Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    21/03/2019    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL PESO DI UNA SCELTA



-Davvero?- chiese scioccato con un fil di voce.
Non udì risposta, ma vide Judal annuire lievemente, guardando altrove.
Si lasciò ricadere sul letto. -Direi che dobbiamo parlare.- disse battendo una mano al suo fianco.
-Non ce n’è bisogno.- rispose Judal tremando lievemente e puntando una mano sul pavimento per alzarsi.
-Io direi di sì.- breve pausa -Perché mi pare piuttosto palese che sia mio e-
-Non è un problema, non preoccuparti- lo interruppe spazzandosi i pantaloni. Ancora faceva di tutto per non guardarlo.
Lo fissò con espressione stanca e preoccupata, e per riflesso addolcì il tono della voce, come quando si cerca di avvicinare un gatto diffidente. -Poiché non capisco, potresti venire qui a spiegarmi?-
I modi dolci parvero funzionare, perché Judal ghignò e andò a sedersi accanto a lui. -Bene, mio caro pettegolo, cosa vuoi sapere?-
Ignorò il tono di scherno e la presa in giro. -Tutto, se possibile.-
-Va’ a prendermi una pesca.-
La sensazione di stupore e sbigottimento che l’aveva spinto a preoccuparsi per lui sparì. Inarcò un sopracciglio, scettico. -Che attinenza ha?-
-Ho fame, sono incinto e se non mangiassi abbastanza il bimbo potrebbe nascere con delle malformazioni, quindi vai in cortile e portami una pesca.-
Sospirò esausto. Come ricordava era impossibile stargli dietro. Si fece dare delle precise indicazioni ed uscì, attento a non incontrare nessuno, trovando presto uno degli alberi indicatogli da Judal e tornando da lui con le braccia cariche di frutti.
Dopo aver dato un morso al frutto iniziò a parlare, senza minimamente curarsi della regola secondo la quale non si può parlare a bocca piena. -Sai, è stato piuttosto divertente. Dopo che te ne sei andato Koumei si è ricordato di me e Koha ed Hakuryuu sono tornati a palazzo. Tre settimane fa ho scoperto d’essere incinto, e sono nati i problemi.- sputò il nocciolo sul pavimento, prese un'altra pesca e proseguì -Koumei ha richiamato subito Hakuei e Kouen, e ha tenuto una riunione per dire a tutti dei danni che ho fatto.- fissò il retro della pesca che stava mangiando, e scoprendola attaccata da un bruco la buttò, agguantandone una terza -Nessuno ha ammesso il proprio coinvolgimento a parte Kouha, e comunque non era con me durante il calore, quindi la cosa non ha avuto seguito.- ghignò incurante e si sistemò appoggiando la schiena al muro -Probabilmente se avesse creduto di poter essere il padre mi avrebbe anche preso come suo omega.- si fermò un attimo a guardare il soffitto, poi riprese. -Hanno insistito per giorni per sapere il nome, ma mi sono rifiutato e quindi hanno indagato ogni singolo alpha impiegato a palazzo.-
-Per questo c’è un clima così teso?- gli venne spontaneo chiedere.
Judal sghignazzò. -Sai, mi hanno praticamente vietato di uscire da camera mia, e forse per questo oggi Kouha è venuto a trovarmi. Ho saputo da lui del tuo arrivo, e mi ha anche raccontato degli interessanti siparietti con Kouen.-
Non rispondeva esattamente alla sua domanda, ma forse era meglio lasciar perdere.
-E adesso che faranno?-
-Non possono fare granché. Hanno controllato gli alibi di ogni alpha presente a palazzo e sono in crisi perché pensano che io sia andato fuori e abbia coinvolto qualche cittadino che potrebbe rivelare la mia natura.- fece per allungare la mano verso le pesche, ma Sinbad le allontanò. Lo guardò truce, tentò di prenderne una ma fallì, così si risedette e ricominciò.
-C’è stata una discussione piuttosto pesante. Sai è comico, sono tutti d’accordo: vorrebbero che abortissi.- Sinbad rimase un attimo sconcertato e Judal ne approfittò per far repentinamente volare una pesca fino a sé.
Sinbad, sconfitto, guardò i reduci alle sue spalle e ne prese una, guardandola con fare sospettoso prima di assaggiarla, e la sua faccia compiaciuta sembrò dare grande soddisfazione a Judal, che riprese il racconto. -Ma sai, non mi va. Non perché voglia far la mamma, intendiamoci!- disse agitando le mani davanti a sé -Solo… non so, non mi va di abortire. E sono pur sempre il Magi di corte. Quando nascerà potrei prendermi una balia e affidargli il fagotto, e quando sarà un po’ cresciuto potrebbe essere divertente giocarci. O alla peggio potrei darlo via. Sai, se potessi occuparmene solo una volta ogni tanto sarebbe eccezionale!-
Lo disse con tono sognante, ma le sue parole lasciarono sbigottito Sinbad. Non avrebbe mai associato la maternità a Judal, ed in fondo pareva aver ragione. Ma in qualche modo il moro non sembrava nemmeno voler completamente abbandonare il figlio… non riusciva proprio a capirlo.
-Credi che te lo faranno fare?-
-Non lo so. Sarà difficile. Sai, sarebbe tutto più semplice se il o la mocciosa non vivesse a Kou.-
Il senso del discorso continuava a sfuggirgli, ma era riuscito ad afferrare un punto: Judal voleva che quel bimbo nascesse, ad ogni costo. O almeno così sembrava, ma non ci avrebbe mai messo la mano sul fuoco.
-Che ne diresti di Sindria?-








******************








-Bene, direi che dopo questo qualora dovessero esserci dei problemi potremmo limitarci ad usare delle lettere, non trova?-
Koumei sorrise. Sembrava stanco. -Sono d’accordo, per lei dev’essere stato molto stancante affrontare un viaggio così lungo per questioni così veloci.-
Sorrise, uno di quei sorrisi falsi ma ammalianti che Rurumu gli aveva insegnato a fare. -Si figuri, era necessario e l’ho fatto senza problemi.-
Il principe sorrise con aria stanca, passandosi una mano fra i capelli e spettinandoli ancora più del normale, se possibile. -Venga, il principe Kouha la attende.- di fronte allo sguardo perplesso di Sinbad si spiegò meglio -Ha insistito per accompagnarla personalmente al porto. Venga.- aprì la porta e uscirono, parlando senza troppe preoccupazioni. E per poco Sinbad non andò a sbattere contro Kouen.
Fece subito atto di scusarsi, ma prima che le parole potessero lasciare le sue labbra si ritrovò con l’altro ad un soffio dal viso, intento a ringhiargli contro con una certa veemenza.
-Kouen, lascialo!- Koumei sembrava sconvolto e ciò nonostante la sua voce era ferma, ma non bastò.
-Kouen!- l’alpha davanti a lui sembrava farsi sempre più feroce.
A quel punto Koumei cercò di allontanare il fratello con la forza ma nonostante la differenza d’altezza fosse lieve, quella di forza fisica pareva immensa.
Da una porta accanto comparvero le due principesse e dal fondo del corridoio il principe Hakuryuu, ma nemmeno di fronte alle suppliche delle principesse ed alla forza del principe Hakuryuu Kouen lo lasciò.
-Non so in che modo, ma so che sei colpevole- disse con tutta l’aria di volerlo ammazzare, e con un solo scossone si liberò della presa dei fratelli.
Era un conquistatore di dungeon, il re di una nazione, un feroce donnaiolo, eppure, inutile cercare di mentire, aveva paura. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi di nuovo attaccato così repentinamente da un ospite, così che non riuscì a reagire.
-Kouen, ora smettila.- una quantità incredibile di feromoni alpha l’avvolse, e per un attimo temette di morire, senza che avesse nemmeno potuto ricorrere alla magia mutaforma per salvarsi, ma poi fece caso ad un particolare: la presa sui suoi abiti stava perdendo forza.
Seguendo lo sguardo del principe di fronte a lui girò il collo e vide Kouha, fumante di rabbia intento a minacciare di morte il primo principe.
Non appena questi mollò la presa si allontanò lungo il corridoio e solo dopo che ebbe svoltato l’angolo si permise di portare una mano a massaggiarsi il collo. Ne aveva di forza!
-Mi dispiace.- non si diede pena a girarsi, aveva riconosciuto la presenza alle sue spalle.
-Questa volta non posso dire che non sia stato un problema.-
Il principe scoppiò a ridere -Capisco, ce ne faremo una ragione.- disse proseguendo verso quella che Sinbad valutò essere l’uscita, ed in effetti dopo diverse svolte giunsero all’ingresso del palazzo.
Si girò a riguardare la magnifica costruzione in legno e pensare alle persone che ci vivevano. Si soffermò anche sul corridoio, aspettandosi di vedere apparire gli altri principi per salutarlo, ma dopo un paio di minuti che lo fissava Kouha sembrò intuire i suoi pensieri. -Non verranno. Si scusano tutti, ma hanno preferito non correre rischi.-
Annuì, capendo di cosa parlava. D’altronde per tutto il tragitto in quei corridoi bui il principe aveva continuato ad emettere feromoni per tenere lontano il fratello, era logico che anche gli altri cercassero di fare tutto il possibile per tenergli lontano un principe che aveva rischiato di causare un grave incidente diplomatico per un sospetto infondato.
E si sentì in torto, perché il principe aveva ragione: era colpevole.



******************



Il mare quella notte era incredibile: scorreva lento e silenzioso, scuro e tranquillo. Sembrava non avere fine e dava un senso di serenità e pace.
-Ohi, dove sono le mie pesche?- strepitò una voce al suo fianco.
-Ne ho fatti caricare una decina di chili nella schiva, chiedi a Birgit di accompagnartici.- rispose senza girarsi a guardarlo, sapendo che altrimenti la sua pace si sarebbe irrimediabilmente guastata, se già non l’aveva fatto.
-Ehi, perché non mi ci accompagni tu?- sentì un certo peso premere sulla schiena, come se qualcuno ci si fosse sdraiato sopra.
-Non mi va.- per tutta risposta il peso sulle sue spalle aumentò.
-Andiamo stupido re, non farti pregare!-
Si girò, stanco. -Non puoi proprio andarci da solo, eh Judal?-
Per tutta risposta quello fece uno smagliante sorriso. -Indovinato, andiamo?-
Si staccò dalla chiglia. Il viaggio sarebbe stato duro, ma l’arrivo sarebbe stato peggio.



******************



-Sei spaventato?-
-Lo sono.-
-E da cosa?-
Guardò l’altro capo della cabina, rischiarato dalla luce che filtrava dall’oblò. -Dal futuro.- rispose accarezzando piano col pollice il braccio che gli cingeva la vita.
-Il grande conquistatore dei sette mari che ha paura di una cosa come questa?-
-Esatto.- ignorò lo scherno, era troppo stanco per dargli corda.
-Perché?- non c’era traccia di scherno questa volta e la cosa, a ben vedere, lo spaventava.
-Ho paura di perderlo.- nella risposta mancava l’oggetto, ma Judal parve capire.
-Allora perché hai scelto di portarmi con te? Se mi avessi lasciato a Kou non avrebbe mai scoperto nulla. Perché hai voluto complicarti l’esistenza?-
La domanda era interessante: perché l’aveva fatto?
-Non lo so. Sai, forse è stato per tener fede ad una bugia.-
Alle sue spalle Judal scoppiò a ridere -Sei proprio un cretino: si dice tener fede ad una promessa, non ad una bugia!-
-Non in questo caso.- spiegò pacato.
-Come ti pare, non è che m’interessi poi molto. Sai, io preferisco concentrarmi sul fatto che al momento tu sia nudo.-
-Perché tu no?-
-Altroché! E già che ci siamo, potremmo sfruttare la cosa, che dici?-
Erano bastati due giorni di navigazione per capire che c’erano due cose che a Judal non bastavano mai: le pesche ed il sesso. E, in tutta onestà, forse Sinbad avrebbe preferito che si limitasse alla prima.



******************



-Sindria è ancora molto lontana?-
-Non più di un giorno, tranquillo.-
-E meno male, non ci sono più pesche!-
Si girò a guardarlo. Lo aveva costretto a scendere nella stiva, per poi indicargli la cassa dove erano stati i suoi tanto amati frutti, e fargli presente che era vuota, a furia di urla, parolacce e minacce di morte.
-Appena arriviamo ne voglio una cassa.-
-Probabilmente sarà notte.-
-Sei il maledetto re, fa svegliare qualcuno e fatti dare delle pesche!- se sentendo del loro imminente arrivo si era calmato un po’, ora era di nuovo sul punto di scoppiare.
-D’accordo di sicuro nelle dispensa del palazzo ce ne saranno abbastanza per superare la notte.-
-Bene.- annuì soddisfatto sedendosi su una cassa e dondolando le gambe.
Finalmente pace per le sue orecchie.
-Senti…- per carità, che qualcuno gli chiudesse la bocca!
-Dove alloggerò in questi mesi?-
-Non hai motivo di preoccuparti, farò predisporre una stanza tutta per te.- rispose massaggiandosi le tempie. -Siccome rimarrai per tutta la gravidanza farò in modo che non sia troppo distante né dalle cucine né dai giardini, e farò in modo che tu sia adeguatamente servito.-
-Avevo ragione a dire che sei uno stupido!- gli urlò di nuovo contro.
-Cos’è, hai paura del buio? Temi i mostri sotto il letto? Non dirmi che sono i ladri a spaventarti!- prenderlo un pelo in giro era l’unico modo che aveva per vendicarsi: con che coraggio poteva farselo sfuggire?
Si aspettava che reagisse con indignazione e collera, invece un grandioso ghignò gli si dipinse sulla faccia.
-Preferisco prenderlo in culo fisicamente che verbalmente. E ora, se non ti dispiace, scegli fra la cabina e la stiva.-



Rimandarlo a Kou in anticipo non era fra le opzioni?





******************





-Signor Sinbad- il sussurro gli arrivò appena udibile, tanto che ci mise un po’ a capire che non era parte del suo sogno. Aprì un occhio a guardare la porta dove Birgit, senza azzardarsi ad entrare, probabilmente perché spaventato da Judal, continuava a cercare di comunicargli che erano arrivati in porto.
Annuì per segnalare che aveva capito, e quanto il ragazzo se ne fu andato si levò Judal di dosso con tutta l’attenzione possibile per non farlo svegliare, si vestì e salì sul ponte. Come aveva previsto erano arrivati nel bel mezzo della notte. Diede ordine di aspettare a scaricare fino al mattino nella speranza di non svegliare i cittadini che abitavano nei pressi del porto o, peggio ancora, Judal.
Fece calare la passerella e scese a terra, iniziando a dirigersi verso il palazzo, ripassando il discorso che aveva preparato. Le sue ultime parole, insomma.
Sapeva che non appena avesse messo piede nel corridoio che conduceva a camera loro Ja’far si sarebbe svegliato e gli sarebbe andato incontro, e prima ancora che potesse aprir bocca doveva dirgli tutto ed iniziare ad autoflagellarsi, pregandolo però di capire e perdonarlo.
-Sin- gli si gelò il sangue nelle vene. Il piano era fallito.
-Ja’far-
-Bentornato, come- lo interruppe.
-Aspetta devo dirti una cosa.-
-Che è successo, vi siete imbattuti in dei pirati ed avete perso la merce?- il suo sguardo era glaciale.
-No Ja’far ti prego ascoltami!-
-Hai molestato una principessa di Kou?-
-Ja’far ascoltam-
-SINBAD!-
No, no, no… non era possibile!
-DOVE SONO LE MIE PESCHE, EH?!-
Riaprì gli occhi a fissare Ja’far.
-Cos’è che dovresti dirmi?- non era arrabbiato, era furioso ed allibito, perché era chiaro che Judal era stato in qualche modo invitato.
Prese fiato -Signor Judal, si copra o il bambino potrebbe risentirne!-
Rimase paralizzato ad ascoltare Birgit redarguire il magi, vedendo solo le ombre di Ja’far che si allontanava e di Judal che si appoggiava sulla sua spalla, per una volta miracolosamente silenzioso.














Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte: ed eccoci di ritorno a Sindria, con un clima particolarmente sereno... liberi di ammazzarmi, come già detto, ma con questo capitolo ho concluso quella che io considero "la prima parte" della storia, quindi sono piuttosto soddisfatta...

Per chi non lo avesse capito spiego meglio la natura del patto fra Judal e Sinbad:
Judal dice chiaramente di volere il bimbo, ma che non gli interessa vederlo in costanza o averlo vicino, per cui Sinbad, per evitare che i principi lo obblighino ad abortire, lo porta a Sindria con sé, attendono il parto assieme e poi lo lascia tornare a Kou, tenendosi il bambino, dando a Judal la possibilità di andare a trovarlo quando più preferisce.

Spero di rivedervi al prossimo aggiornmento
Hoshi_10000
   
 
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