Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: Jo The Strange    10/04/2019    6 recensioni
[BrianxChrissie]
Chrissie rimase interdetta nel vedere il ragazzo riccio salutarla con un cenno e proseguire per la sua strada: lei si era presa la briga di fare la prima mossa, attraversare tutto il campus per incontrarlo e lui la ripagava così?
“Certo che sei proprio un tipo bizzarro, Brian May” pensò Chrissie, prima di fare dietrofront e ritornare sui suoi passi "Ma adoro le persone bizzarre"
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 15: When There Was Me And You


    

23 Ottobre 1971:

Un insistente pigolio di uccellini costrinse Brian ad aprire gli occhi: se quelle bestiole si mettevano a starnazzare in quel modo, probabilmente il sole doveva già essere alto da un pezzo.

Stropicciandosi il viso per cacciare via il sonno, Brian osservò le lancette sul suo orologio da polso. Maledizione, era quasi mezzogiorno. Quanto cavolo aveva dormito?

Sbuffando, il ricciolo si passò nuovamente una mano sul viso con fare stanco, constatando solo in quel momento che qualcosa non quadrava affatto. La stanza in cui si trovava non era la sua.

Un brutto presentimento iniziò a farsi strada nella sua mente, presentimento che si avverò inesorabilmente quando Brian notò che, nell’altro capo del letto, era addormentata una ragazza dai lunghi capelli cremisi. Era coperta da una trapunta color avorio ma, a giudicare dai diversi indumenti sparsi sul pavimento della camera, probabilmente non indossava nient’altro.

“Oh, merda”

L’immagine di Helena addormentata fu più che sufficiente per riportare alla memoria del ricciolo quanto accaduto la sera precedente: il primo bacio con una ragazza fuori dal bar dell’università, lei che lo trascinava nel suo appartamento e… tutto il resto.

La mente del ragazzo era confusa: era pronto a giurare che la ragazza che aveva baciato la sera prima non fosse Helena, bensì… Chrissie. Ricordava bene quel magico istante in cui aveva sentito le labbra della ragazza premere sulle sue per la prima volta, dopo tanto tempo: si era sentito come in paradiso, leggero, libero da ogni preoccupazione. Nessuna ragazza lo aveva mai fatto sentire così se non quella brunetta dagli occhi gelidi che tanto aveva amato.

“Allora perché al posto di Chrissie c’è questa ragazza?”

Un’altra immagine, ancora più vivida, balenò nella mente del ricciolo: Chrissie che lo fissava con aria stravolta, prima di scoppiare in lacrime e uscire dal locale, per poi sparire chissà dove. Se era scappata via in quel modo, era alquanto improbabile che fosse poi tornata indietro e che lo avesse baciato.

“Quindi sono davvero andato a letto con Helena…”

Brian si sentì immediatamente sporco, come se fosse appena uscito da un enorme pantano. Cosa diavolo gli era preso? Lui non era di certo quel tipo di persona. L’idea di essere andato a letto con una ragazza che conosceva da nemmeno una settimana gli diede i brividi, anche se la ragazza in questione era una bellissima laureanda in biologia appassionata di fisica e matematica.

Avvertendo un forte senso di nausea, Brian afferrò i suoi indumenti, si rivestì rapidamente e, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare la rossa, si diresse alla porta dell’appartamento. Ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno sul pianerottolo e si incamminò a passo svelto verso casa sua.

Secondo i suoi calcoli, Roger sarebbe rimasto a dormire da Sheryl e non si sarebbe fatto vivo fino al tardo pomeriggio, dandogli tutto il tempo di rilassarsi sotto una bella doccia bollente e, soprattutto, di evitarsi un imbarazzante e irritante terzo grado su cosa avesse fatto quella notte con Helena.

Peccato, però, che i calcoli del giovane astrofisico non si rivelarono affatto accurati. Non appena Brian mise piede in casa, si accorse che Roger non era da Sheryl, bensì appollaiato sulla poltrona del salotto con un panino al prosciutto in mano e un sorriso serafico stampato in faccia.

-NON DIRE NIENTE, ROGER TAYLOR – sbraitò Brian, rintanandosi nella sua stanza.

Il biondino alzò le mani in segno di resa, continuando ad addentare il suo pranzo: -Non ho fatto niente –

-Però lo hai pensato! – farfugliò il ricciolo.

-Sì, lo ammetto – continuò Roger, appoggiandosi allo stipite della porta -Ho pensato: TE L’AVEVO DETTO –

Brian si voltò in direzione del suo migliore amico e gli scagliò contro una pallina di carta straccia: -Sei un insopportabile rompiscatole –

-Ma ho anche dei difetti. Sul serio, Bri. Cos’è successo? – domandò il biondino, asserendosi improvvisamente.

Brian sbuffò, vedendo realizzarsi davanti ai suoi occhi quello scenario che aveva dato per utopico solo pochi minuti prima: -Perché mai vuoi saperlo? Sai già la risposta, o sbaglio? –

-Perché se il mio migliore amico, il quasi dottor Brian May, diplomato al liceo “non lo do via neanche sotto tortura” e laureato alla facoltà di “la mia ex ragazza ha dovuto aspettare quasi un anno prima che ci facessimo una sana scopata”, decide di andare a letto con una ragazza che conosce da circa tre giorni… beh, se permetti, inizio a farmi qualche domanda – disse Roger, virgolettando le sue assurdità.

-Dovresti farti due domande anche per tutte le stronzate che dici – biascicò Brian, scuotendo la testa, offeso.

Il biondino si sedette a gambe incrociate sul letto dell’amico: -Forse sì, ma non è questo il punto. Non sto dicendo che quello che hai fatto sia sbagliato, sarei un maledetto ipocrita, visto tutte le ragazze non fidanzate che hanno percorso questo corridoio verso la mia stanza, negli ultimi anni. Vorrei solo capire cosa ti abbia spinto a fare una cosa così tanto lontana dalla tua personalità –

Brian fece spallucce, passandosi una mano sugli occhi con aria stanca: -Sai, sembrerà una stronzata ma ieri sera, quando ho baciato Helena, io… io ero più che certo che quella non fosse lei ma… ma che fosse… -

-Pensavi che fosse Chrissie, giusto? – sussurrò Roger.

Il ricciolo annuì e una lacrima solitaria scivolò giù dalla sua guancia: -Te l’ho detto, sembra una stupidaggine. Eppure, anche quando siamo andati nel suo appartamento e abbiamo… insomma hai capito, io ero sicuro che quella fosse Chrissie, non Helena –

-Sai che ti dico Bri? – domandò Roger retoricamente, porgendo all’amico un fazzoletto -Credo che con questa faccenda abbiamo appurato che non sei ancora in grado di lasciar andare quella ragazza. L’unica cosa da fare, a questo punto è chiarire con Helena, dirle che quanto è accaduto ieri sera è stato
solo un errore e, soprattutto, prendere coraggio e riallacciare i rapporti con Chrissie –

Brian sogghignò: Roger aveva ragione, ancora una volta. Doveva assolutamente rimettere ogni tassello della sua vita al suo posto e recuperare quello più importante.

-E se non volesse più avere niente a che fare con me? –

Roger sbuffò, scuotendo la testa: -Io non credo possa succedere. Sheryl dice che è profondamente triste per ciò che è successo e che l’unica persona con cui è arrabbiata a morte, al momento, è sé stessa. D’altronde, dovresti essere tu quello incazzato nero, di certo non lei –

Brian scosse la testa, rincuorato dalle parole dell’amico: -Sai bene che non riesco a portare rancore per troppo tempo... Comunque, adesso il problema è un altro –

-Ovvero? – domandò Roger, sollevando un sopracciglio.

-Come faccio a dire ad Helena che per me è stato solo un errore? –

 



29 Ottobre 1971

Era passata quasi una settimana da quando lui ed Helena avevano trascorso la notte insieme, tuttavia Brian non era ancora riuscito a trovare il coraggio di andare dalla ragazza e confessarle ciò che provava realmente.

“Non posso dirle solamente che è stato un errore. Le spezzerei il cuore”

Con qualche piccola strategia e diversi colpi di fortuna, Brian era riuscito ad evitare la compagnia della ragazza per tutta la settimana, procrastinando sempre di più l’inevitabile. Era terrorizzato all’idea di rivedere il viso della rossa, dopo quello che avevano fatto e, soprattutto, di poter ferire in qualche modo i suoi sentimenti. Non voleva che un’altra ragazza stesse male per colpa sua, non di nuovo.

Quel venerdì mattina, Roger gli aveva comunicato che si sarebbe trattenuto più del dovuto a lezione di microbiologia e che il loro pranzo insieme sarebbe saltato. Quella notizia abbassò ulteriormente il pessimo umore di Brian, il quale si ritrovò a dover mangiare da solo, seduto su una delle panchine del parco del campus. Detestava pranzare in solitudine: l’unica compagnia che aveva era quella dei suoi pensieri, i quali, negli ultimi tempi, non erano affatto positivi.

Con scarso entusiasmo, Brian tirò fuori le sue verdure bollite e iniziò a mangiare silenziosamente, osservando gli altri ragazzi presenti nel parco.

-Mi stai evitando, non è vero? –

Una voce dolce, appartenente ad una persona che Brian ben conosceva, lo fece sobbalzare, rischiando quasi di farlo soffocare con una manciata di carote: -He- Helena! – biascicò il ricciolo, tossicchiando -Ehm… ecco, io… -

Senza aspettare un suo invito, la rossa prese posto sulla panchina, piantando i suoi enormi occhi blu in quelli del chitarrista: -E’ da quando siamo andati a letto insieme che non ti sei più fatto sentire –

La schiettezza della ragazza disorientò non poco il timido Brian: -Io… Non so come dirtelo Helena… -

-Pensi che sia stato un errore, giusto? – lo anticipò lei -Perché credo lo sia stato anche per me -

Brian spalancò gli occhi incredulo. Non erano quelle le parole che si era immaginato da parte della rossa: -Davvero? Sei seria? –

-Sì. Insomma, credo di essermi lasciata andare un po’ troppo e di aver confuso la profonda ammirazione che provo per te con qualcos’altro. Non volevo che capitasse una cosa del genere, è solo che quella sera il mio cervello si è completamente staccato e io… beh, non ho pensato alle conseguenze, ecco tutto –

Brian accennò un sorriso, osservando la rossa mentre sproloquiava una serie di scuse: -Non ti devi preoccupare, non mi sono di certo offeso, anzi. La mia preoccupazione era che, dopo quella sera, potessi esserti fatta un’idea sbagliata su di me e su cosa io provassi nei tuoi confronti. Per questo sono “sparito” –

-Non mi aspettavo di certo che cascassi ai miei piedi in meno di tre giorni, ma ammetto di aver sperato, per un istante, che tra noi potesse nascere qualcosa. Sono una sciocca, lo so. Il mio comportamento non è per niente razionale – ammise la rossa, piuttosto imbarazzata.

Brian iniziò a torturarsi le nocche delle dita, incapace di rispondere ad una tale affermazione.

“E adesso cosa le dico?”

-Non sei affatto una sciocca, Helena – cominciò Brian, incerto -E’ solo che… credo che la mia mente e il mio cuore siano ancora presi da una persona, anche se è passato diverso tempo dall’ultima volta che ci siamo parlati. Spero che tu possa capirmi –

La rossa annuì, un triste sorriso stampato sul viso: -Certo che ti capisco. Spero solo che potremo rimanere amici, in futuro –

Helena allungò una mano e Brian gliela strinse calorosamente: -Assolutamente. Mi piacerebbe molto avere un’amica con cui condividere la mia passione per la fisica. Sai, con Roger e gli altri non c’è molto da discutere –

-Immagino, lo stesso succede a me. Le mie coinquiline sono arcistufe di sentirmi blaterare di fisica o matematica –

Brian sorrise, contento che la conversazione, alla fine, non fosse degenerata in qualche scenata di gelosia o robacce simili.

-Allora, ci vediamo – disse Helena, prendendo le sue cose e accennando un saluto, per poi ritornare sui suoi passi.

-A presto – biascicò il ricciolo. Inspirò profondamente, sentendo che un altro pezzo del suo puzzle mentale era finalmente andato a posto.

Ora doveva solo pensare a sistemare il pezzo più importante, quello che avrebbe finalmente completato l’opera. Doveva assolutamente parlare con Chrissie.



       

31 Ottobre 1971


-Ho deciso Rog – esclamò Brian, convinto -Questa sera andrò da Chrissie e le parlerò: non mi importa se non vorrà nemmeno farmi entrare in casa, vorrà dire che le parlerò dal pianerottolo –

Roger sbucò dalla cucina con un toast al formaggio tra le mani: -Perderai solo tempo andando a casa sua – biascicò, addentando la fetta di pane.

 -Che vuoi dire? – domandò Brian stizzito, avvicinandosi all’amico a grandi falcate -Non eri tu che fino ad un paio di giorni fa mi incitavi a riallacciare i rapporti con lei? –

Roger continuò a fissarlo con aria di sufficienza, ridendo sotto i baffi: -Volevo solo dirti che se andrai a cercare Chrissie nel suo appartamento perderai tempo perché questa sera lei sarà ad Hyde Park –

-Hyde Park?! – Brian era alquanto confuso.

Il biondino alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa: -Sì, Hyde Park. Questa sera ci sarà un grande concerto a cui prenderanno parte diversi gruppi di Londra per festeggiare Halloween. Se non ricordo male, Sheryl mi ha detto che loro suoneranno vicino al Round Pond -

Brian rimase impalato a fissare il suo migliore amico per almeno cinque secondi buoni: -Perché cavolo io non ne so niente? –

-Forse perché nell’ultimo mese e mezzo ti sei praticamente barricato in casa? – domandò Roger, ironico.

Il ricciolo gli lanciò un’occhiataccia ma preferì evitare di scatenare una litigata: -AH AH, spiritoso. Comunque, tu ci vai? –

Il biondino annuì, dando un altro morso al suo toast: -Certo che ci vado, suona la mia ragazza! Dovresti venire anche tu, così non appena le Dark Shore finiscono di suonare avrai tutto il tempo di fermarti a parlare con Chrissie –

Brian storse la bocca in una smorfia dubbiosa: -Io? Parlare con lei in mezzo a tutta quella gente? –

-Vedila così, Bri – replicò Roger -Non può fare scenate se siete in un luogo pubblico –

Il ricciolo sogghignò: -Oh beh, conoscendola, non credo si farebbe problemi a prendere la sua chitarra e a fracassarmela sul cranio, anche se ci sono un
centinaio di persone ferme a guardare –

Quelle parole fecero affiorare alla mente di Brian un sacco di ricordi. Quante volte in cui avevano discusso o bisticciato, alla fine, Chrissie aveva preso qualcosa e glielo aveva letteralmente scagliato addosso… Si ricordò di quella volta, un anno addietro, quando si era arrabbiata da morire perché lui era rimasto in sala prove con i ragazzi fino a tarda notte senza avvisare e lei, giustamente, era andata nel panico. Al suo ritorno, prima aveva appurato che lui stesse bene e che non gli fosse successo nulla di grave, poi aveva preso ogni singolo cuscino della stanza e in pochi secondi lo aveva sommerso di (affettuose) legnate, fino a quando entrambi non avevano ceduto e si erano ritrovati a fare l’amore.

Gli mancavano da morire quei momenti con lei, dai più semplici e banali a quelli più importanti. Ecco perché doveva assolutamente presentarsi al loro concerto, quella sera.

Brian trascorse il resto del pomeriggio nella sua stanza, rimuginando su quale fosse la mossa migliore da fare: lasciar finire il concerto e poi parlarle oppure rimandare il tutto al giorno più tardi?

Questo irrisolvibile dilemma attanagliò il chitarrista fino a quando Roger, oramai stufo dello stato catatonico dell’amico, lo costrinse a uscire per andare ad Hyde Park.

-Però non avviciniamoci troppo. Non voglio che mi veda subito – brontolò il ricciolo, seguendo l’amico fuori dal loro appartamento.

-Smettila di essere così in ansia, stai iniziando ad inquietare anche me – rispose Roger, secco.

Brian incrociò le braccia al petto, piuttosto irritato: -Scusa tanto se dall’esito di questa serata dipende la mia sanità mentale! –

Già dai cancelli dell’Imperial College era possibile udire urla di gioia e applausi che stavano accompagnando in quel momento le esibizioni delle band ad Hyde Park: centinaia di persone, chi in maschera e chi in “borghese”, erano radunate all’interno dell’area verde, gustandosi dell’ottima musica dal vivo.

Vicino alla collinetta del Round Pond, dove si stavano esibendo le Dark Shore, erano accalcate un centinaio di persone, completamente rapite dal sound energetico delle ragazze. Roger e Brian si avvicinarono a quella zona, restando tuttavia in disparte rispetto al pubblico. Si avvicinarono ad un enorme quercia secolare, godendosi lo spettacolo da lì.

Brian notò piacevolmente che Chrissie stava molto meglio rispetto alla settimana precedente: non aveva più occhiaie né la pelle pallida, ma sembrava in forma. Pregò solo che non fosse tutta una messa in scena e che, una volta terminato lo spettacolo, sarebbe tornata a casa a piangere e deprimersi, proprio come gli aveva raccontato Roger. Scosse la testa, cercando di scacciare via quei pensieri negativi e di godersi lo spettacolo delle Dark Shore.

-Allora ragazzi, come andiamo? – domandò Sheryl al pubblico. I ragazzi accalcati alle pendici della collinetta risposero con grida d’apprezzamento e applausi
-Il prossimo pezzo che andremo a suonare è una ballata della nostra Chrissie Mullen –

La brunetta sventolò una mano per salutare il pubblico: -Spero apprezzerete questa canzone anche se non è aggressiva come le altre – Con un lieve cenno di capo, diede il segnale alle altre per partire.

“It's funny when you find yourself
Looking from the outside
I'm standing here but all I want
Is to be over there
Why did I let myself believe
Miracles could happen?
'Cause now I have to pretend
That I don't really care”


Già dalle prime note, Brian intuì che Chrissie dovesse aver composto quella canzone nell’ultimo mese: le ballate non erano proprio il suo genere preferito e i pezzi che componeva erano, di solito, pezzi rock estremamente potenti, a meno che, ovviamente, non fosse in crisi mistica. Proprio come in quell’ultimo periodo.

Era in ascolto della prima strofa quando si accorse che la brunetta stava guardando proprio nella sua direzione. Brian si voltò, pregando che dietro a lui e Roger ci fosse qualcuno, ma, come aveva immaginato, non c’era nessuno.

“Maledizione mi ha beccato”

“I thought you were my fairy tale
A dream when I'm not sleeping
A wish upon a star
That's coming true
But everybody else could tell
That I confused my feelings with the truth
When there was me and you”


Chrissie suonò e cantò l’intero ritornello senza staccare gli occhi da Brian, cosa che mandò in iperventilazione il riccio: sentire gli occhi di ghiaccio della ragazza fissi sui suoi per così tanto tempo, lo destabilizzò alquanto.

Brian sospirò, percependo quanto strazio ci fosse dietro al testo di quella canzone, ma ciò che lo mandò ancor di più fuori di testa fu la consapevolezza di essere stato lui a ad aver messo Chrissie nelle condizioni di scrivere un testo del genere.

“I swore I knew the melody
That I heard you singing
And when you smiled
You made me feel
Like I could sing along
But then you went and changed the words
Now my heart is empty
I'm only left with used-to-be's
And once upon a song”

 
Brian non riuscì più a trattenersi e il suo viso si ritrovò presto bagnato da innumerevoli lacrime. Sentire Chrissie cantare così disillusa, così cinica gli frantumò il cuore: nella coppia, era sempre stato lui quello razionale, il ragazzo con i piedi per terra e degli obiettivi specifici da raggiungere, mentre lei era più sognatrice, sempre con la testa fra le nuvole, prendendo ciò che la vita le offriva con un sorriso e con un bel caratterino.

Quella ragazza che cantava non poteva essere la sua Chrissie. Doveva assolutamente intervenire.

“Now I know you're not a fairy tale
And dreams were meant for sleeping
And wishes on a star
Just don't come true
'Cause now even I can tell
That I confused my feelings with the truth
'Cause I liked the view
When there was me and you”


Quando l’ultima nota si dissolse, il pubblico impazzì, cominciando ad applaudire fragorosamente. Chrissie fece un leggero inchino, ringraziando tutti i presenti per la bella serata.

Anche Brian si ritrovò ad applaudire, nonostante ancora non riuscisse a credere al fatto che la sua ragazza fosse riuscita a concepire un testo così disincantato.

Le Dark Shore suonarono altri quattro pezzi del loro vecchio repertorio, quelli che il ricciolo aveva sentito Chrissie provare fino alla nausea, quelli in cui emergeva la sua personalità più forte, percependo nuovamente una profonda malinconia.

Quando le ragazze annunciarono la buonanotte al pubblico, Brian realizzò che il momento tanto temuto era finalmente arrivato.

-Ehi, io vado da Sheryl – disse Roger, poggiandogli una mano sulla spalla -Forza amico, ce la puoi fare –

Il ricciolo annuì, insicuro. Fece un respiro profondo e, con tutto il coraggio e l’adrenalina che aveva in corpo, si diresse verso la collinetta del Round Pond. Charlie e Rachel, batterista e tastierista del gruppo, stavano chiacchierando con altre due ragazze, mentre Sheryl era già fra le braccia di Roger, strapazzandoselo di baci.

Chrissie era sola, stava riponendo la sua chitarra nella custodia. Doveva agire.

-Ciao Chrissie –

Il cuore della ragazza perse un battito non appena riconobbe il proprietario di quella voce che non sentiva da tanto, troppo tempo: -Ciao Brian –

-Come stai? – domandò il ricciolo, sull’orlo di una crisi di nervi.

Chrissie fece spallucce: -Sono stata meglio in altri periodi. E tu, invece? –

-Ci sono stati giorni migliori anche per me –

Tra i due calò un imbarazzante silenzio, fino a quando la brunetta non lasciò cadere a terra la custodia della chitarra, riprendendo parola: -Senti, saltiamo questi inutili convenevoli e andiamo al sodo – inspirò profondamente, facendo appello a tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a piangere -Io credo di doverti delle scuse. Sono stata meschina, una maledetta bugiarda. Credevo di riuscire a gestire da sola quelle menzogne, che tutto sarebbe filato liscio senza che tu te ne accorgessi mai, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso. Non volevo ferirti in questo modo, non volevo che le cose tra noi andassero a rotoli –

Chrissie non resse più e anche dal suo viso iniziarono a rotolare piccole lacrime salate.

Brian osservò la scena in silenzio, mentre la ragazza si metteva completamente a nudo di fronte a lui, confessando tutto. Le fece una profonda tenerezza, ma decise di mantenere quell’aria impassibile ancora per un po’: -Non dirò che non è stata colpa tua, che non hai fatto nulla etc. Però devo prendermi anche io le mie responsabilità e scusarmi con te per l’eccessiva reazione che ho avuto, quella sera. Ero completamente fuori di senno, non riuscivo a ragionare e perciò ti ho aggredita con parole che in realtà non pensavo affatto e che tutt’ora non penso. Spero che tu possa comprendermi e perdonarmi per questo –

-Ma certo che ti perdono – piagnucolò Chrissie.

-Un'altra cosa – sussurrò Brian -Non so te, ma credo che questo mese sia stato il più brutto della mia intera esistenza. Non credo di essere in grado di andare avanti senza di te, Chrissie Mullen – dalla tasca del giubbotto estrasse la collana di Tiffany con i due cuori che le aveva regalato per il suo ventitreesimo compleanno -Saresti disposta a darci una seconda opportunità? –

Chrissie si lasciò completamente andare e si gettò fra le braccia di Brian, lasciandosi stringere per la prima volta dopo quella che le era parsa una vita intera. Affondò le mani nei suoi capelli, baciandolo ripetutamente, percependo solo in quel momento quanto le era effettivamente mancato quel ragazzo stralunato dai ricci scuri.

-Lo prendo per un sì? – domandò Brian, in preda all’euforia.

Chrissie annuì, asciugandosi un paio di lacrime solitarie, le prime di felicità dopo tante di dolore: -Sì, certo. Non hai idea di quanto tu mi sia mancato –
Brian la strinse a sé, sollevandola leggermente da terra e facendole fare una piccola piroetta: -Posso immaginarlo. Perché tu mi sei mancata allo stesso modo –

Finalmente, dopo un mese di pianti, lamenti e crisi di nervi, tutti i tasselli del puzzle erano tornati al loro posto.

Tutto combaciava perfettamente.



Spazio Autrice:

Buonasera carissimi lettori e perdonatemi ancora una volta per l'orario indecente d'aggiornamento.
Questa volta non ho scuse: it's my fault. Mi sono autoregalata per Pasqua il libro "Queen in 3D" ed è da questo pomeriggio che sono persa nei suoi meandri e mi sono ricordata troppo tardi che è mercoledì e che è ora di aggiornare. Un applauso a Jenny e alla sua incapacità di aggiornare presto!
Cooooomunque. Passiamo al capitolo: chi se lo aspettava un inizio del genere? Spero di avervi stupiti almeno un pochino.
Alla fine, in un modo o nell'altro, i nostri due protagonisti si sono ricongiunti. Devo ammetterlo, persino io non ne potevo più di tenerli separati, tanto che scrivendo la terza e ultima aprte del capitolo mi sono commossa, come sono patetica.
La canzone che ho scelto per questa settimana è un brano interpretato da Vanessa Hudgens, di nome "When there was me and you", famoso per essere stato parte della colonna sonora di High School Musical nel 2006. Inizialmente il brano doveva essere un altro, ma appena ho sentito questa canzone ho capito che doveva essere lei la prescelta. Anche se dal dubbio gusto, spero vi sia piaciuta la mia scelta.
Questa settimana vorrei ringraziare tutti indistintamente: grazie, grazie grazie, perchè da un paio di settimane a questa parte ho visto che il numero di letture sta aumentando esponenzialmente e questo non può che rendermi super felice!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per essere passati anche questa settimana e vi do appuntamento a mercoledì prossimo!
Un bacione,
                  Jenny


LINK PLAYLIST SPOTIFY:   https://open.spotify.com/user/21ekfspbopztn5dsisbmousna/playlist/5GFxDwTiDkQmFO9kNAJt1E?si=sIa169fvRfehW5NZAgFY6g
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: Jo The Strange