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Autore: Fonissa    03/03/2019    0 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimango ferma, immobile, con gli occhi sgranati. Non posso credere a quello che sta succedendo. Hiroji, il mio Hiroji, mi sta baciando. Dopo tutti questi anni, finalmente si sta realizzando. Le gambe e le mani mi tremano, mentre lui mi mantiene per i fianchi. Quando si stacca, mi guarda accennando un sorriso, mentre il suo viso diventa completamente rosso. 

"Cosa... cosa vuol dire questo?" chiedo, mentre sento le guance andare in fiamme.

"Non lo so... mi è venuto spontaneo."

"Hiroji..."

"Hikaru... forse, ero solo geloso di Ryushi."

"Ma non devi! Perché io..." a quel punto abbasso lo sguardo, incapace di continuare per l'imbarazzo. Diamine, riesco a uccidere persone e non a parlare con il ragazzo che amo. Hiroji mi prende il mento, facendo incrociare i nostri occhi. 

"Perché tu?"

"Perché io provo dei sentimenti solo per te."

Per qualche secondo rimaniamo così, senza dire niente, poi lui avvolge le braccia intorno a me, stringendogli. Io nascondo il viso sulla sua spalla.

"Stanotte scappiamo... okay?" mi sussurra.

"Okay." rispondo io, chiudendo gli occhi. 

 

"Ci sono riuscito! Sono un grande!" dice Hiroji urlando mentre rientra in camera. Io gli corro incontro, tappandogli la bocca con una mano. Solo quando lo vedo arrossire, lascio che parli di nuovo.

"Non urlare così tanto! Potrebbero insospettirsi! Comunque... davvero ce l'hai fatta?"

"Si, la password è su questo pezzetto di carta." dice, tenendo tra l'indice e il medio un foglietto, con sguardo orgoglioso.
Mandare Hiroji a spiare la direttrice era stata la scelta migliore, in due avremmo destato troppi sospetti.

"Se io un'ora fa non avessi sentito da Lin che sarebbe arrivata una donazione oggi, non avremmo potuto fare niente." dico, con aria di superiorità. 

"Pff, è stato solo un caso."

"Non è vero! La stavo ascoltando apposta!"

"Si sì, certo..."

Entrambi ci guardiamo, per poi scoppiare a ridere. 

"Allora, quando andremo?" chiedo, abbassando ancora di più il tono della mia voce.

"Nell'ora di pranzo... diciamo che uno di noi si è sentito male e che l'altro non vuole lasciarlo solo."

"Così sicuro non ci sarà nessuno nell'ufficio... idea geniale!"

 

Quando arriva l'ora di pranzo, rimaniamo chiusi in camera a chiave, aspettando he ci vengano a chiamare. E infatti, dopo qualche minuto, sentiamo qualcuno bussare e la voce di Ryushi dire:

"Lily? Andrew? Perché non scendete?"

Lo sguardo di Hiroji si assottiglia, mentre risponde:

"Lily non si è sentita molto bene dopo la colazione, preferiamo rimanere qui."

"Lily?! Devo chiamare qualcuno? Posso vederla?" 

"No, tranquillo, non è niente di grave. E no, non puoi assolutamente vederla."

MI copro la bocca con le mani per non far sentire la mia risata, mentre ascolto il tono acido con cui Hiroji ha risposto. Quando siamo sicuri che Ryushi se ne sia andato, Akio mi sale sulla spalla, mentre ci avviciniamo alla finestra con gli zaini vuoti in spalla. La nostra stanza è esattamente sopra l'ufficio, dovrebbe essere semplice scendere e entrare. Apro la finestra, scendendo all'indietro da essa e poggiando i piedi sul sottile cornicione. mi sposto verso un tubo, mentre Hiroji mi segue. Entrambi scivoliamo sul tubo, fino a raggiungere il piano sotto. Stretti con le spalle a muro, camminiamo di nuovo di lato sul cornicione, fino a trovare la finestra dell'ufficio. Fortunatamente si apre al primo tentativo, e subito ci buttiamo al suo interno. Vedo Hiroji prendere un sospiro di sollievo, e solo in quel momento mi accorgo di non aver avuto paura nemmeno per un attimo. 

"Muoviamoci, potrebbero rientrare da un momento all'altro." dico sottovoce, avvicinandomi alla cassaforte. Hiroji mi detta la combinazione e lo sportello si apre davanti ai nostri occhi. Due montagnette di soldi legati con fasce appaiono davanti ai nostri occhi, insieme a vari assegni. Ne prendiamo velocemente i più possibili. Ne lasciamo un pò, insieme ai vari assegni, per poi rimetterci gli zaini in spalla. Ma appena finiamo, noto Hiroji fissare il soffitto con espressione spaventata. Seguo il suo sguardo, notando una telecamera di sicurezza. Come abbiamo potuto essere così stupidi?! 

"Hiroji, ora! Scappiamo ora!" esclamo afferrandogli la mano.

"Abbiamo tutte le nostre cose in camera! Come faresti tu senza coltello?!" dice, la voce che gli trema. Gli afferro le spalle, guardandolo negli occhi. 

"Ascoltami. Sicuramente non controlleranno i filmati delle telecamere adesso. Risaliamo, prendiamo le nostre cose, e scappiamo via, il più lontani possibile." 

Hiroji annuisce, poi entrambi ci fiondiamo sulla finestra. Recuperate le nostre cose, scendiamo di nuovo per il tubo, saltando a terra e correndo il più velocemente possibile verso l'uscita di dietro. Ma dopo pochi passi fuori, quando ormai crediamo di avercela fatta, qualcuno blocca la nostra strada. Ryushi.

"Sapevo che tramavate qualcosa..." ci dice, in un misto tra lo sconvolto e l'arrabbiato.

"Facci passare immediatamente." dico, prendendo il coltello in mano.

"Solo... se mi portate con voi." ci risponde. Io faccio un passo indietro, stupita. 

"Non se ne parla nemmeno!" quasi urla Hiroji. Io gli metto una mano sul petto, come per calmarlo. 

"Perché vuoi venire con noi?" chiedo sospettosa. Ryushi sospira, guardando a terra.

"Quello dei miei genitori non fu un incidente... era premeditato, qualcuno voleva ucciderli. Voglio sapere perché. E voglio... -si bloccò per qualche secondo, mordendosi il labbro- dall'incidente, mia zia è scomparsa. La vedevo poche volte, mamma mi disse che lavorava all'estero... non le ho mai creduto. Mi nascondevano qualcosa, sicuramente."

"E perché pensi che venendo con noi lo scopriresti?"

"Non so se effettivamente lo scoprirei... ma non so in che altro modo andarmene da quel posto. Da solo non ci riuscirei..."

"Pft, dilettante..." esclamò Hiroji, e io gli rivolsi uno sguardo arrabbiato.

"Hiroji, facciamolo venire, okay?" 

"Hikaru..."

"Non starà per sempre con noi..."

"Uff... va bene, come vuoi."

"Hikaru? -sussurrò Ryushi- quindi tu sei..."

"Si, quell'assassina blah blah blah. Vuoi ancora venire con noi?"

"Si... assolutamente."

  
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