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Autore: GeoFra    07/03/2019    0 recensioni
“Prima di fare colazione penso a sei cose impossibili...”
Se Charlotte dovesse stilare una lista scriverebbe:
1. Arrivare in ritardo il primo giorno;
2. Sbattere contro un tipo rovesciandogli il caffè addosso;
3. Essere invitata fuori da un gnocco pazzesco dopo una figura di merda;
4. Finire in “punizione” per sbaglio;
5. Rivelare un segreto alla persona sbagliata;
6. Trovarsi nella situazione di non saper scegliere;
***
Quando Charlotte si scontra con Aaron Lewis macchiandogli la camicia, come nei più classici film d'amore, non sa ancora che quel ragazzo renderà la sua vita all'Università di Los Angeles molto più movimentata e che lei fra gli oroscopi della sua migliore amica e le battute dei due gemelli dovrà cercare di arrivare a fine anno con i nervi intatti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 9 - “Mettersi alla prova”

 

 

“Una scelta è come un salto:

se ti spaventi lo rimandi

ma se ti butti è libertà”


[Aaron]

 

Stavamo rilegando questi maledetti libri da ore ormai, sempre in silenzio.

Non la vedevo da quella sera ma non avevo la minima intenzione di parlarle, dopotutto mi aveva dato del bugiardo e per cosa poi…?

Lo avevamo visto tutti che quell’ infortunio era stato tutto una messa in scena.

 

Cacciai via dalla mente quei pensieri riportando la mia attenzione ai volumi che avevo tra le mani, ma questo durò per qualche secondo.

La mia attenzione venne catturata dal suono provocato da una sedia trascinata sul pavimento. Alzai lo sguardo.

 

Charlotte aveva appena spostato una sedia vicino alla libreria di fronte a noi e ci si stava arrampicando sopra con poca grazia, sarebbe stata una scena davvero buffa se non fosse per il fatto che tutto ciò stava avvenendo perchè il suo orgoglio le impediva di chiedermi una mano.

Ci sarei arrivato semplicemente allungando il braccio.

Riportai lo sguardo sui libri, cercando di ignorare il mio buonsenso che mi spingeva ad aiutarla.

Un rumore.


[Charlotte]

 

Chiusi gli occhi aspettando di incontrare il suolo, avevo evitato di aggrapparmi alla libreria per il timore di roversciarmela addosso e ora attendevo che il mio scarso equlibrio mi desse il colpo di grazia, ma due mani mi afferrarono per i fianchi mentre sentivo il vuoto sotto ai piedi.

Ma cosa..?!

Aspettai ancora qualche secondo prima di aprire gli occhi, prima di trovarne due a fissarmi ad una distanza fin troppo ravvicinata.

Aaron era di fronte a me, teneva ancora le mani sui miei fianchi mentre io mi perdevo nei suoi occhi.

La distanza tra noi diminuiva sempre di più, tanto che sentivo il suo respiro caldo accarezzarmi il viso.

Spostai la mia attenzione dagli occhi alla sua bocca...

Dio se ho voglia di baciarti, pensai e a un certo punto temetti di aver dato voce ai miei pensieri, ma fortunatamente in quel momento non sarei riuscita a spiccicare parola nemmeno volendo.

Scesi lentamente dalla sedia, il mio corpo scivolò contro il suo perchè le sue mani non diedero segno di volersi staccare dai miei fianchi.

 

«Per quanto mi piacerebbe vederti spiaccicata per terra poi dovrei dare delle spiegazioni a Nucci» soffiò lui sul mio viso, usando una strana voce suadente.

«Come mai tutto questo astio nei miei confronti? Pensavo avessimo raggiunto una tregua» riuscii a dire, senza osare allontanarmi dal suo corpo.

 

«Questo prima che ti mettessi con il mio compagno di stanza e mi dessi del bugiardo» sbottò lui, mentre nel suo sguardo si accendeva una scintilla che non riuscii a decifrare.

«Io e Kevin non stiamo insieme, almeno non come tu stai insieme ad Alexa!» precisai, animandomi.

«Ah non state insieme?» Aaron inarcò un sopracciglio, ignorando l’ultima parte della mia frase e stringendomi i fianchi con più forza.

 

Madre de Dios...

Cercai qualcosa di sarcastico da dire, ma la sua vicinanza mi stava confondendo. Il suo viso si faceva sempre più vicino, ormai riuscivo a distinguere le pagliuzze dorate dentro le sue iridi nocciola.

Cosa diavolo stava succedendo?

 

Le sue labbra erano a qualche centimetro dalle mie. La sua presa era ferrea, io avevo smesso di respirare.

Sentii le mie dita farsi più leggere.

SBAM!

Trasalii di colpo, tornando alla realtà.

 

Avevo lasciato cadere il libro che ero salita a prendermi.

Senza nemmeno pensarci due volte, mi ritrassi alla sua presa e mi chinai a raccogliere il libro, lasciando che i capelli scendessero a coprirmi il volto.

Ero sicura di essere diventata rossa come i miei capelli, quando mi rialzai evitai accuratamente di guardarlo, afferrai la borsa e mi fiondai fuori dall’aula.

 

Ancora sconvolta uscii dalla biblioteca e mi diressi verso il dormitorio sperando di trovare Kim una volta rientrata in stanza.

Attraversai la strada frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi e quando le trovai ero già di fronte alla mia amica che aveva un sorriso enorme stampato sul viso.

 

Le gettai le braccia al collo, ero quasi sul punto di scoppiare in lacrime e le raccontai tutto quello che era appena accaduto, le riversai addosso tutti i miei dubbi e le mie incertezze.

Io e Aaron eravamo ad un passo dal baciarci…

E se non fosse caduto il libro? Sarebbe successo davvero?

Possibile fosse scattata questa attrazione fra di noi?

 

«Forse aveva ragione Natasha» mi disse Kim.

«Cosa?» domandai, forse non avevo sentito bene…

«Sai benissimo cosa ho detto e sai pure che ho ragione» cominciò lei «ma ora non abbiamo tempo di analizzare ogni secondo che avete trascorso insieme o di vedere il tuo broncio toccare il pavimento...» affermò lei severa.

La guardai ad occhi sgranati, che le prendeva?

«Ci hanno invitate ad una festa!» mi urlò nelle orecchie cambiando completamente tono.

«Com’è che ci invitano a tutte queste feste adesso?» indagai io.

«Sai... Jacob ha insistito… così ho accettato...» farfugliò lei rossa in viso.

Lasciai cadere il discorso anche se l’interesse della mia amica verso un particolare gemello non mi era affatto passato inosservato.

 

«Ma poi che razza di festa è?» domandai, mentre ci dirigevamo verso un bar.

«Mmh… Dovrebbe essere il compleanno di Alexa, domenica fa 20 anni! Vive nella super mega villa vicino al campus che abbiamo visto il primo giorno venendo qui...» esclamò Kim, parlando a ruota libera.

Ma io la interruppi lanciandole un'occhiata torva.

«Non esiste, io non vengo alla festa di Alexa» dissi con decisione.

«Cosa? Ma… » Kim mi fermò piazzandosi le mani sui fianchi, cercando di assumere una posizione minacciosa.

 

«Non se ne parla minimamente, preferirei andare a cena con Nucci piuttosto che venire! E poi ho un sacco di cose fare… Devo finire una ricerca per linguistica, leggere e schematizzare filosofia e scrivere un saggio su Aracne nell'età contemporanea!» elencai sorpassandola.

«Ma perché dai? È solo una serata!» Kim mi seguì cercando di giocarsi la carta della voce lamentosa e gli occhi a cucciolo.

 

«Non ci penso proprio, sicuramente ci sarà Aaron e non ho proprio voglia di vederlo limonare con quella sciaquetta… Soprattutto dopo quello che è quasi successo in biblioteca» sibilai, ferma nella mia decisione.

«Ma allora lo vedi che ti piace!» rise Kim.

Avvampai di colpo e scandii furiosa: «Ma non è vero! Sta facendo di tutto per farmi uscire dai gangheri!».

 

***

 

Non avevo nessuna voglia di andare a quella festa, ma l'allegria di Kim era talmente contagiosa che una volta uscita dalla doccia cominciai a truccarmi.

Sì proprio io, mi stavo truccando.

Mi dedicai all'eyeliner per qualche minuto e passando poi al mascara, completai con un rossetto tenue.

«Mi devo preoccupare? 30 secondi fa non volevi neanche mettere il naso fuori… Cos’è sta storia?» domandò la mia amica squadrandomi.

«Eddai per una volta! Se proprio devo venire tanto vale farlo in grande stile...» brontolai io, cercando di non darle troppa soddisfazione.

«Beh ora non possiamo sprecare questo capolavoro mettendo solo un paio di jeans» disse lei facendomi l'occhiolino, «Lo scelgo io il tuo vestito!» quasi saltò dall'entusiasmo.

 

Protestai un po’ facendola scendere a compromessi: sì al vestito, ma niente tacchi.

Kim optò perciò per un vestitino nero attillato che con le mie mie vecchie converse faceva un po’ a pugni ma tutto sommato era meglio così piuttosto che rovinare al suolo dopo tre passi.

 

Finì di prepararsi anche Kim che era splendida come al solito, i capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle incorniciandole il viso mentre la tutina rossa che aveva scelto non la faceva passare affatto inosservata.

«Mi farai sfigurare» risi dandole un pizzicotto affettuoso.

«Ma non sono mica io ad avere due pretendenti ai miei piedi » disse lei alludendo ad Aaron e a Kevin.

Sbuffai e scossi la testa ancora incredula da quell’intreccio amoroso che stava diventando la mia vita.

«Ma scusa un attimo come arriviamo alla festa?» chiesi ad un tratto.

 

***

 

[Aaron]

 

Come diavolo avevo fatto a dimenticarmi del compleanno di Alexa?

 

Jacob e James squadrarono la mia espressione scioccata con un lieve sorriso stampato sui loro volti identici.

Li avevo incontrati fuori dalla biblioteca: entrambi erano venuti a cercarmi per chiedermi se fossi pronto per la festa e soprattutto se li avessi scarozzati io alla villa di Alexa.

«Te ne sei dimenticato vero?» rise Jacob, dandomi una pacca.

James mi lanciò un’occhiata di traverso.

«Ma non eravate tornati insieme?» domandò curioso, scrutandomi con particolare attenzione.

Sapevo che lui e Alexa per qualche assurda ragione erano rimasti molto amici anche dopo la nostra rottura e perciò ponderai con cura la mia risposta.

«In realtà no, dopo la scorsa partita siamo usciti a mangiare insieme ma nulla di più...»

 

«Quindi ha mentito sul fatto che vi siete baciati...» disse James, incrociando le braccia.

«Ehm.. No in realtà ci siamo baciati… Ma...» balbettai, cercando di evadere da quella conversazione spinosa.

«Ma? Amico, mettiti una camicia e fai il bravo fidanzato! » borbottò James, con una lieve sfumatura minacciosa pericolosa nella voce.

«Ma noi non siamo fidanzati!» esclamai esasperato.

«Allora fai finta, almeno per la sera del suo compleanno… Lei ne è convinta al 100% che ci sia stato il ritorno di fiamma fra voi...» disse James.

 

Mi passai una mano fra i capelli esasperato, cercando di pensare al modo più rapido per tirarmi fuori da quella situazione.

Avevo zero voglia di andare a quella festa e non le avevo nemmeno preso un regalo.

«Non le ho fatto nemmeno un regalo… » bofonchiai riflettendo su tutte le cose che avrei dovuto fare.

«Perfetto, allora guidi tu così prima di andare alla festa, passiamo nella gioielleria in centro e le prendiamo quel bracciale che mi ha detto che le piace tanto… » disse James, con l'aria contenta di chi sembra avermi risolto tutti i problemi.

«Sì tanto io i soldi li cago interi» borbottai, improvvisamente di malumore.

«Quanto la fai lunga, io e Jamie contribuiamo!» intervenne Jacob, dandomi una pacca di conforto.

 

Sbuffai di nuovo.

Sapevo quanto Alexa ci tenesse al suo compleanno perciò mi ripromisi di fare il bravo finto fidanzato, almeno per quella sera.

 

Poi l'avrei rimossa definitivamente.

 

***

 

«Dobbiamo dare un passaggio a chi??!?!! » gridai e per poco non presi sotto la vecchia segretaria Norris e il suo stupido chihuahua.

 

Non era stato abbastanza infilarmi una camicia stretta e soffocante, prelevare un numero spropositato di soldi per il regalo e fare da autista a quelle zecche dei miei migliori amici, ora venivo pure a scoprire che avrei dovuto dare un passaggio anche a Charlotte e alla sua migliore amica, Kim, che da un paio di settimane era diventata la terza ombra dei gemelli…

 

Qualcuno lassù ce l'aveva con me!

 

«Qual è il problema? Abbiamo due posti in più e poi Kim è una figa stratosferica, stasera mi ha promesso di leggermi la mano… » esclamò Jacob entusiasta.

«Sì, da come ti guarda quella vuole leggerti altro… » commentò James malizioso, girandosi verso il sedile dietro.

Jacob si allungò verso il sedile anteriore dove era seduto James e gli mollò una sberla sul collo.

 

«Ahia… Eccole! Fermati qui!» disse James e io inchiodai di colpo, mentre Jacob faceva un lungo fischio.

«Ma che gambe ha Kim?» commentò prima di uscire e aprire la portiera.

Ma io lo sentii appena perchè tutta la mia attenzione era calamitata verso Charlotte.







 
   
 
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