Fanfic su artisti musicali > Pearl Jam
Segui la storia  |       
Autore: IamNotPrinceHamlet    02/04/2019    0 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nel capitolo precedente: Eddie ed Angie si sentono al telefono tutti i giorni, si avvicina il giorno del concerto a Portland, Meg ci sarà insieme a Grace e Laura, Angie mancherà. Cornell torna a casa all’alba e trova Eddie seduto davanti alla porta di Angie, che gli racconta di aver viaggiato tutta la notte perché voleva tornare a casa. Angie ed Eddie finalmente si rivedono dopo il bacio.

***

“Cosa cazzo ho appena visto?” Meg accanto a me ride e applaude di gusto assieme al piccolo capannello che si è formato nel parcheggio attorno ai nostri amici.

“Vuoi della candeggina per disinfettarti le cornee?” le suggerisce Stone, alla mia destra, sporgendosi in avanti, tenendo il braccio allacciato alle mie spalle “Vado a chiedere dentro?”

“Beh, però sono da ammirare” sottolineo io.

“Per il coraggio e la totale mancanza di ritegno? Eccome!” risponde lui serissimo.

“No. Cioè, anche. Io mi riferivo alla loro scelta artistica?”

“Artistica?” Meg mi guarda con sospetto, prima di venire trascinata via da Jeff e Laura, per avvicinarsi tutti e tre ai fenomeni che hanno appena concluso l'esibizione.

“Sì beh, avrebbero potuto giocare facile scegliendo una WMCA o una In the navy, invece sono andati sul pezzo di nicchia”

“Oddio, di nicchia…”

“Ammetterai che non è il classico pezzo da party dei Village People” faccio spallucce e mi volto, accennando un passo di ritorno verso il locale.

“In effetti…” Stone mi segue e stavolta mi aggancia prendendomi per mano.

“Si sono pure dovuti inventare la coreografia”

“Eheh è vero, hai ragione” mi sorride e mi da una piccola stretta e a questo punto sbotto.

“COSA?”

“Che?”

“Cosa cazzo stai dicendo, Stone?” ribadisco piantandomi poco lontano dall'ingresso del locale.

“Hai assunto droghe che ti stanno salendo adesso?” Stone mi guarda smarrito, ma sempre con un sorrisino trattenuto a stento.

“Vieni!” cambio direzione e lo trascino di nuovo verso il parcheggio, ma sul retro, più precisamente verso il furgone della band.

“I Village People ti hanno dato suggerimenti subliminali su come trascorrere il resto della nottata?” domanda mentre gli faccio segno di aprire la portiera.

“Vedo che allora ti è rimasto un po’ di senso dell'umorismo anche per me!”

“Gracie, che ti prende?” apre il van e allarga le braccia mentre io faccio il giro per salire davanti dal lato del passeggero.

“Sali e te lo dico”

“Allora?” una volta chiusi nell'abitacolo, ancora quel sorrisino del cazzo.

“Cosa ti sta succedendo, Stone?”

“A me? Cosa sta succedendo a te semmai…”

“Non mi hai presa per il culo neanche una volta da quando ci siamo visti!”

“Che?!”

“Va bene l'essere affettuoso… anche se, lo ammetto, a volte al telefono avrei voluto gridare ‘Esci da questo corpo!’ perché non ti riconoscevo più”

“Non… non capisco”

“Ma per lo meno ci scherzavi con me, insomma, eri sempre tu, sebbene ricoperto da uno spesso strato di melassa. Stasera non fai altro che darmi ragione, cazzo!”

“Non devo?”

“No!”

“Sicura?”

“Certo che sono sicura, io voglio il vecchio Stone, non la sua copia sbiadita. Se è così che sei quando hai una ragazza, beh, non sono certa di voler ricoprire quel ruolo”

“Oh. Questo è davvero curioso” Stone mi guarda stupito e il sorrisetto ora non cerca nemmeno più di nasconderlo.

“Cioè, io lo voglio ricoprire il ruolo, voglio dire, mi piaci… Solo non riesco a capire cosa ti sta succedendo ultimamente”

“E’ curioso perché tutte le mie ex hanno sempre preferito la copia sbiadita”

“Le tue ex?”

“Anzi, la pretendevano”

“In che senso?”

“Nel senso che si mettono con me, ma poi regolarmente pretendono di cambiarmi… 'Dovevi proprio farla quella battuta?’… 'Non farmi fare figure!’ … 'Mi hai detto che mi avresti chiamata alle 7. Sono le 7:01, che cazzo stavi facendo?’… 'Devi proprio trascorrere tutta la serata del tuo concerto con quelli della tua band?’… 'Devi proprio suonare stasera?’ … 'Perché hai preso in giro il mio vestito? Il mio disco? Mia madre? Il mio cane?’… Che ogni volta mi veniva da dire, insomma, dove sei stata fino ad ora? Con chi sei uscita? Non mi conosci? Pensavo volessi stare con me”

“Io non ti voglio cambiare, mi vai benissimo così”

“Davvero?”

“Sì, puoi chiamarmi anche un quarto d'ora dopo, dormire con la tua chitarra o con Jeff e insultare tranquillamente tutto il mio guardaroba” conto sulle dita tutte le cose che può fare e finalmente Stone si volta verso di me.

“Anche venti minuti dopo?”

“Anche un'ora!”

“Addirittura?”

“Sì! Queste sono stronzate, non sono mica quelle le cose importanti!”

“Allora… beh, sembra che tu abbia superato il test” si prende il mento tra le dita come per pensarci su, poi mi schiocca un bacio sul naso e scende dal furgone come se niente fosse, raggiungendo poi il mio lato e aprendo la portiera.

“Eh?”

“E a pieni voti!”

“Che test?”

“Lo stress test di Stone Gossard”

“E che diavolo sarebbe?”

“Quello che non hai retto neanche per… mmm… cinque ore” Stone guarda l'orologio al suo polso per quantificare la durata della serata e io esco incredula dal van.

“Mi stai dicendo… che l'hai fatto apposta?”

“Certo”

“E le telefonate?”

“Anche.” sta per chiudere il furgone con la chiave e la mia faccia perplessa lo spinge ad essere un po’ più esplicativo “Oh quello era per capire se sei una psicopatica appiccicosa. Invece è venuto fuori che sei una normale ragazza con normali dubbi sul tipo con cui ha appena iniziato a uscire”

“Quindi se io ti avessi assecondato…”

“… ti avrei scaricata al volo” chiude la sicura e mi prende di nuovo per le spalle, stampandomi un bacio veloce sulle labbra.

“Al volo?”

“Beh, no, ovviamente mi sarei comportato bene e avrei aspettato che ci rivedessimo, per parlarne di persona” ci avviamo verso l'ingresso posteriore del locale e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

“Ahahah ma col cazzo! Mi avresti scaricata alla grande per telefono, anzi, probabilmente avresti chiesto a Jeff di farlo al posto tuo”

“Dio, mi conosci sul serio!” si ferma di colpo, mi afferra per i fianchi e mi tira a sé divertito.

“Sì. E nonostante questo voglio stare con te, pensa che folle…”

“Beh, quando ho detto che sei normale ho usato un chiaro eufemismo”

“Quindi adesso cosa siamo? Insomma, stiamo insieme, stiamo uscendo o cosa?”

“Tu cosa vuoi che siamo?” domanda appoggiando la sua fronte alla mia.

“Beh, voglio stare con te… però voglio fare le cose con calma”

“Uh che coincidenza! E’ proprio quello che voglio anch'io” si stacca di colpo da me e mi prende ancora per mano mentre ci rincamminiamo.

“Però, calcolando che abbiamo anche già fatto il discorso, direi che siamo già un bel po’ avanti”

“Il discorso?”

“Sulle ex”

“Ah, quello!”

“Beh, non mi hai raccontato i dettagli ma…”

“Direi che ne possiamo benissimo fare a meno” risponde secco, scuotendo la testa.

“E poi manca la parte sui miei ex”

“Possiamo fare a meno anche di quella?”

“Non sarai mica geloso, Gossard”

“Nah, è solo che le storie sui casi umani mi mettono troppa tristezza”

“Ah-ah”

“Hai detto che ti piace il mio senso dell'umorismo e ora te lo tieni” scherza mentre mi accarezza delicatamente il dorso della mano col pollice.

“Posso ripensarci un attimo?”

“No. Adesso mi hai anche chiamato per cognome per fare la simpatica alternativa, non puoi più tornare indietro”

“Altre osservazioni prima di entrare?” gli chiedo quando siamo di fronte alla porta.

“Sì, una. Quante M&M’s hai ucciso per fare quella gonna?”

“HA! LO SAPEVO CHE TI FACEVA CAGARE”

“Non sai che fatica stare zitto per tutto questo tempo. E l'ho fatto solo per te, dovresti apprezzarlo”

************************************************************************************************************************************

 

 

“Ehi, hai visto Mike?” Eddie mi incrocia nel parcheggio e pone la sua domanda alla persona sbagliata.

“Mmm no, l'ultima volta che l'ho visto stava mimando un tango con Cantrell lungo quella balaustra, mentre gli altri Village People facevano la ola”

“E’ stato davvero… intenso”

“Ora non saprei. Oh, sai cosa? Dovresti provare a individuare le coordinate del punto in cui mi trovo io in questo momento e calcolare quello esattamente agli antipodi sulla superficie terrestre perché è molto probabile che si trovi lì” vomito tutta la mia bile sul povero Eddie, che rimane interdetto per un po’.

“Ok”

“Oppure lo trovi dentro” aggiungo calmandomi.

“Ok, grazie Meg.” Eddie mi sorride e fa per andarsene, ma torna un secondo sui suoi passi “Mike non ce l'ha con te, vuole solo starsene un po’ per conto suo per non fare casini”

“Sì, beh, io non posso aspettarlo in eterno” allargo le braccia per poi incrociarle di nuovo e stringermi nel mio giacchino. Fa freddo stasera, cazzo.

“Tranquilla, lo sa” Vedder mi fa un cenno e se ne va, lasciandomi qui come una cogliona.

Certo che lo sa, lo sa benissimo. Forse è quello che spera, ci conta proprio che io mi stufi di aspettarlo. Basterebbe che io mi trovassi qualcun altro e lo toglierei dai guai, no?

“Scusa? Scusa!” sento chiamare alle spalle e mi volto per vedere se per caso ce l'hanno con me.

Due tizi apparentemente intossicati da alcol o altro si avvicinano sorridendo e sgomitandosi. Sì, purtroppo ce l'hanno con me.

“Sì?”

“Ciao! Scusa, io e il mio amico qui siamo nel bel mezzo di un… di un…” il biondo non trova le parole, l'amico coi dread interviene in suo aiuto.

“Di un dilemma”

“Bravo! Di un dilemma. Solo tu ci puoi aiutare”

“Non sapete decidere chi è il più stronzo dei due?”

“Ahahahah che forte!”

“Te lo dicevo che aveva la faccia simpatica”

“Non sappiamo decidere qual è la cover più brutta tra: Hotel California rifatta da Al B. Sure e Under my thumb di Sam Kinison. Conosci?”

Ma che cazzo.

“La prima, sicuro”

“Seeeeeeeeeeh! Visto, che ti dicevo, ho vinto io!” il biondo urla e si batte il petto come un gorilla.

“Fanculo, vinci sempre tu, non è giusto”

“E cos'avresti vinto?” domando per capire dove vogliono andare a parare questi due cazzoni.

“La possibilità di provarci con te, tesoro!”

“Non è che hai un'amica?” domanda il compare, ancora sconsolato.

“Bene, hai avuto la tua possibilità. E’ andata male. Ciao!” li saluto con ampi gesti delle braccia e mi allontano rapidamente.

“Dai perché? Dove te ne vai?”

“Ragazzi, dovete cambiare tecnica perché giuro che questo non solo è il peggior approccio che mi abbiano fatto, ma anche il peggiore a cui io abbia mai assistito in generale”

Mike, mi dispiace, ma visti gli uomini che ci sono in giro, temo che la soluzione ai tuoi problemi sia ancora molto lontana.

 

Rientro nel locale proprio mentre Vedder sta uscendo, assieme a un paio di amici di Mike. Ecco perché lo cercava.

“Buona notte Meg!”

“Ciao”

Se ne va? Dove? Mah. La sala sembra ancora più grande ora che i concerti sono finiti e c'è un po’ meno gente di prima a occupare la pista e a ballare con la playlist del dj.

Baby here I am, I’m the man on the scene!” un Mike, ma non quello che stavo cercando io con lo sguardo, mi urla nelle orecchie cantando e saltellandomi alle spalle.

“Ehi Starr, ho saputo da fonte attendibile che non sei niente male come ballerino”

“Eh sì, la tua coinquilina è rimasta molto soddisfatta” mi prende le mani e accenna dei passi di danza.

“Sì, nonostante la tua mano veloce!” ribatto strizzandogli una chiappa.

“Shhhhh non dirlo troppo forte! Se Jerry ci sente si prende male di nuovo e si rimette in testa di pestarmi” Mike si ferma improvvisamente guardandosi attorno e facendomi segno di tacere.

“L'ha fatto?”

“Nah, lui parla parla, ma alla fine non lo fa mai. Però c'è sempre una prima volta”

Mentre Starr mi illustra i suoi timori il mio sguardo vaga nella folla e incrocia un cappello alla Stevie Ray Vaughan che conosco bene. Due ragazze stanno parlando con quel cappello.

“AHAHAHAHAHAHAH mi fai morire!” gli do una spintarella, ma lui non si scompone.

“Ok, non mi sembrava questa gran battuta, però…”

“Ahahah sì ma ridi lo stesso, ok?? Ridi, cazzo!” lo prendo per le spalle e lo scuoto.

“Sei fatta?”

“Fai finta che ci stiamo divertendo un mondo, capito? AHAHAHAH!” gli getto le braccia al collo e forse finalmente questo troglodita coglie qualcosa.

“Aaaaaah ci sono! Mikey ci sta guardando, è così?” ha colto, ma non ha capito che se si gira manda tutto a puttane.

“Non guardare!” gli prendo la testa tra le mani e gliela raddrizzo con la forza.

“Ehi stai calma… volevo solo vedere se era con qualche ragazza”

“Te lo dico io: sì. Contento?”

“Beh sì, perché se ci sono tipe di mezzo tu ti incazzi” sorride sornione e mi fa quasi più incazzare delle ragazze.

“Oh grazie! E questo ti renderebbe felice per quale motivo esattamente?” gli chiedo minacciosa, prendendolo per il collo di nuovo, ma con meno delicatezza.

“Perché più ti incazzi più ti vuoi vendicare, più io posso approfittare della situazione!” risponde ammiccando con le sopracciglia e facendo per allungare le mani.

“Sei proprio un coglione” scuoto la testa e mollo la presa, andandomene e piantandolo da solo in mezzo alla pista.

“Meg dove vai?” Mike, sempre quello sbagliato, mi segue mentre mi dirigo verso il bar e mi raggiunge al bancone “Dai, stavo scherzando! Siamo amici, no?”

“Ok”

“Però se vuoi fare quello che sta facendo la tizia con la bandana io ci sto, questo ed altro per un'amica in difficoltà”

Mi giro e vedo che la ragazza in questione si è appena tirata su la maglietta davanti a Mike, che non si scompone in mezzo a un gruppetto di maschi ululanti. L'amica prima ride come una matta, poi la imita.

“Ammazzati, Mike” sibilo dopo aver mandato giù alla goccia il whiskey appena ordinato.

“Chi? Io o lui?”

“Entrambi”

************************************************************************************************************************************

Lunedì. Strano giorno per un concerto, specialmente per l'ultima data di un tour. In realtà, da quello che mi ha detto Eddie, inizialmente era previsto suonassero venerdì scorso, ma poi c'è stato qualche problema ed è slittato tutto a lunedì, così da regalare ai ragazzi un weekend lungo di libertà. Questi doni sono ancora più belli quando sono inaspettati. Un po’ come la mia lezione saltata di oggi. Ho impiegato la mattinata per fare tutte le commissioni e le faccende del giorno, ho pranzato con calma, ho studiato un paio d'ore per non sentirmi in colpa, ho fatto anche una torta, che invece mi farà sentire parzialmente in colpa, e ora sono libera. Libera di fare una piccola modifica ai miei piani con Eddie. Una botta di culo mi fa trovare parcheggio proprio sotto casa sua, prendo la torta, entro grazie a un ragazzo, vestito di tutto punto per andare in bici, che mi tiene il portone aperto e mi infilo su per le scale.

 

E se lo disturbo?

Ma no che non lo disturbi.

Starà riposando dopo il turno.

Il suo turno è finito da ore, non ha un cazzo da fare.

Magari mi presento proprio nel bel mezzo della composizione di un nuovo pezzo e gli faccio perdere l'ispirazione.

Beh, se proprio ti dice che ha da fare-

Non lo direbbe mai, Eddie è troppo gentile!

Se proprio ti rendi conto che è impegnato gli lasci la torta e te ne vai, dopotutto lo vedrai stasera al concerto.

Non è lo stesso.

Lo puoi vedere quando cazzo vuoi, Angie.

E se non è in casa?

Se non è in casa non ti apre.

Se c'è Jeff?

Vorrà dire che la torta se la mangerà lui, basta con queste menate del cazzo!

Se c'è un'altra ragazza?

Ma chi?! Eddie è talmente asociale che l'unica che ha rimediato sei tu.

 

Arrivo all'appartamento e attraverso la porta chiusa si sente l'inconfondibile voce di Ian MacKaye. Questo è Eddie, sicuro. Suono il campanello e la musica viene di poco abbassata, la porta si apre quasi subito, in un piccolo spiraglio.

“Ehi!” Eddie mi saluta, socchiude velocemente la porta per levare la catenella e la riapre al volo.

“Ciao E-” mi trascina a sé e praticamente senza accorgermene mi ritrovo dentro casa, abbracciata a lui nel bel mezzo di un bacio.

“Che ci fai qui? Che ore sono? E’ tardi?” Eddie fa per guardarsi il polso, che però è senza orologio, per poi accennare qualche passo all'indietro.

“Sono le quattro e mezza, Eddie”

“Aspetta, ci dovevamo vedere adesso? Scusa, ma ho la testa un po’ confusa in questo momento” ciao rughette sulla fronte di Eddie, mi siete mancate.

“Eheh no, si era detto stasera al concerto, non ricordi?” stamattina l'ho intravisto al mini market è ho fatto una capatina veloce prima di andare all'università. Per un pelo non ci faceva sgamare da Hannigan a baciarci davanti ai gelati.

“Già! Non avevi da fare oggi?”

“Sì, ma in facoltà ho scoperto che mancavano due professori, quindi mi si è liberata la giornata” appoggio la torta sul tavolino all'ingresso prima di fare qualche danno.

“Fantastico!” esclama con forse un po’ troppa enfasi, tornando ad abbracciarmi.

“E ho pensato… beh, di farti una sorpresa”

“Ancora più fantastico!” mi prende le braccia e se le allaccia attorno al collo prima di baciarmi di nuovo.

“Non ti ho disturbato?”

“Figurati”

“Sicuro?”

“Mi stavo giusto rilassando un po'”

“Rilassando? Coi Fugazi?”

“Lo sai che sono fatto a modo mio.” Eddie strofina il naso sul mio e le sue fossette sono ben oltre il livello di guardia “Come sei bella oggi”

“Hai fumato?”

“Non puoi… tipo… accettare i complimenti e basta ogni tanto?”

“Certamente potrei. Resta il fatto che hai fumato” le mie narici non mentono, tantomeno la sua faccia.

“Sì. Ma il fumo non c'entra col fatto che sei bella”

“Ok. Ne hai ancora un po’?”

“Certo mia regina!”

 

Ho scoperto che mi piace passare il tempo con Eddie. Wow, che grande scoperta! Mi è sempre piaciuto ovviamente. Solo che, beh, dopo che è successo… quello che è successo, temevo che le cose sarebbero cambiate, che non saremmo più stati noi, che nulla sarebbe più stato lo stesso. Invece è esattamente lo stesso. Siamo amici, ridiamo, scherziamo, parliamo di qualsiasi cosa, usciamo assieme, tutto come prima. Da quando è tornato ci siamo visti tutti i giorni. Venerdì pomeriggio abbiamo giocato a basket, sabato è venuto alla tavola calda in chiusura, ieri abbiamo fatto un altro giro a Pike Place. Insomma, è tutto uguale a prima. I baci, le coccole e le pomiciate sono un extra, un di più, delle piacevoli parentesi che nulla tolgono al resto. Va tutto a gonfie vele e sono certa che continuerà così. Finché nessuno dei due parlerà della faccenda, è ovvio. Meg trova incredibile che nessuno di noi abbia detto niente, io invece credo sia il segreto del successo di questa cosa. Voglio dire, anch'io vorrei capirci qualcosa, capire cosa siamo: stiamo insieme, non stiamo insieme, siamo fidanzati, siamo amici… Io non ho delle grandi esperienze in fatto di relazioni: con Sean l'abbiamo deciso a tavolino cosa fare assieme, mentre Martin me l'ha chiesto con un biglietto; poi ci sono stati Drake e Dave con cui, in modo totalmente diverso, ho avuto delle storie/non storie, nessuno ha detto niente, non si sa nemmeno se sono iniziate, ma si sa che sono finite da sole; infine Jerry, beh, limitiamoci a stendere un velo pietoso. Insomma, sono passata dai fidanzamenti infantili alle relazioni adulte, in mezzo c'è il vuoto e io non ho la più pallida idea di come si faccia da adulti a capire se si sta insieme o no. Si fa un discorso vero e proprio? Oppure uno dei due comincia spontaneamente a riferirsi all'altro chiamandolo il mio ragazzo o la mia ragazza e da lì ci si considera implicitamente una coppia? Nessuno dice un cazzo e se non ci siamo ancora mandati affanculo dopo N mesi allora stiamo insieme? Si diventa coppia dopo un lasso di tempo minimo di sesso esclusivo? Come faccio a capire se sto con Eddie? E’ poi tanto necessario capirlo? Oddio, in teoria sì, Angie, se non vuoi prenderla nel culo come con Jerry Cantrell. Hai il diritto di sapere cosa sta succedendo e decidere se ti sta bene o no. Il fatto è che a me sta così bene questa cosa, con Eddie, così com'è, che ho una paura fottuta di fare o dire la cosa sbagliata e mandare tutto in merda. Eddie è la cosa più bella che mi sia successa da tantissimo tempo. A Jerry volevo bene, in un certo senso gliene voglio ancora, non posso negarlo, ma con lui non ho mai avuto l'intesa, la complicità, persino l'intimità che ho con Eddie, anche se di intimo in senso stretto non ci ho fatto un bel niente. E se lo volesse fare? CAZZO, SE VOLESSE FARLO ADESSO?! Stravaccarsi sul divano con Eddie ad ascoltare post-punk, mangiare torta al cioccolato e assumere sostanze che tolgono le inibizioni: non esattamente la miglior ricetta per la castità.

 

“Ahahah questa è stata proprio una grande idea” Eddie agguanta altri due quadrati di torta, uno lo ingurgita subito e l'altro se lo appoggia sulla coscia, che continua a sfregare contro la mia.

“E non sapevo del tuo appetito indotto”

“E’ una grande idea indipendentemente dalla ganja. Prendine un altro pezzo” suggerisce masticando.

“No, io basta, ne ho mangiato un quarto da sola!”

“E allora? Metà l'ho mangiata io, ne resta ancora un altro quarto” diventa improvvisamente serissimo nell'indicare le varie frazioni della torta col coltellino sul piatto.

“Quello è per Jeff”

“Ma Jeff non è qui ora…” sussurra con fare seducente, come se mi stesse proponendo di cornificare un fidanzato con lui e per fortuna non ho nessun fidanzato perché Eddie sa essere molto convincente, anche adesso che ha due fessurine al posto degli occhi e non riesce a concentrarsi per più di dieci secondi senza ridere. Anzi, quando ride è ancora peggio.

“Ma mi fa piacere se la trova quando torna a casa, così può assaggiarla anche lui”

“Sei così altruista” mi sposta all'indietro una ciocca di capelli che ricade subito allo stesso posto e mi da un piccolo bacio, poi un altro, poi un altro ancora e continua a sorridere così tanto che ho paura mi cavi gli occhi con quelle guance. Mi prende per i fianchi e mi tira delicatamente su di sé. Cioè, questo è quello che vorrebbe fare, ma in realtà io rimango dove sono.

“Ehm Eddie?”

“Sì?”

“La torta” indico il dolce che rischia di spezzettarsi sulla sua gamba.

“Oops!” mi lascia andare e prende la fetta, addentandola di gusto.

Questo divano è un disastro, ci sono briciole ovunque.

Fortunatamente non è casa tua e non te ne frega niente.Concentrati su altro!

Il lato B di 13 songs è finito e stavolta opto per andare a spegnere lo stereo. Ci serve un diversivo.

“Vado un attimo in bagno!”

“Ok”

 

Il mio monologo interiore continua, sia sulla tazza che al lavandino, mentre mi lavo le mani.

Perché sono così?

Perché sei stupida.

Perché mi blocco? Con Eddie mi sento a mio agio… e allora perché ho questi momenti di imbarazzo totale?

Perché è una cosa fresca, ti ci devi ancora abituare.

Ma abituare a cosa? Alle effusioni con un bel ragazzo? Dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo! Dovrei essere di là con lui adesso e non qui in fissa sulla mia faccia davanti allo specchio.

La canna che ti sei fatta potrebbe essere responsabile della fissa, il resto è solo insicurezza. Cerca di comportarti normalmente, rilassati e non pensarci troppo.

Hai detto niente…

 

Esco dal bagno e torno nel salotto, dove Eddie non c'è più. Probabilmente se ne sarà andato, lasciandomi un biglietto con scritto RISOLVI I TUOI CAZZO DI PROBLEMI.

Non può andarsene, è casa sua, cretina.

Ah. Già.

“Ehi eccoti! Stavo cercando da bere. Ci sarebbe una bottiglia di vino rosso, che aprirei più che volentieri con te, ma non oggi. Col concerto e il resto meglio non fare cazzate, che dici?” Eddie spunta dalla cucina con un cartone di succo ACE e due bicchieri.

“Eheh sì, forse è meglio” rispondo mentre gli prendo dalle mani il bicchiere per me.

“Questa è roba di Jeff, sana e vitaminica” me lo riempie e poi passa al suo, appoggia il cartone sul tavolino e si siede sulla poltrona.

Sulla poltrona, certo. Brava Angie, complimenti, gli hai mandato il messaggio di stare alla larga. Faccio un bel sorso di succo e appoggio il bicchiere sul tavolino, Eddie mi fa dei gesti e mugugna qualcosa che non capisco perché lo fa mentre beve.

“Come? Vuoi qualcosa?”

“Mmh”

“Le sigarette?” chiedo indicando il pacchetto.

“Il telecomando, guardiamo un po’ di tv, ti va?” chiarisce finalmente. Eddie che vuole guardare la tele? Mi sa che ho esagerato col messaggio subliminale.

“Che c'è? Vuoi fare un sonnellino?” ma perché non chiudo questa cazzo di bocca? Ci prova e lo respingi, cerca un riempitivo per passare il tempo e devi prenderlo per il culo. Non ti va mai bene un cazzo.

“Eheh dormire no, giusto un po’ di relax” risponde allungandosi e appoggiando il bicchiere vuoto sul bordo del tavolino. Lo sposto un po’ più al centro onde evitare che caschi, così in bilico, poi prendo il telecomando per Eddie.

“Tieni”

“Grazie, Angie” faccio per andare verso il divano, ma Eddie mi prende per il braccio prima e per i fianchi poi e nel giro di due secondi mi ritrovo seduta sulle sue ginocchia.

“Eddie! Dai, che fai?”

“Dove credevi di andare?”

“A sedermi, non posso stare mica qui così…” mi giro per guardarlo mentre parlo, facendo leva sullo schienale della poltrona.

“Ah no? E perché?” mi prende per un ginocchio e mi solleva la gamba in modo che sia perpendicolare alle sue.

“Perché non posso starti così buttata addosso” lui invece continua anche con l'altra gamba e ora sì che gli sto proprio in braccio.

“Chi lo dice?”

“Sono pesante, Eddie, ti schiaccio…” finisce che ci addormentiamo così e lo soffoco nel sonno.

“Io non sento nessun peso” bugiardo.

“E’ la droga, ti ha anestetizzato”

“Ahahah Angie, ci vuole di più di un paio di canne per anestetizzarmi, fidati” Eddie mi stringe il fianco e con l'altra mano mi sta ancora accarezzando le ginocchia sopra i jeans.

“Ma sei scomodo…”

“Non sono mai stato così comodo in tutta la mia vita” sentenzia e appoggia, anzi, lascia cadere la testa sul mio petto.

“Se lo dici tu…”

“Tu sei comoda?” chiede rialzando di scatto la testa. Ri-ciao rughette!

“Sì…”

“Perfetto,” mi bacia in una maniera che quasi cado da questa cazzo di poltrona, poi mi passa il telecomando “allora accendi”

“Ok, cosa metto?”

“Fai tu”

Comincio a fare zapping, sperando di trovare qualcosa da cui possa partire uno spunto di conversazione e per fortuna non ci metto molto.

“Uh! Ci sono le repliche di Star Trek! Ti piace?”

“Lo vedevo da piccolo. Diciamo che ero più per i supereroi e le sitcom che per la fantascienza, però me lo ricordo”

“Quindi quella nuova non l'hai vista? The next generation?”

“Mmmm no”

“Beh, fa niente, anch'io preferisco questa classica. Però non è male, sai?”

“Eheh ok”

“Se non ti va cambio”

“No Angie, va benissimo” mi prende il telecomando dalle mani, alza il volume e lo infila da qualche parte tra il bracciolo e il cuscino della poltrona.

“ODDIO MA E’ ARENA!”

“Che sarebbe?” chiede Eddie, un po’ stranito dal mio improvviso entusiasmo.

“E’ una puntata storica! Il Capitano Kirk contro il Gorn, hai presente?”

“Ehm non è che me lo ricordi più di tanto, come ti ho detto”

“Ah se avessi visto questo episodio te lo ricorderesti, credimi!” mi sistemo meglio sulle ginocchia di Eddie.

“E’ bello?”

“E’ uno dei migliori episodi in assoluto!” mollo la spalliera e il bracciolo della poltrona e mi allaccio al collo di Eddie.

“Oh! Figo”

“E contiene la scena di lotta più penosa della storia della televisione americana”

“Che?”

“Forse anche mondiale, ma non ho gli strumenti per azzardare questa ipotesi”

“Come fa a essere tra le puntate migliori se ha una scena che fa schifo?”

“Non si può spiegare, non capiresti”

“Nel senso che è talmente brutta che è bella?”

“Sì, ma no. Non proprio. Diciamo che Star Trek è anche questo”

 

L'episodio è già iniziato, anche se non da molto, quindi faccio un breve riassunto a Eddie. L'attacco su Cestus 3, la battaglia spaziale tra l'Enterprise e la nave nemica, i Metron che si incazzano perché gli hanno invaso il settore.

“Praticamente gli fanno fare una specie di processo per duello?” domanda Eddie, che mi tiene ancora saldamente tra le sue braccia. Quando gli si addormenteranno gli arti e precipiterò da questa poltrona gli dirò Te l'avevo detto!

“Esatto! Il processo per combattimento. Come dire, siete venuti a rompere il cazzo a casa nostra, ora prendiamo voi due capitani delle navi, vi piazziamo in questo pianeta deserto e ve la vedete tra di voi finché uno non muore”

“Chi resta vivo vince”

“Sì, e chi muore perde e condanna anche la sua nave”

Eddie segue l'episodio in silenzio, o è molto concentrato o è fatto. Ora sono io ad appoggiare la testa sulla sua spalla. In fondo è solo Eddie, perché dovrei agitarmi? Non so se è merito del Capitano Kirk o del contatto forzato sulla poltrona, ma mi sento molto più rilassata.

“Mi sa che ho fumato troppo, vedo tutto al rallentatore” commenta dopo un po’ e io rido sotto i baffi.

“Non sei tu, è così la scena”

“In che senso?”

“E’ questo il combattimento osceno che ti dicevo, è a velocità normale”

“Stai scherzando?”

“Ahahah no”

“Che cazzo era quel pugno a due mani?”

“E’ il colpo preferito dal Capitano Kirk! Lo usa spesso”

“Sì ma non serve a un cazzo”

“Dettagli”

“E perché quell'alieno è così lento?”

“E’ massiccio, non può essere troppo agile”

“Non è riuscito a dargli neanche un calcio! Ecco ora lo sta stritolando”

“Ma il Capitano risponde cercando di strozzarlo”

“Non ce la farà mai”

“Invece sì, con la mitica mossa delle-”

“Manate in testa?! Ahahahahah”

“Vedi? L'ha stordito”

“Scappa!”

“Non può, lo deve affrontare per forza”

“Che cazzo fa adesso?”

“Gli tira un sasso”

“Ma quello è un armadio a quattro ante, che cazzo gli fa il sasso?”

“Il Metron gli ha detto che avrebbero trovato sul pianeta le risorse necessarie”

“Se lo ammazza con quel sassolino urlo”

“Deve pesare un sacco. Guarda, guarda la plasticità nel lancio”

“Ecco, ahahahahah! Come volevasi dimostrare non si è neanche spostato”

“L'ha fatto incazzare ancora di più”

“Dove va? Cristo sì! Quello sì che è un sasso”

“Vuole ricambiare tirandogli un asteroide in pratica”

“Che figura di merda per il Capitano dell'Enterprise”

“Taci, eretico! Kirk non si discute”

“Dai, non puoi negarlo, sta facendo veramente schifo”

“Però sa schivare gli asteroidi”

“Se vanno avanti così questo combattimento potrebbe durare per anni”

“Eheh fortunatamente finisce prima”

“Sicura? Non sta andando avanti ancora oggi, vero?”

“No no, a un certo punto finisce”

“Meno male”

 

E il finale dello scontro arriva: Kirk costruisce una specie di mortaio con del bambù, diamanti e delle polveri colorate trovate sul pianeta, spara e stende il Gorn.

“Quindi MacGyver non ha inventato niente?” domanda Eddie, facendomi scoppiare a ridere.

“Eheheh no, esatto”

“Non lo ammazza?”

“No. Questa diciamo che è la parte più bella dell'episodio”

Seguiamo l'episodio fino alla fine: Kirk risparmia il Gorn perché capisce che in fondo voleva solo difendere il suo territorio, il Metron è colpito dalla pietà del Capitano, un tratto che non si aspettava di trovare negli umani, e risparmia entrambi.

“La morale è positiva alla fine”

“Sì, c'è ancora speranza per l'umanità”

“Ma… quel combattimento faceva veramente cagare, non ce la faccio” Eddie molla la presa sulle mie gambe per coprirsi la faccia con la mano mentre ride.

“Non posso negarlo. Però devi capire che è del 1968”

“Già, è vero, scusa. E’ così che si combattevano gli alieni-lucertola all'epoca”

“Eheh sì, ora ne sappiamo molto di più sugli alieni-lucertola, ma allora si faceva così”

“Comunque avremo dovuto registrarlo per riguardarlo alla moviola, non ho capito bene cosa stava succedendo durante lo scontro, erano troppo veloci”

“Ahahahah”

“Come possono mandare in onda una cosa così violenta a quest'ora? Non pensano ai bambini?”

“Sei più simpatico quando guardi Star Trek, me lo devo annotare”

“Non c'entra Star Trek”

“Ah già, è il fumo. Prendo nota ugualmente”

“No, neanche quello”

“E allora cos'è?”

“Sei tu”

“Oh…”

************************************************************************************************************************************

“Hai sentito anche tu?” Angie si stacca di colpo dal nostro bacio e si guarda attorno.

“Cosa?”

“Un rumore”

“Che rumore?”

“Non so, qualcosa che sbatte”

“Boh, avrò lasciato una finestra aperta” alzo le spalle e torno a baciarla.

“Dal corridoio non ho visto finestre aperte, prima, quando sono andata in bagno” insiste.

“E allora non c'è stato nessun rumore” le do un buffetto sul naso e ci riprovo.

“Ma io sono sicura di aver sentito qualcosa” niente da fare.

Pensavo fosse tranquilla adesso. Prima era così tesa… anche se non capisco il perché. Cerco in tutti i modi di metterla a suo agio.

“Magari veniva da fuori, no?” le tolgo i capelli dal viso e le accarezzo la guancia, le prendo il mento tra le mani e…

“Non so, mi sembrava più da questa parte” spiega indicando genericamente l'ingresso e il corridoio.

“Come dicevo, magari qualcuno che è rientrato a casa e ha sbattuto la porta”

“Sì… può essere… hai ragione” finalmente mi sorride e io posso riprendere da dove avevamo lasciato.

Almeno finché qualcuno non suona il campanello, un suono che, diversamente da quello immaginario di prima, sentiamo bene tutti e due.

“Hanno suonato” Angie scivola via dalle mie ginocchia e resta pietrificata in piedi, al centro del salotto.

“Già… vediamo chi è che rompe.” mi alzo malvolentieri e vado ad aprire “Jeff?”

“Ehi, scusa amico, ho dimenticato le chiavi” il mio coinquilino entra e lancia lo zaino a terra.

“No problem. Ma che ci fai qui? Non avevi il turno fino alle sei?”

“Infatti. Sono quasi le sei e mezza, Ed” Jeff ride mentre si toglie la giacca e la appende all'attaccapanni.

“COSA? Di già?”

“Ho capito che Violet ti stava sul cazzo, ma se fossi in te l'orologio che ti ha regalato io lo metterei, ti farebbe comodo” mi da due pacche sulle spalle, incrocia le braccia e mi guarda. Sorriso a duecento denti.

“Me ne comprerò un altro…” annuisco e faccio per tornare in salotto. Mi giro e mi aspetto di trovare Jeff che mi segue, invece è ancora lì, impalato, nell'ingresso, che ride. Che cazzo ride?

“Vado a fare una doccia al volo, in teoria abbiamo il soundcheck tra mezz'ora” finalmente si schioda dalla sua posizione sull'attenti e si infila diretto nel corridoio.

“CIAO JEFF!” lo chiama Angie dal salotto e Ament fa un piccolo dietrofront.

“Angie! Ciao! Non ti avevo vista!” entro anch'io nella stanza e vedo Angie, capotto addosso e borsa a tracolla. Non dico che mi aspettavo di vederla come prima, spalmata sulla poltrona con la camicetta sbottonata, però…

“Eh andavi veloce…”

“Che ci fai qui? Non dirmi che stasera non vieni?” Jeff fa il finto incazzato e Angie non ci casca.

“Vengo, vengo. Ho solo fatto una scappata per portarvi una cosa” lei non fa in tempo a indicargli il piatto che subito il bassista si avventa sulla torta.

“Cioccolato! Grande Angie, sei mitica. Soprattutto perché l'hai portata solo a noi e non agli altri membri della band”

“Avrei voluto, ma portare una torta all'Off Ramp mi sembrava un po’ scomodo”

“Scomodissimo, infatti, meglio così!” ribadisce lui con la bocca piena.

“Non dovevi farti la doccia? Non eravamo in ritardo?” gli domando avvicinandomi ai due.

“Ma sì, tanto i suoni all'Off Ramp fanno sempre cagare. Se ci aspettano bene, se no sticazzi”

“Va beh, allora io vado” Angie si smarca da Jeff, e anche da me.

“Di già?” protesto io.

“Sì, direi che avete da fare”

“A questo punto aspetta e vieni direttamente con noi al locale, no?” Jeffrey ha l'idea del secolo.

“Già! Se hai pazienza un secondo andiamo tutti assieme” mi unisco anch'io alla proposta.

“Grazie, ma… non posso, ho un paio di commissioni da fare che non posso rimandare eheh. Ci vediamo stasera!” Angie infrange le mie speranze e corre via verso l'ingresso.

“Ciao Angie, grazie per la torta” Jeff la saluta e si siede col piatto in mano, tagliando un'altra fetta. Mi stupisco che non la stia rompendo direttamente con le mani. Forse è perché c'è ancora lei. Ancora per poco.

“Ciao ragazzi!” si ferma e si affaccia al volo un ultima volta verso di noi, facendo ciao-ciao con la mano, per poi scomparire. Non faccio neanche in tempo a fare un solo passo per raggiungerla e salutarla come si deve che sento già la porta aprirsi e chiudersi.

Ma che cazzo…?

“Ho interrotto qualcosa?” sto ancora cercando di capire cos'è successo quando Jeff mi fa la domanda.

“No”

“Sicuro? Mi sembra ci fosse una bella festicciola in corso…” il mio amico indica la mia camicia abbandonata a caso sul tavolino, i mozziconi nel posacenere e i bicchieri.

“Sicuro. Ehm… torno subito” rispondo facendo qualche passo all'indietro.

“Dove vai?”

“Devo… cazzo, mi sono dimenticato di dire una cosa ad Angie”

“Ah sì? Che cosa?” Jeff incrocia le gambe sul divano e continua a ridermi in faccia.

“Una cosa… di lavoro… torno subito” schizzo fuori e mi precipito giù per le scale.

 

Io non ho detto nulla a Jeff, ma ho come il sospetto che abbia capito qualcosa. Beh, d'altronde aveva già capito prima, non è mica scemo. Che poi, io glielo direi anche. Però ho intuito che Angie non vuole che nessuno lo sappia. Da cosa l'ho intuito? Beh, vediamo… forse dal fatto che venerdì sera, dopo aver passato un pomeriggio fantastico solo noi due, quando siamo andati tutti insieme al pub scozzese qui sotto per festeggiare la fine del tour, lei mi ha a malapena rivolto la parola sedendosi il più lontano possibile da me? O perché sabato sera, quando sono passato da Roxy e ci stavamo tenendo per mano, lei ha mollato subito la mia non appena è apparsa Meg? Capisco siano pochi giorni, però non vedo perché ci dovremmo nascondere.

“Angie!” la raggiungo tra il secondo e il primo piano e la sua faccia quando mi vede è decisamente perplessa.

“Eddie? Che c'è?”

“Che vuol dire che c'è? Cos'era quello?” mi fermo, qualche gradino più in su.

“Quello cosa?” domanda e sembra davvero non capire.

“Questo” rispondo, facendole ciao-ciao con la mano e scendendo di un paio di gradini.

“Un gesto universale di saluto?”

“E non hai dimenticato niente?” alzo gli occhi al cielo e scendo ancora.

“Non so… che ho dimenticato?”

“Tipo… questo?” arrivo al suo gradino, le prendo il viso tra le mani e la bacio.

“Oh intendevi questo” commenta imbarazzata.

“Sì, proprio questo.” aggiungo con un altro bacio veloce “Perché sei andata via salutando così?”

“Beh, c'era Jeff…”

“E allora?”

“Rischiavamo che ci vedesse”

“Ripeto: e allora?” Angie e io non ne abbiamo ancora parlato, insomma, tutte le volte che io provo a parlarle di noi, lei cambia argomento e finora ho fatto finta di nulla. Dopotutto sono solo pochi giorni. Ma forse è arrivato il momento di affrontare il discorso.

“Eddie…”

“Che c'è di male se ci vede? Prima o poi lo verrà a sapere, o no?”

“Sì, ma… non lo so” lo sguardo di Angie scivola a terra.

“Non vuoi che lo sappia nessuno, questo l'ho capito. Ma non ho capito perché”

“Solo per il momento”

“Non ti ho chiesto quando, ma perché”

“Perché… lo sai come sono i ragazzi… non si fanno i fatti loro” inizia a farfugliare gesticolando.

“Angie”

“Sei nella band dei miei amici e se succedesse qualcosa-”

“Angie, ti svelo un segreto: agli altri non frega un cazzo di noi. Sì, possono fare due battute, scherzare, spettegolarci su due minuti, ma poi ognuno torna alla sua vita e ai suoi problemi. Non ruota tutto attorno a noi”

“Eheh lo so!”

“E allora?”

“Vorrei solo aspettare un po’ prima di dirlo, tutto qui”

“Non è che dobbiamo dirlo, non dobbiamo fare annunci, solo… smettere di nasconderci. E i nostri amici mangeranno la foglia”

“Se aspettiamo un attimo prima di fargliela mangiare?”

“Ti vergogni di me”

“Cosa? Ma figurati, che cazzo dici?!”

“E allora cos'è, non ti fidi?”

“Non è quello, Eddie”

“Perché se non ti fidi, allora dimmi cosa devo fare per farti avere fiducia in me”

“Non devi fare niente”

“Io non sono Jerry” se lei non vuole nominare l’elefante nella stanza, sono io a doverlo fare.

“Oddio, lo so!”

“Lo sai? Sicura?”

“Certo che lo so, altrimenti non sarei qui con te”

“Io non ci sto a nascondermi perché io non ho nulla da nascondere, ok? Cosa sono? Il nuovo non-ragazzo? Il fidanzato segreto del momento?”

“Io… che hai detto scusa?” Angie finalmente mi guarda, solo che lo fa come se avesse visto un fantasma.

“Che non ci sto e-”

“No, quello che hai detto dopo” Angie si appoggia alla ringhiera della scalinata, aggrappandovisi con entrambe le mani.

“Che non ho niente da nascondere?”

“Dopo ancora?”

“Il fidanzato segreto”

“Sì, quello! Ecco…in che senso, scusa?” mi chiede con gli occhi sgranati.

“Come in che senso? Nel senso che sono il tuo ragazzo e nessuno lo sa, non-”

“Sei… sei il mio ragazzo?”

“Beh, sì… o no?” io avevo capito di sì. Forse non avevo capito un cazzo.

“Sì sì! Cioè, non lo so, non ne abbiamo parlato…” gli occhi sono di nuovo bassi e io mi avvicino.

“Non ne ho parlato perché mi sembravi un po’ a disagio, ogni volta che provavo ad affrontare l'argomento…”

“Lo so, è vero… è colpa mia”

“Colpa? Che colpa? Non c'è nessuna colpa? E’… è nata questa cosa ed è una cosa bella e ci stiamo frequentando. E ti imbarazza un po’ parlarne perché è appena iniziata, non c'è nulla di strano”

“Quindi… cosa siamo… io e te?” mi chiede e lo sento che le costa tanta fatica parlare così schiettamente.

“Tu cosa vuoi che siamo?”

“Te l'ho chiesto… ehm, te l'ho chiesto prima io” ribatte accennando un sorriso. Il solito, irresistibile.

“Stiamo insieme”

“Ok”

“Per te invece?”

“Anche per me”

“Perfetto” le prendo le mani e gliele stacco dalla ringhiera, baciandole assieme.

“Quindi… non ti stai vedendo con nessun'altra?” mi chiede e io le darei una testata, ma di quelle forti!

“No, Angie, non mi vedo con nessun'altra…” poi d'improvviso, un sospetto “Perché tu ti vedi con qualcun altro?”

“Cosa? No!”

“Sicura?” non è che tutta questa discrezione e l'imbarazzo sono solo dovuti al fatto che è uscita con qualcun altro? Dopotutto non ne abbiamo mai parlato, quindi non abbiamo mai stabilito quanto questa cosa fosse esclusiva o no. Con chi cazzo esce? Chiunque sia se la vedrà con-

“Certo, con chi vuoi che mi veda?”

“Non lo so, dimmelo tu”

“Non mi vedo con nessuno, Eddie. Solo con te” stavolta è lei a prendermi la mano e a stringerla delicatamente nelle sue, accarezzandone il dorso, poi le dita e infine il palmo, studiandola attentamente, senza guardarmi.

“Ok”

“Allora stiamo insieme”

“Già… allora… andiamo a dare a Jeff la bella notizia?”

“Eddie, per favore”

“Scherzavo! Scherzavo!”

“Solo per qualche giorno, teniamocela per noi… ok?”

“Ok, mia regina”

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pearl Jam / Vai alla pagina dell'autore: IamNotPrinceHamlet