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Autore: Insomnia__    07/04/2019    1 recensioni
Leo la fissava con la coda dell’occhio sottile e con un ghigno divertito stampato in faccia.
“Vuoi mirare invece di guardarmi?” Sbottò Cassandra.
“Perchè? Sei molto più carina di quel bersaglio! […] e poi non riesco a concentrarmi con te nei paraggi. Puoi farmi vedere come si fa?” ammise lui con finta aria innocente.
Cassandra sbuffò sconfitta, e si mise dietro il figlio di Efesto, sorreggendogli le braccia e posizionandole nel modo corretto. Sentiva il suo profumo, sapeva di buono, con una punta di olio di motore. […].
“Visto? Centro perfetto! Sono o non sono il miglior allievo che tu abbia mai avuto? Ah, e anche il più bello, non dimentichiamoci!” Cassandra si stava già allontanando da lui prima che finisse la frase, per sua enorme fortuna, visto che le fece spuntare un sorriso sul bel viso abbronzato che non voleva dargli la soddisfazione di vedere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cigno di Ferro

 

 

 

 

 

 

 

Con Will al suo fianco, Cassandra si precipitò di corsa verso il luogo in cui la folla stava convergendo. Butch, figlio di Iride, dea dell’arcobaleno, teneva a distanza i curiosi, lanciando di tanto in tanto con aria preoccupata uno sguardo alla biga del Campo.

“Distrutta? La biga è distrutta?” Esclamò Will con le braccia spalancate, mentre superava Butch.

Annabeth si voltò di scatto al rimprovero del semidio e con aria stanca si scusò: 

“Lo so Will, atterraggio di fortuna. La ripareranno i figli di Efesto senza problemi.”

E dal modo in cui Annabeth accantonò l’argomento “biga smantellata”, Cassandra capì che non era la sua preoccupazione principale al momento. In effetti alle sue spalle non solo non c’era traccia di Percy, ormai disperso da giorni, ma al suo posto tre ragazzi che Cassandra non aveva mai visto prima si guardavano attorno con aria smarrita. Un ragazzo biondo dagli occhi blu elettrico e una mano nella tasca sembrava studiare i fratelli Solace a fondo; accanto a lui una ragazza dalla carnagione olivastra e un taglio di capelli piuttosto malfatto e un ragazzo alto e magro, dalle parvenze sudamericane e dai tratti sottili e spigolosi. Per un attimo incrociò lo sguardo di Cassandra, e le sorrise. Aveva un sorriso con cui avrebbe potuto conquistare l’Olimpo e dei capelli scuri e ricci che gli davano un aspetto deliziosamente disordinato. Cassandra lo odiò subito. Sollevò i suoi occhi da lui, con falsa indifferenza e li fissò su Annabeth. “Chi sono loro?” Disse freddamente.

“Semidei” rispose Annabeth, la cui testa era palesemente da un’altra parte. 

“Questo è ovvio Ann… Ma guardali! Hanno superato i tredici anni da un pezzo! Perché non sono stati riconosciuti?” Intervenne Will.

“Che cosa vuol dire?” Chiese il tipo sudamericano. La sua domanda fu ignorata, dal momento che si unì al gruppo Drew, una ragazza asiatica estremamente snob, vertice della casa di Afrodite che non perse occasione per squadrare con aria di sufficienza i nuovi arrivati.

“E loro? Spero che ne sia valsa la pena… o la biga a quanto pare.” Disse, accennando alla biga, che nel frattempo stava ricevendo i soccorsi di alcuni figli di Efesto, pronti per portarla in officina.

“Grazie mille! Invece di giudicare, che ne dite di dirci dove diavolo siamo e chi diavolo siete?” Sbottò il riccio, sul piede di guerra.

“Vale sempre la pena salvare i semidei, Drew” intervenne Annabeth, cercando di salvare la situazione, ma fallì miseramente dal momento che la ragazza con i capelli strani raccolse subito la provocazione della figlia di Afrodite: “Nessuno ti ha chiesto di darci il benvenuto!”.

“Nessuno vuole darvelo infatti!” Rimboccò lei “E poi, posso sapere cosa hai fatto a quei capelli? Hai un procione morto in testa?”.

-Tipico di Drew- pensò Cassandra. -Non riesce a rispondere a tono e allora dà giudizi sull’aspetto fisico. Come se contasse qualcosa-.

“Basta!” Will non era mai stato un amante delle liti. 

“Drew, ti prego. Ricordati la prima volta che hai messo piede qua e cerca di immedesimarti. Quanto a voi tre” e si girò verso il trio di semidei nuovi di zecca “vi daremo una guida ciascuno e vi terremo sotto osservazione. Con gli dei in vacanza e l’Olimpo out-of-service chissà se verrete riconosciuti entro il falò di stasera…”.

“Io voglio lei come guida!” il ragazzo sudamericano puntava un dito verso Cassandra, sorridendo sornione, ma lei non fece in tempo a fulminarlo con lo sguardo: sopra la sua riccioluta testa era comparso il martello infuocato di Efesto. Tutti gli occhi dei presenti erano rivolti all’ologramma rosso, che evidentemente il ragazzo non poteva percepire, perchè se ne uscì con un “ehi, stavo scherzando… Va bene qualsiasi guida!”. 

“Leo” sospirò Annabeth senza spostare lo sguardo dal martello di Efesto “Efesto ti ha appena riconosciuto!”.

Cassandra pensò che “Leo” fosse davvero un nome ridicolo, il genere di nome che si dà al proprio cane o canarino. 

“Chi è Efesto? E cosa state guardando tutti?” Si specchiò nell’acqua del lago poco distante e riuscì a vedere il simbolo appena prima che si dissolvesse. “Che cos’era? Cos’era quel coso sopra la mia testa?”.

“Un ologramma evocato da tuo padre Efesto, dio del fuoco e dei fabbri e…” Iniziò Cassandra per poi essere interrotta da Drew “…e della puzza di olio di motore e delle mani sporche. Benissimo, ricciolino è un avvita-bulloni, ora possiamo concentrarci sulle cose importanti?” 

“Che sarebbero?” Sbuffò Leo stizzito.

“il biondino, ovviamente” rispose Drew senza neanche guardarlo negli occhi, puntando il dito verso l’altro ragazzo del trio.

“Okay basta, davvero! Piper fermati!” Annabeth riportò tutti all’ordine, Piper compresa (a quanto pare era questo il nome della ragazza), che aveva tutta l’aria di una che stava per prendere a schiaffi Drew, non che qualcuno aveva davvero intenzione di fermarla nel caso. 

“Will fai fare un giro a Leo e poi portalo nella cabina 9” proseguì la figlia di Atena, “Cassandra tu fai lo stesso con Piper e no, non ammetto obiezioni!” Esclamò mettendo un dito davanti la bocca del riccio sudamericano, che difatti stava giusto giusto per protestare. 

“Io e Jason andiamo da Chirone.”

Ed ecco svelato il nome del ragazzo biondo. Jason. Un nome importante. Tra i semidei i nomi avevano una sorta di influenza sulle caratteristiche della persona. Se il tuo nome aveva un significato, stai pur certo che nell’arco della tua vita esso avrebbe svelato tratti della tua personalità o del tuo destino. 

Cassandra era il nome della sacerdotessa di Apollo a Troia. Aveva il potere di fare profezie e la condanna di non essere mai creduta. Lei profetizzò che il Cavallo di Troia avrebbe portato alla rovina della città, ma nessuno le credette e… beh l’epilogo della storia è noto a tutti.

Cassandra non aveva il potere di predire il futuro, per cui ha sempre creduto che suo padre si fosse sbagliato nell’affibbiarle quel nome.

Ad ogni modo si affiancò a Piper e le fece segno di seguirla. 

Si incamminarono verso il padiglione della mensa e Cassandra iniziò il suo monologo: 

“Benvenuta nel Campo Mezzosangue! Come avrai capito per mezzosangue intendiamo semidei, cioè coloro che sono nati dall’unione di un dio e di una mortale, o viceversa.” 

Era estremamente accademica e pomposa, ma era diventata capo della sua casa da poco, sentiva di voler ostentare solennità e serietà, che Piper non sembrava apprezzare. Probabilmente la trovava ridicola. Decise di abbassare il tiro e comportarsi come suo solito, dall’altronde era una figlia di Apollo, la quintessenza della spontaneità e solarità. 

“A breve il tuo genitore divino ti riconoscerà, credo. Gli dei ultimamente non sono così presenti. Ma tranquilla, nel frattempo ti terremo d’occhio noi e cercheremo di scovare le tue doti nascoste” disse in un gran sorriso. 

“Doti nascoste? Io non…” fece per rispondere Piper, ma Cassandra non le diede tempo.

“Ognuno di noi ha delle doti, dei talenti che la nostra origine divina ci ha regalato. Ad esempio io sono brava nel tiro con l’arco, mio fratello è un guaritore: entrambi sono aspetti tipici da figlio di Apollo!”

“Tuo padre è il dio del Sole?” Piper sgranò gli occhi. Le sarebbe piaciuto essere figlia del dio del Sole: abbronzatura per tutto l’anno, capacità innata nel suonare qualsiasi strumento, estro artistico assicurato… tutte cose che non facevano assolutamente parte di lei. Ma d’altronde lei un padre lo aveva. Questo restringeva il campo d’indagine alle sole dee. Lo fece presente a Cassandra.

“Potresti essere figlia di Demetra! Hai il pollice verde?” Piper scosse la testa. 

Cassandra stava per avanzare un’altra ipotesi ma si fermò quando notò che la sua interlocutrice era rimasta a bocca spalancata per il panorama che la collina su cui si erano fermate offriva.

“Non ti ci abituerai mai” disse la figlia di Apollo, fissando lo sguardo all’orizzonte. 

“Ma lì fuori non è sicuro. È pieno di mostri amazza-semidio. Il Campo è protetto da barriere magiche e da…”

“UN DRAGO!” Urlò stupita Piper.

“Un drago.” Ripetè divertita Cassandra. Le piaceva la genuinità con cui reagiva. Scartò mentalmente l’ipotesi che fosse figlia di Atena. I figli della dea della Sapienza erano troppo orgogliosi per mostrare stupore davanti a ciò che non conoscono.

Finirono il tour del campus. Piper sembrò rabbuiarsi all’improvviso, come se la fine del giro esplorativo le avesse riportato alla mente un brutto ricordo.

“Ehi, non ti piace qui?” Chiese Cassandra.

“No, qui è fantastico, solo che…Jason. Non si ricorda di me. Ha perso la memoria e ho paura che non la riacquisti più e…” La voce le si incrinò.

Cassandra odiava rassicurare le persone, ma si fece forza.

“Senti la riacquisterà e si ricorderà di te e…” ma fu bruscamente interrotta.

“Anche se la riacquistasse non cambierebbe nulla!” S’intromise una terza voce.

“Annabeth!” La rimproverò incredula la figlia del dio del Sole, non capendo perchè l’amica fosse stata così spietata.

“Dico la verità. L’ho lasciato da solo con Chirone, non è nei paraggi, tranquilla Piper”.

La ragazza difatti si era già allarmata, guardandosi attorno alla ricerca dei folti capelli biondi di Jason.

“Cosa vuol dire che se gli dovesse tornare la memoria, non cambierebbe nulla? Cambierebbe tutto! Si ricorderebbe di me e torneremmo insieme!” 

Si girò cercando conferma in Cassandra, che invece aveva abbassato lo sguardo e mormorò “Foschia”.

Quella parola, che sembrava significare tutto per le sue interlocutrici, gettò Piper in uno stato ancora più confusionale.

“Foschia? Cosa stai dicendo?”

“La Foschia è una sorta di velo che separa il mondo mortale da quello magico, alterando la realtà agli occhi dei mortali.” Spiegò Annabeth col suo piglio da secchiona.  “Non so dirtelo in maniera più gentile, credimi, ma tu e Jason non siete mai stati insieme. Lo credi a causa della Foschia”.

Piper incassò il colpo, ma non si arrese.

“Ma sono una semidea! Hai detto che ha effetto sui mortali!”

“A volte anche noi ne siamo vittima” concluse Cassandra.

“Cassandra!” Una voce lontana giunse sulla collina. Cassandra si sporse per vedere chi la chiamava e notò che era suo fratello, Will. Leo non era più con lui, evidentemente lo aveva già scaricato nella cabina 9.

“Vai, ci penso io qui” le disse Annabeth e Cassandra fu felicissima di fuggire da quella situazione diventata fin troppo scomoda per i suoi gusti, ma non fece a meno di sentirsi triste per Piper. Deve mettere i brividi scoprire che la tua storia d’amore è frutto della tua fantasia e che il tuo ragazzo è in realtà un perfetto sconosciuto.

Corse dal fratello, che aveva la lira nella mano sinistra, mentre nella destra stringeva qualcosa che Cassandra non riuscì ad identificare.

“Finito il giro?” Le chiese, accennando a Piper, rimasta sulla cima della collina.

“Ci pensa Annabeth”

“Bene, perchè mi hanno spostato le prove del coro della nostra Casa, e sono già in ritardo. Quindi mi devi sostituire in infermeria!” Fece Will.

“Io? In infermeria? Sei impazzito? Lo sai che sono più pericolosa con un termometro in mano che con un arco!”

Will roteò gli occhi al cielo e proseguì “Lo so, non ti lascerei applicare un cerotto, ma si tratta di Jake Mason”

Jake Mason era il capogruppo dei figli di Efesto, subentrato alla morte di Beckendorf. 

“Devi semplicemente dargli dell’ambrosia. Pensi di farcela o è un’impresa troppo ardua?” Ironizzò sorridendo.

Cassandra gli piantò una bella gomitata che per poco non gli fece cadere ciò che stringeva nel palmo. 

“Ehi, attenta! Mi fai cadere l’ambrosia!”. Dopo avergliela passata, Cassandra si incamminò verso la cabina 9, seguita dalle raccomandazioni di Will sul non esagerare nelle dosi, ma non durarono molto: era in ritardo per il coro.

Cassandra non amava la cabina 9. 

Punto primo: era decisamente troppo rumorosa.

Punto secondo: era decisamente troppo disordinata.

Punto terzo: adesso era abitata da quel Leo.

Cassandra non simpatizzava particolarmente per lui; d’altronde per tutti i cinque minuti in cui ci era stata a contatto, ci aveva provato con lei già due volte. A differenza delle figlie di Afrodite, che avrebbero letteralmente ucciso per un briciolo di attenzione maschile, a Cassandra non poteva interessare di meno. A dirla tutta era l’unica figlia femmina di Apollo, e questo aveva contribuito a renderla ancora più indifferente al genere maschile, perchè beh, dopo aver convissuto ogni singola estate con dieci maschi nella stessa stanza, aveva avuto modo di assimilare ogni possibile (e impossibile) commento maschile riguardo alle ragazze. Diciamo che a sedici anni la loro mente non è più esattamente candida e angelica.

Mentre aggiungeva Leo alla sua personale lista dei motivi per detestare la cabina 9, giunse davanti la porta di quest’ultima, che era circolare e d’acciaio, come l’ingresso di una banca.

Bussò e la porta si aprì automaticamente.

-Ovviamente. Neanche la porta possono venire ad aprire, devono automatizzare pure quella. Spero che un giorno venga loro a bussare un’arpia- pensò polemica.

Dentro la cabina regnava sovrano il caos.

Tavoli cosparsi di progetti su fogli millimetrati, bracci meccanici per terra, letti disfatti sui quali riversava ogni sorta di oggetto.

“Ispezione!” Ironizzò la figlia di Apollo.

“Ti assicuro che anche se fosse stata annunciata in anticipo, non avresti trovato condizioni migliori” la voce di Jake Mason proveniva dal fondo della stanza. Era completamente ingessato (ad eccezione della faccia) e riversava sul letto. Si era rotto tutte le ossa cercando di aggiustare il drago meccanico del Campo che solo Beckendorf riusciva a gestire.

Gli altri letti erano perlopiù vuoti, fatta eccezione per qualcuno, occupato da ragazzi che disegnavano chissà quale diavoleria sul taccuino. Tra questi c’era Leo, intento a guardarsi intorno, finché i suoi occhi non captarono l’intrusa.

“Ehi, Cass! Sei venuta a farmi visita? Ho sentito che siamo vicini di cabina, possiamo organizzare più spesso.” disse il riccio, sorridendo e chiudendo l’ultima affermazione con un occhiolino.

Cassandra non riusciva a capire se faceva sul serio o se era il suo modo di attirare la sua attenzione e, perchè no, di farla innervosire. Perchè in questo caso, stava riuscendo nel suo intento perfettamente.

“Non chiamarmi Cass. E chi ti ha detto il mio nome e la mia cabina?”

Poi si rese conto di quanto fosse stupida la domanda: Will ovviamente.

“Ad ogni modo non sono qui per te” concluse, e si rivolse verso Jake. 

Trovò molto strano che Leo si lasciasse zittire così facilmente, ma non poteva dargli la soddisfazione di girarsi verso di lui per vedere cosa stesse facendo.

Così rivolse (quasi) tutta la sua attenzione su Jake, dosando l’ambrosia e imboccandogliela.

“Come mai tuo fratello mi ha dato due di picche?” Alluse Jake con aria divertita.

Cassandra restò basita alla domanda e sbiancò. Will era gay, ma nessuno, oltre a lei ovviamente, lo sapeva. Era un segreto che Will non aveva ancora intenzione di rivelare. 

La domanda di Jake la mise in difficoltà… Jake voleva solo fare il simpatico o c’era di più?

“Ehi Solace! È un modo di dire! Il due di picche si dà quando si vuole mancare un appuntamento! Dovreste essere ferrati voi figli del dio della Poesia in modi di dire e figure retoriche” rise il capo della cabina 9.

Cassandra si diede mentalmente della stupida. Ovvio che era una battuta. Non poteva sapere.

Si sforzò di essere divertita e svagò “Sì, beh, prove del coro spostate all’ultimo.”.

Scambiò altre due chiacchiere con Mason, per poi essere interrotta dal suono della conchiglia, che segnalava l’ora di cena.

Salutò Jake e si girò verso l’uscita, pronta ad ignorare Leo, quando un piccolo cigno intrecciato con del filo metallico le volò davanti al naso, fermandosi a mezz’aria, per poi planare delicatamente sulla sua mano aperta.

Il cigno è l’animale sacro di Apollo e quello che ora stringeva tra le mani era una sorta di origami di fil di ferro, estremamente grazioso. 

“Un piccolo pensierino per la figlia di Apollo che preferisco” la voce di Leo la richiamò dall’altra parte della stanza; Cassandra si voltò giusto in tempo per assistere al suo immancabile occhiolino.

“Sono l’unica figlia di Apollo, non ce ne sono altre” rispose fredda arricciando il naso in una smorfia, ed uscì.

La porta si chiuse da sola alle sue spalle e Cassandra si avviò nella sua cabina per prepararsi per la cena. Guardava il cigno che stringeva tra le mani e sorrideva tra sé e sé.

 

 

 

Ciao a tutti!

Perdonate il ritardo con cui ho postato, ma sono alle prime armi e un capitolo un po’ più lungo triplica le paranoie :)

Detto ciò, spero che vi sia piaciuto, dal momento che contiene un primo abbozzo dei tratti salienti dei vari personaggi.

Se avete consigli/pareri/osservazioni lasciate una recensione, ho bisogno di un riscontro!

Grazie per l’attenzione e a prestissimo,

E.

 
   
 
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