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Autore: BellaLuna    24/03/2019    2 recensioni
Raccolta di storie incentrate sulla coppia Bulma/Vegeta ambientate in diversi Universi Alternativi.
#1: CardCaptorSakura!AU: "La verità era che Bulma avrebbe volentieri ceduto il suo ruolo di cattura carte a Vegeta, e grazie tante!"
#2: Avatar, theLastAirBender!AU: Vegeta, principe dei dominatori del fuoco, scopre che esiste qualcosa di più forte dell'odio per cui valga la pena combattere.
#3: LOST!AU: "Forse, semplicemente, il destino di Vegeta era sempre stato quello di salvarla dalla catastrofe, come il suo quello di salvare lui da se stesso."
#4: Victoria!AU: "Bulma sapeva già come sarebbe andata a finire. Vegeta l'avrebbe guardata e non avrebbe visto nient'altro che una corona. Non avrebbe mai visto una donna, non avrebbe mai visto lei."
#5: TheVampireDiaries!AU
#6: LaBellaAddormentataNelBosco!AU
#7: FullMetalAlchemistBrotherwood!AU
#8: DragonTrainer!AU
#9: GossipGirl!AU
#10: TeenWolf!AU
#11: SKAM!AU
#12: YourName!AU
#13: Mulan!AU
#14: L'IncantesimoDelLago!AU
#15: StrangerThings!AU
[Il Capitolo Uno, il Capitolo Quattro e il Capitolo Quattordici di questa Raccolta partecipano alla "Seasons Die One After Another Challenge Edition!" di Laila_Dahl sul forum di Efp.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO QUATTORDICI: L'IncantesimoDelLago!AU




Goku capì che la situazione stava per prendere una brutta piega, nel momento in cui percepì l’aura di Vegeta iniziare ad andare su e giù senza un motivo apparente, sintomo che il sempre stoico principe dei saiyan stava cominciando a perdere il controllo delle sue stesse emozioni.
Capitava sempre così, quando era in compagnia di Bulma Brief, principessa della Terra e sua futura promessa sposa.
Bastava un niente – un sorriso giusto un po' più ammiccante, un’occhiata giusto un po' più maliziosa – per mandare Vegeta totalmente nel pallone.
E dire, che ne aveva avuto di tempo per fare esperienza, visto che erano anni che Bulma aveva cominciato ad avere strani effetti su di lui.
Goku sperò che, almeno, Vegeta si ricordasse il discorso preparatorio che avevano riscritto qualcosa come ottomila volte – dannato lui, e la sua mania di perfezionismo esagerato! – per quel determinato momento: la cruciale proposta di matrimonio.
Lui e la madre di Bulma erano lì, insieme a loro, in veste di chaperon e per testimoniare che la proposta era stata fatta e accettata senza che ci fossero “pressioni esterne”, come se il solo trovarsi su un pianeta alieno con una gravità dieci volte superiore rispetto alla tua non fosse già un pensiero opprimente!
Ma Goku non aveva il pedigrì adatto per poter affermare ad alta voce una cosa del genere.
Forse, Vegeta gliela avrebbe fatta passare liscia perché negli anni, grazie a Bulma e alla loro lotta comune contro il regime tirannico di lei, erano diventati qualcosa che sul pianeta Terra sarebbe stato molto simile alla parola “amici”, ma Vegeta non era ancora diventato Re. E Bulma non era ancora sua moglie e il silenzio fra i due, a passeggio intorno a uno dei laghi che circondavano il palazzo, si stava facendo davvero, davvero imbarazzante.
Come al solito, fu Bulma a spezzarlo per prima, andandogli in contro forse perché, come sempre, era riuscita a capire che qualcosa in Vegeta non andava bene << Mi hai portata qui per dirmi qualcosa di importante, o solo per farmi fare cento volte lo stesso giro intorno allo stesso lago? >>, la sua domanda sarebbe potuta essere ancora più schietta e diretta di così soltanto se gli avesse direttamente proposto lei stessa di sposarlo.
Adesso, Vegeta aveva la sua occasione servita su un piatto d’argento, doveva solo farsi coraggio e aprire la bocca, recitare il suo benedetto discorso e il gioco era fatto, per quella sera Bulma sarebbe ufficialmente diventata la sua fidanzata e tutto il mondo avrebbe celebrato la loro felice unione, e urrà per gli sposi!
E invece, la sua aura iniziò a prendere quota verso l’alto, spaventando un po' anche la stessa ragazza.
E poi accadde il disastro: << Sì ecco, a proposito di quella ridicola faccenda dell’accordo matrimoniale… >> se solo Vegeta avesse avuto il coraggio di alzare lo sguardo verso Bulma – o anche solo di ricordarsi tutte quelle parole segnate NO in rosso, del loro fottutissimo e ormai perduto per sempre discorso – si sarebbe reso subito conto che si stava già scavando la fossa da solo.
Invece, continuò a parlare imperterrito, camminando al fianco di Bulma con i pugni tesi lungo i fianchi e il volto corrucciato, come se si stesse preparando per un combattimento << Non ci sono problemi, non è vero? >> la sua aura in quel momento cominciò a precipitare verso il basso, forse perché il silenzio di lei lo stava allarmando, << Voglio dire... pura formalità.>>
<< Pura formalità? >> se lo sguardo di Bulma avesse avuto il potere di fare a pezzi le cose, Goku quella sera si sarebbe ritrovato a raccogliere Vegeta con l’aiuto di un cucchiaino.
<< Sì, esatto. Tutto uno stupido affare politico, giusto? >>
<< Oh, puoi giurarci, questo incontro non è altro che un affare politico, non c’è più alcun dubbio... >>
<< Quindi è tutto stabilito. Sarai mia moglie come d’accordo.>>
Pessimo, pessimo davvero.
Dal punto in cui Goku si era riparato dalla vista dei due, riuscì anche a vedere la mano della madre di Bulma che si abbatteva contro la sua stessa fronte, e al contrario di Vegeta, che quando si trattava di Bulma diventava improvvisamente lento di comprendonio, lasciando il suo brillante acume da militare sperduto chissà dove, Goku vide l’affondo arrivare a chilometri di distanza, che si stava per scagliare potente e tremendo contro tutti loro.
<< No.>> fu la risposta ferma e risoluta di Bulma, che continuò a camminare lungo il sentiero lungo il lago come se nulla fosse, come se non avesse appena lanciato una bomba che era appena esplosa dentro il petto di Vegeta.
Oh, benedette stelle...
Vegeta, invece, fermò improvvisamente il suo incedere, gli occhi spalancati in maniera ridicola fissi contro il profilo longilineo della bella principessa.
La guardò qualche istante come se non avesse sentito, come se non avesse capito bene quando invece aveva capito benissimo e la sua aura nuovamente in escandescenza ne era la conferma.
<< No? >>
<< Cos’è, sei diventato sordo tutt’un tratto? >>
<< Perché?! >>
Stavolta fu la mano di Goku a schiantarsi contro la sua stessa fronte.
Niente da fare, sembrava proprio che quel giorno Vegeta avesse davvero voglia di farsi del male da solo.
Bulma si girò finalmente verso di lui, le mani sui fianchi e gli occhi chiari che emanavano fulmini e saette pronte a fulminarlo con la forza che non aveva, e poi gli rispose tra i denti digrignati e una vena che pericolosamente aveva iniziato a pulsare sulla fronte per il nervoso.
<< Perché? Caso mai... è a me che spetta questa domanda! Perciò, una volta per tutte, Vegeta, dimmi perché vorresti che io diventassi tua moglie? >>
Per un attimo, un barlume di speranza tornò a risplendere in Goku.
Quella parte, oh quella parte sì, che lui e Vegeta l’avevano preparata bene.
Vegeta si era aspettato una domanda del genere da parte di Bulma, l’aveva prevista, paranoico com’era, e aveva buttato giù tutta una serie di risposte che secondo lui a Bulma e alla sua cultura da terrestre sdolcinata sarebbero potute andare bene.
<< Perché la nostra unione va a vantaggio del mio popolo.>> ecco, quella non era affatto – e dove gli era venuta fuori una stupidaggine del genere, maledetto lui?! - una di quelle risposte.
Bulma gli diede letteralmente uno spintone, che non lo mosse di un centimetro ma che colpì ugualmente Vegeta con la forza di un cataclisma.
Quel gesto ribelle a chiunque sarebbe costato le mani, o peggio, la testa, se Vegeta quel giorno non si trovava esattamente di umore buono.
Ma Bulma poteva permetterselo perché era Bulma e, tra le altre cose, nel corso degli anni aveva pure fatto di peggio: aveva riempito i capelli di Vegeta di vermi, tanto per dirne una, e quindi le mani e la testa le restarono al posto giusto, anche se dal modo in cui lei guardava Vegeta, Goku aveva iniziato a sospettare che qualcos’altro dentro la giovane terrestre fosse appena andato perduto.
<< Se questa è la tua risposta, allora l’accordo è ufficialmente annullato. E quindi, no, non sarò mai tua moglie.>>
Goku osservò Vegeta fissare come paralizzato, (l’aura praticamente a zero come se fosse stato svuotato di ogni energia), la principessa della Terra che raggiungeva sua madre, la prendeva a braccetto e prendeva il largo dalla sua vista e dalla sua vita, senza neanche voltarsi un’ultima volta verso di lui.
<< Addio, principe Vegeta.>>
Oh, benedette stelle, adesso erano davvero fottuti!
 
***
  
Dopo che la principessa Bulma e la regina sua madre ripresero la loro astronave per far ritorno sulla Terra, Goku era stato costretto a seguire Vegeta dentro la gravity room per smorzare un po' l’arrabbiatura del principe ed evitare così che quest’ultimo andasse in giro per la galassia a commettere stragi.
Quand’era di quell’umore nero, normalmente Vegeta rimaneva ad allenarsi e a scaricare la tensione con pugni e calci talvolta anche per giorni interi, e se si decideva a uscire, lo faceva non tanto per la stanchezza muscolare che lo intorpidiva ma solo per i brontolii affamati del suo stomaco regale.
Dal modo in cui stava combattendo contro di lui, a gravità cento volte superiore a quella del loro pianeta, Goku intuì subito che se non avesse fatto qualcosa, Vegeta probabilmente sarebbe rimasto rintanato lì dentro fin quando non fosse riuscito a togliersi dalla testa il ricordo di Bulma che senza esitazione – impettita e arrogante come sempre – gli voltava le spalle per dirgli addio.
Cosa universalmente nota: al principe dei saiyan i rifiuti non piacevano proprio.
E se a rifiutarlo era stata l’unica donna verso la quale avesse mai mostrato un minimo cenno di interesse, la questione diventava grave abbastanza da poter scatenare una guerra intergalattica.
Tuttavia, Goku conosceva Bulma abbastanza bene da poter affermare con certezza che la ragazza non avrebbe mai rischiato così tanto, e che se aveva detto di no a Vegeta, oltre perché ferita nell’orgoglio e nei sentimenti dalle sue parole, probabilmente era perchè doveva esserci un altro piano sotto, di cui loro non erano a conoscenza, uno dei tanti giochi di Bulma in cui i due saiyan da bambini si ritrovavano per caso, solo quando era troppo tardi per tirarsi indietro.
Forse aveva detto di no in maniera troppo impulsiva – come era suo tipico – e adesso se ne stava già pentendo, proprio come Vegeta si stava divorando il fegato e le budella per non essere riuscito a farle come si deve una stupida proposta di matrimonio.
Tuttavia, conoscendo il carattere orgoglioso di entrambi, Goku dubitava fortemente che sarebbero giunti a una soluzione in breve tempo, o che uno fosse nuovamente disposto a fare un passo avanti per riconoscere i propri sbagli e passare oltre.
Quella storia andava avanti così da quando erano solo dei bambini, e ogni estate Bulma era costretta dai genitori a passare del tempo con Vegeta affinchè si affezionassero – o almeno facessero l’abitudine - l’uno all’altra.
Ma né la Terra né il pianeta Vegeta avevano più molto tempo, visto che la minaccia di una guerra da parte di Freezer e del suo esercito era alle porte.
L’alleanza fra i due popoli era strettamente necessaria per la sopravvivenza di entrambi: la Terra aveva bisogno di guerrieri forti, e i saiyan avevano bisogno delle armi all’avanguardia della Terra.
Né Bulma né Vegeta avevano in realtà mai avuto molta scelta, ma questo era un pensiero che Goku aveva realizzato solo di recente, da bambino e da adolescente certe cose non l’avevano minimamente sfiorato, mentre dovevano essere sempre sembrate più che mai chiare e cristalline nella mente delle due giovanissime maestà.
Il problema era che nessuno dei due amava essere forzato a fare qualcosa, o piegarsi a un ordine, e quindi tutto sarebbe stato maledettamente più facile se solo si fossero presi sin da subito, ma così non era stato, come Goku ricordava bene.
Quand’erano bambini, Vegeta gli aveva detto che la sua promessa sposa era debole e fiacca e non valeva nemmeno il dito mignolo di un saiyan.
Che me ne faccio di una femmina che non sa manco tirare un pugno in faccia?
All’epoca, Goku aveva fatto spallucce, si era eclissato all’ombra della sublime saggezza del principe e aveva osservato Bulma come una formica che provava ad accostarsi a un gigante.
Sottovalutarla era stato il loro primissimo, infantile e stupidissimo errore.
La formica si era rivelata essere furba come una volpe, veloce come una gazzella, attraente come un animale esotico.
Combinava disastri e poi metteva su la sua espressione più angelica dando a loro la colpa.
Inventava giochi assurdi di cui lei era l’assoluta dominatrice e loro finivano sempre per cascare nella sua rete, nelle sue storie raccontate ad arte, nei suoi giochetti mentali che erano assurdi per una bambina di appena sette anni.
Ma Bulma era così: era troppo intelligente per essere gestita, figurarsi per essere capita.
Vegeta l’aveva odiata davvero, (una volta, o forse due al massimo), per questa ragione. Perché Bulma sapeva come rompere gli schemi, infrangere regole per rifarne poi di migliori, e sapeva rendere le cose interessanti e poi sapeva farti sentire scemo per non averci pensato su prima, ed era solo una terrestre, e loro stavano perdendo, e questo era inaccettabile.
Vegeta era sempre stato quello sveglio, quello scaltro, quello che sapeva come tenere le cose sotto controllo.
Bulma era l’eccezione alla regola, era la variabile imprevedibile, era tutto fuorchè sotto il suo controllo, e la cosa lo mandava in escandescenza, quando c’era Bulma nei paraggi, il Vegeta tutto serio faceva armi e bagagli e spariva chissà dove e un Vegeta nuovo veniva fuori, il Vegeta spogliato dalla sua corona e dal suo mantello scarlatto, e di lui ne restavano solo le ossa ancora troppo corte, i capelli sparati in aria, la spacconaggine e un bambino di otto anni.
Il Vegeta che usciva fuori quando Bulma era in giro era un Vegeta molto più divertente e molto meno posato di quello a cui Goku era abituato, e la cosa gli era apparsa all’epoca quasi come una trasformazione leggendaria, tanto da scherzarci su insieme a lui e chiedergli “non è che ti sei trasformato in un super saiyan, vero?”
Normalmente, Vegeta rispondeva prendendolo a calci o insultandolo, ma quello era il modo in cui i saiyan si mostravano affetto, aveva provato una volta a spiegare a una Bulma bambina che l’aveva guardato come se fosse l’ultimo fra i deficienti.
“Non sarò mai la moglie di un maschilista, arrogante e violento!” aveva aggiunto poi una Bulma dodicenne, quella che ancora si sentiva a disagio con il suo corpo che cambiava in quello di una donna, e allora si nascondeva dietro un ciuffo troppo lungo di capelli davanti agli occhi e vestiti troppo larghi.
C’erano piccoli brufoli sulle sue guance, e Vegeta non mancava mai di farglielo notare, di farle notare quanto il suo corpo fosse imperfetto rispetto a quello di un saiyan.
Quello era di sicuro l’argomento su cui andava forte e l’unica vera arma che avesse mai avuto per ferirla, oltre la forza, ma Vegeta non aveva mai alzato neanche un dito su di lei, né mai l’aveva voluto, e Goku non avrebbe saputo dire se era perché il Re suo padre gli avesse ordinato così, oppure se fosse per lei, per quel rispetto che era sbocciato nel suo cuore di bambino, quando la ragazza aveva stracciato un intero battagliane saiyan in una corsa di go kart a soli dieci anni, e con un catorcio che si era costruita da sola.
Ma anche quella tattica non era durata a lungo, perché passata la pubertà Bulma si era guardata meglio allo specchio e si era scoperta bellissima e sensuale, e aveva usato quelle sue nuove armi al massimo delle sue possibilità, facendo soccombere chiunque al suo sguardo, alla prosperità delle sue forme avvenenti.
Nemmeno Vegeta l’adolescente ne era stato immune, ovviamente, anzi forse era proprio da quegli anni che il gioco di sguardi fra i due si era palesato, e c’erano state intere conversazioni che si erano scambiati in silenzio da una parte e l’altra della stanza senza nemmeno rivolgersi una parola, e che Goku non avrebbe mai avuto modo di conoscere o di capire.
In quel periodo si era per la prima volta manifestata anche la parte gelosa e possessiva del principe dei saiyan.
Bulma era sfacciata e civettuola di natura, sfoggiava quella sua ritrovata sicurezza di sé con gesti accattivanti, mosse studiate, che facevano infiammare i cuori dei guerrieri a cui puntualmente Vegeta minacciava di spaccare la faccia se solo avessero anche osato e... lei era la sua promessa sposa, maledizione!
Erano iniziati i periodi anche delle lunghe discussioni private, delle lunghe passeggiate fuori da ogni controllo, lui e lei da soli a parlare, a provare a sfiorarsi, a stabilire contatti, a infrangere barriere ormai sottili come cristalli.
Alle volte, Bulma ritornava la vendicativa di sempre, faceva rimpiangere a Vegeta tutte le volte che da ragazzina l’aveva presa in giro per i suoi capelli troppo chiari, le sue braccia troppo magre, i suoi movimenti troppo lenti.
Lo stuzzicava e poi fuggiva via. Si fingeva ingenua, innocente, quando era lei che soffiava sul fuoco, curiosa ed emozionata al tempo stesso di conoscere la sua reazione.
“Lo sai cos’è un bacio, almeno?” l’aveva sentita chiedere a Vegeta quando avevano sedici anni, durante una delle loro gite segrete tra campi di fiori di girasoli che il principe aveva fatto piantare vicino al palazzo reale apposta per lei, dopo aver scoperto che erano i suoi preferiti, naturalmente però, senza mai confessarglielo apertamente.
Goku aveva osservato l’amico arrossire in risposta a quella domanda così impertinente, per poi corrucciarsi, allungare il passo e seminarla, - e solo Bulma poteva sconfiggerlo con solo una domanda, con solo un sorriso ammiccante.
“Lo sapevo. Nemmeno lo sai. Sei proprio il peggior promesso sposo di sempre.” Fingeva un tono esausto ed esasperato quando invece era solo divertita, quasi intenerita dalla timidezza che il principe le stava mostrando.
“Fammi vedere che cos’è allora!” la sfidava Vegeta e a quel punto era Bulma ad arrossire, a distogliere lo sguardo dal suo.
“Mi vergogno con Goku che ci guarda.”
“Il suo nome è Kakarot.”
“E’ mio amico, posso chiamarlo come mi pare.”
Goku era solo un soprannome che Bulma gli aveva dato quando erano bambini per indispettire Vegeta, (e che gli era rimasto appiccicato addosso come un’etichetta), che non aveva mai apprezzato quando gli altri giocassero con le sue cose, e a quell’epoca lui era ancora solo quello, solo il giocattolo del principe.
"Amici" lo erano diventati con Bulma, perché quando sopravvivi a una ragazza terrestre in piena pubertà, allora la tua prospettiva delle cose cambia in maniera radicale.
A Vegeta dava comunque un mucchio fastidio che lei continuasse a chiamarlo a quel modo, perché era troppo confidenziale per i suoi gusti, rompeva muri che invece dovevano rimanere saldi e bene eretti e non crollare.
Ma Bulma non sapeva rispettare le regole, specialmente se era Vegeta a dettarle e infrangerle si faceva solo più divertente.
Questo era stato il loro rapporto fino a qualche mese fa, quando il tempo tanto atteso era arrivato, quando gli adolescenti avevano lasciato spazio a dei giovani adulti pronti, o quasi, a farsi carico dei loro impegni regali.
Le passeggiate intime si era moltiplicate, talvolta Goku li aveva visti ritornare a palazzo ridendo di qualcosa, di sicuro qualche malefatta ai danni del povero sventurato di turno.
Certe volte li aveva notati mentre si stringevano la mano sotto al tavolo, altre il modo radioso in cui Bulma sorrideva solo a Vegeta, o lo sfavillio negli occhi del principe quando parlava di lei, dell’invenzione nuova che gli aveva mostrato.
Era tutto un “Bulma ha fatto questo, ha fatto quest’altro,” e quindi sembrava davvero che tutti i problemi si fossero risolti, che l’accordo fosse ormai siglato, pura formalità.
E invece...
<< Complimenti, Vegeta, davvero. >> Goku non potè fare a meno di rinfacciarglielo fra una scarica di pugni e un’altra, visto tutte le giornate che lo aveva costretto ad aiutarlo con quel suo maledetto discorso.
<< Potresti scrivere un libro, sai? Come ferire i sentimenti di una donna in cinque parole o meno.>>
In risposta vide il principe provare a rifilargli un calcio lì dove non batteva il sole, pur sapendo che si trattava di un atteggiamento alquanto sleale << Vaffanculo, Kakarot! >>
Goku evitò il colpo e lasciò perdere l’insulto, decidendo di passare al contrattacco  scaricando una serie di onde energetiche, e non mancò di stuzzicare ancora Vegeta perché, veramente, quando gli sarebbe mai capitata un’altra occasione simile?
(Ed era Bulma, davvero Vegeta si era aspettato che infilarle un guinzaglio sarebbe stato facile, anche se quel guinzaglio era una corona scintillante sulla sua testolina tanto graziosa?)
 << Ora, hai intenzione di fare qualcosa a riguardo... o ce ne staremo nella gravity room ad azzuffarci fino a quando, forse, e chissà grazie a quale misericordiosa creatura celeste, Bulma non dimenticherà la grande cazzata che hai fatto? >>
<< Ti ho invitato qui dentro per allenarmi! Se volevo qualcuno che mi facesse la predica e mi scassasse le scatole sarei rimasto a palazzo con mio padre! >>
<< Giusto. Ehy, senti un po'... >> Goku fermò l’attacco e finse un’aria stupita e interrogativa mentre gettava uno sguardo all’intera stanza gravitazionale << Chi è, a proposito, che ha inventato e costruito per te questa camera...? Aspetta, ora il suo nome non mi viene in mente... ah, ma sì, è stata Bulma! Hai presente? La principessa terrestre che quando ti ha chiesto perché volevi sposarla tu le hai risposto, perché va a vantaggio del mio popolo. Ma che problemi hai? Conoscendo Bulma, mi sorprende sul serio che tu sia ancora vivo, dopo quella uscita geniale.>>
A quel punto, Goku provò a sferrargli un pugno in pieno viso che Vegeta riuscì a bloccare con una mano.
Adesso, lui e l’avversario erano occhi negli occhi e il principe non potè fare a meno di arrossire << Senti... non sapevo che cosa dirle, d’accordo? È facile parlare per te! Non eri tu che dovevi farla quella dannata proposta! >>
Goku sorrise furbo, si liberò facilmente dalla sua presa facendo un balzo indietro << Bastava dirle la verità. Tipo: perché sei la ragazza migliore che conosco. Perché quando sono insieme a te mi viene meno voglia di uccidere gente a caso. Perché non voglio che altri uomini ti ronzino in giro. Oppure, perchè non faccio altro che pensare a te.>>
Vegeta, che si era già lanciato nuovamente all’attacco verso di lui, si bloccò a mezz’aria, piccato e imbarazzato dall’ultima uscita del compagno di allenamenti << Questo non è vero! >> affermò colpito sul vivo.
Goku fece ruotare esasperato gli occhi al cielo, come se non avesse sentito quelle parole già un milione di volte << Ti prego, è palese quando lo fai. Fissi un punto nel vuoto e poi ti viene questa faccia super strana, tipo che ti si piegano le labbra all’in sù, così, e sembra quasi che sorridi... roba mai vista! >>
<< Vaffanculo! >>
Mentre lo scontro riprendeva i suoi ritmi serrati, d’improvviso la luce bianca e intermettente delle chiamate vocali cominciò a brillare attirando la loro attenzione.
Sbuffando, Vegeta scese a terra a pigiare il bottone per rispondere alla chiamata, che mostrò loro la faccia sconvolta e preoccupata di Radish, che li mise subito in allarme.
<< C’è stato un attacco. >> esordì il saiyan dall’altro capo della comunicazione, senza dar loro il tempo di chiedere nulla << L’astronave reale della Terra è stata colpita. Hanno dovuto eseguire un atterraggio di emergenza sul pianeta Namecc. Il messaggio di S.O.S. è giunto a noi solo adesso, vostra altezza.>>
Non ci fu bisogno che Radish aggiungesse null’altro.
Goku osservò con apprensione Vegeta farsi bianco come un lenzuolo, le dita che scavavano solchi sul pannello di comando.
<< Quanti sopravvissuti? >> il principe pronunciò quelle parole come se gli stessero ustionando la lingua, come se non avesse potuto tenersele in bocca ancora un momento di più.
Dall’altra parte dello schermo, Goku vide Radish lanciare un’occhiata a un soldato alla sua destra che in risposta scosse il capo, rendendo l’espressione di suo fratello ancora più rigida, e l’aura di Vegeta ancora più incontrollabile.
Poi, il messaggio fu lanciato: << Non lo sappiamo. Probabilmente nessuno, altezza.>>
Goku si era immaginato un’esplosione, un boato, l’eruzione di un vulcano, il crack assordante di qualcosa che si schianta al suolo e va in mille pezzi, invece a quella notizia scioccante rispose solo il silenzio.
Passarono giusto un paio di secondi interminabili, prima che il principe dei saiyan ritrovasse la parola, il viso tramutato in un espressione di pietra che neanche Goku fu in grado di interpretare.
<< Fa preparare la mia navicella, Radish. Andrò io stesso a ispezionare il posto. >> ordinò, e Goku rivide il momento in cui Bulma gli aveva voltato le spalle, rivide il suo sguardo lucido e spento, rivide la delusione che trapelava dai suoi occhi azzurrissimi, rivide l’attimo in cui forse sia lui che Vegeta l’avevano perduta per sempre.

*** 

Su Namecc c’era solo fango, cadaveri e il relitto di quella che una volta era stata l’astronave reale del pianeta Terra.
La regina respirava a mala pena, e aveva il corpo schiacciato dalla vita in giù da uno dei portelloni d’uscita d’emergenza che si era staccato durante l’impatto.
Goku lo sollevò aiutato da Vegeta, e insieme a lui sentì le ultime parole che la donna disse riferite a ciò che era successo alla sua bambina.
<< Non è quello che sembra... >> ripetè un paio di volte, lo sguardo terrorizzato e la bocca che fiondava sangue scuro, << Non è quello che sembra.>>
Lui e Vegeta continuarono a ispezionare il luogo per giorni, ma di Bulma e del suo corpo non ve ne era più alcuna traccia.
Sembrava sparita nel nulla, sembrava essersi dissolta, smaterializzata come per magia da quel posto.
Tutto ciò che riuscirono a ritrovare fu un ciondolo con il simbolo della Capsule Corporation che Vegeta le aveva regalato per il suo decimo compleanno e la piuma bianca di un cigno.

 


FINE#14
  
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