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Autore: JoJCho    25/03/2019    0 recensioni
QUESTA ONE SHOT NASCE DALLA V LIVE DI JIN DEL 19.3.19
Pensò a tutti quegli anni che avevano vissuto insieme, pensò al rispetto che provava per il suo hyung, agli scherzi, alle risate, ai momenti difficili, a tutte le cose che avevano affrontato fianco a fianco. Ricordava perfettamente il giorno in cui la sua ammirazione e il suo affetto si erano trasformati nel sentimento che provava in quel momento. Ricordava come aveva dovuto nascondere quello che provava, non infastidirsi quando gli altri passavano il tempo soli con Jin o lo toccavano, ricordava di come l’amarezza del suo cuore avesse riempito le sue canzoni, la paura di vederlo partire per il servizio militare, il terrore di vederlo andare via e perderlo per sempre. Anni passati a fare un passo indietro, e un altro e un altro, contro volontà. Avrebbe voluto parlargliene, parlargli di quanto gli si fosse radicato in petto insieme a un dolore profondo, il dolore di non poterlo avere mai e poi mai, ma non riusciva a dirgli niente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Appena Jin chiuse la live non poté trattenere le lacrime. Il suo cucciolo era morto ed era stata colpa sua, se solo non lo avesse perso di vista in quel momento, se solo avesse chiuso la gabbia o non l’avesse messa così in alto il suo adorabile scoiattolino sarebbe ancora vivo…

Si tolse il cappellino e si cambiò meccanicamente, infilandosi il pigiama, mentre le lacrime presero a scendere silenziosamente.

Tirò su con il naso per poi ricordarsi che non doveva trattenersi: nessuno lo stava guardando. Perché aveva tirato fuori quell’argomento durante la live? Ora era così triste, il senso di colpa, il vuoto, tutto quello che aveva represso così bene si agitava di nuovo nel suo cuore facendolo singhiozzare.

Si stese sul letto senza odore dell’hotel e si tirò la coperta sulla testa come quando era ragazzino: l’unico che non doveva vederlo piangere era lui stesso, la parte di lui che voleva essere sempre forte e allegra e che gli gridava di aver fallito. Ma non poteva nascondersi per sempre da sé stesso, era stanco. Stanco di dover sempre sorridere, stanco di non poter essere a casa sua, stanco del fatto che aveva sempre dovuto sacrificare i suoi affetti per la sua carriera.

Stava piangendo per tutto questo quando qualcuno bussò alla porta. Velocemente si asciugò la faccia con le maniche del pigiama, sapeva che alla porta c’era uno degli altri che aveva saputo della live e voleva venire a fare la comparsa per quell’episodio di Eat Jin.

Aprì la porta stiracchiando un sorriso.

Namjoon entrò nella stanza: -Ho visto la live…- disse guardandosi attorno – stai bene?- gli chiese con fare apprensivo voltandosi verso di lui.

-Sì, certo, ma sei arrivato tardi, ho finito la live cinque minuti fa- ribattè Jin sfoderando il suo solito tono leggero.

-Non sono venuto per la live, sono venuto perché sei triste.-

-Non sono triste-

-Jin… smettila di nascondere quello che senti, dal video si vedeva benissimo che stavi per metterti a piangere- lo rimproverò Namjoon andandosi a sedere su una sedia.

Lui si sdraiò sul letto, fissando il soffitto e lottando con le emozioni che minacciavano di comparire sul suo viso: -Figurati, l’ho fatto solo per intenerire le army, sai quanto sono bravo a recitare…-.

-Sì, purtroppo lo so…- rispose Namjoon cupo, andandosi a sedere sul letto di fianco a lui.

Jin non disse più niente, sapeva che se avesse parlato il groppo che aveva in gola gli avrebbe spezzato la voce e non voleva che RM fosse triste per lui o si preoccupasse.

-Jin…- lo chiamò Namjoon. Appena il ragazzo lo guardò in volto e vide i suoi occhi pieni di tristezza e preoccupazione, scoppiò in lacrime. Afferrò il cuscino per coprirsi il viso.

Sentì l’altro sdraiarsi di fianco a lui e mormorare: -Mi dispiace, hyung, non sai quanto. E mi dispiace di aver sottovalutato quanto ti sentissi male per questa perdita-.

Jin non riuscì a trattenersi e singhiozzando contro il cuscino iniziò a elencare ogni motivo della sua sofferenza. Quando finì si sentiva molto meglio, anche se Namjoon non aveva detto niente per interromperlo o rassicurarlo e anzi probabilmente tra il pianto e il cuscino sulla sua faccia non era riuscito a cogliere la metà del suo discorso, ma poi l’altro disse: -Ti amo-.

-Cosa?- chiese lui.

-Io ti amo, hyung- ripeté con voce più risoluta Namjoon.

Jin si tolse il cuscino dalla faccia, trovando il volto dell’amico poco distante dal suo sul materasso. Namjoon vide i suoi occhi rossi, il naso colante, la faccia tumefatta, le labbra così gonfie e violacee che si dovette trattenere, stringendo con una mano le coperte, per non premerci sopra le sue.

-Io ti amo amo- disse ancora, la sua espressione era terrorizzata, ma non distolse lo sguardo da quello di Jin.

Il cuore di quest’ultimo era in silenzio stampa, aveva smesso di battere, lui aveva smesso di respirare, il suo cervello di pensare. Era pietrificato da quella confessione, boccheggiava, si chiedeva se sarebbe morto.

Poi Namjoon gli strinse la mano, abbandonata fra di loro e allora il sangue prese a scorrergli nelle vene: si era aspettato frasi sagge e di conforto, forse un abbraccio, ma non questo.

Gli sfuggì un altro singhiozzo, la presa di Namjoon sulla sua mano si strinse, i suoi occhi ormai erano specchio della profonda paura che sentiva: aveva la stessa espressione di quando rompeva per sbaglio qualcosa e aspettava di essere rimproverato.

Jin si schiarì la voce: -Tu mi ami come un ragazzo ama una ragazza?- chiese.

Namjoon annuì, il cuore che gli sfondava i timpani, ringraziò di essere sdraiato, così le sue povere ginocchia non avrebbero potuto cedere. Pensò a tutti quegli anni che avevano vissuto insieme, pensò al rispetto che provava per il suo hyung, agli scherzi, alle risate, ai momenti difficili, a tutte le cose che avevano affrontato fianco a fianco. Ricordava perfettamente il giorno in cui la sua ammirazione e il suo affetto si erano trasformati nel sentimento che provava in quel momento. Ricordava come aveva dovuto nascondere quello che provava, non infastidirsi quando gli altri passavano il tempo soli con Jin o lo toccavano, ricordava di come l’amarezza del suo cuore avesse riempito le sue canzoni, la paura di vederlo partire per il servizio militare, il terrore di vederlo andare via e perderlo per sempre. Anni passati a fare un passo indietro, e un altro e un altro, contro volontà. Avrebbe voluto parlargliene, parlargli di quanto gli si fosse radicato in petto insieme a un dolore profondo, il dolore di non poterlo avere mai e poi mai, ma non riusciva a dirgli niente.

Niente in più del ti amo che gli aveva già detto. Jin lo guardò e Namjoon vide la sorpresa, la confusione, la realizzazione e infine il dolore che si alternavano sul suo viso. Era contento di aver aspettato quel momento di fragilità dell’altro per dichiararsi, non avrebbe mai avuto in risposta tutta quella sincerità in un’altra occasione, lo sapeva.

-Vuoi baciarmi?- chiese Jin, sembrava così stanco e provato che Namjoon si sentì terribilmente egoista ad annuire in fretta.

-Okay- sorrise Jin per la sua foga e allungò la testa per sistemarsi più vicino alla sua.

Il cuore di Namjoon stava per cedere: era uno scherzo? Lo prendeva in giro? O voleva solo testare se stava dicendo la verità?

Jin chiuse gli occhi, in attesa, così Namjoon gli strinse di nuovo forte la mano e gli si avvicinò cauto, pronto ad allontanarsi nel caso l’altro avesse urlato “Scherzo”.

Ma Jin non si mosse, sembrava in pace, con gli occhi chiusi e le labbra semi aperte.

Namjoon ci posò sopra le sue in modo goffo e veloce per poi staccarsi subito, ma Jin non aprì gli occhi e non disse nulla, allora lui lo baciò davvero. Spostò la mano sulla sua guancia e baciò delicatamente le sue labbra rosse e sporgenti, Jin rimase immobile mentre lui sporse timidamente la lingua nella sua bocca.

Si perse in quel bacio e ritrovò un po’ di stesso che quell’amore malato gli aveva tolto. Solo quando si rese conto che Jin non stava rispondendo al gesto si staccò da lui.

Jin aprì gli occhi e Namjoon ci vide di nuovo sorpresa, confusione, realizzazione e dolore.

-Jin…- implorò, sentiva che stava per mettersi a urlare o a piangere.

-Puoi rifarlo?- chiese l’altro.

Con un sospiro di frustrazione e il petto che minacciava di scoppiargli da un momento all’altro, gli prese il viso fra le mani e stavolta con più convinzione lo baciò, gli circondo il viso con le sue mani e si ritrovò con il busto sul suo mentre lo premeva sul materasso.

“Ti prego, amami, ricambia” diceva il suo bacio. Jin, dopo un attimo, ricambiò il bacio e gli posò le mani sulle spalle, poi lo allontanò da sé quel poco per riprendere a respirare ognuno nella propria bocca e non in quella dell’altro.

-Oh- disse ridacchiando Jin con una buffa espressione sorpresa -Baciare un ragazzo è come baciare una ragazza.-

Namjoon sospirò di frustrazione e lo mandò al diavolo mentre faceva per alzarsi e uscire da quella stanza per sempre, ma Jin lo fermò prendendogli la mano. Le loro dita allacciate scesero lungo il petto di Jin lentamente, mentre lui era tornato serio e lo guardava dritto negli occhi. Jin portò la mano di Namjoon sul cavallo dei pantaloni del suo pigiama, fu il turno dell’altro di fare un’espressione sorpresa.

-Ah- si lasciò sfuggire Namjoon quando le sue dita sfiorano la sua erezione.

-Già, “ah”- ridacchiò ancora Jin.

-Quindi ti piaccio?- chiese come un bambino RM, la gioia mista all’incredulità che gli danzavano negli occhi.

-Evidentemente sì- gli rispose Jin, indicandosi la patta dei pantaloni.

Namjoon fece per andarsene di nuovo, ma Jin lo riacchiappò facendolo cadere sul suo petto e avvolgendolo con le sue braccia.

-Io non lo so, Nam. Non so niente, non so se sono gay, non so se mi piaci in quel senso… io ti ammiro e ti voglio bene, penso che tu sia bello e intelligente e disordinato e goffo e responsabile e tenero e…-

L’altro lo zittì con un rapido bacio, a lui c’erano voluti anni per accettare il suo sentimento, quindi sapeva che Jin non poteva dirgli di amarlo nel giro di una sera, ma non gli aveva detto un no categorico, non l’aveva rifiutato. Il bacio gli era piaciuto, gli sarebbe potuto piacere anche il resto.

-Non ti devi sforzare- gli disse appoggiandosi al suo petto largo e possente e aggrappandosi alla sua maglietta -Non devi rispondermi niente, prova solo a pensarci. Pensa ogni giorno al fatto che io ti amo e che voglio sempre stare con te. Pensa che io ti amo da tanto tempo, ma che hai tutto il tempo del mondo per capire cosa vuoi. Io sarò sempre qui, in ogni caso. Staremo sempre insieme, in ogni caso.-

-Promesso?- chiese Jin in un soffio.

-Promesso.-

-Dio mio… Rap Mon è innamorato di me- rise Jin. Le vibrazioni della sua risata si propagarono per le ossa del ragazzo che stava abbracciando.

In tutta risposta Namjoon gli tirò uno schiaffo sul petto e si sentì arrossire: -Sapevo che dirtelo sarebbe stata la mia condanna, ora ti vanterai il doppio di quanto sei bello e fantastico- disse esasperato -In certi momenti mi chiedo proprio come tu faccia a piacermi…-.

-Dormi con me- gli sussurrò Jin interrompendolo e provocandogli un altro infarto.

-Come?- chiese certo di aver capito male.

-Dormi qui stanotte- ripetè Jin al suo orecchio -Non voglio stare solo-.

-Io non so se possiamo…-

-Ti prego.-

Namjoon finì con il cedere e sistemarsi sotto le coperte accanto a lui. Si sentiva stanchissimo, come dopo un concerto, ma finalmente il sangue nelle sue vene si era calmato, il suo cuore poteva avere un po' di pace.

Nel buio sentì Jin che si spingeva verso di lui e a tentoni trovava le sue labbra con le proprie.

Come non detto.
  
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