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Autore: Nick Wilde    13/03/2019    3 recensioni
[Perfectworldshipping]
Platan è sempre stato una frana nella musica, tanto quanto negli sport, le sue giornate continuano in una routine di lavoro, ricerche e pause nel Caffè Elisio, un posticino intimo, ideale per riflettere, ma l'incontro con il proprietario è destinato a cambiargli la vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Colazione da Elisio

 

“Sei proprio un disastro, lo sai?!” ridacchiò Elisio.

 

“È solo che, non ci sono molto abituato” tentò di giustificarsi l’altro.

 

Erano passati solo pochi mesi, da quando un Platan molto entusiasta, aveva proposto ad Elisio di prendere lezioni di pianoforte, Elisio aveva accettato di impartirgli qualche lezione, e da allora, circa due volte a settimana, si trovavano nel suo appartamento a Luminopoli per esercitarsi.

Platan era sempre stato una frana con la musica, mentre i suoi coetanei si dilettavano nell’allenare Pokémon, e negli sport di gruppo, lui si divertiva a studiare le combinazioni tra i vari tipi, le alterazioni di status, e le pagine dell’allora poco noto Pokédex, un’enciclopedia elettronica inventata da un estimato studioso della regione di Kanto, che era riuscito grazie all’aiuto di tre allenatori a studiare e classificare tutti i 151 Pokémon della sua regione. Ricordava di aver speso ore ed ore ad imparare a memoria nome, altezza, peso, e caratteristiche di ogni specie, raggiungendo il punteggio massimo ad ogni esame; in seguito la sua passione si sviluppò, diplomatosi con il massimo dei voti, si iscrisse all’Università di Luminopoli, per poi seguire una specializzazione con il professor Rowan nella lontana regione di Sinnoh, riuscì ad ottenere il dottorato con la sua “sorprendente” ricerca sul campo delle Megaevoluzioni, e infine ottenne il titolo di massimo esperto della regione di Kalos.

In seguito la sua routine divenne abbastanza ordinaria: un caffè in uno dei posti meno conosciuti di Luminopoli, non sempre la fama di massimo esperto regionale è un bene, soprattutto quando dimostri di essere ancora giovane e piacente, non riusciva ad avere un attimo di libertà quando stuoli di ragazze, e ragazzi, arrivavano nel suo laboratorio con la scusa di dover scegliere il loro primo Pokémon, per poter partire all’avventura, salvo poi andarsene per non ripresentarsi mai più.

Tanto non sarebbero mai diventati dei campioni regionali, pensava mentre li vedeva allontanarsi bisbigliando e ridacchiando tra di loro per essere riusciti a parlare con il “bel” professore.

Ecco quindi che si ritirava nel Caffè Elisio per poter bere qualcosa, e continuare le proprie ricerche in santa pace, ma oltre alla tranquillità c’era qualcos’altro che lo convinceva a tornare in quel posto, e non erano il caffè e i croissant, buoni, ma abbastanza normali; no c’era una persona in particolare che lo affascinava: un cameriere alto e imponente, dai lunghi capelli rossi, una barba ad incorniciargli il volto, e due occhi azzurri ed ardenti, sembrava possedere dentro di sé la tenacia di un re.

Questi tratti uniti insieme lo facevano assomigliare ad un Pyroar, quindi non conoscendone il nome Platan lo chiamava affettuosamente “Il mio piccolo Pyroar”, lasciandosi sfuggire una risatina, il tutto tra sé e sé, non l’avrebbe mai chiamato così pubblicamente.

 

“Mi scusi” gli si avvicinò una sera, mentre era immerso nei propri pensieri nel tentativo di studiare un nuovo tipo di Pokémon immune ai tipi Drago, che stava decidendo se chiamare “Luce” o “Folletto”.

 

“Sì?” chiese leggermente imbarazzato, il contatto con quella figura imponente gli faceva un certo effetto, soprattutto considerato il fatto che non avesse mai avuto il coraggio di rivolgergli la parola.

 

“Qui dobbiamo chiudere, mi perdoni la scortesia, ma gli altri camerieri vorrebbero tornare dalle loro famiglie”

 

“Oh, mi scusi tanto ...” mormorò imbarazzato Platan raccogliendo fogli e quaderni, ma nel mentre la tazza di caffè ancora intatto, quel giorno l’aveva toccato appena, si rovesciò sui fogli in cui stava lavorando.

“Divino Arceus!” esclamò lasciando perdere il resto, prendendo in mano i fogli ormai rovinati, un’intera settimana lavorativa rovinata in un solo istante, fantastico.

 

Il cameriere rimase a guardarlo mortificato per un po’ “Fammi vedere” disse porgendogli la mano.

 

Platan era riluttante a cedergli quei documenti, nel campo delle ricerche scientifiche esisteva un’accesa rivalità, e non voleva che qualcuno gli rovinasse il lavoro di una vita, tornò a guardare quegli occhi azzurri, e si accorse di una nuova aura che lo avvolgeva, sembrava più gentile; non l’aveva mai visto così, pur avendolo osservato spesso rapportarsi con gli altri clienti, sapeva come prenderli quando qualcuno gli chiedeva di usare il bagno pur non avendo ordinato, o pretendeva un rimborso per non essere stato informato che la brioche era “senza glutine”, riusciva a mantenersi calmo, ma era quel tipo di calma composta, meccanica, quasi si stesse trattenendo dal prendere il cliente a insulti, ora invece appariva sincero.

Platan decise di fidarsi, e gli passò i fogli, tanto la macchia li aveva resi illeggibili.

 

L’altro passò in rassegna i fogli per un po’, sguardo attento e indecifrabile, Platan avrebbe giurato che gli fosse venuto in mente qualcosa.

“Forse possiamo farci qualcosa” disse con tono deciso.

 

Platan rimase spiazzato per un attimo, incapace di articolare i pensieri che implacabili si sparpagliavano in testa “Davvero?” chiese stupito; quasi non riusciva a credere che il misterioso cameriere potesse salvargli la vita in un momento del genere.

 

“Sì, ma sbrigati, ancora poco e non potrò farci nulla nemmeno io” rispose prendendosi il cappotto nero.

“Xante!” disse rivolto all’uomo al bancone, un tipo basso e tarchiato, con un pizzetto a punta, e un unico ciuffo in testa che assomigliava ad una fiammella. “Ti lascio le chiavi, chiudi tutto tu quando hai finito, ecco i soldi per lo straordinario, stasera il caffè del nostro amico lo offro io. Infine, senza aspettarsi una risposta aggiunse “Ti ringrazio infinitamente, amico mio”.

 

E mentre lo afferrava per un braccio nel tentativo di portarlo fuori dall’edifcio, Platan vide l’uomo tarchiato osservarli con sospetto “Sì, capo” mormorò.

 

Arrivarono in un appartamento nei pressi di borgo alto, in uno dei quartieri alla moda di Luminopoli, uno di quei posti in cui può ambire solo la creme della creme di Kalos. Elisio parcheggiò l’auto nei pressi di quello che aveva tutta l’aria di essere l’appartamento più in voga del quartiere; mentre scendeva dall’auto, Platan non poté fare a meno di domandarsi il perché una persona di tale stabilità economica lavorasse in un posto così modesto.

 

“E così, lei è il proprietario del Caffé?” chiese con un tono confidente che non gli apparteneva, assolutamente deciso a rompere il ghiaccio, dopo quel viaggio in auto all’insegna del silenzio.

 

“In persona” rispose l’altro “Il mio nome è Elisio, proprietario del Caffé Elisio, perdoni il gioco di parole; le assicurò che non soffro in alcun modo di megalomania” e nel dire quelle ultime parole accennò una parvenza di sorriso “ È un piacere conoscerla signor?”

 

“Augustine” rispose “Augustine Platan” si affrettò ad aggiungere.

Elsio chiuse la portiera dell’auto con un colpo secco, rimase immobile per un paio di secondi a fissare il vuoto, infine si volse a guardarlo “Platan?” chiese “Il professor Platan?”.

 

“In persona” confermò l’altro chinando il capo imbarazzato.

 

“Onorato di aver ospitato la più grande personalità scientifica della regione nella mia auto” rispose Elisio divertito

 

Platan non replicò, da accademico era abituato a certe esternazioni di celebrità quando pronunciava il suo nome, seguito da selfie scattati con i Rotomdex (un tipo di Pokédex/macchina fotografica sperimentale, appena inventata nel lontano arcipelago Alola), nonché richieste di autografi, e “offerte” di cene e caffè, che solitamente si traducevano nella richiesta di qualcosa di più spinto …

Non che avesse mai approfittato tanto della sua posizione, considerava spregevole deturpare un atto innocente come l’amore con qualcosa di così finto e perverso; non che non si fosse mai lasciato andare a rapporti occasionali, era successo spesso, soprattutto durante gli anni di università, con persone di ambo i sessi, ma mai approfittando della sua posizione.

 

“Di qua” si affretto ad aggiungere Elisio, inserendo le chiavi di casa nella toppa.

 

Una volta entrato, Platan capì perché quell’uomo vivesse nel distretto alla moda della città più grande di Kalos. Elisio non aveva di certo badato a spese nell’arredarlo, al soffitto vi era appeso un enorme lampadario dall’aria molto costosa, quasi sicuramente, anzi Platan ne era certo, risalente all’epoca dei grandi re.

Dopo un paio di passi, Platan sentì qualcosa venirgli addosso, si ritrovò supino con qualcosa di peloso e pesante che gli schiacciava il collo, aprì gli occhi per ritrovarsi davanti il feroce muso di un Pyroar che gli ringhiava addosso, il pokémon spalancò le fauci, pronto ad attaccarlo, quando una voce decisa lo richiamò.

 

“Phoebus!” gli ringhiò Elisio

 

Sentito il richiamo del proprio padrone, il pokémon chiuse le fauci e si mise seduto, senza togliere l’occhiata assassina da Platan.

 

“Phoebus!” ripeté Elisio più forte.

 

A quel punto il pokémon si calmò, fermandosi a guardare il proprio padrone con lo sguardo da cucciolo più tenero del mondo, Platan non avrebbe mai giurato si trattasse dello stesso Pyroar pronto ad attaccarlo pochi istanti prima.

 

“Phoebus torna a cuccia se non ti dispiace, ho delle cose da fare” disse con aria stanca mentre si toglieva il cappotto, e si risistemava la barba.

 

Il pokémon chiamato Phoebus diede un’ultima occhiata a Platan, prima di uscire dalla stanza.

 

“Lo devi perdonare” si affrettò a scusarsi Elisio, “non dà molta confidenza ad altre persone”

 

Qualcosa nel tono in cui l’aveva detto, fece capire a Platan che c’era qualcosa sotto, ma preferì non chiedere. “Dunque, dicevi di poter salvare il lavoro di una settimana” chiese.

 

“Esattamente” rispose Elisio “Seguimi” gli ordinò.

Nel seguirlo nell’altra stanza, Platan si domandò quale invenzione portentosa avrebbe usato per recuperare le sue ricerche.

 

“Eccoci!” esclamò Elisio.

 

Platan si guardò attorno, si trattava di uno studio, posto in cima nella parete destra vi era un ritratto di Elisio, al di sotto del quale si trovava un computer, circondato da libri dall’aspetto molto costoso.

 

Elisio gli mise le mani sulle spalle “Che ne pensi?” chiese.

 

Platan rimase interdetto per un attimo “È un computer” mormorò.

 

“Esatto” confermò Elisio

 

“ È un computer … ne ho uno anche nel mio studio”

 

“Lo immaginavo” rispose Elisio

 

“Dunque perché mi hai portato qui?” chiese, avrei potuto recuperare gli appunti da solo.

 

“Semplicemente mi era dispiaciuto vederti perdere un lavoro così importante” rispose l’altro “E poi, credevo ti servisse una mano, sai ho un’ottima vista, posso aiutarti a decifrare le parole perse e dattilografarle”.

 

Platan rimase esterrefatto “Non vorrei costringerti ad aiutarmi” cercò di giustificarsi

 

“Non ti devi preoccupare, lo faccio con estremo piacere” rispose l’altro.

 

Platan decise di non obiettare ulteriormente, piuttosto si sedette, e cominciò a digitare sulla tastiera. Cercò di guardare nei propri fogli per quanto poteva, e quando non ci riusciva, chiedeva ad Elisio di aiutarlo, continuarono così per ore; il professore decise di non fermarsi per nessun tipo di pausa: caffè od altro, nemmeno quando a proporla era il padrone di casa, un po’ perché non voleva approfittare troppo della generosità dell’altro, un po’ per evitare altri incidenti.

 

Una volta finito di dattilografare, Platan si appoggiò sullo schienale con un sospiro, scrocchiando le mani davanti a sé.

 

“Ora posso allietarti con u caffè?” chiese Elisio dolcemente.

 

“Certamente” rispose Platan dimenticando le formalità, non avrebbe voluto trattenersi oltre, ma ormai era esausto, e pensava di essersi meritato una pausa.

 

Seguì Elisio in quella che doveva essere la cucina, e nel passare per il soggiorno, notò con la coda dell’occhio, un pianoforte classico poco distante.

 

“Lei suona?” chiese ad Elisio, intento a versare i chicchi di caffè nella moca.

 

“Qualche volta” rispose distrattamente “Sai, molte volte ho dei pensieri che si accumulano nella mia testa, e sento il bisogno di suonare qualcosa, se non lo facessi forse finirei per impazzire”

 

Platan rimase sorpreso da quella dichiarazione così intima, così come Elisio sembrava pentirsi di averla pronunciata, il rosso versò il caffè diluito in due tazzine, e ne porse una a Platan.

 

“Allora” riprese dopo averne preso un sorso “Tipo Luce”.

 

Il professore, per poco non si soffocò con il sorso appena bevuto, per poi ricordarsi che Elisio aveva letto tutto delle ultime ricerche “Sì, si tratta di un nuovo tipo di Pokémon, immune al tipo drago, ma debole contro l’acciaio, ho pensato di chiamarlo tipo luce per il binomio con l’oscurità; ma sono indeciso tra quello e tipo folletto”.

 

“Tipo folletto perché in antichità le fate erano grandi nemiche dei draghi, e si narra che il loro punto debole fosse l’acciaio” concluse Elisio.

 

“Impressionante” esclamò Platan “Lei è una persona molto erudita”

 

“Sai, capita quando fai parte di una delle più antiche famiglie di Kalos” rispose Elisio con accondiscendenza “Istruzione di prim’ordine, sai com’è”.

 

In realtà non lo sapeva, provenendo da una famiglia modesta di Ponte Mosaico, l’istruzione la si era dovuto procurare da solo, con piccoli lavoretti part-time quando necessario, e una borsa di studio per l’Università.

 

“E la pietrichiave, invece?” chiese nuovamente Elisio

 

“Ah quello” si affrettò a rispondere Platan, estasiato che gli avesse chiesto qualcosa riguardo il suo campo di ricerca “Si tratta di una pietra particolare, in grado di innestare una nuova evoluzione su alcune specie di pokémon”.

 

“Una nuova evoluzione?” chiese Elisio, che nel mentre si era fatto molto interessato.

 

“La Megaevoluzione” confermò Platan. “Consiste in un nuovo stadio evolutivo, e può essere richiamata solo in battaglia, per un breve periodo di tempo, permette al Pokémon di raggiungere una nuova forma, e diventare molto più potente, può essere raggiunta solo da particolari specie, e necessità della completa fiducia tra Pokémon e allenatore”.

 

“Solo da alcune specie?” chiese Elisio.

 

“Esatto” confermò Platan “Lucario, Absol, Ampharos, Garchomp … pokémon di questo tipo”

 

“Quindi il mio Pyroar non può riuscirci” sentenziò Elisio.

 

“Può darsi” confermò Elisio, “Ma può ancora essere dimostrato, per il momento si tratta di teorie, e le pietre di determinate specie vengono scoperte mano a mano, da quanto ne so, solo questa settimana, si è dimostrato che anche Gyarados è in grado di raggiungere questo stato, quindi non si può mai dire ...”

 

I due rimasero a chiacchiere delle nuove scoperte scientifiche in campo Pokémon per un bel po’, senza accorgersi che ormai si era fatta notte fonda.

 

“Per lo spirito di Mew” esclamò Platan, “Sarei dovuto rientare da un pezzo, devo controllare i Pokémon”, ma nell’alzarsi, si accorse che le gli dolevano le gambe, e il corpo quasi si rifiutava di rispondere.

 

“Va tutto bene?” chiese Elisio con una nota di preoccupazione nella voce.

 

“Sì, devo solo, tornare a casa” ma nel dirlo, cadde rovinosamente nella sedia, ritrovandosi con le braccia di un preoccupato Elisio che lo sorreggevano.

Il rosso lo esaminò per un po’ “Puoi dormire qui, se vuoi” propose.

 

“No, non vorrei disturbarla” propose Platan cercando di rimettersi in piedi, per poi ricadere nella sedia, l’altro lo aiutò a rialzarsi “Forse dovrei davvero dormire qui, se a lei sta bene”.

 

“Ma certo che mi va bene” rispose allegro Elisio “Solo, smettila di essere così formale con me, d’accordo Augustine?” chiese dolcemente.

 

Rimasto solo nella penombra della stanza di Elisio, che si era rigorosamente rifiutato di lasciarlo dormire nel divano, nonostante le obiezioni, Platan dormì per la prima volta dopo settimane, il lavoro di ricerca si era fatto sempre più pressante, portandogli via ogni attimo di tranquillità che le relazioni coi pokémon e gli altri esseri umani avrebbero dovuto portargli, era sempre di fretta, sempre troppo agitato e nonostante ciò, troppo lento per un tempo da considerarsi relativo, non aveva ricevuto nessun tipo di scadenza da parte del dipartimento, ma nonostante tutto voleva finire quel progetto che lo ossessionava da mesi, per tutta la vita aveva lottato per essere il primo, non si sarebbe fermato ora che era vicino alla meta.

Eppure c’era qualcosa in Elisio che lo ossessionava, una sensazione che sentiva di non aver mai provato prima di allora, quell’uomo forte, imponente e meraviglioso, così gentile ed affabile, che gli aveva proposto quell’uscita pur di salvare il suo lavoro, che gli aveva offerto una consumazione che altrimenti avrebbe dovuto pagare da solo; possedeva quell’austerità tipica dei nobili, di quelle che ti portano ad avere rispetto di una persona, senza doverla temere. Ma non era solo questo, Elisio occupava i suoi pensieri diversamente da come faceva chiunque altro, non si trattava di attrazione fisica, l’aveva già provata, era qualcosa di più forte, ma non era nemmeno sicuro fosse amore, anche se al contempo era qualcosa di più potente dell’amicizia, si trattava di un nuovo tipo di sensazione che era sicuro non aver mai provato prima, anche se non riusciva ad attribuirle un nome.

 

Si svegliò il mattino successivo con questi pensieri che lo tormentavano, trovò Elisio già in piedi, nella cucina, intento a preparare il caffè, che accettò volentieri.

In seguito si propose di scortarlo al laboratorio, non chiacchierarono molto nel viaggio di ritorno, Platan si limitò a qualche ringraziamento, e ad annuire di tanto in tanto a quello che diceva l’altro, ma aveva troppi pensieri per la testa, per poterlo ascoltare davvero.

 

“Augustine?” lo chiamò Elisio

 

“Sì?” chiese

 

“Siamo arrivati al laboratorio”

 

Platan scrutò dal finestrino, e oltre il cruscotto riconobbe l’edificio di mattoni gialli dove abitava e svolgeva le sue ricerche, si affrettò a slanciare le cinture e così uscì dall’auto “La ring … Grazie, Elisio” borbottò imbrazzato.

 

“Non c’é di che” rispose lui sorridendo.

 

Scese dall’auto, aiutando il professore a trasportare la cartella di fogli.

 

“Ah, no, questo posso farlo da solo” lo tranquillizzò Platan.

 

Elisio lo lasciò fare, senza obiettare.

 

“Allora, ci vediamo!” disse Platan porgendogli la mano.

 

Cogliendolo di sorpresa, il rosso gli prese la mano, baciandogli il polso “Au revoir, Augustine” mormorò.

 

“Au revoir” mormorò il professore imbarazzato.

 

Fece per andarsene, ma poco prima di varcare la porta di ingresso, mentre Elisio aveva messo in moto la macchina, si voltò “Stasera, sei libero per un caffè?” gli chiese.

 

“Augustine!” mentre ancora rimuginava sui ricordi, sicuramente Elisio aveva cercato senza successo di istruirlo su una certa cosa “allora, mi stai ascoltando?” chiese.

 

Ovviamente era una domanda retorica, sicuramente gli era capitato un altro errore stupido, come aver saltato i fa bemolli quando messi in chiave, o altro ancora, si sentiva un idiota quando lo deludeva in quel modo, anche se l’altro l’avrebbe assicurato del contrario; e dire che era stato lui a proporgli di prendere lezioni.

 

“Perdonemi” mormorò desolato

 

Per tutta risposta, Elisio gli mise una mano sulle spalle, come per rassicurarlo “Coraggio, non preoccuparti. Piuttosto non mi sorprende che tu ti sia distratto, guarda che ore sono” disse estraendo l’orologio da taschino. “Forse è meglio interrompere per oggi non credi? Ti preparo un caffè?” propose mentre si allontanava nell’altra stanza.

 

Platan lo seguì, fermandosi ad accarezzare Phoebus, il Pyroar di Elisio, con cui ormai era entrato in confidenza.

 

“Augustine, il caffè è pronto!” lo sentì chiamare.

 

Platan si diresse in cucina, dove trovò Elisio intento a versare il caffè in due tazze, le stesse che avevano utilizzato la prima volta “le nostre tazze fortunate” si era ritrovato a chiamarle, dopo il primo sorso si ritrovò a chiedergli qualcosa che si domandava da un po’ di tempo.

 

“Senti Elisio” lo chiamò deciso “Volermi aiutare con i miei fogli di ricerca, era solo una scusa per poter rimanere da solo con me”.

 

Elisio si fermò a guardarlo per alcuni secondi, poi scoppiò a ridere “Mon chere Augustine, così dovresti pensare che io sia una persona profondamente meschina”.

 

Platan, abbassò la testa imbarazzato, quando sentì Elisio avvicinarsi all’orecchio “E in tal caso avresti ragione” mormorò dolcemente.

 

 

 

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Angolino dell’autore

 

E ce l’ho fatta finalmente!

Eccomi qui, dopo più di due anni di blocco a proporre una nuova storia qui su EFP, l’idea di scrivere qualcosa su questi due ce l’avevo da un po’ di tempo, ma non mai avuto l’incipit giusto, o il tempo per buttare giù qualcosa, ma alla fine ce l’ho fatta!

In realtà non so dire come mi sia venuta questa idea, semplicemente da un anno prendo lezioni di piano, e nei canon solitamente Elisio suona il pianoforte, mentre Augustine il violino; mi è venuta quindi l’idea di costruire una fic in cui Augustine prende lezioni di piano (abbastanza disastrose) da Elisio.

Non vi so dire come mi sia venuta la riscrittura in flashback del loro primo incontro, semplicemente come ho iniziato a scrivere, nuovi dettagli continuavano ad aggiungersi alla storia, alcuni piuttosto imbarazzanti, sono sicuro di aver fatto alcuni errori, ma non riuscendo a scrivere da un po’, sinceramente sono felice di essere riuscito a riprendere, a prescindere dal risultato.

 

Un paio di annotazioni:

 

- Tipo luce e tipo folletto: nel 2013, quando Game Freak annunciò che nei nuovi giovhi di sesta generazione, X e Y, ci sarebbe stata l’introduzione di un nuovo tipo, molte furono le speculazioni da parte dei fan (come per tutti giochi) molti pensavano che si trattasse del tipo Luce, appunto per il binomio luce e oscurità come dice appunto Platan, quindi essendo questa storia ambientata prima dei fatti narrati di X e Y, il professore deve ancora decidere come chiamare il nuovo tipo.

 

- Phoebus: Chi di voi è appassionato di mitologia classica, o di Victor Hugo, saprà che uni dei personaggi del romanzo Notre-Dame de Paris, nonché del Gobbo di Notre-Dame, si chiama Febo (Phoebus in americano) “Significa dio sole” che è anche uno dei nomi di Apollo, ho pensato che una personalità come Elisio possa dare un nome nobile a quello che è il suo pokémon caratteristico.

 

Ok, that’s it, vi ringrazio di essere arrivati fino a cui, e ringrazio in anticipo chiunque vorrà fornirmi dei feedback: belli o brutti che siano.

 

Ringrazio soprattutto: Persej Combe, le cui storie sulla perfectworldshipping hanno ispirato anche questa, e Lumos and Nox, per avermi dato la spinta necessaria per tornare a scrivere.

Voi due siete le principali destinatarie di questo racconto.

 

E ringrazio infinitamente Persej Combe per la bellissima Fanart che ha dedicato alla fic!

Alla prossima

Niki ven

 

   
 
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