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Autore: Anonima Italiana    14/03/2019    5 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se, oltre a Giorgio, anche Riccardo avesse sfidato il divieto di Edoardo IV ai fratelli di sposare le sorelle Neville?
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Elizabeth Woodville, George Plantagenet, Isabel Neville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate 1469

Musica,divertimenti e leccornie di ogni tipo si susseguivano da ore al banchetto nuziale di Giorgio, duca di Clarence e Isabella Neville, sposatisi quella mattina alla presenza dei familiari e di buona parte della corte reale. Non un matrimonio segreto dunque, ma una vera e propria sfida a Edoardo IV, dato che vi partecipavano tutti coloro che avevano qualche motivo di astio nei confronti del sovrano.
 
Al tavolo principale, gli sposi erano bellissimi:   Isabella indossava un abito di seta bianca con maniche in filato oro, sul capo un alto copricapo avvolto in pizzo bianco; Giorgio indossava un abito di velluto viola scuro. Entrambi apparivano felici e sorridenti: lei, già calatasi nel ruolo di perfetta padrona di casa, dirigeva con cenni la distribuzione delle portate ai tavoli, in modo che non mancasse mai nulla a nessuno; lui disponeva la carne nel piatto di lei e spesso si chinava a sussurrarle qualcosa all’orecchio, facendola  ridere di cuore. Seduti ai lati di ognuno degli sposi, i rispettivi genitori: accanto a Isabella Lady e Lord Warwick, e accanto a Giorgio Cecilia Neville, duchessa di York. Infine, seduta accanto al padre, Anna, la quale cercava come tutti di ignorare il posto vuoto dall’altra parte della tavola, accanto alla duchessa: quello di Riccardo.

Quando Anna era stata informata che in sua assenza era avvenuto il fidanzamento ufficiale, ci era rimasta un poco male: la sua famiglia non si fidava di lei, e la cosa che le aveva fatto più male era stato il silenzio di Isabella, con la quale era abituata a condividere tutto. Ma il padre le aveva spiegato che il particolare momento che stavano attraversando era davvero molto delicato, e sarebbe quasi certamente stato foriero di grossi cambiamenti non solo per la famiglia, ma per l’intera Inghilterra: anche lei quindi era chiamata a fare la sua parte, e se questo voleva dire mettere momentaneamente in disparte sé stessa e i propri desideri così doveva fare. In fondo- aveva aggiunto Warwick – la colpa non era tanto sua quanto di Riccardo, che al contrario di Giorgio aveva mostrato indecisione e tentennamento riguardo alla loro situazione.

- Davvero deludente, mia cara figlia. Non è certo questo che gli ho insegnato in tutti questi anni- aveva aggiunto fissando Anna.

La quale, di fronte all’evidente disappunto paterno, si era fatta piccola piccola e non era riuscita a ribattere nulla in difesa del suo amato. La giovane sapeva che la particolare situazione creatasi aveva inasprito i rapporti tra suo padre e il suo ex pupillo, al punto che ultimamente quando Riccardo veniva a farle visita a Middleham  lui e Warwick si scambiavano a malapena un saluto di cortesia. Lei non aveva mai fatto notare a nessuno quanto soffrisse per questa situazione, e quanto non vedesse l’ora che tutto si aggiustasse.


Alla fine la giovane aveva accettato questo stato di cose, riconciliandosi anche con la sorella e condividendone la felicità, seppure con una sorta d’invidia: era stata chiesta lei in sposa per prima, quello avrebbe dovuto essere il suo giorno. Ma Giorgio, che tutti consideravano vanesio e superficiale, alla fine si era mostrato più deciso nel ribellarsi all’assurda imposizione di Edoardo, mettendo i propri interessi sopra a tutto; erano in molti a dubitare che l’avesse fatto esclusivamente per amore, sta di fatto che si era mostrato più deciso nei propri propositi di Riccardo. Ma Anna scacciò alla svelta questi pensieri: era un giorno di festa, la festa di Isabella, e lei aveva tutta l’intenzione di stare dalla parte della sorella e perché no, di godersi la giornata. Lei comprendeva le motivazioni e l’agire di Riccardo ed era sicura che anche loro presto sarebbero giunti al grande passo.

Dato che il banchetto durava da qualche ora, Anna sentì il bisogno di sgranchirsi le gambe: chiese quindi al padre, ottenendolo, il permesso di alzarsi per andare a salutare alcune giovani dame, figlie di amici di famiglia, che conversavano dall’altra parte della sala. Dopo aver  chiacchierato un po’ con le amiche, si accomiatò da loro e si alzò passeggiando ancora un poco per la sala, mescolandosi alla folla degli ospiti. A un certo punto sussultò, sentendo due mani posarsi sulle sue spalle affettuosamente.

-Non temere, piccola mia, un giorno avrai anche tu una festa altrettanto importante-  sussurrò Warwick all’orecchio della figlia, osservando assieme a lei la grande sala piena di invitati.

Anna sorrise. - Sì, padre, avete ragione. Credo che questo matrimonio servirà a far capire a Sua Maestà che sbaglia ad esservi così ostile, e così darà ascolto a Riccardo che da tempo si sta prodigando per risolvere la situazione- 

-Certo…sicuramente...- rispose Warwick con espressione che sua figlia interpretò come fortemente dubbiosa, mentre volgeva uno sguardo al posto vuoto accanto a Cecilia Neville.  La figlia sospirò: certo non avrebbe potuto aspettarsi altro tipo di risposta.

Ma quel giorno, assistendo dapprima alla cerimonia in chiesa e poi al fastoso banchetto, Anna aveva ritrovato il proprio ottimismo: voleva fortemente credere che tutto sarebbe andato per il meglio. Anche perché non riusciva nemmeno a immaginare quale alternativa la aspettasse se così non fosse stato.
E mentre gli sposi aprivano le danze anche lei accettò la mano che il padre le porgeva invitando anche lei a ballare e scacciando, per l’ennesima volta, il lieve senso di colpa nei confronti dell’amato.
In fondo, Il Signore non turba mai la gioia dei propri figli se non per prepararne loro una più certa e più grande…o no?


Nota dell'autrice: Isabella Neville e Giorgio di Clarence si sposarono l'11 luglio 1469 a Calais.
Per la descrizione del matrimonio ho ripreso quella fatta da Philippa Gregory nel romanzo "La futura regina", terzo della serie da cui è stata tratta la serie tv "The White Queen".
La frase finale invece è, ovviamente, una citazione omaggi de "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni.
   
 
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