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Autore: Gianna_scrittrice    14/04/2019    1 recensioni
Durante un normale pomeriggio di shopping, la vita lussuosa e glitterata di Regina sta per essere sconvolta. Uno strano incontro con una persona "speciale" farà innamorare Regina perdutamente. La complicata e misteriosa vita del giovane sconosciuto porterà Regina ad un eclatante colpo di scena. Inoltre, i misteri della sua famiglia spingeranno Regina in un baratro emotivo, nel quale ne uscirà, almeno apparentemente, solo grazie all'aiuto di un affascinante uomo, che ben presto si rivelerà tutt'altro che il suo salvatore. Regina si ritrova così ad affrontare complotti, bugie e minacce capendo a proprie spese che non si può lottare con il proprio cuore.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Mi alzo dal letto ancora assonnata. Maledetta sveglia, suona troppo presto la mattina e maledetta me, che vado a letto appena tre ore prima che suoni. Raggiungo il bagno a fatica, sorretta da quella poca forza di volontà che mi rimane. Accidenti a Selvaggia e ai suoi Martini, ho la testa che mi scoppia. Mi osservo allo specchio, e nonostante le poche ore di sonno, il mio viso sembra riposato. Anche i miei capelli con un colpo di spazzola staranno a posto. Diamine, tra un’ora dovrei essere in ufficio, invece sono ancora qui a fissarmi allo specchio. Cerco disperata di fare più in fretta possibile. Apro la mia enorme cabina armadio, che è quasi più grande della camera da letto, e in pochissimo tempo, nella mia mente riesco già a focalizzare, il completo perfetto. Tiro fuori, una magnifica gonna a tubo color grigio antracite, una leggerissima blusa di seta color bianco e meravigliose Jimmy Choo Agnes color nero. Eh si, le scarpe sono la mia passione!
Fortunatamente, non sono come tante donne, che si tormentano e tentennano dinanzi al proprio guardaroba. In realtà, non sono mai stata angosciata o preoccupata di cosa indossare, anzi so sempre in ogni occasione come vestirmi.  Merda! Fisso l’orologio, sono già le otto e trenta, il tempo per truccarmi adeguatamente non c’è, quindi opto per un trucco leggero ed elegante. Un po’ di correttore, le poche ore di sonno sulle mie occhiaie si vedono e come,  fondotinta in polvere, (è più facile e veloce da stendere) mascara ed in fine un tocco di blush color pesca, perfetto per il mio incarnato. Raccolgo in un
piccolo chignon i miei capelli, cercando di tirarli tutti ma due piccole ciocche mi cadono sugli occhi. Mi dirigo in cucina, dove c’è Agnese, la mia colf, di certo mi starà aspettando per la colazione. “Buongiorno Regina, il caffè è pronto!” Esclama premurosa. In effetti, in questo momento per svegliarmi del tutto ci vorrebbe proprio il caffè di Agnese.“Ci sono anche i cereali integrali, latte parzialmente scremato e succo d’arancia appena fatto.” Prosegue dolce.
 Lei si, che sa come coccolarmi di prima mattina. La considero come una seconda mamma, sempre molto affettuosa e premurosa. Anzi a pensarci bene, non credo, che mia madre sia stata qualche volta premurosa con me. Tanto meno, che mi abbia mai preparato la colazione.
“Agnese non faccio colazione, sono tremendamente in ritardo.” Le dico affannata, mentre cerco di capire dove ho lasciato il mio bracciale.
“Regina, non puoi andare a lavoro con lo stomaco vuoto. La prima colazione è molto importante.” Mi dice, guardandomi con biasimo.
“Ma sai dove è finito il mio tennis? Sono tornata talmente tardi stanotte, che non ricordo neanche di averlo tolto.” Le rispondo, non prestando minimamente attenzione alle sue parole. In questo momento l’unica cosa di cui mi importa è ritrovare quel benedetto bracciale. E’ un bellissimo tennis con smeraldi. Lo considero un porta fortuna, ed è per questo che non me ne separo mai.
“Si, è sul mobile all’ingresso. Era a terra!” Esclama contrariata.
“A terra? Il mio tennis? Mah, non ho la più pallida idea di come sia finito li.” Le dico sorpresa. Effettivamente, non ricordo quasi nulla di ieri sera.
Recupero la mia 24 ore dal tavolo, sulla porta le lancio un bacio con le labbra, lei sorride e ricambia. Agnese è una bella donna di mezza età, con capelli biondi e occhi neri. Ciò che adoro di lei, è che è sempre disponibile e affabile, non solo verso di me, ma anche con tutte le persone, che frequentano casa mia. E’con me da molto tempo oramai, già quando abitavo a casa con i miei, era lei che si occupava di me. Praticamente mi ha vista crescere e quando ho scelto di andare a vivere da sola, lei ha voluto seguirmi e ne sono stata davvero felice. 
Sono in macchina, a bordo della mia nuovissima e magnifica Alfa Romeo Giulia color bianca. Accendo lo stereo. Scorgo il dito sulla mia playlist. Ho bisogno di qualcosa che riesca a svegliarmi. Si, questa è perfetta. Time of OurLives-Pitbull Ft Ne-Yo. L’adoro! In questo momento andrei ovunque, meno che a lavoro. Davanti a me un insormontabile fila di macchine. Fortuna, che la mia Giulia è molto comoda. La distanza che divide casa mia dall’ufficio non è molta. Potrei persino andarci a piedi. Ma sono troppo pigra per rinunciare all’auto. Senza parlare delle mie scarpe. Di certo non sono state create per camminarci su. Sto raggiungendo, gli uffici della Marchesi S.p.A. in via Alessandro Manzoni, Milano. Un raffinato e lussuoso palazzo situato in una delle strade più glamour della città. Questa è l’azienda in cui lavoro da più di due anni ormai, da quando ho terminato l’università. E’ una delle più grandi aziende di produzione di gioielli del nord Italia, ed è anche l’azienda della mia famiglia. Arrivo di corsa nell’atrio, dove c’è Carlotta, la receptionist. Mi accoglie con un enorme sorriso, quasi di sollievo.
“Giorno Carlotta, ci sono messaggi per me?” Le dico con voce affannata.
“Oh, Signorina Regina, ha dimenticato di nuovo l’assemblea. E’ iniziata già da un’ora. Suo padre ha chiesto di lei, era molto seccato.” Mi dice con tono preoccupato. Merda … l’assemblea! Come faccio ad essere così idiota?
Mi ritrovo con gli occhi sgranati mentre sento una voce alle mie spalle. Sono impietrita. Cerco di trovare una scusa plausibile. Le mie mani iniziano a sudare e il cuore mi batte in petto.
“Regina!” “Oh no …” La sua voce è bassa.
Questo è preoccupante. Faccio un respiro profondo mentre cerco di dominare l’ansia. Mi volto e i miei occhi di color miele spaventati, incontrano i suoi occhi chiusi a fessura.
“Papà!” Esclamo. La mia voce è piatta e rauca.

 


“Regina, sai che ore sono?” Incrocia le braccia.
“Si papà, scusami e che … “Non mi consente di finire la frase.
“Sono stanco di questo tuo comportamento, sono completamente sfinito dai tuoi continui ritardi.” Mi urla contro.
“Scusami. C’era troppo traffico e poi … “ Gli dico per giustificarmi, ma mi interrompe prima che io possa finire.
“Regina, non propinarmi queste ridicole scuse. Nell’assemblea di oggi dovevi presentarci i disegni per la nuova collezione. Dove sono?” Oh Cavolo, ha di nuovo il timbro di voce basso.
“Non li ho terminati.” Gli dico a testa bassa.
“Il fatto che io sia il Presidente, non ti autorizza ad arrivare in ritardo e soprattutto non ti autorizza a essere negligente nei compiti che ti vengono affidanti. Sei brava nel creare gioielli, nei tuoi disegni metti fantasia ed eleganza, ma vorrei che mettessi lo stesso impegno con cui scegli scarpe e vestiti, nel lavoro. Vorrei che iniziassi a crescere.” Mi dice perdendo la pazienza. Poi, non mi degna di uno sguardo, e va via. Caspita … Ho fatto arrabbiare tante volte mio padre, ma credo che stavolta sia proprio furioso. Fortunatamente non è un tipo rancoroso. Mi guardo intorno imbarazzata. Noto con attenzione, che la ramanzina di mio padre è stata ascoltata da tutti con molta attenzione. Sono sbalordita dalla quantità di persone presenti lì in quel momento. Faccio un bel respiro, e come se nulla fosse, mi avvio verso l’ascensore. Mentre attraverso l’enorme atrio, rigorosamente tutto rivestito di marmo, mi accorgo, che in un angolo, in disparte ad assistere alla graziosa scenetta, c’è il nostro Direttore Finanziario, Delfina Costa. Un metro e settanta di infinita arroganza, grandi occhi marroni e una folta chioma bionda. Mi guarda sorridendo, un sorriso finto e superbo. Esattamente, come lei. Mi affretto ad arrivare all’ascensore. Ad un tratto la sento volteggiare sui suoi tacchi vertiginosi. Oh no, sta venendo verso di me. Sono di fronte all’ascensore, mentre Delfina si posiziona accanto a me.
“Regina, cosa è successo stamattina, non hai sentito la sveglia?” Mi domanda, prendendomi palesemente in giro.
“Certo! Semplicemente, ho avuto alcune commissioni da sbrigare.” Le rispondo sicura di me.
“Ah, peccato che tuo padre di queste commissioni non sapesse nulla. Altrimenti perché farti una paternale davanti a tutti, non credi?” E’ chiaro, che mi sta provocando. “A proposito, oggi in assemblea si sarebbe dovuto discutere dei disegni della nuova collezione, sono pronti?” Continua autoritaria. Mantieni la calma Regina …
“No, cioè si, ehm ..sono quasi terminati. Mancano gli ultimi ritocchi.” Borbotto impacciata e lei mi rivolge un mezzo sorrisino  ironico. Le porte dell’ascensore si spalancano, mentre lei se ne va.   “Perché vai via, non dovevi salire?” Le chiedo guardandola  disorientata.   
“No Regina, ho un appuntamento con dei clienti, mi sono fermata   solo per ricordarti che disastro che sei e quanto tuo padre si vergogni di te. A più tardi!” Mi dice nel modo più snob e arrogante, che possa esistere. Io resto lì immobile a bocca aperta. Entro in ascensore, premo il pulsante del secondo piano, ancora
sconvolta dalle sue parole. Quella stronza rifatta, solo perché se la spassa con mio padre, crede di avere il diritto di parlarmi in questo modo. Le porte dell’ascensore si aprono, sto raggiungendo il mio ufficio e le parole di Delfina mi ronzano ancora nella testa. Entro nel mio ufficio dove c’è Gerardo Greco, l’addetto all’evoluzione dei nostri prodotti e al perfezionamento della nostra produzione.
“Ciao Regina, ben arrivata. Lo sai, che stamattina c’era l’assemblea?” Mi domanda. Accidenti, stamattina incontro solo persone, che mi ricordano di aver mancato all’assemblea.
“Si Gerardo, lo so. Sei solo la quarta persona, che me lo ricorda.” Gli rispondo seccata.
“Ah, capisco. Posso domandarti se i disegni sono pronti, o rischio di essere linciato da te?” Mi chiede sorridendo.
Chiudo gli occhi, faccio un grosso respiro e tiro fuori l’aria con molta enfasi.
“Va bene Regina, ho capito. Me ne vado, chiudo la porta e faccio in modo che nessuno ti venga a disturbare, nella speranza, che i tuoi disegni siano pronti entro oggi. La produzione non attende.” Continua. Mi fa l’occhiolino e se ne va. Sono molto affezionata a Gerardo, lui motiva gli artigiani orafi nel ricreare i gioielli da me disegnati, ed è in parte solo grazie a lui se i miei disegni prendono vita.
Mi siedo alla mia lussuosa ed elegante scrivania per terminare i disegni e in poco tempo mi ritrovo completamente assorbita dal mio lavoro.
Guardo l’ora. Accidenti, le quattro del pomeriggio. Noto, che Gerardo è stato di parola, nessuno ha osato bussare alla mia porta. Finalmente, i miei disegni sono completati, anche se mi è toccato saltare il pranzo. Il mio telefono squilla, è mia madre, mi telefona da Marsiglia, Francia. E’ una dottoressa, specializzata in chirurgia estetica. Lì vive insieme alla mia pestifera sorellina quattordicenne Diletta e al suo nuovo compagno August Dupont, anch’esso medico e proprietario della clinica privata in cui lavorano insieme. Di sicuro mi starà telefonando per riempirmi di domande. Voglio bene a mia madre ma i suoi interrogatori mi agitano.
“Pronto mamma … “ Cerco di suonare più calma possibile.
“Ciao Regina, come stai? Non ti sarai dimenticata della tua bellissima mamma spero?”
“No mamma, come potrei?”
“Non fare l’ironica con me. E’ normale per te, che per mesi interi non riesci a trovare un minuto libero per farmi una telefonata?”Domanda isterica.
“Mamma lo sai, che sono sempre molto impegnata. Figurati, che oggi non sono neanche riuscita a pranzare.”
Le confesso ingenuamente.
“Non sei riuscita a pranzare? Significa, che finalmente hai preso il tuo lavoro sul serio.” Sento un filo di orgoglio nella sua voce
“Si, è così …” L’assecondo. Se sapesse tutte le volte che manco alle assemblee e tutti i miei continui ritardi.” “Tutto ok Diletta? La scuola come va?” Proseguo e parlando di Diletta cerco di cambiare parentesi.
Successivamente, mi ritrovo un orecchio gonfio dalle mille chiacchiere di mia madre e guardando l’orologio, mi accorgo che sono le sei. Ahimè, due ore di interminabili domande. Il mio stomaco brontola, già sto pregustando l’ottima cena di Agnese. Non resisto. Raccolgo le mie cose, lascio i miei disegni sul tavolo cosicché Gerardo riesca a trovarli e mi avvio all’uscita. Mentre sono in macchina, squilla il mio telefono. E’ Selvaggia!
“Ciao Selvaggia dimmi.”Le dico annoiata.
“Ehi, che cos’è questo tono? Ci si comporta così, con la persona, che ti ha fatto passare una delle notti più belle della tua vita?” Mi domanda irrequieta.
“Selvaggia, grazie alla tua magnifica notte, stamattina ho mancato l’assemblea.” Le rispondo acida. 
“Regina mi dispiace. Ma voglio ricordarti, che la colpa non è propriamente mia. Quando inizi a bere non sai contenerti.”Mi dice critica, e io odio essere giudicata, ma non posso darle torto. Me la prendo sempre con lei, incolpandola di questo mio stile di vita sfrenato, ma la realtà è che non so mai quando fermarmi.
“Spero solo, che il vecchio Lanfranco non si sia infuriato troppo.” Continua divertita.
“Scherzi? Papà era su tutte le furie. Mi ha detto che vorrebbe, che io mettessi più impegno nel mio lavoro, e che iniziassi a crescere.” Le confido dispiaciuta. Ad un tratto sento una forte risata dall’altra parte del telefono. Sgrano gli occhi dal nervoso.
“Selvaggia, che cazzo hai da ridere?” Le dico furiosa.
“Scusami … non volevo ridere di te, solo che, esaudire la richiesta di tuo padre la vedo un po’ difficile.” Continua ridendo.
“Forse ti stai confondendo con il tuo di padre, che di delusioni da te ne ha avute a sufficienza. Non ho intenzione di continuare a deludere il mio.” La presunzione si impossessa di me.
“Certe volte riesci ad essere davvero stronza!” Esclama offesa.
Il suo timbro di voce è cambiato, sento di aver esagerato. In fondo però ho solamente detto la verità, è lei che è troppo suscettibile sull’argomento.
“Dai, adesso non fare l’offesa. Si può sapere perché mi hai chiamata?” Le chiedo, provando a recuperare.
“No tranquilla non sono offesa. E comunque ti ho chiamata solo per sapere se ti andava di venire a cena.” Mi chiede poco cortese.
Sento che è ancora arrabbiata con me. Cosa faccio? Se le dico di si sono sicura che farò un’altra volta tardi, ma se le dico di no, soprattutto dopo averla offesa, rischio di inimicarmela.
“Dai selvaggia va bene, passo a casa a cambiarmi ci vediamo dopo.  Però sia chiaro, non ho intenzione di fare tardi.” Le spiego chiara.
“Davvero hai detto di si? Cioè voglio dire ok. Tranquilla, andremo a letto come le galline.” Mi dice deliziata. Certe volte è proprio come una bambina, un attimo prima è arrabbiata con me e un secondo dopo, basta dirgli un semplice si, che è felice come una pasqua;
Sono davanti ad un raffinato ed elegante Bistrot, situato nel cuore di Milano. E’ il luogo ideale per ogni momento della giornata e devo dire, che è anche il nostro posto preferito. Attendo impaziente Selvaggia, appoggiata alla mia Giulia, quando la vedo scendere da un taxi. Cammina verso di me, su i suoi altissimi sandali di colore nero, abbinati a una gonna longuette dello stesso colore, un top crop colore bianco, una bellissima YSL classic medium monogram in blu royal e luminosi orecchini con zaffiri. “Devo ammettere, che Selvaggia ha molto buon gusto, ovviamente non paragonabile al mio.” 
“Come mai sei venuta in taxi? Aspetta, aspetta non me lo dire, è di nuovo dal meccanico?” Le dico beffarda.
“Regina, non essere crudele con me. Non è colpa mia se i SUV sono … delicati.” E’ davvero una bambina.
“Delicati? Selvaggia in un mese hai tamponato cinque auto. Non ti sembra il momento di passare ad un’auto più pratica?” Cerco di trovare le parole giuste, per non dirgli palesemente, che non è in grado di guidare un SUV.
“Stai scherzando?” Mi guarda basita.
“Come non detto!” Esclamo rassegnata.
“Per caso sei disposta tu a darmi uno strappo a casa dopo?” Mi chiede con uno smagliante sorriso.
“Ok, va bene! Ora possiamo entrare?” Chiedo affamata.
Siamo sedute al tavolo, mentre il cameriere prende i nostri ordini:
“Io vorrei come antipasto, delle capesante  con verdure in agrodolce e come primo, risotto agli scampi e basilico. Regina tu cosa prendi?” Mi chiede.
“Anche per me le capesante, ma come primo prendo il risotto alla milanese con tartare di tonno e caviale.” Le rispondo.
“Ottimo. E da bere?” Domanda cortese il cameriere.
“Champagne.” Gli dico solenne.
“Caspita, credevo volessi passare una serata tranquilla, bollicine eh?” Mi domanda divertita Selvaggia.
“Lo Champagne sta bene con le capesante.” Rispondo ingenua.
“Si certo!” Sa che è una scusa ma finge di assecondarmi. “Toglimi una curiosità, anche la tua mise è stata scelta per trascorrere una serata tranquilla?” Prosegue sfacciata.
Indosso una jumpsuit di colore nero con un profondo scollo sulla schiena e bellissime Louboutin Barbara. I capelli sono raccolti in una sexy coda di cavallo, scelta appunto per valorizzare la mia schiena  scoperta. 
 “Si, perché?” Le domando infastidita. Non mi piace essere giudicata.
“No, così. Curiosità.” Mi dice insinuando qualcosa.
“Solo perché non mi andava di fare tardi, avrei dovuto trascurarmi?” Domando acida e alzo un sopracciglio.
“No, certo. Dico solo, che non sai mai quanto contenerti. Poi finisce, che fai l’alba, arrivi tardi al lavoro e te le prendi con me.” Merda, a Selvaggia non sfugge nulla. Non mi piace il tono con cui mi sta parlando. Mi suona come un rimprovero. Sto per risponderla a dovere, quando il cameriere arriva con lo Champagne, e decido così di non rovinare la serata.
Dopo l’ottima cena e l’intera bottiglia di Champagne, Selvaggia ed io ci spostiamo al bancone bar. Sono al mio terzo Martini. Selvaggia al secondo. L’idea era di concludere la serata con un drink, ma è palese che ci siamo fatte prendere la mano. Nonostante tutto quest’alcool non siamo propriamente ubriache, solo molto allegre. Sto sorseggiando le ultime gocce dal mio martini, quando Selvaggia mi porge un colpetto sulla spalla e mi indica la porta d’ingresso.
“Quello non è Ludovico Acqua?” Mi chiede.
Nel momento in cui mi volto, sento fisso su di me la presenza di due grandi occhi neri che mi guardano. Sono profondi, insistenti oserei dire sfacciati. Non posso fare a meno di non rivolgergli un malizioso sorriso.
“Regina, non lo avrai chiamato tu vero?” Mi chiede stupita.
“Cosa? No!” Esclamo. In quel momento non riesco più a dare retta a Selvaggia. L’unica cosa di cui mi importa è scrutare Ludovico. Attraversa la sala come un divo. Tutte le ragazze si voltano ad ammirarlo, ma lui ha occhi solo per me. E devo ammettere, che questa cosa mi lusinga molto.
“Sarà venuto per bere qualcosa. Che problema hai? Non ti piace Ludovico?” Le chiedo sorpresa.
“No, non è questo. Solo che …” La interrompo, senza fargli terminare la frase.
“Dai rilassati e sii gentile.” Le dico quasi come se fosse un ordine.
Improvvisamente sento una forte e decisa mano scivolare lungo la mia schiena. Mi giro lentamente e lui ne approfitta per schioccarmi un dolce ma allo stesso tempo passionale bacio sulla guancia.
Respiro più profondamente e sento un ottimo profumo, intenso e avvolgente che mi inebria.
“Buonasera Regina.” Quasi sussurra il mio nome.
“Oh, ciao Ludovico.” Saluto cordiale, mentre lui continua a guardarmi come se fossi l’unica donna al mondo.
“Buonasera Ludovico.” Lo saluta Selvaggia in maniera non tanto educata.
“Ah, ciao Selvaggia.” Le rivolge un freddo e rapido sguardo. Sembra proprio non accorgersi della sua presenza.
“Allora, sei venuto per bere qualcosa?” Chiedo cortese. Mi sta letteralmente divorando con gli occhi. Vorrei fare altrettanto, ma sono distratta dall’atteggiamento nervoso di Selvaggia. In tanto il telefono di Ludovico squilla.
“Scusatemi un attimo. E’ Giorgio!” Esclama, ed educatamente si allontana a rispondere.
“Prego …” Gli dico mentre lo guardo allontanarsi.
“Visto che cafone?” Non perde un secondo Selvaggia.
“Ah Dio mio. Ti vuoi rilassare?” Le dico sfinita. Mi sta mettendo molta ansia.
“Certo, per te è uno spasso. Ti sbava addosso.” Selvaggia sta seriamente mettendo alla prova il mio sistema nervoso.
“Dai, vedrai che ora spunta fuori un cavaliere anche per te.” Provo a coinvolgerla.
“Ma che intenzioni hai? Ti sta dietro da una vita e proprio stasera decidi di dargliela?” Chiede arrogante.
“Selvaggia, non essere volgare!” Esclamo arrabbiata.
“Senti Regina è quasi mezzanotte …”
“E quindi?” Domando interrompendola. 
“E quindi nulla, non eri tu quella che non voleva fare tardi?” Mi  volto di scatto verso di lei. Nelle sue parole sento una vena di rimprovero. Un po’ come si fa con i bambini, quando stanno per  combinare un guaio. Odio profondamente questa sensazione. Quando mi sento così, rischio di dire cose di cui poi potrei pentirmene. Fortunatamente, in quel preciso momento fa ritorno Ludovico, accompagnato da Giorgio Bellini. Anch’esso affascinante e facoltoso rampollo.
“Signore, vi ho portato un amico.” Ci dice Ludovico.
“Ah, ciao Giorgio. Anche tu qui?” Chiedo cortese e felice di vederlo.
“Si, ho chiamato Ludovico per passare la serata insieme. Poi mi ha detto che era qui, in ottima compagnia e non ho potuto fare a meno di raggiungerlo.” Parla con me ma in realtà è Selvaggia che continua a fissare. Finalmente, speriamo che almeno così si rilassi un po’.
“E ci dobbiamo credere? Di piuttosto che sei venuto per il buon cibo o per assaggiare qualche prelibatezza al cioccolato.” Provo in tutti modi a scaldare l’atmosfera. Vedo Selvaggia più tesa che mai e questo mi infastidisce molto. 
“Beh Regina, stasera sarei veramente intenzionato ad assaggiare qualche prelibatezza, ma non di certo quelle al cioccolato.” Si rivolge verso di noi Giorgio, ma è palese che si riferisce a Selvaggia.
Io e Ludovico ridiamo un po’ imbarazzati. Cercando di non fargli pesare troppo la battuta di pessimo gusto. In tanto Selvaggia sorseggia le ultime gocce dal suo martini, in un modo abbastanza infastidito, quando d’un tratto si volta di scatto verso di me.
“Regina, ce ne vogliamo andare?” Mi chiede, come se quei due poveracci non esistessero. Usando un comportamento a dir poco grezzo.
“Selvaggia cosa dici? La serata è appena iniziata.” Faccio un mezzo sorriso imbarazzato. Mi sforzo di suonare calma.
“Non volevi tornare a casa presto?” Mi dice altezzosa.
 Oh no, di nuovo quella sensazione. Questa volta è indomabile. Non posso, mi sforzo di riflettere sulle parole che mi stanno per uscire da bocca. Ma non ce la faccio, cedo.
“Selvaggia quella è la porta.”
“Ma lo sai che sono senza auto.” E’ incredula.
“Beh, qual’ il problema? Chiama un taxi. Sei venuta con quello o sbaglio?” Sono più acida che mai.
“Se ti fa piacere, posso accompagnarti io.” Timidamente, Giorgio fa un ultimo tentativo.
“No grazie, preferisco il taxi.” Lo liquida in tre secondi.
“Bene. Allora prendi il tuo bel taxi e togliti dalla mia vista.” Le dico da vera stronza.
“Va bene. Allora goditi la tua serata. Spero solo che domani mattina tu non te ne debba pentire.” Nei suoi occhi leggo molta amarezza. Erano quasi lucidi dalla collera. So perfettamente di avere esagerato ma la colpa è sua. Solo per un suo capriccio io avrei dovuta sacrificare la mia serata con Ludovico. Domani le farò una telefonata e tutto tornerà come prima.
“Ma perché si comporta così? Pensare che è così una bella ragazza.” Mi chiede incredulo Ludovico.
“Si hai ragione, è molto bella Selvaggia, con i suoi capelli color cioccolato e gli occhi azzurri è riuscita a far perdere la testa a tanti ragazzi. Purtroppo però, un brutto giorno ha incontrato colui che io chiamo, arrogante, imbecille, maschilista e se ne innamorata perdutamente. Nonché ora sia fidanzata, anzi lui si ritiene più libero che mai, ma la poverina spasima per lui.” Racconto questa storia quasi disgustata. Figuriamoci, rovinarmi l’esistenza per un uomo. Soffocare le mie passioni per rimanere fedele a un essere che alla prima occasione mi tradirà. E quel che è peggio sopportare assurde gelosie. No, non fa per me.
“Mi dispiace Giorgio, stasera sei rimasto a bocca asciutta.” Gli dico divertita.
“No, non credo …” Mi dice e fa un lieve cenno con la testa. Il suo interesse è rivolto a due gatte morte, sedute ad un tavolo in fondo.
“Beh Giorgio, se ti accontenti di così poco ..” Purtroppo non tutti gli uomini hanno buon gusto. Ci saluta frettolosamente e se ne va, lasciando me e Ludovico da soli.
“Regina, credo che tu non sia mai stata nel mio nuovo appartamento. Ci terrei molto a fartelo vedere.” Le parole di Ludovico sono ricche di desiderio. La sua voce mi accarezza dolcemente.
“No, non ci sono mai stata. Ma non so se questo sia la serata giusta per mostrarmelo.” Lo stuzzico un po’. Non voglio che pensi che finalmente sia riuscito a conquistarmi. Anche se ho intenzione di portarmelo a letto dal momento in cui lo visto entrare dalla porta d’ingresso.
“Dai, certo che questa è la serata giusta. E’ venerdì sera, domani non lavori.” In effetti, questa sarebbe la serata ideale.
“Acqua, e con questo cosa vuoi dire? Hai intenzione di fare l’alba?” Credo, che i martini stiano iniziando a fare effetto. Mi sento leggera
e completamente su di giri.
“Non so se faremo l’alba, ma sono sicuro, che ci vorrà tempo per visitare casa mia. Sai, è molto grande.” I suoi occhi sono sempre più intensi;
Siamo fuori al Bistrot. Decido di lasciare la mia Giulia parcheggiata qui. Domani non andrò a lavoro e avrò tutto il tempo per venirla a recuperare. Salgo sull’elegante e lussuoso Porsche SUV Macan S di Ludovico. Caspita, quest’auto è proprio stupenda. E’ leggera e grintosa ma anche molto sofisticata, proprio come lui. Con questo gioiellino ci facciamo spazio tra la folla e in un attimo eccoci arrivati. Ludovico apre la portiera del passeggero e molto educatamente mi aiuto a scendere. Ci incamminiamo nel palazzo, lui mi prende per mano e mi guida con dolcezza al suo appartamento. Si tratta di un meraviglioso attico in pieno centro e a pochi passi dal Duomo. E’ tutto molto moderno e funzionale, l’ideale per un ragazzo single. Appena entrati ci accoglie un magnifico salone, molto spazioso e luminoso, soffici divani e molte finestre che danno vista alle mille luci di Milano. Sulla destra, in un angolo del soggiorno, c’è una deliziosa zona cucina tutta in perfetto stile industriale.
“Ti va qualcosa da bere?” Mi chiede, mentre si avvicina e mi avvolge con fermezza verso di lui. Fingo di opporre resistenza, ma mi abbraccia con vigore, facendo cadere la mia 2.55 a terra. 
“Credo che sia meglio di no.” Gli dico con un filo di voce. Mi stringe così forte, che quasi non riesco a respirare.
“Non sai, quante volte ho sognato di stare qui, così … con te” Mi sussurra lento e delicato.
 “Beh, ora sono qui …” Gli dico ansiosa di procedere. Il suo respiro
diventa sempre più intenso. E in un secondo sono travolta dalla sua passione. Ci spostiamo in camera da letto, dove con molto stupore trovo un bellissimo letto a baldacchino. Ovviamente creato con i materiali più moderni ma con elegantissimi drappeggi a volte. Scorgo una grande finestra. Mi avvicino, per guardare anche da qui la bellissima Milano di notte. Lui si avvicina, posa una mano sui miei fianchi e mi bacia sulla nuca. Con un movimento deciso, tira giù la zip della mia jumpsuit e in un attimo, ci abbandoniamo alla libidine.

Questo è il primo capitolo di un intero romanzo … il mio romanzo.  Pubblicherò un capitolo alla volta sperando di appassionarvi e coinvolgervi in una storia che è stata definita “fuori dagli schemi” . Lasciate commenti, anche negativi se volete, purché costruttivi.

 

   
 
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