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Autore: Steffa    21/07/2009    7 recensioni
“Mio.” Mormorò un momento prima di recidere la pelle candida e l’arteria sotto di essa con un bacio gelato; assaporò il sangue che ne sgorgò in un fiotto nella sua bocca.
EdxRoy
Perchè sono i veri vampiri quelli che meritano tale appellativo.
Come sono? Vi basterà leggere questa One-shot, all'incirca mille parole.
Enjoy!
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Forever and ever
Death plays with me
Together forever
She plays with me

(They) don't understand
Her poisoned touch
A kiss of blood and death
Her pale white skin
A frozen scream
That wakes my wrath again

An awful dream
Carved in my soul
(Forever in Death – Theatres Des Vampires)



Forever in Death


Aveva appena messo piede in quella che le persone avrebbero definito casa e la prima cosa che fece, fu raggiungere la camera da letto con passi rapidi, quasi incontenibili.
Era stato fuori per più di tre ore, troppe, decisamente un’infinità se trascorse lontane da lui.
Occhi dorati volarono tra le ombre della stanza, a malapena delineate da un mozzicone di candela morente posto sul mobile in quercia accanto alla porta.
Quella fioca fonte di luce gli fu, però, più che sufficiente per riconoscere i contorni del letto, le colonne affusolate e spiraleggianti del baldacchino, le pieghe quasi voluttuose del tessuto scuro che lo avvolgeva; poi ancora, le lenzuola di seta disfatte in mille risvolti e finalmente le curve morbide del suo corpo rannicchiato nel centro del grande letto.
Gambe affusolate raccolte vicino al petto, racchiuse da forti braccia, la schiena larga, le spalle sicure, una zazzera di capelli più scuri delle tenebre della notte, arruffati in una maniera che pareva quasi studiata.
La pelle chiara, candida quasi quanto l’avorio, la sapeva calda e morbida al tatto e al solo pensiero, non desiderò altro che poterla stringere tra le dita per saggiarne la consistenza.
Ispirò profondamente l’aria di quella stanza, satura del suo profumo: inchiostro e bourbon.
Si lasciò sfuggire un gorgoglio di approvazione che gli fece vibrare la gola, mentre la lingua saettava sulle labbra come nel tentativo di poter assaggiare quella flagranza, sfiorando i canini morbidamente poggiati sul labbro inferiore.
Seppe che lui l’aveva udito quando percepì una lieve vibrazione nell’aria, stava tremando e questa consapevolezza non poté che fargli tirare le labbra in un sorriso intenerito a suo avviso, alla vista si sarebbe potuto definire al meglio come un ghigno malvagio.
Smosse con un mano la coda di biondi capelli dalla spalla, lasciandola oscillare dietro la schiena, mentre avanzava con passi lenti e silenziosi verso il letto.
In quel momento poteva sentirlo ancora più intenso, il suo profumo: l’odore della paura.
Poche vibrazioni alterate gli fecero comprendere come il suo respiro fosse accelerato assieme al battito furioso del suo cuore.
Poggiò un ginocchio sul bordo del letto, facendolo sprofondare appena, sapeva esser lieve in ogni suo movimento.
Si domandò, come tutte le volte precedenti, come potesse un cuore che batteva ad una tale velocità, non schizzare via dal petto del suo proprietario.
A quella distanza poteva già cominciare a percepire il calore diffuso da quel corpo, assorbito in parte dalle lenzuola che lo avvolgevano come un amante geloso.
Anche l’altro ginocchio si posò sul materasso, che mantenne quasi del tutto inalterata la sua forma, allungò una mano e afferrò un lembo di quel tessuto che voleva celargli la vista di ciò che era suo.
Lo sentì tendere i muscoli in uno spasmo quando sfiorò la sua pelle bollente con le sue dita fredde come il marmo, in un movimento lento lungo tutto il suo corpo mentre lo scopriva.
Nel ripercorrere quel piacevole sentiero a ritroso vide il suo braccio destro tentare di sottrarglisi, accompagnato da un tintinnare metallico che gli impedì quasi completamente il movimento.
Un paio di maglie della catena catturarono uno degli ultimi guizzi della fiamma sul mobile lontano; ne seguì con lo sguardo la lunghezza che partiva dalla spalliera in noce antico del letto, per arrivare a quel polso destro, assicurandolo con uno spesso anello ricoperto di morbido cuoio.
Fece schioccare dolcemente la lingua sul palato, come per rassicurarlo della sua presenza, sebbene sapesse che era proprio quella a provocargli tali reazioni.
Non poté trattenere un sorrisetto soddisfatto che gli si dipinse in volto mentre si chinava per raggiungere una maggior vicinanza.
Si accostò senza alcun rumore all’altro, socchiudendo le palpebre e appoggiando lievi le labbra livide contro la conchiglia dell’orecchio, semi-nascosta da alcune ciocche di scuri capelli.
“Sono tornato.” Mormorò, compiaciuto del convulso tremore che scatenò in quel corpo.
Ispirò ancor più profondamente, non desiderando altro che ubriacarsi di quella flagranza che l’aveva reso completamente dipendente.
Lo voleva ed era suo, solamente suo, nessun altro lo avrebbe potuto avere.
Si scostò di quella minima distanza per poter far scorrere lo sguardo sul suo viso, voltato nella direzione opposta.
I lineamenti fini, le labbra sottili strette tra loro, le ciglia di quegli occhi leggermente a mandorla frementi nel tentativo di tener le palpebre serrate, come se facendolo avesse potuto scacciarlo.
Non lo avrebbe lasciato, questo mai, come avrebbe potuto?
Il suo interesse non era mai stato rivolto verso qualcosa o qualcuno in tal modo, ma da quando l’aveva visto per la prima volta, aveva compreso che non lo avrebbe più lasciato.
Quella notte era solo, lungo la strada del ritorno dopo un’intera giornata di lavoro; la divisa di un blu scuro si confondeva alla perfezione con i colori delle ombre.
Sorrise divertito ricordando come si fosse battuto per resistergli, quando ancora non aveva compreso la grandezza del bisogno che avevano l’uno per l’altro.
Portava ancora gli indelebili segni delle sue fiamme lungo il braccio destro; una buona arma, certo, ma non aveva comunque potuto nulla contro di lui.
Lentamente si stese accanto a quel suo corpo caldo e sostenendo il capo con la mancina, il cui braccio era puntellato con il gomito sul materasso, fece scorrere l’indice della destra lungo il fianco dell’altro in un gesto lascivo.
Ne ricavò una forzata rigidità, facente parte di quegli strascichi di rivolta che con il tempo era andata morendo e se ne compiacque.
Con le labbra dischiuse sfiorò il suo collo scoperto, le zanne lo graffiarono appena.
“Mio.” Mormorò un momento prima di recidere la pelle candida e l’arteria sotto di essa con un bacio gelato; assaporò il sangue che ne sgorgò in un fiotto nella sua bocca.
Non si sarebbe mai stancato di lui, l’avrebbe tenuto con sé.
Per sempre nella Morte.




Angolino dell'autrice
Questa fic potrebbe essere letta in qualsiasi modo vi vada a genio, io l’ho scritta pensando a un Edward vampiro malefico e a un povero Roy vittima… ù_ù
Si, oramai lo sapete che sono sadica, che volete farci… XD
L’ho scritta in una notte buia e tempestosa… Ok, non è vero, però era notte quello sì…
Comunque… Mi spiace ma non è possibile ricollegarla con nulla che la mia piccola mente malata abbia già scritto e non centra neppure con l’altra mia fic sui vampiri in FMA, quindi prendetevela per come viene, ecco… ù_ù
Sta partecipando ad un concorso indetto dal forum Doujinshi World, giusto per la cronaca..
Beh, in mezzo ai miei impegni estivi e al computer che non ne vuole sapere di funzionare decentemente, ho deciso di postarla, giusto per far sapere che non sono morta e che cercherò di tornare il più in fretta possibile per gli aggiornamenti! *.*
Grazie anticipatamente a chi vorrà leggere e commentare, son sempre graditi i pareri! ^w^

Kiss
  
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