Film > Fantaghirò
Ricorda la storia  |      
Autore: Ladyhawke83    20/03/2019    7 recensioni
Note al testo: questa storia l’avevo cominciata mesi fa, dopo aver guardato per l’ennesima volta Fantaghirò in tv, sotto le feste natalizie. Lo faccio sempre, dal lontano 1991, quando ci fu la prima messa in onda e io avevo solo otto anni.
Inutile dire che ho amato Fantaghirò, e soprattutto, Tarabas, alla follia, il mio primo amore e il mio primo villian tenebroso, e bellissimo, di sempre, se escludiamo sua signoria il Vescovo di Aguillon, che non ha altrettanto fascino.
Ecco da tanto volevo scrivere su di lui e sul suo amore sfortunato e nn ricambiato per Fantaghirò... come si fa poi a resistergli?
Ho pensato di riadattarla per partecipare alla challenge “All Monsters are Human, all Human Are Monsters” indetta dal gruppo Facebook “boys love”.
So che quella di Tarabas non è propriamente una trasformazione in mostro, ma ci avvicina...
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Tarabas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tarabas

 

In un certo qual modo ho sempre saputo di essere diverso. 

Mia madre, la regina Xellexia, la signora del male, colei che mi ha nutrito in tutta questa oscurità fatta di sfarzo e di terrore, ripeteva sempre che io ero il suo amato figlio, colui a cui un giorno tutti si sarebbero inchinati. Al solo pronunciare il mio nome avrebbero avuto paura. I venti avrebbero scosso le foreste, e riempito il cielo di oscure nubi e di altrettanti nefasti presagi. 

Io, Tarabas, allora bambino, crescendo sarei diventato il più temuto mago di tutto il regno, un mago potente e rispettato.

Gli anni sono trascorsi e mi sono ritrovato adulto, e quasi sempre solo. No, non è esatto. 

Solo non lo sono mai stato, certo è, che la compagnia asfissiante, e paranoica, di mia madre e di quegli strani esseri che lei costringe a servirmi, sotto un regime di terrore, ecco quelle non è che si possa certo definire una sana compagnia.

L’affetto materno non so nemmeno che cosa sia. Mia madre non mi permette mai, nonostante io ormai sia un uomo fatto e finito, di avventurarmi fuori dal regno sotterraneo. Sostiene che io debba essere prudente. 

Da quando ha saputo di quella strana profezia che dice che un fanciullo, figlio di Re, può annullare il mio potere, e forse anche la mia vita, ecco Xellexia desidera solo che mi liberi di ciascun figlio di Re che possa anche solo incautamente incontrare la mia strada.

Quei bambini nelle celle mi guardano impauriti, terrorizzati, detesto i loro piagnistei. 

Non so cosa darei per sapere chi di loro sarà la mia rovina, ma io sono colui che non dev’essere nominato, non temo nessuno, tantomeno dei bambini, anche se hanno nobili natali alle spalle.

Se quella sciocca non fosse intervenuta per salvare quella bambina pestifera, Smeralda, dai miei guerrieri di terracotta, io di certo non l’avrei mai incontrata, e sarebbe stato meglio così, per tutti.

È dal primo momento  che ho incrociato quei suoi occhi così limpidi e profondi, che il loro ricordo non mi lascia stare, che mi tormenta notte e giorno. Più la guardo, più non vorrei separarmi da lei.

Fantaghirò il suo nome, ha un suono così particolare che, unito a quel sorriso ingenuo, tipico dei mortali, fa di lei qualcosa di raro ed irresistibile.

La colpa è mia, solo mia, se ora mi sento debole, confuso, in balia di sentimenti a cui non so dare nome. 

È come se tutto ciò che credevo di conoscere, nel momento esatto in cui ho incontrato lei, avesse perso d’importanza e mi fosse apparso come qualcosa di inutile ed ingannevole.

Per tutti questi lunghi anni ho sempre creduto che odiare ed essere temuti fosse la cosa migliore per alimentare la mia magia e il mio potere, ora che vedo lei, addormentata, così bella e fragile, vorrei solo baciarla, stringerla a me, non lasciarla più andare.

In fondo cosa sarà mai un bacio, un singolo bacio?

Lo dimenticherò presto e sarà come se non fosse mai successo.

Mi avvicino, la sfioro, ma appena il pensiero va alle sue morbide labbra il mio corpo trema, e non è per l’emozione. Sento un dolore forte, che mi sconquassa le viscere, il mio volto si trasfigura, mi manca il respiro. Mi guardo le mani e non le riconosco più. Che cosa sono questi artigli, queste zanne e tutti questi peli che mi ricoprono la pelle, altrimenti perfetta e liscia?

Perché il mio desiderio di lei mi sta trasformando in una bestia?

Sento che potrei ucciderla, potrei farle del male, lo voglio.

Non posso farle del male, lei che è l’unica persona ad avermi offerto aiuto, lei, il cui sorriso a riscaldato il mio cuore.

Mi allontano prima che la follia irrazionale della bestia, nella quale mi sto trasformando prenda il sopravvento. Sono un mostro, ma perché? Perché non posso avere quello che hanno tutti i patetici mortali? Vorrei solo un bacio, vorrei sapere cosa si prova a desiderare ed essere desiderati, a mescolare i propri respiri con un altro essere umano.

Fantaghirò sei così bella, e io non posso averti. 

Io, Tarabas, il mago più potente del mondo, posso fare ogni cosa, ma non l’unica che vorrei.

Mi allontano da lei, il cuore fa male, da quanto mi strazia il petto, e piano, ad ogni passo, le mie sembianze ritornano umane e familiari.

Sono confuso, frustrato è adirato. La guardò dormire da lontano, insieme alla bambina, Esmeralda, piccola e innocente. Se solo sapesse che sono io il responsabile della morte dei suoi amati genitori, mi odierebbe. Mi odiano tutti, persino mia madre, ma lei no.

Fantaghirò mi ha accolto, mi ha ascoltato, mi ha dato fiducia e poi mi ha sfiorato, ed io mi sono perso.

Mi sono innamorato di lei, ancora prima che mi dicesse il suo nome, quegli occhi, quel sorriso, quale magia nasconde per essere riuscita a stregare me, che non temo nemmeno la morte?

Ecco nel bosco, nel buio della notte, che mi si appiccica addosso come un sudario maledetto, ecco comparire quella strega di mia madre.

Quella donna non mi ha mai lasciato vivere la mia vita, per paura che qualcosa del mondo, contaminasse il mio potere e la mia supremazia malvagia su ogni creatura.

L’ho sempre ascoltata, le ho sempre obbedito, come un figlio fedele, anzi no, quasi come un cane, ho sacrificato ogni pensiero per il bene di mia madre. Ma ora no, ora vorrei solo che tacesse.

“Tarabas, tu non puoi amare” dice lei, ridendo.

“L’amore è per gli sciocchi. L’amore è per i deboli” insiste, quando le dico che amo Fantaghirò.

“Tu non potrai mai averla. Tu non potrai mai baciarla, toccarla amarla, perché su di te grava un sortilegio... sono stata io stessa a pensarlo...” mi dice mia madre, con quella sua voce odiosa.

La odio, non voglio sentire quello che ha dirmi, ma non mi lascia tregua.

“Allora siete stata voi? È colpa vostra sé io non potrò mai amare, ne essere riamato... solo al pensiero, sono diventato un mostro... siete crudele!” Gridò io, ma Xellexia sembra non curarsi della mia rabbia, anzi è quasi soddisfatta.

“Oh, suvvia figlio mio, l’amore è sopravvalutato e poi ricordato che tu hai un regno da governare. Non posso certo permettere che la prima insignificante mortale che ti faccia gli occhi dolci distrugga  tutto ciò che sei, ciò che abbiamo costruito... Il nostro regno del male...” continua a sussurrarmi melliflua nelle orecchie, io la detesto, eppure è mia madre. Non posso oppormi, non l’ho mai fatto, e da qualche parte dentro di me ho il dubbio che abbia ragione. Non ho bisogno dell’amore, ma allora perché fa così male?

“Sì madre...” Le dico.

Xellesia mi lascia una carezza, vuota e ruvida sul viso, e scompare, così come era venuta.

Io mi accascio contro un albero, guardò Fantaghirò dormire beata, grazie al mio incantesimo del sonno, e vorrei piangere. 

Non ho mai pianto, non ho idea di come si faccia, ma lo vorrei tanto.

Le bestie possono amare, gli stregoni possono piangere?

Di cosa è fatta una lacrima?

Forse della stessa sostanza di cui è fatto un bacio, ma non lo saprò mai, perché sono condannato a vivere una vita eterna, ma che senso ha adesso possedere  l’eternità senza l’amore?

È un agonia. Vorrei solo potermi trasformare per sempre in un corvo, in un cavallo, o in una formica, solo per poterle stare al fianco, solo per respirare il suo profumo, sentire ancora il suono delle sue risate.

Ma io sono il male e quando lei lo saprà mi odierà, mi ripudierà, mi guarderà con disprezzo e io la perderò, eppure non riesco a lasciarla. È così bella quando dorme, più bella di una fata.

La guardo ancora, da lontano, e poi finalmente mi addormento, sotto i flebili raggi di una luna pallida e indifferente.

Se solo potessi fingermi qualcun altro ancora per un po’... 

Ma io sono Tarabas, colui che non deve essere mai nominato...

“Tarabas...” la sua voce chiama il mio nome, il vento gelido l’ha ridestata, ma io sono distante, non può vedermi, né sentirmi.

Vorrei piangere, ma i mostri non piangono...

 

——-

 

 

Note al testo: questa storia l’avevo cominciata mesi fa, dopo aver guardato per l’ennesima volta Fantaghirò in tv, sotto le feste natalizie. Lo faccio sempre, dal lontano 1991, quando ci fu la prima messa in onda e io avevo solo otto anni.

Inutile dire che ho amato Fantaghirò, e soprattutto, Tarabas, alla follia, il mio primo amore e il mio primo villian tenebroso, e bellissimo, di sempre, se escludiamo sua signoria il Vescovo di Aguillon, che non ha altrettanto fascino.

Ecco da tanto volevo scrivere su di lui e sul suo amore sfortunato e nn ricambiato per Fantaghirò... come si fa poi a resistergli?

Ho pensato di riadattarla per partecipare alla challenge “All Monsters are Human, all Human Are Monsters” indetta dal gruppo Facebook “boys love”.

So che quella di Tarabas non è propriamente una trasformazione in mostro, ma ci avvicina...

Buona lettura 

Ladyhawke83

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Fantaghirò / Vai alla pagina dell'autore: Ladyhawke83