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Autore: LorasWeasley    02/03/2019    0 recensioni
AU [Spamano|FrUK|PruCan| Accenni Gerita]
"-Va bene, sei ufficialmente il nostro nuovo coinquilino, finché non ci tiri brutti scherzi.
Antonio non poté fare a meno di sorridere –Ho 25 anni, direi che sono abbastanza grande per gli scherzi.
...
-Quindi sei uno spagnolo che sta andando ad abitare con un tedesco, un inglese e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2.Antonio

-Mmmh, quindi come sono questi ragazzi?
Francis si arricciava una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi sfuggita al codino intorno l’indice, era appoggiato allo stipite della porta tra il bagno e la camera dell’albergo e lo fissava curioso.
-Ma sei venuto qui per farmi domande o per aiutarmi?- sbuffò seccato Antonio mentre cercava di far chiudere la valigia sedendosi sopra.
Com’è che solo tre giorni fa ci entrava tutto alla perfezione e ora sembrava scoppiare?
Francis alzò un sopracciglio scettico –Non hai bisogno del mio aiuto ora- disse come se fosse una cosa ovvia –Piuttosto sto cercando di capire se ne varrà la pena dopo aiutarti a portare gli scatoloni che hai in macchina su per il tuo nuovo appartamento.
-E da cosa lo deciderai?- chiese con fatica, era riuscito a chiudere metà della cerniera.
Francis rise, come se il suo amico fosse così innocente da non saperlo –Dipende da quanto siano carini.
-Mmh- Antonio si bloccò pensandoci, come se prima di quel momento non gli fosse neanche passato per il cervello –Bè, uno è il fratello maggiore di Gilbert, quindi non so fino a che punto i conviene anche solo parlargli.
-Quello l’avevo già scartato a prescindere, anche se ho visto delle foto, è un bell’uomo, nulla da dire.
Antonio annuì sempre sovrappensiero, poi continuò la sua lista –Poi c’è un inglese con delle sopracciglia che potrebbero farti svenire.
Francis storse il naso –Potevi già fermarti alla nazionalità, sai che li odio.
Antonio rise –La guerra dei cent’anni si è conclusa da secoli- scherzò.
Francis sbuffò –Non scherzare su queste cose serie e delicate. Bè, l’ultimo?
-È un italiano, mi ha rivolto si e no due frasi e in entrambe mi insultava o urlava contro qualcuno.
-Quindi sei uno spagnolo che sta andando ad abitare con un tedesco, un inglese e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta. Va bene dai, potrei darti una mano con uno o due scatoloni.
Antonio alzò gli occhi al cielo e riprese a chiudere la sua valigia –Ricordami perché non mi poteva aiutare Gilbert con tutto questo.
-Ha uno dei suoi soliti provini, lo conosci.
Antonio annuì velocemente, senza ascoltarlo davvero, in fondo la sua era solo una domanda retorica, poi sorrise soddisfatto e alzò un pugno al cielo quando finalmente riuscì a chiudere del tutto la sua valigia rossa.
-Chèri, ma questi non dovevi posarli?
Lo chiamò a quel punto Francis recuperando dal bagno tre magliette e un paio di mutande che Antonio aveva dimenticato sparso in giro.
Lo spagnolo si buttò depresso sul letto immacolato che le cameriere avevano rifatto solo qualche ora prima –Potevi anche dirmelo prima!
-Era più divertente così.
 
Con fatica cercò di uscire i quattro scatoloni e la valigia con tutta la sua roba dietro dall’ascensore cercando di non rimanere incastrato tra le porte in metallo.
-Comunque grazie, mi sei stato molto d’aiuto- commentò ironico quando poggiò anche l’ultimo scatolone a terra davanti la porta della sua nuova casa e cercò di riprendere fiato, fissando malissimo il suo amico francese che aveva una semplice sacca in spalla, quello era tutto l’aiuto che gli aveva dato.
Prese la sua copia delle chiavi dalla tasca, che erano legate insieme a quella della cassetta della posta e del portoncino del palazzo, e aprì la porta d’ingresso.
Il profumo di cibo buono che veniva cucinato subito colpì il loro olfatto, la casa era piena di quell’odore ed era certo quindi che altre persone fossero in casa in quel momento, ma nessuno venne ad accoglierli all’ingresso.
Antonio non era stupito di questo, considerando come avevano reagito solo poche ore prima era ovvio che nessuno avesse intenzione di aiutarlo a trasportare scatoloni pesanti e a sistemare le sue cose.
Per prima cosa indicò a Francis la stanza più vicina, il soggiorno, e gli disse di portare le cose li.
Neanche si aspettava che il ragazzo tornasse indietro ad aiutarlo dopo che aveva già portato la sacca che teneva in spalla così fece tutto da solo e iniziò a sudare freddo quando sentì Francis parlare con Arthur che evidentemente si trovava nel soggiorno.
-Salut beauté- sentì il suo amico dire e sospirò esasperato, era sempre il solito.
Anche se ormai si doveva immaginare che si sarebbe comportato così.
Sentì il silenzio, poi Arthur rispondere con voce annoiata e distratta –Ci conosciamo?
-Sono Francis, l’amico di Antonio.
Nel frattempo l’interpellato aveva entrato tutto e chiudendosi la porta alle spalle aveva raggiunto gli altri nel soggiorno.
Arthur sembrava avere una faccia disgustata, smise di calcolare Francis come se non gliene potesse importare di meno e si rivolse al suo nuovo coinquilino –Ma dovevi proprio avere un amico francese?
Antonio sorrise imbarazzato e Arthur continuò sorpassandoli e avviandosi verso le camere personali –Solo perché mi hai già pagato non ti chiedo di tornarmi le chiavi- poi si chiuse la porta alle sua spalle.
Antonio lanciò un’occhiataccia a Francis e non smise di fissarlo male, incrociando anche le braccia al petto.
-Che c’è?- si difese il biondo.
-Di cosa abbiamo parlato fino a un attimo fa? Non lo odiavi per principio?
-Antonio- Francis gli mise entrambe le mani sulle spalle parlandogli serio, come se avesse appena tralasciato un dettaglio importantissimo in tutta quella storia –Ma hai visto il suo culo?
Antonio sospirò gravemente e si schiaffeggiò la fronte –Sparisci, prima che per colpa tua vengo sfrattato neanche 24 ore dopo aver trovato un tetto dove dormire.
Francis rise e gli fece l’occhiolino –Ci vediamo presto allora- infine andò veramente via.
Antonio si appoggiò al muro e rilasciò uno sbuffo, poi si avviò in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua prima di portare tutto nella sua nuova camere e fare il procedimento inverso di quello che aveva fatto poco prima.
La cucina non era isolata, ovviamente sentendo quell’odore quando pochi minuti prima era entrato voleva far presumere che ci fosse qualcuno al suo interno a cucinare, ma Antonio non aveva collegato questo suo ragionamento e quando entrò si bloccò un attimo vedendo Romano di spalle.
Il ragazzo era di lato al forno acceso al cui interno c’era una teglia di qualcosa che stava cucinando, messo di fronte la penisola della cucina stava tagliando dei pomodori per fare un’insalata.
-Ciao- lo salutò Antonio senza ricevere alcuna risposta.
Non si fece intimidire da quel silenzio e si avvicinò al frigo, aprendolo prese una bottiglia di acqua.
Poi si guardò intorno per capire dove prendere un bicchiere.
-Il primo sportello in alto a destra.
La voce di Romano era quasi fredda e concisa, pratica. Non si era neanche girato a fissarlo mentre lo diceva.
-Grazie- rispose Antonio con un piccolo sorriso in volto mentre recuperava un bicchiere di vetro e lo riempiva di acqua fresca.
Scese nuovamente il silenzio, interrotto dal coltello che sbatteva contro il tagliere e l’acqua che si muoveva all’interno del bicchiere mentre Antonio la beveva.
Lo spagnolo posò il bicchiere dentro il lavello, l’acqua in frigo e fece per uscire dalla stanza pronto a sistemare tutte le sue cose.
Si bloccò quasi sulla porta quando sentì la voce di Romano porgergli una domanda –Non sei italiano, vero?
-Sono spagnolo.
Vide Romano annuire tra sé e sé, come se già lo sapesse ma volesse una conferma.
Poi si girò verso di lui, le mani e la schiena che continuavano a poggiarsi sulla penisola in marmo.
-Sai cucinare la pasta?
E facendo quella domanda lo scrutò intensamente con lo sguardo, usò anche un tono di voce che faceva capire quanto fosse importante per lui quella domanda.
Antonio era sicuro che la sua risposta avrebbe avuto un gran peso per la futura loro convivenza li dentro.
Ma non poteva di certo mentire, era un qualcosa che gli sarebbe stato smascherato subito, quindi tentennò grattandosi la nuca imbarazzato con una mano.
-Non troppo bene… O di sicuro non sono bravo quanto lo potresti essere tu- si affrettò ad aggiungere.
-Arthur è un inglese. Mangia la merda e gli sta bene. Cucina in modo insipido e ti fa pentire di essere nato. Gli abbiamo categoricamente vietato di ucciderci con il suo cibo e non si avvicina mai alla cucina. L’altro è un crucco mangia patate, anche a lui sta bene che cucini io per tutti, nonostante devo aggiungere quasi sempre delle patate da qualche parte. Ho sempre cucinato io.
-Romano, non sono venuto qui per rubarti il ruolo, dico solo che potrei aiutarti.
Romano lanciò uno sguardo al forno acceso dove all’interno stava cuocendo una teglia di lasagne, Antonio capì che era pasta quando il ragazzo sospirò –Ma io non posso vivere senza pasta.
Antonio sorrise –Bè, potresti insegnarmi.
Romano si girò di scatto verso di lui con gli occhi sbarrati, Antonio non riuscì a capire se era stupito da quella sua frase o se lo stesse prendendo per pazzo credendo che avrebbe fatto una cosa che non aveva nessuna intenzione di fare.
Non disse nulla e dopo un intero minuto di silenzio lo spagnolo si sentì davvero in soggezione e scappò via da quella stanza con la scusa che doveva ancora sistemare un sacco di cose e aveva poco tempo a disposizione.
Quando si richiuse la porta alle spalle dovette poggiarsi alla parete e riprendere fiato, perché quegli occhi scuri gli facevano attorcigliare lo stomaco in quel modo?
  
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