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Autore: Kaiyoko Hyorin    21/03/2019    0 recensioni
L'epoca Sengoku ha un fascino tutto suo, ma molte creature di quella stessa epoca non sembrano coglierlo minimamente, troppo impegnate a prevaricare le une sulle altre nella costante lotta per la sopravvivenza. Ma non vi è solo odio, sangue e morte in quel mondo, Inuyasha e i suoi amici lo hanno già capito. E se la storia non si fosse conclusa così come noi la conosciamo? E se il destino dovesse impedire a Koga di ottenere ciò che brama con tutto sé stesso?
TEMPORANEAMENTE SOSPESA!
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Dal testo:
[ L'odio e la rabbia avvamparono dentro di lei. Odio per ogni demone esistente sulla terra, per ciò che le avevano fatto in passato e che le stavano facendo in quel momento. In quel preciso istante, la mente offuscata dal dolore e dall'eco di una crescente disperazione, disprezzò con tutta sé stessa lo stesso sangue che le scorreva nelle vene.
Perché se non fosse stato per quello, non avrebbe mai finito per trovarsi in quella situazione.
]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.::[. LA SPADA .]::.


Tornata da una veloce perlustrazione in compagnia di Hakkaku, Juri si concesse un po' di riposo. Balzando su una pietra che sporgeva dall'acqua in mezzo al torrente, si avvicinò alla superficie per bere ed una volta fatto si leccò le labbra, soddisfatta.
Soltanto poi, sollevandosi di nuovo in piedi su quella roccia affiorante, prese a guardarsi attorno.
Il demone-lupo dalla cresta bianca era subito andato a far rapporto e lei poteva ancora vederlo intento a parlare con Koga, qualche metro più in là. Gesticolava come suo solito e il suo volto era un caleidoscopio di emozioni, al contrario di quello del capobranco che, serio e distaccato, lo ascoltava.
Non avevano niente da segnalare, in ogni caso.
Ginta, da quel che aveva sentito quel mattino, era a fare la guardia nella zona sud e Koga mandò Hakkaku a raggiungerlo. Forse era accaduto qualcosa, rifletté lei. Se non si sbagliava, in quella direzione v'era l'altopiano di cui aveva sentito parlare il secondo giorno della sua permanenza presso il clan degli Yoro.
Saltò sulla riva, facendo qualche passo per avvicinarsi. Un paio di lupi l'avvicinarono per salutarla con le loro lingue penzoloni e lei non poté evitare di riconoscerne la presenza, donando loro una pacca amichevole sul fianco peloso. Iniziava a piacerle la compagnia di quegli animali: erano silenziosi, discreti e totalmente privi di pregiudizi.
Sì, convenne, erano proprio un'ottima compagnia.
– D'accordo capo – esclamò in ultimo Hakkaku, prima di farle un cenno di saluto e allontanarsi di corsa.
Juri, seppur con un po' di titubanza, lo ricambiò. Tutta quella confidenza nei suoi confronti le sembrava quasi fuori posto. Non sapeva se ci avrebbe mai fatto l'abitudine.
Che sciocchezza, non poteva farci l'abitudine: mancava davvero poco alla luna piena.
Stringendo moderatamente i denti a causa di un'improvvisa sensazione spiacevole alla base dello stomaco, abbassò lo sguardo quando incrociò quello di Koga, per nulla desiderosa di lasciargli intuire il suo stato d'animo.
Che quei due demoni-lupo si fossero dimostrati tanto inclini al coinvolgerla nelle loro vite, trattandola come una di loro, ciò non stava a significare che fosse pronta ad aprirsi a qualcuno. Era abituata a non fidarsi mai di nessuno, a farcela da sola, e sapeva che sarebbe sempre stato così. In quel mondo non c'era posto per una come lei.
Era così intenta a rivangare amaramente il proprio stile di vita che impiegò una manciata di secondi per rendersi conto su cosa si fosse automaticamente posato il proprio sguardo, ma quando accadde, non riuscì a mantenere il consueto distacco.
– Ma... ma quella è mia! – esclamò sbarrando gli occhi ambrati.
Al fianco del demone-lupo spiccava, illuminata dai raggi del sole, la spada che ella stessa aveva smarrito qualche tempo prima. Koga, per contro, inarcò un sopracciglio, prima di guardare l'arma accanto alla sua solita katana.
– Ah, questa? – replicò con noncuranza, sfoggiando un sorrisetto e poggiandovi sopra la mano artigliata – Non credo proprio.
Juri lo fissò allibita.
– Fai sul serio?!
– Chi trova tiene, ragazzina.
– Ridammela! – la mezzodemone perse la pazienza.
Spiccò un balzo in avanti, protendendosi per afferrare l'impugnatura di quella che aveva riconosciuto senza ombra di dubbio come la propria spada, ma il demone-lupo di fronte a lei fu altrettanto rapido. La evitò facilmente spostandosi di lato e costringendola a frenarsi per evitare di cadere al suolo. Raddrizzandosi, la ragazza gli scoccò un'occhiata di fuoco, digrignando i denti.
– Ehi, ehi! Ti sembra il modo? – ironizzò Koga con un sorrisetto strafottente e uno sguardo carico di sfida – Sono il grande capo della tribù Yoro, portami rispetto ragazzina.
Lei ringhiò di rimando, iniziando a spazientirsi. Chi diavolo si credeva di essere per trattarla così?
Il capobranco si lasciò sfuggire una fastidiosa risatina, facendo un salto indietro di diversi metri.
– Beh, dato che ci tieni così tanto... prova a riprendertela! – esclamò, prima di voltarsi e scattare verso il bosco.
– Torna qui, lupacchiotto! – gridò la mezzo-lupo, imitandolo.
Juri gli si lanciò addosso senza aspettare un solo istante, mettendo tutta la propria forza nei muscoli delle gambe, giacché era perfettamente consapevole che se l'altro l'avesse distanziata non lo avrebbe più ripreso. Doveva riuscire ad afferrarlo prima che scappasse via in uno di quei suoi soliti turbini di vento.
Si mosse di un decimo troppo lenta. Lui la evitò con una velocità che quasi lo rese invisibile agli occhi dorati della mezzodemone, lasciando dietro di sé solo il suono della sua risata nel vento.
Era già partito.
Digrignando i denti lei non poté fare a meno di andargli dietro, guidata più dai rumori che lo stesso demone creava nel sottobosco al suo rapido passaggio, ma ben presto il suono del vento nelle sue fini orecchie divenne tanto insistente da mascherarglieli. Con frustrazione crescente allora Juri spiccò un salto che la portò al di sopra della chioma degli alberi e soltanto allora riebbe il contatto visivo.
Il demone-lupo sfrecciava a diverse decine di metri più avanti e si allontanava in linea retta. Imprecando mentalmente la ragazza allora si rimise a correre alla massima velocità nella direzione in cui l'aveva scorto, ritrovandosi a ringraziare il cielo che ormai fosse del tutto guarita. Quando era nel pieno delle forze infatti era ben consapevole di essere straordinariamente veloce, tanto che in pochi avversari riuscivano a starle dietro a lungo e ancora meno erano quelli che erano riusciti a seminarla. Ed era assolutamente determinata a far in modo che quel demone non diventasse uno di quei pochi, non con la sua spada fra gli artigli.
Saltò di nuovo sopra le fronde per sincerarsi di dove stesse andando, accorgendosi che Koga aveva cambiato direzione. Stava percorrendo un ampio arco verso destra, in una palese manovra di raggiramento. A quella vista, Juri non poté non sorridere: la stava palesemente sottovalutando.
Con uno scatto cambiò a sua volta direzione, senza nemmeno aspettare di toccare terra ma poggiandosi al grosso tronco di un albero per darsi lo slancio. Aveva scorto una piccola radura nella traiettoria della corsa di quel lupo e, se si muoveva abbastanza in fretta, l'avrebbe intercettato lì.
Il cuore le batteva con energia nel petto, pompandole sempre più adrenalina in circolo, e la mezzodemone avvertì distintamente l'eccitazione della caccia crescere e pervaderla dalla punta delle orecchie sino alla coda.
Si sarebbe ripresa quell'arma e la pietra legata all'elsa.
A qualunque costo!
Gli alberi intorno a lei si diradarono all'improvviso quando ancora era a metà di un lungo balzo, rivelandole di essere giunta a destinazione entro i tempi che si era augurata. Koga sbucò dal fitto un istante dopo a meno di due metri da lei, sfrecciando tranquillo con il vento a gonfiargli le pellicce e i capelli neri tesi alle spalle.
I loro sguardi si incrociarono e sul volto della mezzodemone comparve un sorriso accattivante sempre più ampio in reazione all'aria sempre più sorpresa del suo avversario.
Juri gli piombò addosso dall'alto come un falco, gli artigli protesi e un'esclamazione vittoriosa in gola. Le sue mani si chiusero intorno alle spalline di pelliccia del demone nello stesso istante in cui lui le afferrava gli avambracci per cercare di trattenerla. Rotolarono a terra, nell'erba, per diversi metri, graffiandosi e dimenandosi, lei nel tentativo di arrivare alla propria spada e lui per cercare di scrollarsela di dosso.
Anche quando lo slancio terminò continuarono ad azzuffarsi e la ragazza lupo, nella foga, non mancò di notare un sorriso insistente ed un luccichio tremendamente vivido negli occhi del giovane capo. Tutto di lui gridava combattività e sfida. Una sfida che lei non era disposta a perdere.
Ad un certo punto Juri riuscì a prevalere, stabilizzandosi sopra l'altro e cercando di bloccarne i movimenti, posizionandoglisi esattamente sopra il torace. Nella lotta la treccia in cui teneva abitualmente legati i capelli le si era sciolta ed ora ciocche argentee le incorniciavano scompostamente il viso arrossato. Per contro, invece, Koga appariva perfetto mentre le teneva le mani bloccate ad altezza dei polsi.
Sentì il petto di lui sotto le cosce tremare ancor prima di udirne la schietta risata.
– Tutto qui, zuccherino?
La sua presa era salda ed ostinata, abbastanza da impedirle di muoversi per afferrare l'impugnatura della sua spada, e Juri avvampò in volto al vederlo sotto di sé in quella luce. C'era qualcosa in quella scena che le impediva di vederlo solo come un ostacolo, un demone come tanti, perché tutto in lui sembrava gridare il contrario e ancor di più era il suo stesso animo a gridarle che non lo era.
Non aveva mai vissuto una sensazione di esaltazione e libertà simile.
Senza nemmeno rendersene conto ne ricambiò il sorriso, mostrandogli orgogliosa le zanne di mezzodemone che ne metteva in risalto i canini, decisa a non perdere la sfida. Non avrebbe avuto molto tempo prima che lui ribaltasse di nuovo le sorti.
Con uno scatto gli afferrò il polso sinistro con la mano destra e gli torse il braccio di lato, esponendolo verso l'alto. Quindi, rapida, gli si avventò sull'avambraccio scoperto.
Aaauh!
Il morso ebbe l'effetto sperato perché Koga la lasciò andare e a lei non occorse altro. Rapida come mai lo era stata, allungò la mano libera verso il fianco del demone-lupo, richiudendo le dita artigliate sull'impugnatura della propria spada.
L'istante seguente il suo avversario la ribaltò, sferrandole un calcio che la fece boccheggiare e la mandò a gambe all'aria, ma che non le impedì di tenersi aggrappata al proprio tesoro. La lama scivolò fuori dalla cintura del capobranco degli Yoro come se fosse stata oliata.
Con una capriola all'indietro si rimise in fretta in posizione difensiva, accucciandosi sull'erba fresca della radura e puntando saldamente i piedi a terra. Una goccia di sangue le scivolò su una guancia sino a ricadere al suolo, tracciandole una scia tiepida sulla pelle rovente, lasciandola interdetta: Koga, in quel momento di foga, era riuscito chissà come a graffiarla subito sotto lo zigomo sinistro. Eppure non bastò per cancellarle il sorriso trionfante che aveva stampato in volto.
Ce l'aveva fatta!
Il demone-lupo la guardò con quegli occhi azzurri carichi di lampi e le zanne ancora snudate in quel che doveva essere stato un ringhio. Pareva abbastanza arrabbiato.. doveva avergli fatto male. In quel momento di stasi, apriva e chiudeva la mano sinistra con movimenti metodici di chi cerca di riprendere il controllo dei propri muscoli.
Juri si rimise in piedi ed infilò la spada così arduamente conquistata nella cinghia del giustacuore dietro la schiena.
Non gli avrebbe dato occasione di riprendersela.
Quando Koga scattò in avanti, la mezzosangue era di nuovo pronta ad accoglierlo.
In meno di un secondo tornarono a rotolare nell'erba, macchiandola di piccole gocce di sangue. Questa volta non le andò altrettanto bene, giacché la determinazione a prevaricare si era attenuata, avendo ottenuto ciò che voleva. Ora si trattava solo di resistere agli assalti del demone-lupo, il quale sembrava del tutto intenzionato a non lasciargliela vinta. Il suo viso era una maschera di determinazione ed il suo sguardo due lame di ghiaccio, e Juri, in un momento di nitidezza, ne ebbe quasi paura. Fu Koga stavolta a sovrastarla, bloccandola sotto di sé ed immobilizzandole gambe e braccia con una forza che la ragazza lupo non riuscì in alcun modo a contrastare.
A braccia e gambe spalancate, ella sentì il cuore bloccarlesi in gola: era spacciata.
Col respiro che le bruciava nei polmoni, i loro occhi tornarono a saldarsi gli uni negli altri e Juri alla vista dell'espressione di lui avvertì un brivido rizzarle la pelle della schiena: aveva l'aria corrucciata e le labbra schiuse a lasciar fuoriuscire un respiro altrettanto pesante.
Il gioco era terminato, ora era diventata una cosa seria e lei aveva appena perso il confronto.
Rimasero immobili a guardarsi negli occhi per qualche tempo, in un silenzio rotto soltanto dai loro respiri e da un basso rombo di tuono in sottofondo, segno che un temporale era in arrivo. Poi qualcosa cambiò nello sguardo del demone-lupo, che da intransigente acquisì una nuova sfumatura più penetrante. Quegli occhi di un tale azzurro ceruleo sembrarono scrutarla nel profondo, con uno sguardo talmente intenso da farla arrossire di un'agitazione sempre maggiore, del tutto differente dal panico che aveva minacciato di assalirla sino a un attimo prima. Un nuovo rossore le dipinse le gote e non fece altro che aumentare nel momento stesso in cui lui iniziò ad avvicinare il volto al suo.
– K-Koga..? – uggiolò a mezza voce, non riuscendo nemmeno più a controllarla.
Quello non parve nemmeno averla sentita e Juri, col cuore che le batteva all'impazzata al centro del petto, chiuse di scatto gli occhi.
Che gli era preso adesso? Cosa voleva fare?!
Con la mente in subbuglio e l'animo ancor più in crisi, la ragazza lupo si rese tardivamente conto di non percepire alcun nuovo contatto da parte del giovane capo e, tesa come un fuscello, quasi si lasciò sfuggire un gemito dal fondo della gola quando all'improvviso ne avvertì il fugace respiro scivolarle sulla pelle della guancia ferita.
Spalancò gli occhi ambrati sul cielo nuvoloso: la stava annusando!
Completamente di sale, non riuscì a muoversi, il petto che le sprofondava sotto il peso di un'inspiegabile delusione e poi tornava a riempirsi d'aria fresca. Appena Koga tornò a farsi indietro e lei ne incrociò lo sguardo, lui aveva stampato in faccia uno di quei suoi soliti sorrisetti arroganti e gongolanti.
– Sei stata brava – le disse, prima di lasciarla andare.
Con un piccolo salto il demone si rimise in piedi, distanziandosi da lei per concederle tutto lo spazio necessario a rialzarsi. Juri scattò in piedi con una nuova capriola in meno di mezzo secondo, restando accucciata nell'erba ondeggiante ad una nuova brezza fresca. Brezza che non mitigò il calore rovente che percepiva irradiarsi dalla propria pelle, mentre sulla difensiva lo fissava e al contempo tentava di calmare il proprio animo in subbuglio.
Le aveva quasi fatto venire un infarto!
Con discrezione si pulì la guancia dal nuovo sangue che vi era sgorgato, portandosi il dorso della mano al naso per annusarlo. Non le sembrava ci fosse niente di inconsueto nel proprio odore: era solo il suo banale sangue da mezzodemone. Fissò il capobranco, ancora fermo di fronte a lei, con una certa diffidenza.
Per contro, Koga non fece una piega.
– Andiamo!
Non le disse altro, prima di voltarle le spalle e rimettersi a correre in direzione della tana del branco.
Senza sapere nemmeno il motivo, lei scattò a propria volta al suo inseguimento, mentre la sua mente cercava ancora di trarre le conclusioni di quanto appena accaduto. Non poteva sapere che il suo istinto di lupo aveva riconosciuto in Koga un capo da seguire e cui essere fedele, perché non vi era razionalità in tale dinamica. E non poteva sapere che anche per lui era cambiato inconsapevolmente qualcosa, quel giorno, giacché certi istinti erano relegati al di fuori della sfera cognitiva persino di un vero demone.
Venne distratta dai propri pensieri meno di una manciata di secondi più tardi da una considerazione: riusciva a stargli dietro benissimo, anzi. Ben presto si ritrovò a corrergli al fianco, finendo per procedere entrambi alla stessa andatura sul terreno cosparso di vegetazione.
Lei gli gettò un'occhiata e lui in risposta le rivolse un breve mezzo sorrisetto saccente, prima di tornare a guardar avanti.
Sì, qualcosa era appena cambiato in quella radura, ma non aveva la minima idea di cosa fosse.
Decise che sarebbe stata con gli occhi ben aperti. Doveva assolutamente scoprire cosa c'era sotto.


Sino a quel momento Koga non se n'era reso conto, ma ora non poteva più avere dubbi.
Juri era davvero una mezzo-lupo ed i fatti di quel pomeriggio lo avevano provato molto più di qualunque caratteristica fisica da lei posseduta, odore del sangue compreso. Aveva dimostrato una tenacia ed una combattività pari soltanto a quelle di un vero demone-lupo e lo aveva addirittura preso alla sprovvista, riuscendo a strappargli la spada di mano.
Notevole.
Una parte di lui ancora stentava a credere a quanto accaduto ed ora, man mano che continuava a rifletterci, doveva rivedere l'idea che si era fatto di lei: non era male per essere una semplice mezzodemone, forse. Anche se c'era un'altra cosa che lo rendeva oltremodo pensieroso. Una cosa che era successa in quella piccola radura.
Una cosa che aveva provato e...
Un ennesimo tuono lo fece riemergere dai propri pensieri, riportandolo al presente ed alla realtà circostante. Erano tutti e quattro nella grotta dove dormiva Juri, l'unica ad avere il soffitto modellato in modo da far uscire il fumo del fuoco senza che questo riempisse l'ambiente. Lo scrosciare della pioggia era continuo e persistente, tipico di quella stagione.
Koga, senza farsi notare, cercò di nuovo la figura della mezzodemone con lo sguardo, ritrovandola nella stessa posizione di pochi minuti prima: stava a gambe incrociate dall'altra parte del focolare, riversando tutte le sue attenzioni all'arma in suo possesso mentre passava una pelle scura e logora sulla lama, lucidandola meglio che poteva.
Ancora una volta ripensò all'accaduto di quel pomeriggio.
Si era divertito, non poteva negarlo. Si era divertito molto.
Durante la loro piccola zuffa le aveva lasciato un graffio mediamente profondo sulla guancia che aveva smesso quasi subito di sanguinare ed ora risaltava alla calda luce delle fiamme. E come ormai accadeva spesso, accanto a lei erano accucciati tre lupi, intenti a sonnecchiare al riparo di quella grotta.
– Credete che continuerà per molto? – a interrompere il silenzio fu Hakkaku.
– Probabilmente continuerà a piovere sino a domattina. – replicò asciutto Koga.
– Che noia – si lamentò Ginta.
– Puoi sempre uscire in perlustrazione dei nostri confini, invece di startene lì a lamentarti! – lo rimproverò subito il capobranco, scoccandogli un'occhiata penetrante.
Nemmeno a lui andava a genio il maltempo, soprattutto quando lo costringeva all'attesa. Non che vi fossero possibilità per un vero demone di ammalarsi per così poco, ma durante quel genere di acquazzoni i sentieri di quella regione divenivano impervi ed infidi e i torrenti, subito rigonfi d'acqua, aumentavano la loro turbolenza e straripavano dal loro letto.
Un tempo da lupi, per così dire.
Sorrise fra sé e sé per quell'ironia.
– Sorella Juri, ma da quando hai con te quella strana spada? – a parlare era stato Ginta.
Al sentirlo appellarla “sorella”, Koga non poté che digrignare le zanne demoniache contrariato.
Non era stato abbastanza chiaro? Cosa diavolo passava per la testa ai suoi compagni? Non era certo diventata una del branco soltanto perché lui aveva detto loro, la sera prima, che avrebbe riflettuto sulla loro richiesta!
Hakkaku si accorse della sua espressione e diede una gomitata al fratello, che sussultò e si ammutolì. Fu la voce di Juri a spezzare la tensione nell'aria umida.
– L'ha trovata Koga e... me l'ha gentilmente restituita. – le prime parole della ragazza lupo suonarono vagamente ironiche e il capobranco, spostando lo sguardo su di lei, ne distinse chiaramente il sorrisetto sghembo che gli dedicò.
Lui per contro sbuffò seccato, tornando a distogliere lo sguardo mentre lei proseguiva.
– La trovai anni fa... ha un significato particolare, per me.
La voce d'ella lo indusse a ritornare a guardarla, avendone colto una nota più seria e incerta rispetto al solito. La vide alternare lo sguardo ambrato su ognuno di loro con una certa diffidenza mentre serrava le labbra in una smorfia piatta, come se non sapesse se continuare o lasciar perdere. Come se faticasse a fidarsi.
Quel suo modo di comportarsi, così schivo e introverso, era come un muro che s'era costruita fra sé e gli altri ed era anche lo scoglio maggiore al suo eventuale ingresso nel loro clan. Appariva ai suoi occhi sempre allerta, sempre sulla difensiva. Probabilmente era un comportamento che era stata costretta ad adottare a causa del suo passato, ma ora, in quella situazione, per lui costituiva una seccatura. Perché se lei non si fidava di loro, come potevano loro fidarsi di lei? 
Se non v'era fiducia fra compagni, la battaglia era persa in partenza.
– Davvero? – stava chiedendo nel mentre Hakkaku, completamente insensibile alle difficoltà d'ella: la stava fissando come un cucciolo in attesa di una bella storia e un'espressione simile era stampata sul volto di Ginta. Koga sospirò rassegnato.
Eppure, nonostante tutto, la voce di Juri tornò a sovrastare il crepitare del fuoco.
– C'era... una filastrocca che mia madre mi fece imparare a memoria, da piccola... – iniziò, calamitando non solo l'attenzione dei due demoni ma anche del capobranco, che tornò a fissarla sorpreso.
Ai suoi occhi azzurri ella gli apparve un po' meno scostante, con un'aria impacciata ed imbarazzata che le dipingeva le gote di un tenue rossore.
– ..così un giorno decisi di provare a cercare il luogo da essa descritto. Era da tempo che viaggiavo sola e... be', non avevo altro da fare. – si giustificò, facendo spallucce.
– E che posto era? – intervenne Ginta.
– Una grotta... la.. la grotta dell'addio – Juri gli gettò all'improvviso uno sguardo incerto e Koga la vide arrossire maggiormente, prima di schiarirsi la voce e drizzare la schiena – Recitava così:

Sale in cielo l'argentea dama,
vagando tacita sul mare del Nord.

Bianca di spuma il sangue chiama,
ultima guardiana del nostro tesor.

Non c'è altra via fra celo e cresta,
che quella scogliera austera e mesta.

Ed orecchio di lupo non può ignorare
il richiamo della Stirpe di notte cantare.

Nel profondo antro la zanna riposa,
in attesa del suo padrone, di stirpe gloriosa. 

L'ultimo saluto sarà da cercare, 
chi l'onore di un lupo vorrà conquistare.

Quando il silenzio tornò a calare sulle loro teste, i demoni-lupo parvero tardare a ritornare al presente. Quelle parole, così abilmente recitate dalla voce chiara di lei, avevano evocato un'atmosfera che nemmeno Ginta e Hakkaku sembravano propensi a infrangere.
Quando fu la stessa mezzodemone a farlo, Koga si sorprese a lasciare finalmente uscire il respiro inconsapevolmente trattenuto.
– Sapevo che il luogo della filastrocca era quello che aveva visto i miei genitori dirsi addio, così mi misi alla sua ricerca. Non so dire quante stagioni impiegai, ma alla fine trovai ciò che cercavo: la spada di mio padre era lì ad attendermi.
– Cosa ha spinto i tuoi genitori a separarsi? – fu Hakkaku a intervenire, sporgendosi in avanti per poggiare i gomiti sulle gambe incrociate – Insomma, dalle tue parole sembra che fossero legati.
– Mio padre ci ha lasciate per tornare nel Continente.
– Nel Continente?! – proruppero all'unisono Ginta e Hakkaku.
I due demoni-lupo non poterono impedirselo e quella reazione contribuì a mitigare quella dello stesso Koga, che eppure non poté non strabuzzare gli occhi. Cosa..?!
– Era un demone-lupo di una nobile e antica Stirpe le cui origini risiedono in terre molto all'interno del Continente. Mia madre me l'ha sempre descritto come una creatura fiera e potente – Juri abbassò lo sguardo sulla lama che ancora aveva in grembo, lo sguardo più cupo di poc'anzi – Lui le aveva raccontato della propria terra natale: una landa di ghiacci semi-perenni delimitata da alte montagne sempre ricoperte di neve. Da quelle parti i venti ululavano quanto e più di qualsiasi branco di lupi – abbozzò un sorrisino ironico – sì, davvero un luogo che ti fa venir voglia di mollare tutto per tornarci!
Koga per riflesso sorrise a sua volta, cogliendo senza problemi lo stato d'animo d'ella. L'amarezza che aveva tentato di mascherare sotto l'ironia di quell'ultimo commento l'aveva colta benissimo, così come aveva colto il significato della stessa. L'argomento doveva essere ancora ostico per lei.
– Ma.. perché non vi ha portato con sé? – chiese Ginta.
Hakkaku sferrò immediatamente un pugno in piena faccia al fratello, spezzando la tensione e impedendo alla ragazza lupo di dover rispondere. Quel gesto, oltre a far ribaltare all'indietro il povero demone-lupo, fu la prova per Koga che, almeno uno dei due conservava ancora un briciolo di sensibilità.
Mentre i suoi due compagni iniziarono a battibeccare con la consueta esuberanza, spezzando l'atmosfera tetra che s'era venuta a creare, Koga distolse lo sguardo per volgerlo verso l'esterno del loro riparo. Per quella sera aveva abbastanza cose su cui riflettere.
Senza una parola si alzò, attirando con quel semplice gesto l'attenzione dei suoi compagni.
– Capo..?
– Koga..?
– Mi ritiro. – affermo, asciutto – Chiamatemi se succede qualcosa di rilevante.
Non attese altro prima di uscire sotto la pioggia. Per percorrere la poca distanza che lo separava dalla loro tana dietro alla cascata impiegò una manciata di secondi, tempo più che sufficiente perché il temporale gli inzuppasse completamente le pellicce.
Superato il getto d'acqua del torrente in piena, si scrollò energicamente spargendo gocce di pioggia tutt'intorno a sé. Soltanto dopo raggiunse il proprio giaciglio, distendendovisi sopra con un certo abbandono.
Intrecciando ambo le mani dietro la nuca, rimase ad osservare il soffitto immerso nel buio, ascoltando il fragore della cascata unito a quello della pioggia. Passò parecchio tempo a riflettere, prima che la stanchezza vincesse sulla sua mente, facendolo sprofondare in un sonno senza sogni.



...continua.



Ciao a tutti!
Sì, so che avevo detto che non sarei riuscita ad aggiornare, e invece i miei impegni sono stati posticipati!! Spero che la cosa vi renda felici, a me non troppo xD ahahah
ma passiamo alle cose serie: grazie a tutti *.* davvero, il vedervi aumentare non può far altro che riempirmi di gioia.
Questo capitolo è uno di quelli che ho iniziato a modificare più incisivamente, spero che la filastrocca vi sia piaciuta ^^ io mi sono divertita a inventarla!
Come sempre, spero che vogliate lasciarmi un parere, anche solo due righe, tanto per dirmi se il capitolo e/o la storia vi piace! Intanto vi lascio augurandovi buona notte!

baci e abbracci

Kaiy-chan
   
 
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