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Autore: GeoFra    28/02/2019    0 recensioni
“Prima di fare colazione penso a sei cose impossibili...”
Se Charlotte dovesse stilare una lista scriverebbe:
1. Arrivare in ritardo il primo giorno;
2. Sbattere contro un tipo rovesciandogli il caffè addosso;
3. Essere invitata fuori da un gnocco pazzesco dopo una figura di merda;
4. Finire in “punizione” per sbaglio;
5. Rivelare un segreto alla persona sbagliata;
6. Trovarsi nella situazione di non saper scegliere;
***
Quando Charlotte si scontra con Aaron Lewis macchiandogli la camicia, come nei più classici film d'amore, non sa ancora che quel ragazzo renderà la sua vita all'Università di Los Angeles molto più movimentata e che lei fra gli oroscopi della sua migliore amica e le battute dei due gemelli dovrà cercare di arrivare a fine anno con i nervi intatti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 7 - Indigestione di sguardi

 

 

“ Io quando inizio una cosa la finisco

e questo la vaschetta del gelato lo sa benissimo. ”

 

[Charlotte]

 

«Rossa… L’ultimo canestro era per te» mi disse Kevin sostenuto da Aaron, non potei fare a meno di osservare il volto di quest’ultimo: aveva la faccia di uno che avrebbe preferito mangiare yogurt scaduto piuttosto che trovarsi lì ad ascoltare.

Arrossii chiedendomi come fosse possibile che Kevin continuasse a privilegiare me tra tante e gli sorrisi imbarazzata.

«Spero tu non ti sia fatto troppo male...» dissi, osservandogli la caviglia arrossata.

 

«Starà benissimo» disse Aaron, a denti stretti.

Aveva una strana smorfia infastidita sul volto.

Non sembrava nemmeno contento di aver vinto...

«Se ti va aspettami, fatta la doccia possiamo andare a mangiare qualcosa, per te posso zoppicare...» continuò lui, accarezzandomi il volto con uno sguardo gentile.

«Beh allora zoppica anche allo spogliatoio...» borbottò Aaron, mollandolo di colpo e andando nella direzione opposta.

«Certo, per me va bene...» accettai, sentendo una strana morsa allo stomaco mentre guardavo Aaron allontanarsi.

 

Mentre i gemelli al mio fianco scendevano in campo per parlare con qualche compagno di squadra io mi voltai verso Kim presentandola velocemente a Kevin.

 

Quando lui se ne andò osservai l’espressione poco convinta dipinta sul volto di Kim.

«Che c’è?» domandai curiosa.

«Non ti offendere ma… Kevin non mi convince molto» sussurrò lei, storcendo il naso.

«Il mio terzo occhio ha visto qualcosa...» poi si interruppe intercettando il mio sguardo perplesso «Ma ovviamente sono le mie solite sciocchezze… Però stasera tu indaga sul suo segno zodiacale… Così per curiosità » disse con nonchalance, scrollando le spalle.

 

Scossi la testa, ridendo incredula.

Una cosa era certa, Kim non sarebbe mai cambiata…

«Mi dispiace lasciarti sola stasera...»

«Tranquilla io e Natasha ci divertiremo come matte senza di te!» disse Kim sarcastica, ripensando alla nostra socievolissima compagna di stanza.

 

***

 

[Aaron]

 

Dio quanto mi irritava Kevin. Era sempre stato così, in passato lo avevo anche sorpreso a provarci con Alexa i primi mesi che uscivo con lei.

E ora che aveva adocchiato Charlotte l'avrei volentieri polverizzato…

 

«Aaron!» una voce familiare mi chiamò, interrompendo il mio flusso di pensieri omicida.

Mi voltai e Alexa mi raggiunse, sorridendomi raggiante.

«Complimenti, è stata una bella partita… Ma i Sant Francis non avevano speranze» disse entusiasta.

Le feci un sorriso mite.

Aveva raccolto i capelli in una treccia e indossava i colori della mia squadra, e quando notò che la osservavo si torse le dita agitata.

«Va tutto bene? Non sei contento di aver vinto? Hai giocato benissimo!» si affrettò a dire lei e per un istante le sorrisi davvero, ripensando ai vecchi tempi quando dopo le partite lei si lanciava fra le mie braccia strappandomi mille baci.

 

«Certo che sono contento di aver vinto » le dissi.

Mentre lei mi affiancava nella strada verso lo spogliatoio i miei compagni di squadra mi fecero i complimenti e mi diedero il cinque.

Dalla ringhiera vidi anche i gemelli intonare un coro: «Evviva il nostro Capitano!».

Scossi la testa ridendo e feci loro un gestaccio.

 

«Comunque si vede che Kevin è proprio un coglione, ci credo poco che si è storto la caviglia» commentò aspra Alexa.

Mi voltai a guardarla, sorpreso.

«Non potrei essere più d’accordo» annuii pensieroso e prima che lei potesse salutarmi la fermai.

«Senti Alexa… Hai da fare ora?»

Lei si illuminò di gioia.

«No, sono piuttosto libera...»

«Bene, andiamo a mangiarci un po’ di tacos… Come ai vecchi tempi ».

Lei fece molta fatica a trattenere un gridolino entusiasta e con un sorrisone sul viso accettò stampandomi un bacio sulla guancia.

 

***

 

[Charlotte]

 

«In questo posto fanno i tacos migliori del campus» Kevin aprì la porta facendomi passare, traballava su un piede tenendosi in equilibrio.

«Non serve che ti ostini a fare un gentiluomo...» lo punzecchiai, ridendo e offrendogli una spalla su cui appoggiarsi per zoppicare dentro il locale.

«Gentiluomo è colui che tiene aperta la porta mentre sua moglie porta fuori l’immondizia» disse lui ironico facendomi ridere.

 

Il cameriere ci sistemò in un tavolo non lontano dall’ingresso, il locale era affollatissimo, del resto era venerdì sera. Kevin mi sventolò il menù davanti.

«Ti piace il piccante? Devi assolutamente assaggiare il Taco di Carne con la salsa che fanno qui» disse entusiasta.

Risi e lessi per bene il menù.

 

Non mi sembrava nemmeno vero di essere lì con lui.

 

Quando arrivò la cameriera Kevin si assunse il compito di dettare le ordinazioni indicando il menù.

«… Per me una birra, tu Charlie? Ti va una birra?»

Ma non lo sentii, avevo gli occhi puntati sulla porta di ingresso dove qualcuno aveva appena fatto entrare Alexa, con un gesto platealmente elegante che la fece ridere.

Quel qualcuno era ovviamente… Aaron.

 

«Cosa?» ritornai alla realtà, cercando di sfuggire allo sguardo di Aaron che perlustrava la sala alla ricerca di un posto libero.

«Vuoi una birra anche tu?» domandò paziente Kevin.

«Oh sì, grazie» bofonchiai, mentre con la coda dell’occhio seguivo il profilo di Aaron per vedere dove si sarebbe seduto.

 

Perchè diavolo era con Alexa? Non stavano mica insieme… O sì?

 

Mi rimproverai mentalmente, cercando di tornare con i piedi per terra, in fondo non me ne fregava proprio niente di quello che faceva con la sua vita privata.

Eppure quando Alexa e Aaron cominciarono a venire verso il nostro tavolo non potei fare a meno di afferrare il menù e tuffarmici di nuovo dentro, facendo finta di essere immersa nella lettura degli ingredienti del Maxi Taco Bell.

 

Per qualche strano motivo mi sentivo profondamente inadeguata, seduta lì al tavolo con Kevin… Dopo la partita non l’avevo né salutato e nemmeno mi ero complimentata con lui… Ma del resto lui era in buona compagnia.

 

«Charl… Vuoi ancora qualcosa? Ho ordinato anche i nachos mentre aspettiamo» domandò Kevin cercando il mio sguardo.

«No… Stavo solo leggendo...» dissi arrossendo e mettendo via il menù.

E in quel momento mi pentii di aver alzato lo sguardo, perchè incrociai gli occhi di Aaron che si era fermato a qualche passo da noi.

 

La cameriera li aveva sistemati proprio nel tavolino da due dietro la sedia di Kevin, Alexa non si era accorta di noi perchè si era già seduta e frugava nella borsa, ma Aaron non staccò gli occhi da me nemmeno per un secondo mentre si sedeva.

Se mi sporgevo con il gomito al di fuori del tavolino riuscivo a vedere il suo volto per intero, aveva la mascella contratta e le labbra serrate.

 

Perchè diavolo sembrava incazzato nero?

Aveva vinto la partita ed era fuori a cena con quell’oca bionda… Perchè avrebbe dovuto tenere il muso?

 

«Charlie!» Kevin avvolse il mio viso con le sue mani, riportandomi sulla terra.

Continuavo ad estraniarmi.

«Torna sulla terra, ti prego!» scherzò lui.

Mi sforzai di sorridere e mi ritrassi alla sua presa.

«Di che segno zodiacale sei?» domandai improvvisamente, ricordandomi di Kim.

 

Era sempre stata lei ad avere la testa fra le nuvole… E invece ora ero io a svolazzare con la fantasia.

 

Kevin scoppiò a ridere.

«Toro! Perchè? Devi calcolare la nostra affinità astrologica?» domandò tirando fuori il cellulare.

Scossi la testa unendomi alla sua risata.

«No, è Kim che crede a queste cose...»

«Ma ora sono curioso di sapere cosa direbbero gli astri su di noi… Tu che segno sei?» Kevin digitò qualcosa mentre il suo viso veniva riflesso da una luce bianca.

«Leone» risposi meccanicamente, mentre lui era impegnato non resistetti e spostai lo sguardo, cercando quello di Aaron.

 

Lo trovai subito, mi fissava con un’intensità che mi fece torcere lo stomaco.

Sembrava volesse dirmi qualcosa.

Poi si distrasse e rispose ad Alexa, sfoggiando un sorriso malizioso.

Vidi la mano di Alexa allungarsi sul tavolo a sfiorargli prima il gomito e poi la mascella.

Distolsi rapidamente lo sguardo, cercando di darmi un contegno.

Quella situazione mi stava sfuggendo di mano, dovevo assolutamente ripigliarmi.

 

Mi appuntai mentalmente di chiedere a Kim di prendermi a sberle una volta tornata in camera.

Arrivarono le ordinazioni proprio mentre Kevin cominciava a leggere:

«Il legame amoroso tra il Toro e il Leone è molto stimolante per entrambi i partner, poiché ognuno di loro sa riconoscere e valorizzare le qualità dell’altro. Tutti e due adorano essere ricoperti di attenzioni, vogliono sentirsi protetti, amati e ammirati. La lealtà e la sincerità sono ideali in cui credono fermamente, ma spesso la gelosia li conduce verso comportamenti estremamente possessivi...».

 

Cominciai a mangiare ascoltandolo attenta.

«C’è qualcuno di cui devo essere geloso?» domandò ironico Kevin, mettendo giù il telefono e afferrando un paio di nachos.

Per poco non mi strozzai con la birra, il mio sguardo finì automaticamente oltre le spalle di Kevin.

Aaron fissava il menù, aveva le spalle rigide ed era proteso in avanti.

 

Aveva l’aria di uno voleva origliare senza dare nell’occhio… Non stava mica origliando, vero??!

 

«In realtà c’è qualcuno...» pronunciai con indifferenza.

Kevin drizzò subito la testa osservandomi e Aaron abbassò il menù cercando i miei occhi.

«Il professor Nucci...» scherzai «Fa di tutto per farmi restare in biblioteca da sola con lui… Chissà!».

Kevin rise di gusto e colsi il suo evidente sollievo.

«Non sapevo ti piacessero quelli più grandi...» disse bevendo un sorso di birra.

«Mi piacciono quelli maturi...» sottolineai facendolo ridere di nuovo.

 

Per il resto della serata quasi mi dimenticai di Aaron, Kevin aveva cominciato a parlare con enfasi della sua passione per Medicina e mi trasportò nel suo mondo facendomi esempi e raccontandomi aneddoti sulla sua infanzia.

Mi domandò delle mie origini e io parlai dell’Irlanda e dell’Italia, dei poeti che mi appassionavano e dei libri che amavo leggere.

Mi ricordava una conversazione che avevo già avuto, ma mi sforzai di spingere il pensiero di Aaron in profondità, ripromettendomi di pensarci una volta in dormitorio.

 

Quando io e Kevin ci alzammo, notare la presenza di Aaron e Alexa fu inevitabile.

«Ah Lewis… Non ti avevo visto!» disse Kevin, piazzandosi davanti al loro tavolo.

«Come va la caviglia, Dottoruccio?» ghignò lui, facendo ridacchiare Alexa.

«Molto meglio, ho la mia infermiera personale» Kevin mi passò un braccio intorno alle spalle e io lo sostenni sbirciando timorosa la reazione di Aaron.

Gli si era congelato il sorriso sulle labbra.

 

Alla cassa Kevin insistè per pagare e nonostante ogni mio sforzo per dissuaderlo lui l’ebbe vinta.

Una volta usciti all’aria aperta, Kevin mi lanciò un’occhiata preoccupata.

«Fa parecchio fresco… Hai freddo?»

Io mi strinsi nelle spalle, indossavo una semplice maglietta con lo stemma dell’UCLA e un paio di jeans strappati.

«Tranquillo» borbottai, imbarazzata.

Le sue attenzioni mi facevano attorcigliare lo stomaco, non mi sembrava vero che lui potesse veramente interessarsi a me.

 

Kevin frugò nel suo borsone da basket ed estrasse una felpa ben piegata.

«Dovrebbe essere pulita» me la avvolse intorno alle spalle, in modo un po’ impacciato.

Il cuore mi era salito in gola, la felpa profumava di lui.

Kevin giocherellò con le punte dei miei capelli rossi annullando con un passo la distanza fra di noi.

 

«Sono molto contento che tu sia venuta alla partita» sussurrò.

«Anche io, è stata una bella partita, mi dispiace tu ti sia fatto male» bofonchiai mentre il mio stomaco cercava di contenere mandrie di gazzelle impazzite.

«Pensa che vicino a te mi sono quasi scordato della caviglia… » il suo viso si avvicinò sempre di più.

 

Oh mio Dio, stavo per baciarmi?

 

Serrai gli occhi e attesi di sentire le sue labbra sulle mie.

 
   
 
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