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Autore: Seventh_Wave    07/04/2019    0 recensioni
Kim è una ragazza dai capelli rossi e con la testa sempre piena di pensieri. Ha passato un anno difficile a fare i conti con la fine di una storia d'amore e mentre rimetteva insieme i pezzi, si è accorta che in fondo, quella non era la vita che voleva. Che aveva immaginato per lei. E che nonostante l'orgoglio ferito e la tristezza, lui non è mai stato davvero l'uomo per lei. Per ritrovarsi e ricominciare non c'è niente come una vacanza in un'isola greca con le due amiche di sempre. Ma...c'è sempre un ma. In questo caso, in carne ed ossa. E se te lo trovi davanti ogni giorno, in un'isola grossa poco più di una moneta sulla cartina, significa proprio che ci devi fare i conti. E lui li deve fare con te. La vita sbaglia spesso modo e tempi,cara Kim. Spesso, ma non sempre.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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C’era solo una persona in grado di aiutarla in quel momento. Mel. La sua ancora di salvezza, la sua parte migliore, la sua spalla. Ma il suo cellulare suona a vuoto, squillo dopo squillo. Certo, il fuso orario. Te la devi cavare da sola, cara Kim. 
E’ sul balconcino di casa, e guarda la pioggia cadere. Sospira. Il cellulare finalmente squilla. 
“Mel…”
“Oh no. Conosco quel tono. Che cazzo hai fatto?”
Sorride. Mel. Cosa farebbe lei senza Mel. 
Le racconta tutto, almeno quattro volte. La prima si inceppa e torna indietro, la seconda omette troppe cose, la terza si becca un cazziatone da paura e finalmente alla quarta le cose sono piu’ chiare. 
“Quindi ti sei inceppata perche’ hai pensato a quel coglione”
“Ma..”
“No no, e’ cosi’. Tu stavi bene, e finalmente dopo tanto tempo avevi trovato persone carine intorno a te. Persone che si prendono cura di te e che non si meritano di essere trattate cosi. Poi perche’ quel povero ragazzo ti ha chiesto che fai su in Rainland hai ripensato a quel coglione e te ne sei scappata via a piangerti addosso con la coda tra le gambe”. 
E si, piu’ o meno. 
“Io non ti posso dire come farlo, ma devi guardare avanti. Ti posso pero’ dire che oramai la parte brutta e’ andata, che peggio non puo’ andare. E comunque guarda che e’ occhi strani che ti ha cambiato la birra col vino. Quasi un miracolo. Te lo dico perche’ tu sei cosi’ stordita che poi finisce che ci rimugini su tutta la vacanza. Li hai ringraziati tutti, vai per esclusione. Che bel tomo che sei Kim”. 
Lei ride e la corregge. “Occhi obliqui, non occhi strani”
“Quello che e’. Che cazzo di nomi che dai alla gente Kim. Scommetto che non e’ nemmeno brutto”.
“Ma mi odia Mel. Mi lancia occhiate piene di fastidio se lo fisso, mi risponde sempre infastidito, entro io nel locale ed esce lui. Perche’ avrebbe dovuto cambiarmi la birra in vino?”
Mel sbuffa al telefono. “E io che ne so perche’ lo ha fatto, so solo che e’ stato lui, ma sicuro. E per l’amor del cielo scopri come si chiama, occhi obliqui non si puo’ sentire. E torna li subito”
“Ma mamma...”
“Niente ma e niente mamma. Tu ti sistemi, ti lavi la faccia, i denti, fai quello che ti pare ma ci torni. Non tra due ore. Adesso. Non ti ho insegnato a essere cafona. Ti ho insegnato a essere meglio di cosi’ con le persone che se lo meritano. Torna li e scusati. Non c’e’ niente di male a farsi degli amici e stare bene, non puoi mica aver paura per sempre”. 
E la linea si chiude. 
Kim guarda corrucciata il telefono. Poi torna a guardare la pioggia. Poi si guarda. E ha ancora su la maglietta del bar. Ha un profumo strano, di stoffa appena lavata. Di cannella e noce moscata. L’annusa di nuovo. No. Aspetta. Cannella e noce moscata.  

Oramai sgocciola e basta dal cielo e il bar e’ quasi pieno quando ce l’ha di fronte. Vede Chris al bancone, vede sua moglie andare avanti e indietro con gli ordini, vede Lefteris portare da bere, vede la bellissima ragazza bionda al suo posto, pronta per una festa da ballo. Che invidia. Ogni passo pesa sempre di piu’, ma alla fine mette piede dentro il locale. La musica e’ parecchio alta e ci sono tante persone. Chris e’ impegnato a salutare una tavolata che partira’ l’indomani, lei si avvicina a Lefteris. Lui ha in mano un vassoio pieno di bicchieri vuoti e la vede e si blocca. 
“Kim. Stai bene?”
“Si. Ho riportato la maglietta” e gliela porge
Lefteris ride
“Benedetta ragazza. La maglia la puoi pure tenere. Stai qui, ti trovo un tavolo”
E lei lo guarda interdetta, come se fosse un alieno. 
Poi guarda verso il bancone. Occhi obliqui non c’e’. 
Lo cerca per la sala. Non c’e’.
La porta della cucina ondeggia, c’e’ tanto viavai, si rende conto che non servirebbe a nulla tentare di sbirciare dalla finestra a oblo’ che continua ad ondeggiare. 
“Ti va bene quel tavolo? Tra poco ho finito il turno , se ti va poi ci beviamo qualcosa insieme”. Gli occhi verdi di quel ragazzo sono liquidi e calmi. 
“Certo”
Si siede e ordina un bicchiere di vino bianco e un dolce. Ha bisogno di zuccheri oggi.
Le arriva un bicchiere di vino blu, e una coppa di gelato. Qualcuno sa i suoi gusti preferiti qui dentro. Oramai non si sorprende nemmeno piu’. 
Il  vino blu e’ perfetto col gelato, giusta consistenza e dolcezza. Mentre mangia alza gli occhi al bancone. Occhi obliqui e’ li, sta preparando dei bicchieri di vino. 
Gli mima un grazie. Lui la guarda, l’espressione impassibile, e poi continua a versare il vino nei bicchieri, ma un mezzo sorriso gli si apre sul volto. 
Allora non mi odia, e’ soltanto scemo. 
E la cosa la diverte molto perche’ a un certo momento si mette a sorridere da sola, con quella coppa di gelato enorme. 
C’e’ sempre qualcuno che bada a lei. Lui bada a lei. Occhi obliqui bada a lei. 

La gente sta lasciando il locale, piano piano. 
Occhi obliqui e’ al bancone, ha l’espressione stanca. Trottano parecchio qui dentro, si dice. 
Le sue gambe si alzano da sole, vanno verso il bancone. 
Lui la vede e la sua espressione diventa seria. Ma non si ferma. 
“Potrei avere un bicchiere di rum?” glielo chiede gentile e timida, davanti a quegli occhi di palissandro striati. Sembra un gatto, selvatico e diffidente. Uno di quei gatti agili e sottili che spariscono nell’ombra e non li vedi piu’, ma che ti osservano per vedere se possono fidarsi di te o no. Il suo viso regolare, il naso forte, il labbro arricciato. Le mani affusolate. 
“Dovresti prima fare l’ordinazione ai camerieri se vuoi da bere”. La ragazza bionda e bellissima si intromette nel momento, ma per una volta lei non vuole lasciare il contatto visivo. 
“Non ti preoccupare, ci penso io”, le dice. E lei con un mezzo sorriso finisce di pulire i bicchieri. 
E se ha qualcuna? Se e’ sposato? Se stai facendo una figura di merda colossale? 
Le serve il rum, in un bicchierino. 
“Grazie” gli dice “anche per il vino bianco. Era meglio col polpo in effetti”. 
Lui la fissa, senza dire nulla. La guarda e basta, come se se la volesse ricordare per sempre. La ragazza bionda e’ in un angolo remoto del bancone, li intorno non c’e’ nessuno dei suoi. 
“Adesso io vado - gli dice lei -. Ah, una cosa. Cannella e noce moscata”
La sua faccia e’ stupita. 
“Che?”
“Cannella e noce moscata. E’ quello che metti nel frappe’. Non nel frappe’ in se’, nel caffe’. Ma non lo dico a nessuno, tranquillo”. 
“Aspetta”
Lei si gira. 
“Dimmi come hai fatto a scoprirlo”
“Mia mamma ha una pasticceria, ci sono cresciuta dentro e amo molto le spezie. E poi la maglietta che mi ha dato Chris stamattina. Sapeva di cannella e noce moscata. Credo sia la tua”. 
Salto nel buio. Lui non dice piu’ nulla, rimane immobile. Poi continua a preparare i cocktail. 
“Allora buonanotte”
“Buonanotte”
E si allontana. Quella era la mia carta migliore, adesso me la sono giocata e non e’ che sia servito a molto. Continua a detestarmi. E perche’ poi mi interessa cosi’ tanto? Domani arriveranno le mie amiche e sara’ tutto diverso, pensa. 

Si sente stanca, e Lefteris e’ sparito da qualche parte. Vorrebbe ascoltare il mare. Si avvia verso la spiaggia e l’aria e’ fresca e rassicurante. Quel rumore delle onde contro i sassi e’ una ninna nanna. Il mare è nero di notte, completamente scuro. Se non sapessi che colori ha di giorno, avrei paura. 
Si mette le cuffie nelle orecchie, e si ferma ad ascoltare la sua musica preferita. 
Dovrebbero esserci piu’ momenti perfetti come questo, pensa mentre con la punta del piede destro gioca con la sabbia. Poco lontano c’e’ un piccolo parchetto per famiglie, sente i bambini ridere e strillare tra scivoli e altalene, e nelle orecchie una canzone di Phil Collins. Si sente una strana sensazione addosso, come di aspettazione. Accarezza la speranza di vedere di nuovo occhi obliqui e di parlarci, da sola e con calma. Non lo sa nemmeno perche’ le interessi tanto parlare con qualcuno che la evita e le scambia le ordinazioni perche’ pensa che il suo gusto sia migliore, ma deve amaramente ammetterlo a se stessa. Una parte di lei lo aspetta. Lo sta aspettando. Si aspetta di trovarselo miracolosamente oltre quella siepe, all’ombra di quel lampione giallo. Di vederselo sedere accanto nella sabbia. Se ci fosse giustizia a questo mondo, per tutti i torti subiti, per tutte le umiliazioni e la solitudine passati negli ultimi quattro mesi, occhi obliqui dovrebbe essere qui. Poi la canzone di Phil Collins finisce e le lascia un retrogusto un po’ amaro in bocca. Il momento perfetto, realizza, non e’ mai stato perfetto, e i conti con la vita alla fine non tornano mai. 
Domani sara’ diverso. Devi reagire, e tenere duro.  Anzi da adesso deve essere diverso. E tirati su, diamine. Sei sempre Kim tu, quella scema che voleva combattere le vespe con la canna dell’acqua e che e’ stata caricata da un vitello su una strada di montagna. Sei sempre tu, solo che sei conciata da schifo. E’ passata, ha ragione Mel. Adesso basta. 
Si alza dalla sabbia, si pulisce il fondo dei calzoni e se ne torna piano piano a casa, con la musica nelle orecchie. 
   
 
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