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Autore: Teo5Astor    17/04/2019    19 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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12 – Due cuori sotto lo stesso cielo
 
 
 
29 giugno
 
«Prince, lo conosci Yamcha Wolf della squadra di baseball?» chiedo a Vegeta nel magazzino del “Kame House”, mentre ci cambiamo dopo aver lavorato nell’orario di pranzo.
«Chi, quel mollusco che si atteggia a star della scuola solo perché è il capitano del club di baseball?! Conosco qualcuno della sua squadra perché ci alleniamo su campi vicini».
«Ti sta sul cazzo perché vuoi essere tu il più popolare della scuola?» lo provoco.
«Tsk! Io sono già il più popolare della scuola, pur essendo ancora solo al secondo anno. Quello è una mezza sega al mio confronto!»
«Non ne dubito, ma sappi che quando tornerò a giocare a calcio anch’io dovrai cedermi lo scettro, sarà inevitabile» ghigno.
«Vaffanculo, Rad… torna in campo e basta!»
«Lo so, lo so, Prince…» sospiro. «Ma ora ho bisogno di saperne di più su Wolf, giusto per capire se sentirmi in colpa o meno dato che gli sto facendo un torto. Ti ho già spiegato del casino con Lunch, no?»
Ho spiegato anche a lui tutta la vicenda, omettendo solo il dettaglio dei loop temporali. In questo momento, in fondo, è un problema secondario rispetto a gestire le tre settimane che mi aspettano da finto fidanzato di Lunch.
«Te ne dovresti sbattere dei sensi di colpa, Rad! Quello è un coglione, fa il figo solo perché ha successo tra le ragazze, stando a quello che scrive lui sul gruppo congiunto del club di calcio e di baseball che hanno messo su alcuni dei miei compagni» ringhia. «Ovviamente hanno messo dentro anche me, e, ovviamente, ho silenziato il gruppo e non interagisco mai. Però a volte mi capita di leggere le stronzate che scrivono».
«Quindi? Dammi una ragione per cui debba starmi sul cazzo anche a me» insisto.
«Ieri si lamentava che la sua ragazza non vuole farlo… dice di essere insieme a una del terzo anno di un’altra scuola, poi non so se sia una cazzata. Ci ha mica appena provato con Lunch?! Tsk!»
«Non sapevo avesse già la ragazza…» scuoto la testa, dopo essermi infilato la maglietta.
«Diceva che vuole mollarla se non gliela darà in fretta. E, in più, critica sempre le sue fantomatiche ex, vere o immaginarie che siano».
«Grazie, Prince. Era quello che volevo sentire. Ora posso comportarmi liberamente senza sentirmi in colpa».
 
Mi dirigo alla stazione, dove mi sono dato appuntamento con Lunch, e mi siedo su una panchina ad aspettarla. Lei non ha lavorato oggi, però è in ritardo. Già farei a meno di tutta questa storia, in più partiamo male, direi. Voglio aiutarla, ma spero davvero che questo periodo passi in fretta. Penso a Lazuli e a quello che starà facendo sul set a Kagoshima in questo momento. È il suo ritorno ufficiale su un set di un telefilm, una seconda prima volta per lei. Sarà tesa? Sarà emozionata? Dubito… lei è fredda come il ghiaccio e ha il cuore caldo come l’amore, se la caverà alla grandissima di certo!
«E-eccomi…» sento sospirare all’improvviso.
Mi volto e guardo Lunch in piedi davanti a me. È tutta rossa in faccia e ha lo sguardo rivolto verso il basso, mentre giochicchia nervosamente con le mani stringendole l’una nell’altra. Ha i capelli blu mossi e legati con il suo solito fioccone rosso, una camicetta sbracciata beige e degli shorts di jeans chiari. Anche la borsa che porta a tracolla è rossa, mentre i suoi sandali bassi sono beige come la camicetta. In mano, come sempre, ha il suo dannato cellulare.
«Hai la faccia più rossa della tua borsa perché sei arrivata in ritardo?» le sorrido.
«Di cosa ti lamenti?!» sbotta lei, improvvisamente grintosa. «Ci tenevo a prepararmi a dovere! E ad essere… beh, ad essere carina per te…» aggiunge sottovoce.
«In effetti sei carina oggi, dai…» sospiro, alzandomi e facendola diventare paonazza.
«N-non prendermi in giro! Anzi, dammi il tuo numero di telefono e tutti i tuoi contatti social, così dopo posso taggarti nelle foto che faremo e che posterò!»
«È già tanto che ho un telefono, figurati se uso i social…» sbuffo, camminando senza guardarla verso il treno che, nel frattempo, si sta fermando davanti a noi.
«Eh?! Ma come fai a vivere così?!»
«Perché? La gente muore se usa poco e niente il cellulare?»
«Certo! Io morirei!» esclama, irritata, mentre mi siedo a bordo del treno e lei si accomoda accanto a me, prima di sbadigliare sonoramente.
«Inizi già a sbadigliare? Avevi davvero voglia di uscire con me oggi, eh?» le sorrido sghembo.
«N-non è come pensi!» esclama, arrossendo. «Ho dormito poco stanotte».
«Quindi eri troppo nervosa per dormire all’idea di uscire con me?»
«No, ho messaggiato con le mie amiche fino alle due di notte!» ribatte Lunch, guardandomi di sbieco. «Poi ho guardato dei video buffi di cani e gatti e nel frattempo si è fatta mattina».
«Potevi andare a dormire se avevi sonno, no?» sospiro, scuotendo la testa.
«Ma non capisci?! Non posso essere la prima ad andare a letto!» sbotta lei, stringendo i pugni. La gente sul vagone si volta in nostra direzione. Io resto impassibile, cercando di non ridere, mentre lei abbassa la testa e arrossisce.
«Sì, ma almeno i video sugli animali potevi guardarli un’altra volta…».
«Tutte hanno scritto di averli già visti, dovevo stare al passo! Me li ha consigliata Lucy-chan, capisci?!»
«Che palle ‘sta Lucy-chan…» sbuffo.
«Ah, giusto! Devo scrivere sul gruppo cosa ne penso di quei video!» sorride Lunch, prima di cominciare a digitare furiosamente sul cellulare.
La osservo perplesso. Penso che non sarà per nulla facile aiutarla, e non solo per la storia di fare i finti fidanzati. Questa ragazza vive nel terrore del giudizio degl’altri, è veramente agli antipodi rispetto a me. Riusciremo a trovare un punto di contatto per lasciarci davvero alle spalle il loop temporale che ha generato? Fragile com’è, immagino ci sia sempre il rischio di ricadere dentro un nuovo loop. In più, umanamente mi spiace vederla così. Devo conoscerla meglio per poterla aiutare, però.
 
Cammino all’interno dell’acquario di Enoshima insieme a Lunch e non faccio che pensare a Lazuli. Ricordo che anche lei era venuta qui nel giorno in cui si è resa conto che stava scomparendo. Sorrido, mentre guardo una coppia di bellissimi pesci colorati nuotare insieme in un’enorme vasca. Mi manca. Cazzo, se mi manca.
«Wow! Senpai, ci sono gli squali!» esclama Lunch tutta eccitata, tirandomi per un braccio e facendomi tornare alla realtà. Sono felice che si stia divertendo, in fondo ho scelto io di venire qui. Forse per sentire Lazuli più vicina, non saprei. «Dai, facciamoci una foto davanti a questa vasca!»
«Devo per forza?» sbuffo.
«Ti prego, senpai! Ti pregooo!» mugugna, stritolandomi un polso.
«E va bene, va bene…» cedo, mentre lei si mette in posa al mio fianco e fa l’occhiolino rivolta al suo cellulare. Con una mano si stringe al mio braccio, mentre con l’altra forma una “V” con l’indice e il medio. Io mi sforzo di sorridere decentemente. Va che cazzo mi tocca fare.
«Hai la stessa voglia di vivere di un cadavere in questa foto» borbotta lei, guardandomi male, dopo aver visto l’immagine sul display.
«È la mia tipica voglia di vivere quella, allora» sbuffo, riprendendo a camminare con le mani intrecciate dietro la nuca. In effetti sono uscito di merda, pazienza.
«Dai, ti prendo in giro! Sei uscito carino nella foto!» esclama Lunch, correndomi dietro. La guardo negli occhi e lei sorride, sembra felice. Le sorrido anch’io, mentre mi avvicino alla gigantesca vetrata che ci separa dall’habitat dei pinguini.
«Adesso i nostri pinguini faranno tutti un tuffo per voi!» esclama in quel momento un’addestratrice all’interno della vasca con un secchio pieno di pesci in mano. Un gruppo di pinguini la guarda, sul bordo di un sentiero che dalla riproduzione di una scogliera porta a una specie di trampolino verso l’acqua. La donna comincia a camminare e tutti i pinguini la seguono, disponendosi ordinatamente in fila indiana e ciondolando ad ogni passo come solo loro sanno fare.
«Oh, uno sembra essersi appisolato!» esclama l’addestratrice, indicando un pinguino, in disparte, che non segue il resto del gruppo. È in piedi, con la testa appoggiata al petto e gli occhi chiusi. Li apre all’improvviso e si guarda intorno. Osserva il gruppo per un attimo, prima di decidere di camminare nella direzione opposta e di fermarsi a osservare la gente al di là della vetrata. Tutti ridono.
«Quel pinguino che se ne sta da solo in disparte ti assomiglia!» esclama Lunch, mentre le persone intorno a noi continuano a ridere divertite guardandolo.
«Tu invece sei quello iperattivo che apre la fila, scommetto!» ribatto.
«No, io sono l’ultimo della fila» risponde lei, abbassando la testa. «Quello che segue gli altri».
La guardo, in silenzio. Voglio vedere dove andrà a parare.
«Sai, io ammiro quel pinguino… quello come te» riprende, sospirando. Rialza lo sguardo e accenna un sorriso malinconico verso la vasca. «Non gli importa se tutti ridono di lui. Non gliene frega niente di seguire il gruppo se ha voglia di fare altro…».
«Dai, andiamo a fare due passi sulla spiaggia qua fuori» le dico, per cambiare discorso. «Ho voglia di vedere il mare, quello vero».
 
«Sai, alle medie non ero così come mi vedi adesso» dice Lunch, mentre passeggiamo sulla spiaggia. Mi mostra una foto sul suo telefono che la ritrae il giorno della cerimonia di consegna del diploma alla fine della terza media, quindi poco più di tre mesi fa. Ed è vero, è molto diversa seppur sia passato così poco tempo. Ha lo sguardo ancora più insicuro di quando si imbarazza abitualmente, mentre anche i capelli e in generale la sua postura mi sembrano molto differenti da oggi. È una ragazza timidissima e insicura quella che vedo nello schermo, non solo timida come quella che ho davanti oggi. Timida ma anche feroce, quando vuole, per essere precisi.
«È vero, eri una sempliciotta!» ghigno volutamente, per toglierle di dosso quell’aria malinconica che è calata su di lei.
«Ecco, lo sapevo! Non dovevo fartela vedere!» sbraita lei, mettendo il telefono in borsa con un gesto di stizza e arrossendo.
«Guarda che hai fatto tutto tu…» sorrido, voltandomi in direzione del mare.
«Vivevo a Fukuoka, poi mio padre ha dovuto trasferirsi qui per lavoro» mi spiega, guardando anche lei in direzione dell’orizzonte. «A scuola facevo parte di un gruppetto piuttosto anonimo, non avevo molte amiche. Per questo avevo tanta paura a venire qui a Fujisawa, così vicina a Tokyo e a persone che sicuramente avranno fatto più esperienze di me nella loro vita. Ero sicura che non avrei trovato amiche qui, che sarei stata presa di mira dai bulli» sospira, fermandosi. Mi fermo anch’io, e la guardo con la coda dell’occhio. «Per questo ho cominciato a truccarmi di più e ho cambiato pettinatura. Ho anche comprato tanti vestiti nuovi e alla moda. Ho persino imparato a nascondere il mio accento per sembrare una di qui, lo sai?»
«Ti piaci come sei ora?» le chiedo.
«Mi piaccio. Tantissimo, se devo essere sincera» sorride lei, tornando a guardarmi.
«Allora perché ti fai tutti questi problemi? Io proprio non ti capisco» ribatto. «Sei una rottura di palle, cara Lunch, quando cominci a farti troppe paranoie. Scusami, ma te lo dovevo dire!» esclamo, regalandole un sorriso sghembo.
«Come… come ti permetti?!» sbraita, stringendo i pugni e avvicinandosi minacciosa.
«Intendo che non importa quello che eri un tempo. Conta quello che sei ora, soprattutto se sei felice di come sei adesso» le sorrido. «A prescindere dalla motivazione, hai fatto di tutto per cambiare perché sentivi di volerlo fare, no?»
«S-sì» annuisce, arrossendo visibilmente.
«E ora ti piaci, giusto? Quindi non farti troppe seghe mentali su quello che possono pensare gli altri di te! Devi essere fiera di te stessa e di quello che hai saputo diventare. Hai lasciato mille chilometri di distanza tra la te stessa che non ti piaceva più e quella che ti piace adesso, dovresti andarne fiera. Non è da tutti».
Lei sorride, i suoi occhi sono lucidi. Riprendiamo a camminare, finché notiamo una ragazza dai lunghi capelli neri da sola in riva al mare, che sembra cercare qualcosa per terra.
«Ma quella è Mai-chan, una mia compagna di classe!» esclama Lunch. «Mai-chan!» la chiama, agitando una mano per salutarla.
«Se è come le altre tue amiche, auguri allora…» borbotto sottovoce, mentre ci dirigiamo verso di lei.
«L-lunch-chan!» risponde lei, un po’ intimidita. «S-senpai!» aggiunge, accennando un inchino in mia direzione. «Ti… ti chiedo scusa per averti giudicato male anch’io all’inizio, dopo quello che hai fatto ti sei riscattato alla grande, qualunque cosa tu abbia combinato alle medie!» aggiunge, tutta d’un fiato, col volto paonazzo e senza guardarmi.
Non mi stupirò mai abbastanza dell’effetto dirompente che può avere l’atmosfera sulla gente. Sono passato dall’essere considerato un criminale a diventare una sorta di nuovo idolo per le primine. Se continuo così, va a finire che divento il più popolare della scuola nonostante non me ne freghi un cazzo, altro che Prince o Wolf.
«Non preoccuparti» le sorrido.
«Stai cercando qualcosa, Mai-chan?» interviene Lunch.
«S-sì».
«Ti do una mano allora!»
«N-non serve!» ribatte Mai, imbarazzata, sgranando gli occhi. «T-tu fai parte del gruppo di Lucy-san…».
«Chissenefrega di gruppi e gruppetti, adesso ti aiutiamo noi» intervengo io, facendo un passo verso di lei e guardandola negli occhi. «In tre facciamo prima, no? Cos’hai perso?»
«V-vi ringrazio!» arrossisce nuovamente. «Mi si è staccato il ciondolo del cellulare che ho preso insieme alle mie amiche. È a forma di medusa, ce l’abbiamo tutte uguali».
«Ti è caduto qui in spiaggia?» domando, guardandomi intorno.
«S-sì… ti chiedo scusa per il disturbo!» si inchina di nuovo.
«Non devi scusarti» ribatto, prendendole il mento tra indice e pollice e costringendola a guardarmi in faccia. È paonazza, ma almeno è molto gentile per essere un’amica di Lunch. «Ok?»
«Anche se è un po’ strano non devi avere paura di lui!» aggiunge Lunch, ridendo.
«S-sì» sorride Mai.
«Eh?! Io, strano?!» sbotto, fingendomi offeso e facendole ridere entrambe. «Ma non è là in riva al mare il tuo ciondolo?!» esclamo, indicandolo sulla battigia a una decina di metri da noi.
«Sì, è quello!» grida Lunch, correndo in quella direzione. Sta infatti arrivando un’onda verso la spiaggia, pronta a risucchiarlo e portarlo con sé in mare.
«Attenta all’onda!» provo a dirle.
«Preso!» urla trionfale Lunch, sollevando verso l’alto il ciondolo proprio un attimo prima che l’onda la colpisca e le faccia perdere l’equilibrio, facendola cadere in acqua.
«Tutto ok?!» le chiede Mai, aiutandola a rialzarsi.
«Sì, ce l’ho fatta!» esclama felice Lunch, fradicia dalla testa ai piedi, restituendole il ciondolo.
 
 
30 giugno
 
«Hai preso freddo ieri tornando a casa coi vestiti bagnati?» chiedo a Lunch, alla fine della prima ora, raggiungendola nell’infermeria della scuola.
«Senpai!» esclama lei, mettendosi a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto.
«È venuta a dirmelo Lucy al cambio dell’ora» le spiego, avvicinandomi a lei e sedendomi su uno sgabello accanto al letto.
«Sto bene, adesso! Ho solo preso un po’ di raffreddore…».
«Ti va un’arancia? Te ne ho prese alcune al negozio qui vicino, farai bene a mangiare un po’ di vitamina C in questi giorni» dico, porgendole un sacchetto di carta pieno di arance.
«Lo sai che è contro le regole andarsene dalla scuola durante le ore di lezione?» mi chiede Lunch, con lo sguardo corrucciato.
«Sai cosa me ne frega delle regole!» rido.
«Dovresti essere in classe, adesso!» sbotta, guardandomi male. «Non voglio che ti cacci nei guai per colpa mia! Cosa dirai al professore?!»
«Ma sì, non preoccuparti… ho interrotto gli esami di metà semestre di tutta la scuola per urlare il mio amore a una ragazza, figurati se mi spaventa questo!» rido di nuovo.
«Già… hai fatto una bella dichiarazione quella volta…» sospira malinconica Lunch, distogliendo lo sguardo dal mio e stringendo con le mani il lenzuolo bianco.
Ma cos’ha all’improvviso?!
«Comunque dirò al professore che stavo cagando o che stavo vomitando, mi lascerò guidare dall’estro del momento!» rido di nuovo, per provare a far ridere anche lei.
«Tu sei pazzo, lo sai?» mi chiede Lunch, sorridendo e guardandomi di nuovo.
«Allora la vuoi o no l’arancia? Altrimenti me ne vado…» la provoco.
«La voglio» sbuffa lei, incrociando le braccia sul petto e girando la faccia di scatto. «Grazie».
«Ti devo imboccare o ce la fai da sola?» la provoco di nuovo, cominciando a sbucciare l’agrume.
«F-faccio da sola!» esclama, sgranando gli occhi e voltandosi in mia direzione, paonazza. Mi strappa di mano l’arancia e continua a sbucciarla. Il suo sguardo torna di nuovo malinconico.
«Senpai, dimmi una cosa…» sospira, a testa bassa. «Perché hai accettato la mia folle richiesta? E perché anche Eightenn-senpai è stata d’accordo?»
«Perché mi sembrava che avessi un disperato bisogno di aiuto» le rispondo sinceramente. «E io non abbandono chi ha bisogno di me. Lazuli la pensa così anche lei, non è la persona fredda che tutti pensano sia».
«Anche se ci conosciamo a malapena tu hai capito che avevo bisogno?»
«Guarda che non ci conosciamo a malapena, siamo compagni di calci nelle chiappe io e te!»
«Uffa, la mia era una domanda seria!» sbotta Lunch, mettendosi in bocca una fetta di arancia.
«Ora ti faccio io una domanda seria, invece: perché sei venuta a scuola se non stavi bene?»
«Perché non sarei potuta stare al passo coi discorsi di Lucy-chan e le altre se fossi rimasta assente oggi».
«Per un solo giorno?!»
«Anche un giorno potrebbe essere fatale! Potrebbero… beh, potrebbero escludermi dal loro gruppo».
«Potresti passare più tempo con Mai e le sue amiche. Mi sembrava una persona a posto, lei».
«Ma non capisci?! Lucy-chan e le altre sono le più popolari della classe e mi hanno scelta come loro amica!»
«Beh, se dovevi passare la mattinata in infermeria tanto valeva starsene a casa…» sbuffo.
«Sto da schifo perché non faccio altro che immaginare quello che staranno pensando i miei compagni di classe adesso di me, visto che sono finita in infermeria…».
«Ti fai troppi problemi».
«No, sei tu che non capisci! Come poteva starti bene essere considerato il reietto della scuola?! Essere deriso da tutti quanti?!»
«Guarda che non me ne frega niente di essere amato dall’intera umanità».
«Io voglio essere benvoluta da tutti, invece!» esclama Lunch, prima di abbassare la testa mestamente. «O almeno non voglio essere odiata…».
«A me basta il giudizio di una sola persona» ribatto prontamente, serissimo. «Anche se il mondo intero dovesse odiarmi, per continuare a vivere e a sorridere mi basterebbe sapere che quella sola persona ha bisogno di me» aggiungo, guardando poi fuori dalla finestra. Penso a Lazuli. E mi manca, cazzo. Stai guardando anche tu il cielo in questo preciso momento, Lazuli?
Lunch sgrana gli occhi e mi fissa intensamente, colpita dalle mie parole. Le sorrido, ma lei abbassa di nuovo lo sguardo.
«Grazie per le arance, senpai» dice malinconicamente. «Torna pure in classe, non voglio rischiare di attaccarti il raffreddore» aggiunge, prima di sdraiarsi di nuovo e coprirsi con le lenzuola, dandomi le spalle.
 
 
2 luglio
 
«Senpai, ti ho comprato delle pesche per sdebitarmi per l’altro giorno!» esclama Lunch, all’ingresso della mia classe, porgendomi in mano un sacchetto di carta. Mi stava aspettando prima dell’inizio delle lezioni, a quanto pare.
«Perché delle pesche? Per ricordarmi la forma del tuo sedere o perché siamo compagni di calci nelle chiappe?» ribatto, sbadigliando.
«Smettila di fare il cretino!» sbotta, guardandomi malissimo.
«Stasera me le gusterò una ad una pensando a te, allora» le sorrido sghembo, facendola arrossire.
«Ti ho detto di smetterla di fare lo scemo!» ribatte, colpendomi con una raffica di pugnetti il petto. Non resisto e le scoppio a ridere in faccia, contagiando anche lei.
 
«Senpai, posso chiederti una cosa su Eighteen-senpai?» mi domanda Lunch, mentre stiamo svolgendo insieme il nostro turno serale al “Kame House”. C’è poca gente stasera.
«Dimmi».
«Vi siete fidanzati ufficialmente anche in questo anello temporale?» chiede, abbassando la testa.
«Ufficialmente no, a differenza dei primi due loop temporali. Ma va tutto alla grande lo stesso con lei, a breve sistemeremo anche questa cosa» sospiro, perdendomi nel cielo rossastro al tramonto che scorgo dalla finestra.
«Ma lei… beh, lei è una celebrità. Non ti fa paura stare con una… con una come lei? E se si dovesse stancare di te?»
Osservo Lunch, a testa bassa, che giocherella nervosamente col taccuino delle ordinazioni. Ha lo sguardo triste.
«Non succederà».
«Come fai a saperlo?!»
«Perché mi fido di lei, e anche di me stesso».
«Come fai a fidarti di qualcuno a tal punto?!»
«Beh, nel caso di Lazuli la risposta è semplice: perché la amo».
«E lei ti ha detto che ti ama?!» mi incalza Lunch, guardandomi dritto negli occhi. Ha lo sguardo combattivo stavolta, anche se i suoi occhi nocciola mi sembrano velati di lacrime. Ma forse è solo un effetto del riflesso del tramonto.
«Uhm… tecnicamente non me l’ha detto a parole, ma me l’ha fatto capire» le rispondo. «Ogni persona è diversa dall’altra, lei non è una di molte parole. Ma sono i gesti quelli che contano».
«Spero per te che tu non ti sia sognato tutto, senpai!» esclama, ridendo.
«Cosa intendi?» le chiedo, perplesso.
«Niente, niente! Stavo scherzando! Dai, diamoci da fare!» ride, o forse si sforza di ridere.
Entriamo in magazzino, dove Muten sta seguendo una televendita di materiale da palestra sponsorizzato da un gruppo di ragazze decisamente poco vestite. Eccolo, solito vecchio maiale.
«Hai visto che bei bocconcini, Son?!» mi domanda, mentre un rivolo di sangue comincia a colargli dal naso.
«Già!» rido, mentre Lunch diventa paonazza.
Proprio in quel momento comincia la pubblicità e, caso vuole, il primo spot è proprio quello delle cicche con Lazuli al mare.
Sorrido, non saprei dire quante volte ho guardato questo spot sul telefono in questi giorni. Sarò patetico, ma mi viene spontaneo farlo quando sento la sua mancanza.
«Ehi, Son! C’è la tua ragazza in tv, hai visto?!» mi fa notare Muten. Ormai la conosce anche lui, visto che è venuta qui a mangiare o ad aspettarmi dopo il lavoro alcune volte in questo mese. «Certo che è proprio carina, sei stato fortunato ragazzo!»
«Lo so che ho avuto una botta di culo, quindi non farmi vergognare la prossima volta che verrà qui!» ribatto, fulminandolo con un’occhiataccia.
«T-tranquillo, Son!» mi rassicura il vecchio pervertito, prima di scoppiare a ridere e far ridere anche me. Solo Lunch non ride, continua a fissare la televisione con occhi vacui. La osservo, mentre torna nella sala ristorante a testa bassa. Fatico a capirla a volte.
 
Finisco di asciugarmi dopo aver fatto la doccia e mi infilo i boxer. È stata una giornata pesante, la serata al lavoro sembrava non passare più. Sento vibrare il cellulare, ho tolto la suoneria perché Goku è già andato a dormire.
Leggo il nome sul display e sorrido. Il mio cuore batte più forte.
«Ciao Là! Ti ho pensato intensamente tutta sera, lo sai?»
«Infatti ti ho chiamato perché ho pensato che volessi sentire la mia voce».
«Oh, sì, il suono più eccitante e dolce che conosco!»
«Spero che tu abbia ancora su le mutande, Rad. Ho capito che ti piace fantasticare su di me, però…».
«Ho su solo i boxer! Ancora per poco, probabilmente…».
«Sei un porco, lo sai?!»
«Dai, scherzo! Sono appena uscito dalla doccia!»
«Questo non cambia il fatto che tu sia un maiale».
«Certo, infatti nelle notti insonni c’è la possibilità che tu debba venire in mio soccorso!»
«Ok, ok… fatti tutti i film mentali che vuoi…» sospira Lazuli, dall’altra parte della linea. «Piuttosto, come vanno lì le cose? Procede tutto bene con la tua adorabile e finta ragazza?» aggiunge, calcando particolarmente il tono sulla parola “adorabile”. «E stai ben attento a quello che mi risponderai. E, soprattutto, vedi di non mentirmi».
«Mah… non ci sono grosse novità, te l’ho detto com’è andata domenica in giro con lei. Oggi mi ha portato delle pesche a scuola, stasera al lavoro mi chiedeva di te, per il resto era abbastanza silenziosa».
«E cosa voleva sapere di me?» ringhia, scocciata. «E tu cosa le hai detto?»
«Mi ha chiesto se ci siamo messi insieme ufficialmente anche in questo anello temporale» le spiego. «Io le ho detto che non mi serve che la cosa sia ufficiale per sentirmi il tuo fidanzato…».
«E…?»
«E le ho detto che ti amo, ovviamente».
«Uhm…».
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiedo, mentre me la immagino col suo sorrisetto appena accennato e gli occhi di ghiaccio che brillano furbi. Fa sempre così quando vuole prendermi in giro. E quando è felice. «C’era una risposta migliore alla tua domanda?»
«Sì, c’era una risposta migliore che avresti potuto darmi».
«Quale sarebbe?»
«”Esco subito di casa e vengo a trovarti a Kagoshima”, o qualcosa di simile…» dice, con un filo di voce. Ma mi basta per sentirmi improvvisamente leggero. Per sentirmi il cuore esplodermi nel petto.
«Ti giuro che, se potessi, sarei già lì… mi manchi da morire».
«Mi manchi anche tu, scemo».
«Se vengo lì posso saltarti addosso completamente nudo?»
«Sei il solito porco, Son» ribatte, gelida e ironica, facendomi ridere di gusto. Ride anche lei, e non potrei chiedere di meglio.
«Ehi, Là… ti stai divertendo?» le chiedo, tornando serio.
«Sì, Rad! Anche se non mi piace stare lontana da te, io… beh, io ti volevo ringraziare per avermi convinta a tornare nel mondo dello spettacolo! Sento che questo lavoro è quello della mia vita, non so come spiegartelo».
«Non devi ringraziarmi, mi basta sapere che ti manco. E che sei felice, soprattutto».
«Non c’è un lavoro che tu sogneresti di fare?»
«Beh, mi piacerebbe fare il Babbo Natale! O la renna Rudolph, in alternativa».
«Scommetto che vorresti farlo solo per avere 364 giorni di ferie all’anno, giusto?»
«Ovvio, mi hai beccato!» rido, e sento ridere di gusto anche lei dall’altra parte della linea. «Ormai mi conosci troppo bene».
«Mi piace stare con te perché mi fai sempre ridere, anche se a volte temo che tu sia stupido per davvero!»
«Certo che lo sono per davvero!» rido ancora.
«Ehi, Rad…» sussurra Lazuli, una volta tornata seria. «Dimmi qualcosa di bello prima di andare a dormire. Io… io mi sento un po’ sola stasera».
Mi avvicino alla finestra e guardo fuori, verso l’alto. Come faccio spesso quando penso a lei.
«Lo vedi il cielo, Là?»
«».
«Le vedi le stelle?»
«».
«Brillano anche a Kagoshima come brillano qui a Fujisawa?»
«».
«Allora stiamo guardando lo stesso cielo, tutti e due nello stesso preciso istante» le dico, in un dolce sussurro con cui cerco idealmente di abbracciarla e stringerla forte a me. «E se possiamo guardare entrambi lo stesso cielo, allora non siamo poi così lontani».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: bene, abbiamo visto il primo appuntamento di Rad e Lunch e abbiamo imparato a conoscere meglio la nostra primina. Cosa pensate di lei? Sta gestendo bene il suo ruolo di finta fidanzata?
Rad è molto gentile con lei, ma sembra pensare sempre e solo a Lazuli, non trovate? Per me è bellissimo quello che dice a Lunch in infermeria riferendosi a Là! Spero vi sia piaciuta quella parte!
Come spero abbiate apprezzato la telefonata tra Rad e Là, spettacolari anche se divisi da 1300 km secondo me. Io penso che Là stia soffrendo molto per questa situazione, anche se si fida di Rad si vede che è più dolce in certe sue uscite.
La misteriosa new entry era Mai, e faccio i complimenti a Eevaa e Summer che l’avevano beccata. Piccola parte per lei, giusto per fare un paragone con le tre amiche di Lunch.
A chi mi chiedeva di Videl: posso anticiparvi che a breve ci sarà un lungo flashback dedicato a lei che si ricollegherà a quello che aveva già accennato Rad tempo fa, così la conosceremo meglio. Siete curiosi per lei? ;-)
 
Nel prossimo capitolo succederanno tante cose e ci sarà anche un bel po’ di azione. Ci sarà un momento VegeBul (attesissimo, lo so), tornerà in scena anche Marion (attesissima anche lei, so che vi mancava) e vedremo un confronto importantissimo tra Rad e Yamcha!
Lazuli, purtroppo, la sentiremo ancora una volta solo telefonicamente, la ribalta è ancora per Lunch. Però le telefonate di Là meritano sempre, fidatevi! ;-)
Ci saranno anche due amici sfigati di Yamcha, riuscite a immaginarli?
 
Ringrazio tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere e state facendo volare questa storia, mi rendete felice ed è bello sapere cosa ne pensate ogni settimana! Grazie a chi continua a leggerla e ad apprezzarla, anche a chi l’ha inserita nelle liste!
Un grazie immenso anche a chi ha voluto dare una possibilità a “Mythos”, la mini long che pubblico alla domenica e che mi ha lasciato il suo parere anche lì. L’ho apprezzato tanto! Il cap 2 uscirà domenica, quindi vi farò lì gli auguri di Pasqua, mentre con “Remember me” ci vediamo mercoledì prossimo come al solito e quindi comincio già adesso ad augurarvi una buona Pasqua, sperando che passerete delle belle giornate!
A mercoledì allora, il titolo sarà “Doppia promessa”!
 
Teo
 
 
 
   
 
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