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Autore: MonicaX1974    01/04/2019    0 recensioni
[Brant Daugherty]
Kate e Brant prima di Kate e Brant
Prequel di Best friend boyfriend
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Brant

Allungo la braccia sopra la testa e le gambe sotto la scrivania: sono stato troppo seduto, oggi, ho bisogno di una pausa. Decido di alzarmi e andare a prendere un caffè alle macchinette, magari riesco a convincere Kate a fare una pausa con me.

Esco dal mio ufficio e mi dirigo dritto al fondo del corridoio, raggiungo il bancone della reception e mi appoggio con i gomiti proprio a metà tra lei e Megan; è quest'ultima ad alzare per prima lo sguardo su di me, mentre Kate sembra parecchio impegnata in una telefonata.

«Ti serve qualcosa?», mi domanda la mora, con un gran sorriso.

«No, volevo solo compagnia per un caffè», rispondo, sorridendole a mia volta.

«Vengo io con te», afferma sicura, poi si alza, indicando a Kate che si sta allontanando, e mi raggiunge, per poi affiancarmi.

Non era così che avevo previsto andassero le cose, e non dovrebbe dispiacermi di averla qui con me, dopo tutto è quello che cerco da mesi, no? Eppure vorrei soltanto voltarmi indietro per vedere se Kate mi sta guardando, o solo per aspettare che si liberi di quella chiamata perché ci raggiunga alle macchinette.

«Kate ha apprezzato la tua sorpresa...», dice lei, interrompendo i miei pensieri, mentre inserisce le monete nella macchinetta, riferendosi alla piccola improvvisata che ho organizzato in ufficio per il suo compleanno un paio di giorni fa.

«Sì, beh... spero di non averla messa in imbarazzo...» So che non le piace stare al centro dell'attenzione, ma era il suo compleanno e volevo che ogni persona, qui dentro, la apprezzasse come merita, dato che le capita spesso di svolgere anche il lavoro degli altri.

«Se non fossi sicura che è davvero innamorata del suo fidanzato, potrei giurare che ha preso una sbandata per te...», dice ancora, portandosi il bicchierino di caffè alle labbra.

Credo anch'io che Kate sia innamorata del suo fidanzato, perché, da quando siamo rientrati dalle ferie, l'ho vista molto più sorridente. Devono essere riusciti a risolvere i loro problemi e ora è molto più serena: deve amarlo davvero molto.

«Siamo semplicemente amici, Megan, buoni amici, ma niente di più». Ribadisco il concetto, affinché lei sappia che io non ho mire su nessuno - nel caso si stufasse dell'elegantone.

«Tanto meglio», dice ancora, per poi avvicinarsi a me, tanto da investirmi in pieno con il suo profumo. «Hai da fare stasera?», mi chiede, con un tono inequivocabile nella voce.

Ho capito cosa vuole ed è quello che voglio anche io, l'ho voluto dal primo giorno in cui le ho messo gli occhi addosso. «Mi darai di nuovo buca?», le domando sorridendo, nel suo stesso modo.

Lei scuote leggermente la testa, passa lentamente la lingua sulle labbra rosso fuoco, poi pizzica tra i denti il labbro inferiore, senza smettere di guardarmi, con una lentezza tale da smuovere qualcosa là in basso. «Non so se crederti», le dico, continuando a tenere sospeso a mezz'aria il mio bicchiere di caffè, mentre lei butta giù ciò che resta del suo.

«Che hai da perdere?», mi chiede, allontanandosi un po'.

«Niente», ammetto, ed è la verità, ma non è piacevole continuare a restare ad aspettare che si decida a darmi una chance, mentre lei non vede che quell'altro: non mi piace essere la seconda scelta.

«E allora ci vediamo stasera...», dice ancora, per poi buttare il bicchierino vuoto nel cestino. «Andiamo via insieme?», domanda portandosi esattamente di fronte a me, tenendo gli occhi fissi nei miei, in una chiara voglia di provocarmi.

E vorrei davvero rispondere, lo vorrei fare, ma la sua mano si è appena posata su una piccola parte di me, una parte che si risveglia immediatamente a quel contatto, una parte che, ora, non è più tanto piccola.

«Ok», rispondo a fatica.

«Ottimo», dice ancora, dopo essersi resa conto della mia reazione, «ci vediamo dopo». Mi sorride ancora, un sorriso provocatorio, poi si allontana, lasciandomi lì come l'idiota che sono.

Dio, non è mica la prima donna che mi provoca in questo modo! E allora perché ho reagito come un fottuto ragazzino?

Inspiro profondamente, poi bevo il caffè tutto d'un fiato – tanto ormai si è raffreddato – poi butto il bicchiere e quasi non sobbalzo nel sentire la sua voce alle mie spalle.

«Ehi... avevi bisogno di qualcosa?», mi chiede lei, con il suo solito meraviglioso sorriso.

«No... no...», balbetto come uno stupido, sperando che lei non si renda conto del mio rigonfiamento ai piani bassi, «mi andava solo un caffè...» Kate mi osserva con aria confusa, ma non la biasimo per questo, mi sto comportando in maniera insolita e lei non è tanto stupida da non accorgersene. «Megan mi ha chiesto di uscire», le dico alla fine, per togliermi da questo imbarazzo.

«Davvero?», domanda lei, con un'espressione stupita sul volto, più o meno come quella che avevo io poco fa.

«Già, secondo te mi darà di nuovo buca?», le domando, inserendo altre monetine nella macchinetta per prendere un caffè per lei.

«Se ti dà buca è lei a perderci», afferma, con tono sicuro, cosa che mi fa ridere.

«Tu mi sopravvaluti, Kate». Afferro il bicchierino e lo allungo nella sua direzione. Lei lo prende mentre mi sorride, poi lo porta alle labbra per berne un sorso, senza smettere di guardarmi.

«Non credo...», continua lei, «anzi, credo che tu abbia la grande capacità di sottovalutarti». Sorride ancora, sorrido anch'io, mentre non posso fare altro che abbassare lo sguardo, perché il suo, è diventato troppo intenso.

«Sei di parte, Kate, il tuo parere non conta», tronco questo discorso, perché mi fa sentire a disagio, «torno in ufficio, adesso». Lei non aggiunge più niente, continua a bere il suo caffè e io la saluto, uscendo da questa piccola stanza, diventata, improvvisamente, troppo piccola. 

Passo davanti al bancone della reception dopo aver salutato Kate, lancio uno sguardo a Megan, che continua a guardarmi con quell'aria maliziosa, le sorrido, ma sento una strana sensazione allo stomaco, come un senso di colpa, che non capisco da dove venga fuori.

Non mi sono mai fatto problemi ad uscire con ragazze impegnate, non posso sentirmi in colpa nei confronti dell'elegantone, quindi non capisco perché mi sento così. Torno nel mio ufficio cercando di allontanare ogni pensiero, per rimettermi a lavorare a pieno ritmo, per potermi dimenticare di quella fastidiosa e irritante sensazione.

***

La giornata è giunta quasi al termine e sto spegnendo il computer per poter uscire da qui, stavolta – si spera – non da solo.

Non ci credo ancora del tutto, anche se, durante il pomeriggio, Megan non ha fatto altro che lanciarmi occhiate inequivocabili. Non ho visto in giro l'elegantone - forse è fuori per lavoro -, ma non importa, quello che conta è che davvero, stasera, lei mantenga la parola.

«Si può?» Alzo la testa di scatto quando sento la sua voce.

Quel vestito nero, aderente, le sta addosso come un guanto, e non fatico ad immaginare le sue forme al di sotto della stoffa, mentre cammina ancheggiando verso la mia scrivania. La guardo e già immagino quello che sta per dirmi, così abbasso le spalle e lascio andare l'aria rimasta nei miei polmoni.

«Ecco il due di picche in arrivo...», le dico, guardandola negli occhi.

«Sbagliato...», dice lei, avvicinandosi alla mia scrivania, appoggiando le mani al bordo, per poi guardarmi con l'aria di chi la sa lunga, «sono venuta a chiederti dove hai l'auto...»

«Nel parcheggio sotterraneo», rispondo, sentendo rinascere la speranza.

«Ottimo, ci vediamo sotto, allora...» Sorride ammiccante, poi si volta e cammina di nuovo verso la porta, mentre io non riesco a staccare gli occhi dal suo lato b, perfettamente fasciato e messo in risalto da quell'abito.

Smetto di guardarla solo quando esce definitivamente dal mio ufficio, a quel punto mi riprendo e finisco di sistemare l'ufficio per poterla raggiungere. Indosso la giacca, recupero il telefono e il resto delle mie cose, poi spengo le luci ed esco nel corridoio, fino a raggiungere il bancone della reception, al quale trovo Kate da sola, che sta ancora lavorando.

«Non vai a casa?», le domando, avvicinandomi a lei.

«Sì... certo... dovrebbe passare Jason a prendermi», il suo tono di voce è incerto, ma il suo sorriso è ampio, così le sorrido anche io.

«D'accordo...», rispondo, senza aggiungere altro, «allora vado... ci vediamo domani...» Kate sorride ancora, poi risponde al telefono che ha preso a squillare, e io mi decido ad uscire, raggiungendo l'ascensore.

Arrivo al piano interrato quasi senza respirare, con l'agitazione che sale man mano che mi avvicino alla mia auto: e se non ci fosse? Se mi avesse preso per il culo? È per questo che sono così nervoso?

Poi la vedo: Megan mi sta realmente aspettando e io fremo dall'impazienza, per questo accelero il passo e la raggiungo, mentre lei continua a tenere sulle labbra quel sorriso provocatorio.

«Ti dispiace se andiamo a casa tua?», mi domanda, quando sto per inserire le chiavi nella serratura.

«Nient'affatto», rispondo diretto.

Non m'importa dove, quello che mi interessa è che finalmente avrò quello che voglio.
 

§§§§§§§§§§§§ 

 

SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Grazie per la pazienza e scusate la mia lunga assenza.

Ho ripreso in mano questa storia e ora la porterò a termine. Non manca comunque molto all'epilogo e, per chi ha già letto BestFriend, credo sarà un finale piuttosto ovvio.

Brant ragiona, come al solito, con la testa piccola, quindi non c'è da stupirsi del suo comportamento. Kate continua a fingere che vada tutto bene mentre continua ad impersonare una sé stessa felice durate i momenti in ufficio. 

Che due polli!

Ad ogni modo grazie ancora per essere sempre qui

Eeeee niente, buona lettura

 
   
 
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