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Autore: PhilnRoll    05/03/2019    0 recensioni
Breve storia sui Radiohead, sul loro album "A Moon Shaped Pool", e su una ragazza che cambiò radicalmente Thom Yorke
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30/04/2016 Fabrique di Saint-Rémy-de-Provence Mi chiamo Thomas Edward Yorke, e sono il "frontman" del mio gruppo, i Radiohead. Frontman. Non ho mai capito cosa volesse dire in realtà. Siamo andati avanti tutti insieme (progetti solisti a parte) e quei fottuti giornalisti continuano a parlare di me come un frontman, come se i testi, le melodie e tutto il resto venisse solo da me. Guardo per qualche secondo Johnny per cercare il suo sguardo, magari uno sguardo del tipo "tranquillo, ce la faremo anche questa volta". Appena finito il primo ascolto cala il silenzio in sala. A Moon Shaped Pool era appena stato completato. Nessuno di noi 5 sapeva veramente cosa dire, perché non c'era da dire niente.   - Secondo me abbiamo fatto un ottimo lavoro, non lo vedo così dispersivo o addirittura ripetitivo.. Il solito Colin che cerca di farci tirare a forza le parole di bocca. Secondo me preferirebbe perdere delle ore a parlare del disco e di come siamo arrivati a finirlo che non a chiamare qualcuno per cominciare a distribuirlo.     - Nessuno ci ha ancora dato un giudizio Thom, lo so a che cosa pensi.   - A che cosa vuoi che pensi ancora? Volevano un cazzo di disco fatto a modo nostro? Eccolo. Ed. Ormai mi conosce troppo bene per nascondere qualcosa che non vada, e l'unico mio pensiero è che questa realtà che abbiamo intorno adesso ci sta fottendo sempre di più il cervello e tutti si aspettano esattamente quello che vogliono, non mi va più bene. Si apre la porta con una figura di un metro e 60 che entra, il nostro manager diciamo, come se dovesse dirci di aver avuto un bambino, fottuto idiota.   - Signori, che ne dite? Penso che sia arrivato il momento di far uscire un singolo, io direi di me....   - Chiudi la bocca un secondo cazzo. Non volevo più sentire la sua irritante voce un secondo di più, era arrivato il momento di pensare.   - Va bene.. cosa avete intenzione di fare? Di nuovo silenzio. Chiudo gli occhi e sento il sospiro, forse di stanchezza, di Philip quasi stremato.   - Dobbiamo sparire. Silenzio. Ancora.   - Ehm, in che senso? Chiese Ed.   - Quante pagine, utenti e cose varie abbiamo online?   - Beh, abbiamo Twitter, Instagram, Facebook, Radiohead.com... non capisco c..   - Cancellate tutto. Pagina bianca ovunque. Non deve rimanere niente. Di nuovo silenzio, che definirei imbarazzante a dir la verità, come se avessi detto una stronzata assurda.   - Ne sei sicuro? Chiese Johnny.   - Abbastanza, se la loro vita si basa sui quei freddi schermi allora cancellare tutti ci darà per morti seguendo il loro ragionamento, poi fategli pensare quello che vogliono.. marketing o altre cazzate simili, non mi interessa.. cosa ne dite? Vedo uno sguardo di incertezza in Colin verso il fratello e di indecisione generale riguardo la proposta. Era una giornata abbastanza del cazzo.   - Possiamo provare. Disse Ed   - Non abbiamo niente da perdere.   - Esatto. Vado in una camera adiacente alla camera del mixer per prendere un pc e cominciare il lavoro.   - Aspetta un attimo, possiamo fare anche qualcosa in più. Disse Colin alzandosi dal divano, adoravo quando faceva così, è una cazzo di fabbrica di idee sempre a lavoro.   - Cioè?   - Dobbiamo far uscire Burn the Witch. Potremmo pubblicare un qualcosa legato alla canzone dopo essere "scomparsi" per poi l'indomani pubblicare il singolo. Non era un idea tanto male.   - Possiamo farlo, più mistero possibile, per quanto forse possa essere evidente..   - Ma nessuno sa che siamo qui apparte le nostre famiglie. Disse Philip. E ha ragione.   - Cancella tutto, e domani cominciamo con i 4 secondi di video. Dissi passando il pc a Colin   - Va bene.. dammi qualche minuto..   - Fatto. Per internet non esistiamo più. Perfetto. Cominciavo già a vedere un entusiasmo negli altri, proprio come pensavo.   - Ci vediamo domani qui al solito orario per postare. 30/08/2009 Reading Festival. Inghilterra. Il concerto andava benissimo, eravamo quasi alla fine quando mancava solo Paranoid Android e Everything in Its Right Place. Era una serata molto tranquilla e stranamente fredda essendo Agosto, ma la cosa non pesava più di tanto, avevo ormai intorno a me i ragazzi con le ultime forze per gli i ultimi due pezzi e abbiamo appena finito di suonare Jigsaw Falling Into Place. Il mio tecnico si avvicina verso di me per cambiare la chitarra, dovevamo fare appunto Paranoid Android, anche se ripetitiva resta una delle mie canzoni preferite da suonare in live, sembra non invecchiare mai. Vedo gli altri che cambiano chitarra, basso, si accordano, settano i pedali e d'un tratto Philip da il tempo e parte ancora prima del nostro ok. Ci girammo tutti verso di lui confusi.   - Ma che fai?   - Scusate, ho solo.. visto qualcosa, non importa. Pronti, batte quattro e partiamo.   -Allora? che è successo? non vedevi l'ora di finire? Dissi a Philip entrando nei camerini.   - E dai smettila, avevo visto una ragazza nel pubblico che mi sembrava di aver già visto prima.   - E chi scusa? E poi da quando guardiamo le persone nel pubblico? Disse Ed.   - Ah beh, lo sai da quando.... non lo so, ma è come se la conoscessi da una vita, non ricordo chi sia... Disse sedendosi accanto al frigo bar, per poi prendere una Coca-Cola.   - Va bene, non preoccuparti, però vediamo di rimanere concentrati la sopra, non ci de.. - ve essere nessuno, si. Concluse Colin. Sarà l'ultima data del tour ma non voglio che accadano queste cose. Odio la mia mania del perfezionismo.   -Comunque sia, tutto il tour è andato benissimo, In Rainbows, però abbiamo ancora molta strada da battere e non ci fermeremo certo qui, lo diciamo spesso.. Eravamo tutti troppo stanchi per fare discorsi da fine Tour o robe varie, volevamo solo tornare a casa e ricominciare la nostra vita "normale" Ci salutiamo come di rito e usciamo dal backstage accompagnati dal nostro pullman che passava in mezzo a quei fan che aspettavano la nostra uscita salutandone qualcuno per cortesia. Quella ragazza di cui parlava Philip sentivo che prima o poi doveva saltare fuori in qualche modo. Quando siamo sul palco ci siamo sempre detti che c'eravamo soltanto noi e nessun altro, il pubblico non esisteva. Eppure per aver fatto un errore del genere la questione mi sembrava abbastanza seria, ma appunto non è il momento di parlarne, dovevamo soltanto riposare tutti quanti la notte in albergo e ricominciare le nostre vite.
   
 
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