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Autore: Luinloth    10/03/2019    2 recensioni
What If tra la terza e la quarta stagione.
Dopo aver salvato l’Uomo Giusto dall’Inferno, Castiel viene a conoscenza dei piani di Michael per scatenare l’Apocalisse e decide di ribellarsi. A causa della sua disobbedienza, privato per sempre delle sue ali e della sua grazia, viene scaraventato sulla terra dove, per sopravvivere, inizia a vendersi lungo la statale. I Winchester, ignari delle sorti decise per loro dal Paradiso e di come Dean sia stato riportato in vita, hanno abbandonato la vita da cacciatori e vivono in una palazzina anonima alla periferia di Lawrence. Una notte di pioggia Dean incrocia Castiel sulla sua strada e l’Inferno riemerge prepotentemente dai suoi ricordi sotto forma di due occhi blu.
Dal testo:
“Volevi parlare” – il moro lo interruppe, serafico – “Parla”
Ero all’Inferno e ho visto i tuoi occhi.
Non era decisamente un buon modo di intraprendere una conversazione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




Non si poteva certo dire che Dean fosse debole di stomaco.
L’avere strappato arti, lingue e occhi per dieci anni l’aveva reso insensibile a qualsiasi trovata da film splatter che il destino avesse intenzione di rifilargli da lì in poi.
Eppure, il pensiero che qualcuno si fosse accanito in quel modo sulla schiena di Castiel gli dava la nausea. Le radiografie non erano che immagini traslucide su uno sfondo nero; adesso davanti ai suoi occhi c’erano carne, e ossa, e muscoli palpitanti, e le cicatrici di un capolavoro osceno che non si discostava troppo dai lavori di Alastair al piano di sotto, peccato soltanto che Castiel fosse arrivato dal piano di sopra.

Ellie aveva abbassato la pistola ma il suo cervello non sembrava in grado di elaborare altre richieste: il braccio con il quale stringeva la figlia si contraeva a intermittenza.

Sam fu il primo a prendere effettivamente coscienza di quello che stavano guardando.

“Olivia, piccola, noi andiamo di là ok? La mamma viene a prenderti tra poco”

Le parole del cacciatore parvero ridestare Ellie da quella specie di trance inorridita in cui era caduta; lasciò che la bambina gli scivolasse docilmente tra le braccia e mentre Sam saliva le scale che portavano al piano superiore lei tornò a sedersi sulla poltrona, guardinga.

“Va bene Castiel adesso rivestiti, per favore

La voce le tremava appena.

“Ero sicura che aveste dei tramiti” –mormorò – “Ma credo che nessun essere umano potrebbe sopportare quella… quella cosa”

Castiel si rimise la camicia riuscendo nella mirabile impresa di non far combaciare una sola asola col suo bottone corrispondente.

“Possiamo mostrarci anche senza un tramite. Qui sulla Terra il nostro aspetto non è poi così diverso dal vostro e anch’io, prima, ero molto simile a come mi vedi ora”
Si chinò a raccogliere un paio di fogli scarabocchiati sul pavimento, come se tutta quella faccenda improvvisamente avesse smesso di riguardarlo.

“Chi è stato?”

Mezzo metro più in là, Dean era una statua di sale. Il marchio aveva ricominciato a bruciare e lui stava cercando in ogni modo di trattenersi dal tirare un calcio al tavolino macchiato di tempera e spedirlo a schiantarsi contro la parete di fronte.

“Michael” – bastava il suo nome a corrodergli la lingua.

“Ho bisogno di prendere un po’ d’aria” – Dean si alzò dal divano in un turbinio di cartacce e uscì imprecando a mezza bocca calpestando, nell’ordine, un taccuino, una penna mangiucchiata e un vecchio libro privo di copertina.

Nella stanza rimasero soltanto Ellie e Castiel, che si strofinava le mani sulle cosce nel tentativo di riscaldarle.Il guazzabuglio di emozioni che gli si agitava dentro sembrava essersi momentaneamente sopito: ora sentiva soltanto un freddo micidiale.

“Mi sono sempre chiesta se gli angeli fossero stronzi come i loro fratellini infernali” – commentò la ragazza, mordicchiandosi un’unghia – “D’altronde, se i demoni sono stati davvero creati da un Arcangelo, avrei dovuto aspettarmelo”

Raccolse da terra la copia di ‘Profeti ed Arcangeli’, ne sfogliò per qualche istante le pagine consunte e infine lo richiuse con uno scatto secco, sollevando una nuvoletta di polvere.

“D’accordo” – sospirò – “Vi darò il mio aiuto. Ma se provate a fregarmi sappiate che ci sono tre pallottole già pronte per voi” – picchiettò con l’indice sul tamburo della calibro 45 posata lì accanto.

Castiel – che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo puntato sui propri piedi – lo sollevò incredulo verso di lei, mentre una sensazione stranamente nota si accendeva proprio sopra il suo sterno e cominciava ad irradiare calore al resto del corpo.

“Non lo faremo”

Gratitudine.
Doveva aver già provato qualcosa del genere quando era un angelo, ma mai con quella intensità.

“Sarà meglio per voi” – Ellie sistemò una forcina che le spuntava dalla treccia e tornò a sorridere – “Vado a recuperare Olivia, prima che Sam dia di matto. Per stanotte potete rimanere a dormire qui”

Si avviò verso le scale; Castiel aveva adocchiato una traduzione – piuttosto grossolana e piena di imprecisioni a dire il vero – di un testo in enochiano risalente ad un paio di millenni prima, e si era appena messo alla ricerca di una penna nel marasma generale che regnava in quel soggiorno, quando si sentì chiamare di nuovo.

Ellie si era fermata sul quarto gradino e da lassù, con i capelli intrecciati e gli occhi spenti, aveva l’aspetto malinconico d’una regina decaduta.

“Mi dispiace, per le tue ali”






Avevano da poco finito di cenare.
Dean sistemava nella credenza i piatti asciutti che suo fratello gli passava, cercando disperatamente di non inciampare in Olivia che saltellava da una parte all’altra della cucina neanche le avessero attaccato delle molle sotto alle scarpine.

“Ma non si ferma mai?!”
Scansò con un balzo il peluche misteriosamente comparso tra i suoi piedi.

Ellie ridacchiò – “Tranquillo, dieci minuti e crolla. Stasera è particolarmente eccitata perché ci siete voi”

“SA-A-M!”

Dal canto suo, Olivia non sembrava affatto intenzionata a crollare.
Con uno scatto da velocista saettò dall’altra parte della stanza e si aggrappò alle ginocchia di Sam tirandogli i pantaloni; lui la prese in braccio e lei gli affondò le dita nei capelli tirandoglieli un po’, quasi a volersi sincerare che fossero davvero i suoi.

“Piano signorina!” – la rimproverò la madre – “Così gli fai male”

“Ma no Ellie, non mi ha fatto nulla” – la bambina gli scoccò un bacio umido sulla guancia ed Ellie scosse la testa, sorridendo – “È proprio una piccola ruffiana questa qui” – le allungò una carezza tra le scapole e tornò a riordinare la cucina.
Dean finì di asciugare le stoviglie sghignazzando.
“Guarda il lato positivo fratellino. Almeno qualcuno i tuoi capelli li apprezza!”

Castiel – le maniche arrotolate fino al gomito e le braccia immerse nella montagna di pentole insaponate che ingombravano ancora il lavandino – produsse una risata inaspettata che spedì schizzi d’acqua su tutto il pavimento.

Era la prima volta che rideva.
La prima volta da sempre, da quando Dio aveva plasmato il suo essere e vi aveva soffiato dentro la vita, ma questo nessuno dei presenti avrebbe potuto saperlo.
Gli piaceva quel suono: come uno scoppiettio di brace, una vibrazione deliziosamente bassa che straripava dalla sua gola. Si rese conto che Dean si era fermato a guardarlo.

Gli angeli non sono dei gran barzellettieri Dean. Dovresti averlo intuito già da un po’.

“Chi verrebbe a darmi una mano a sistemare il divano letto?” – la ragazza s’intromise tra i loro sguardi, apparentemente senza accorgersi del legame elettrico che li aveva appena incatenati.
“Arrivo”
Dean la seguì in soggiorno trascinando i piedi, mentre Castiel rituffava le mani nella schiuma.






“Allora…buonanotte” – una massa morbida e ondeggiante di capelli neri svolazzò e sparì sbadigliando oltre il pianerottolo del secondo piano.
Dean si stropicciò gli occhi senza troppa convinzione. Non si era mai sentito più sveglio di così.

Su un unico punto Ellie era stata intransigente: nessun essere soprannaturale, angelo caduto o redivivo dall’Inferno avrebbe dormito nella stessa camera di sua figlia. Il fatto che Olivia si fosse addormentata avvinghiata al braccio di Sam non era stato altro che un fortuito corollario.
Così suo fratello era finito a fare il babysitter alla piccola terrorista e lui e Castiel si erano ritrovati a dover condividere lo striminzito divano letto che ora campeggiava minaccioso al centro del soggiorno.

Sgniiiiiiiiiic

E, come se non bastasse, le molle del materasso scricchiolavano e cigolavano al minimo movimento.

Appollaiato sul bordo del letto Castiel si agitava dandogli le spalle, nella speranza vana che il pigiama appallottolato alla sua destra si materializzasse direttamente sul suo corpo senza obbligarlo a spogliarsi di nuovo.

“Ormai le abbiamo viste tutti le tue cicatrici. Non serve a niente agitarsi così”

Lo sguardo che il moro gli rivolse gli fece venir voglia di sprofondare.

“Scusa. Mi sto comportando da stronzo” – si girò a fissare il muro finché un fruscio di stoffa non lo informò che l’altro si era infilato sotto le lenzuola – “Immagino che non sia stato facile per te oggi, e non ti ho nemmeno ringraziato per aver evitato che Ellie giocasse al tiro al bersaglio con la mia testa”

Si erano distesi uno accanto all’altro con gli occhi rivolti al soffitto, alla distanza di sicurezza massima che permetteva quel letto decisamente troppo piccolo.

“Non ti ho mai spiegato come funziona la nostra grazia”

Dean scosse la testa – “Direi di no”

“Immagina un flusso infinito di potere che scorre dentro il tuo corpo e lo protegge da qualunque cosa possa danneggiarlo. Quasi nulla riesce a scalfire un angelo, né fisicamente né emotivamente. Tutte le sensazioni che voi uomini provate ci arrivano attenuate anzi, spesso non ci arrivano affatto: è un po’ come vivere sotto una campana di vetro”

“Non mi pare un grande affare”

Castiel sbuffò.
“Inoltre, la grazia è talmente potente da essere in grado di fuoriuscire all’esterno, così da permetterci di guarire con il tocco delle dita o di uccidere semplicemente con lo sguardo. Ed è un collegamento diretto con Dio, per questo da quando lui è sparito gli angeli si sentono così diversi

Ruotò il collo fino a voltare la faccia dalla parte opposta alla sua e Dean si ritrovò a osservare una nuca bianca e liscia, e avrebbe voluto passarci sopra le dita per sapere se era davvero morbida come sembrava.

“Non devi ringraziarmi di niente”– Castiel parlava così a bassa voce che dovette tendere l’orecchio per sentirlo –“È anche a causa mia se siete in questa situazione e come hai detto tu non avrei mai avuto la fiducia di nessuno continuando a nascondermi, men che meno di Ellie. È solo che…” – si fermò a riprendere fiato – “È umiliante. Tutto questo, quello che sono diventato: due mesi fa potevo sbriciolare una montagna sollevando una mano e adesso il massimo a cui posso aspirare è fare pena” – sibilò stringendo i denti.

“Io non penso affatto che tu faccia pena”

“Ah no Dean? Mi hai raccattato dalla strada come un gatto randagio, perché avresti dovuto farlo altrimenti?”

Perché l’idea di starti lontano mi ammazza, specie di idiota, e te ne accorgeresti se ti togliessi quelle fette di prosciutto che hai davanti agli occhi invece di startene lì a compatirti!

“Questo discorso non ha alcun senso!” – s’inalberò il cacciatore – “Siamo tutti umani quaggiù e abbiamo imparato ad affrontare i nostri problemi anche senza superpoteri angelici o qualsiasi altro magico gadget di cui Dio vi abbia fornito. Diamine, io e Sammy siamo nella top ten delle persone più incasinate di questo pianeta, ma questo non ci ha impedito di fare il culo ad ogni schifezza soprannaturale incrociata sulla nostra strada”

Nella concitazione del momento si era sollevato sui gomiti, arrivando a sfiorare il fianco magro dell’angelo. Si ritrasse di scatto serrando gli occhi – pronto a fronteggiare il fiume di ricordi che l’Inferno avrebbe riversato di lì a poco nella sua mente – senonché quella volta non ci furono allucinazioni, non ci fu niente.
Soltanto la sensazione della pelle calda di Castiel contro la sua. Sbatté le palpebre, perplesso.

“Quello che voglio dire” – riprese, rilassandosi contro il cuscino con inaspettato sollievo – “È che non si arriva da nessuna parte con l’autocommiserazione. Prendi mio padre, ad esempio, che in quanto a difetti – credimi – ne aveva certamente più di te e me messi assieme”

Il ricordo di John Winchester gli dipinse sul viso una smorfia dolceamara.

“Se c’è una cosa che mi ha insegnato è che non si deve mai mollare nella vita. Saremo anche fragili, imperfetti e pieni di debolezze ma – ehi – siamo qui e siamo vivi, e finché siamo vivi c’è sempre una possibilità. E poi ci sono un mucchio di cose fantastiche che si possono fare, da umani”

Castiel borbottò qualcosa che assomigliava ad un lamento piuttosto scettico, ma Dean era ben deciso a non dargliela vinta. Non gli avrebbe permesso di continuare a crogiolarsi nel disprezzo per se stesso un minuto di più.

“Beh, tanto per cominciare sono sicuro che in Paradiso non abbiano la torta di mele”
Si sentì piuttosto stupido: gli angeli non conoscevano la tenerezza, o l’amore, e lui si preoccupava della torta di mele. Tuttavia – e in questo aveva decisamente preso da John – non era mai stato in grado di discutere di argomenti simili nemmeno con suo fratello, figuriamoci con Castiel.

Per cui continuò a ciarlare delle torte, della pizza, di quanto potesse essere meravigliosa una birra ghiacciata in una notte stellata d’agosto o una pacifica giornata di pesca, o una strada deserta sulla quale bruciare ogni limite di velocità imposto dal governo federale.

“D’accordo, d’accordo, mi arrendo” – Castiel tornò a girarsi dalla sua parte, le labbra increspate da un leggero sorriso – “Prometto che ci proverò, almeno, a sperimentare queste meraviglie umane, come dici tu”

“Oh vedrai se non mi darai ragione!” – gongolò il cacciatore – “Sappi che quando accadrà nulla mi tratterrà dallo sfoderare il mio irritante repertorio di te l’avevo detto

Infilò la mano sotto il cuscino, spostando la testa di lato. Puntati su di lui senza il minimo pudore, scintillanti come un riflesso di luna sull’acqua, gli occhi di Castiel lo fecero quasi arrossire. Per fortuna erano praticamente al buio.

“Puoi, puoi evitare di fissarmi così?” – balbettò.

Potrei non rispondere delle mie azioni.

“Come vuoi” – il moro distolse lo sguardo e rispose, con un’innocenza disarmante – “Hai dei begli occhi. Non lo avevo mai notato, prima”
Adesso Dean era abbastanza sicuro di essere diventato rosso come un papavero.

“Beh, buonanotte allora” – la voce gli uscì più stridula di quanto si aspettasse.

“Buonanotte Dean”




Bentrovati e buona domenica!
Spero di non aver deluso le vostre aspettative e di non avervi annoiato troppo. Mentre scrivo mi rendo conto che la trama sta andando avanti un po’ a rilento, non so se è soltanto una mia impressione o se effettivamente è vero. Spero comunque che questa mia piccola storiella continui a piacervi.
Grazie a chiunque abbia recensito/preferito/ricordato/seguito/letto fin qui.

Alla prossima settimana!

   
 
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