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Autore: fumoemiele    14/03/2019    6 recensioni
[Bandersnatch] [Stefan/Colin] [AU]
1984 - Inghilterra.
Stefan ha terminato la programmazione del suo videogioco interattivo, è pronto a presentarlo. Si sente ancora distante anni luce dal talento di Colin, che di videogames ormai ne ha sfornati un bel po'. Colin è tutto quello che Stefan vorrebbe essere: sicuro di sé, originale, geniale. Forse per questo quando Colin gli propone di seguirlo Stefan non può rifiutare. Non sa quanto l'unione di due menti folli possa causare disastri e aumentare i tormenti. Sarà convinto per un po' di starci bene, con Colin, finché non si renderà conto che quella che stanno percorrendo è soltanto la strada verso la follia.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Love on a real train
2
 
 
 

Mohan Thakur, il direttore della Tuckersoft, non aveva apprezzato l’uscita scenica di Stefan.
Sapeva quanto poteva essere difficile per un ragazzo di quell’età infiltrarsi in un mondo all’apparenza tanto minaccioso, ciò non gli dava comunque il permesso di rovinare i suoi affari. Stefan poteva essere un ottimo programmatore, ma doveva anche imparare a controllare il panico. Tutte quelle persone erano lì per lui, per ascoltarlo, e la questione di J. F. Davies, l’autore del libro di Bandersnatch, era uno di quei dettagli capaci di rendere il suo lavoro ancora più interessante.
Jerome F. Davies aveva decapitato sua moglie, terminata la scrittura del suo romanzo. Era arrivato alla follia e aveva disegnato un glifo raffigurante una biforcazione lungo le pareti della sua casa.
L'aveva tappezzata completamente di sangue, cazzo. 
Stefan sarebbe arrivato a comprendere, tempo dopo, qual era il vero senso di quelle poche linee. L’illuminazione gli era arrivata ritrovandosi a disegnarle anche lui, quasi in modo ossessivo, imbrattando i fogli bianchi d’inchiostro. Ogni volta che scriveva uno schema e che divideva il gioco in scelte si ritrovava a disegnarlo. Così aveva compreso perché J. F. Davies ne fosse ossessionato: l’aveva disegnato fino a non capirci più niente, fino a non distinguere più la realtà dalla finzione, le scelte sbagliate da quelle corrette.
Tuttavia, Stefan non poteva spiegarlo a quella folla di gente convinta che J. F. Davies fosse un pazzo assassino e basta.
Spiegare il perché di quel disegno sarebbe stato come giustificarlo, e come scavarsi una fossa da solo.
Secondo alcune voci, anche Stefan presto sarebbe giunto alla follia, poiché aveva avuto la stupida idea di continuare quel lavoro maledetto.
Stava spiegando proprio questo, a Colin, quando Mohan era uscito in giardino, aveva cercato i suoi due dipendenti con lo sguardo e si era avvicinato per fare una strigliata a entrambi.
«Colin, smettila di fumare quella merda. Hai uno stipendio che ti ha concesso di acquistare una Lamborghini, perché diavolo non te le compri già rollate, invece di sprecare tempo?», domandò, avvicinandosi ai due con il pancione ricoperto dalla camicia bianca.
Colin sorrise, divertito. «Nelle sigarette già pronte c’è la stricnina1», rispose. Ne era fermamente convinto, ma non era quello il punto. Mohan non aveva ancora compreso che, sebbene fumasse sigarette da lui rollate, c’era una netta differenza fra quelle e la canna quasi terminata che stringeva fra le dita.
Stefan iniziò a ridere, trovando quella situazione comica.
Colin si sentì soddisfatto. Aveva raggiunto l’obiettivo di fargli dimenticare il peso di quella serata ricca di tensione e ansia, se riusciva a divertirsi così davanti ai soliti battibecchi fra lui e Mohan.
Il direttore si grattò la barba ispida. «Cosa c’è di divertente, Butler? Dovresti tornare dentro a soddisfare le domande dei clienti, invece di stare qua fuori a farti trascinare da Colin».
«Oh no, basta, ti prego», sospirò sconsolato. Non aveva alcuna voglia di tornare in quel covo pieno di esseri umani pronti a tormentarlo con un milione di quesiti a cui non poteva rispondere. «Ormai ho risposto a tutto. Non vorrebbero sapere cosa ne penso di J. F. Davies, è meglio se rimango qui fuori».
Mohan se lo aspettava, da un fan di Colin, un comportamento fuori dalle righe come quello di Stefan. Aveva iniziato a credere che sarebbe stato un ragazzo pieno di sgradevoli sorprese, pur capace di portarsi da solo uno stipendio a casa. Quando l’aveva visto aveva compreso che i problemi non sarebbero mancati. I programmatori di videogiochi erano dei personaggi troppo bizzarri e troppo anormali per essere compresi da una mente semplice come la sua.

Quindici minuti dopo Stefan e Colin avevano abbandonato la presentazione dei videogiochi, camminando nel gelo inglese, scossi talvolta dai brividi causati dal freddo. E, per Stefan, dalla tensione che gli creava quella situazione che era completamente fuori dall’ordinario, e al tempo stesso semplice e tranquilla come una notte qualunque.
«I videogame sono uguali alla vita», diceva Colin, aspirando una boccata di fumo. «Noi programmatori siamo come Dio. Possiamo controllare tutto, possiamo scegliere come far andare le cose, possiamo formare i percorsi. Allora mi chiedo… e se fossimo in un videogame? Non è un’idea stupida, se ci pensi, non credi?».
Stefan, corrotto dalla sua prima canna, non riuscì a evitare di esplodere in una risata. Complice anche il nervosismo che gli attanagliava lo stomaco, dovuto alla presenza dell’altro. Stava camminando a quell’ora della notte insieme a Colin, stavano parlando del più e del meno come una vecchia coppia di amici. Poteva succedere qualcosa di ancora più strano?
Certo che sì. Quella notte era appena iniziata.
«Beh, se è così allora Dio non è capace di programmare in modo decente», commentò alla fine, stringendosi nel giubbotto di jeans.
«Tu credi? Quegli alberi sono in 3D, accidenti», sorrise Colin, sollevando un dito in modo svogliato per indicare i rami scossi dal vento.
«Beh, Bandersnatch è un gioco migliore», tentò Stefan.
«Non capisco. Come diavolo hai fatto a non impazzire, con quel videogioco? Insomma, è pieno di scelte assurde».
Stefan rise. «Ci sono andato vicino».
Era vero; tutte quelle scelte avevano rischiato di friggergli il cervello peggio dell’elettroshock. Era stato utile avere un libro a cui ispirarsi e da cui prendere i percorsi. Se avesse dovuto inventare tutto, nessuno gli avrebbe impedito la reclusione con camicia di forza annessa in un qualsiasi istituto.
«Beh, hai rischiato parecchio. Davis è impazzito e ha decapitato la moglie, tu mi sembri anche troppo normale», commentò sincero Colin.
Gli era piaciuta quella storia, l’aveva trovata bizzarra e macabra. E assurda, per certi versi. Uno scrittore impazzisce scrivendo un libro a più percorsi, decapita la sua amata e poi tappezza le pareti con un glifo. E ancora, nonostante fossero passati anni, nessuno era arrivato a capire cosa diavolo significasse, quel simbolo. Proprio per questo decise di chiederlo a Stefan. Forse poteva saziare almeno quella curiosità.
«E a proposito… che mi dici del glifo? Hai scoperto qualcosa?».
Stefan annuì, distratto solo all’apparenza. «Hai carta e penna dietro?», chiese.
«Chi diavolo se li porta dietro?», rispose l’altro.
«Beh, non so come spiegartelo così», si difese Stefan.
«Allora andiamo a casa mia. È a qualche isolato da qui. Ti va?».
Stefan restò in silenzio per un po’, incapace di comprendere se quella proposta fosse davvero valida. Gli sembrava troppo bella per essere vera. Insomma, non capita certo tutti i giorni di avere il proprio idolo di fronte, curioso del lavoro svolto, pur essendo nettamente superiore in quel campo.
«C-certo», balbettò alla fine.


1 - questa risposta è ripresa da Bandersnatch. 
 


Lo so, lo so, sono passati secoli dall'ultimo aggiornamento, ma ero bloccata a metà. Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo e a postarlo.
Come potrete notare, non è lungo come al mio solito. Tutt'altro. Spero non vi dispiaccia se mi manterrò su un conteggio minore di parole, rispetto alle solite 3000-4000 che vi faccio divorare con le altre storie xD
In questo capitolo non succede molto, ma potete intuire verso che strada andiamo. 
Beh, oltre alla strada che conduce all'appartamento di Colin, obv :D
Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui, e se avrete la pazienza di lasciarmi una recensione. <3 
Intanto, lettori delle Caramelle, non temete che domani arriva anche il capitolo nuovo di quella storia ;)
Alla prossima! <3
 

 

   
 
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