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Autore: Elliep97    26/03/2019    4 recensioni
Avrebbe dovuto dare ascolto alla sua migliore amica, Raven sapeva sempre cosa era giusto e cosa no, ma lei aveva dovuto fare di testa sua. Lo aveva fatto perché, da sempre, era una persona cocciuta ed ostinata, se le persone le dicevano che non poteva fare una cosa, lei si impegnava con ogni fibra del suo corpo per riuscire a dimostrare il contrario. Quella volta dovette ammettere a se stessa che, forse, avrebbe davvero dovuto dare retta alla sua amica, evitando così di cacciarsi in un guaio da cui oramai non poteva più tirarsi indietro. In fin dei conti però, lei sapeva che non era propriamente colpa sua. Il destino le aveva giocato un brutto scherzo, la sua colpa era stata solo quella di assecondarlo anziché tirarsi indietro.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Find the light





Non una mosca volava all’interno dell’auditorium in cui si trovava, il pubblico la osservava in attesa che lei iniziasse a parlare, ma il panico le attanagliava la gola, prosciugandole la voce e rendendole difficile pronunciare anche solo una parola. Le luci dei riflettori posti sopra la sua testa la stavano accecando, gli occhi le bruciavano. Non avrebbe mai dovuto farlo, lo sapeva. Avrebbe dovuto dare ascolto alla sua migliore amica, Raven sapeva sempre cosa era giusto e cosa no, ma lei aveva dovuto fare di testa sua. Lo aveva fatto perché, da sempre, era una persona cocciuta ed ostinata, se le persone le dicevano che non poteva fare una cosa, lei si impegnava con ogni fibra del suo corpo per riuscire a dimostrare il contrario. Quella volta dovette ammettere a se stessa che, forse, avrebbe davvero dovuto dare retta alla sua amica, evitando così di cacciarsi in un guaio da cui oramai non poteva più tirarsi indietro. In fin dei conti però, lei sapeva che non era propriamente colpa sua. Il destino le aveva giocato un brutto scherzo, la sua colpa era stata solo quella di assecondarlo anziché tirarsi indietro.

 

<< Ptss.. Clarke! >> Una voce alle sue spalle richiamò il suo nome in un sussurro, voltandosi nella sua direzione il suo sguardo si scontrò con quello della sua amica che la osservava da dietro le quinte. Le pesanti tende di velluto color carminio celavano la sua figura minuta al resto della sala, avvolta da un innaturale silenzio interrotto solo da qualche colpo di tosse. Lei osservò la ragazza con occhi spauriti, l’azzurro delle sue iridi era stato completamente inghiottito dalla pupilla e la vista le si era annebbiata, faceva fatica a mettere a fuoco il suo viso.

<< Respira! >> Tornò a dire Raven, portandosi le mani davanti petto ed iniziando ad inspirare ed espirare lentamente, facendo sì che lei la imitasse. Ripeté i movimenti della ragazza, sentendo l’ossigeno tornare a riempirle i polmoni mentre la vista tornava a mettere a fuoco le immagini davanti a sé in modo più nitido. Non appena Raven si accorse che il panico si stava placando, tirò fuori dalla tasca dei jeans un oggetto che lei riconobbe all’istante, in fin dei conti era la causa di tutto. Se non fosse stato per quello stupido cellulare, che adesso la sua amica stringeva tra le dita, lei non sarebbe mai salita su quel palco, non si sarebbe mai messa in ridicolo davanti all’intera scuola e non avrebbe mai rischiato quell’umiliazione per qualcosa di cui nemmeno era sicura. Sperava solo funzionasse, altrimenti non sarebbe più riuscita a farsi vedere in pubblico per molto, moltissimo tempo. Si stava esponendo, spogliandosi di ogni sua difesa e lo faceva solo per lei.

<< Andrà tutto bene, >> sentì dire da Raven, tre parole che, dette con quel tono di voce dolce e rassicurante così estraneo alla sua migliore amica, ebbero il potere di tranquillizzarla veramente. Così si voltò, tornando a rivolgere tutta la sua attenzione alle persone davanti a lei. Sistemò la chitarra sul suo grembo e si mosse con un po' di impaccio sopra allo sgabello su cui era seduta, cercando di trovare una posizione leggermente più comoda. Pizzicò le corde dello strumento che stringeva tra le dita come fosse la sua ancora e poi, dopo aver abbassato lo sguardo ed averlo puntato sul pavimento in legno del palco, prese un respiro profondo ed iniziò a cantare.

 

<< That Arizona sky, burning in your eyes.. >> intonò con voce leggermente tremula, strizzando gli occhi e scuotendo leggermente la testa per la frustrazione di aver sbagliato l’intonazione, ma non si sarebbe fermata, doveva continuare o non avrebbe più trovato il coraggio di farlo.

<< You look at me and, babe, I wanna catch on fire, >> stavolta la sua voce uscì più ferma e decisa, risuonando chiaramente all’interno dell’auditorium ed ammutolendo i mormorii che avevano preso a ronzare nelle sue orecchie in modo fastidioso.

 

It's buried in my soul, like California gold
You found the light in me that I couldn't find

 

Continuò a cantare mantenendo gli occhi chiusi, accompagnando la sua voce con il suono melodico della sua chitarra.

 

So when I'm all choked up, but I can't find the words
Every time we say goodbye, Baby, it hurts
When the sun goes down, and the band won't play
I'll always remember us this way

 

Prese una piccola pausa, facendo incontrare per un attimo i suoi occhi con quelli scuri di Raven che la osservavano emozionati, mentre le sue labbra erano piegate in un sorriso così radioso che la fece sorridere a sua volta tanto era contagioso.


Lovers in the night
Poets trying to write
We don't know how to rhyme, but, damn, we try
But all I really know
You're where I wanna go
The part of me that's you will never die

 

Cantò ogni singola parola con una grinta che non credeva di possedere, mettendo in mostra ogni sua emozione. Si fermò per riprendere un po' di fiato solo alla fine della strofa, facendo un giro di accordi prima di voltare il capo e cercare tra la folla di persone quella che più desiderava. Sapeva che era lì, nascosta da qualche parte, ma i fasci luminosi dei riflettori le schermavano la vista in modo fastidioso. Stava per arrendersi ed abbassare lo sguardo con l’amaro in bocca di non essere riuscita a trovarla tra quella folla di persone, ma poi la vide. Quegli occhi verdi che l’avevano fatta innamorare fin dalla prima volta in cui li aveva incrociati lungo i corridoi della scuola. La osservavano attentamente, brillando nella penombra dell’auditorium e facendole battere il cuore all’impazzata per l’emozione. Si era innamorata di lei dalla prima volta in cui l’aveva vista, ma non era mai riuscita a scambiare più di una parola con quella splendida ragazza, le era sempre sembrata fin troppo distante da raggiungere. Non aveva mai pensato di avere una possibilità con lei fino a quando Raven non era corsa da lei, in una giornata qualunque di qualche mese addietro, e le aveva fatto cadere sul grembo un numero di cellulare. Quello che era successo dopo, era stata solo una conseguenza dei suoi sentimenti e dell’influenza della sua migliore amica che, facendo leva su ciò che provava, l’aveva convinta a scrivere quel maledetto messaggio che le aveva cambiato la vita.

 

So when I'm all choked up, but I can't find the words
Every time we say goodbye, baby, it hurts
When the sun goes down, and the band won't play
I'll always remember us this way

 

Aveva iniziato a scriverle in forma anonima, non avrebbe mai dovuto scoprire la verità, doveva essere solo un gioco, un modo per capire se ci sarebbe mai potuto essere qualcosa tra di loro in futuro, ma le cose erano degenerate e quel gioco le era sfuggito di mano fino a costringerla a sparire dalla vita della ragazza che amava. Lei non sapeva la sua vera identità, lei non l’avrebbe mai ricambiata, ma dopo intere settimane passate a struggersi per il dolore e la sensazione di vuoto che non riusciva ad abbandonarla in alcun modo, Raven era intervenuta di nuovo e l’aveva convinta a scoprirsi, a mettersi in mostra e a rivelarsi per quella che era in realtà. Salendo su quel palco aveva detto addio alla sicurezza che aveva avuto nell’utilizzare lo schermo del cellulare come scudo, cantando per lei aveva rivelato chi era davvero e ciò che provava. Non aveva alcun dubbio, quegli occhi verdi che la osservavano da lontano, nonostante la distanza che li separava dai suoi, brillavano di una nuova consapevolezza. Aveva capito, doveva averlo fatto, non c’erano dubbi e ciò la destabilizzò, ma ormai non poteva più tornare indietro, così continuò a cantare.

 

<< Oh, yeah, I don’t be just a memory, baby, yeah, >> scandì parola per parola, mantenendo i suoi occhi azzurri in quelli color smeraldo dell’altra, cercando di farle capire che non aveva intenzione di perderla in alcun modo. In fin dei conti l’amava davvero, non avrebbe rinunciato a lei, non più. Era stata una codarda, ma adesso si era finalmente svegliata e non avrebbe permesso a nessuno di portarla via da lei.

 

When I'm all choked up, but I can't find the words
Every time we say goodbye, baby, it hurts
When the sun goes down, and the band won't play
I'll always remember us this way, oh, yeah

 

Cantò la penultima strofa con voce piena, prima di fermarsi e fare l’ennesimo giro di accordi per riprendere fiato. Sentiva le guance accaldate ed il respiro leggermente affannato.

 

<< When you look at me, >> intonò, abbassando leggermente la voce, << and the whole world fades, >> continuò, il tono sempre più basso e graffiato, << I’ll always remember us this way. >> Terminò, chiudendo poi gli occhi ed interrompendo il loro scambio di sguardi.

 

Il silenzio avvolse l’intero auditorium per quelle che parvero ore, l’unica cosa che riusciva a percepire chiaramente era il battito frenetico del suo cuore che pulsava all’interno del suo petto in modo incontrollato. Lo sentiva rimbombare fin nelle orecchie tanta era la sua furia. Poi d’improvviso un boato risuonò tra le pareti della sala, uno scroscio d’applausi riempì le sue orecchie mentre fischi e grida di incitamento presero a piovere tra la folla. Riaprì gli occhi di scatto ed il suo sguardo incredulo si scontrò con quello delle persone che adesso l’acclamavano e richiedevano un bis. Mai in vita sua si sarebbe aspettata una cosa del genere e, se solo la sua attenzione non fosse stata catturata dalla figura della ragazza che amava, la quale stava fuggendo via dall’auditorium senza voltarsi indietro, si sarebbe certamente sentita lusingata per tutto quel calore che il pubblico le stava dando. Però lei stava scappando via e ciò fece passare tutto il resto in secondo piano. Si voltò verso Raven e la osservò impotente, non sapeva cosa fare. La ragazza andò in suo soccorso e le sfilò la chitarra dal grembo prima di spingerla verso il backstage.

 

<< Va da lei! >> Le ordinò perentoria, << corri o te ne pentirai per tutta la vita! >> Aggiunse e lei non se lo fece ripetere una seconda volta, balzò giù dallo sgabello su cui era seduta e corse via, decisa ad inseguire l’unica persona al mondo che era riuscita a rubarle il cuore.




 

Corse giù dal palco e raggiunse l’uscita senza voltarsi indietro, doveva trovarla prima che fosse troppo tardi, altrimenti, Raven aveva ragione, se ne sarebbe pentita per tutta la vita. Spalancò la porta sul retro dell’auditorium con talmente tanta forza da farla sbattere malamente contro il muro prima di uscire e ritrovarsi immersa nel parcheggio della scuola, di lei nemmeno l’ombra. Si guardò intorno con disperazione, era arrivata troppo tardi? Lo sconforto stava per assalirla di nuovo mentre camminava lungo il piazzale in cerca di quegli occhi verdi e di quei lunghi capelli mossi senza alcun risultato, ma poi la vide e fu come tornare a respirare di nuovo.

 

<< Lexa! >> Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, facendo bloccare la ragazza a qualche metro da lei che, in quel momento, le stava dando le spalle. Avrebbe riconosciuto quelle ciocche ondulate ovunque. << Lexa, aspetta! >> Tornò a dire, sbrigandosi a raggiungerla mentre il timore di vederla fuggire di nuovo faticava ad abbandonarla.

<< Cosa vuoi, Clarke? >> Le chiese la ragazza, voltandosi verso di lei e facendola bloccare a pochi passi di distanza da dove si trovava l’altra. Gli occhi verdi di Lexa erano lucidi di lacrime non ancora versate, quell’immagine le strinse il cuore in una morsa, era colpa sua.

<< Mi dispiace, >> soffiò fuori con la voce incrinata, un po' per l’affanno e un po' per la troppa emozione.

<< Mi hai presa in giro. >> Sibilò Lexa in risposta, mettendo in mostra tutta la sua delusione e tutto il dolore che le aveva causato.

<< Non avrei mai voluto farlo, io- >>

<< Oh, stronzate! Se non avessi voluto farlo davvero, non lo avresti fatto! >> La interruppe l’altra, << dimmi almeno perché? Era solo un gioco? Ti sei divertita a prendermi in giro con la tua amica? Perché, Clarke! Voglio saperlo, me lo merito. >> Chiarì con rabbia, puntandole un dito contro e spingendola il più lontano possibile da lei.

<< All’inizio era solo un gioco, è vero.. >> sputò fuori, vergognandosi, << ma non è come pensi. È iniziato così, solo perché io non avevo abbastanza coraggio per dirti ciò che provavo davvero, >> ammise sconfortata, << eri così irraggiungibile, Lexa. Mai avrei pensato che tu avresti mai potuto provare qualcosa per me. >> Aggiunse subito dopo, << mi sono innamorata di te al primo anno, i tuoi occhi mi hanno stregata dal nostro primo scambio di sguardi. >> Le lacrime avevano iniziato a farle pizzicare gli occhi, ma non avrebbe pianto, non in quel momento.

<< Se mi avessi amata davvero non mi avresti usata in questo modo, >> mormorò Lexa, il tono di voce ferito.

<< Quei messaggi erano solo un modo per starti vicina, non ho mai preteso altro, mi bastava poterti parlare ogni giorno, Lexa. Ero io in ogni singola parola che hai letto, hai conosciuto la vera me, sai cose che nessuno sa, >> disse timidamente, le guance imporporate per l’imbarazzo. Si era immaginata milioni di volte come sarebbe stato il loro primo incontro, non avrebbe mai creduto potesse essere così.

<< Perché sei sparita all’improvviso? E non parlo solo dei nostri messaggi, >> chiarì l’altra.

<< Stava diventando tutto.. troppo.. >> mormorò con un filo di voce, << avevo paura, tengo così tanto a te. Quei messaggi stavano complicando tutto ed io mi sentivo in colpa, ogni giorno di più. Così ho deciso di chiudere tutto. Mi sono allontanata da tutti solo perché non riuscivo a starti accanto senza pensare a ciò che avevo fatto ed al modo in cui ti avevo mentito. Non avrei mai dovuto scriverti, >> ammise, << avrei dovuto parlarti di persona, avrei dovuto trovare il coraggio di espormi e di dichiararmi come una persona normale, senza nascondermi dietro ad uno schermo e con un nome falso. >> La voce era sempre più spezzata ed alcune lacrime erano riuscite a sfuggire al suo controllo, scendendo lungo le sue guance mentre con le mani cercava di fermare nervosamente il loro percorso. << Mi dispiace, Lexa. >> Le disse singhiozzando, probabilmente si stava rendendo ridicola, ma ormai non le importava. << Ho sbagliato, ma tengo a te davvero, ti amo e non voglio essere solo un ricordo.. >> sussurrò le ultime parole con le guance imporporate per l’imbarazzo, citando un pezzo della canzone che le aveva dedicato poco prima su quello stupido palco. Lexa la osservò in silenzio, studiandola attentamente mentre si torturava il labbro inferiore e faceva passare una mano tra i lunghi capelli scuri con fare nervoso.

<< La canzone, >> iniziò a dire d’un tratto, cogliendola di sorpresa, << la canzone che hai cantato, era per me? >> Le chiese incerta e lei non riuscì a far altro che annuire, troppo timorosa di come sarebbe potuta uscire la sua voce. Lexa chiuse gli occhi e scosse la testa, restando in silenzio mentre l’ansia cresceva dentro di lei. La ragazza fece un paio di passi all’indietro, quasi come se volesse fuggire di nuovo, ma poi ci ripensò ed azzerò la distanza che le teneva separate, facendole mozzare il respiro all’istante a causa di quella improvvisa vicinanza. Lei si limitò ad osservarla, il cuore che aumentava ritmicamente i battiti ed il respiro che si faceva sempre più corto.

<< Io ti odio, mi hai ferita, illusa e ti sei presa gioco di me per colpa della tua codardia.. >> iniziò a dire ad un palmo dal suo viso, era così vicina da riuscire a percepire il suo fiato caldo scontrarsi sulla pelle del viso. Socchiuse gli occhi e deglutì a vuoto. << Hai fatto un casino, ti sei nascosta dietro ad uno schermo per paura di essere rifiutata. E poi, non contenta, mi hai fatta innamorare di te, di nuovo, >> soffiò direttamente sulle sue labbra, << perché, sì, io ti amavo già, Clarke Griffin. >> Le disse, << ti amo fin dall’inizio. Proprio come hai detto tu, dal nostro primo scambio di sguardi, >> aggiunse, mentre lei la guardava incredula e sempre più a corto di fiato. Doveva essere un sogno, quella non poteva essere la realtà.

<< Cosa? >> Soffiò fuori insicura. Lexa mise in mostra un mezzo sorriso, spostandole una ciocca di capelli biondi dal viso prima di regalarle una carezza appena accennata sulla guancia. Lei chiuse gli occhi e si godette quel contatto, incapace di credere che ciò che stava succedendo fosse vero.

<< Ti amo, Clarke. >> Ripeté, << e se solo tu fossi venuta da me fin dall’inizio, evitando di fare tutto questo casino, probabilmente a quest’ora nessuna delle due avrebbe sofferto. >>

<< Mi dispiace, >> tornò a dire, mordendosi il labbro inferiore e puntando gli occhi in quelli verdi di Lexa. Da quella distanza riusciva a vedere chiaramente tutte le sfumature all’interno di quelle iridi smeraldine.

<< Anche a me, ma adesso siamo qui, >> le disse Lexa ed improvvisamente sentì la morsa al cuore allentarsi leggermente.

<< Potrai mai perdonarmi? Sono stata una stupida. >> Chiese con timore.

<< No, >> le rispose l’altra, << ma ti amo lo stesso, >> aggiunse subito dopo e, prima che lei potesse anche solo dire qualcosa, le labbra di Lexa furono sulle sue. I suoi occhi si spalancarono per quell’improvviso contatto, mai si sarebbe aspettata una cosa simile, nonostante avesse sperato ed aspettato quel momento da anni. Il cuore riprese a batterle furiosamente nel petto a causa dell’emozione che provava. Osservò il viso della ragazza attentamente, aveva gli occhi chiusi ed un’espressione così serena e piena d’amore che la fece sorridere direttamente sulle sue labbra. Continuò a sorridere fino a quando la bocca dell’altra non si schiuse ed il loro bacio si intensificò, a quel punto lei non poté far altro che chiudere gli occhi e lasciarsi andare, godendosi quel momento mentre le sue braccia si stringevano attorno al corpo di Lexa e la tiravano più vicina a sé.

 

Era stata stupida, aveva commesso molti errori ed aveva permesso alla paura di controllarla, rischiando così di perdere la cosa più bella che le fosse mai capitata. Adesso però, mentre il tempo sembrava essersi fermato, dando loro l’illusione di essere le uniche al mondo, tutto sembrava essere tornato al suo posto e, dopo tutta quell’inutile sofferenza, entrambe erano riuscite a trovare la propria luce.









Note:
Ciao a tutti! Per iniziare vorrei ringraziare chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui, questo esperimento è nato per puro caso... un colpo di testa mentre in teoria avrei dovuto scrivere tutt'altro! Non avrei dovuto nemmeno pubblicarla, ma qualcuno mi ha detto che era un peccato e così eccoci qui, vero Pai?? Un grazie speciale va soprattutto a te che hai persino scelto il nome di questa storia.. Se non ci fossi tu non saprei proprio come fare ;)
La canzone cantata da Clarke, se mai ve lo steste chiedendo (ma ne dubito visto il successo di A Star is Born) è Always Remember Us This Way, ed è una delle canzoni più belle del film, vale la pena vederlo anche solo per ascoltare quelle. Comunque sia, spero che questa piccola storia vi sia piaciuta e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Approfitto anche di questo piccolo angolino per dirvi che sto lavorando ad una long un po' particolare e che molto presto potrei pubblicare il prologo, spero possa interessarvi e che  anche quest'altra mia pazzia vi piaccia. Direi che per il momento è tutto, un bacione e alla prossima, Ellie.

 
   
 
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