morire.-

Cloud ringuainò la spada.- chi sei?-

-sono giorni che ho la stessa visione.- disse Kirly.- giorni che mi sveglio con il sapore del sangue in bocca.-

-non sai perché ti succede?- chiese Cloud.

-no. È un mistero che terrei a risolvere, ma non so da dove cominciare. Se potessi saperlo, almeno mi toglierei di dosso quella sensazione di amarezza.-

-c’è altro, vero?- chiese Cloud.

Lei lo guardò. Uno sguardo che nascondeva qualcosa di più che amarezza.- Cloud...-

-che c’è?-

-raccontami qualcosa di...lui.-

-lui chi?- chiese Cloud, colto alla sprovvista.

Silenzio. Aveva capito subito che quella ragazza era strana, ma dalla stranezza a voler sapere le gesta di un pazzo furioso...- non c’è molto da dire.- disse Cloud infine.- ci ha portato molti guai, tutto ciò che vedi qui intorno l’ha provocato lui.-

-oh...-

-ci viveva una ragazza qui. Si chiamava Aerith. Lui l’ha uccisa.- disse Cloud, abbassando lo sguardo sui fiori gialli e bianchi.

Kirly sospirò.- allora è vero. Bè... l’hai sconfitto tu, no?-

Cloud annuì.- cos’altro potevo fare? Voleva distruggere il mondo.-

Lei abbozzò un sorriso e gli diede le spalle.

Cloud rimase a fissare i suoi capelli neri.- come mai me l’hai chiesto.-

Come risposta Kirly gli porse una foto. Era un piccolo quadrato raffigurante una bella donna dallo sguardo luminoso. Benché l’immagine fosse immobile, la donna ritratta sembrava muoversi, tanto i suoi occhi erano vivi e carichi di energia.

-si chiamava Fairy.- spiegò Kirly.- era mia madre. La fidanzata di Sephirot.-

Cloud rimase di sasso.

-io ho vent’anni. Mia madre è morta diciotto anni fa.- disse Kirly.- è morta per colpa della ShinRa.-

 

Diciotto anni prima

 

Una massa di ondulati capelli corvini era appena spuntata da dietro una roccia.- se ne sono andati.-

Sephirot si alzò dopo di lei.- erano troppi. Troppi anche per me.-

-ma da dove saranno spuntati quei mostri?-

-non lo so. L’importante è che non ritornino qua.- disse Sephirot guardandosi intorno. Individuò una piccola botola aperta poco più in là e si avvicinò con circospezione.

Fairy lo raggiunse dopo essersi tolta qualche rametto dai capelli e si inginocchiò vicino a lui.- allora non si sono materializzati dal nulla.-

-scendo- informò Sephirot.- tu aspetta qui.-

Lei gli lanciò un’occhiataccia.- e se tornano i mostri?-

-allora vieni con me.- sospirò Sephirot.

I due scesero nell’antro dove conduceva la botola, un buco poco illuminato che precedeva una galleria buia.

Sephirot si incamminò verso di essa, spada alla mano.

Il luogo nel quale aveva guidato la galleria era pieno di capsule aperte, il contenuto era stato svuotato sul pavimento di pietra e un grande computer portava una scritta luminosa e lampeggiante.

-ma cos’è?- chiese Fairy avvicinandosi al computer.

Sephirot le blocco il polso velocemente.- non toccare niente. Può essere pericoloso.-

-non trattarmi come una bambina, Sephirot. Sono un Soldier di prima classe, fino a prova contraria.-

Lui non rispose, si limitò a lasciarla e a guardare la tastiera del computer.

-i mostri venivano da qui, sicuramente.- disse Fairy.

-sono d’accordo. È probabile che ora si dirigeranno verso le città.-

-è gli altri non sanno niente!- esclamò Fairy, agitata.

-stai calma. Non possiamo permetterci di perdere la testa, Fairy. Chi ha creato questi mostri? E perché?-

Fairy indicò un nome sul computer.

Sephirot lo lesse, in silenzio, poi abbassò il capo.- dovevo immaginarlo. Vieni.-

 

***

 

Quando Sephirot aprì la porta di casa una bimbetta dagli occhi rossi gli si gettò contro agitando una spada di gomma.

Lui la prese al volo.

-papà!!!!!!- strillò Kirly agitandosi freneticamente.

-il papà è stanco oggi, piccola.- disse Sephirot lasciandola.

Kirly esibì il suo migliore sguardo mortificato, poi si girò e corse attorno al tavolo della cucina gridando a squarciagola e agitando la sua spada finta.

Fairy le rivolse uno sguardo contrariato quando entrò.- papà, ma che le hai dato da bere stasera?- disse sarcasticamente rivolta al vecchio seduto sul divano.

-niente. Si comporta come te quando eri piccola.- rispose il vecchio.

-oh...- disse Fairy.- devo avervi fatto penare.-

-mamma!!!-

La donna abbracciò la figlia quando lei le cinse le ginocchia.- ciao tesoro.-

-lo sai che oggi siamo andati a vedere Midgar?- chiese la bambina tutto d’un fiato.- e il nonno mi ha fatto vedere tante nuove mosse con la spada!-

Sephirot guardò Fairy, la quale a sua volta si rivolse al padre.- sai come la penso su questo argomento.- disse tagliente.- non voglio che impari a combattere.-

Kirly saltellò sul posto.- ma io lo so già fare!! Da grande diventerò un Soldier come mio papà!!!-

Sephirot scrollò le spalle.- bè... se è davvero questo che vuole...-

Fairy gli lanciò un’occhiataccia.- troppi pericoli.-

-guarda questo, papà!!! E quest’altro!!- gridò Kirly iniziando a colpirlo con la spada di gomma. Sephirot indietreggiò fino a cadere sulla poltrona, e a quel punto, Kirly gli saltò in braccio.

-sei diventata proprio forte.- osservò mentre lei gli si accoccolava in braccio.

Non stava mentendo. Che avesse preso dal padre in quanto al combattimento non c’era dubbio. Se fosse diventata un Soldier, a Sephirot non sarebbe affatto dispiaciuto. Era sicuro che sua figlia si sarebbe distinta molto presto.

Aveva due anni Kirly, e tante energie ed entusiasmo. Assomigliava in modo impressionante a Fairy, ma aveva una cosa molto strana che non apparteneva né a Sephirot, né alla compagna: gli occhi rossi come il sangue.

-oggi in perlustrazione abbiamo scoperto un laboratorio di esperimenti- disse Fairy rivolta al padre.

-davvero?- chiese il padre.

-un branco di mostri ci ha attaccato e abbiamo scoperto quel posto.- intervenne Sephirot.- erano migliaia, e piuttosto pericolosi.-

-già... ho paura che siano stati modificati in qualche modo.-

-ma chi...?-

-c’era il nome di Hojo, sul computer centrale.- disse Sephirot.- se è davvero lui, l’artefice di quegli esperimenti ha messo in pericolo diverse persone. Alcune squadre di Soldier sono state messe a disposizione dei civili... tuttavia, Hojo non pagherà mai per ciò che ha fatto.-

-si fa presto a dire che stava agendo per il bene della ShinRa.- mormorò Fairy.- e chissà quanti altri esperimenti ha fatto e farà ancora in futuro.-

Sephirot si alterò.- non ci pensare nemmeno, Fairy. Non ti permetterò di disertare i Soldier.-

-la ShinRa è un luogo corrotto, Sephirot, possibile che non lo capisci? Ha così tanti segreti nascosti che non si contano neanche!-

-lo so, ma...- Sephirot si fermò e fece cenno a Kirly di andare a dormire, quindi il nonno l’accompagnò in camera sua.

Fairy osservò il padre e la figlia allontanarsi, poi si piantò davanti a Sephirot.- non posso continuare a servire un esercito di corrotti!- esclamò.

-ascolta... non puoi disertare l’esercito! Ti faranno fuori senza neanche che tu te ne accorga!- disse Sephirot scattando in piedi.- e finchè io avrò fiato in corpo, non ti permetterò di andare al macello!-

-Sephirot, sai bene che Hojo fa esperimenti anche sulle persone! Come puoi sopportare tutto questo?!-

-lo sopporto! Lo sopporto per te e per mia figlia!- fece Sephirot prendendola per le spalle.- senti, so che è difficile, lo so. Ma se agisci come vorresti fare tu... –

-cosa pensi che voglia fare?-

-unirti all’Avalanche. Posso scommetterci.-

Fairy sospirò e si lasciò cadere sul divano, la testa nascosta tra le mani.- quando mi sono unita ai Soldier, pensavo che essi fossero un gruppo di soldati onesti, invece...-

Sephirot rimase a guardarla per un po’, dopodiché le si sedette vicino e le mise due dita sotto il mento per alzarle il viso. La baciò, poi la strinse a se.

-non posso prometterti niente.- sussurrò Fairy.

 

***

-alto tradimento, tentativo di uccidere un membro rispettabile della compagnia, fuga di informazioni...- Sephirot lesse le accuse una dietro l’altra, come se avesse appena ingoiato un rospo.- pena: fucilazione.-

Fairy alzò appena il capo, rannicchiata in un angolo della cella.- lo sai che  non è vero.-

-spiegami, allora.-

-è stato Hojo. È stato lui, in accordo con il presidente Shinra.- disse Fairy alzandosi in piedi.- avevo il diritto di proteggere mia figlia!-

-ma cosa stai blaterando?- chiese Sephirot.- che vuoi dire?!-

-durante la tua assenza, Hojo ha preso Kirly. Ho origliato una conversazione tra lui e il presidente. Dicevano che lei aveva dei poteri speciali, paragonabili a quelli di una certa strega piombata qui duemila anni fa... dicevano che l’avrebbero usata come cavia. A quel punto sono dovuta intervenire. Mi sono infiltrata nel laboratorio di Hojo con l’aiuto di alcuni membri dell’Avalanche... e  l’ho liberata. Successivamente è arrivato Hojo... e ho cercato di ucciderlo. I due membri dell’Avalanche che mi hanno aiutata sono scappati con Kirly, ma io sono stata catturata.-

-dov’è Kirly?- chiese Sephirot.

La donna ricadde a terra.- l’hanno portata via da Midgar... penso che abbiano raggiunto la città dimenticata.-

Sephirot prese un respiro e le si inginocchiò accanto.

Lei gli rivolse un sorriso afflitto.- mi dispiace. Ho dovuto farlo. Ora ne pago le conseguenze. Mi dispiace!- scoppiò a piangere Fairy.

-stai calma.- mormorò Sephirot.- stai calma...-

-non avrei voluto morire!- singhiozzò Fairy.- io volevo solo proteggerla!-

Sephirot l’abbracciò.- stai tranquilla... proteggerò io Kirly...-

Dovette fare uno sforzo enorme per non gridare in quel momento, ma c’era già Fairy a piangere disperatamente, e non poteva che starle vicino e darle forza, o perlomeno, farle compagnia.

 

***

 

All’alba del primo giugno, i soldati della ShinRa puntarono i loro fucili verso Fairy, mentre Sephirot, preparava il lungo viaggio che avrebbe portato la figlia lontano dalla ShinRa, lontana da Midgar e lontana da Hojo.

Fairy non si sarebbe mai potuta dire innocente, ma neanche colpevole, l’unica cosa che poteva affermare era che la ShinRa le aveva portato via molto più della vita.

Una famiglia sfaldata completamente, una figlia lontana dal padre e, come se la morte avesse voluto donarle una premonizione, l’unico uomo che avesse mai amato sarebbe diventato un assassino...

Fairy morì quel giorno, tra mille rimpianti e mille speranze distrutte, uccisa da pochi e precisi proiettili.

 

 

FINE PARTE 1...

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Tico_Sarah