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Autore: Masha    03/05/2005    3 recensioni
Cronaca di una giornata speciale...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 Maggio - Just a special day

Cinque Maggio

Just a special day

di Masha

 

 

La giornata è una di quelle che non sfigurerebbe di certo immortalata in una fotografia o in un dipinto; il cielo terso è di un azzurro intenso, quasi abbacinante, e una lieve brezza primaverile scuote leggermente le foglie degli alberi di ciliegio che svettano imponenti lungo il viale davanti casa mia.
Stacco lo sguardo dal paesaggio fuori della finestra per riportarlo all’interno della stanza, dove Hanamichi ancora riposa sul mio letto.Il suo corpo abbandonato nudo tra le coltri, pur nella rilassatezza del sonno, rimanda la stessa impressione di forza e risolutezza che emana da sveglio, eppure…mi sembra così fragile in questa posizione, scatena in me un istinto di protezione difficile da controllare. 
Il suo viso ha un’espressione rilassata, le labbra sono distese in un sorriso sereno; potrei passare ore così, semplicemente immobile a contemplare la mia piccola peste finalmente tranquilla, e in un’altra giornata certamente lo farei, tanto più che amo il silenzio, ma oggi ho altri piani per me ed il do’aho: per una volta tanto ho organizzato qualcosa di speciale; di solito non sono accomodante con Hana né tanto meno dolce o premuroso e sebbene lo ami tantissimo non sempre riesco a dimostrarglielo come vorrei. 
Mi sposto dalla mia posizione di fronte alla finestra per portarmi accanto al letto. Il materasso cede leggermente sotto il mio peso quando mi siedo vicino ad Hanamichi; le dita della mia mano destra corrono ad affondare leggere tra le sue ciocche carminio sparse sulla federa candida del cuscino mentre con il braccio sinistro circondo il suo corpo, poggiando la mano sulle lenzuola. 
“Hana svegliati” sussurro andando a poggiare le labbra sul lobo del suo orecchio in un bacio delicato. Hanamichi mugola qualcosa nel sonno, muovendosi piano sotto di me ma continuando tuttavia a dormire. 
Mh…pare che questa volta sia lui a non avere la benché minima intenzione di abbandonare il mondo dei sogni…qui urge una soluzione più convincente… 
Lentamente comincio a spostare le labbra dal suo orecchio lungo la linea della mascella e su tutto il suo viso, tempestandolo di piccoli baci leggerissimi ma insistenti. Finalmente le mie attenzioni cominciano a dare risultati; Hanamichi libera le braccia da sotto le coperte e le porta ad allacciarsi attorno al mio collo, mentre con gli occhi ancora chiusi solleva il volto alla ricerca di un contatto maggiore con la mia bocca. Mi lascio scappare un mezzo sorriso che si amplia maggiormente nel momento in cui le sue palpebre fremono per qualche istante, prima di sollevarsi a svelare due profondi occhioni nocciola ancora velati di sonno. 
“Ben svegliato, Hana” mormoro facendo giungere a termine la corsa delle mie labbra sul suo viso nel momento in cui raggiungono le sue. Ci baciamo pigramente per alcuni minuti, senza lottare per il predominio del bacio ma solo assaporando per l’ennesima volta il sapore unito delle nostre bocche, ormai conosciuto ma sempre nuovo ed inebriante. 
“Ciao Kaede” mi saluta il mio do’aho con un sorriso solare, strofinando il volto contro il mio collo “A cosa devo questo meraviglioso risveglio?” 
“Hn…Secondo te, scemo?” sbuffo scostandomi da lui per andare a prendere nell’armadio un pacco piuttosto voluminoso, avvolto con della carta da regalo coloratissima, che gli porgo ricevendo in cambio un sorriso smagliante “Buon anniversario, do’aho” 
Hanamichi mi guarda storto, con aria fintamente contrariata 
“Almeno per oggi potresti evitare di chiamarmi do’aho! Ah, ma il Tensai è superiore a queste cose e nella sua immensa magnanimità ha deciso di perdonarti e darti lo stesso il tuo regalo. Tieni” esclama sporgendosi dal letto per rovistare nel suo borsone che giace ai piedi della mia scrivania. Dopo pochi attimi ne trae un pacchettino decisamente più piccolo dell’altro ricoperto da un’elegante carta blu. 
“Buon anniversario, amore” termina stando ben attento a calcare sulla parola amore, per sottolineare quanto lui sia superiore al comportamento villano di una baka kitsune come il sottoscritto. Ridacchio tra me, guadagnandomi un’altra occhiataccia da parte di Hana, mentre mi siedo accanto a lui e prendo il pacchettino dalle sue mani, accingendomi a scartarlo. 
Per alcuni istanti nella stanza non si sente altro che il rumore della carta da pacco che viene stracciata. 
“Hana” mormoro qualche minuto dopo osservando il suo dono che fa bella mostra di se nella sua confezione “Avevamo detto che questo doveva essere un pensierino da poco, giusto per non rimanere a mani vuote oggi visto che il vero regalo ce lo siamo già scambiati qualche giorno fa…” Il vero regalo d’anniversario, infatti, siamo andati a ritirarlo il fine settimana scorso in un’oreficeria che si trova nel mio quartiere. Si tratta di due piccoli ciondoli in oro bianco, uno a forma di luna e l’altro di sole, i due astri che rappresentano alla perfezione i nostri due caratteri. Sul retro dei ciondoli abbiamo fatto incidere i kanji dei nostri nomi; io indosso il piccolo sole con il nome di Hana, il do’aho la luna con il mio: è un modo per portare con noi una piccola parte dell’altro anche quando non siamo insieme, cosa che capita di frequente dal momento che purtroppo non abbiamo ancora la fortuna di vivere insieme. 
E invece ora mi trovo a rimirare uno stupendo orologio col cinturino di metallo che sicuramente gli sarà costato un occhio della testa. 
Hana scuote le spalle con noncuranza. 
“Ci tenevo a farti un altro bel regalo, quanto ho speso non ha importanza” 
“Sei meraviglioso, lo sai?” gli sussurro quasi commosso abbracciandolo con foga 
“Ovvio, sono il Tensai! E comunque anche tu non sei male…certo, c’è ancora molto da lavorarci sopra ma sono certo che con l’aiuto del genio presto anche tu…” 
“Idiota” lo zittisco prima di tappargli la bocca con un bacio che lo lascia senza fiato e gli fa dimenticare la sua tirata. 
Il do’aho fissa con occhi scintillanti il mio regalo, una felpa bianca dell’Adidas con il cappuccio e la zip sul davanti 
“E comunque anche il tuo regalo è davvero bellissimo, Kaede” 
Hn…è naturale, l’ho scelto io. E poi sono sicuro che su di lui starà d’incanto; lo adoro quando si veste di bianco, è un colore che fa risaltare al massimo il suo incarnato dorato e i suoi capelli rossi… 
“Meriti una ricompensa, lo sai?” la voce maliziosa di Hana mi scuote dai miei pensieri. Le sue mani prendono ad accarezzarmi sensualmente la schiena mentre si sdraia sul letto e mi trascina sopra di sé.Il contatto con il suo corpo nudo mi manda a fuoco; insinuo la lingua nella sua bocca calda, cercando con insistenza la sua, e mi stringo a lui affondando le mani tra i suoi capelli. Ho una voglia matta di fare l’amore con lui adesso, subito, ma così rischio di mandare a monte la sorpresa che ho preparato con tanta cura e che sono certo ad Hana piacerà da morire. 
Compiendo un enorme sforzo di volontà mi stacco dal mio do’aho e mi tiro in piedi, riallacciando il bottone dei jeans che avevo indossato quando mi sono alzato stamattina e che Hana aveva già provveduto a slacciare. 
Hana si mette a sedere sulle lenzuola, squadrandomi da capo a piedi con espressione inquisitoria 
“Ru?” abbozza una domanda, confuso, impreparato al mio improvviso ritrarmi. 
“Alzati, do’aho, e vestiti. Dobbiamo andare” ordino al mio ragazzo con tono imperioso, girandomi nel contempo verso la cassettiera per prendere una maglietta leggera: avere davanti Hanamichi mezzo nudo nel letto ancora per qualche minuto rischia di farmi perdere anche quel poco di autocontrollo che mi è rimasto. 
“Andare?Andare dove??Io non ho intenzione di andare da nessunissima parte!!!” protesta Hanamichi incrociando le braccia sul petto e scuotendo energicamente il capo “Il mio programma per la giornata è uno solo: stare tutto il tempo a letto a farmi coccolare da te” esclama convinto ma naturalmente non ho intenzione di dargliela vinta. 
E’ vero, oggi ho deciso di dedicare tutta la mia giornata a lui, ma pur sempre alle mie condizioni. 
“E’ inutile che borbotti, Hanamichi” gli sibilo da sopra la spalla destra voltando leggermente il capo nella sua direzione 
“Se hai intenzione di venire con me bene, altrimenti puoi rimanertene qui da solo, io sto uscendo” concludo oltrepassando la porta della stanza e cominciando a scendere le scale che portano al piano inferiore. 
Tanto lo so che tempo due minuti Hana si deciderà a vestirsi e a venirmi dietro per sentire i miei programmi per oggi; a lui in fondo non importa cosa facciamo, vuole solo stare con me. Difatti non faccio in tempo ad arrivare in cucina che sento i suoi passi lungo il corridoio che porta al bagno, mentre borbotta qualcosa sulla grandezza del Tensai che per l’ennesima volta da ragione alla volpaccia spelacchiata solo per non offenderlo. 
Scuoto la testa tra il divertito e il rassegnato, non cambierà proprio mai. 
Mentre lo aspetto, estraggo dal frigo i due bento che mia madre ha preparato per me e il mio ragazzo in previsione della nostra uscita odierna; non è stato facile far accettare ai miei genitori la mia relazione con un altro ragazzo e del resto è naturale: non è quello che un padre e una madre sognano per il proprio figlio. Però alla fine sono riuscito a convincerli della profondità del sentimento che ci lega ed è bastato fargli conoscere Hana perché gli ultimi dubbi che ancora avevano si sciogliessero come neve al sole, senza contare che mia madre se n’è letteralmente innamorata e ora non fa che parlare di lui! 
Sorrido infilando i bento nello zaino nel momento in cui il mio uragano personale fa il suo ingresso in cucina. 
“Oi kitsune” esclama allegro, il suo presunto malumore già dimenticato “Ma secondo te quest’anno…Non ci credo!Non avrai intenzione di andare al campetto anche oggi, vero?!” termina cambiando tono di voce rendendosi conto dello zaino pieno appoggiato sul tavolo. Si vede benissimo che è rimasto un po’ male dalla piega che sta prendendo al giornata e mi spiace vedere il suo bel musetto velato di delusione e tristezza, ma se gli dicessi ora che i miei piani sono ben lontani da quello che immagina gli rovinerei la sorpresa. 
Mi limito a scuotere le spalle in silenzio e a prendere lo zaino, precedendo il do’aho fuori di casa. 



“Kaede, ma si può sapere dove stiamo andando?” 
Hanamichi siede impaziente accanto a me nel vagone quasi vuoto della metropolitana. Si è stupito parecchio quando invece di dirigermi verso il solito campetto mi sono avviato alla fermata del treno e io non ho fatto molto per alleviare la sua curiosità, anzi! Mi diverte tantissimo vederlo accigliarsi perché non rispondo alle sue domande… 
“Eddai dimmelo!!Che cosa ti costa?” 
Vedendo che le sue domande cadono nel vuoto Hana sfodera la sua espressione preferita, quella da cucciolo indifeso con gli occhini castani sgranati e supplicanti…sa perfettamente che non riesco a resistergli, quando fa così. Ma questa volta compio un enorme sforzo su me stesso e controbatto con uno sguardo che definire gelido è un eufemismo. 
“Piantala di fare domande inutili, do’aho! Tanto ormai siamo arrivati…preparati a scendere, la prossima fermata è la nostra.” Mi alzo, lasciandolo di stucco e portandomi di fronte alla porta d’uscita. 
Dopo un attimo di smarrimento Hana si alza a sua volta, accigliato. 
“Mh…sempre gentile tu, vero? E sì che non mi sembrava ti fossi alzato con la luna storta…” borbotta seguendomi giù dal treno. 
Fuori dalla stazione siamo accolti da un venticello dolce che porta alle nostre narici il profumo salmastro del mare e dal rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. 
Il mio rossino si guarda intorno per un attimo, incerto, prima che un lampo di riconoscimento si faccia largo nel suo sguardo dorato; ci ha messo un po’ di tempo, ma finalmente anche lui ha capito dove ci troviamo. 
“Kaede, tu…” mi mormora con voce tremante. 
Lo zittisco posandogli l’indice della mano destra sulle labbra, mentre intreccio le dita della sinistra con le sue. 
“Andiamo, non vorrai rimanere davanti all’uscita della metropolitana per tutto il giorno.” 
Annuisce piano, stringendo con forza le mie dita.Procediamo così, mano nella mano, fino al lungomare. 
Un basso muretto di pietra separa la spiaggia dal marciapiede; lo scavalchiamo dopo esserci tolti le scarpe e ci inoltriamo sulla spiaggia coi piedi nudi affondati nella spiaggia tiepida, diretti verso un punto preciso, laddove una piccola scogliera circonda un breve tratto di spiaggia tenendolo al riparo da sguardi indiscreti. 
È qui che io e il do’aho siamo diventati una coppia, un anno fa. 
Me ne stavo seduto sulla sabbia, con lo sguardo perso all’orizzonte mentre il giorno lasciava pigramente spazio alla notte, e pensavo. Pensavo a quanto le cose fossero cambiate nell’ultimo anno e soprattutto a quanto io fossi cambiato. E non riuscivo a togliermi dalla testa un’immagine particolare, un volto volitivo circondato da una zazzera di capelli rossi e illuminato da uno splendido sorriso sbarazzino. 
Da qualche tempo avevo capito di essermi preso una sbandata colossale per Sakuragi e sempre più spesso mi trovavo da solo in quell’angolo di paradiso tentando di trovare un’idea che me lo facesse dimenticare, perché ero convinto che continuare ad amarlo avrebbe significato solo stare male. 
Anche quel giorno ero andato lì con quello scopo, senza tuttavia arrivare a nulla. Quando alzai il viso, deciso a tornarmene a casa, rimasi bloccato sul posto: Hanamichi stava avanzando nella mia direzione lungo la riva, immerso nella calda luce del tramonto, con lo sguardo rivolto verso il mare. Con i piedi scalzi immersi nell’acqua cristallina, i pantaloni chiari arrotolati sui polpacci perché non si bagnassero, un maglioncino leggero dello stesso colore dei calzoni che gli fasciava alla perfezione il petto ampio, le ciocche rosse scompigliate dalla brezza che spirava dal mare sembrava appena uscito da uno dei miei sogni… 
Arrivato pressappoco al punto in cui mi trovavo io si fermò, senza notarmi, ad ammirare il sole che si tuffava dietro la linea dell’orizzonte. Senza sapere neanche come mi alzai e arrivato a pochi passi da lui lo chiamai, usando il suo nome. Con un sussulto si girò verso di me, facendo cadere per la sorpresa le scarpe che teneva con una mano. Restammo a guardarci per un lungo momento negli occhi, immobili e silenziosi, finché non allungai una mano a sfiorargli il viso e posai dolcemente le mie labbra sulle sue. Dopo quel primo bacio ce ne scambiammo molti altri e quella sera tornammo a casa molto tardi, percorrendo la strada camminando vicini, sfiorandoci in continuazione con le spalle e le mani. 
Questi dolci ricordi sono allontanati dalla splendida realtà; Hanamichi mi sta abbracciando con dolcezza, le braccia attorno alla mia vita e il capo poggiato nell’incavo del mio collo. 
“Grazie Kaede, portarmi qui è il regalo più bello che potessi farmi” mormora contro la mia pelle, emozionato. 
“Ero certo che la mia sorpresa ti sarebbe piaciuta, amore” gli soffio nell’orecchio, intenerito dalla semplicità e dall’innocenza con cui Hana sa esprimere le sue emozioni più profonde. 
Ma è meglio pensare a sistemarci, ora, o rischio davvero di comportarmi in modo troppo sentimentale 
“Cosa ne dici di sistemare le coperte e di mangiare?Dopo possiamo fare una passeggiata sulla spiaggia o quello che preferisci” 
Mi slaccio dal nostro abbraccio, togliendomi lo zaino dalle spalle e traendone fuori un’ampia coperta che distendo sulla sabbia, in modo da poterci sistemare su di essa; Hanamichi mi rivolge uno splendido sorriso, il miglior ringraziamento che potessi desiderare per la mia sorpresa. 
Una volta che ci siamo accomodati per terra, seduti vicini vicini, io e Hana ci dedichiamo al pranzo, imboccandoci a vicenda e scambiandoci piccole tenerezze da innamorati; è raro che io mi comporti così, non è nel mio carattere, ma è meraviglioso vedere la luce che illumina gli occhi del do’aho quando ho questi momenti di dolcezza per lui. 
Finito di mangiare mi sdraio sulla coperta e Hanamichi si accoccola al mio fianco, con la testa sul mio torace.Sollevo una mano ad accarezzare i suoi capelli rossi e lo stringo di più a me: è così bello anche solo stare semplicemente abbracciati; a dispetto di tutte le risse, le battutine acide e gli insulti che ancora costellano il nostro rapporto non credo che riuscirei mai a rinunciare ad Hanamichi. Stare con lui è inebriante, mi fa sentire bene e rilassato come mai mi sono sentito prima. 
Gli occhi mi si chiudono, sto scivolando lentamente nel sonno cullato dallo sciabordio delle onde che si infrangono a riva e dal calore del suo corpo stretto al mio… 
“Oi stupida volpe dormigliona, non ti vorrai addormentare proprio adesso spero!!!” 
Apro gli occhi di scatto a questa frase improvvisa e mi ritrovo a fissare il viso del mio ragazzo che ora si trova a pochi centimetri dal mio. 
“Hn…in effetti sì, era proprio quello che stavo per fare…” 
“Cioè, tu sei solo su una spiaggia deserta con il Tensai tra le braccia e l’unica cosa che pensi di fare è dormire?!” sbotta alterato lanciandomi un’occhiataccia “Allora ho ragione a definirti una baka kitsune!Guarda che me ne vado!” 
Hana si alza d’improvviso e fa per allontanarsi davvero; con uno scatto mi metto seduto e lo afferro con forza per un polso, strattonandolo verso di me e facendolo cadere sdraiato sulla coperta. Senza allentare la presa sulle sue braccia mi sistemo a cavalcioni sulla sua vita e mi abbasso fino a trovarmi col volto sopra il suo. Imprigiono il lobo del suo orecchio sinistro tra i denti, tirandolo piano. 
“Scemo, te ne stavi andando senza le scarpe” 
“Mh…e tu mi hai fermato solo per questo?” 
“Certo che no” soffio prima di dedicarmi con la lingua ad un’accurata esplorazione del suo padiglione auricolare. Hanamichi non riesce a reprimere un mugolio eccitato e si struscia contro di me, liberando con uno strattone le mani che gli tenevo imprigionate e portandole ad accarezzarmi il sedere. 
“Ecco, adesso sì che si ragiona!” esclama finalmente soddisfatto, cercando la mia bocca per un bacio ardente che ci lascia senza fiato. 
Gli sfilo la maglietta e la getto lontano, scendendo a baciargli il petto e dedicando una cura particolare ai capezzoli, che torturo finché non si ergono davanti ai miei occhi. 
“Ru…kami basta!Non possiamo…qui…noi…” 
Hana cerca di staccarmi da lui, senza tuttavia troppi risultati. Ha ragione lui, naturalmente, non possiamo certo andare fino in fondo qui in spiaggia, in pieno giorno. Però mi ha provocato e non posso certo fargliela passare liscia. 
Risalgo lentamente fino al suo viso e lo bacio dolcemente su una guancia 
“Stai tranquillo, non ho intenzione di andare oltre.Ma se non sbaglio qui c’è qualcuno che da stamattina non fa che dire di voler passare la giornata ad essere coccolato, perciò ora non lamentarti e lasciami fare!” lo zittisco prima di riprendere a baciargli il petto, mentre le sue mani si infilano sotto l’orlo della mia maglietta e prendono ad accarezzarmi con dolcezza la schiena. 
Continuiamo così per ore, inconsapevoli del tempo che scorre, sussurrandoci all’orecchio parole che solo gli innamorati conoscono e il momento di tornare a casa arriva fin troppo presto. 
Lasciata la spiaggia decidiamo di non prendere la metropolitana ma di fare la strada a piedi; la realtà è che nessuno di noi due vorrebbe che questa giornata finisse, ci siamo ritagliati un angolo di mondo dove solamente noi due avevamo importanza, e vogliamo rimandare il più possibile il momento in cui dovremo lasciarci alle spalle questi momenti per ricominciare a pensare alla scuola, alle partite… 
Hanamichi cammina qui di fianco a me, la sua mano che stringe saldamente la mia, un sorriso di puro appagamento che gli distende le labbra e gli illumina lo sguardo. 
“Sai” comincia con tono serio, stringendo di più la mia mano per attirare la mia attenzione “Era da tempo che mi immaginavo la giornata di oggi. Volevo che fosse splendida, per dimostrarti tutto l’amore che provo per te. Ma neanche nei miei sogni più belli ha raggiunto la perfezione che abbiamo sfiorato oggi. E tutto questo grazie a te, Kaede. Sono fortunato ad averti come compagno. Grazie.” 
Mi fermo in mezzo alla strada, costringendoti a voltarti verso di me. Afferro il tuo volto tra le mani e mi protendo a baciarti, incurante della gente che percorre questa stessa via. 
Gli occhi mi bruciano per le lacrime di commozione che faccio fatica a trattenere. Ogni tua parola penetra nel mio cuore facendomi provare scintille di vera felicità: tra di noi sono io quello scorbutico, con un carattere impossibile e che non riesce a dimostrare i propri sentimenti salvo che in rare occasioni, al contrario di te che mi fai sentire il tuo amore in ogni gesto, in ogni parola. 
Eppure tu mi stai dicendo… 
…grazie… 
Sono io che devo ringraziarti. 
Grazie amore mio. 
Grazie di esserci e di volermi bene per quello che sono. 
Grazie di rendere ogni mia giornata una giornata speciale. 

OWARI




  
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