LE GABBIE D’ORO
Nelle mie gabbie
dalle rifiniture dorate
sfamo le mie creature
e trascorro il mio tempo.
Sono giorni,
settimane,
mesi,
anni,
questi che passano incalzanti,
questa prigionia
questo essere soli
questo…
ah, questo morire dentro!
E pensare che io adoro
queste catene;
se un pazzo o dir si voglia
venisse a togliermele,
griderei di dolore, lo metterei
all’angolo,
tornerei a indossarle.
Sono abituato all’oscurità
della mia prigione sotterranea,
non voglio più la luce,
non voglio cercare la salvezza.
Sono mani
queste ombre lunghe che rasentano
il mio profilo distorto
dall’oscurità opprimente.
Sono le mani di chi si è perso qui,
molto prima di me,
però mi ha trascinato
mi ha lasciato
troppo giovane e troppo solo
in un mondo così piccolo
che non può neanche essere esplorato.
Urlo, tra queste grate,
che voglio la libertà;
scuoto le catene, faccio baccano.
Per ripicca, non mangio.
Ma se mi fosse donato il piatto della
libertà,
ancora non oserei.
In fondo la vita è questione di
scelte,
ciò che perdi non lo riavrai più.
Non mi sento capace di tornare in
strada,
di fare i miei passi,
ho sempre bisogno di una spalla
altrui.
Spalla che non c’è mai.
E basterebbe solo che fossi ancora
umano,
e non uno spettro vivente
ancorato alle sue paure.
Vado a fondo, non galleggio mai.
Queste gabbie sono buie,
sento animali, creature viventi
assieme a me,
in fondo tutti prigionieri dell’altra
umanità.
L’umanità che ha vinto sui deboli
sui suoi simili.
Sono i vincenti a costruire le buie
gabbie.
Sono i perdenti ad abitarle.
NOTA DELL’AUTORE
Poesia tragica, ma conto di superare presto questo periodo,
anzi… forse l’ho già superato ^^
Il Principe resta sospeso, sono ancora risucchiato da una
delle tre idee che mi stanno frullando per la mente. Appena le avrò rese realtà,
tornerò per concludere l’opera una volta per tutte.
Grazie a tutti ^^