Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Kuro Nekomiya    29/03/2019    5 recensioni
«Che diavolo stai cercando di fare?» Tuonò la ragazza dagli occhi di fuoco, tenendolo d’occhio.
Kisshu non disse nulla e, in risposta, si lanciò su di lei come un felino, cogliendola di sorpresa.
La fece arretrare di pochi passi fino a farla scivolare sul letto alle sue spalle, immobilizzandole prontamente i polsi.
Lei grugnì, fissandolo con astio. Ogni scusa era buona per metterle le mani addosso...
«Che faccio? Fraternizzo con te...» Mormorò l'alieno, con voce che a Suguri parve a tratti arrogante. «...ormai siamo complici, no?» Le chiese allusivo, puntando gli occhi nei suoi.
«Che cosa intendi dire?» Soffiò la ragazza, sorpresa.
Lui ridacchiò divertito a quella domanda.
«Che ne dici...ti va di far parte del terribile duo
**Storia soggetta a cambio di rating**
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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XI.
Blackout.










Kisshu si focalizzò per l’ennesima volta sulle increspature del mare, seguendone distrattamente i movimenti placidi e morbidi con le iridi dorate.
Inspirò nuovamente, con estrema lentezza, l’aria frizzantina e intrisa di sale di quel luogo, godendosi la fresca brezza marina sulla pelle.
Quanta leggerezza gli trasmetteva quel profumo così sconosciuto e piacevole...
Il suo sguardo vagò oltre, sull’orizzonte.
A duecento metri dalla riva, ampie zolle di terra coperte d’erba ed alberi dalle grandi fronde lasciavano il posto alle immense strutture tecnologiche costruite dagli umani. Un grosso ponte metallico, percorso da colonne di automobili, riempiva buona parte del suo campo visivo, attraversando la baia da parte a parte*.
Sullo sfondo di quest’ultimo, invece, si stagliava l’impressionante skyline di Tokyo. Profili alti e stilizzati, sovrapposti l’uno sull’altro come carte, diventavano man mano evanescenti per via della distanza e della cappa di smog che ricopriva la città di una coltre fitta ed incolore.
Accarezzò con lo sguardo ogni più piccolo dettaglio di quelle nubi, prima d’annoiarsi e perderne del tutto l’interesse.
Incrociò le gambe sulla sabbia e allungò la mano destra sul muso del drago azzurro, il quale se ne stava tutto appallottolato al suo fianco, sonnecchiando beatamente.
Per un attimo gli balenarono alla mente i draghi che aveva lasciato liberi di mettere  a soqquadro la città, e la sua mente cominciò a fantasticare sulle battaglie che questi stavano certamente affrontando contro le altre Mew Mew.
Gli sarebbe piaciuto essere là, sul teatro dello scontro, a vedere come se la sarebbero cavata le ragazze.
Studiare le loro mosse, indagare sulle loro capacità, escogitare man mano nuovi modi per metterle in difficoltà...
Eppure quel pensiero gli pareva estremamente distante, in quel momento.
Spostò lo sguardo ad ore nove, incrociando la figura della ragazza che riempiva la sua testa.
Suguri.
Dopo che gli aveva proposto di portarla a quella famosa ‘spiaggia’ s’era limitata ad indicargli la direzione da seguire con voce strascicata, incollandosi al suo corpo a peso morto.
Approdati sull’isola, la ragazza era scesa dalla groppa del Chimero, aveva sciolto la trasformazione e aveva iniziato a guardarsi attorno in silenzio, come se volesse riportare alla mente dei lontani ricordi.
In seguito, s’era sfilata gli stivali e le calze scure con rapidi gesti delle mani e aveva cominciato a zampettare sulla sabbia a piedi nudi. Dopo una breve camminata vicino alla riva, aveva scelto accuratamente un punto dove sedersi ed era rimasta immobile, le ginocchia strette al petto e lo sguardo fisso sull’orizzonte, a lasciarsi cullare dal rilassante scrosciare delle onde del mare che s’infrangevano sul bagnasciuga.
Da quel momento erano ormai passati dieci minuti di pura noia.
Non un fiato, non una spiegazione...niente di niente.
È vero, non s’aspettava da lei enormi rivelazioni...
Probabilmente non le avrebbe nemmeno volute.
Il velo di mistero tra loro era intrigante, faceva parte del gioco...
Tuttavia, doveva ammettere che non ci aveva capito quasi nulla.
Le sue azioni erano chiaramente guidate da ragioni e sentimenti reali, tanto radicati da istigarla a compiere atti proibiti.
E lui?
Lui era stato un mezzo, l’elemento scatenante che aveva reso possibile tutto ciò.
Lui era stato il pretesto capace di far emergere quel lato di lei così inconfessabile, così perverso
Questa consapevolezza lo lusingava, lo fomentava…scatenando dentro di lui una fame che lo spingeva a fare strazio di lei a piccoli bocconi, senza mai saziarsene del tutto…
Nell’attesa del climax, dell’estasi più violenta ed appagante.
Estasi che gli faceva gola e lo stuzzicava, logorandolo piano...
Quella mancanza di feedback lo stava rendendo pazzo.
La scrutò per l’ennesima volta, i capelli che si muovevano al vento come fili scuri, gli occhi socchiusi, il mento appoggiato mollemente alle ginocchia...
E quella fase di mutismo quasi irritante in cui s’era chiusa...
Tipico delle sbronze tristi…
Commentò tra sé e sé.
A quella considerazione, un guizzo gli attraversò la mente.
Ma certo...ecco il perché di quel suo comportamento così strano.
Dopo quell’overdose d’adrenalina, dopo quella voglia lasciata libera di rifluire fuori da sé, trattenuta per anni...
Aveva bisogno di raggomitolarsi dentro ad un bozzolo e ricaricare le energie.
Se ci aveva preso almeno un po’, riusciva a comprendere il suo stato d’animo...
Quella ragazza era come stordita…
Ubriaca.
L’alieno incurvò le labbra compiaciuto.
Che cosa interessante, pensò.
Non ne poteva più di starsene lì fermo e buono…gli formicolavano le mani.
S’avvicinò di soppiatto alla Mew Mew e s’accomodò al suo fianco, lasciandosi cadere di peso sulla sabbia.
A quel gesto lei non batté ciglio, quasi come se lui non ci fosse.
La guardò di sottecchi.
Avrebbe fatto in modo di costringerla a prestargli attenzione…
In quel genere di cose era piuttosto bravo.
«Ehi, Tigrotta?» Le sussurrò in un orecchio.
«Mh?» Mugugnò la ragazza, senza schiodare lo sguardo da un punto fisso di fronte a lei.
«Mi dici che hai?» Le domandò senza troppi convenevoli, picchiettandola con un dito su di una spalla.
A quella sua curiosità lei arricciò il naso per pochi istanti, come se non volesse affatto rispondergli, e si voltò verso di lui con sguardo corrucciato e turbato al tempo stesso.
Lo guardò negli occhi solo un secondo prima di abbassarli immediatamente.
«Cos’ho? Io...» Balbettò, «...proprio...niente...» Disse infine, con tono piuttosto incerto.
Lui digrignò i denti, sorpreso da quella reazione.
Cosa le prendeva?
Pareva sotto shock...l’ombra dell’impetuosa guerriera di poco prima.
Non riusciva nemmeno a capacitarsi che fosse la stessa persona.
Doveva escogitare un qualche trucco per sbloccarla in maniera naturale, qualcosa che l’avrebbe spinta ad aprirsi, fidarsi di lui…
La parola giusta era assecondare.
Avrebbe sondato ogni più piccolo cedimento nella sua psiche, e poi…
«Sei stanca...perché non lo ammetti?» La stuzzicò il ragazzo dai capelli verdi, allungando il braccio sinistro sulle sue spalle.
Le cinse delicatamente, col timore che la mora se ne accorgesse e lo rifiutasse con decisione...ma lei non reagì.
Kisshu esultò tra sé e sé.
La sua tattica stava avendo successo...
Strinse la sua spalla sinistra nella mano, sorpreso di scoprirla così piccina e fragile, e attirò la ragazza più vicina al suo petto.
Suguri si prese qualche secondo di silenzio prima di rispondere alla sua domanda di poco prima.
«Mhh...quanto sei noioso...» Biascicò, chiudendo gli occhi ed inclinando la testa nell’incavo del suo collo.
Una zaffata di profumo gli arrivò dritta alle narici.
Odore di fuliggine, mischiato a quello della sua pelle e all’essenza dolce e fruttata che aveva percepito durante il loro incontro ravvicinato sul tetto della scuola...
Trattenne un brivido.
«Ahh e così sarei noioso, eh?» La canzonò lui afferrandole l’orecchio sinistro con due dita e tirandoglielo delicatamente per gioco.
Noioso...
Me lo dici così?!
S’interrogò mentalmente lui, perplesso.
C’era come una sconnessione completa tra ciò che diceva e ciò che faceva.
Persino i suoi atteggiamenti, falsamente scontrosi, nascondevano in realtà un sentimento ben diverso...
La voglia di abbandonarsi alle sue lusinghe.
L’aveva compreso in quei dieci minuti passati ad osservarla.
Era quello il momento giusto per avvicinarsi a lei.
In altre circostanze non lo avrebbe certo permesso...
Andava prima sfiancata, svuotata delle sue energie…
Solo allora, solo quando era stanca, la tigre abbassava la guardia…
Abbastanza da lasciarsi toccare e, sorprendentemente, mostrare il suo lato più docile...
Fortunatamente per lui, a quel dettaglio ci aveva già pensato da sola, dando in pasto un pugno di edifici alle fiamme del suo Chimero…e le sue emozioni più profonde ad un atto di oscura follia.
«Ehi!» Protestò prontamente lei, rivolgendogli un’espressione contrariata.
«Che c’è?» Le chiese il ragazzo con sguardo sornione, facendo finta di nulla.
Si guardarono a lungo in silenzio, in una specie di gara a chi soccombeva per primo allo sguardo indagatore dell’altro.
Visto la cocciutaggine di entrambi, non sembrava una sfida destinata a concludersi a breve...
«Allora? Mi rispondi, Tigrotta?» Mormorò mellifluo Kisshu, cercando di persuaderla.
Lei grugnì, lasciandosi scappare un lieve sorriso che subito nascose, sfuggendo per l’ennesima volta dal contatto visivo diretto.
Con lei in quelle condizioni era un gioco fin troppo facile.
Non era così complicato farla sciogliere...
«...Era tanto che non venivo qui...» Replicò la ragazza dai lunghi capelli mori, dopo infiniti secondi di silenzio. «...Il mare mi rilassa molto.» Concluse poi, senza nessuna intonazione particolare.  
Dopo quelle parole, la ragazza si mise a scrutare attentamente l’oceano che s’estendeva di fronte a lei, e l’alieno ne approfittò per concentrarsi nuovamente sul suo profilo.
Osservò la linea delle sue sopracciglie scure, le lunghe ciglia a corredarle le palpebre, la dolce curva delle guance.
E ancora, le sua bocca socchiusa…
Così invitante.
Si morse il labbro, un istinto irrefrenabile a percorrergli il corpo.
Quell’istinto che l’aveva infiammato a dismisura poco prima, quando l’aveva vista scatenare tutta la sua foga…
Un istinto che non aveva nessuna voglia di fermare.
«Suguri...» La chiamò lui, con voce bassa e gutturale.
La ragazza lo guardò confusa, come in attesa di una sua replica, ma Kisshu le s’avvicinò soltanto e la spinse verso di sé.
Un attimo dopo le sue labbra stavano già sfiorarando quelle di lei.
Suguri sussultò appena, ma non lo respinse.
Lui prese allora ad accarezzare le sue labbra più a fondo, lentamente...
Come se volesse incantarla.
La sentì fremere per un istante prima che lei si convincesse a socchiudere le palpebre, cadendo vittima dell’incantesimo...
Kisshu strinse le dita nel pugno, come ad esorcizzare la tensione di quel momento.
Era nervoso...e quello era solo un bacetto
Ma quanto ci aveva messo per farla cedere?**
Proprio quando s’era deciso ad approfondire il bacio, Suguri lo scacciò con uno spintone, facendogli aprire gli occhi di scatto.
Guardò stupito la Mew Mew nelle iridi color ciliegia, un’espressione visibilmente stizzita stampata in viso.
«Ma che diavolo fai?!» Domandò lei, furiosa...ma priva della sua solita foga.
V’era una buona dose d’indecisione in lei...
Indecisione che aveva intenzione di usare a suo vantaggio...
Non è finita, pensò l’alieno, piegando le labbra in un sorrisetto malizioso.  
Non era tipo da arrendersi al primo no. Anzi…
Più una ragazza faceva resistenza, più la sfida diventava eccitante...
Le afferrò saldamente il polso della mano che aveva usato per allontanarlo e rafforzò la presa sulle sue spalle, per evitare altre sorprese.
La bloccò contro di sé e l’avvicinò di nuovo, facendo sfiorare le loro fronti.
Suguri protestò debolmente, ma non tentò di liberarsi.
«Su su, Tigrotta...non fare la scontrosa...» Le soffiò sulle labbra, prima di baciarla ancora.
Lei non lo rifiutò né abbassò lo sguardo, puntando fieramente gli occhi nei suoi.
Quelle iridi intense e misteriose, color del sangue…
Riuscivano a rapirlo ogni volta.
Premette le labbra sulle sue, cedendo alla tentazione di morderle delicatamente, solo per stuzzicarla…
Lei sussultò impercettibilmente in risposta, schiudendo le sue, e il ragazzo non si fece scappare quell’occasione.
La strinse di più a sé, infilando la lingua nella sua bocca.
Lei mantenne lo sguardo nel suo, le sopracciglia aggrottate per chissà quale genere di pensiero le stesse frullando in quella testolina…
Lui la fissò con occhi ricolmi di desiderio.
Cedi...
Le ordinò tra sé e sé, come se il pensiero bastasse a plagiarla.
Accarezzò la sua lingua con decisione prima e più dolcemente poi, avvolgendola lentamente con la sua...
Piano piano la vide ammorbidire l’espressione sul volto e arrossare le guance, il cuore che le batteva impazzito nel petto...
Già, erano talmente vicini che poteva sentirlo…
In quel momento capì che era vicina alla resa.
La sentì scogliere il corpo in tensione e infine la vide abbassare le palpebre, accogliendolo al suo fianco.
Lo lasciò fare, assecondando il suo bacio…
Kisshu chiuse gli occhi, sollevato.
Finalmente...
Si prese lunghi secondi per approfondire quel contatto, cercando di memorizzare la sensazione della saliva di lei mischiata alla sua.
Quella saliva aliena…
Aveva un così buon sapore, diamine...***
Come ogni cosa di lei, poteva giurare…
Quel pensiero gli diede completamente alla testa.
Fece passare la mano sulla sua schiena, fino alla sua esile vita.
La strinse a sè, ritrovandosi a tremare quando s’accorse che la Mew Mew lo stava accarezzandolo con le dita, percorrendo con i polpastrelli la linea delle sue scapole...
E che stava ricambiando quel bacio così terribilmente dolce...
In effetti, non era proprio roba da lui…
A che stava pensando?
E lei...a che pensava davvero?
Non l’aveva ancora afferrato…
Ma non gli importava...
Non fece in tempo a svuotare la mente da quei pensieri, lasciandosi andare alla leggerezza di quel momento, che uno strattone lo riportò bruscamente alla realtà, rompendo l’idillio.
Approfittando del fatto che avesse abbassato la guardia, Suguri s’era staccata all’improvviso dalla sua stretta. Sgusciò via dalle sue braccia e s’alzò in piedi decisa, non curandosi del fatto che…
Da quell’angolazione potesse vedere tutto, sotto quella minigonna...
Gli rivolse uno sguardo arrabbiato ma i suoi occhi erano ancora lucidi, incapaci di nascondere l’emozione. Il viso era rosso e la bocca era coperta dalla mano destra, le nocche schiacciate contro le sue labbra come a volerle nascondere.
«Ora basta Kisshu, hai passato il limite!» Esclamò offesa.
Poi si voltò di scatto, dandogli la schiena, e prese a camminare nervosamente lungo il bagnasciuga, borbottando tra sé e sé parole incomprensibili.
Mentre lei s’allontanava Kisshu la osservò a lungo, ritrovandosi a sorridere senza ritegno.
Un enorme, ingombrante senso di soddisfazione riempiva ogni cellula del suo corpo in maniera incontrollata.
Era rimasta visibilmente turbata dal suo bacio.
Bingo…
Pensò, ghignando compiaciuto.
Aveva ceduto, aveva ricambiato
E il suo orgoglio non riusciva ad ammetterlo.
Ora si che la riconosceva...
«Ehi, Tigrotta! Dove stai andando?» La stuzzicò l’alieno, senza muoversi dal punto in cui l’aveva lasciato.
Lei si freezò per un istante, come un felino che rizzava il pelo, prima di riprendere la sua camminata a passo spedito.
Kisshu soffocò una risata.
Aveva perso tutto il suo applombe…
«Mi allontano da te, razza di...Diavolo baciatore!» Sputò dalle labbra, facendolo scoppiare a ridere sul serio, questa volta.
Che razza d’insulto era quello?!
«Suvvia...» Mormorò lui, canzonatorio, alzandosi in piedi.
Si sgranchì la schiena con calma, facendo eseguire morbidi allungamenti ai muscoli indolenziti, prima di teletrasportarsi davanti a lei e coglierla di sorpresa.
Suguri si bloccò di colpo, rivolgendogli un’occhiataccia al veleno.
Kisshu sorrise di scherno.
«Ti è piaciuto, no?» Le rinfacciò, provocatorio.
Lei divenne rossa come un pomodoro e digrignò i denti.
«Per niente!» Rispose acida, schivando il suo sguardo e muovendo altri passi avanti con l’intento di superarlo. Kisshu alzò un sopracciglio e allungò una mano in sua direzione, afferrandole il braccio.
La fece girare verso di lui a forza e le strinse il mento con gesto fulmineo, chiudendolo in una salda presa.
Subito le alzò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.
«Guardami in faccia mentre lo dici.» Le sibilò allora l’alieno, con arroganza.
«Lasciami!» Ruggì lei, furiosa, levandosi la sua mano di dosso.
Kisshu rimase a guardarla senza provare alcun timore.
Il suo nervosismo era talmente palese che non aveva bisogno di altre prove…
«Basta giocare, esigo che tu mi riporti a casa, ora!» Gli urlò la ragazza.
I suoi occhi, la sua voce gridavano ‘ti faccio a fettine’.
Ma non voleva cascare nel suo capriccio...
L’aggressività era la carta di cui più abusava.
«E se non volessi?» Le chiese facendole la linguaccia, alzandosi in volo a pochi centimetri da terra.
Lei tremò dalla rabbia.
«Tsk! Se è così, ci andrò a piedi!» Esclamò convinta, riprendendo a camminare speditamente senza voltarsi indietro.
La vide andare a recuperare di tutta fretta le calze scure e gli anfibi che aveva lasciato sulla spiaggia, a pochi metri dalla loro attuale posizione, per poi procedere a ritmo decisamente incalzante.
«A piedi? Ma se siamo su un’isola?» Replicò lui, divertito.
Quanto l’aveva sconvolta…
Era una vittoria su tutta la linea.
Tigrotta, mi fai crepare...
Pensò lui, trattenendo le risa.
Gli piaceva quella sua cocciutaggine.
L’alieno buttò il corpo in avanti, raggiungendola rapidamente in volo.
«Che vuoi ancora?» Mormorò spazientita la mora, rifiutandosi di guardarlo in faccia.
Kisshu le si affiancò e la fissò soltanto, senza darle risposta. Allungò poi un braccio sulla sua vita e la cinse a sé, in barba alle sue proteste.
«Ti riporto a casa...principessa scorbutica!» Ridacchiò, alzandola di peso da terra, prima di scomparire in uno schiocco di dita assieme a lei.




 

***




MewRetasu s’asciugò una goccia di sudore dalla tempia con un braccio, tentando di concentrarsi sui suoi compiti senza farsi cogliere dall’inquietudine provocata dalla scena che era costretta a vedere.
Un’intera clinica ospedaliera, nell’area Nordest della città, era stata quasi completamente distrutta dall’attacco di un Chimero.
Un incendio aveva reso l’intero complesso di edifici totalmente irriconoscibile.
I tetti, posti a protezione della struttura, erano stati ridotti a pezzi, così come le pareti, letteralmente sventrate e lasciate annerire dall’azione delle fiamme.
Anche il piazzale centrale, il grande spazio entro cui la clinica era collocata, aveva vissuto tempi più felici.
L’asfalto a terra era crepato, costellato di crateri in più punti, mentre i sentieri di ciottoli piatti che guidavano l’accesso agli edifici della clinica s’interrompevano bruscamente a distanza di pochi metri, andando a disegnare un percorso irregolare e sconnesso.
In quello scenario da brivido, operai sanitari e Vigili del Fuoco s’affaccendavano ormai da mezz’ora con l’obiettivo di salvare le persone rimaste intrappolate nella struttura e, contemporaneamente, spegnere l’incendio.
MewRetasu voltò lo sguardò verso coloro i quali, incuranti del pericolo, stavano prestando soccorso a pazienti e visitatori della clinica che avevano inalato troppo fumo, somministrando ossigeno ed assicurandosi delle loro condizioni di salute.
Purtroppo, il lieto fine era un lusso che non tutti si erano potuti permettere.
La Mew verde gettò lo sguardo più a sinistra, verso il perimetro ovest del piazzale.
Proprio lì, in posizione ben più defilata rispetto all’accesso principale, giacevano immobili a terra...
Tante, troppe sagome tristemente abbandonate al loro destino, nascoste da asettiche coperte verdi e bianche.
Vittime di un fato ingiusto e inclemente.
Vittime senza una colpa né un perché…
Tremò nella sua divisa da guerriera.
Quando Shirogane-san aveva detto loro d’intervenire, non s’aspettava di ritrovarsi davanti ad un simile spettacolo…
Era stato un autentico shock.
Era questa la guerra?
Era per scongiurare quel genere di tragedie che dovevano combattere?
La sola idea le metteva i brividi...e la faceva sentire sciocca.
I suoi problemi personali, quelli per cui aveva ingaggiato una lotta contro MewIchigo e MewMinto pochi giorni prima...le sembravano così privi di senso.
Non s’era resa conto della poca importanza che potessero avere i suoi piccoli drammi quotidiani, se visti in una prospettiva ben più ampia.
Si sentì minimamente sollevata al pensiero che il suo Retasu Rush stesse aiutando a domare l’incendio di cui era preda l’ala ovest dell’edificio centrale.
Gli idranti dei Vigili del Fuoco, che operavano al suo fianco a ritmo incalzante, le davano manforte e la facevano sentire più sicura.
Diresse entrambe le nacchere verso il tetto, dove vivide fiamme continuavano a divampare.
Stava cercando di nasconderlo...ma aveva tanta paura.
Una paura folle di non farcela…
Voleva salvare tutti...non avrebbe sopportato altri morti.
Ma ne sarebbe stata davvero in grado?
Spostò lo sguardo sulla porta d’accesso principale della clinica a pochi metri da lei, ormai riportata in condizioni di sicurezza. Vide uscire da essa numerosi pazienti sopravvissuti, coadiuvati dal personale di soccorso che li accompagnava a bordo di lettini, aste reggiflebo e macchinari al seguito, stando attenti a non incappare in qualche buca o irregolarità del terreno.
La Mew focena sospirò rincuorata a quella vista, ma sapeva bene che non era finita…
Indirizzò con timore la sua attenzione oltre la cima dell’edificio, ad ore tre dal punto in cui si trovava.
Da quella direzione provenivano terrificanti e feroci ruggiti, indescrivibili a parole.
Il Chimero responsabile della distruzione della clinica, un imponente drago volante dal manto a scaglie color rosso vivo, volava sospeso lassù e si trovava in procinto di annunciare un nuovo attacco.
MewRetasu fece scorrere gli occhi lungo il piazzale, alla disperata ricerca di MewIchigo, la compagna di squadra che l’aveva accompagnata e che aveva scelto di occuparsi del nemico per permettere a lei di spegnere l’incendio e prevenire ulteriori vittime.
Tuttavia, il Chimero era parso un osso duro già ad una prima e semplice occhiata, e con molta probabilità anche MewIchigo s’era resa conto di non poterlo sconfiggere.
Erano una squadra, e proprio per questo non erano costrette a cavarsela da sole…ma quello di dare il suo contributo per salvare gli altri era stata una sua scelta.
Egoistica? Altruistica?
Non riusciva a capirlo a pieno.
Il limite tra i due concetti era labile, indefinito...
Però, forse MewIchigo aveva avuto il coraggio che lei non aveva dimostrato...ed ora che non riusciva ad individuare il suo sgargiante vestitino rosa in mezzo a quella folla e quel fumo, iniziava davvero a preoccuparsi.
In preda al nervosismo, spostò istintivamente le iridi verde brillante verso il Chimero drago, sempre più vicino. Quest’ultimo, particolarmente inviperito, stava planando in picchiata proprio verso il piazzale gremito di persone.
MewRetasu tremò di paura quando lo vide aprire la bocca, mostrando le zanne.
Aveva compreso perfettamente le sue intenzioni…
Voleva colpire i presenti con una delle sue micidiali palle di fuoco.
Perché tanta cattiveria?
Inghiottì a fatica, terrorizzata.
Aveva avuto modo di testare i poteri che aveva ottenuto in seguito alla sua modificazione genetica quando aveva effettuato la metamorfosi per la prima volta, mentre rischiava di affogare.
Erano enormi, in grado di ferire gli altri…
Esattamente come i suoi sentimenti repressi e nascosti.
Aveva il terrore di venirne fagocitata se solo si fosse distratta e ne avesse perso il controllo.
Per questo non le piaceva combattere.
Escludendo il fatto che era una ragazza pacifica e tranquilla per natura, non era nel suo istinto offendere, e per questo s’era precipitata a salvare le persone rimaste intrappolate nella clinica.
Respingere gli attacchi. Giocare in difesa.
Così aveva deciso fino a data da destinarsi…
Egoistico? Altruistico?
Non riusciva ancora a comprendere.
Tuttavia, si trovava in condizioni particolarmente propizie.
I suoi poteri le permettevano di controllare l’acqua.
Acqua che aveva potenzialità incredibili...e che poteva opporsi al fuoco.
Forse poteva rivelarsi efficace contro l’offensiva di quel mostro.
Forse avrebbe dovuto attaccare...
Se non l’avesse fatto…
Le bruciarono gli occhi al solo pensiero.
Se non l’avesse fatto, se ne sarebbe probabilmente pentita a lungo.
Come sempre, rimarcò poi la ragazza dai capelli lattuga, tra sé e sé.
Tenne gli occhi fissi sul drago, il quale stava preparando il suo attacco con più vigore di prima. A quella vista, scoppiò a piangere.
Prese ampi respiri per cercare di calmare il suo povero cuore, il quale batteva così forte nel petto che credeva sarebbe morta all’istante.
Non ce la faccio!
Pensò tra sé e sé, scuotendo la testa.
Aveva ormai scelto di essere una paladina della giustizia.
Ma aveva così paura…le tremavano le gambe!
Come poteva un’...indifesa proteggere altri indifesi?
Era un’impresa impossibile...inutile illudersi.
Non bastava fare un cambio d’abito per trovare il coraggio di compiere azioni eroiche.
Il Chimero sputò fiamme dalla bocca e il tempo sembrò fermarsi per un istante.
Le venne in mente la sua compagna MewIchigo.
L’ultima volta che s’erano viste, le aveva rivolto un bel sorriso.
Poi le aveva voltato le spalle ed era corsa senza paura verso il Chimero.
Chissà come s’era sentita davvero?
Eppure le aveva sorriso…perché aveva voluto incoraggiarla.
Quello era il suo modo per riporre in lei la sua fiducia.
Non poteva tradirla proprio ora.
«No!» Gridò sofferente la Mew verde.
Non poteva permettere che gli sforzi di MewIchigo risultassero vani...
Tutte quelle persone...doveva proteggerle!
Non appena formulò quel pensiero, aveva già ritratto le braccia lungo l’addome e lanciato il corpo alla sua destra, abbassandone il baricentro.  
Schizzò in mezzo alla folla ad una velocità che non credeva di poter raggiungere e
si bloccò di fronte all’offensiva del Chimero drago, alzando le braccia in aria.
«Allontanatevi!» Urlò balbettando, all’indirizzo della gente radunata nel piazzale. «Ribbon Retasu Rush!» Esclamò poi, con tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Tentacoli d’acqua fuoriuscirono dalle armi nelle sue mani, disegnando giganteschi fiori ricolmi di petali sopra la sua testa.
L’attacco del Chimero impattò dritto su di essi, i quali funsero perfettamente da scudi. A contatto col calore del fuoco, le barriere d’acqua si dissolsero lentamente, riempiendo l’aria di vapore.
MewRetasu socchiuse gli occhi e piantò i piedi a terra, resistendo a lungo all’aria bollente che le si incollò sul viso e sulla pelle lasciata scoperta dalla divisa da guerriera.
Non appena la sfera di fuoco s’estinse contro la sua difesa, riprese fiato e si guardò alle spalle per assicurarsi che andasse tutto bene.
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra e il rossore le invase le guance quando le persone rimaste illese grazie al suo intervento le rivolsero sinceri applausi e cori d’incoraggiamento, nonostante le condizioni precarie in cui molti di loro ancora versavano per le scottature o le tossine inalate.
Il cuore le si scaldò per un attimo.
Sono tutti salvi…
Penso sollevata la giovane, incrociando le mani al petto.
Era a corto d’ossigeno e l’adrenalina le scorreva ancora in corpo…
Ma era felice.
«Grazie!» Esclamò infine, piangendo ancora.
Non più lacrime di paura, ma di gioia.




 

***  




MewIchigo tossì dolorosamente, tenendosi le costole con una mano.
Quanto faceva male...
Rotolò agonizzante sulle piastrelle del vialetto della clinica, in parte distrutto dalle esplosioni, e portò a fatica il peso sugli avambracci, cercando di recuperare il più possibile le energie. Strinse i pugni ed alzò il capo in aria, lanciando uno sguardo ad ore due. Il temibile Chimero, sospeso in cielo, occupò quasi completamente il suo campo visivo.
Pochi secondi e lo vide scendere in picchiata verso i pazienti scampati all’incendio, il personale della clinica e i Vigili del Fuoco ivi presenti.
Il drago aprì la bocca voracemente, caricando una palla di fuoco tra i denti aguzzi.
Un singhiozzo le spezzò il respiro già debole.
Non riusciva a muoversi...i suoi muscoli erano come intorpiditi.
Forzò il suo corpo, tirandosi a sedere e piegando le ginocchia verso alto, nel tentativo di alzarsi in piedi.
Tutto inutile...
Non sarebbe riuscita a fermarlo.
Sbatté un pugno a terra, ricolma di frustrazione.
Non credeva che si sarebbe mai ritrovata in una situazione simile.
Costretta a decidere a chi sarebbe toccato vivere...e a chi morire.
Dubbi che, fino a pochi giorni prima, non le sfioravano nemmeno la mente.
Non era certo per questo che era venuta a Tokyo...
Le importava solamente di condurre una vita semplice.
Farsi delle amiche, inseguire il suo amore infantile...come la protagonista di un film romantico.
E invece ora…
In che genere di film si trovava?
E lei, cos’era?
La protagonista, l’eroina
O la vittima, prossima ad una brutta fine?
Il Chimero gettò il suo attacco verso l’asfalto e MewIchigo rimase inerme a guardare, a bocca aperta.
Sapeva perfettamente che non avrebbe mai dimenticato quella scena, eppure…
Non riusciva a distogliere lo sguardo.
Rimase in attesa dell’inevitabile, tragico epilogo, quando scorse MewRetasu farsi avanti facendo slalom tra la folla.
La Mew verde alzò le braccia al cielo e lanciò un Retasu Rush di enormi proporzioni. L’impenetrabile scudo d’acqua che gemmò dalle sue nacchere bloccò l’attacco del drago volante, fornendo protezione ai presenti che non potevano difendersi.
MewIchigo osservò ammirata portandosi una mano al petto, accorgendosi di essere tornata a respirare regolarmente dopo chissà quanto tempo.
Si sentiva sollevata...ed elettrizzata al tempo stesso.
MewRetasu aveva ridotto in briciole quell’offensiva micidiale tutta da sola.
Che anche lei fosse in grado di sprigionare simili poteri?
Mandò giù saliva per dare sollievo alla gola, riarsa per via della tensione, e inghiottì il sapore ferroso del sangue.
Aveva testato abbondantemente che si trattasse di un Chimero di livello superiore.
Quel drago era veloce, robusto, e poteva generare fiamme all’interno del suo corpo.
Aveva provato a respingere le sue palle di fuoco, se non addirittura a danneggiarlo, ma ogni volta era stata costretta a difendersi, venendo sbalzata via malamente da forti onde d’urto.
Mandò un sospiro più lungo degli altri e si puntellò coi piedi, riuscendo a riportarsi in posizione eretta. Si sfiorò l’avambraccio sinistro con le dita, in un punto dove la pelle s’era arrossata a seguito di una bruciatura subita nel corso del combattimento.
Infilò i polpastrelli nella carne in maniera quasi masochistica, facendo tremare tutto il suo corpo per il dolore. Fu rincuorata di essere ancora in grado di provare quella sensazione, nonostante tutto.
Alzò il braccio destro di fronte a sé e pronunciò la formula magica, facendo comparire la sua campanella. Lanciò poi gli occhi al cielo, stando attenta a seguire i prossimi movimenti del rettile.
Non era come nel suo scontro con il Chimero Topo…
Aveva bisogno di agire con più prudenza.  
MewRetasu s’era difesa egregiamente da lui, ma era sicura che il loro avversario non avesse ancora esaurito le sue energie…
Certamente meditava una nuova controffensiva.
Lo vide svolacchiare girando su sé stesso, come a volersi mordere la coda, prima di volgersi nuovamente in direzione della Mew verde.
La Mew gatto si concentrò più a fondo, cercando di ignorare le fitte di dolore che sentiva dappertutto.
Le ferite e le ammaccature ricevute le erano servite a comprendere che attaccarlo frontalmente non avrebbe dato frutti. Doveva esserci dell’altro...
Non potevano passare il loro tempo a difendersi, aspettando di essere sfiancate nel corpo e nello spirito.
Quel mostro doveva pur avere un punto debole, una falla, un difetto!
MewIchigo strinse i pugni, provando a smuovere i suoi neuroni.
Come si batte un colosso sputafuoco?
Più ci pensava, più non le veniva nessuna idea!
Si tenne la testa, lamentandosi disperata.
«Avanti Ichigo, avanti! Se non ti viene il lampo di genio, moriranno tutti!» Gemette, sentendo gli occhi bruciare tutti d’un colpo.
Abbassò le palpebre, isolandosi dall’ambiente circostante.
Forse poteva cercare di partire da qualcosa di più semplice e familiare per elaborare una strategia vincente…
Come elencare i difetti di ciò che conosceva già.
I suoi.
Cominciarono a venirle alla mente una serie d’informazioni, una dopo l’altra.
Dettagli che riusciva a ripercorrere lucidamente...
I suoi punti forti erano certamente i riflessi rapidi e reattivi, tipici dei piccoli felini. Questo le permetteva di mantenere uno scontro a ritmi molto alti.
La sua tendenza era quella di attaccare subito, senza preoccuparsi della controffensiva avversaria. In caso di bisogno, la Strawberry Bell poteva proteggerla bloccando i colpi nemici, rispondendo al fuoco col fuoco.
Quello schema di combattimento le ricordava qualcosa...
...
Come aveva fatto a non notarlo?
Il Chimero aveva uno stile di lotta simile al suo.
Bramava la pura e semplice azione, facendosi unicamente guidare dalla cieca voglia di distruggere…
E ripartiva alla carica, tentativo dopo tentativo.
Ma non aveva di che difendersi. Poteva solamente limitarsi ad attaccare, sperando che il suo avversario non avesse armi migliori in serbo.
MewIchigo riaprì gli occhi rosa e scattò all’improvviso verso la compagna, raggiungendola di corsa. «MewRetasu!» La chiamò con veemenza.
A quel grido vide la ragazza voltarsi verso di lei, sorpresa.
«MewIchigo!» Esclamò a sua volta la Mew focena, le lacrime agli occhi. «Sono felice di vedere che stai bene!» Aggiunse poi, senza muoversi dalla sua posizione.
Le sue mani erano alzate in aria, pronte richiamare un’altra cupola di difesa.
La Mew rosa le rivolse un’espressione accigliata.
«Non sto bene per niente!» Si lamentò la leader, alludendo alle numerose contusioni sul suo corpo. «Questa è la volta buona che Shirogane mi sente!» Disse poi, stizzita. Lanciò un’occhiata al Chimero, incrociando il suo sguardo vivace.
Lo vide allargare le narici, come ad inglobare nei polmoni una grande quantità d’aria, e la palla di fuoco tra le sue fauci s’ingrandì di conseguenza.
Non c’era tempo da perdere.
«Piuttosto...ho un piano!» Proruppe, rivolgendosi nuovamente alla compagna.
«Un piano?» Ripeté lei, confusa.
«Si, una...una specie di piano, ecco!» Balbettò la Mew gatto, mordendosi la lingua.
Non era sicura che avrebbe funzionato, ma non aveva altre idee per sconfiggerlo.
«Riesci a reggere un altro dei suoi colpi?» Le domandò, guardandola seria nelle iridi verde lattuga.
MewRetasu strinse le labbra e annuì dopo qualche secondo d’esitazione.
«Posso provarci!» Esclamò, infondendosi coraggio.
«Bene! Mentre tu lo distrai, io lo colpirò alle spalle!» Le comunicò infine, allontanandosi di nuovo. «Attenzione, arriva!» L’avvertì, indicando il Chimero.
Come aveva previsto, lo vide avvicinarsi a MewRetasu, ripetendo la stessa offensiva di prima.
La Mew focena gridò la sua formula, materializzando lo scudo di fiori d’acqua.
A quel punto il Chimero s’incaponì su di lei, lanciando una seconda fiammata nel tentativo di farla cedere.
MewRetasu sentì gli effetti del colpo, cominciando ad indietreggiare.
Doveva essere stanca almeno quanto lei...  
Dannazione!
Sputò tra sè e sè MewIchigo, agitatissima.  
Diede fondo a tutte le energie rimaste per azzerare le distanze tra lei e il suo bersaglio, raggiungendolo rapidissima in corsa. Giunta alle sue spalle, posizionatasi nel suo punto cieco, piegò le gambe verso il suolo e si diede un poderoso slancio, compiendo il salto più alto che avesse mai fatto in vita sua.
I suoi muscoli collaborarono un’ultima volta, facendole fare una capriola in aria che attutisse al massimo il suo impatto con il Chimero.
Atterrò a piedi uniti sul suo dorso e s’accucciò contro di lui, la Strawberry Bell stretta nel pugno.
Si trovò ad una distanza da lui decisamente ravvicinata, e questo la fece rabbrividire per il disgusto.
I rettili le facevano orrore...e le tremava tutto il corpo per la fatica.
Ma doveva sbrigarsi...
Facendosi aiutare con le gambe, strisciò fino al collo del Chimero e afferrò saldamente la sua criniera tra le dita guantate.
Sentiva che, se non l’avesse fatto, sarebbe caduta da metri e metri d’altezza...e non era certa di riuscire a cadere in piedi, questa volta.
«Sei finito! Ribon...» Pronunciò la Mew rosa, facendo aderire la campanella al corpo del rettile. Fu in quel momento che il drago s’accorse di lei e tentò di levarsela di dosso, scuotendo energicamente il muso.
MewIchigo venne sballotata di qua e di là, rischiando di finire per aria.
Per un attimo s’immaginò di venire sbalzata via, e provò un fortissimo senso d’angoscia.
«...St..rawberry Check!» Gridò all’ultimo, senza mollare la presa dal Chimero.
Questo venne inevitabilmente colpito dal fascio di luce della sua arma ed emise un ruggito straziante, ma continuò a muoversi in segno di ribellione.
«Ribbon Retasu Rush!» Provenne a quel punto dal suolo, e una versione offensiva delle colonne d’acqua di Retasu lo colpirono in pieno.
Crepa!
Imprecò la Mew gatto, gli occhi iniettati di sangue e il cuore di peluche rosa schiacciato contro il Chimero.
Non ce la faceva più...voleva finire quella cosa in fretta.
Esposto a lungo ad entrambi gli attacchi, il drago mugolò e infine esalò il suo ultimo respiro, dissolvendosi nel nulla.
MewIchigo abbozzò un mezzo sorriso, sciogliendo immediatamente i muscoli in tensione e dimenticandosi di ogni altra cosa.
Abbandonò le forze e abbassò le palpebre, lasciandosi cadere senza opporre resistenza.
L’aria sferzò con forza sulla sua pelle nuda.
«MewIchigo!» Avvertì debolmente con l’udito felino.
Era MewRetasu che la chiamava…
Perché? Non capiva più cosa stesse accadendo...   
Pochi secondi dopo percepì l’impatto contro il corpo della sua compagna, ma ben poco fu il dolore.
«Tu...tutto bene?!» Le domandò ancora la Mew focena, ma la sua voce le arrivava lontana. Si sentì sorreggere e scuotere con dolcezza e questo la spinse ad alzare appena le palpebre, lasciando che le sue pupille raccogliessero alcuni raggi di luce dall’esterno.
Vide il viso dell’amica soffermarsi su di lei con espressione preoccupata.
«MewIchigo? Ce...ce l’abbiamo fatta!» Balbettò lei, le sopracciglia aggrottate e un bel sorriso ad incurvarle labbra.
La Mew gatto sbatté gli occhi con più energia e la guardò di rimando.
Poggiò i piedi al suolo e si rialzò con la dovuta calma, facendosi aiutare dal suo supporto. Fece poi passare lentamente in rassegna il campo di battaglia, per accertarsi che fosse realmente tutto finito.
Non seppe dire come si sentì dopo aver constatato che il Chimero fosse stato  sconfitto e che le fiamme fossero state domate, limitandosi ad un piccolo focolare ad uno degli edifici della struttura ormai completamente evacuato.
Alzò gli occhi al cielo, là dove un elicottero stava sorvolando la zona, immerso in un mare striato d’azzurro e arancio.
Il sole stava per tramontare...si sarebbe fatto buio a minuti.
Si concentrò sul suo volo in maniera piuttosto distratta, riempiendosi le orecchie del frastuono delle sue eliche.  
«Già...» Biascicò, osservandolo senza troppo interesse.
In seguito, rivolse lo sguardo alla Mew verde.
Avevano vinto, ma non si sentiva felice…
Il suo istinto felino le suggeriva che quello non fosse altro che l’inizio di una lunga serie di drammi e sofferenze, e l’idea le faceva venire i brividi.
Incurvò la schiena sbuffando rumorosamente, esausta.
Non vedeva l’ora di tornarsene a casa il prima possibile per dimenticare quella terribile giornata.












 
***

* Quello che vede Kisshu è il Rainbow Bridge, un ponte sospeso che attraversa la sezione nord della Baia di Tokyo. È ispirato al celebre Ponte di Brooklyn di New York.
Qui una foto :)
** «A dire la verità, non tanto.» nd Kuro ponderando
«EHI!» nd Kisshu e Suguri protestando in coro
*** LO DOVEVO DIRE xD





** NOTE DI FINE CAPITOLO (NON continuate se non avete finito di leggere tutto!) **
«Salve a tutte! Prima di tutto, vi ringrazio per essere arrivate fino a qui.
In secondo luogo, volevo fare una precisazione che mi preme assai riguardo gli avvenimenti di questo capitolo. Sappiate che il limone NON ERA ASSOLUTAMENTE PROGRAMMATO A QUESTO PUNTO DELLA STORIA!
Si, insomma...doveva arrivare più in là, ma davvero MOLTO più in là...ma ‘sti pg mi sfuggono di mano, porca trota! Kisshu mi è sfuggito parecchio di mano in questi ultimi due capitoli...» nd Kuro che si facepalma da sola
«Che novità!» nd Tutte/i
«Ma quale limone non programmato! Viva i limoni! Viva il sesso libero! *-*» nd Kisshu che irrompe stra esaltato
«Perchè hai sottolineato e grassettato delle parti?» nd Suguri perplessa
«Shh! È un messaggio subliminale per l’Autrice!» nd Kisshu
«Guarda che sono qui...ti sento, razza di deficiente!» nd Kuro che si facepalma di nuovo



 
  
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