Quando lo vide ebbe un tuffo al cuore: Terence era lì, bello come il sole, fiero sul suo cavallo bianco. Lui la invitò a salire, trovando un po’ di resistenza, ma, alla fine, riuscì nel suo intento.
Ora Candy si trovava sul cavallo, stretta al ragazzo di cui si stava, inconsapevolmente, innamorando. Aveva appena fatto in modo che il ragazzo si riappacificasse con la madre e, per questo, anche lui voleva fare qualcosa per lei: farle fare pace con il suo passato, di modo che potesse guardare al futuro con più serenità.
D’improvviso Terence fece impennare il cavallo – che nitrì fragorosamente – e lo lanciò al galoppo, dopo averlo fatto caracollare al passo per un po’. Il rumore degli zoccoli terrorizzò la ragazza, nella cui mente ritornò il ricordo della morte del suo amato Anthony, avvenuta per una caduta da cavallo.
Lei cominciò a pregarlo:
«Ti prego, Terence, ferma il cavallo...».
«No, è necessario continuare».
«Terence... ho paura...».
«Non devi; io sono qui con te, non hai nulla da temere».
«Terence...».
Nonostante avesse paura, Candy si sentiva protetta tra le sue forti braccia; la sua voce, calda e potente, le dava sicurezza. Restando abbarbicata al suo collo, posò la testa sul petto del ragazzo.
«Candy, è per il tuo bene, devi sconfiggere le tue paure...».
La ragazza parve rasserenarsi ma, d’improvviso, tornò ad agitarsi:
«No, Terence, fermati».
Il ragazzo non voleva sentir ragioni.
«Te lo ripeto: se non dimentichi il passato, se non lo lasci andare...».
«Cosa intendi dire?».
«È per Anthony che stai così! Anthony è morto, ma io sono vivo. Devi accettarlo».
«No, tu non capisci; è più forte di me, non resisto...».
«Capisco benissimo, devi resistere».
«Terence ferma il cavallo... ti scongiuro».
«Anthony è morto, morto... Candy, urla il suo nome, sfogati, piangi. Ma non fermerò il cavallo».
Nessuno dei due ragazzi aveva intenzione di cedere il punto.
«Terence, ti ho detto che non resisto, non ce la faccio...».
«No, maledizione! Devi resistere, devi...».
«Brutto cretino, se non fermi ‘sto dannato cavallo entro tre secondi io... io me la faccio sotto!».
A queste parole, il cavallo nitrì fragorosamente, s’impennò e fece volare a terra i due cavalieri: Candy, gatton gattoni, scivolò velocemente dietro un cespuglio, mentre Terence, dopo aver "guardato in camera", si mise a guardare torvamente la sua cavalcatura, indovinandone i pensieri.
«Eh no, bello mio! Io non me la faccio fare addosso, neanche dalla tua Candy!».
Dopo un po’ Terence si alzò, si avvicinò al cespuglio e disse, asciutto:
«Senti carina, la prossima volta che ti invito a cavalcare, falla prima... così ci evitiamo di fare un’altra figura di m...».
Un fragoroso nitrito del cavallo coprì l’ultima parola di Terence.
Le domande sono angoscianti e pressanti: cosa voleva dire il ragazzo? Quale figura hanno fatto, che comincia con la lettera "m"? Tale figura esiste in geometria?
Il mistero continua...