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Autore: T612    15/03/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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4 marzo 2017, Chelsea Pines Inn, 14th Street, New York

-Mi devi 150 dollari. -afferma James convinto posando le carte sul tavolo.
-Ma dai non è possibile... Stai barando, non c’è un’altra spiegazione.
-No Sam, semplicemente tu non sai giocare a Poker e non avresti dovuto proporre di giocare a soldi. Altra partita? -chiede mentre mischia il mazzo tenendo le mani occupate.
-Nossignore. -risponde l’interpellato alzandosi dal tavolo, avvicinandosi alla finestra scostando appena le tende.
-È ancora lì? -chiede disponendo le carte sul tavolo impostando una partita a solitario.
-Si, non si è ancora mosso… sembra stia aspettando qualcuno. -commenta Sam allontanandosi dalla finestra, per poi prelevare un paio di birre dal minibar della camera d’albergo.
Negli ultimi quattro giorni avevano seguito Will in lungo e in largo, era ritornato a New York, ma non si era dato pace fino a quando non si era convinto di essere al sicuro, affittando per la notte l’appartamento sopra il bar all’altro lato della strada, per poi trascorrere tutta la mattinata a tracannare caffè e mangiucchiare brioches seduto al bancone, mentre James e Sam lo spiavano dalla stanza dell’albergo di fronte.
-Aspetta che vengano a prelevarlo, deve essere il punto di estrazione…
-La situazione non ti piace, vero? -chiede Sam porgendogli una birra stappata.
-Ciò che ha subito non è poi così diverso da ciò che è capitato a me Sam, vorrei aiutarlo, non usarlo. -commenta girando le carte senza distogliere lo sguardo da esse, bevendo distrattamente un sorso di birra facendo tintinnare le dita di metallo contro la bottiglia di vetro.
-Credo che per lui non ci sia più molto da fare Bucky, il suo non è solamente controllo mentale, c’è anche la schizofrenia di mezzo e per quella non possiamo fare assolutamente nulla.
-Forse è meglio così… senza dei momenti di lucidità è più facile eseguire gli ordini.
-Sensi di colpa? -chiede l’uomo con finta nonchalance, intraprendendo la strada più lunga per arrivare a chiedergli ciò che gli interessava sapere.
-A volte, va un po’ meglio negli ultimi tempi. -ammette James, stanco di deviare tutti i suoi tentativi di fare conversazione… sa dove vuole andare a parare, sono quattro giorni che Sam tenta di puntare all’argomento venendo costantemente stroncato sul nascere.
-Gli incubi invece?
-Gestibili... smettila di girarci intorno, se chiedi di Natalia prometto che stavolta ti rispondo.
-Come l’hai conosciuta? -chiede Sam immediatamente dopo una leggera battuta d’arresto, sorridendo all’idea di essere riuscito a guadagnarsi il permesso di fare domande.
Quando erano partiti da Brooklyn, James gli aveva imposto il silenzio assoluto sull’intera vicenda e doveva ammettere che Sam aveva diligentemente tentato di rispettare i patti, nonostante si fosse ritrovato a girare intorno alla questione più di un paio di volte.
-Mi avevano inviato al Cremlino per addestrarla, senza controllo mentale la sfera emozionale è riemersa e...
-E lei ti ha sedotto. -tenta di anticiparlo interrompendolo.
-No… molto peggio, ci siamo innamorati. Se mi lasci finire le frasi ti racconto qualcosa, altrimenti ti lascio a secco di informazioni e dovrai chiedere a Natalia… e sinceramente il rischio di farti staccare la testa non è uno scambio equo per avere del materiale su cui spettegolare con Stark. -afferma sorridendo sarcastico di fronte all’espressione interdetta di Sam. -A proposito, di chi è stato il pessimo gusto nel scegliere il nome “Fronte Mosca-Brooklyn”?
-Noi non spettegoliamo. -si difende l’uomo in automatico ignorando la domanda, consapevole che sia inutile negare l’evidenza. -Semplicemente ci chiedevamo cosa devi aver fatto per conquistarla, tenendo conto il suo cinismo e la lista infinita di due di picche che ha rifilato negli anni. Era uno scambio di opinioni, non puoi definirlo spettegolare.
-Giustamente… uno scambio di opinioni, certo. -ribatte rivolgendogli uno sguardo che dilaga sarcasmo, abbandonando definitivamente il mazzo di carte sul tavolo. -So che ‘Tasha non vi dirà mezza parola e fingerà che non le interessi cosa dite alle sue spalle, ma io vorrei evitare la rottura di scatole delle vostre continue frecciatine e l’inconveniente di dover occultare i vostri cadaveri. Finalmente non devo più rendere conto a nessuno di cosa faccio e con chi lo faccio, quindi se lasci che ti racconti l’intera storia, poi pretendo che vi cuciate entrambi la bocca e la facciate finita una volta per tutte, sono stato chiaro?
-Scherzi sulla parte dell’occultamento dei cadaveri, vero?
-Può darsi. -risponde mantenendosi sul vago portandosi la birra alle labbra, ridendo sotto i baffi di fronte all’espressione improvvisamente seria di Sam, concedendosi un paio di secondi per fare mente locale e riassumere i punti salienti dell’intera storia. -Non è iniziata in modo del tutto consapevole, l’ho risparmiata e non l’ho consegnata per insubordinazione… ho capito solo nei giorni a seguire di averlo fatto perché stavano riemergendo la sfera emozionale e le mie facoltà mentali.
-Con insubordinazione intendi...?
-Omicidio. Si è messa in mezzo, non ho concluso il lavoro… nel mese seguente mi ha risparmiato la stasi un paio di volte, inizialmente era gratitudine… poi mi ha sedotto e gliel’ho lasciato fare, abbiamo definito la cosa “amore” solo in un secondo momento. Mi ha scelto lei… da questo punto di vista posso vantarmi di non essere stato uno dei tanti, ma semplicemente il primo che abbia desiderato sul serio.
-Quindi non c’è nessun segreto? Tu non hai fatto nulla… nessun evento epocale, nessun gesto eroico…? Hai solo subìto gli eventi? Davvero?
-No Sam, nessun gesto eclatante. Mi ricordo di essermi scusato per averle rotto le costole e che all’inizio chiacchieravamo un sacco… credo di averla conquistata “a parole”, forse è successo perché lei è riuscita a far riaffiorare il mio lato umano, o forse perché le ho mostrato cosa significhi essere umana… ricordo che ci nascondevamo e che progettavano di scappare, poi…
-Poi? -Sam pende dalle sue labbra, mentre James serra gli occhi tentando di cancellare dalla sua mente il fotogramma di Natalia che urla mentre la trascinano via da lui.
-Poi ci hanno separati e ci hanno rimessi in riga per questo. -riferisce con tono monocorde. -… ma considerati gli ultimi sviluppi il loro è stato un tentativo inutile.
-E dopo così tanti anni non è cambiato assolutamente nulla?
-Non per me, per Natalia è stato diverso, lei ha avuto l’opportunità di rifarsi una vita nel frattempo.
-Ma è tornata da te. -obietta Sam con tono ovvio. -Avrà messo in chiaro che ti ama, no? Considerata la situazione in cui vi ho trovati l’altra mattina a Brooklyn...
-A questo proposito, quando torniamo mi devi riconsegnare le chiavi di casa.
-Bucky… se non avevi voglia di parlarne potevi evitare l’argomento, sai?
-Ed averti sulla coscienza? Mi piace averti come socio. -ribatte con il sorriso sulle labbra, tornando serio subito dopo grattandosi la nuca con fare pensieroso. -Sai qual è il vero problema con Natalia? Conto sulle dita di una mano le volte in cui ha ammesso di amarmi ad alta voce, anche se lo dimostra sempre con i gesti... a modo suo.
Sam inarca un sopracciglio chiedendo un’implicita spiegazione, posando la bottiglia di birra ormai vuota sul tavolo, spingendo James a trovare una spiegazione alle ultime affermazioni.
-Hai mai preso in considerazione l’idea dell’omicidio come una forma d’amore? Dopotutto è quello che stiamo facendo… trovare Lukin per spedirlo all’altro mondo.
-Non credo che lo S.H.I.E.L.D. sia d’accordo su questo punto. -obietta Sam con tono fintamente leggero, non deve piacergli la luce che intravede negli occhi di James. -Credo vogliano processarlo e, nel caso, rinchiuderlo al Raft o nella Zona Negativa.
-Appunto… ma chiunque cerchi me e Natalia ci vuole morti e le inferriate alle finestre non li hanno mai fermati, ucciderei per salvarci e so che lei farebbe lo stesso. Ho già le mani sporche di sangue, cadavere più, cadavere meno, per me non cambia ormai… se i capi dell’HYDRA rimangono in vita ci saranno sempre altri Soldati ed altre Vedove, Sam.
-Per questo motivo non mi permetti di richiedere il supporto S.H.I.E.L.D. da tre giorni?  -chiede conferma l’uomo, mentre James annuisce appena con il capo mettendolo a conoscenza dei suoi piani. -Mi stai chiedendo di essere complice di omicidio?
-Puoi sempre girarti dall’altra parte mentre premo il grilletto. Sai che è la cosa giusta da fare, come sai che sono l’unico che può permettersi di farlo perchè non ho firmato quel dannato pezzo di carta.
Sam stringe le labbra accettando l’accordo in silenzio, non che James gli conceda delle alternative… non ce ne sono, lo sa bene.
-Quindi siamo noi due contro un esercito.
-Tu puoi ancora andartene, ma se lo fai non avvisare lo S.H.I.E.L.D… con ogni probabilità Natalia ci sta coprendo le spalle, sta tentando di ripulire la sua nota rossa e non voglio metterla di nuovo nei guai.
-Credo che se mai Natasha dovesse ritrovarsi nei guai sarà perché ci è voluta finire… non dovresti preoccuparti di questo, sa cavarsela benissimo da sola.
-Lo so, ma per esperienza personale… di solito nei guai in cui la caccio io non riesce mai a cavarsela in modo indolore. -commenta James atono, scrollando la testa come a scacciare dei brutti ricordi, puntando lo sguardo su Sam quando quest’ultimo si alza di scatto raggiungendo la finestra. -Che succede?
-Sono arrivati i furgoni, dobbiamo muoverci.
-Dobbiamo?
-Non ti lascio fronteggiare un intero esercito da solo, socio.

***

5 marzo 2017, Presidenziali Americane, Albany

James si concede una sigaretta sotto lo sguardo curioso di Stark, dovevano aspettare l’inizio del dibattito prima che le cose si facessero movimentate e lui aveva un estremo bisogno di calmare i nervi, sfilando il pacchetto da una delle tasche della cintura inizialmente pensate per le munizioni di riserva.
Lui e Sam si erano lanciati all’inseguimento dei furgoni appena avevano lasciato il parcheggio, la sua moto aveva percorso chilometri ma non aveva mai raggiunto la destinazione, erano stati raggiunti dal Quinjet guidato da Natasha, che aveva approfittato della tratta di ritorno al Complesso per aggiornarli sugli ultimi sviluppi.
Aveva confermato che i furgoni che stavano seguendo erano diretti ad Albany, ma che durante la notte il GPS di Sharon si era acceso e, mentre loro discutevano, una unità S.H.I.E.L.D. stava già monitorando l’intera situazione. La donna aveva aggiunto che, a distanza di qualche ora dell’attivazione del segnale GPS, era giunta una soffiata da Faustus che, senza spiegare il motivo dietro la sua improvvisa collaborazione, aveva rivelato loro i piani di Lukin per la serata, dando loro un notevole vantaggio.
Appena avevano rimesso piede nell’hangar Tony aveva preso in mano le redini della situazione, inviando Natasha e Sam alla base per recuperare Sharon pianificando la prima parte dell'attacco nei minimi dettagli, per poi indossare l’armatura e porsi in prima linea trascinandosi dietro James per la seconda parte.
-Sai che esistono gli accendini, vero? -chiede Stark quando lo vede sfilare il pacchetto di fiammiferi da una delle tasche della tenuta, incendiando lo zolfo accendendosi la sigaretta che gli pendeva dalle labbra.
-Vizi e abitudini sono duri a morire. -ribatte serafico dopo il primo tiro, allungando il pacchetto di sigarette in direzione dell’uomo in un’implicita domanda.
-Non tentarmi, sto cercando di smettere con tutte le brutte abitudini. -ribatte con un leggero cenno della mano, picchiettando sul reattore riassorbendo l’armatura, raggiungendolo sul cornicione del palazzo lasciando penzolare i piedi nel vuoto. -Se sto qui tu non mi spingerai di sotto, vero?
-Non ti voglio morto Tony, l’ho superata. -lo rassicura con un’alzata di spalle, realizzando che quella è la prima volta a distanza di giorni che parlano liberamente dell’argomento “Steve” senza degenerare in una lite. -Non fraintendermi, hai anche tu le tue dosi di colpe, ma sarebbe ipocrita da parte mia condannarti per questo… eri in buona fede, ora lo so.
-Avrei voluto che le cose fossero andate in modo diverso. -dichiara riferendosi implicitamente all’intera carrellata di eventi conseguenti alla firma di Vienna, lasciando trasparire nel tono della voce un muto ringraziamento per averlo perdonato.
-Anch’io… lo capisco, io avrei voluto un epilogo diverso per molte più cose. -afferma aspirando l’ennesima boccata, lasciando cadere la cenere nel vuoto distrattamente. -Hai letto il mio fascicolo?
-La cartella clinica che mi ha lasciato Natasha in ufficio? -chiede con tono neutro, sorvolando su qualunque incipit per frecciatine di vario genere, lasciandolo sorpreso. -Sam ha già riferito, basta battutine, promesso.
-Non ha perso tempo vedo… -commenta distogliendo lo sguardo, soffiando appena sul mozzicone che rischiava di spegnersi. -Comunque si, quello.
-Lo sto leggendo, sono arrivato agli anni ‘70. -afferma Stark con un'alzata di spalle forzatamente leggera. -È una lettura... impegnativa, va affrontata per gradi. Capisco perché tu non voglia parlarne, ma almeno si sta rivelando utile per capire cosa dovrò fare con Sharon.
-Mi dispiace… davvero. -asserisce James dopo un paio di secondi di silenzio. -La mia nota rossa gronda sangue.
-Tanto quanto quella di Natasha. -ribatte pacifico Tony. -Non ne hai colpa e lo sai, tutti quei morti… le mani sporche di sangue non sono davvero le tue.
-Ne sei convinto? -chiede l’ennesima conferma trattenendo appena il fiato.
-Assolutamente. -ribatte Tony cercando inutilmente il suo sguardo, liquidando l’argomento con un’alzata di spalle quando non ci riesce, alzandosi dal cornicione.
-Spero che la penserai così anche dopo l’ultima pagina… mi dispiace, davvero. -rimarca James osservando il mozzicone consumato fino al filtro, per poi gettarlo nel vuoto, ricomponendo la solita facciata indifferente che cela i suoi demoni. -Quanto manca?
-Una decina di minuti. -afferma Tony lanciando un’occhiata veloce al quadrante dell’orologio, attivando l’armatura con un leggero tap-tap contro il vetrino dell’alloggio per nano-particelle. -Sei pronto, Barnes?
-Come sempre, Stark.
   
 
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