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Autore: whitemushroom    17/03/2019    1 recensioni
Una piccola storia ambientata nella regione di Maxia, una trama autonoma piena di personaggi originali, dove quattro giovani ragazzi si fanno strada per fermare un nuovo Team che sta per soverchiare la regione. Ma lasciamo i giovani eroi alle loro avventure, ed ascoltiamo invece la storia di un vecchio zio e della sua bambina, la Sirena Silenziosa il cui amore non ha mai vacillato davanti allo spazio o al tempo.
Storia partecipante al contest Le nostre ali per il nono anniversario del mitico thexiiiorderforum. Tema: Il senso di colpa
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Silent Mermaid

 

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Personaggi: Alexander Pandoro (a sinistra); Noelle Maral (a destra)
Fandom: Pokémon Sunset - Adventures of Maxia
Rating: giallo
Avvertenze: 1. Turpiloquio in fase avanzata. 2. Per rendere quantomeno comprensibile la trama, ho dovuto abbondare di spiegazioni. Prendete la camomilla. 3. I personaggi qui narrati sono stati inventati dall'utente Chainblack. Quindi questa storia non solo non è farina del mio sacco, ma nemmeno il sacco è mio!


 

“E dai, zio Alexander, me la racconti?”
“Suvvia, te l’ho narrata anche ieri. Non ti andrebbe di sentire qualcosa di bello? Che ne so, una bella storia di pirati?”
Ed ecco di nuovo i lacrimoni.
No, decisamente non è la persona più adatta ad occuparsi dei bambini. Non vede l’ora che Casimiro torni e se la porti in barca, lui sì che sa come farsi adorare dai mocciosi. Guarda la pendola, sapendo che ha ancora due ore prima che suo fratello venga a riprendersela. Quel pomeriggio è destinato a non finire mai. “Va bene, va bene, ma non piangere” sospira “Allora, c’era una volta una bellissima sirenetta di nome Ariel. Lei ed il suo Popplio trascorrevano le ore sul fondo del mare, alla ricerca di oggetti caduti dalle navi degli umani …”



“Dai qua”.
Il Delibird lo fissa, sgomento, con la missiva stretta nella zampa. “Ti ho detto di darmi quella lettera. Ora”.
Il postino lo fissa, un po’ dubbioso, ma quando la sagoma di un Clawitzer getta un’ombra alle sue spalle decide che non è il caso di opporre troppa resistenza e gli consegna la busta. È già un puntino all’orizzonte quando l’uomo la raccoglie da terra, la stringe nel pugno e si chiude la porta di casa alle spalle con tutta la violenza possibile.
Alexander Pandoro sarà anche un vecchio pescatore fuori dal mondo, ma sa benissimo che i giovani d’oggi scrivono solo su quelle diavolerie come gli smartphone o i tablet. Persino le bollette ormai arrivano tutte sul computer, ed ogni volta è un casino riuscire a pagarle in orario perché su quel dannato fiume internet non prende mai. Quindi le persone che a Maxia usano ancora carta e penna sono poche, molto poche.
E non ha alcun dubbio che il mandante di quella lettera senza mittente sia l’unica persona che non dovrebbe farsi vedere nella sua casa.
La prima riga si affaccia. Una grafia pulita e sintetica.

Mia cara Noelle …

Bene, per quel che lo riguarda ha letto fin troppo.
Gli fa anche schifo tenere tra le mani una cosa passata per i palmi di Quello Lì; già gli sembra di sentire odore di marcio uscire da quella busta. Per queste cose ci vuole solo il vecchio rimedio.
Si gira verso il caminetto crepitante, e con un solo lancio ben assestato il vomitevole pezzo di carta si trasforma in un bel mucchietto di cenere con tutta la busta.
Gli ci era voluto un po’ per capire che il Gran Bastardo si fosse rifatto vivo. Noelle che smetteva di allenarsi, e fissava il tramonto con aria estatica, o il fatto che la sua amica Angie arrivasse trafelata con strani romanzetti rosa nella borsa agli orari più impensati.
Poi erano giunti i Delibird, che non passavano più per la loro casa da oltre vent’anni.
Ma ci voleva ben altro per imbrogliare un vecchio lupo di mare come lui.
Quando si volta, però, capisce che il vecchio lupo di mare è diventato davvero sordo per non accorgersi di quei passi che sono rimasti inchiodati lì, alle sue spalle, piantati sul pavimento di legno e che reggono lo sguardo immobile della loro minuscola padrona.
Eccoli, nemmeno la lettera si è carbonizzata per bene che già arrivano i lacrimoni.
 

Quella lettera era per me



“Appunto”.
Risponde. Si era preparato a trascorrere il pomeriggio ad oziare sul prato, solo con Carl e la sana attesa di qualche pesce pronto ad abboccare alla sua lenza.
Si ricrede.
La colazione gli ritorna su lungo lo stomaco non appena la discussione prende forma. In fondo sapeva che prima o poi sarebbe accaduto.
Di tante cose che Noelle ha ereditato da suo fratello Carlito, ci sono i grandi occhi blu ed una testa più dura della corazza di un Cloyster. “Tu sei la prima persona che con Quello Lì non deve averci nulla a che fare. Siamo intesi, signorina?”
 

Lui è un eroe



Il figlio di puttana non è un eroe.
Se lo rivede ancora davanti agli occhi, proprio come Quel Giorno. I piedi in mezzo all’acqua, immobile sulla riva con quel suo mostruoso Golurk. Pallido come un morto, con la sua nipotina tra le braccia.
Cosa sa di lui, il vecchio Alexander Pandoro?
Nulla, a parte che si fa chiamare Ephtar, sempre che sia il suo vero nome.
Nulla, a parte il fatto che per anni ha sporto denuncia contro di lui, solo per essere messo alla porta del commissariato da quel prefetto con la scopa su per il culo che gli intimava di lasciar perdere. Che il caso Pandoro era stato archiviato come un incidente.
Certo, perché per quei poliziotti corrotti la sua famiglia è solo un “caso”, un fascicolo ben chiuso a chiave.
Un “incidente”.
Carlito conosceva il Mar Maxwell come le sue mutande. Non avrebbe mai portato la sua famiglia in giro in un’area frequentata dagli Sharpedo. Mai.
Cosa ne capivano quegli ufficiali con la loro bella divisa? Per loro suo fratello Carlito ed i genitori di Noelle sono soltanto delle fotografie tra i loro stupidi documenti, tre poveri sfortunati che sono andati a pesca nel luogo sbagliato e sono stati sbranati da dei Pokémon inquieti.
Puttanate.
Lui lo ricorda bene, Quel Giorno. La corsa che fece dall’ospedale, dopo aver scoperto che suo fratello Casimiro sembrava impazzito.
Quell’uomo, sulla spiaggia, con la piccola Noelle stretta al suo mantello.
Se in quegli occhi avesse letto dispiacere per essere riuscito a salvare solo la piccola dalla furia degli Sharpedo, Alexander gli si sarebbe buttato ai piedi e glieli avrebbe baciati.
Se si fosse profuso in delle scuse per essere giunto sul posto con troppo ritardo, lui gli avrebbe baciato il mantello venti volte, perché almeno gli aveva reso la piccola indietro.
Ma quelle iridi verdi fissavano la sabbia.
Sembravano contare le conchiglie una ad una, ogni singola bolla della spuma.
Quando avevano incrociato il suo sguardo, non erano gli occhi di un uomo disperato, straziato, desolato.
Erano gli occhi di un uomo colpevole.
 

Il MIO eroe



“PIANTALA CON QUESTE STRONZATE!”
E poi ci sono queste reazioni così … così … così da femmine.
Le lettere. E i sospiri. E il tramonto. E poi ancora i sospiri.
“Noelle, cerchiamo di essere ragionevoli, una volta ogni tanto. Punto numero uno, Quello Lì, se proprio vogliamo essere precisi, avrà almeno cinquant’anni. Almeno. E tu non ne hai nemmeno venti, signorinella”.
Niente.
Mani ai fianchi, ha persino appoggiato il taccuino e la penna.
“Punto numero due, se proprio desidera vederti -cosa che spero non accada mai- dovrebbe smetterla di scriverti lettere e venire qui di persona. Ma chiaramente non ne ha il coraggio, perché sa benissimo che io e Casimiro lo prenderemo a pedate, lui e quel suo Golurk da quattro soldi!”
Niente.
Puro sangue Pandoro.
Non si smuove di un centimetro.
La sua nipotina, la ragazza più bella di Maxia.
Alexander darebbe un braccio e una gamba per vederla una volta, una sola dannatissima volta con qualche bravo ragazzo, di quelli a modo. Uno che la porti in barca sul Lago Riflesso, a fare giri romantici al promontorio Rendez-Vous, che condivida le sue passioni per le gare. Maxia è piena di bei giovanotti, e non capisce perché la sua bambina sospiri dietro a quel tipo lugubre.
Ma passi anche il fatto che sia lugubre.
E che sia pallido come un cadavere.
E che senza dubbio avrà più del doppio degli anni di Noelle.
“Punto numero tre: io lo so che c’è lui dietro a quel giorno. Lo so. Non me lo chiedere, ma lo so”.
 

Non è vero. Lui mi ha salvato la vita.



“LUI HA AMMAZZATO I TUOI GENITORI E MIO FRATELLO CARLITO! IO LO SO!”
Una forza gli parte da dietro gli occhi. Passa per il braccio, arriva alla mano e sbatte il pugno sul tavolo immaginando di avere la faccia di quell’Ephtar proprio lì, sotto le nocche, bene a portata. “TUO ZIO CASIMIRO È IMPAZZITO PER QUESTO! E TU …”
Dopo il colpo c’è il silenzio.
La mano gli brucia, ma non solo.
C’è sempre il silenzio in quella casa.
Anche dopo le loro discussioni.
Tra quelle vecchie assi di legno, nella loro casa o sulla barca, alla voce di Alexander segue sempre e solo una flebile eco. Che poi sparisce.
L’ultimo regalo di Ephtar.
L’ha marchiata a fuoco con quel silenzio. Con quei sospiri.
La sua nipotina non gli ha più chiesto di raccontarle la favola della Sirenetta. Non gli ha più chiesto di andare a vedere i fuochi d’artificio sul mare la notte di Capodanno o di andare a dar da mangiare ai Feebas nella speranza di catturarne uno tutta sola.
Noelle non può più chiedere nulla, se non scrivendo su un taccuino. Il Gran Bastardo si è portato via anche la sua bellissima voce, perché la vita della loro famiglia non gli era stata sufficiente.
E lui, Alexander Pandoro, vecchio pescatore stupido e rude, le sta urlando contro. Come è venuta, nella sua figura che non può emettere un rumore nemmeno volendo, lei afferra il blocchetto ed esce via, stavolta senza nascondere tutto il suo pianto.
Osserva il tavolo, che adesso avrà urgente bisogno di un falegname.
È da vigliacchi prendersela con lei. Lo sa.
Dovrebbe farsi prendere dai sensi di colpa, ma quelli sono un lusso. Qualcun Altro dovrebbe impiccarcisi con i sensi di colpa, ma non lui.
Noelle è tutto ciò che gli rimane, a parte Casimiro che ormai quando vede un Magikarp crede che si tratti di Giratina appena uscito dal Regno Distorto.
È la sua nipotina, e finché rimarrà in piedi è suo preciso dovere aiutarla a crearsi il futuro che si merita, il giusto posto nel mondo.
Anche a costo di spezzarle il cuore.
Apre la dispensa, e si versa da bere. Una cosa forte, per cancellare quelle lacrime “Io la mia bambina a quel lurido beccamorto non gliela do. Parola di Pandoro”.



“Ti supplico, Casimiro, rispiegami come è potuto succedere”.
“Beh, è molto semplice, fratello! Quando il Gyarados di un uomo mette il muso nella morbida Clamperl di una donna …”
“No, quello lo so, grazie. Intendo dire … COSA È ANDATO STORTO?”
Sono loro due, seduti sotto il vecchio patio dalle assi muffite, Casimiro con i piedi sul tavolino e lui sprofondato tra i cuscini della sedia a dondolo, torturandosi con il suo cigolio ed il fastidioso ronzio delle zanzare. Loro due, ed una bella bottiglia invecchiata di oltre vent’anni.
Si potrebbe pensare che l’orologio del tempo si sia rotto e che qualcuno abbia spinto indietro le lancette, sempre indietro, fino a Quel Giorno. “Quel figlio di puttana non poteva sparire e basta, no? NO? Si doveva levare lo sfizio, lui! E con chi? CON CHI? CON LA MIA NIPOTINA!”
“Alexander, calmati, lo sai che non hai più le coronarie per …”
“IN CULO A KYOGRE LE MIE CORONARIE, CASIMIRO! LA NOSTRA BAMBINA È INCINTA! E SAI DI CHI?”
“Posso farti notare che Noelle ha venticinque anni? Proprio bambina non è, e poi …”
“NON TI CI METTERE ANCHE TU!”
Ephtar, il Campione di Maxia.
Campione un par di palle. Forse il Campione a fuggire dalle responsabilità, quello sì.
Alexander riesumerebbe il cadavere di quel disgraziato solo per prenderlo a pugni come si deve e metterlo davanti alle sue responsabilità. Perché uno che sa di dover morire e mette comunque incinta una brava ragazza -peraltro con due vecchie cariatidi come lui e Casimiro a carico- si merita una bella lezione. O una sonora badilata, come si usa a Ennapoli.
Eppure era stato attentissimo. Aveva chiesto al suo Clawitzer di vegliare su Noelle notte e giorno e di avvisarlo alla minima presenza sospetta. Aveva ancora la fiocina delle grandi occasioni e negli ultimi anni l’aveva lasciata bene in vista, pronto a imbracciarla anche nel cuore della notte se avesse notato anche solo la punta di quel mantello nero come un uccellaccio.
E invece quello lì l’aveva fatta franca.
“Cosa ho sbagliato, Casimiro?”
“Sbagliato?”
Si alza, ed avanza pigramente verso l’esterno del patio dove pochi passi lo separano dal greto del fiume. Sam, il suo Slowbro, alza solo gli occhi per seguirlo, ma poi si gira dall’altra parte e riprende a sonnecchiare. “Lo sai su cosa dovresti farti dei bei sensi di colpa, fratello? Sul fatto che non te ne sei andato. Potevi prendere la tua barca e solcare il mare, da vero pescatore!”
Sorride.
Ad Alexander non sembra ancora vero di vederlo di nuovo sano e forte come un tempo, il vecchio Super Quattro All’Acqua Pazza che prendeva a calci nel sedere tutti gli aspiranti allenatori. La morte di Ephtar ha spezzato questa ed altre maledizioni.
“E invece cosa hai fatto? Ti sei preso sulle spalle un povero pazzo come me ed una ragazzina muta. Potevi lasciarci al primo ospizio e al primo orfanotrofio, e nessuno ti avrebbe detto nulla”.
“Guarda che gran risultato …”
Lo sa che non ci ha mai capito nulla.
Se aveva deciso di non farsi una famiglia c’era una ragione. Si bastavano lui, la sua canna da pesca ed i suoi Pokémon. Le onde del mare, una barca come si deve, e vedere i suoi fratelli una volta ogni tanto per discutere del più e del meno e fare della sana bisboccia quando si alzava un po’ il gomito. “… avrei dovuto fare di meglio con Noelle. Avrei dovuto darle un futuro migliore”.
“Smettila di fare il vecchio brontolone!”
Gli si avvicina, e prima che Alexander possa scansarsi sente una violenta pacca contro la sua spalla. “Come fratello lasci sempre un po’ a desiderare, ma con Noelle sei stato il migliore. E adesso cerca di vedere il lato positivo: saremo pro-prozii! Abbiamo una nuova nipotina su cui rifarci, e dobbiamo impegnarci perché diventi la bambina PIÙ VIZIATA DI TUTTA MAXIA!”
Alexander sospira.
Per Casimiro è sempre stato facile vedere il bello di ogni cosa. Per lui …
Una voce canta, serena.
Viene dal primo piano della loro topaia.
Non riesce ancora ad ammettere che sia vero, perché la scorza dura di un pescatore non ha tempo di credere ai miracoli.
Di credere che qualcuno, in un ultimo refolo di vita, abbia scritto la parola Lieto Fine a quella brutta storia che era stata la sua vita quando Quel Giorno, in piedi lungo la riva del mare, era convinto che sarebbe stato più facile andarsene, nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che tutto fosse soltanto un orribile incubo.
Noelle canta, felice.
È una ninna nanna, proprio come quelle che lui provava ad inventarsi con lei senza molto successo.
Alexander grugnisce.
Sono passati davvero tanti anni dall’ultima volta che ha raccontato una storia della buonanotte. Si chiede se ne sia ancora capace.
 

“Prozio Alexander? Mi racconti la storia …”
“… della Sirenetta? No, per pietà! Tua madre mi ha ucciso con quella favola”
“No, prozio. Io volevo quella dell’Altra sirenetta. Ti prego!”
Un’altra storia, un altro tempo.
Una favola vera, ma del passato. Un racconto per il futuro.
“Allora, c’era una volta una bellissima sirena. Lei viveva con un vecchio zio noioso, ma non poteva mai litigarci per bene perché non aveva la voce. La bella sirenetta aveva un sogno, ovvero quello di incontrare il principe azzurro, che l’avrebbe …”

 
 

FINE





*vocina francese fuori campo*: “Autrice?”
White: “Cosa c’è?”
*vocina francese fuori campo*: “Ora che la storia è finita ci terrei a segnalare un’errata corrige. Ho atteso pazientemente che questa storia finisse per …”
White: “Lyfia, ti prego, devo andare a dormire, cosa c’è?”
Lyfia: “Poiché ci saranno diversi lettori che non conoscono la storia, ci terrei a precisare che il punto di vista di Alexander è iniquo e parziale, e non dovrebbe affatto influenzare l’opinione del pubblico”
White: “L’ultima volta che ho controllato non eri esattamente a favore di Ephtar”
Lyfia: “Oh, no, su quello sono d’accordo. È per quello che ha detto sul prefetto. Quella cosa della scopa nel …”
White: *oddio, e adesso come la fermo?*
Lyfia: “I lettori dovrebbero sapere che è un uomo dall’alto rigore morale incorruttibile, bellissimo, epico, eroico, incredibile, superiore, stupendo, ho già detto bellissimo? …”
White: “Non è che qualcuno ha voglia di sopprimerla?”
Derrick: “Arrivo, dolcezza!”


 

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