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Autore: Abby_da_Edoras    10/03/2019    6 recensioni
Per vostra grande sfortuna, le mie grinfie e i miei deliri sono arrivati anche su questa serie TV! Sì, voglio sottolineare che mi sono ispirata totalmente alla serie TV e che non voglio minimamente mancare di rispetto ai personaggi storici, però la mia "sindrome da lieto fine" è arrivata a tanto che ho deciso di... fare in modo che la Congiura dei Pazzi non ci sia proprio stata! Come ho fatto ad arrivare a tanto? Beh, con una storia a metà tra la parodia e la commedia, in cui ho inserito un nuovo personaggio, Antonio Orsini, completamente inventato, un ragazzo sensibile, allegro e generoso che si impegnerà totalmente per riconciliare Medici e Pazzi... e ci riuscirà, perché nelle mie storie un lieto fine lo devono avere proprio tutti (e chi lo ha detto che i cattivi non hanno un lieto fine? Con me sì!). Ah, il mio prestavolto per Antonio Orsini è il Romeo del musical Ama e cambia il mondo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi, sceneggiatori e produttori della serie TV I Medici 2.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quattordicesimo

 

I can say that I can change the world 
But if you let me 
I can make another world for us 
Let me suffer all for you 
Make this vision all brand new…

(“Renaissance” – Skin)

 

Nei giorni seguenti le cose sembrarono girare a favore dei Medici: Giuliano aveva convinto il Duca Sforza a firmare il trattato di alleanza con Firenze e Venezia; Lorenzo era riuscito a fermare le truppe papali che si erano limitate a destituire il corrotto Gonfaloniere Vitelli senza fare del male agli abitanti di Città di Castello.

Questi importanti risultati furono di grande aiuto per la famiglia Medici che, a questo punto, poteva anche accettare il fatto di aver perduto qualche voto per Petrucci. I Priori avrebbero sicuramente apprezzato gli sforzi dei due fratelli e l’importanza di queste conquiste in favore di Firenze, appoggiando quindi il loro candidato come Gonfaloniere.

Insomma, pareva proprio che, anche questa volta, i sogni di gloria di Jacopo avrebbero dovuto ridimensionarsi. Mai ‘na gioia per lui, in parole povere…

Antonio, come al solito, pensò che sarebbe stato suo dovere andare a parlare con lui per anticipargli che, forse, il risultato delle elezioni non sarebbe stato proprio quello che lui si aspettava e, magari, sperando di non beccarsi un altro ceffone… Per Jacopo Pazzi, a quanto pareva, non valeva il detto Ambasciator non porta pena!

Entrando a Palazzo Pazzi, però, il giovane Orsini udì un colloquio piuttosto concitato tra Jacopo e un’altra persona e si fermò sulla soglia, incerto. Gli parve di riconoscere la voce di Luca Soderini e, preoccupato, rimase fuori dalla stanza ad ascoltare. Sì, sapeva che non stava bene origliare, ma aveva anche capito che in quel folle mondo in cui si era trovato a vivere doveva cercare di restare sempre un passo avanti a Jacopo.

Soderini aveva detto a Pazzi che non avrebbe tradito Lorenzo, che anzi gli avrebbe confessato la verità subendone le conseguenze e che, quindi, avrebbe dato il suo voto a Petrucci.

Quest’uomo cambia idea a seconda di come cambia il vento, pensò Antonio, aspettandosi una reazione violenta da parte di Jacopo.

“Siete un uomo onesto, Luca, e io vi rispetto” disse invece Pazzi, sorprendendo tanto Soderini quanto Antonio. “Potete andare, adesso, non c’è altro da dire.”

Con il cuore che gli batteva a mille, il ragazzo uscì dal palazzo e finse di passare di lì per caso. La reazione inaspettata di Jacopo non lo aveva convinto fino in fondo e poi, a dirla tutta, aveva molta curiosità di parlare con Soderini e capire meglio la sua posizione nei confronti di Lorenzo.

“Buon pomeriggio, Messer Soderini. Mi permettete di accompagnarvi a casa? Vorrei parlare con voi in privato” disse il giovane Orsini al Priore.

Se Soderini era rimasto stupito nel trovare Antonio fuori da Palazzo Pazzi, non lo diede a vedere più di tanto e accettò la sua offerta. I due si incamminarono insieme e Antonio iniziò con le sue domande prendendola piuttosto alla larga e fingendo di non aver udito una parola del dialogo che l’uomo aveva appena avuto con Jacopo Pazzi.

“Messer Soderini, vi confesso di essere rimasto piuttosto stupito quando Lorenzo ci ha annunciato che avreste votato per Messer Pazzi” disse. “So che siete amico della famiglia Medici da molto tempo e devo confessarvi che Lorenzo è rimasto molto deluso dalla vostra decisione.”

Soderini sembrava a disagio. Insieme ad Antonio imboccò un vicolo che lo avrebbe portato più velocemente al suo palazzo e, camminando in fretta, iniziò a parlare.

“La mia decisione è cambiata” annunciò. “Non darò il mio voto a Jacopo Pazzi e…”

In quel momento un’ombra uscì improvvisa da una rientranza e fece per slanciarsi contro Soderini, brandendo una daga. Antonio, colto alla sprovvista, lanciò un grido e Soderini scartò di lato, impedendo così all’uomo armato di colpirlo, quindi cercò di afferrare il braccio del sicario per vederlo in faccia.

Il mantello scuro che ricopriva il volto dell’uomo ricadde da un lato e sia Antonio sia Soderini videro chiaramente il volto patibolare dello sgherro di Jacopo. Il sicario, vistosi riconosciuto, esitò. La sua prima intenzione sarebbe stata quella di prendere a coltellate tutti e due, tanto per togliersi il pensiero, ma il grido di Antonio era stato udito in strada, alcune persone cominciavano ad affacciarsi all’imboccatura del vicolo e, fatti due conti, il sicario ritenne più prudente dileguarsi prima che a qualcuno venisse in mente di chiamare i birri…

“Messer Soderini, state bene? Siete ferito?” si preoccupò subito Antonio, avvicinandosi all’uomo. Intanto, le persone che si erano raccolte all’imboccatura del vicolo, vedendo che non accadeva più niente di emozionante, si stavano allontanando… in fondo il mondo di allora non era poi tanto diverso da oggi!

“Sì, sto bene, ma… quell’uomo, io l’ho riconosciuto. E’ uno degli uomini di Jacopo Pazzi!” esclamò il Priore, a metà tra lo sconvolto e l’indignato. “Pazzi voleva uccidermi perché non dessi il mio voto a Petrucci! Antonio, dobbiamo andare subito al Palazzo dei Priori, convocare una riunione e denunciarlo. Tu eri con me, hai visto tutto, sarai un testimone. Dobbiamo andare immediatamente!”

“Messere, siete turbato, è comprensibile. Vi accompagno a casa e vostro figlio Bastiano si occuperà di voi” replicò a sorpresa il giovane, come se non lo avesse nemmeno sentito.

Soderini si voltò a guardarlo e rimase ancora più sconcertato: Antonio era serio in volto come non lo aveva mai visto e il suo sguardo era fermo, duro quasi, per quanto potesse fare il duro un ragazzetto come lui… era poco credibile, ma il giovane sperava che avrebbe funzionato. Non aveva studiato le mosse e gli atteggiamenti di Jacopo per niente, durante tutto quel tempo, a qualcosa sarebbe pur dovuto servire!

“Antonio, hai capito quello che ho detto? Dobbiamo denunciare Jacopo Pazzi al Consiglio, per aver tentato di assassinare un Priore!” ripeté Soderini, che forse non aveva ancora chiaro con chi aveva a che fare… o forse cominciava a sospettarlo.

“Io vi accompagnerò in due posti soltanto, Messer Soderini” disse Antonio, tirando fuori il tono di voce più cupo e grave del suo repertorio. “A casa vostra, se volete riposare e dimenticare tutta questa brutta faccenda; oppure a Palazzo Medici per raccontare tutto a Lorenzo… compresa la parte che avete avuto voi nella storia.”

Luca Soderini era allibito. Conosceva Antonio come un ragazzo semplice, gentile e generoso, sapeva che era amico di Lorenzo e che cercava di favorire una riconciliazione tra i Medici e i Pazzi; oddio, sapeva anche, come ormai quasi tutta Firenze, che il suo rapporto con Jacopo Pazzi era piuttosto ambiguo a voler essere buoni, ma non se ne era mai curato, perché la cosa non lo riguardava.

Eh, già, però adesso la cosa cominciava a riguardarlo. Possibile che si fosse legato a Jacopo così tanto da tirar fuori un lato oscuro che probabilmente nemmeno sapeva di avere?

“Di che cosa stai parlando, ragazzo?”

“Del fatto che so tutto, so che Messer Pazzi vi teneva in pugno perché era a conoscenza del vostro ruolo nell’attentato al padre di Lorenzo e che voi, alla fine, vi siete rifiutato di cedere al ricatto. Vi ammiro per il vostro coraggio, ma non vi permetterò di danneggiare Messer Pazzi” affermò il giovane, ostentando una gelida calma che in realtà non provava nemmeno lontanamente… ma che riteneva l’atteggiamento più consono al momento.

“Antonio, non mi dirai che vuoi veramente proteggere quell’assassino, quel…”

“Forse devo spiegarmi meglio, Messer Soderini? Avete due sole possibilità: potete tornare a casa e fingere che non sia mai accaduto nulla, dicendo a Lorenzo che avete cambiato idea e che voterete per Petrucci, appoggiando la sua famiglia come avete sempre fatto; in questo caso nessuno saprà mai niente del vostro tradimento e voi sarete libero di votare secondo coscienza, nessuno vi intimidirà più. Oppure potete andare da Lorenzo e raccontargli tutto, sperando che vi perdoni… in quel caso dubito che potrete mantenere il vostro seggio in Consiglio e votare alle elezioni, tuttavia sono propenso a credere che Lorenzo vi perdonerà e, in ogni caso, io insisterò perché lo faccia. Non subirete conseguenze in nessuno dei due casi” promise Antonio. E, in quel momento, probabilmente Jacopo sarebbe stato fiero di lui, se lo avesse visto: aveva recitato perfettamente la parte di quello che ti fa un’offerta che non potrai rifiutare. A quanto pareva, aveva imparato dal migliore!

“Non riesco a crederci… tu mi stai ricattando, giovane Orsini? Tu? E tutto per proteggere quell’uomo e i suoi sporchi traffici?” Soderini era sbigottito. “Jacopo Pazzi ha tentato di uccidermi e deve essere denunciato…”

“Non oserete denunciare Messer Pazzi ai Priori, altrimenti sarò io stesso a denunciare voi agli stessi Priori, per l’attentato a Piero de’ Medici. Sono stato più chiaro, adesso?” dichiarò Antonio, con maggior convinzione. Dentro si sentiva la persona più abietta e crudele dell’universo, ma non avrebbe lasciato che Soderini nuocesse a Jacopo, mai, a nessun costo. Non poteva permettere che Jacopo venisse arrestato… o peggio.

Soderini scosse il capo, impotente.

“Io non ti capisco proprio, figliolo” mormorò. “Hai visto tu stesso i metodi che usa quell’uomo, hai visto che era disposto a farmi uccidere, eppure lo difendi. Vuoi davvero che uno come Jacopo Pazzi diventi Gonfaloniere?”

L’espressione sul volto del ragazzo si fece triste e delusa.

“No, Messer Pazzi non diventerà Gonfaloniere” replicò. “Non avrà più il vostro voto e la maggioranza dei Priori appoggerà i Medici, perché Lorenzo è riuscito a concludere delle alleanze molto vantaggiose per Firenze. Sarà Petrucci a vincere.”

E Messer Pazzi non sarà per niente contento quando lo saprà…

“Ma, allora… se tu non condividi i suoi metodi e se sei dalla parte di Lorenzo, perché vuoi proteggerlo?” chiese ancora il Priore Soderini. Poi guardò in faccia Antonio e lesse la risposta nei suoi grandi occhi scuri… “Anzi, no, non dirmelo, credo proprio di non volerlo sapere.”

“Dunque che cosa decidete di fare, Messer Soderini?”

L’uomo aveva scelto: questa volta non sarebbe stato un codardo.

“Andiamo a Palazzo Medici, racconterò tutto a Lorenzo e accetterò la sua decisione, qualunque essa sia” dichiarò, convinto.

Finalmente Antonio poté rilassarsi e regalare un sorriso a Soderini. Sorridere ed essere amichevole gli veniva molto più spontaneo che recitare la parte del boss di provincia

“Molto bene, allora vi accompagnerò a Palazzo Medici” disse. Pensava che Soderini avrebbe dovuto rinunciare al suo seggio fra i Priori, Lorenzo avrebbe preteso almeno quello ma, tutto sommato, era anche convinto che sarebbe stato perdonato.

Era stata dura, durissima per lui doversi imporre su Soderini, ricattarlo, minacciarlo perfino. Si sentiva stanchissimo, ma sapeva che avrebbe dovuto farci l’abitudine: Jacopo a volte aveva delle alzate d’ingegno che lo mettevano nei guai e rovinavano tutto quello che Antonio sperava potesse ottenere. Non sarebbe stato facile restargli sempre un passo avanti… ma che accidenti gli era venuto in mente di tentare di far assassinare Soderini? Si era bevuto il cervello? Meno male che lui era nei paraggi… non poteva proprio perderlo d’occhio un istante che combinava qualcosa!

E così Antonio accompagnò Soderini a Palazzo Medici e rimase con lui mentre confessava quello che, anni prima, aveva fatto contro suo padre. Lorenzo lo ascoltò prima incredulo, poi indignato, infine semplicemente addolorato per il tradimento di colui che aveva sempre considerato un caro amico della sua famiglia.

“Come avete potuto, Luca? Mio padre vi voleva bene, si è sempre fidato di voi…”

Luca Soderini, in coscienza, si sentiva veramente un verme. A quel punto non contava più tanto cosa avrebbe deciso Lorenzo, lui si sarebbe comunque ritirato dalla sua carica di Priore, poiché non se ne sentiva più degno.

“Potrei dire che l’ho fatto per il bene di Firenze, perché sapevo che vostro padre era un debole e che ne avrebbe causato la rovina… ma ciò non mi assolverebbe, lo so bene” mormorò l’uomo. “Ero suo amico, avrei dovuto parlargli, non agire alle sue spalle.”

Lorenzo era molto provato, ma riuscì a guardare l’amico negli occhi e a superare il dolore.

“Non vi avrebbe ascoltato” replicò. “Io lo so bene, perché ho dovuto fare quasi la stessa cosa, alla fine, per salvare Firenze. Lui l’avrebbe messa nelle mani del Duca Sforza se io non lo avessi tradito, prendendo il suo posto a capo della Banca Medici con l’appoggio dei Priori. E’ vero, io non ho aggredito mio padre con un’arma, ma spesso mi chiedo se… se con il mio gesto non abbia accelerato la sua morte. Anch’io l’ho pugnalato alle spalle e, in fin dei conti, non sono migliore di voi.”

Sia Lorenzo che Soderini erano commossi e straziati dai ricordi. Quello che sarebbe potuto essere un confronto drammatico diventò, con grande soddisfazione di Antonio, una riconciliazione vera, che veniva dal cuore. I due si abbracciarono, sciogliendo il rimorso delle azioni passate in un pianto silenzioso.

La cosa, però, non finiva lì.

“Jacopo Pazzi mi aveva ricattato, costringendomi a promettergli il suo voto se non volevo che lui ti rivelasse tutto” spiegò poi Luca Soderini. “Inizialmente sono stato un codardo e ho ceduto al suo ricatto, ma poi ho compreso… ho preferito dirti tutto io stesso. E, comunque vada, mi dimetterò da Priore: non merito più di ricoprire quella carica.”

A questo Lorenzo non poté muovere obiezioni. Soderini aveva sbagliato e adesso sceglieva di punirsi, rinunciando alla carriera politica e ai suoi privilegi. Peccato che Jacopo non fosse altrettanto lungimirante… ma già, non sarebbe stato Jacopo Pazzi!

“Credo che sia la cosa giusta da fare, Luca, ma non temete, nessuno saprà il vero motivo del vostro ritiro” disse il giovane Medici. “Diremo in giro che avete compiuto questa scelta per motivi di salute. E io chiederò ai Priori di concedere il vostro seggio nel Consiglio a Bastiano, vostro figlio.”

Soderini lo fissò, incredulo e commosso.

“Sì, la vostra famiglia non deve essere punita per un errore che voi avete commesso anni fa e di cui siete pentito. Sono certo che Bastiano sarà un ottimo Priore” sorrise Lorenzo.

“Non so come ringraziarti, Lorenzo, davvero, io… ero pronto a tutto, venendo qui, e la tua generosità mi lascia senza parole” disse l’uomo. Si voltò verso Antonio, che aveva seguito tutta la scena con grande partecipazione, e comprese che era anche merito suo se tutto era finito nel modo migliore. Lui lo aveva salvato e lo aveva accompagnato da Lorenzo…

Per riguardo ai sentimenti del giovane Orsini, avrebbe taciuto su Jacopo e su ciò che aveva tentato di fare. In fondo, anche lui si era macchiato di una colpa simile ed era stato perdonato…

“Mi chiedo, però, come reagirà Jacopo alla vostra decisione” fece Lorenzo, notando quella sorta di sguardo d’intesa che era passato tra Soderini e Antonio.

“Andrò a parlargli io, naturalmente!” si offrì subito il ragazzo, mostrando un entusiasmo quanto mai ingiustificato. “Se volete, Messer Soderini, vi accompagnerò a casa e poi mi recherò a Palazzo Pazzi.”

Così fece, infatti. Scortò l’uomo fino a casa sua (hai visto mai Jacopo volesse provare una seconda volta a mandare il suo sicario…) e poi fece per incamminarsi verso la dimora di Pazzi.

“Antonio, aspetta” lo richiamò Soderini, preoccupato. “Sei sicuro? Voglio dire, a quest’ora Jacopo saprà benissimo che hai sventato i suoi piani… e se volesse vendicarsi su di te?”

Antonio sorrise, ostentando una sicurezza maggiore di quella che provava.

“Non temete, io non credo che Messer Pazzi potrebbe farmi del male. E poi, son pur sempre un Orsini, no? Non si metterebbe mai contro una potente famiglia romana!” ribatté. “Vi porgo i miei saluti, Messer Soderini.”

L’uomo guardò il giovane allontanarsi, senza trovare altre parole per trattenerlo. Poteva solo sperare che Antonio avesse ragione e che Jacopo riuscisse a ragionare lucidamente almeno davanti a lui. Il ragazzo, in fondo, aveva fatto di tutto per proteggerlo quando sarebbe stato così facile denunciarlo ai Priori…

Ma Jacopo sarebbe riuscito a capire quanto Antonio fosse generoso, coraggioso e quanto, da vero incosciente, fosse perdutamente innamorato di lui?

Fine capitolo quattordicesimo

 

 

 

 

 

 

   
 
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