Era stata sufficiente una
conversazione, tenutasi più di un
anno prima del ritorno di Caroline in Cornovaglia, per far
sì che la storia d’amore tra il
giovane medico dagli alti ideali e la mondana ereditiera conoscesse la
parola
fine. Il cardine su cui ruotavano le divergenze tra i due era
costituito da un impasse
irrisolvibile, che prendeva il
nome di futuro. Sì, perché Dwight e Caroline
desideravano qualcosa di così
diverso l’uno dall’altra da preferire sacrificare
l’amore piuttosto che il
proprio egoismo e chiudere gli occhi, illudersi di poterne fare a meno
ignorando che l’origine di quel dolore, che nonostante tutto
persisteva nella
desolazione di un cuore monco della sua parte complementare, risiedeva
esclusivamente
nell’orgoglio.
Mentre si trovava nel suo ufficio,
Caroline non poté fare a
meno di ripercorrere con la mente il ricordo di quel giorno orribile in
cui la
risolutezza di Dwight le era apparsa tanto odiosa quanto
l’arroganza con cui
suo zio le aveva imposto di sacrificare una parte di sé in
cambio del suo
appoggio economico. Entrambi l’avevano ricattata, chiedendole
di rinunciare a
qualcosa: il vecchio Ray ad un amore che era sicuro costituisse una
zavorra
alla sua ascesa sociale e professionale, mentre Dwight le aveva fatto
capire
chiaramente che se avesse deciso di seguire le orme di suo zio la
distanza che
ci sarebbe stata tra di loro avrebbe inevitabilmente significato un
allontanamento
affettivo senza rimedio. Ma qual era delle due la richiesta
più impossibile da
accontentare? La risposta arrivò più
inequivocabile che mai quando le sembrò che
Dwight avesse scelto per tutti e due, negandole di fatto qualsiasi tipo
di
compromesso, una via di fuga accettabile per evitare di troncare il
rapporto
con l’unico parente rimastole ancora in vita.
“Ti prego, fa che non sia
quello che immagino…” Caroline
rimase immobile di fronte alla cloche argentata che un cameriere le
aveva posto
sotto il naso, indagando con gli occhi l’espressione di
Dwight, seduto all’altro
capo di un tavolo romanticamente apparecchiato soltanto per
loro due. La sorpresa di Caroline fu dovuta al fatto che la cena fosse
finta
già da un po’ e che, prima dell’arrivo
di quello scrigno misterioso, non aveva intuito
minimamente il risvolto che avrebbe preso la serata.
“La tua perspicacia non ti
permette di vivere al meglio il
piacere della sorpresa, Caroline. Non che mi aspetti un miracolo, ma
spero che
questa volta l’emozione tradisca la tua corazza di cinismo e
celi la verità che
vi si nasconde dietro.”
Caroline deglutì con
grande fatica, ponendo una mano
tremante sulla sommità del coperchio che nascondeva il
vassoio. Quell’esitazione
era del tutto estranea al suo modo di fare, ma la paura le
impedì di governare
i suoi nervi come aveva sempre fatto scoprendo la sua parte
più vulnerabile.
Dwight appoggiò la sua
mano sicura su quella di Caroline,
rassicurandola teneramente, “Avevo ragione, allora! Vuoi che
ti aiuti?”
Ma fu un attimo che Caroline si
rimpossessò del suo portamento altero e scosse la
testa in segno di diniego. Per parte sua, Dwight fece il possibile per
trasmetterle tutto il suo sostegno morale, andandole dietro e
accarezzandole
gentilmente le spalle nude. Così Caroline si
sentì braccata e quasi senza
fiato, mentre si preparava a contemplare l’oggetto riposto
sul vassoio.
La sua attenzione fu catturata
immediatamente da una
ricevuta di pagamento che giaceva inerme sotto una scatolina di velluto
blu, “Ammetto
di essere alquanto perplessa, dottor Enys. Mi spieghi cosa
significa?”
Si voltò verso di lui,
incontrando i suo profondi occhi
azzurri che, alla fioca luce della candela posta al centro del tavolo,
apparivano ricolmi di un’emozione incontenibile.
“Significa che ho comprato
una casa, anzi la nostra casa, a
Truro. Ma se ti va puoi considerare questo pezzo di carta
l’inizio della nostra
vita insieme.”
“Non
capisco…”
Dwight prese tra le mani la scatolina
e gliela offrì
mettendosi in ginocchio, “Forse ti sembrerà tutto
più chiaro dopo aver aperto
questa.”
“Non ho bisogno di questa
sceneggiata per capire, Dwight. Ti
avevo chiesto del tempo per risolvere la questione e tu te ne vieni con
una
proposta del genere? Anzi, non con una proposta ma con
un’imposizione vera e
propria!” Sfilò dalle sue mani il cofanetto e lo
tenne chiuso sul suo grembo,
ancora troppo terrorizzata dall’idea di vederne il contenuto.
Dwight sospirò esasperato,
ritornando al suo posto con l’intenzione
di aiutarla a mettere in ordine la confusione dei suoi pensieri ,
“Sapevo che
avresti reagito in questo modo, eppure mi sono illuso che mi amassi
almeno la
metà di quanto io amo te. Una persona davvero innamorata non
ci avrebbe messo
tanto tempo a decidere…”
“Vuoi dirmi che ho sempre
sbagliato a pensare che la
pazienza fosse una delle tue migliori virtù?”
“Non sono un uomo
perfetto.”
Lei lo guardò
intensamente, cercando di appellarsi alla
bontà che nonostante tutto percepiva nei suoi occhi,
“Mi stai chiedendo di
rinunciare alla possibilità di avere una mia carriera e di
spezzare per sempre
il legame con mio zio, mentre tu saresti libero di continuare a
svolgere qui la
tua professione, senza sacrificare nulla? Ti sembra un accordo equo
questo?”
“Io non posso seguirti,
Caroline. I miei pazienti hanno
bisogno di me qui e non posso tradire la loro fiducia andando in giro
per
il mondo venendoti dietro, lo capisci?”
Caroline sgranò gli occhi
incredula, “Non ho mai sentito
parlare nessuno in termini più egoistici di
questi!”
Dwight sorrise con sarcasmo,
“Nemmeno tuo zio? Mi sorprende
molto, visto che è evidente che hai ereditato da
lui il tuo incommensurato
amore per te stessa!”
“E quale sarebbe il
progetto che avevi in mente per me? Mi
auguro solo che non prevedeva dei marmocchi a cui fare la balia
ventiquattro
ore su ventiquattro.”
Quella confessione ferì
Dwight nel profondo, tanto da
lasciarlo senza parole. Abbassò lo sguardo per controllare
meglio il fiume di
emotività che minacciava di straripare dalla sua anima, ma
non riuscì a
rinvigorire il tono spezzato della sua voce mentre tentava di
rispondere a
Caroline.
“Credevo che entrambi
avremmo voluto avere dei figli un giorno…”
“Non sono fatta per fare la
madre. Non so nemmeno cosa
significhi quella parola, essendo stata cresciuta da un uomo sin da
piccolissima. A me basti tu…”
Caroline pronunciò
quell’ ultima frase con una fatica
incredibile, giocherellando nervosamente con il gambo del calice di
vetro che
aveva davanti. Dopo una lunga pausa, in cui nessuno dei due
osò proferire
parola, il giovane medico si alzò da tavola e le si
avvicinò, consapevole che non
sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea.
“Mi dispiace, ma per me non
vale lo stesso. Spero che tu
possa imparare a fare a meno di me, sempre che poco tempo fa tu sia
stata
sincera.” Le diede un bacio sulla guancia e poi si
voltò, dandole le spalle.
“Addio, Dwight. Spero di
poterti
dimostrare un giorno quanto io avessi ragione, di dimostrati quanto
sarebbe
stato stupido tarparmi le ali come avresti voluto!”
Dwight percepì solo
distrattamente ciò che Caroline gli aveva detto, ma nella
fretta con cui era partito aveva dimenticato di riprendersi
l’anello, cosa a
cui pensò soltanto una volta rientrato
nell’appartamento che aveva in affitto.
A Caroline quell’anello sarebbe servito come monito della sua
sconfitta, ricordo
doloroso dell’errore che l’aveva spinta verso una
vita fredda e meccanica in cui di
certo non le sarebbe mancato nulla di materiale, eccetto la
dimostrazione di cosa l’amore di Dwight sarebbe stato capace
di offrirle,
facendola ricredere completamente sulla sua stessa visione della vita e
del futuro.