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Autore: MatsuFla    18/04/2019    0 recensioni
Come sarebbe andata la storia se Ian, etero convinto, fosse stato davvero il ragazzo di Mandy?
Dal testo: Questa è la storia di come il fratello della mia ragazza mi ha cambiato la vita. Non credevo potesse mai accadere nulla del genere, ma alla fine è successo!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Cap 8/19 - Sarò sempre un Milkovich!

Mia mamma è morta.
L'ho trovata stesa per terra priva di sensi nel suo stesso vomito e con un ago infilato nel braccio, non che fosse la prima volta ma ieri di sicuro è stata l'ultima. Ho fatto tutto come al solito, dopo che il suo nuovo ragazzo è scappato via, ho chiamato i soccorsi e le ho somministrato il Narcan* in entrambe le narici in attesa che arrivasse l'ambulanza. Normalmente si riprendeva entro cinque o dieci minuti al massimo e ogni volta mi chiedeva di nascondere la roba prima che arrivassero i paramedici... o gli sbirri. Nell'attesa le prendevo la mano e pregavo che non morisse, che tornasse in salute e smettesse di prendere quelle medicine cattive che la facevano stare tanto male e che a volte la rendevano cattiva con me, ma non era colpa sua. Mamma diceva che mi amava e che era colpa delle medicine se qualche volta diventava violenta, ma che doveva prenderle per forza perché ne aveva bisogno. Quella volta però la sua mano era fredda, non stava rantolando e aveva le labbra più bluastre del solito, sembrava morta... e lo era.
La signora del piano di sopra dice che una bambina della mia età non dovrebbe vedere certe cose e che ora che mia madre non c'è più starò meglio.
Ma a me non sembra di stare meglio.
Quando ieri mattina ho aperto la porta pensando che mio padre fosse venuto a prendermi non sapevo cosa mi aspettava. Non avrei mai immaginato niente del genere!

Esco dalla mia stanza già vestita e pettinata e trovo Ian, bello come sempre, seduto al tavolo della cucina con la testa tra le mani.
"Buongiorno!" Dico sorridendogli e lui fa altrettanto.
"Buongiorno piccola."
"Dov'è Mickey?"
"Lui... lui è..."
"Il caffè fa schifo in questa città del cazzo." Mickey entra dalla porta d'ingresso brontolando come al solito e posa una scatola rosa sul tavolo.
"Qui ci sono le ciambelle, caffè decaffeinato e del latte." Dice il tutto senza mai alzare lo sguardo su di noi.
"Io aspetto giù." Così come è entrato se ne va chiudendo la porta. Anche Ian rimane in silenzio mentre prende il bicchiere di latte e una ciambella e me li porge, poi prende tra le mani il suo caffè e sorride teneramente mentre rimane fisso a guardarlo.
"Perché sorridi?" Chiedo incuriosita mentre prendo posto accanto a lui.
"Il caffè... è decaffeinato... lui si è ricordato... che io lo bevo così." Continua a guardare il bicchiere di plastica che stringe tra le mani mentre lentamente lo vedo intristirsi.
"Perché avete litigato?"
"Non abbiamo litigato, Molly. Mickey è sempre burbero la mattina, cioè... più del solito."
Ian cerca inutilmente di convincermi ma io non ci casco.
"Bugiardo." Mi limito a dire addentando la mia ciambella al cioccolato.
È dura accettare che il ragazzo che ti fa battere forte il cuore è invece interessato al tuo stupido fratello.
"Lui ti piace?" 
Ian sbatte le palpebre più e più volte sorpreso dalla mia domanda. Ha capito benissimo che sono seria e sa che mentirmi ancora sarebbe davvero una brutta cosa da parte sua. Annuisce sorridendo tristemente e poi continua.
"Uh uh, però ho paura che ora lui mi odi."
"Chiediglielo."
"Non sembra che ne voglia parlare."
"Nessun ragazzo ne parla." Cerco di sembrare convinta anche se in realtà non lo sono.
"Questo te l'ha detto tua madre?" Me lo chiede sbuffando una risata.
Colpita e affondata! Io non so proprio nulla di quello che fanno o non fanno i ragazzi.
"Si." Confesso imbarazzata.
"Per caso tua madre ti ha dato qualche altro consiglio al riguardo? Nessun 'mamma diceva' che dica cosa fare in questi casi?"
"No." 
"Peccato." Sospira sorseggiando il suo caffè.
Finiamo il resto della nostra colazione, raggiungiamo Mickey in auto e partiamo.
Per la maggior parte del tempo ce ne stiamo in silenzio, interrompendolo solo con poche e brevi conversazioni tutte intavolate da me e mai che coinvolgano tutti e tre... parlo ora con Ian, ora con Mickey, ma tra di loro non scambiano neppure mezza parola.
         
Percorriamo solo pochi chilometri prima di essere costretti a fermarci in un autogrill perché sia a me che a Mickey scappa tremendamente la pipì per via di tutto il Super Big Gulp che abbiamo bevuto. Dopo esserci divisi per andare nei diversi bagni ci ritroviamo fuori dall'area toilette e insieme torniamo in macchina ma Ian non c'è, ha approfittato della sosta per comprare qualcosa da mangiare durante il viaggio e ancora non è tornato.
Mamma diceva che la perseveranza è una grande componente del successo. Se solo bussi abbastanza a lungo al portone, sei sicuro di svegliare qualcuno.**
Così, approfittando dell'assenza di Ian, provo a chiedere a Mickey sperando di ottenere qualcosa di meglio rispetto alla menzogna che mi è stata rifilata da Ian questa mattina.
"Perché tu ed Ian avete litigato?"
Mickey ha un braccio steso fuori dal finestrino e tra le dita lentamente gli si sta consumando una sigaretta mente lui sovrappensiero si mangiucchia un'unghia.
"Non sono affari tuoi."
Almeno lui non lo nega, è già qualcosa.
"C'entra con il fatto che avete fatto sesso?"
"Cosa?" Squittisce voltando la testa così velocemente che quasi gli si gira al contrario come la ragazzina posseduta di quel film che non avrei mai voluto vedere.
"Non so di che cazzo stai parlando. Noi non-"
"Vi ho sentiti. Credo vi abbia sentito tutto il palazzo." Lo interrompo subito, sbugiardandolo ancora prima che inizi a mentire.
"Merda!" Sussurra passandosi la mano prima sul viso e poi tra i capelli.
"Tranquillo, ci sono abituata. Mi capitava spesso di sentire mia madre con i sui fidanzati. Mamma diceva che-" Mi blocco ripensando alle brutte cose che mi ha detto l'ultima volta.
"Cosa diceva?"
"Niente, lascia perdere." Mickey è stato abbastanza chiaro sul fatto che non gli importa di cosa diceva la mia mamma a cui ha dato anche della stupida.
"Allora? C'entra o no con il sesso?" Riprovo, determinata ad avere una risposta.
"Io... tu... non lo so! In ogni caso non ti riguarda." Balbetta irritato rispondendo in modo sgarbato come suo solito, ma la risposta non mi soddisfa affatto.
"Ma non era il ragazzo di Mandy?" Continuo imperterrita.
"Cristo Santo, chiudi la bocca, cazzo!" Aspira nervosamente quello che rimane della sigaretta ridotta ormai al solo filtro e poi la butta via dal finestrino.
È proprio vero... io non so nulla di quello che fanno o non fanno i ragazzi. Non so come sia possibile che in realtà non sono una femmina dato che io i ragazzi non li capisco!
Questi due per esempio... so per certo che si piacciono, perché entrambi me lo hanno detto, sono anche andati a letto insieme ma ora non si parlano e neppure si guardano. 
Che razza di problemi hanno?!
"Tu gli piaci, sai?"
"Col cazzo che gli piaccio. Quello è pazzo!"
"Ah! È buffo che tu lo dica... mamma diceva che si deve essere pazzi per innamorarsi di un Milkovich." 
Mickey sbuffa una risata ma più che divertito sembra infastidito, così mi preparo a sentirgli dire qualche altra cattiveria su mia madre, invece lui rimane in silenzio. Continua a passarsi le mani sul viso e tra i capelli poi, dopo un sospiro pesante parla.
"Te l'ha detto lui?"
"No, lo diceva la mia mamma. Ma mi ascolti?"
"No, non quello... ti ha detto lui... sì, insomma... che gli piaccio." 
"Si." Taglio corto io mentre lui si lecca nervosamente gli angoli della bocca come se provasse a cancellare quel piccolo sorriso che li tira verso l'alto.
"Quindi... perché non la smetti di comportarti come un idiota e fai pace con lui?"
"Vaffanculo, tu non sai un cazzo!" Il sorriso sparisce e vedo la rabbia tornare nei suoi occhi, ma non demordo.
"So che se avessi la fortuna di piacere ad uno come Ian farei qualsiasi cosa per lui... sopporterei l'impossibile e gli perdonerei tutto."
Guardando la sua faccia capisco di aver toccato un nervo scoperto, Mickey si morde l'interno della guancia e gironzola qua e là con lo sguardo per evitare di incrociare il mio, cercando di sembrare freddo e distaccato e fare finta che non gli importi. Poi però, ostentando ancora indifferenza, scrollando le spalle e la testa, mi guarda con la coda dell'occhio e lo sento chiedere.
"Ti ha detto qualcos'altro?"
"Perché, ti interessa?"
"No!" L'assenza assoluta di espressioni sulla faccia. 
"Meglio così, lui è troppo per te. È gentile, intelligente, divertente e profuma di cocco."
"Nessun uomo dovrebbe profumare di cocco."
"I veri uomini puzzano di fumo e birra come te?"
"Esattamente!"
"Allora decisamente non voglio essere un uomo!" 
Questa volta è pronto davvero a rispondermi con qualche brutta parola delle sue ma fortunatamente Ian torna in auto e lui si ammutolisce all'istante.
"Scusate se ho fatto tardi." Tira fuori dalla busta una piccola scimmietta di peluche e me la dà sorridendo, io lo ringrazio e lo bacio su una guancia.
È carinissima!
"C'era un sacco di gente e ho dovuto fare due volte la fila alla cassa." 
Ian mi passa la busta per posarla accanto a me sui sedili posteriori e io comincio a curiosarci dentro per iniziare a decidere cosa mangiare prima.
"Sicuro di non esserti scopato qualcuno nel retro invece?" 
Quello stupido di Mickey... non gli ha rivolto la parola per tutta la mattina ed ora dà fiato alla bocca solo per dirgli una cattiveria?
Mio fratello è proprio un idiota!
"Dopo aver pagato ho visto le BBQ Pringles e ho voluto prenderle visto che sono le tue preferite." 
Non riesco a vedere bene la sua faccia da qui dietro ma dal tono di voce si capisce benissimo che è triste e amareggiato. Sfilo un tubo di Pringles dalla busta e colpisco forte la testa dura di Mickey... e ovviamente risuona il vuoto!
"Ahi, ma che cazzo!?" Urla lanciandomi un'occhiataccia e massaggiandosi la testa con la mano. Io, dopo avergli rivolto uno sguardo altrettanto minaccioso e aver riposto le patatine, prendo tra le mani la scimmietta e allungo le braccia verso i sedili anteriori affinché quei due seduti d'avanti la vedano.
"Ho deciso che la chiamerò Mickey." Dico sorridendo divertita e continuo.
"Sembrano avere davvero molto in comune."
E finalmente il mio Ian sorride.

Accostiamo ai margini di una strada non asfaltata nei pressi di un vecchio magazzino malandato nel bel mezzo del nulla, tutto intorno macchine impilate una su l'altra e rottami vari sparsi qua e là. Mickey strombazza con il clacson in un modo strano che sembra quasi una suonata in codice e da dietro una porta tutta arrugginita viene fuori un omaccione troppo grosso per passare dallo stipite senza piegarsi. È un tipo sulla quarantina, un ammasso di muscoli che strabordano da una succinta canotta bianca macchiata di olio di motore, al collo un crocifisso d'oro nascosto tra la peluria del petto, rossa come i suoi capelli e la folta barbona, jeans strappati e aria da duro.
"Hey Mickey, che cazzo di fine hai fatto?" Urla mentre si avvicina all'auto, poi piegandosi si affaccia al finestrino e con un gran sorriso sulle labbra continua.
"Ti stai facendo desiderare ultimame-" Si blocca di colpo appena si accorge che Mickey non è solo e subito il suo stupido sorriso si trasforma in un ghigno, poi lancia un'occhiataccia a Ian che ricambia la cortesia visibilmente infastidito.
Sembra uno di quei vecchi film western che amava tanto uno dei vecchi fidanzati di mia madre dove tutti si guardano in cagnesco e all'improvviso tirano fuori le pistole per spararsi l'un l'altro finché alla fine non sopravvive solo il più veloce.
"Yo Ronny, ho qualcosa per te." Dice Mickey azionando la leva del portabagagli sotto il volante, poi apre lo sportello e prima di scendere si rivolge a noi.
"Rimanete in macchina. Torno subito." Il suo è chiaramente un ordine più che una richiesta, ma io sono ben contenta di ubbidire e rimanere un po' sola con Ian... se non fosse che lui invece è più interessato ad ascoltare la conversazione dei due là fuori.
"Anche io ho qualcosa per te, qualcosa di grosso." Sento dire a quel brutto ceffo.
Mickey apre il portabagagli e inizia a caricare l'altro tizio della robaccia che abbiamo preso da casa mia, poi ne prende anche lui più che può e insieme si incamminano verso il capanno mentre noi continuiamo ad origliare quello che si dicono.
"Piantala coglione! Ascolta, sono delle cianfrusaglie ma vedi di fare il bravo e fammi ricavare il più possibile, ok?"
Quando mio fratello e il suo discutibile amico spariscono dietro la porta arrugginita mi sporgo in avanti per guardare meglio Ian. Ha il labbro inferiore stretto tra i denti e lo sguardo iniettato di saghe perso nel vuoto, con i pugni serrati sferra dei colpi sempre più forti sul portaoggetti chiuso davanti a se finché io preoccupata non decido di fermarlo. Sobbalza quando gli poso una mano sulla spalla interrompendo i suoi pensieri omicidi, si volta verso di me e sfoggia un sorriso davvero poco convincente. Sobbalza un'altra volta quando sentiamo tornare Cip & Ciop intenti ancora a discutere.
"Oh, andiamo cupcake, non ti fai vedere da mesi... l'ho tenuto in caldo per te!"
"Non mi chiamare così o giuro che ti prendo a calci in culo. C'è gente a cui ho fatto saltare i denti per molto meno."
Mickey sembra irritato ma le sue parole non suonano troppo minacciose per come dovrebbero essere. Forse perché infondo è contento che il suo amico abbia preparato i cupcakes e ne abbia tenuto in caldo uno per lui, non capisco proprio perché continua a rifiutarlo... io lo mangerei volentieri un cupcake ora!
Prendono le ultime cose dal bagagliaio e tornano nel magazzino, dopo pochi secondi Mickey torna fuori seguito da quel Ronny che continua a lagnarsi.
"Cerca di fare tu il bravo e non farti pregare."
"Cristo Santo, Ronny, ti ho detto che vado di fretta, mollami il culo!"
Mickey torna alla macchina e chiude lo sportello del portabagagli ormai vuoto mente l'altro lo raggiunge alle spalle e gli si preme addosso violentemente facendolo sbilanciare in avanti fino a cadere ricurvo sull'auto.
"Che c'è, Mickey, non vuoi far aspettare le signorine che sono con te? La tua ragazza è gelosa?" Dice divertito l'energumeno.
Mamma diceva che non sta bene avvicinarsi troppo alle persone ed invadere i loro spazi vitali... e strofinare il suo pene maschile addosso a mio fratello come sta facendo Ronny in questo momento decisamente non è carino! 
Deve pensarla così anche Ian perché lo vedo fiondarsi fuori dall'auto nel giro di un secondo e sembra anche parecchio arrabbiato!
"Tempo scaduto, piccioncini." Ringhia marciando verso di loro, ma anche se quando li raggiunge Mickey si è già liberato della fastidiosa presenza alle sue spalle, ormai Ian è partito in quarta e non riesce a calmarsi.
"Che cazzo hai detto?" Dice la montagna di muscoli avventandosi su Ian, ma subito Mickey si frappone tra loro allargando le braccia per tenerli il più lontano possibile.
"Gallagher stanne fuori, cazzo, me la vedo io con lui."
Ma i due non sembrano voler smettere e continuano ad inveirsi contro ignorando Mickey... forse perché entrambi sono notevolmente più alti di lui e non si accorgono della sua presenza!
Spero davvero di diventare più alta di mio fratello in futuro!
"Ho detto tempo scaduto! Ora mi hai capito, eh? Coglione!" Ripete Ian allargando le braccia e premendo il petto contro la mano di Mickey che invece cerca di spingerlo via.
"Levati dal cazzo!"
"Vattene a fanculo!"
"Cristo! Smettetela!" Prova ancora Mickey. Appurato di non riuscire a tenerli a bada entrambi cambia strategia e prova a contenerne solo uno, così placca Ronny.
"Non guardarmi in quel modo, figlio di puttana!" Dice Ronny puntandogli il dito.
"Stronzo, fottiti!" Risponde Ian mentre si spintonano a vicenda sbatacchiando Mickey da una parte all'altra.
"Andiamo Ronny, muoviti testa di cazzo!"
Anche se molto più piccolo, Mickey riesce finalmente a trascinarlo via mentre a distanza continuano a volare sguardi al cianuro tra i due litiganti.
"Torna in macchina, Gallagher!" Urla Mickey con tono severo.
"Vaffanculo!" 
"Stronzo!"
Continuano ancora, ora un po' più pacati visto che ormai l'unica cosa che più si avvicina ad una vittoria in questo scontro è riuscire ad avere l'ultima parola.
"Subito Ian!" Insiste Mickey e questa volta Ian fa ciò che gli viene detto.

Passa una mezz'ora buona, in cui io non mi azzardo nemmeno a rivolgere la parola a Ian, prima che Mickey venga fuori dal magazzino, questa volta da solo. Invece di tornare in macchina però lo vediamo marciare a passo svelto verso il retro da dove subito ci giunge alle orecchie un gran frastuono... non saprei dire di che natura... che va avanti per qualche minuto e poi più nulla... torna il silenzio.
"Sarebbe utile se andassi a parlare con lui." Sussurra all'improvviso Ian.
"Tu non vuoi parlargli?" Lo chiedo anche se in realtà so bene che è Mickey a non voler parlare con lui. Ian fa spallucce e abbassa lo sguardo senza rispondere.
"È arrabbiato con te, vero?"
"Si, la situazione si è complicata un po'."
"Per via del sesso?"
"Cosa?" La sua testa schizza verso di me e i suoi occhi mi fissano scioccati.
"Puoi anche non dirmelo." Cerco di non essere troppo insistente con Ian.
"Si, no... non è per quello." Balbetta imbarazzato.
"Se non è il sesso, qual'è il problema?"
"Tutto il resto."
Tutto il resto... e questo che cavolo vorrebbe dire?
Scendo dall'auto e mi incammino lentamente verso il retro del magazzino. Trattengo il fiato finché non raggiungo un punto strategico dalla quale sbirciare, così... giusto per vedere la situazione e trovarmi preparata ad ogni evenienza.
Vedo Mickey su una specie di panca fatta di vecchie lamiere di vari colori, se ne sta seduto con la testa bassa e le mani tra i capelli, ai suoi piedi un piede di porco mezzo arrugginito. Faccio un respiro profondo e muovo il primo passo, mentre mi avvicino a lui mi guardo un po' attorno, ci sono rottami ammaccati sparsi dovunque e credo proprio che il rumore che abbiamo sentito poco fa fosse dovuto all'infelice incontro tra questi è il pezzo di ferro che Mickey ha usato per prenderli a sprangate come fossero delle pignatte piene di caramelle. Quando si accorge della mia presenza tira su con il naso e si preme il palmo delle mani sugli occhi, poi mi invita a sedere accanto a lui.
"Tieni... sono 250 dollari. Usali per comprare quello che ti serve o quello che ti pare. Sono tuoi." Tira fuori dalla tasca il rotolo di banconote e me lo porge.
"Wow! Valeva così tanto quella robaccia?"
"Assolutamente no, ma... so come trattare con Ronny per fargli alzare il prezzo."
"Avete mangiato i cupcakes senza di noi, vero?" Chiedo con tono indispettito.
"Eh?!" 
"Il cupcake... ha detto che lo teneva in caldo per te."
Mickey guarda incredulo la mia faccia corrucciata e sbuffa una risata.
"Non c'era nessun cupcake, Molly... stava alludendo al sesso."
"Davvero?"
È incredibile come gli adulti riescano ad alludere al sesso parlando di qualsiasi cosa!
"Si, genio... sei proprio una ragazzina!" Mi arruffa i capelli posandomi la mano in testa.
"Uh... peccato... lo vorrei un cupcake... intendo uno vero... al cioccolato!"
"Va bene, ci fermiamo a prenderne uno." Prende una sigaretta dal pacchetto che tira fuori dalla tasca e la accende dopo essersela portata alla bocca.
"Torna in macchina, fumo una sigaretta e ripartiamo, ok?"
Mi alzo dalla panca e nello stesso modo in cui sono arrivata lentamente mi incammino per andarmene, dopo pochi passi mi volto verso di lui e lo chiamo.
"Hey Mickey... lo hai fatto?"
Lo vedo alzare gli occhi confusi su di me e rimanere in attesa.
"Hai fatto sesso con Ronny?" 
Mamma diceva che dopo una brutta rottura molte persone ricorrono al sesso per ripicca, quando è più profondo il senso di solitudine o di rabbia a causa della separazione. Diceva che ci si fa andar bene chiunque, anche la prima persona che si incontra pur di farla pagare a chi ci ha feriti e a superare e dimenticare tutto il prima possibile. Lei lo sapeva bene... ho perso il conto di quanti fidanzati ha portato a casa, ha avuto anche un paio di fidanzate ma è finita sempre male con ognuno di loro. 
Speravo che di questo 'tipo di persone' non facesse parte anche Mickey... purtroppo lo vedo annuire lievemente con la testa e mordersi le labbra con aria colpevole.
Stupida io ad aspettarmi qualcosa di diverso da un Milkovich!
"E ti senti meglio ora?"
Mamma diceva anche che la tecnica del 'chiodo schiaccia chiodo' non funziona quasi mai, ci si accorge che non è quello il modo per colmare il vuoto che si ha dentro quando si perde una persona che si ama.
"No, sto davvero di merda."
"Bene!" Infierisco indignata, ben attenta a non fargli vedere quanto in realtà sono triste per lui. Torno in macchina e il mio stato d'animo peggiora vedendo Ian.
"Fuma una sigaretta e ripartiamo." Riferisco il messaggio e lui annuisce senza voltarsi.
"Ian..." Sussurro, recupero Mickey dal sedile e lo stringo forte rimanendo in silenzio.
"Niente." È tutto quello che dico quando lui finalmente si gira a guardarmi.
Dopo un paio di minuti Mickey torna in macchina e senza un solo fiato da parte di nessuno ci rimettiamo in viaggio verso Chicago.
"Scusa Molly, non volevo spaventarti." Mi dice Ian con la sua dolce voce.
"Fa niente, sto bene, non mi sono spaventata. Ma non farlo più, ok?" 
"Va bene." Mi accarezza il viso sorridendomi e io tocco il cielo con un dito poi, appena riesco a tornare con i piedi sulla terra, continuo il mio rimprovero.
"Mickey però si è spaventato tanto!"
"Cosa? Che cavolo dici ragazzina, io non mi spavento certo per una stronzata del genere!" Ringhia quello stupido di mio fratello, egocentrico come al solito.
"Non tu, Mickey la scimmia!" Preciso io, visto che non è così ovvio come pensavo.
Ian cerca disperatamente di trattenere una risata, con i suoi splendidi occhi verdi guarda mio fratello e poi di nuovo dritto davanti a se sulla strada.
"Beh allora... scusa Mickey, per tutto." Dice Ian senza però guardare il mio peluche, invece guarda mio fratello e ride ancora sotto i baffi vedendo che quel testone ha messo su il broncio.

Una volta arrivati davanti casa della zia Rande parcheggiamo l'auto e quando Mickey spegne il motore rimaniamo per qualche minuto tutti e tre in silenzio. Mickey stringe ancora il volante così forte da farsi diventare le nocche bianche, Ian sospira passandosi una mano sul viso poi, voltandosi, me la posa sul ginocchio e io la afferro e la stringo forte. Cerco di trattenere le lacrime quando il mio Ian mi sorride.
È arrivato... il momento che avrei voluto non arrivasse mai!
Sono sicura che sarebbe stato grandioso rimanere con loro, lo vorrei tanto, ma capisco il perché non sia possibile... ora è tempo di salutarci... e io ho tanta paura!
Mi fanno cenno di scendere e io obbedisco, seguo Ian che mi tiene per mano mentre attraversiamo la strada polverosa. Una volta oltrepassato il cancello già aperto ci voltiamo indietro avendo notato che Mickey non si è mosso di un passo.
"Tu non vieni?" Chiede Ian.
"Non sono molto simpatico alla zietta e quella pazza ha un fucile." È poggiato allo sportello, braccia e gambe incrociate e ha gli occhi semichiusi infastidito dal sole.
"Tieniti fuori dai guai, Molly!" Mi urla e io mi limito a salutarlo con la mano. 
A metà del vialetto Ian si ferma ed esita per un momento, scende sulle gambe fino a posare le ginocchia sulla ghiaia e mi parla guardandomi negli occhi.
"Hai i nostri numeri, siamo solo a mezz'ora da qui, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamare, ok? A qualsiasi ora, capito?" Mi accarezza le spalle e le braccia mentre io annuisco in silenzio trattenendo a stento il pianto.
"Hey Ian... quando sarò più grande tornerò qui a chiederti un appuntamento. Ci usciresti con me?" Temo di essere diventata rossa come un pomodoro dicendolo.
"Ne sarei onorato." Sorride divertito.
"Indipendentemente da cosa deciderò di diventare?"
"Certo Molly, sentiti libera di essere quello che preferisci. Io per te ci sarò comunque."
Per quanto mi rendano felice le sue parole c'è comunque qualcosa che non posso fare a meno di dirgli, pur andando contro i miei stessi interessi... ma io voglio che lui sia felice, che lo siano entrambi, anche se questo per me volesse dire rinunciare ad Ian.
"Stai con la persona sbagliata, lo sai vero?"
Lui mi guarda confuso, aggrottando le sopracciglia e arricciando la bocca, io mi volto a guardare Mickey e subito Ian fa lo stesso, poi torna con i suoi bellissimi occhi su di me.
"Hai sbagliato Milkovich!" Insisto ancora e lui sembra finalmente capire. Ian scuote la testa in un dondolio indeciso che oscilla tra il 'sì' e il 'no', poi alza le spalle e sorride malinconicamente.
"Prenditi cura di quello stupido di mio fratello!" Dico io e lui annuisce.
"Tranquilla, ci penso io a lui. Prendermi cura dei Milkovich è la mia specialità!" Ci guardiamo e scoppiamo in una risata, poi lui mi sorride dolcemente e mi stringe forte. Non riesco più a trattenere le lacrime che mi scivolano sulle guance, ma le asciugo prima ancora di rompere l'abbraccio affinché Ian non le veda. Lui si rimette in piedi e raggiungiamo la casa, bussiamo sul legno dietro le grate di ferro che barricano la porta d'ingresso e dopo pochi secondi la zia Rande apre tenendo già puntato il suo fucile.
         
Il mio adorato Ian mi spinge dietro di se per proteggermi con il suo corpo ma la signora con i capelli a cespuglio mette giù l'arma appena lui la informa su chi siamo.
"Scusate l'irruenza, questo è un brutto quartiere, bisogna essere prudenti." Dice mentre apre l'inferriata e posa il fucile dietro la porta.
"Tu devi essere Molly!" Lei si sporge verso di me sorridendo ma io rimango ancora nascosta dietro ad Ian, sbirciando solo con un occhio.
"Ho fatto la torta alle mele, spero che ti piaccia. Ne puoi mangiare una fetta prima di pranzo se ti va, per oggi non fa nulla se ti rovini un po' l'appetito."
La zietta mi fa ancora paura ma sembra gentile, smetto di nascondermi e la ringrazio. Lei guarda oltre la spalla di Ian e fa un cenno verso Mickey con la testa.
"Ha intenzione di rimanersene lì tutto il tempo? È troppo codardo per avvicinarsi?"
"Credo che sia meglio così." Ridacchia Ian.
"Tu sei Ian, giusto? Mandy mi ha parlato molto bene di te... e devo dire che di persona sei anche meglio di come immaginavo."
"Oh grazie, Mandy è... una ragazza speciale."
"Sì, lo è... e tu prova solo a fare un passo falso con lei che io ti riempio il tuo bel faccino di piombo, mi hai capito?" La zietta colpisce la guancia di Ian con degli schiaffetti intimidatori e lui annuisce con un sorriso tiratissimo sulle labbra.
"Ah, testa di rame, Terry mi deve ancora 500 dollari, farà bene a ricordarselo anche quel delinquente di suo figlio!"
"Riferirò." Si limita a rispondere la 'testa di rame'.
Ian mi posa una mano dietro la spalla e mi invita gentilmente ad entrare in casa, mi giro per dare un'ultima occhiata a Mickey e quando lo vedo agitare la mano per salutarmi senza rendermene conto gli corro incontro e lo abbraccio. Sono ancora arrabbiata con lui ma non posso rinunciare a salutarlo visto che non so quando o se lo rivedrò.
"Ancora con queste smancerie, ragazzina?" Borbotta posandomi una mano sulla testa.
"Qualcuno una volta mi ha detto che devo fare quello che mi pare... e io ti voglio abbracciare! Mi piace quello che mi piace, non conta nient'altro!"
"Sembrano le parole di una persona molto saggia!" Sorride tutto impettito.
"A proposito di questo... ti avverto Mickey..." Mi stacco dall'abbraccio e metto su un'espressione seria, lo sfido con lo sguardo e lui incuriosito drizza le orecchie.
"Se non hai intenzione di lottare per averlo... Ian me lo prendo io!"
Lui sobbalza con la testa e inarca le sopracciglia per la sorpresa, di sicuro non se lo aspettava. Subito riprende il controllo della sua stupida faccia e sorride sarcastico.
"Questo lo hai sentito da tua madre?"
"No, questo lo dico io. Hai tempo finché non avrò il mio primo ciclo."
"Aaaah... allora non c'è fretta." Mi sbeffeggia ridendo sguaiatamente.
Si sbaglia di grosso, sono certa che ormai manca pochissimo, sento già che il mio corpo sta cominciando a cambiare.
Di sicuro diventerò più alta di lui!
Mickey è sicuro di avere un grosso vantaggio solo perché hanno già fatto sesso... ma aspetta solo che io inizi lo sviluppo e si pentirà di non avermi presa sul serio. 
"Non ne sarei così sicuro fossi in te. Ti suggerisco di darti una mossa. Spero che tu non sia così idiota da lasciarti sfuggire uno come Ian!"
Mickey sorride tristemente e annuisce in silenzio.
Io spero davvero che non sia così idiota!
"Ti stanno aspettando." Dice accompagnando le parole con un cenno della testa.
Ci salutiamo un'ultima volta e torno da Ian che, dopo avermi abbracciata ancora, a sua volta ritorna alla macchina.
         
Rimango sull'uscio con la zia Rande per qualche minuto a guardarli e loro fanno lo stesso, poi vedo Mickey e il mio futuro fidanzato salire in macchina ed allontanarsi lasciandosi alle spalle solo una nuvola di polvere.
Le poche ore passate con loro le porterò per sempre nel cuore. Ricorderò quanto mi sono divertita o di quanto abbiano cercato di mettermi a mio agio anche nei momenti tutt'altro che divertenti, ricorderò sicuramente quanto è meraviglioso Ian e quanto sa essere dolce Mickey quando vuole, ma più di tutto ricorderò quanto è bello sentirsi parete di una famiglia. Avrei voluto fosse durata più a lungo, spero di avere la possibilità di trascorrere altro tempo in loro compagnia... Ian me lo ha promesso.
Non so cosa mi riserva il destino, cosa deciderò per il futuro, se sarò un uomo o una donna, ma di una cosa sono sicura... sarò sempre un Milkovich!


*Il naloxone, noto con il nome di Narcan, è il farmaco salvavita in caso di overdose da oppiacei. Al contrario dell'Italia, dove può essere acquistato liberamente in farmacia senza esibire alcuna ricetta medica, in America può essere somministrato solo dai medici o acquistato solo con ricetta ma le autorità statunitensi sembrano volersi adeguare. Infatti, pur in assenza di una specifica normativa nazionale, tutti gli Stati prevedono già clausole che ne facilitano l’accesso. Si va dalla vendita in farmacia senza ricetta alla copertura delle assicurazioni sanitarie alla disponibilità tramite programmi pubblici o a prezzo scontato per chi non è assicurato. Anche se una della barriere rimane ancora il costo, dato che una confezione può costare fino a 150 dollari, e in certi Stati non è facile ottenerlo in farmacia.
**In realtà è una frase dello scrittore e poeta statunitense Henry Wadsworth Longfellow, ma Molly non lo sa!


   
 
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