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Autore: TheManiae    13/04/2019    0 recensioni
Due nuovi nemici scendono in campo, e stavolta sono molto più potenti e pericolosi di qualsiasi altri affrontati prima d'ora. I nostri eroi dovranno unire le forze e scavare dentro l'essenza dei loro Miraculous, o il mondo pagherà il prezzo più alto:
La Fine.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Il Sangue Nero



Ladybug e Chat Noir erano parecchio confusi, ma non riuscirono a dire nemmeno una parola. Kishin si avventò su di loro, la falce alzata sopra la testa. La schivarono per un pelo, balzando all'indietro, e la lama ricurva penetrò nel cemento come fosse burro. Il fuoco azzurro annerì il terreno.

«Cosa intendi dire?» chiese l'eroe felino.

«Pensavo fosse ovvio anche per quelli come te, Gattino.» Kishin ridacchiò. «Voglio uccidere ogni abitante di Parigi. Il loro sangue mi renderà più forte, e sarà particolarmente divertente. Poi passerò al resto della Francia e poi all'Europa. Credo che il resto sia ovvio.»

Il ragazzo pallido roteò la falce con una facilità incredibile, scagliando due archi di fiamme zaffiro contro di loro. I due le schivarono per un soffio.

«Non capisco. Perché Papillon vuole distruggere il mondo? Non voleva solo i Miraculous, no?» esclamò Ladybug, confusa.

«Papillon?» Kishin scoppiò in una folle risata, dovendosi aggrappare alla falce per restare in piedi. L'orlo del suo impermeabile si agitò. «Pensate davvero che io sia un akumizzato?» chiese, quasi con le lacrime all'occhio.

«N-Non lo sei?» Un improvviso terrore crebbe nell'animo di Ladybug. Fece un passo all'indietro.

«Si vede che non mi conoscete, o non mi avreste mai scambiato per uno di quei patetici cattivi di serie z!» esclamò Kishin, con una punta di rabbia nella voce. Balzò verso Chat Noir, alzando la falce per colpirlo con un attacco verticale. L'eroe felino usò il bastone per parare l'attacco, e spiccando un salto oltre l'avversario, lo colpì al mento con una potente ginocchiata.

Quando Chat Noir si voltò, per poco non vomitò.

La testa di Kishin si era girata di quasi 180 gradi, e lo fissava con quell'inquietante sorriso. I capelli cadevano verso il basso, lasciandogli vedere l'altro orribile occhio. «Ahi» disse Kishin in tono giocoso, ignorando totalmente il fatto di avere il collo piegato in modo innaturale. «Mi hai fatto male.»

Con un disgustoso suono liquido, la testa tornò alla sua normale posizione. I due eroi si allontanarono, in parte per evitare altri attacchi, ma soprattutto per il disgusto e la paura che quell'essere provocava.

«Cosa... cosa sei?» chiese Ladybug.

«Io?» Kishin ridacchiò, e l'iride smeraldo brillò di una luce maligna. «Sono quello che avete nel cuore, quello che consuma l'anima, quello che la annega in un mare nero finché resta solo un guscio vuoto. Sono nato dall'oscurità di una creatura superiore agli dei e ho massacrato e consumato centinaia di mondi.» Dalle sue spalle esplose una fontana di liquido nero, dalla quale spuntarono due deformi ali melmose. Gocce nere cadevano a terra da esse quando le spalancò. 
 

«Io sono il Sangue Nero
 

Con un battito delle disgustose ali, Kishin si lanciò su di loro, tenendo la falce piegata di lato. Era pronto a decapitarli entrambi con un unico, elegante, fendente. I due si abbassarono, evitando l'attacco per un soffio, e mentre il suo avversario passava sopra di lei, Ladybug ne approfittò. Scagliò lo yoyo, avvolgendolo attorno alla sua gamba.

«Evvai!» gridò, stringendo la presa sulla corda e tirandola verso di se. Il piano era quello di bloccare a terra il loro assalitore.

Lanciò un grido acuto, ritrovandosi a trascinare i piedi sul terreno, come una sorta di sci marino sul cemento. Cercò di restare in equilibrio, aggrappandosi al filo per non farsi scappare il criminale. Kishin rideva di gusto, voltandosi a guardarla.

«Sei testarda. Mi piace! Vediamo se a te piace volare.» Detto questo, il ragazzo pallido batté le ali e puntò verso l'alto. Ladybug si ritrovò a mezz'aria, aggrappata al filo, mentre entrambi salivano sempre più velocemente.

Superarono l'altezza della Torre Eiffel, e allora Kishin si voltò. Si lasciò cadere verso Ladybug, che per colpa della spinta era lanciata con forza verso di lui, senza alcuna possibilità di spostarsi.

«Buon volo!» esclamò il ragazzo pallido, roteando la falce e colpendo l'eroina al petto. Ladybug sentì l'aria uscire dai polmoni quando il lato piatto della lama le schiacciò i polmoni. Precipitò nel vuoto, sentendo il vento fischiare vicino alle orecchie. In alto, Kishin si allontanava sempre di più fissandola con quel dannato sorriso.

«Ladybug!» Una mano le strinse il braccio, fermando la caduta. Chat Noir era salito fino a lei allungando il bastone e aggrappandosi alla punta. «Reggiti!»

Lei chiuse entrambe le mani attorno al braccio del compagno, guardando terrorizzata verso il basso. Il bastone oscillava in modo inquietante, piegandosi sotto l'altezza e il vento. Sembrava costantemente sul punto di cadere. «C-Chat, penso sia il caso di scendere.»

Lui annuì e accorciò il bastone. Per Ladybug sembrò di trovarsi su una di quelle giostre che ti lanciavano verso il basso. Non le piacevano, e non le piacque nemmeno quella situazione. Appena furono a una distanza sufficiente, Chat si fermò.

«Cerca di non urlare, my lady.»

«Che intendi? Cosa vuoi far-EEEEEEEEH!»

Il bastone si piegò in avanti, precipitando verso il la Torre Eiffel. Ladybug strillò, aggrappandosi al braccio di Chat e chiudendo gli occhi. Continuò a urlare per diversi secondi, anche quando si sentì presa in braccio.

«My lady, siamo al sicuro.»

Aprendo timorosamente un occhio, Ladybug notò che erano entrambi sulla cima della torre, e che Chat la stava reggendo come fosse una novella sposa. Arrossì, rendendosi conto di aver strillato come una ragazzina spaventata. Balzò giù dalle braccia del partner.

E come ovvio, si aggiunse il la beffa al danno. Gli orecchini suonarono, facendola sussultare. «Dannazione! Non mi resta molto tempo.»

Chat osservò Kishin con sguardo pensieroso. Il nemico si stava avvicinando alla loro posizione con una lentezza allarmante. «Dobbiamo distruggere la falce. Senza quella sarà disarmato. Tu nasconditi e recupera le energie. Io lo terrò a bada.»

«Va bene.»

«Ragazzi! Ehi ragazzi. Non sarete già stanchi, vero? Abbiamo appena cominciato a divertirci.» Kishin lanciò lo yoyo verso Ladybug, che lo afferrò al volo. «Mai abbandonare la propria arma, Miss Bug. O sarebbe meglio Lady Lady?»

«Vuoi il divertimento? Perché non te la prendi con uno della tua taglia?» disse Chat, correndo e usando il bastone come trampolo per saltare verso di lui.

«Frasi da eroe fatte e rifatte. Mio padre dovrebbe impegnarsi di più a scrivere» sospirò Kishin alzando l'occhio al cielo. 

Chat gli calò addosso, il bastone sopra la testa per colpirlo. Il ragazzo pallido alzò pigramente la falce, bloccando l'attacco con il manico. Tuttavia, l'agilità dell'eroe gatto lo lasciò sorpreso quando questi poggiò i piedi a terra e saltò all'indietro, dando un calcio alla falce e facendogliela volare via. L'arma atterrò sulla passerella con un suono metallico e cristallino.

Nello stesso istante, lo yoyo si avvolse attorno al petto di Kishin, legandogli le braccia e bloccandolo. Alle sue spalle, Ladybug si rivolse al partner. «Vai Chat! Lo tengo io!»

Chat annuì, scattando con velocità felina verso l'arma diabolica. «Cataclisma!» gridò con forza, e la mano destra si ricoprì di energia entropica verde e nera. Spiccò un salto e alzò la mano, pronto a toccare la falce e disintegrarla una volta per tutte.

 

Peccato che la falce stessa lo fermò.

 

Chat Noir rimase scioccato qualche secondo da ciò che si trovò davanti. La falce era mutata, illuminandosi di una luce bluastra e trasformandosi in una giovane ragazza dai lunghi capelli corvini, con occhi simili a zaffiri e dalla sclera azzurro pallido. Portava uno stretto abito blu scuro che si apriva in una gonna dal bordo frastagliato che arrivava alle ginocchia, legato alla vita da una cintura argentea. Lunghe bende nere le cingevano braccia e gambe, le prime fino al gomito, mentre le seconde avvolgevano anche i piedi.

Questa ragazza apparentemente fragile, dalle braccia sottili e la pelle pallida come Kishin, aveva fermato il suo attacco, stringendo la mano dietro il polso, evitando accuratamente di toccare l'energia entropica.

La strana ragazza gli sorrise, le labbra nere come il peccato. «E' questa la famosa magia dei Miraculous? Molto interessante.»

Una sfera di energia bluastra si accese nella mano libera della falce-umana, e colpì Chat al ventre. Un'esplosione di potere magico lo scagliò lontano per diversi metri, e purtroppo questo lo portò a toccare il pavimento con la mano. Il metallo si corrose, trasformandosi in pochi secondi in ruggine e svanendo in una nube rossastra.

La ragazza si avvicinò e osservò il buco di diversi metri che si era creato. «Incredibile. Davvero incredibile.» Si chinò, staccando una scheggia di metallo per metà corrosa ed esaminandola da vicino. I suoi strani occhi controllavano ogni minimo dettaglio.

Chat cercò di rialzarsi, ma un improvviso peso lo schiacciò contro il pavimento. Una grossa mano gocciolante sangue nero era spuntata dalla schiena di Kishin e bloccava l'eroe a terra.

«Raven, non è il momento adatto per studiare.»

Lei non lo guardò nemmeno, continuando ad esaminare il pezzo di metallo. «E' sempre il momento per studiare, fratello.»

Kishin ridacchiò leggermente.

«Ladybug?» chiese Raven, alzandosi finalmente in piedi. Chiuse il frammento in una bolla indaco, facendola svanire nel nulla con un gesto della mano.

Un secondo braccio sanguinante si spostò da dietro la schiena di Kishin, rivelando una Ladybug stretta tra i suoi artigli. La schiacciò a terra, vicino a Chat Noir.

«E' stato semplice.» Raven si avvicinò, chinandosi ed esaminando i due eroi con uno sguardo in parte interessato e in parte deluso. «Avevamo sentito tanto parlare di voi. E' un peccato che vi siate rivelati una sfida così semplice. Ci sarebbe piaciuto esaminarvi di più.» Parlò come se parlasse di cavie da laboratorio.

Quelle parole fecero infuriare i due eroi, che la fissarono con sguardi rabbiosi. «Tu brutta...» Chat non riuscì a finire la frase, poiché la mano lo schiacciò a terra con più forza, facendolo gemere di dolore. Sopra di lui, Kishin gli rivolse un'occhiata severa.

«Ah ah. Non si parla così alle signore.»

«Basta perdere tempo. Prendiamo i Miraculous e uccidiamoli» disse Raven.

Kishin annuì e si chinò, allungando la mano verso la testa di Ladybug. Le dita pallide e con le unghie tinte di nero sfiodarono gli orecchini, mentre Raven cominciò a sfilare l'anello dal dito di Chat Noir. Le mascherine sui loro volti cominciarono a dissolversi nell'aria.

«No...» mormorò Ladybug, non riuscendo a muoversi o lottare.

 

«Aspetta» disse Kishin, e allontanò la mano. Raven si fermò, voltandosi a guardare il fratello. «Che c'è?»

«Ho un'idea migliore.» Un sorriso sadico apparì sul viso del ragazzo, che si rivolse ai due eroi, avvicinandosi per guardarli dritti negli occhi. «Voglio proporvi una piccola sfida, miei cari "eroi". Vi lasceremo andare, vivi e vegeti, e vi terrete i vostri Miraculous. Per ora. Tra una settimana torneremo per affrontarvi, e al contrario di questa piccola scaramuccia, useremo tutta la nostra forza.»

Gli sguardi terrorizzati dei due eroi ampliarono il folle sorriso di Kishin.

«Quindi mi raccomando» con una mano schiaffeggiò leggermente il volto di Ladybug. «Migliorate, allenatevi e acquisite nuova forza. Voglio divertirmi prima di farvi a pezzi. Forse avrete perfino la misera possibilità di salvare questo patetico pianeta.» Si alzò e si voltò verso la sorella. «Andiamo.»

Raven sorrise e annuì. La sua pelle si illuminò di magia, e in un istante si ritrasformò in falce. Kishin la afferrò e salì sul bordo della passerella, restando in perfetto equilibrio sulla sbarra metallica. Si voltò a guardare i due eroi, rivolgendogli un sorriso e un gesto delle dita sulla fronte, per poi lasciarsi cadere all'indietro, svanendo oltre il bordo.

 

Con uno sforzo enorme, Ladybug si alzò. Era stanca, i muscoli le bruciavano e a malapena riusciva a camminare, ma doveva andarsene prima che scadesse il tempo. Dietro di lei, anche Chat si alzò.

«Dobbiamo fare qualcosa...» disse, respirando a fatica. «Non possiamo permettergli...»

«Lo so, ma non possiamo restare qui.» Gli orecchini e l'anello risuonarono. «Troveremo una soluzione.»

Chat Noir non sembrava convinto, ma annuì. «Come vuoi, my lady. Ci vediamo» disse, allungando il bastone e dandosi la spinta per un balzò, sparendo fra i tetti di Parigi. La mora lanciò lo yoyo e si dondolò verso casa sua.

 

 



 

Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Kishin: Siamo tornati!
Raven: Più forti che mai!
Eroi di Miraculous: Siamo fottuti.
-La Follia mi scorre nelle vene

   
 
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