Capitolo
quattordicesimo
I can say that I can
change the world
But if you let me
I can make another world for us
Let me suffer all for you
Make this vision all brand new…
(“Renaissance” – Skin)
Nei giorni seguenti le cose sembrarono girare a
favore dei Medici: Giuliano aveva convinto il Duca Sforza a firmare il trattato
di alleanza con Firenze e Venezia; Lorenzo era riuscito a fermare le truppe
papali che si erano limitate a destituire il corrotto Gonfaloniere Vitelli
senza fare del male agli abitanti di Città di Castello.
Questi importanti risultati furono di grande
aiuto per la famiglia Medici che, a questo punto, poteva anche accettare il
fatto di aver perduto qualche voto per Petrucci. I Priori avrebbero sicuramente
apprezzato gli sforzi dei due fratelli e l’importanza di queste conquiste in
favore di Firenze, appoggiando quindi il loro candidato come Gonfaloniere.
Insomma, pareva proprio che, anche questa
volta, i sogni di gloria di Jacopo avrebbero dovuto ridimensionarsi. Mai ‘na gioia
per lui, in parole povere…
Antonio, come al solito, pensò che sarebbe
stato suo dovere andare a parlare con lui per anticipargli che, forse, il
risultato delle elezioni non sarebbe stato proprio quello che lui si aspettava
e, magari, sperando di non beccarsi un altro ceffone… Per Jacopo Pazzi, a
quanto pareva, non valeva il detto Ambasciator
non porta pena!
Entrando a Palazzo Pazzi, però, il giovane
Orsini udì un colloquio piuttosto concitato tra Jacopo e un’altra persona e si
fermò sulla soglia, incerto. Gli parve di riconoscere la voce di Luca Soderini
e, preoccupato, rimase fuori dalla stanza ad ascoltare. Sì, sapeva che non
stava bene origliare, ma aveva anche capito che in quel folle mondo in cui si
era trovato a vivere doveva cercare di restare sempre un passo avanti a Jacopo.
Soderini aveva detto a Pazzi che non avrebbe
tradito Lorenzo, che anzi gli avrebbe confessato la verità subendone le
conseguenze e che, quindi, avrebbe dato il suo voto a Petrucci.
Quest’uomo cambia idea a seconda di come cambia il vento, pensò Antonio, aspettandosi una reazione violenta da parte
di Jacopo.
“Siete un uomo onesto, Luca, e io vi rispetto”
disse invece Pazzi, sorprendendo tanto Soderini quanto Antonio. “Potete andare,
adesso, non c’è altro da dire.”
Con il cuore che gli batteva a mille, il
ragazzo uscì dal palazzo e finse di passare di lì per caso. La reazione
inaspettata di Jacopo non lo aveva convinto fino in fondo e poi, a dirla tutta,
aveva molta curiosità di parlare con Soderini e capire meglio la sua posizione
nei confronti di Lorenzo.
“Buon pomeriggio, Messer Soderini. Mi
permettete di accompagnarvi a casa? Vorrei parlare con voi in privato” disse il
giovane Orsini al Priore.
Se Soderini era rimasto stupito nel trovare
Antonio fuori da Palazzo Pazzi, non lo diede a vedere più di tanto e accettò la
sua offerta. I due si incamminarono insieme e Antonio iniziò con le sue domande
prendendola piuttosto alla larga e fingendo di non aver udito una parola del
dialogo che l’uomo aveva appena avuto con Jacopo Pazzi.
“Messer Soderini, vi confesso di essere rimasto
piuttosto stupito quando Lorenzo ci ha annunciato che avreste votato per Messer
Pazzi” disse. “So che siete amico della famiglia Medici da molto tempo e devo
confessarvi che Lorenzo è rimasto molto deluso dalla vostra decisione.”
Soderini sembrava a disagio. Insieme ad Antonio
imboccò un vicolo che lo avrebbe portato più velocemente al suo palazzo e,
camminando in fretta, iniziò a parlare.
“La mia decisione è cambiata” annunciò. “Non
darò il mio voto a Jacopo Pazzi e…”
In quel momento un’ombra uscì improvvisa da una
rientranza e fece per slanciarsi contro Soderini, brandendo una daga. Antonio,
colto alla sprovvista, lanciò un grido e Soderini scartò di lato, impedendo
così all’uomo armato di colpirlo, quindi cercò di afferrare il braccio del
sicario per vederlo in faccia.
Il mantello scuro che ricopriva il volto
dell’uomo ricadde da un lato e sia Antonio sia Soderini videro chiaramente il
volto patibolare dello sgherro di Jacopo. Il sicario, vistosi riconosciuto,
esitò. La sua prima intenzione sarebbe stata quella di prendere a coltellate
tutti e due, tanto per togliersi il pensiero, ma il grido di Antonio era stato
udito in strada, alcune persone cominciavano ad affacciarsi all’imboccatura del
vicolo e, fatti due conti, il sicario ritenne più prudente dileguarsi prima che
a qualcuno venisse in mente di chiamare i birri…
“Messer Soderini, state bene? Siete ferito?” si
preoccupò subito Antonio, avvicinandosi all’uomo. Intanto, le persone che si
erano raccolte all’imboccatura del vicolo, vedendo che non accadeva più niente
di emozionante, si stavano allontanando… in fondo il mondo di allora non era
poi tanto diverso da oggi!
“Sì, sto bene, ma… quell’uomo, io l’ho riconosciuto.
E’ uno degli uomini di Jacopo Pazzi!” esclamò il Priore, a metà tra lo
sconvolto e l’indignato. “Pazzi voleva uccidermi perché non dessi il mio voto a
Petrucci! Antonio, dobbiamo andare subito al Palazzo dei Priori, convocare una
riunione e denunciarlo. Tu eri con me, hai visto tutto, sarai un testimone.
Dobbiamo andare immediatamente!”
“Messere, siete turbato, è comprensibile. Vi
accompagno a casa e vostro figlio Bastiano si occuperà di voi” replicò a
sorpresa il giovane, come se non lo avesse nemmeno sentito.
Soderini si voltò a guardarlo e rimase ancora
più sconcertato: Antonio era serio in volto come non lo aveva mai visto e il
suo sguardo era fermo, duro quasi, per quanto potesse fare il duro un
ragazzetto come lui… era poco credibile, ma il giovane sperava che avrebbe
funzionato. Non aveva studiato le mosse e gli atteggiamenti di Jacopo per
niente, durante tutto quel tempo, a qualcosa sarebbe pur dovuto servire!
“Antonio, hai capito quello che ho detto?
Dobbiamo denunciare Jacopo Pazzi al Consiglio, per aver tentato di assassinare
un Priore!” ripeté Soderini, che forse non aveva ancora chiaro con chi aveva a
che fare… o forse cominciava a sospettarlo.
“Io vi accompagnerò in due posti soltanto,
Messer Soderini” disse Antonio, tirando fuori il tono di voce più cupo e grave
del suo repertorio. “A casa vostra, se volete riposare e dimenticare tutta
questa brutta faccenda; oppure a Palazzo Medici per raccontare tutto a Lorenzo…
compresa la parte che avete avuto voi nella
storia.”
Luca Soderini era allibito. Conosceva Antonio
come un ragazzo semplice, gentile e generoso, sapeva che era amico di Lorenzo e
che cercava di favorire una riconciliazione tra i Medici e i Pazzi; oddio,
sapeva anche, come ormai quasi tutta Firenze, che il suo rapporto con Jacopo
Pazzi era piuttosto ambiguo a voler
essere buoni, ma non se ne era mai curato, perché la cosa non lo riguardava.
Eh, già, però adesso la cosa cominciava a
riguardarlo. Possibile che si fosse legato a Jacopo così tanto da tirar fuori
un lato oscuro che probabilmente
nemmeno sapeva di avere?
“Di che cosa stai parlando, ragazzo?”
“Del fatto che so tutto, so che Messer Pazzi vi
teneva in pugno perché era a conoscenza del vostro ruolo nell’attentato al
padre di Lorenzo e che voi, alla fine, vi siete rifiutato di cedere al ricatto.
Vi ammiro per il vostro coraggio, ma non vi permetterò di danneggiare Messer
Pazzi” affermò il giovane, ostentando una gelida calma che in realtà non
provava nemmeno lontanamente… ma che riteneva l’atteggiamento più consono al momento.
“Antonio, non mi dirai che vuoi veramente
proteggere quell’assassino, quel…”
“Forse devo spiegarmi meglio, Messer Soderini?
Avete due sole possibilità: potete tornare a casa e fingere che non sia mai
accaduto nulla, dicendo a Lorenzo che avete cambiato idea e che voterete per
Petrucci, appoggiando la sua famiglia come avete sempre fatto; in questo caso
nessuno saprà mai niente del vostro tradimento e voi sarete libero di votare
secondo coscienza, nessuno vi intimidirà più. Oppure potete andare da Lorenzo e
raccontargli tutto, sperando che vi perdoni… in quel caso dubito che potrete
mantenere il vostro seggio in Consiglio e votare alle elezioni, tuttavia sono
propenso a credere che Lorenzo vi perdonerà e, in ogni caso, io insisterò
perché lo faccia. Non subirete conseguenze in nessuno dei due casi” promise
Antonio. E, in quel momento, probabilmente Jacopo sarebbe stato fiero di lui,
se lo avesse visto: aveva recitato perfettamente la parte di quello che ti fa
un’offerta che non potrai rifiutare.
A quanto pareva, aveva imparato dal migliore!
“Non riesco a crederci… tu mi stai ricattando, giovane Orsini? Tu? E tutto
per proteggere quell’uomo e i suoi sporchi traffici?” Soderini era sbigottito.
“Jacopo Pazzi ha tentato di uccidermi e deve essere denunciato…”
“Non oserete denunciare Messer Pazzi ai Priori,
altrimenti sarò io stesso a denunciare voi
agli stessi Priori, per l’attentato a Piero de’ Medici. Sono stato più chiaro,
adesso?” dichiarò Antonio, con maggior convinzione. Dentro si sentiva la
persona più abietta e crudele dell’universo, ma non avrebbe lasciato che
Soderini nuocesse a Jacopo, mai, a nessun costo. Non poteva permettere che
Jacopo venisse arrestato… o peggio.
Soderini scosse il capo, impotente.
“Io non ti capisco proprio, figliolo” mormorò.
“Hai visto tu stesso i metodi che usa quell’uomo, hai visto che era disposto a
farmi uccidere, eppure lo difendi. Vuoi davvero che uno come Jacopo Pazzi
diventi Gonfaloniere?”
L’espressione sul volto del ragazzo si fece
triste e delusa.
“No, Messer Pazzi non diventerà Gonfaloniere”
replicò. “Non avrà più il vostro voto e la maggioranza dei Priori appoggerà i
Medici, perché Lorenzo è riuscito a concludere delle alleanze molto vantaggiose
per Firenze. Sarà Petrucci a vincere.”
E Messer Pazzi non sarà per niente contento quando lo saprà…
“Ma, allora… se tu non condividi i suoi metodi
e se sei dalla parte di Lorenzo, perché vuoi proteggerlo?” chiese ancora il
Priore Soderini. Poi guardò in faccia Antonio e lesse la risposta nei suoi
grandi occhi scuri… “Anzi, no, non dirmelo, credo proprio di non volerlo
sapere.”
“Dunque che cosa decidete di fare, Messer
Soderini?”
L’uomo aveva scelto: questa volta non sarebbe
stato un codardo.
“Andiamo a Palazzo Medici, racconterò tutto a
Lorenzo e accetterò la sua decisione, qualunque essa sia” dichiarò, convinto.
Finalmente Antonio poté rilassarsi e regalare
un sorriso a Soderini. Sorridere ed essere amichevole gli veniva molto più
spontaneo che recitare la parte del boss
di provincia…
“Molto bene, allora vi accompagnerò a Palazzo
Medici” disse. Pensava che Soderini avrebbe dovuto rinunciare al suo seggio fra
i Priori, Lorenzo avrebbe preteso almeno quello ma, tutto sommato, era anche
convinto che sarebbe stato perdonato.
Era stata dura, durissima per lui doversi
imporre su Soderini, ricattarlo, minacciarlo perfino. Si sentiva stanchissimo,
ma sapeva che avrebbe dovuto farci l’abitudine: Jacopo a volte aveva delle alzate d’ingegno che lo mettevano nei
guai e rovinavano tutto quello che Antonio sperava potesse ottenere. Non
sarebbe stato facile restargli sempre un passo avanti… ma che accidenti gli era
venuto in mente di tentare di far assassinare Soderini? Si era bevuto il
cervello? Meno male che lui era nei paraggi… non poteva proprio perderlo
d’occhio un istante che combinava qualcosa!
E così Antonio accompagnò Soderini a Palazzo
Medici e rimase con lui mentre confessava quello che, anni prima, aveva fatto
contro suo padre. Lorenzo lo ascoltò prima incredulo, poi indignato, infine
semplicemente addolorato per il tradimento di colui che aveva sempre
considerato un caro amico della sua famiglia.
“Come avete potuto, Luca? Mio padre vi voleva
bene, si è sempre fidato di voi…”
Luca Soderini, in coscienza, si sentiva
veramente un verme. A quel punto non contava più tanto cosa avrebbe deciso
Lorenzo, lui si sarebbe comunque ritirato dalla sua carica di Priore, poiché
non se ne sentiva più degno.
“Potrei dire che l’ho fatto per il bene di
Firenze, perché sapevo che vostro padre era un debole e che ne avrebbe causato
la rovina… ma ciò non mi assolverebbe, lo so bene” mormorò l’uomo. “Ero suo
amico, avrei dovuto parlargli, non agire alle sue spalle.”
Lorenzo era molto provato, ma riuscì a guardare
l’amico negli occhi e a superare il dolore.
“Non vi avrebbe ascoltato” replicò. “Io lo so
bene, perché ho dovuto fare quasi la stessa cosa, alla fine, per salvare
Firenze. Lui l’avrebbe messa nelle mani del Duca Sforza se io non lo avessi
tradito, prendendo il suo posto a capo della Banca Medici con l’appoggio dei
Priori. E’ vero, io non ho aggredito mio padre con un’arma, ma spesso mi chiedo
se… se con il mio gesto non abbia accelerato la sua morte. Anch’io l’ho
pugnalato alle spalle e, in fin dei conti, non sono migliore di voi.”
Sia Lorenzo che Soderini erano commossi e
straziati dai ricordi. Quello che sarebbe potuto essere un confronto drammatico
diventò, con grande soddisfazione di Antonio, una riconciliazione vera, che
veniva dal cuore. I due si abbracciarono, sciogliendo il rimorso delle azioni
passate in un pianto silenzioso.
La cosa, però, non finiva lì.
“Jacopo Pazzi mi aveva ricattato,
costringendomi a promettergli il suo voto se non volevo che lui ti rivelasse
tutto” spiegò poi Luca Soderini. “Inizialmente sono stato un codardo e ho
ceduto al suo ricatto, ma poi ho compreso… ho preferito dirti tutto io stesso.
E, comunque vada, mi dimetterò da Priore: non merito più di ricoprire quella
carica.”
A questo Lorenzo non poté muovere obiezioni.
Soderini aveva sbagliato e adesso sceglieva di punirsi, rinunciando alla
carriera politica e ai suoi privilegi. Peccato che Jacopo non fosse altrettanto
lungimirante… ma già, non sarebbe stato Jacopo Pazzi!
“Credo che sia la cosa giusta da fare, Luca, ma
non temete, nessuno saprà il vero motivo del vostro ritiro” disse il giovane
Medici. “Diremo in giro che avete compiuto questa scelta per motivi di salute.
E io chiederò ai Priori di concedere il vostro seggio nel Consiglio a Bastiano,
vostro figlio.”
Soderini lo fissò, incredulo e commosso.
“Sì, la vostra famiglia non deve essere punita
per un errore che voi avete commesso anni fa e di cui siete pentito. Sono certo
che Bastiano sarà un ottimo Priore” sorrise Lorenzo.
“Non so come ringraziarti, Lorenzo, davvero,
io… ero pronto a tutto, venendo qui, e la tua generosità mi lascia senza
parole” disse l’uomo. Si voltò verso Antonio, che aveva seguito tutta la scena
con grande partecipazione, e comprese che era anche merito suo se tutto era
finito nel modo migliore. Lui lo aveva salvato e lo aveva accompagnato da
Lorenzo…
Per riguardo ai sentimenti del giovane Orsini,
avrebbe taciuto su Jacopo e su ciò che aveva tentato di fare. In fondo, anche
lui si era macchiato di una colpa simile ed era stato perdonato…
“Mi chiedo, però, come reagirà Jacopo alla
vostra decisione” fece Lorenzo, notando quella sorta di sguardo d’intesa che
era passato tra Soderini e Antonio.
“Andrò a parlargli io, naturalmente!” si offrì
subito il ragazzo, mostrando un entusiasmo quanto mai ingiustificato. “Se
volete, Messer Soderini, vi accompagnerò a casa e poi mi recherò a Palazzo
Pazzi.”
Così fece, infatti. Scortò l’uomo fino a casa
sua (hai visto mai Jacopo volesse provare una seconda volta a mandare il suo
sicario…) e poi fece per incamminarsi verso la dimora di Pazzi.
“Antonio, aspetta” lo richiamò Soderini,
preoccupato. “Sei sicuro? Voglio dire, a quest’ora Jacopo saprà benissimo che
hai sventato i suoi piani… e se volesse vendicarsi su di te?”
Antonio sorrise, ostentando una sicurezza
maggiore di quella che provava.
“Non temete, io non credo che Messer Pazzi
potrebbe farmi del male. E poi, son pur sempre un Orsini, no? Non si metterebbe
mai contro una potente famiglia romana!” ribatté. “Vi porgo i miei saluti,
Messer Soderini.”
L’uomo guardò il giovane allontanarsi, senza
trovare altre parole per trattenerlo. Poteva solo sperare che Antonio avesse
ragione e che Jacopo riuscisse a ragionare lucidamente almeno davanti a lui. Il
ragazzo, in fondo, aveva fatto di tutto per proteggerlo quando sarebbe stato
così facile denunciarlo ai Priori…
Ma Jacopo sarebbe riuscito a capire quanto
Antonio fosse generoso, coraggioso e quanto, da vero incosciente, fosse
perdutamente innamorato di lui?
Fine capitolo quattordicesimo