Quel che ti ho fatto
“Vuoi mollare adesso che siamo vicini a realizzare il nostro sogno?”
“Questo era il tuo sogno. Te la caverai”
“Non posso farcela senza le tue canzoni, Hector”
“Torno a casa mia, Ernesto. Odiami se vuoi, ma ormai ho deciso”
In tutta sincerità non pensava di rivederlo. Non pensava neppure che lo stesse cercando. Anche se non sembrava. Quell'incontro sembrava essere stato ideato da un destino che sì divertiva a prendersi gioco di lui. Come se non sentisse più niente.
Ed Hector rimase quindi sorpreso di ritrovarsi davanti l'uomo che gli aveva letteralmente rubato la vita.
In quel momento, era come se i ruoli sì fossero invertiti, ora era Ernesto quello dimenticato, quello vestito male, vestito di stracci. Mentre Hector era nuovamente il musicista di un tempo.
Il più grande sì schiarì la voce
“Hector..”
“Ernesto” il tono gli uscì più duro di come se l'era programmato, ma non ci fece troppo caso
“Sono alquanto vulnerabile”
“Lo so, ma se ti conosco come in effetti ti conosco, sei anche arrabbiato”
Lo sguardo che gli rivolse lo scheletro parlava già da sé.
“Lo sono. Sono molto arrabbiato. Tu, tua moglie, la tua famiglia e soprattutto … quel ragazzino mi avete tolto tutto”
Aveva detto troppo e lo sapeva.
Ma la rabbia repressa aveva preso il sopravvento sulla ragione. Rendendolo cieco.
Esattamente come quel giorno così lontano. In cui in un colpo solo aveva spezzato tre vite.
Hector di fronte a lui strinse i pugni
“Io ti ho tolto tutto..? Tu mi hai ucciso strappandomi dalla mia famiglia. Come hai potuto? Sapevi quanto amassi mia figlia?! E non ho potuto vederla crescere, ridere, piangere o arrabbiarsi.
Ho lasciato sola mia moglie.
L'amore della mia vita.
Tu mi hai portato via le cose più importanti!” Gridò senza preoccuparsi di essere ripetitivo
“Tu mi hai portato via tutto, Ernesto”
“Eravamo così vicini a realizzare il nostro sogno! E tu volevi arbitrariamente decidere per entrambi!”
“Eri mio amico!”
“Eravamo colleghi prima di tutto!”
“Avevo una vita da vivere!” Davvero non-”
“No!”
Hector spalancò incredulo gli occhi castani. Forse, sì era sbagliato. Forse, non aveva mai davvero conosciuto Ernesto.
Seguirono alcuni istanti di silenzio
“Per me era importante, Hector. A differenza tua io non avevo altro. Solo la musica”
“Non farmene una colpa”
“Sono scelte”
“Esattamente”
“Su questo hai ragione. Non sono mai stato bravo a tenermi strette le persone care.”
Sì strinse nelle spalle, sistemandosi piano e meglio il completo bianco da mariachi , e sospirò.
“Non sarò mai dimenticato lo sai”
“Per quello che mi hai fatto”
“Per quello che ti ho fatto” quindi sì voltò ritornando in quel vicolo buio dal quale era strisciato fuori.