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Autore: _BlueLady_    16/04/2019    0 recensioni
Comincia tutto con un caso. Un piccolo incidente sovrappensiero. Poi succede ancora. E ancora. E ancora. E allora Adrien comincia a pensare che non si tratti più di semplici coincidenze, ma che qualcosa di strano - di Miracoloso? - sta accadendo al suo corpo, qualcosa che va oltre il semplice prendersi troppo sul serio come supereroe. E quando il limite viene oltrepassato, poi diventa difficile tornare al punto di partenza. Forse.
[Raccolta di One-shots dedicate ad Adrien/Chat Noir, e al suo "felinizzarsi" a poco a poco]
Dodici proverbi dedicati ai gatti, per i gatti, sui gatti. Perché se vi siete mai chiesti come può essere la vita di un felino, beh, ora avrete modo di scoprirlo.
#1. Impasto - "Avere le zampe in pasta"
#2. Nastro - "Agli occhi dei gatti, tutto appartiene ai gatti"
#3. Penna - "Tetto che non piove, gatta ci cova"
#4. Farfalla - "Quando il gatto non c'è, i topi ballano"
#5. Fusa - "I gatti atterrano sempre sulle zampe"
#6. Soffio - "Il gatto che oggi lecca, domani graffia"
#7. Sacchetto - "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco"
#8. Piume - "Una bella gatta da pelare"
#9. ???
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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7.
SACCHETTO

*
“Non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco”
 
- Sono a casa!-
Marinette si annunciò ai genitori non appena varcata la porta di casa, trovando la madre ad accoglierla con un sorriso.
- Bentornata, tesoro. Spero che la tua giornata di scuola sia andata bene – la salutò, schioccandole un tenero bacio sulla fronte – Io e papà usciamo a far spesa. Ho appena vuotato una lavatrice, e ho portato il sacco della tua biancheria pulita su in camera. Ti dispiacerebbe darci un’occhiata, e sistemarla?-
- Certo mamma, vado subito –
Si diresse su per le scale, mentre lo scrocco della porta al piano di sotto annunciava che i genitori erano appena usciti di casa.
Come entrò nella penombra della sua camera, riconobbe il sacco della biancheria poggiato ai piedi del letto. Era piuttosto consistente, quella settimana. Eppure non le sembrava di aver utilizzato così tanta roba in quei giorni.
Sospirando, si rimboccò le maniche e fece per afferrare i lembi della stoffa dell’enorme sacco per scaraventare tutto sul letto e dividere la biancheria per tipo e colore, ma subito si fermò non appena constatò quanto risultasse pesante.
- Che diavolo…- prese a balbettare, e subito indietreggiò impaurita non appena percepì la stoffa muoversi, quasi fosse dotata di vita propria.
Prima che potesse anche solo strillare spaventata, riconobbe un’enorme sagoma nera emergere dalla marea di vestiti ubriaca di stanchezza, quasi avesse dormito lì dentro tutto il giorno.
Marinette spalancò gli occhi, sbiancò, si paralizzò.
- CHAT!- esclamò poi, con un tuffo al cuore.
L’eroe ancora mezzo assonnato si stropicciò un occhio, sbadigliando.
- Mh?- mugugnò solo, guardandosi intorno stranito quasi a domandarsi cosa diamine ci facesse in camera di Marinette – Buongiorno, Principessa – la salutò, con fare disinvolto.
La ragazza, piuttosto seccata e sconcertata, nemmeno ricambiò il saluto.
- Come diavolo sei entrato in camera mia? E soprattutto, cosa diamine ci fai lì dentro? – chiese stizzita, e anche un po’ imbarazzata.
Il gatto nero posò lo sguardo in basso, realizzando dove aveva immersi gambe e piedi.
- Ah - fece poi, ridacchiando nervosamente – E-Ero venuto a fare due chiacchiere, ma ancora non eri tornata. Così mi sono messo comodo, in attesa che rientrassi –
- E ti sembra il posto giusto per mettersi comodo ad aspettarmi?!- abbaiò lei in risposta, evidentemente innervosita – Come ti è saltato in mente?!-
Chat Noir alzò le spalle sorridendo imbarazzato, mentre tirava fuori uno dopo l’altro i piedi dal suo confortante rifugio, e lo porgeva con garbo ad una scioccata Marinette.
- Scusami, Principessa. Non so davvero che mi è preso – asserì avvilito, senza sapere che altro dire data la situazione paradossale in cui si era cacciato.
Per la verità, nemmeno lui riusciva a spiegarsi perché, tra tutti i posti possibili, avesse scelto proprio il sacco della biancheria pulita di Marinette per crogiolarsi nel suo pisolino. Era stato come un richiamo irresistibile, più forte di lui, al quale proprio non era riuscito a trattenersi. Aveva notato la fessura semiaperta, tanto da farci passare la testa, e subito ci si era sistemato, trovandolo il luogo più confortevole del mondo. Tanto comodo, da appisolarcisi dentro.
- P-potresti per favore uscire, adesso? Ho da sistemare delle cose – gli chiese lei dopo un istante di imbarazzante silenzio, cercando di mantenere un certo autocontrollo.
- A-ah, s-sì. Certo, v-vado subito -
Rizzò le orecchie, scrollandosi di dosso un paio di mutandine rosse a pois neri che gli erano rimaste impigliate alla coda, porgendole con un atteggiamento sommesso e colpevole a Marinette.
- L-le tue mutandine…- bisbigliò, senza sapere se ridere o piangere dalla vergogna. Avrebbe voluto sotterrarsi.
Lei gliele strappò di mano, nascondendole alla sua vista, assieme a tutto il contenuto del sacco.
Chat Noir era consapevole di aver fatto fin troppo per quel giorno, ma nonostante tutto rincarò la dose.
- …sono così soffici. E hanno anche un buon odore – si lasciò sfuggire, incapace di trattenersi, come se improvvisamente l’istinto avesse ancora una volta dominato sulla ragione, facendogli dare aria alla bocca prima che la mente potesse porre un filtro su quello che stava per dire ad alta voce.
Marinette sbiancò, boccheggiò, deglutì, diventò paonazza di vergogna.
- ESCI SUBITO DI QUI!- strillò, lanciandogli dietro lo stesso paio di mutande che lui le aveva restituito un secondo prima.
Chat Noir si fiondò sul balcone, rosso di vergogna, ripromettendosi che la prossima volta che sarebbe venuto a farle visita – e avrebbe lasciato passare più tempo del solito prima di farsi rivedere, questa volta – avrebbe aspettato pazientemente fuori, se l’amica non fosse stata ancora presente in casa.
Marinette, dopo un primo istante di sgomento, chiuse le ante del balcone, sbuffò, raccolse da terra le mutandine a pois sentendosi pervadere ancora una volta dall’imbarazzo, raggiunse il sacco della biancheria fattosi improvvisamente più leggero.
Lo prese tra le mani, ci rovistò dentro, non senza arrossire di nuovo, sbuffò un’altra volta.
- Stupido gattaccio pervertito – mormorò, lasciandosi scappare una risatina isterica.
Adesso le toccava rimettere tutto in lavatrice.

Angolo Autrice:

Hola, hola, hola!
Che lo vogliate o no, sono di nuovo qui! 
Eh sì, perchè se non si era notato ho una raccolta da finire che procede a rilento, quindi è meglio rimboccarsi le maniche.
Il detto lo conoscete tutti, l'amore dei gatti per il nascondersi nei posti più improbabili anche. La mia, per esempio, la trovo sempre nascosta in armadi, buste di plastica, coperte... una volta rischiai di schiacciarla col mio dolce peso perchè si era infilata sotto al cuscino del divano (quello da seduta, N.B) e un'altra volta rischiavo di portarmela in università con me nascosta nella borsa.
E la passione per la biancheria appena lavata e i capi appena stirati è un altro grande clichè... dunque ho deciso di prendere due piccioni con una fava.
Povero Adrien, scambiato per un pervertito. Ah, se solo Marinette sapesse che sotto la maschera di Chat Noir a farle un complimento sulle sue mutandine è stato proprio lui...
Vi è piaciuto il capitolo? Fatemelo sapere!
Un grazie a chi ancora mi segue (so che ci siete, anche se siete nascosti!)
Baci a todos

_BlueLady_
  
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