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Autore: Zanna Newgate    03/03/2019    0 recensioni
"straniero! Alla fine sei arrivato! Non sai quanto ti ho aspettato...
Si, la luna é scarlatta! E i fiori risuonano ricoperti del sangue di cui sono rivestiti... Ma non ho tempo per spiegarti...
Ora, chiudi gli occhi, lasciami avvicinare e cerca di non morire!!!"
Genere: Generale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Il Cacciatore, Padre Gascoigne
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tintinnante la campanella echeggiava nella notte mentre il vento minacciava di scatenarsi con una tempesta. Quella dimora che sovrastava la collina era protetta dagli alberi che,purtroppo,non lo difesero dal suo arrivo. Nel vento,l’uomo si stringeva a se il logore mantello mentre alzava lo sguardo per vedere la casa dove si sarebbe riposato quella notte. Salì i gradini e,a dargli il benvenuto mentre apriva la porta ,era il suono del campanellino. Egli entrò dentro come se fosse il padrone di casa,poi si abbassò il cappuccio e focalizzò la vista per il buoi. La struttura doveva essere abbandonata da anni,eppure l’arredamento aveva conservato il suo aspetto originale. Mentre le assi si lamentavano per il peso,l’uomo sbirciò nelle stanze finché non ne trovò una con un camino. Si avvicinò ad essa,la pulì,strappò dei pezzi di legno dal pavimento e,con l’aiuto di alcuni fiammiferi,riuscì a dare animo al fuoco che aveva rianimato le ombre della casa e,guardandosi intorno,vide che la stanza aveva assunto un aspetto sinistro. Eppure la stanchezza aveva preso la meglio su di lui che gli bastò appoggiarsi al divanetto per lasciarsi avvelenare dal sonno e assopirsi. Intanto,la campanella risuonò. Estrasse la pistola dalla federa e la puntò alle sue spalle mentre,con occhi vigili,scrutava la stanza in cerca di qualcuno. Nulla. Alzò l’arma per rifare un’occhiata generale,poi la ripose nella giacca e,capendo di aver sognato quella voce,si rilassò. Girò di colpo la testa verso l’ingresso della porta. Aveva sentito il rumore di una campanella echeggiare al piano di sopra. Pensò a quella esterna,ma era troppo lontano per sentirla cosi bene. Dubbioso,l’uomo si alzò da terra,si avvicinò al camino e prese un pezzo di legno che ardeva,poi si avvicinò verso le scale che portavano al piano di sopra. Davanti a lui un lungo corridoio che si suddivideva in due mentre,al centro,una porta. Di nuovo quel suono. Egli percorse il corridoio scricchiolante fino alla porta centrale,prese il pomello e lo girò permettendo alla porta di aprirsi. Era una biblioteca ormai priva di libri,un tavolino rivestito di polvere come il resto della casa,i muri lerci e decadenti. Eppure,non era questo aspetto a renderlo confuso. Li,appeso a quel muro,c’era un quadro adornato di una cornice in argento. L’uomo si avvicinò ad esso per analizzarlo meglio. Era un dipinto che rappresentava un campo di fiori illuminati da una luna piena su di un cielo rosso,una casa che percorreva un sentiero che conduceva a un cancello che suddivideva il campo. Li,vicino ad una lapide,una donna che pregava. L’uomo sfiorò il suo telo e,di colpo,qualcosa di nero gli avvolse tutto il corpo. Pochi attimi e svanì. Intanto,la campanella,smise di suonare. Il vento lo accarezzava lentamente mentre stava cominciando ad aprire gli occhi. Si alzò ancora confuso per quello che era successo quando,solo ora, si accorse che non era più nella casa. Era dentro a un campo di mughetti che,con l’aiuto del vento,ondeggiavano verso l’abitazione che,intanto,lui stava raggiungendo. Salì le scale e,bussando alla porta,si accorse che era aperta. L’uomo entrò dentro.Era uno studio con diversi libri sparsi dappertutto,lanterne che illuminavano gli angoli più bui e,a fare da padrone,un grande camino con appese delle strane armi. Camminò verso la stanza sul lungo tappeto e,guardandosi intorno,vide sul tavolino una collana. Si avvicinò per prenderla e,di colpo,essa cominciò a brillare. Titubante,lascio che l’istinto lo guidasse e avvertì qualcosa dentro di lui ribollire. Era come una scossa,con la differenza che si sentiva più forte. Quando se la mise al collo le armi cominciarono a brillare di un alone diverso e,colpito,stava decidendo quale scegliere quando vide,dentro ad una cassa,qualcosa che emanava fumo. L’uomo si avvicinò alla cassa e,aprendola,vide una lama seghettata che pulsava. Egli la prese e,il fumo che emanava,si avvolse al suo braccio e divenne un tutt’uno con lui. Cominciò ad agitarla,a fare qualche mossa,a vedere cosa sapesse fare quella lama quando,a contatto con la collana,essa si attivò e cominciò a girare come una sega. Stupito,gli bastò abbassare il braccio per fermarla. Ma cosa stava succedendo in quel posto?Un grido. L’uomo corse verso la porta e,da lontano,vide qualcuno correre lungo il campo di fiori e,alle sue spalle,una creature che la inseguiva. Senza pensarci,corse lungo le scale,saltò il cancello e sfrecciò verso di loro. Lei cadde a terra e la creatura saltò per divorarla,ma l’uomo si parò davanti e,con la lama ben tesa in avanti,infilzò la creature e l’attivò la lama lacerandogli la gabbia toracica e gli organi interni. Il sangue gli schizzò addosso mentre essa si contorceva per la potenza che emanava. Quando la estrasse dal suo corpo,la creatura cadde all’indietro ormai morta. Ansimando,l’uomo si guardò addosso e vide che era fradicio di sangue poi,voltandosi,riconobbe la donna, la stessa che si trovava nel quadro. Aveva un aspetto spaventato ma,il candore della luna le incorniciava il pallido viso che gli accentuava gli occhi color uva. I capelli biondi erano appena visibili per via del cappuccio che si abbinava all’abito che portava. L’uomo s’inginocchiò a lei e gli tese la mano.Lei,decisa,la prese. “Mi dispiace averla coinvolta in questa storia!” disse con voce pentita mentre l’uomo si ripuliva dal sangue. “Ma ho bisogno del vostro aiuto!” chiese supplicando mentre l’uomo la guardava. L’uomo la guardò con titubanza.Lei decise di darle spiegazioni e,di i corsa, si diresse alla libreria e prese un libro polveroso che aprì accanto a lui.“C’è stato un tempo in cui questo mondo è stato tenuto nascosto,eppure un uomo era riuscito a entrarci,il suo nome era Gascoine! Lui riuscì a sconfiggere il demone che vi governava ma,in realtà,era il suo ad essere il più forte così,alla sua morte,la parte oscura prese possesso del suo corpo,intrappolandolo qui…!”il libro si chiuse e la donna guardò l’uomo. “Quell’uomo,è mio padre…!” la mano di lei prese la sua. l’uomo guardò con imbarazzo. “Vi prego,straniero,riportatemi mio padre!”chiese con voce opaca mentre lo guardava con quegli occhi. L’uomo abbassò lo sguardo e cominciò a pensarci bene,poi si allontanò da lei e la guardò incerto. “Capisco… siete confuso,entrato in un mondo non vostro,ucciso una creatura mostruosa e una sconosciuta vi chiede aiuto…!” qualcosa in lei si spense. “come potete fidarvi?” la donna abbassò la testa dispiaciuta mentre lui valutava bene la situazione che si era andata a creare. Alzò la testa di colpo.“So come riportarvi a casa!”gli disse avvicinandosi. “Nella chiesa che si trova hai piedi del cimitero,è custodito un oggetto appartenente al primo demone che usava per permettere hai suoi simili di terrorizzare le anime dei mortali!” girò la pagina per fargli vedere la sua immagine. “Se riuscirete a trovarla,prima che la luna scarlatta sorga,potrete ritornare indietro!” gli disse e lo guardò aspettando una sua risposta. Demoni? Oggetti in grado di collegare due mondi diversi? L’uomo si allontanò di qualche passo.Osservò la luna,poi il braccio dove la lama pulsava con insistenza e,in fine,si toccò leggermente la collana che si era messa al collo. “Da dove iniziamo?” disse con voce ferma mentre il viso di lei si colorì di rosa. La notte era ormai sorta. Fuori al giardino lo straniero si controllava tutta l’attrezzatura che la donna gli aveva dato mentre lei,con della polvere bianca,stava finendo di creare un marchio. ”Il cerchio è finito! Siete pronto?” chiese la donna e lui accennò un “si” mentre si metteva nel suo centro. La donna,con un morso,si ferì un dito e lasciò che il suo sangue lo macchiasse. A poco a poco delle saette uscirono dal cerchio mentre la polvere s’illuminava. I due si guardarono negli occhi. “Buona fortuna,straniero!”gli disse mentre,dal nulla,scomparve. Quando il marchio si dissolse si ritrovò in strada. Dovunque si girasse vedeva quel luogo cadere da un momento all’altro. La prima cosa che fece fu quella di attivare l’arma poi,sospirando,cominciò a girare per quella città. Salì alcune scale,svoltò diversi vicoli finchè… tornò al punto di partenza. Aveva ragione. Senza la collana non poteva andare avanti ma,attivarla,consisteva nell’attirare le creature del luogo e,in cuor suo,aveva timore. Strinse a se la collana ed essa s’illuminò. Il suo corpo aveva assunto un alone rosso che,guardandosi attorno,gli tracciava la strada che doveva fare. Risalì le scale,questa volta girò a sinistra e poi salì altre scale che lo condussero ad un grande cancello. Era chiuso. Doveva trovare la chiave. Ma dove? Con l’aiuto della collana lo straniero aprì il palmo della mano vicino alla serratura e,da essa,gli mostrò la forma della chiave,poi si dissolse e la foschia cominciò a fargli strada su dove si trovasse. Egli s’inoltrò dentro ad un vicolo e,prima che se ne rendesse conto,sbucarono dal nulla delle belve. Di colpo si nascose dietro al muro,sperando che non lo avessero visto o sentito. ll cuore gli martellava così forte che poteva uscire di lì da un momento all’altro. Silenzio. Sentiva il loro umido naso che fiutava l’aria,poi dei passi che si avvicinavano all’angolo del muro. Egli aveva preso la pistola mentre gli toglieva la sicura. La sua ombra si stava per avvicinare quando,voltando l’angolo la vide. Era una creatura con le sembianze di un meticcio,la bocca spalancata che gli colava della bava attraverso una mascella divisa in due. La bestia annusava l’aria mentre vedeva che li non c’era nessuno,ma non sapeva che,spiaccicato al muro,c’era lo straniero. Aveva paura,molta paura,ma quel trucco gli aveva permesso di non farsi vedere dalla bestia. Era ferma li,che stava ancora capendo quando gli puntò la pistola alla testa e,con un colpo,gli sfracellò il cervello. Era il momento di agire. Il colpo echeggiò nel vicolo facendo allarmare le altre bestie,ma lui rimase immobile mentre le vedeva entrare nel vicolo. Con fermezza,gli sparò alle spalle e ,ignare di tutto,vennero ferite dai colpi dei proiettili. Guaendo, vennero smorzate dal loro pianto con la lama dello straniero. Era fatta. Ansimando,l’uomo analizzò le creature che aveva ucciso e,convincendosi che più avanti ne avrebbe incontrate altre,doveva sfruttare al meglio le fiale che lei gli aveva dato. Vide la scia rossa riprendere la sua strada e,determinato,la seguì fino ad un portone. Prudente,fece il giro e trovò un ingresso secondario dove lo condusse all’interno. Era una sacrestia. L’uomo avanzò lentamente mentre sentiva qualcuno russare a forti polmoni. Quando sbirciò l’angolo del muro rimase atterrito. Li,appoggiato all’altare,c’era un orco con zanne di cinghiale che dormiva. Era grosso. Spaventoso. Armato di mazza chiodata. Mentre lo guardava si accorse che la scia rossa si era fermata vicino a delle chiavi che aveva appeso alla vita. Elaborò un piano. L’uomo si mise in bocca una fiala blu,ma non la ingerì,poi si avvicinò lentamente alle sue spalle e,trovatosi dietro di lui,deglutì. Quel liquido frizzante che concedeva l’invisibile per cinque minuti,era sufficiente per avvicinarsi,sfilargli la chiave e andarsene. Lentamente,evitando che i suoi passi facessero rumore,arrivò vicino alla sua cintura. Le dite tremavano,ma nonostante ciò prese la chiave e,cautamente, cominciò a slacciarla dalla base in ferro. Era molto agitato. Poteva prenderlo in qualsiasi momento,poteva stritolarlo,dividerlo in due,staccargli la testa con un mors.Era questo che la sua mente gli faceva vedere ma tutto si placò nel momento in cui aveva la chiave in mano. “Attento!”.Alzò la testa di scatto e vide l’orco che lo stava guardando. La bestia gli urlò in faccia mentre lui si allontanava spaventato. L’invisibilità era finita troppo presto e,timoroso,vide la grossa bestia alzarsi con la mazza e precipitarsi verso di lui.”CORRI”.L’uomo cominciò a correre verso l’uscita mentre l’orco si lanciava all’inseguimento. Era grosso,ma era molto lento,e su questo si sentì in vantaggio mentre raggiunse per primo la porta. Era chiusa. L’uomo,agitato,la scuoteva per cercare di aprirla,ma era stata chiusa dall’esterno e,mentre si girava,l’orco caricò per colpirlo. Lo schivò per un pelo mentre si allontanava da lui. Cosa fare? Cosa doveva fare contro di lui? Tremolante,l’uomo stava schivando i suoi colpi mentre la bestia sfracellava tutto con furia. Un colpo ravvicinato lo costrinse a cadere a terra mentre l’orco caricava il colpo con la mazza. Era finito. Ormai era spacciato e,mentre si parava con la mano,qualcosa cominciò a scivolargli addosso fino a raggiungere il braccio dove,a difenderlo,fu la sua arma. Incredulo,l’uomo vide che la lama aveva parato il suo colpo e,roteando,lo aveva costretto ad indietreggiare.“Non arrenderti!”gli sussurò una voce all’orecchio. Quelle dolci parole furono come un sedativo per la sua anima che,di colpo,stava divampando di fuoco. L’orco,confuso,attaccò ancora ma,questa volta,l’uomo si fece avanti e,con la sua arma,riparò quel colpo mentre l’arma cominciò a roteare e a tagliare in due la mazza. Quando si spezzò l’orco cadde in avanti e lo straniero ne approfittò per salirgli sulla schiena e,di netto, tagliargli la testa. Mentre stava lacerando i lembi di pelle e sbriciolando la spina dorsale del collo,l’uomo urlava assieme alla lama che,fiera,disegnò nell’aria una scia di sangue denso mentre la testa rotolava via. Il corpo cadde di sasso a terra mentre,a sovrastarne la potenza,fu lo straniero che,cercando ci calmare l’eccitazione e la paura,stava convincendo se stesso che era tutto finito. No. Non era ancora finita. Rimase in silenzio per un po’ mentre il sangue dell’orco cominciava a rivestire il pavimento dove rifletteva la luna. La vide. Doveva sbrigarsi. Con passo deciso scese dal suo corpo e si diresse verso il portone per aprirla quando vide la porta da dove era entrato aperta. Qualcuno si divertiva alle sue spalle. Vigile,uscì da quel lato,senza accorgersi che il sangue non c’era più sul pavimento della sacrestia. Con l’aiuto della chiave lo straniero riuscì ad aprire il cancello e a proseguire la sua strada.Lungo il suo cammino incontrò diverse bestie che lo attaccarono,ma dopo l’esperienza che aveva vissuto,quelle creature significavano poco per lui. Salita un’ultima rampa di scale si trovò davanti ad un altro cancello,questa volta aperto. Cigolante,l’uomo l’aprì e dovette percorrere un sentiero avvolto da neri alberi storti. Sui loro rami cantavano sinistri i corvi. Quando arrivò alla fine vide che era arrivato al cimitero che lei gli aveva detto. Quel luogo,più che un posto per il riposo eterno,sembrava essere l’ingresso per una fine ancora peggiore. Mentre scendeva le scale scrutava ogni suo angolo. Le lapidi ammaccate e logori con sopra delle strane incisioni erano accostate da alcuni alberi e,al suo centro,la grazia di una statua con le mani aperte sovrastava con il suo senso di misericordia. Era tutto tranquillo. Forse fin troppo. Lo straniero girò la spalla all’indietro mentre vedeva un coltello sfiorargli la giacca e conficcarsi a terra dove iniziava a cacciare del fumo viola. Veleno. Egli guardò verso il punto da cui era venuto e lì,sulla statua,vide un uomo con un largo mantello,i vestiti da cacciatore che si abbinavano al cappello ovale,in faccia una maschera con becco. Egli saltò verso di lui mentre tirava fuori le due mannaie che si conficcarono dentro la lapide. Lo straniero attivò la sua arma ma non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che venne scaraventato con un calcio contro il muro. Un normale essere umano sarebbe morto sul colpo. Lui no. Uscì dal buco che si era creato per attaccare,ma il suo avversario era veloce,e dovette schivare il colpo per potersi salvare. Estrasse la pistola e cominciò a sparargli. Inutile. L’uomo mascherato evitò i proiettili mentre si avvicinava per riattaccare,lui usava l’arma per difendersi. “attacca!” La voce risuonava nella sua testa. “attacca!” ascoltandola lasciò che lui si avvicinasse quel tanto che bastava da spingerlo all’indietro e infilzarlo nel petto. Così accadde. Dalla bocca dello straniero uscì un rigolo di sangue mentre abbassava la testa e vedeva che l’uomo mascherato lo aveva infilzato con le mannaia. Quando estrasse le lame sputò del sangue mentre cadde in ginocchio a terra,poi cadde completamente mentre lui lo guardava morire. Dalla chiesa,il suono della campana,echeggiava la fine dello scontro. Stava per morire. “Straniero,aiutami!” la voce era debole ma chiara. “Vi prego,aiutatemi!” questa volta era più chiara. L’immagine della donna gli apparve nella casa mentre giaceva a terra. Il vestito era tutto macchiato di sangue mentre i suoi capelli erano districati sul pavimento come raggi di sole. I suoi occhi si aprirono di colpo. Lui aprì i suoi e,ricordandosi di quello che gli era successo,strinse i denti e si avvicinò alla cintura dove estrasse una fiala rossa. “Usale con prudenza!” furono le prime parole che gli disse mentre,con la mano tremante,se la portava alla bocca e lo bevve. Il liquido fluiva nel suo corpo che,caldo e frenetico,raggiunse le sue ferite suturandole.In un attimo ritornò in piedi. Egli si toccò le ferite incredulo mentre,alle sue spalle,l’uomo mascherato si voltò.Senza esitare estrasse le due mannaie e si mise in posizione di combattimento. Lo straniero,maledicendolo,si tolse la lama dal braccio e,con un colpo secco,la allungò trasformandola in falce,poi la roteò e la brandì saldamente tra le mani. Si guardarono. I due partirono all’attacco con le armi che urlavano sangue. Le lame echeggiavano nella notte mentre si addensava in un rosso magenta. I colpi dell’uomo mascherato erano tenuti testa da quelli dello straniero. Non sapeva esattamente cosa avesse ingerito ma gli permetteva di fronteggiarsi con lui con dimestichezza. L’uomo roteò su se stesso per infliggergli un colpo più profondo ma lo straniero spostò la lama verso il basso per potersi parare,poi estrasse la pistola e gli sparò alcuni colpi in faccia che vennero deviati dalla lama. Entrambi si separarono e si guardavano con determinazione quando l’uomo mascherato mise una mano in tasca e se la portò alla bocca. In quell’istante cominciò a contorcersi dal dolore. Cadde in ginocchio mentre,da sotto il mantello,cominciarono a formarsi delle protuberanze. Lo straniero non capiva cosa gli stesse accadendo quando,da essi,non spuntarono delle grosse ali. Si era trasformato in un corvo che gridava con voce stridula la sua rabbia. Lo straniero non demorde e partì all’attacco,ma il corpo spiccò il volo e cominciò a volteggiargli attorno. Quando scese in picchiata si accorse che era diventato molto più veloce e,evitare i suoi colpi,era diventato ancora più difficile. Cosa poteva fare? Lo straniero cercava di allontanarlo mentre,con il becco,voleva ferirlo. L’aveva messo con le spalle al muro mentre parava i suoi colpi. Si spostò da un lato e si trovò la faccia vicino alla sua spalla. Voltandosi,vide la sua immagine riflessa nel suo grande occhio giallo e,da esso,vedeva l’immagine di un uomo che giaceva incatenato. La testa del volatile si allontanò per poter riattaccare,ma venne parata dalla lama che la sposto in avanti mentre,con un colpo, tagliò l’aria e,con esse,alcune piume. L’uccello volò in aria mentre lo straniero cominciava a correre. Quando lo ebbe sotto tiro vide che era inciampato in una radice sporgente e fu allora che scese in picchiata. Si stava alzando,senza sapere che alle sue spalle il corvo aveva cacciato gli artigli pronto a prenderlo,ma solo pochi secondi dopo capì l’errore. Quando arrivò davanti a lui,lo straniero si voltò e attivò la sua lama. Aveva preso troppa velocità per rallentare e il corpo del volatile cominciò a maciullarsi tra i denti aguzzi dell’arma. Pochi secondi e cadde a terra esanime. Lo straniero trasse un sospiro di sollievo mentre si riposava a terra. Dal corpo del corvo cominciò a fuoriuscire della nube opaca che si manifestò sotto forma umana. Era l’uomo che aveva visto prima. Con un inchino,egli si dissolse nell’aria,come per ringraziarlo. Lo straniero,osservando la luna,vide che aveva poco tempo a disposizione e,alzandosi,prese con se le armi del corvo e si diresse verso la chiesa. Con forza aprì l’enorme portone mentre,al suo interno,echeggiava un canto sinistro accompagnato da un organo. Egli rimase impietrito mentre vedeva la donna che giaceva a terra. Preoccupato,cominciò a correre verso di lei ma l’ombra che si formava a terra lo fermò di colpo mentre alzava la testa. Li,davanti alla finestra,c’era qualcuno. L’uomo avanzò di un passo e cadde a terra spaccando le mattonelle della chiesa.Era vestito nello stesso modo del corvo,con la differenza che i suoi abiti erano di pelle e,sotto la giacca,stringeva al collo una sciarpa rossa. “Tu devi essere lo straniero!” sorrise mentre cacciava dalla bocca del fumo. L’uomo allungò la mano che si tinse di nero e,di colpo,la sua arma si dissolse per manifestarsi tra se sue mani. L’uomo si destreggiò con la falce con destrezza mentre lui lo guardava incredulo. La sua lama era rivolta verso di lo straniero. “Mostrami ciò che sai fare!” disse e,di colpo,attaccò. Era veloce,forte ,molto di più del corvo e,con la falce,era praticamente un mostro. Lui riusciva a maneggiare le mannaie con destrezza e questo,in parte,lo aiutava a non morire prima. Gascoine lo colpì con la lama mentre lo straniero la parava,ma lui lo scaraventò con un pugno contro le panche,distruggendole. Lo straniero rimane stordito per qualche istante ma quando lo vide arrivare,si alzò di lì ed evitò il colpo. Guardò la sua cintura e,mentre stava per prendere una fiala,Gascoine lo prese per il collo e,con un colpo secco,lo sfracellò a terra formando un buco. Rimase a terra immobile. Gascoine lo guardò mentre sanguinava,poi gli sfilò dalla cintura le fiale che gli aveva dato lei e le buttò a terra distruggendole. “E’ tutto qui la tua forza,straniero?”disse senza ricevere risposta,poi prese la falce e,con un colpo secco,gli trapassò l’addome. Un grido straziante echeggiava nella chiesa mentre lo vide avvicinarsi alla donna. Stringendo i denti rossi,allungò la mano verso la tasca della giacca dove estrasse una sfera nera. “Prima che tu vada ,c’è una cosa che volevo dirvi!” la donna si avvicinò allo straniero. Gli prese la mano e gli mise quella una sfera nera tra le dita. “Usatela solo in casi estremi!”disse e i due si guardarono per un istante negli occhi. Quelle parole gli vennero in mente nell’istante in cui la ruppe tra i denti. Il suo cuore cominciò a battere forte, i muscoli accrescere e,lentamente,le ossa diventare sempre più grandi. Gascoine si voltò e vide che lo straniero si era alzato con l’arma ancora conficcata nel corpo ma essa,di colpo,si dissolse in sangue. Egli si stava ingrandendo sempre di più mentre del pelo cominciava a fuoriuscire. Il suo viso si stava allungando mentre i denti si trasformavano in zanne. Gli occhi bicolori erano diventati di un unico colore scarlatto. Gridando alla luna,lo straniero si voltò verso l’uomo mentre gli ringhiava il suo odio. Sorridendo,gli bastò inarcare la schiena per trasformarsi anche lui in una bestia. I due,con fremito,partirono all’attacco. Gascoine si avventò su di lui mentre lo morse sulla spalla,ma lo straniero se lo tolse di dosso con un calcio,poi saltò verso di lui e si azzuffarono come animali. Mentre combattevano,la donna riprese coscienza e,vedendoli,capì che era ormai troppo tardi. L’uomo era sopra lo straniero mentre cercava con la bocca di morderlo,ma lo teneva a distanza mentre cercava di resistere. Ad un tratto si sentì echeggiare un esile suono. I due si bloccarono di colpo. Rimasero fermi,con le orecchie che andavano avanti e indietro,poi Gascoine guardò il portone e vide che era semiaperta. Con uno scatto si precipitò verso di essa con lo straniero che lo seguiva. L’aprì di colpo e vide la donna che stava recitando “I canti delle catacombe” ,utilizzando la campana per aprire il varco. L’uomo si avventò su di lei,ma lo straniero gli piombò addosso,attaccandolo di spalle e lacerandogli la pelle. L’uomo gridò e la donna si voltò verso di lui preoccupata. “Straniero! Vi prego! Risparmiatelo!!”Gridò la donna,ma lui non riusciva a controllarsi. Gascoine se lo tolse di dosso,sbattendolo contro il muro. Di colpo,sentì le energie mancargli e,a peso morto,cadde a terra . Un ombra scura fuoriuscì dal suo corpo e,strisciante,si avventò nel corpo dello straniero. La donna accorse sull’uomo che ansimava. Lui aprì gli occhi e,incredulo,la vide. “Figlia mia…!”l’uomo gli mise una mano sul viso mentre piangeva. “Ti voglio bene!” disse e la mano cadde a terra,priva di vita. La donna lo strinse a se mentre piangeva dolorante ma,a bloccare il suo pianto,fu l’apparizione della bestia. La donna,riconoscendo i suoi occhi,adagiò il padre a terra e,priva di paura,si alzò davanti a lui. La bestia,di colpo,gli saltò adosso e gli urlò tutta la sua rabbia. “Straniero…!”La donna gli mise una mano sul muso. “Grazie!”Ella si alzò e,dolcemente,lo baciò.Quel semplice gesto lasciò spiazzata la creatura mentre lei si stese a terra con gli occhi chiusi,pronta a morire. ”COSA ASPETTI? UCCIDILA!!!!”. Urlò pieno di rabbia mentre una parte del suo occhio tornò lucida. Riuscì a vedere il suo viso un ultima volta. La bestia si alzò da lei e,afferrandosi la bocca,cominciò a dividersi in due,lacerandosi la pelle tra grida strazianti. La donna cominciò a strisciare all’indietro mentre vedeva la creatura che si dimenava finché,al suo interno,uscì lo straniero che,ricoperto di muscoli e sangue,la guardava con i suoi occhi. DI colpo cadde a terra,privo di forze. La luce del sole lo colpì in faccia e,di colpo,si alzò. Incredulo vide che si trovava nella stanza della casa abbandonata,poi si guardò le mani,si toccò il corpo e,sconvolto,pensò che quello che aveva vissuto era solo un incubo. Si ricordò del quadro. Uscì di colpo dalla stanza,salì le scale e percorse il corridoio con il cuore in gola,poi aprì la porta e,appeso al muro,lo vide. L’uomo si avvicinò a esso e,lentamente,lo toccò. Non accadde nulla. Egli fece lo stesso gesto ma,come prima,non accadde nulla. Lo guardò con più attenzione e vide che il cielo era diventato blu notte e che la donna non c’era. Stringendo il pugno si lasciò scivolare sul pavimento mentre capì quello che aveva fatto lei per salvarlo. Incolpandosi della sua morte,l’uomo rimase in silenzio. Udì un suono. Si alzò verso il quadro come se fosse sicuro di averlo sentito lì,in realtà proveniva dalla sua tasca. L’uomo estrasse una campanella e,con esso,un biglietto: “Che la luna ti guidi,straniero!”l’uomo pensò attentamente a quelle parole quando,osservando il quadro,capì cosa doveva fare. Trent’anni. Erano passati tutti quegli anni prima che il campanellino annunciava alla casa che qualcuno era andato a farle visita. Come se fosse il padrone,salì dritto verso le scale,percorse il corridoio ed aprì la porta della biblioteca. Si avvicinò al quadro,estrasse dalla tasca una vecchia campanella che,scuotendola, risuonava in tutta la stanza. L’uomo si avvicinò al quando mentre la foschia nera lo avvolse,facendolo svanire. Quando aprì gli occhi il profumo dei mughetti gli sfiorava il viso. Deciso,si avvicinò verso la lapide che ora erano diventate due. Vicino ad essa ella gli dava le spalle ma,sentendo la sua presenza,si voltò incredula. L’uomo si tolse il cappello mostrandogli l’età avanzata. La donna,con una carezza,cancellò gli anni del suo corpo mostrandogli il viso di cui si era innamorata. Degli occhi che l’avevano incantata. “Straniero!” sussurrò la donna mentre il viso di lui era appoggiato a quello di lei che,con un bacio,cancellarono il tempo che entrambi avevano dovuto attendere per poter stare finalmente insieme. L’immagine di entrambi s’impresse nel quadro che,lento,cominciava a prendere le sembianze della casa. Fuori,appeso alla porta della casa,il campanellino svanì nell’aria con un ultimo,lieve,tintinnio.
   
 
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