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Autore: vali_    18/04/2019    4 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Eccomi qua! Buonasera a tutti! :D
La paura che avevo per il capitolo precedente è triplicata per questo perché, rispetto alla serie, cambia di parecchio le carte in tavola. Spero di non aver fatto disastri *si copre gli occhi in attesa di uova marce e pomodori*.
Vi prego di essere sinceri fino in fondo. Ero indecisa fino all’ultimo, ma… ma spero di aver fatto un buon lavoro. Se avete qualche perplessità, ricordatevi che mancano ancora due capitoli XD 
Vi auguro una buona notte e aspetto le vostre impressioni.
Un abbraccio fortissimo, a mercoledì! :****

Capitolo 32: Oh won’t you do this for me, son, if you can?
 
Mama told me when I was young
“Come sit beside me, my only son
And listen closely to what I say
And if you do this it will help you some sunny day
(…)
And be a simple kind of man
Be something you love and understand
Baby be a simple kind of man
Oh won’t you do this for me, son, if you can?”
(…)
All that you need is in your soul
And you can do this, oh baby, if you try
All that I want for you, my son, is to be satisfied”
 
(Simple Man – Lynyrd Skynyrd)
 
 
Siede al tavolo della cucina di Bobby, una tazza di caffè in mano mentre gli occhi gli scorrono veloci su un vecchio libro polveroso.
È sveglio da più di un’ora e non è che abbia dormito chissà quanto bene quelle due o tre che si sono concessi per riposarsi.
Si passa le dita della mano destra sugli occhi, stropicciandoseli appena e stira un po’ la schiena, avvertendo immediatamente quel doloretto in basso, quasi in fondo, dove uno stronzo gli ha conficcato un coltello nella carne.
 
Sono passati una decina di giorni da quando è successo. [1] Da che Dean, Ellie e Bobby sono andati a recuperarlo a Cold Oak, non hanno avuto pace e hanno passato giorni e notti intere a documentarsi e fare ricerche per scoprire le intenzioni di Occhi Gialli e di quello che Sam pensa sia ormai a tutti gli effetti il suo scagnozzo, Jake. Per farlo, però, si sono spostati a casa di Bobby a Sioux Falls, che Dean crede sia il luogo più sicuro al mondo soprattutto in questo momento – Sam non ne è tanto convinto, ma si fida di suo fratello perciò va bene così –, per evitare che il demone o chi per lui li attaccasse. In più, essendo preoccupato per la sua salute, da brava mammina qual è ha cercato in tutti i modi di farlo mettere a riposo, per farlo riprendere il meglio possibile da quel brutto taglio. Sam ha accettato storcendo un po’ il naso, ma lo ha fatto di buon grado: in fondo, deve riprendere le forze se vuole affrontare Occhi Gialli. E i primi giorni, con quel taglio che buttava sangue di continuo e gli faceva un male tremendo, di certo non sarebbe stato tanto in grado di farlo. Almeno gli è concesso di fare ricerche, che tanto è l’unica cosa che possono fare al momento, visto che in mano hanno poco più di un pugno di mosche.
 
È stato piuttosto male, all’inizio. La ferita gli doleva e, anche se Bobby – che ha le mani d’oro per questo, per quanto talvolta sia un po’ manesco quando usa il disinfettante su di lui, fingendo di non sentire quando ha dolore e lasciando il panno imbevuto d’alcol un po’ troppo a lungo sulla sua pelle – è stato bravo e ha fatto del suo meglio, i primi giorni sono stati un po’ difficili. Ora va molto meglio, però. Anche Ellie gli ha fatto qualche medicazione e Dean si è sempre preoccupato delle sue condizioni, cercando di dettare legge come sempre. Per fortuna c’è Ellie che lo tiene un po’ a freno.  
 
Sam ha i suoi dubbi sul fatto che qualcuno verrà a cercarli: Occhi Gialli gli ha detto senza tanti mezzi termini che, tra tutti i pretendenti alla corsa per diventare il suo braccio destro, lui era il suo preferito e, per quanto la cosa lo disgusti, gioca a loro vantaggio: sicuramente non verrà a stanarlo per farlo fuori. A patto che sappia che è ancora vivo, anche se dubita che non si sia accorto di nulla.  È troppo furbo e scaltro per lasciarsi sfuggire un dettaglio simile.
 
Sbuffa appena, seguendo il filo dei suoi stessi pensieri. Sono anche questi a tenerlo sveglio per buona parte del tempo.
Non ha ancora parlato con Dean di tutto quello che gli ha detto Occhi Gialli. Non solo perché non ne ha avuto il modo, ultimamente, ma anche perché non sa come spiegargli che dentro di lui scorre del sangue demoniaco. Come potrebbe? Non riesce nemmeno a immaginare la reazione di suo fratello. O forse non vuole. E poi, da quello che ha capito l’altro giorno, quando gli ha chiesto di parlargli, ha altre cose per la testa in questo momento. Oltre a quelle che riguardano anche lui, s’intende.
Sta di fatto che, al momento, l’obiettivo è trovare quel bastardo e farlo fuori. Fermarlo, perché sicuramente ha in mente qualcosa di terrificante, e poi farlo a pezzi. Dopo tutto quello che ha fatto alla loro famiglia, è quello che si merita.
 
Lo scalpiccio di alcuni passi lo distrae da quei pensieri. Alza la testa, trovando Ellie in piedi sulla porta. Le fa un sorriso che lei ricambia con una smorfia appena accennata, dirigendosi prontamente verso i fornelli e la caffettiera.
 
Non hanno avuto modo di parlare in questi giorni, ma ha notato che è un po’ strana: schiva, silenziosa… tutto il contrario di com’è di solito. Sam non pensa che dipenda da Dean: non li ha più sentiti discutere e ultimamente è lampante che vadano piuttosto d’accordo. Per fortuna, oserebbe dire, visto che quel periodo che non facevano altro che litigare si alternavano urla a una manciata di giorni tremendamente silenziosi. Non era una situazione piacevole.
Perciò non pensa che c’entri Dean, però… però lei non è la Ellie di sempre. C’è qualcosa che non va.
 
La osserva con attenzione mentre prende una tazza dalla piattaia sopra la sua testa, i capelli legati in una coda lenta, una vecchia tuta grigia chiara addosso, i piedi appena sollevati per arrivare meglio dove deve e un’espressione seria e pensierosa in viso. Sembra triste.
 
Si riempie la tazza di caffè e poi si volta nella sua direzione, tenendola saldamente tra le dita e appoggiando la schiena al pianale del lavello. Lo guarda negli occhi «Come stai oggi?»
Lui le sorride «Benino. Va meglio ogni giorno» e lei ricambia con una piccola smorfia contenta. «Mi fa piacere sentirtelo dire. Più tardi ti medico la ferita, Bobby avrà sicuramente da fare con le ricerche».
Sam annuisce e la guarda portarsi la tazza di caffè alle labbra. «Hai dormito stanotte?»
Lei stringe le spalle «Un po’. Tu?»
«Anch’io un po’» la osserva leccarsi le labbra e tornare a bere un sorso del suo caffè e gli viene in mente che non l’ha mai ringraziata per quello che ha fatto per lui. Non tanto perché non ha trovato il tempo, in mezzo a tutto questo via vai di ricerche, ma non si sono mai trovati da soli a fare due chiacchiere. Adesso, invece, che Bobby è nel suo studio e Dean è sotto la doccia, pensa che sia arrivato il momento giusto per affrontare il discorso. Appoggia la sua tazza sul tavolo e le fa un sorriso «Credo di… di non averti ancora ringraziata» lei alza la testa, lo sguardo di chi sta ragionando su cosa sta cercando di dirgli. «Per quando siete venuti a prendermi, a Cold Oak» Ellie si morde le labbra, abbassando velocemente la testa «Insomma, hai avuto prontezza di riflessi, io—»
«Non devi ringraziarmi, Sam» tira su col naso e lo guarda negli occhi; i suoi sono appena più lucidi. «Ho fatto il mio dovere».
Sam aggrotta la fronte, pesando bene le sue parole. È questo il problema: si sente in colpa. Le sposta la sedia accanto alla sua dal tavolo e la invita a sedersi con la mano sinistra; lei accetta di buon grado, avvicinandosi con la tazza tra le dita e gli occhi bassi. Sam si lecca le labbra, cercando le parole giuste «Non era il tuo dovere. O meglio, non penso che tu l’abbia fatto per quello. Io e Jake abbiamo lottato, prima che voi arrivaste, e ho avuto l’occasione di ucciderlo ma non l’ho fatto».
Lei stringe le spalle, sorridendo amaramente «Evidentemente io non sono come te».
«Ma se tornassi indietro forse lo farei». Ellie alza gli occhi di scatto, guardandolo intensamente. «Voglio dire, tu non hai fatto niente di male. Hai cercato di difendermi e ci sei riuscita, perché ti senti così in colpa?»
Lei stringe le labbra e fa un grosso sospiro «Perché se avessi dato retta all’istinto fino in fondo avrei mirato al cuore» tira su nuovamente col naso, mordendosi il lato destro del labbro. «Lo sappiamo tutti e due che è sbagliato. Quello è un essere umano».
«Lo so, ma c’era la mia vita in ballo. Tu hai fatto una scelta».
A quelle parole, lei alza di nuovo lo sguardo, gli occhi blu nei suoi «Non fraintendermi, Sam: sono orgogliosa di aver provato a salvarti e, se potessi tornare indietro, probabilmente lo farei di nuovo. È solo che… »
«Che il prezzo da pagare era la vita di un’altra persona».
Lei annuisce e abbassa di nuovo la testa, fissando il liquido nero e bollente della sua tazza. La accarezza piano, modellandone i contorni. «Tu, Dean e Bobby siete una famiglia per me. Prima avevo solo la mamma e avrei dato la vita per lei se questo fosse servito a salvarla, a tenerla in vita. Te lo giuro, quando stava male lo avrei fatto. Sono figlia unica e non so cosa significa avere un fratello, ma io ti voglio bene come se lo fossi. Quello che mi spaventa è fin dove posso spingermi per salvarvi la vita».
 
Sam annuisce, immagazzinando bene le sue parole nella sua testa. Adesso riesce a capire fino in fondo cosa voleva dirgli Dean quando hanno parlato e, in cuor suo, sebbene non condivida pienamente il suo discorso, non può che ammirarlo e realizzare quanto tutta questa storia lo abbia cambiato.
 
Allunga la mano sinistra verso il suo braccio e glielo afferra, muovendo il pollice su e giù per farle una lenta carezza. «Dean mi ha fatto un discorso simile, una volta» lei lo ascolta attenta, gli occhi fissi nei suoi. «È successo quando abbiamo salvato papà da Occhi Gialli, prima di accorgerci che fosse posseduto. Quando non c’eri» piega le labbra in una linea sottile; ricordare quei momenti gli mette un po’ di malinconia, ora che papà non c’è più. «Quando siamo scappati da quel residence, dei demoni ci hanno aggrediti. Erano come Meg ed erano persone possedute. Dean ne ha ucciso uno per salvarmi: gli ha sparato con la Colt e… e quando eravamo da soli, al riparo, mi ha confidato che si sentiva un po’ in colpa per aver spezzato quella vita, così come quella di Meg [2]» gli occhi di Ellie sono pieni di incredulità e stupore, come se avesse appena realizzato una cosa bella. «A quanto pare, siete più simili di quanto sembra».
Lei sorride appena «Beh, dovrà pur esserci qualcosa che ci tiene insieme» ride e Sam con lei, ma quella smorfia contenta dura poco.
Sam le accarezza ancora il braccio in modo più deciso. «Quello che voglio dirti è che a volte questo lavoro ci costringe a fare delle scelte difficili, ma quello che ho imparato è che l’importante è che siano giuste per coloro che ti stanno intorno e che ti vogliono bene. E per me, la tua è stata la migliore che potessi fare». Lei stira le labbra in un minuscolo sorriso, gli occhi lucidi e smarriti «Spero che questo ti rincuori».
Stende di più la bocca, mostrando appena la dentatura bianca. «Un po’».
 
Le sorride e non fa in tempo a dirle altro che Bobby compare sulla soglia e li guarda con la fronte aggrottata, chiaro segnale che ci sono guai in vista. «Dov’è Dean?»
Ellie risponde prima che lui possa aprir bocca «Di sopra a farsi una doccia. Dovrebbe venir giù a minuti».
«Ok, perché dovete vedere una cosa».
 
Si dirigono nel suo studio, ma aspettano che arrivi Dean per parlare. Ellie lo chiama e lui scende giù velocemente, tant’è che ha ancora i capelli umidi e la camicia a quadri celeste mezza sbottonata. Si siede accanto ad Ellie, poggiandole una mano sulla coscia destra – anche se lei non gli dà molta considerazione – e tiene gli occhi fissi su Bobby, in piedi di fronte a loro.
È lui a parlare per primo «Allora, che hai scoperto?»
«Beh, ho trovato qualcosa, ma… non sono sicuro di che accidenti significhi».
Sam aggrotta la fronte «Di che si tratta?»
«Omen demoniaci. Colpiscono come un’enorme ondata: bestiame morto, tempeste di fulmini… all’improvviso, dal nulla. Guardate» gli pone davanti una cartina degli Stati Uniti, piegata sul tratto continentale dove compaiono il Wyoming e gli Stati ad esso confinanti. Lo indica con le dita «In tutto questo territorio, tranne che qui: nel Wyoming meridionale».
Dean lo guarda stupito «Wyoming?»
«Sì. Quella zona è totalmente pulita, senza macchia. È quasi come se… come se i demoni gli girassero intorno».
È ancora Dean a parlare «E non sai perché?»
Bobby scuote la testa; la cosa non lo conforta molto «No, non sono riuscito a trovare assolutamente niente, ma possiamo lavorarci insieme. Quattro teste sono meglio di una, anche se le vostre non sono un granché».
 
Sam sorride a quella battuta, mentre Dean fa una smorfia divertita.
 
Nelle ore successive, si immergono totalmente nella lettura di qualsiasi cosa gli capiti a tiro: libri, volumi alti e pesanti, tutto quello che hanno pur di cercare di capire perché mai un’ondata di demoni dovrebbe attaccare dovunque tranne che in quel minuscolo – a confronto dell’intero Wyoming, s’intende – fazzoletto di terra.
 
È Ellie a trovare qualcosa di interessante diverse ore dopo: si tratta di un gruppetto di chiese, cinque per l’esattezza, posizionate ai vertici del piccolo territorio. [3] Non ha idea di cosa significhino, ma trova questo dettaglio particolare, una coincidenza singolare, perciò segna con delle X fatte con un pennarello nero dove sono collocate su una grossa cartina che pongono al centro del tavolo e continuano a lavorare, finché non è Bobby a interromperli di nuovo.
«Non posso crederci» cammina dalla cucina verso di loro, sorpassando la porta, in mano un grosso volume polveroso.
Sam lo affianca alla sua sinistra, curioso «Hai scoperto qualcosa?»
«Molto di più, figliolo» si appoggia con i pugni sul tavolo, indicando una a una le X nere sulla cartina. «Queste chiese sono state tutte edificate nella metà del diciannovesimo secolo da Samuel Colt».
Dean, seduto alla destra di Bobby, allarga gli occhi «Quello della pistola?»
«Esatto. E c’è di più: costruì una linea ferroviaria privata che collegava tutte le chiese» gira la cartina, ne traccia la lunghezza con l’indice della mano destra e prende il pennarello nero «E unendo i vari punti guardate cosa viene fuori» Sam osserva Bobby stapparlo e tracciare delle linee, andando a formare una stella a cinque punte. Dean spalanca gli occhi e lo stesso Ellie, seduta alla sua sinistra con un pugno chiuso sotto il mento.  
E' suo fratello a parlare per primo «Non riesco a crederci» seguito da lui «E' una trappola per demoni» punta gli occhi su Dean che si passa una mano sulla bocca, pensieroso. «Di oltre cento chilometri quadrati». 
«Geniale. I demoni non possono attraversare le linee di ferro. Non ne avevo mai sentito parlare».
«Nessuno lo ha mai fatto».
«E dopo tanti anni pensi che le linee li blocchino ancora? Insomma, che siano intatte?»
Sam lo guarda «Sì, certo» e Dean lo guarda un po’ incredulo «Che ne sai?»
«Queste orde di Omen demoniaci di cui parlava Bobby ci girano intorno, ma non riescono a entrare».
«Beh… ci stanno provando».
Ellie si allunga con la schiena, osservando attentamente la cartina «Perché? Cosa c’è dentro?» ed è Dean a risponderle «È quello che stavo cercando. Apparentemente non c’è nulla, eccetto un vecchio cimitero proprio qui» allunga il braccio sinistro per poi puntarlo nel mezzo della stella disegnata da Bobby, nei pressi di Granger. [4] «Al centro».
Sam osserva un attimo la cartina prima di rispondere «Che ci sarà mai di così importante in quel cimitero che Colt voleva proteggere?»
Dean sembra pensarci su e così tutti gli altri. «Beh, forse… forse non gli interessava allontanare i demoni, ma voleva trattenere qualcosa all’interno».
Ellie lo osserva incerta «Pensi che per noi sia meglio?»
Lui sospira appena, sbuffando aria dal naso «Non lo so».
Sam si rivolge a Bobby «Secondo te i demoni ce la faranno? Potrebbero entrare?» e lui scuote la testa «Quella barriera è così potente che ci vorrebbe una bomba per distruggerla. Non c’è modo per un demone di attraversarla».
 
A quelle parole, a Sam è tutto molto più chiaro: i ragazzi speciali, la competizione, il più forte a guidare un esercito. Non è di quello che aveva davvero bisogno Occhi Gialli: gli serviva un essere umano che gli aprisse la porta.
 
Fissa la cartina «No» e poi guarda Dean negli occhi «Ma so chi può riuscirci» e dallo sguardo che gli lancia suo fratello – deciso, privo di incertezza – è chiaro che anche lui, ora, ha capito. E adesso non gli rimane nient’altro da fare che dirigersi in quel cimitero e risolvere il problema una volta per tutte.
 
*
 
Sbuffa aria dal naso, la mascella contratta e le dita che stringono l’impugnatura bianca della sua fidata pistola, la stessa che maneggia ormai da troppi anni, ma che adora perché, tra le altre cose, non ha mai fallito un colpo. [5] Tiene le orecchie tese, attento al minimo rumore, la schiena appoggiata al marmo freddo della colonna scura che ha scelto come scudo.
L’idea è quella di stanare Jake non appena arrivi, perché sicuramente è questo che farà: verrà qui per compiere la missione che Occhi Gialli gli ha assegnato. È per questo che l’ha scelto, per attraversare la barriera di ferro che lo tiene lontano da qui.
 
Sono tutti appostati come lui: Sam, Bobby ed Ellie. Dean sospira appena a questo pensiero, lasciando fuoriuscire dal naso un piccolo sbuffo che diventa velocemente denso come un cumulo di nebbia.
Dopo quello che si sono detti nel casale abbandonato, quando sono fuggiti da Cold Oak, non c’è stato molto modo di parlarle. Oltre al tempo che scarseggia, c’è che lei è tremendamente scostante. Sembra non abbia voglia di tornare sul discorso e Dean, anche se a stento, ha cercato di lasciarla stare, ma non è che sia molto contento del risultato.
Una sera, ad esempio, mentre lei era a fare la doccia, è passato per caso di fronte alla porta del bagno e l’ha sentita singhiozzare forte. Era un suono sordo, forte, che ha avvertito distintamente nonostante l’acqua che scrosciava sul piatto della doccia e non sa come abbia fatto a resistere all’impulso di aprire la porta e correre ad abbracciarla, rischiando anche di bagnarsi tutti i vestiti e di prendersi un bel vaffanculo per aver violato il suo momento di sfogo. Si è trattenuto, però, con la fronte appiccicata alla porta del bagno, gli occhi chiusi e il cuore in gola mentre il suono di quei lamenti gli scoppiava dentro le orecchie, ed è rimasto finché non ha smesso, almeno cinque minuti dopo.
Gli fa male vederla così. Sta cercando di far finta di niente e di non pressarla, di darle il suo tempo e il suo spazio, ma in fondo crede che si stia solo facendo del male. È lui l’esperto della sublimazione, lei ha bisogno di tirare fuori ogni problema e parlarne, parlarne fino a che non le si secca la lingua e quello che sta facendo ora è tutto il contrario e non ne capisce il motivo. Forse per non dare a Dean troppi pensieri, anche se di solito è un atteggiamento che contraddistingue più lui che lei. O forse sono tornati a com’era quando è morto Jim, quando Ellie era tutta strana e non se la sentiva di dirgli nulla. Forse è il senso di colpa che la fa sentire così.
 
Lui sta cercando di comportarsi normalmente, nonostante tutto. Per darle un po’ di serenità, per non farle capire che è in realtà è preoccupato eccome, ma lei talvolta è addirittura fredda.
 
Il fatto è che non capisce fino in fondo perché si senta così in colpa. È vero, è capitato altre volte che, in situazioni simili, si ammutolisse per qualche giorno e rimuginasse su quello che aveva fatto, ma mai così tanto, mai così a lungo. Forse perché il bersaglio stavolta era un essere umano e non un demone più docile degli altri o una bestia per cui provava pietà, ma quello che vorrebbe farle capire è che, per la vita di Sam, lui avrebbe fatto anche di peggio. Se avesse avuto i riflessi pronti, s’intende. Anche se una parte di lui ha pensato che fosse proprio questo il problema: spingersi un po’ troppo in là per salvare qualcuno a cui vuoi bene. E questo, dati anche episodi passati che lo hanno riguardato da vicino, lo comprende eccome, ma ciò non toglie che è piuttosto stanco e soprattutto dispiaciuto di vederla così. Non se lo merita, soprattutto per quel testa di cazzo che stava per ammazzare Sam.
 
Anche lui lo preoccupa un po’: la ferita non era profondissima, ma non era neanche un taglietto ed è decisamente presto perché torni sul campo a briglie sciolte. Anche perché, oltretutto, è tremendamente agguerrito e questo lo rende, in un certo senso, pericoloso, in quanto quando fa così si butta anima e corpo nella battaglia e questo non fa molto bene al suo taglio e alla sua salute. Dean, in tutta questa situazione, può solo augurarsi con le dita incrociate e il cuore gonfio di speranza che vada tutto per il meglio.
 
Il rumore di passi incerti che si muovono verso di lui lo fanno riscuotere dai pensieri. Tende l’orecchio, stringendo di più l’impugnatura della pistola tra le dita. Avverte distintamente una figura camminare verso di lui e si posiziona su un altro lato della colonna, puntando gli occhi alla sua destra. Tra i fili d’erba ancora verdi ce n’è un po’ secca e Dean avverte le suole delle scarpe poggiarsi e aderire sul terreno, come in un momento a rallentatore di un film. Le tombe di quel cimitero abbandonato – poste disordinatamente sul terreno –, poi, sono delle lastre di pietra di varie forme – alcune a forma di crocifisso, altre rettangolari che poggiano sul lato corto – e Dean riesce ad avere una panoramica precisa di quello che sta accadendo.
Da lì a qualche istante, gli compare davanti la figura di un ragazzo di colore, alto, che indossa un giacchetto chiaro e si sta dirigendo in fondo al cimitero, verso quella che lui e gli altri hanno capito essere una specie di porta magica fatta di ferro, eretta su un lastrone di pietra grande quanto l’entrata di un grosso centro commerciale che si aziona con una qualche chiave. Non ha dubbi che sia Jake: ha impresso troppo bene nella testa la sua faccia da cazzo.
Lo osserva avvicinarsi ancora alla porta per poi intravedere Sam che esce dal suo nascondiglio per andargli incontro e solo a quel punto fa lo stesso, seguito anche da Ellie e Bobby.
 
«Come va, Jake?» la voce di suo fratello rimbomba in quel silenzio e il ragazzo si volta, trovandoli tutti e quattro con le pistole puntate contro di lui.
Li guarda con gli occhi sgranati «Immaginavo che veniste qui» e si rivolge a Sam «O almeno che lo facessi tu».
La voce di Bobby suona quasi rassicurante «Ti consiglio di stare calmo, ragazzo», ma Jake non sembra volerlo ascoltare «E se non volessi farlo?»
«Non ci provare!» tuona Sam e la sua voce suona talmente minacciosa che Dean ha quasi paura per Jake. Non ha mai sentito pronunciare parole con una cattiveria simile e la cosa un po’ lo frastorna, ma cerca di non badarci. Non è il momento per farlo.
Jake lo guarda con aria di sfida «Che c’è, sei diventato un duro? Che vuoi fare, uccidermi?»
«Ci sto riflettendo» e Dean è sicuro che dietro quelle parole ci sia una parte di verità.
«Hai già avuto la tua occasione e l’hai sprecata».
«Non farò due volte lo stesso errore».
Jake gli ride praticamente in faccia e a Dean dà sui nervi «Che cos’hai da ridere, figlio di puttana?»
Il ragazzo lo guarda di sbieco, per poi puntare gli occhi su Ellie «Oh, mi ricordo bene di te… sei la stronzetta che mi ha fatto male alla spalla» Dean si volta di scatto a guardarla e la trova tesa con gli occhi fissi su di lui, la pistola puntata verso il centro dei suoi occhi. Ellie ha un’ottima mira e Dean sa che se volesse riuscirebbe a colpirlo dove gli fa più male, ma è certo che non lo farà. Purtroppo. «Vediamo se ti piace la sensazione: perché non ti punti quella pistola alla testa?» gli occhi di Jake luccicano per un istante e nel giro di pochi secondi Ellie si ritrova con la mano sinistra che impugna l’arma che sembra muoversi da sola, andando a puntare alla sua tempia. Dean sgrana gli occhi e così fanno gli altri. Quelli di Ellie sono pieni di paura, ma non fa una grinza: non dice nulla, non replica, rimane in silenzio con quell’arma puntata contro e Dean ha più paura che mai, per quanto cerca di nasconderlo per non darla vinta a quel figlio di puttana che osserva la scena sghignazzando. «Aveva ragione Ava: se ti affidi al male scopri che la tua mente può fare un sacco di bei giochetti».
Sam rinforza la presa sulla pistola «Lasciala andare!»
Jake ride ancora «Vi consiglio di stare attenti a quello che fate: prima che possiate toccarmi, lei si spappolerà il cervello. Proprio come voleva fare con me». Li osserva uno per uno «Ora abbassate tutti quanti la pistola» e sorride guardando Ellie «Eccetto te, tesoro». Dean la guarda, indeciso sul da farsi, ma è costretto a dar retta a quello stronzo, proprio come Sam e Bobby. «Molto bene, grazie» sorride ancora nella loro direzione e poi scatta all’indietro, correndo a infilare la Colt nel buco che apre la complessa serratura di quella porta blindata.
 
Dean e Bobby si fiondano su Ellie, allontanandole il braccio dalla testa e fanno giusto in tempo a farlo prima che le parta un colpo, ovviamente pilotato da Jake. Per fortuna non la colpisce nemmeno di striscio, visto che la pistola era puntata verso l’alto e tirano un grosso sospiro di sollievo vedendola reagire.
Sam, invece, si dirige verso Jake e Dean lo capisce quando avverte il rumore degli spari. Sono tanti, troppi, forse addirittura una decina, e quando si avvicina Jake è già a terra, gli occhi vitrei e una serie di buchi che lo fanno sembrare un colapasta. Punta gli occhi su Sam, che gli interessa decisamente di più in questo momento: ha lo sguardo fisso, cattivo, gli occhi puntati sul cadavere di quel ragazzo che voleva farlo fuori e un paio di goccioline di sangue che gli sporcano il viso, qualcosa che Sam pulisce prontamente, senza degnarlo di uno sguardo.
 
Dean lo osserva qualche istante, ma è costretto velocemente a puntare gli occhi su qualcos’altro: la Colt ha avviato un meccanismo che si blocca quando forma una stella a cinque punte e sembra sul punto di scoppiare, poi, come se dietro ci fosse una grande forza che spinge per farla aprire. Bobby osserva il tutto con preoccupazione ed è Ellie a chiedere «Che cos’è?»
La sua risposta lascia poco spazio all’immaginazione: «L’Inferno» e Dean fa in tempo solo ad allungare un braccio per prendere la Colt prima che la porta si spalanchi, lasciando uscire una nuvola densa, nera come la pece.
 
Si riparano dietro le tombe, osservando da lontano l’orda di demoni uscire da quella porta spalancata. Dean guarda Bobby, poco più in là «Che diavolo sta succedendo?»
«Quella è un’entrata dei demoni, una porta dell’Inferno» lo osserva impugnare la sua pistola «Muoviamoci a chiuderla» [6] e si alzano tutti e quattro, correndo veloci verso la porta di ferro.
 
Dean, però, si ferma dopo qualche passo, osservando la Colt che tiene saldamente nella mano destra. La osserva velocemente, aprendone il caricatore per controllare se c’è ancora la pallottola che vi aveva lasciato. Sorride appena notando che sì, è ancora lì, e ragiona, pensando che se il demone ha dato questa a Jake vuol dire che è nei paraggi e non fa in tempo a rifletterci di più che un paio di passi minacciosi dietro di lui lo fanno voltare di scatto. L’uomo alto che gli sorride arcigno che si trova davanti è proprio il demone: lo riconosce dai suoi occhi gialli, così simili a quelli di un serpente velenoso. Gli punta subito l’arma contro, pronto a sparare, ma lui gliela strappa di mano con un ghigno dipinto sul viso. «I bambini non dovrebbero giocare con le armi» e lo scaglia lontano, tanto che Dean finisce contro una lapide.
Il dolore alla schiena, spiaccicata contro il suolo, è forte, per non parlare di quello alla fronte dove dovrebbe avere un taglio: sente qualcosa scorrergli giù sul viso e ne ha la prova quando si tocca su quel punto, constatando velocemente che si tratta di sangue.
 
Guarda Occhi Gialli voltarsi dietro di lui e affermare «Sarò da te tra un minuto, ragazzo, non mi hai deluso» e, a giudicare dalla fierezza nella voce, probabilmente sta parlando con Sam, ma Dean non riesce a vederlo perché il demone lo tiene schiacciato con la schiena contro la lapide e questo gli impedisce di muoversi. Lo guarda voltarsi verso di lui, gli occhi gialli e intensi nei suoi e quel maledetto sorriso da presa per il culo stampato sulle labbra. Abbassa la mano e gli si avvicina con passi lenti e decisi per poi accovacciarsi al suo fianco. «Sapevo che voi guastafeste sareste venuti qui, stanotte. Ma è una buona cosa, dopotutto».
Dean digrigna i denti come un cane rabbioso; prova ribrezzo solo a guardarlo. «E perché mai?»
«Perché ho sempre preferito Sam a Jake. È forte, addestrato… il cavallo giusto su cui puntare».
«Lascia stare mio—»
«Oh, il piccolo Sammy sa da solo qual è la sua strada» Dean aggrotta appena la fronte, provando una fitta di dolore proprio vicino al taglio fresco. Sente scorrere il sangue fin sotto l’occhio sinistro. «Non hai visto quello che ha fatto a Jake? Ha della stoffa, il ragazzo» Occhi Gialli sorride, un ghigno orgoglioso che gli taglia la faccia in due «Non ti sei mai chiesto perché io gli abbia messo gli occhi addosso? Perché è così… importante che lui viva? Avrei potuto fermarvi, trovarvi e uccidervi tutti, eppure non l’ho fatto. Sam mi piace, è una perla rara. Se si lasciasse andare un po’ potrebbe solo migliorare».
Dean sente ribollire il sangue nelle vene «Sta zitto!» ma lui non sembra badarci «Oh, ma tu non sarai comunque qui ad assistere. Quindi è inutile discuterne» ride ancora, lo stronzo, e si alza in piedi «Ti ho tenuto in vita abbastanza» prende la Colt e gliela punta contro «Adesso non ha più senso farlo, perciò… sayonara» [7] sorride ancora e Dean ha davvero paura che sia arrivata la fine.
 
Cerca di divincolarsi, ma non ha via di scampo, quel pezzo di merda lo tiene ancorato a quella maledetta pietra. Lo guarda stringere l’indice della mano destra sul grilletto ed è sicuro che lo premerebbe se non comparisse un’ombra dietro di lui, qualcosa che lo blocca, prendendolo per la vita e trascinando via la sua essenza demoniaca, lasciando il corpo umano esamine a terra. Dean osserva la scena con gli occhi sgranati e riconosce immediatamente quella figura: suo padre John. Lo guarda provare a scagliare via quella nuvola nera, ma si sente un po’ più libero dalla morsa che lo costringeva a rimanere incollato alla lapide e allunga un braccio fino a strappare di mano la Colt al corpo esanime di Occhi Gialli prima che papà perda la presa che aveva sulla nuvola nera e che quest’ultima torni nel corpo del poveraccio che il demone ha scelto come contenitore. Lo guarda alzarsi di fuga e sgranare gli occhi, incredulo, quando Dean preme il grilletto e punta la pistola dritta al suo cuore, liberando l’ultimo proiettile di quell’arma prodigiosa. Lo colpisce in pieno, sotto gli occhi increduli dello stesso demone che cade a terra, un paio di lampi che lo incendiano dall’interno e gli occhi che tornano umani, limpidi, sebbene ora siano vitrei.
 
Riesce ad alzarsi anche se un po’ a fatica, ora che il demone è morto, e avverte il tonfo della porta dell’Inferno che si chiude in lontananza, ma non ci bada, troppo preso dalla figura di suo padre poco distante. Gli va incontro, i passi un po’ incerti e lo sguardo insicuro e commosso, e quasi non gli sembra vero quando suo padre fa lo stesso. Sussulta, quando gli poggia la mano sinistra sulla spalla e lo guarda con gli occhi lucidi, orgoglioso ed emozionato, conscio come lui e Sam – che è lì, alla sua sinistra, arrivato così velocemente che Dean non se n’era nemmeno accorto – che la battaglia più grande che abbiano mai combattuto sia finalmente finita.
 
Papà si volta a guardare anche Sam e una lacrima gli scende giù dall’occhio sinistro mentre gli sorride. Non dice nulla, ma non ce n’è bisogno: tutti e tre hanno idea della portata di quello che è appena avvenuto, di quanto sia importante e, guardando la figura di suo padre dissolversi in una luce chiara, realizza fino in fondo tutto il suo sacrificio e quanto gli sia costato ma è sicuro che lui direbbe che ne è valsa la pena.
«La caccia prima di tutto, figliolo. Quel mostro la deve pagare per averci portato via la mamma». Dean ha tenuto quelle parole nel cuore e nella testa per tutta la vita, ripetendole come un mantra quando le cose si facevano difficili. E adesso, anche se è diventato grande e più consapevole di tante cose, è sicuro e fiero di aver portato a termine il compito più difficile della sua intera esistenza.
 
Si sposta di qualche passo e fissa il cadavere di quell’uomo che ha rincorso insieme al padre da che aveva quattro fottuti anni, ne scruta i contorni del viso e della figura, i vestiti logori e gli occhi vitrei che non gli fanno più paura, che non possono più fargli del male. È una sensazione talmente bella che gli sembra di stare a qualche centimetro da terra, tanta è la gioia che sente dentro.
Alza la testa per guardare il fratello, in piedi di fronte a lui con le braccia lungo i fianchi e uno sguardo pieno di commozione e fierezza. Sorride, pensando tra sé e sé, la Colt ancora stretta tra le dita della mano destra «Direi che questo possiamo toglierlo dalla lista delle cose da fare prima di morire».
Sam sorride appena prima di guardarlo «Ce l’hai fatta. L’hai fatto davvero».
«Sì, ma non da solo».
Suo fratello si lecca le labbra; sembra sconvolto, ma in modo positivo. «Credi che papà sia… sia risalito dall’Inferno?»
Dean stringe le spalle «Beh, si era aperta una porta, e… e se c’era uno testardo al mondo, quello era lui».
Sam annuisce, visibilmente commosso «E dove pensi che sia ora?»
Scuote la testa «Non lo so» e si sente triste al pensiero che probabilmente non lo vedrà più, stavolta sul serio, ma il sorriso gioioso del fratello lo distrae. «Io non riesco ancora a crederci, Dean. Per anni ci siamo preparati a questo e adesso io… » lo guarda negli occhi; i suoi sono pieni di gioia e soddisfazione «Io non so cosa dire».
Dean ghigna appena e non ci pensa neanche un istante, soddisfatto «Io sì» si accuccia di fianco al demone; adesso non gli fa davvero nessuna paura. «Ho vendicato la mamma, brutto figlio di puttana» e si sente così libero che se potesse lo griderebbe al mondo intero.
 
Si alza in piedi e subito viene raggiunto da Ellie, seguita da Bobby, che gli corre incontro, gli occhi blu fieri quando vede Occhi Gialli a terra. Guarda lui e poi la Colt che tiene in mano e deve capire velocemente quello che è successo perché gli prende il viso tra le mani e si alza sulle punte dei piedi per baciarlo sulla bocca. Gli sorride e il suo sguardo commosso e sincero sembra dirgli sono tanto, tanto fiera di te. Lo abbraccia, poi, e si rivolge a Sam «Tu stai bene?»
Suo fratello annuisce «Tu?»
«Anch’io. Ho avuto un po’ di paura quando Jake mi ha fatto puntare quella pistola alla testa, ma adesso sto bene». Dean le accarezza un fianco, guardando Bobby. Anche lui osserva il cadavere del demone al suolo e poi si rivolge a tutti loro «Occhi Gialli è morto finalmente, ma altri hanno attraversato la porta».
Dean pensa a voce alta «Quanti saranno?» ed è Sam a rispondergli «Un centinaio, forse duecento. Un esercito… ha liberato un esercito».
Bobby sbuffa appena «Spero che voi, ragazzi, siate pronti. La guerra è appena iniziata».
 
Sam lo guarda negli occhi e Dean sa perfettamente ciò che vuole dirgli, lo sa con precisione, ma non può rispondergli adesso. Ha bisogno di riprendere un po’ il fiato, di stapparsi una birra e discutere prima con lui faccia a faccia, da soli, che ha in mente un paio di cose che gli ha detto Occhi Gialli che gli ronzano ancora in testa, qualcosa che può approfondire solo con lui.
 
Decidono di seppellire il cadavere del pover’uomo che conteneva il demone [8] e lo fanno senza tante cerimonie: prendono un paio di pale in macchina, scavano una buca e ce lo buttano dentro. Sono in un cimitero, oltretutto: non c’è luogo migliore per sotterrare un uomo morto.
 
È notte fonda e hanno bisogno di un posto caldo dove nascondersi, perciò decidono di uscire dal camposanto e riprendersi le auto, Dean l’Impala e Bobby il suo furgoncino sgangherato. Con la scusa che ci vuole qualcuno che lo tenga sveglio, convince Ellie a salire con Bobby – che brontola, dicendo qualcosa come «mi ha davvero preso per un vecchio rincoglionito», ma Dean fa finta di niente e lo lascia perdere –, mentre Sam si siede al suo fianco, prendendo quello che è sempre stato il suo posto da che Dean si è impossessato di quell’auto, l’unico tetto fisso sulla testa che ha avuto per tanto tempo.
 
Sono diretti a Sioux Falls, ma sicuramente sosteranno da qualche parte per la notte. Sono più di dodici le ore che si separano dalla meta [9] e sono piuttosto stanchi.
 
Il primo tratto di viaggio è piuttosto silenzioso, ma quando Dean vede Sam leccarsi le labbra con la coda dell’occhio, capisce che il tempo del silenzio è bello che finito.
«Immagino che tu voglia dirmi qualcosa».
Dean sorride sghembo, una smorfia appena accennata sulle sue labbra «Cosa te lo fa pensare?»
«Beh, il fatto che hai mandato Ellie in macchina con Bobby, per esempio. Penso che al momento io sia l’ultimo dei tuoi pensieri… almeno stanotte».
Ora si fa più serio, un po’ infastidito da quelle parole «A lei penserò a tempo debito. Prima ho bisogno di chiederti un paio di cose».
Sam si ammutolisce un istante, poi lo vede fare spallucce con la coda dell’occhio «Ti ascolto».
Dean deglutisce; un po’ gli mette pensiero affrontare questo argomento, ma non può fare altrimenti. «Quando Occhi Gialli mi è venuto vicino, prima, mi ha fatto un discorso che mi ha fatto riflettere» osserva per un istante Sam che lo guarda concentrato per poi puntare nuovamente gli occhi sulla strada. «Mi ha parlato di te in modo entusiastico, mi ha detto che… che hai della “stoffa” e non ti nascondo che il tono che ha usato mi ha fatto pensare. Insomma, che avesse dei progetti per te era chiaro, lo sapeva anche papà, ma… ma tu? Sai qualcosa che non so?»
Sam aggrotta la fronte «In che senso?»
Dean sbuffa, irrequieto «Non ci sono molti sensi in questa frase, Sammy: lo sai o no?»
 
Lo osserva leccarsi le labbra con la coda dell’occhio e non ha dubbi: la risposta alla sua domanda è e non può fare a meno di chiedersi perché mai suo fratello glielo abbia tenuto nascosto. Anche se una parte di lui pensa di sapere già la risposta e la cosa non gli piace per niente.
 
«Quando… quando mi è comparso in sogno, mi ha fatto vedere quello che… quello che è successo quella notte, nella mia cameretta».
Dean sgrana gli occhi e lo guarda fisso «E?»
«E guarda la strada» Dean obbedisce, realizzando che stava tenendo il volante un po’ troppo a sinistra e la macchina stava facendo lo stesso, così addrizza il tiro, ma continua comunque a tenere le orecchie ben tese. «E c’è un motivo per cui ho questi poteri. In pratica mi ha… mi ha fatto bere del sangue demoniaco. Credo che lo abbia fatto anche con gli altri bambini».
Dean non riesce a credere alle sue orecchie, ma soprattutto non capisce perché il fratello se lo sia tenuto per sé. Insomma, non poteva dirglielo? Hanno avuto modo di parlarne, di rimanere da soli e affrontare l’argomento, perché nasconderglielo?
«E perché me lo dici adesso?»
«Tu come hai fatto con quella storia di papà?»
Dean sbatte le palpebre un paio di volte; non riesce a capire il nesso. «Ma che c’entra? Io a papà lo avevo promesso, tu invece—»
«Io invece non me la sono sentita» lo vede abbassare la testa con la coda dell’occhio, i capelli che gli vanno a coprire il viso stanco «Avevo paura che mi giudicassi».
«E perché avrei dovu—»
«Maledizione, Dean, ho sangue demoniaco dentro di me!» [10] sbotta, alzando il tono della voce «Non è che ci sia molto di cui parlare. Non posso nemmeno andare da un dottore e dirgli “Salve, mi scorre dentro del sangue di demone, come posso fare per guarire?” perché non c’è medicina, né cura» Dean lo vede passarsi una mano sugli occhi e sbuffare aria dal naso, come per cercare di calmarsi. «Per questo non ti ho detto niente. Avevamo altre cose a cui pensare, dovevamo liberarci del demone e… e comunque non puoi farci niente. E nemmeno io» si passa la lingua sulle labbra «Mi servirà del tempo per capire quello che vuol dire, che effetti ha su di me, se… se avrò altre visioni e cosa comporterà tutto questo. Considerando, poi, che non ho neanche più nessuno a cui chiederlo, perché quelli come me sono tutti morti, probabilmente sarà un po’ più difficile».
Dean deglutisce; crede di sapere perfettamente dove sta cercando di arrivare suo fratello «Che significa?»
Lo sente sbuffare aria dal naso, piano «Significa che per il momento, se hai intenzione di fare ciò che mi ha detto, dovrai farlo da solo».
Dean stringe i pugni sul volante, nervoso «Oh, andiamo Sam, come pensi che faccia a—»
«Ho ragionato su quello che mi hai detto e… ed è giusto che segui una strada, Dean. Prendi quella che ritieni migliore, per una volta senza badare a me».
 
Dean stringe il labbro inferiore tra i denti, sforzandosi a rimanere in silenzio. La verità è che avrebbe voglia di picchiarlo, di dargli tante di quelle botte da riempirgli la faccia di lividi, perché è stato il primo a cui ha parlato del suo piano proprio perché credeva di trovare un appoggio in lui, che gli desse una mano. Invece, non ha trovato altro che un muro di parole ostili e un rifiuto dalla persona su cui sperava di poter contare di più.
 
Alza il volume della radio che suona un pezzo dei Metallica e si acciglia, la bocca cucita e la fronte aggrottata, mentre con la coda dell’occhio osserva Sam che lo guarda stupito, come se si aspettasse una reazione tremendamente diversa. Dopo un po’ si volta anche lui, però, gli occhi verso il finestrino e Dean si permette di alzare di più il volume. Tanto, da qui a quando arriveranno a destinazione, sa già che non hanno altro da dirsi.
 
*
 
Siede sul cofano dell’Impala, gli occhi al cielo e poi alla bottiglia di whisky che stringe tra le dita e porta alla bocca ogni tanto, in un gesto annoiato. Non ha neanche voglia di bere, per quanto l’alcol sia un valido compagno in questa notte tanto solitaria.
È quasi mezzanotte ed è qui da almeno dieci minuti. È partito presto, dopo cena: è andato a fare un giro nei dintorni, si è fatto una bevuta e poi è tornato, pensando di rientrare in casa presto, invece si è messo a pensare e non l’ha ancora fatto.
 
Sono da Bobby ormai da un paio di giorni. La notte in cui hanno ucciso Occhi Gialli hanno dormito a Rawlins, nel Wyoming, e sono ripartiti la mattina dopo per poi venire qui. Non hanno idea di dove andranno, ma per il momento hanno deciso di fermarsi, per riprendere un po’ di fiato e capire come muoversi d’ora in poi.
 
Dean aveva le idee chiare, ma dopo aver parlato con Sam non ne ha più nessuna. Per questo ha preferito prendersi una serata “di svago”: per analizzare la situazione da solo e capire il da farsi. Non che ci sia riuscito molto, anzi, ma almeno può dire di averci provato.
 
Ellie l’ha chiamato un paio di volte da che è uscito, ma non le ha risposto.
L’altra sera era felice come Dean non la vedeva da un po’: non aveva potuto vederlo mentre uccideva Occhi Gialli, troppo impegnata a cercare di chiudere la pesante porta dell’Inferno insieme a Bobby, e per questo si è fatta raccontare dopo tutti i particolari. Dean ha snocciolato i più importanti, senza andare troppo in profondità sui discorsi che ha fatto quel figlio di puttana. Era seduta sopra le sue ginocchia, le braccia intorno al suo collo e lo guardava con gli occhi pieni di ammirazione, fieri. Per Dean è stata la soddisfazione più grande.
Quella notte, sotto le coperte, quando Sam – che dormiva sul letto di fianco – non poteva sentirli, gli ha raccontato di John, del suo intervento e del modo in cui lo guardava e lei, con gli occhi lucidi e un sorriso che le andava da un orecchio all’altro, prima di baciarlo gli ha sussurrato «Tuo padre è sempre stato orgoglioso di te, Dean. Solo che non ha mai saputo dimostrartelo» e mai come quella volta Dean si è sentito di darle ragione.
 
È stata una bellissima sorpresa, per lui, se così può chiamarla, trovarlo lì in quel momento. Il fatto è che hanno lottato per anni e anni uno di fianco all’altro per ottenere questa grande vittoria e averlo lì a guardarlo mentre faceva fuori quella feccia di demone è stata la più grande delle soddisfazioni. E non ha dubbi sul fatto che Sam possa dire lo stesso.
 
Sbuffa aria dal naso e stringe le labbra tra i denti. Poggia la bottiglia di whisky sul cofano dell’Impala e abbassa lo sguardo, l’occhio che gli cade sul braccialetto di pelle che non toglie mai. Lo sfiora con l’indice della mano sinistra, facendogli fare un giro intorno al suo braccio. Ellie glielo aveva regalato per il suo compleanno quando non erano ancora niente se non due ragazzi che passavano del tempo insieme mentre i loro padri avevano dei progetti comuni, quando si conoscevano appena. Dean non l’ha più tolto, nonostante non sia più nuovo come un tempo ma ci è affezionato, perché è stato il primo regalo di Ellie quando le luci dei lampioni che costeggiavano la strada della sua vita erano completamente spenti.
Adesso sono cambiate tante cose, non sono più quei due ragazzi smarriti che cercavano a tutti i costi l’approvazione dei loro genitori e Dean sta seriamente pensando che forse si meritano di meglio, ma è un pensiero confuso e precario, qualcosa che lo tiene sveglio la notte, ma che è meglio cercare di tenere a bada. Anche se non sa quanto a lungo.
 
Afferra nuovamente la bottiglia e beve un altro sorso del suo whisky, avvertendo qualche passo veloce dietro di lui. Si volta di scatto e si ritrova di fronte il viso preoccupato di Ellie che lo scruta, la treccia un po’ scompigliata e il cellulare stretto tra le dita della mano destra.
Lo guarda dritto negli occhi «Finalmente» e gli si avvicina, per poi prendergli il viso tra le mani. «Dove sei stato? Ti ho chiamato e non mi hai risposto».
Lo stringe forte con le dita e Dean accenna un sorriso, appoggiando nuovamente la bottiglia sul cofano della macchina e accarezzandole la mano destra con la sua «Sono stato a fare un giro, niente di che».
Ellie si imbroncia un po’ «Potevi almeno rispondermi. Mi hai fatto preoccupare» non glielo dice a mo’ di rimprovero, ma sembra comunque un po’ dispiaciuta. Si scosta, togliendogli le mani dal viso e afferra il lembo della sua giacca di pelle, abbassando la testa «Mi… mi dici che hai? Da quando siamo qui sei strano, pensieroso. Posso sapere perché?»
 
Alza gli occhi verso di lui; sono quasi imploranti, confusi. È vero: da che sono a Sioux Falls, Dean si è comportato in maniera strana, o meglio insolita per uno che ha appena ammazzato il mostro che gli ha rovinato la vita e dovrebbe essere felice, col sorriso stampato in bocca dalla soddisfazione dalla mattina alla sera. È solo che la discussione con Sam l’ha stravolto, incidendo profondamente sul suo umore.
 
Allunga una mano verso il suo viso e le mette un ciuffetto di capelli dietro le orecchie, una smorfia triste che gli disegna le labbra. «Per spiegartelo dovrei dirti tante cose» ed è così: dovrebbe partire dal principio, snocciolare i dettagli, anche e forse soprattutto i più dolorosi, e parlarle senza filtri.
 
Lei lo guarda negli occhi, decisa «Se vuoi cominciare adesso, io ti ascolto».
 
Dean sbuffa aria dal naso e sa che stavolta non può fuggire: deve dirle la verità. E deve cominciare dall’inizio, da ciò che ha lasciato indietro, da quello che le ha nascosto per non farla soffrire. È inevitabile, ormai: deve essere sincero fino in fondo se vuole dare una svolta e stavolta è pronto a prendersi le sue responsabilità.
 
Sbuffa appena e annuisce, prendendole entrambe le mani tra le sue. «Sarà una cosa lunga, però, e fa freddo. Entriamo in macchina».
Ellie lo guarda perplessa «Perché non in casa? Stasera siamo sul divano, potremmo—»
«Appunto, non è il caso».
 
A quelle parole, lei stringe le spalle e annuisce, girando intorno all’Impala per poi sedersi sul sedile del passeggero. Dean fa lo stesso, sedendosi sul posto del guidatore accompagnato dal tonfo della portiera che si chiude dietro di lui.
Abbassa la testa e le prende le mani, poi sbuffa ancora aria dal naso e si fa coraggio, ripetendosi che non può fare altrimenti. Non più.
 
Comincia dal principio, da quando suo padre gli ha fatto quella ramanzina, quella che le ha sempre nascosto. Le parla senza mezze misure, senza sconti, riportando le sue parole come se fosse lui stesso, in quel momento, a schiaffargliele in faccia. Come ha fatto lui con Dean quel giorno.
Lei lo guarda rattristata, ma non è afflitta. Sicuramente sapeva già tutto, o meglio, se lo era immaginato per tutto questo tempo.
La osserva stringere le spalle, infatti, la testa bassa «Lo immaginavo, Dean. Anche quando stavi male, all’ospedale, tuo… tuo padre mi ha detto senza mezzi termini che non capiva perché andassimo a letto insieme, cosa ci vedevi in me» si lecca le labbra e Dean stringe di più le mani intorno alle sue; che suo padre non fosse un gentiluomo lo aveva capito da un pezzo, ma lo pensava un po’ meno stronzo. Chissà perché Ellie istigava in lui tutta questa freddezza. «Ma non devi preoccuparti per questo, io… io ormai c’ho fatto l’osso. Mi dispiace solo per te che ci sei stato male».
Dean stringe le spalle e lei alza gli occhi verso di lui per guardarlo, un’espressione un po’ dispiaciuta dipinta sul viso. «Sarei un ipocrita se ti dicessi che non mi ha scosso. Io ho… ho sempre cercato la sua approvazione, in ogni cosa che ho fatto nella mia vita. Ho sempre voluto renderlo orgoglioso e quando mi ha detto che quello che stavo facendo era sbagliato io… insomma, sebbene sapessi che quando stavo con te stavo bene e non volevo lasciarti—»
«Il pensiero di farlo ti è venuto».
Dean la guarda dritta negli occhi; non c’è rancore nelle sue parole, né tristezza, solo una completa e profonda comprensione, qualcosa che lo spiazza completamente. Annuisce, sbattendo le palpebre un paio di volte e abbassando gli occhi sulle sue mani. «Ma non era tanto per lui. O meglio, non solo, io… insomma, quello che mi ha detto mi ha dato un po’ da pensare. Anche e soprattutto sul futuro. Voglio dire, io… io vorrei che tu fossi felice, che tu abbia la vita che desideri. E questo lo pensavo anche da prima, ma… ma è come se quelle parole avessero tirato fuori questo pensiero, come se gli avessero tolto la polvere e lo hanno portato a galla».
Lei gli alza il mento con le dita, sorridendo appena «Te l’ho detto tante volte: la vita che voglio è questa, non devi pensare che—»
Dean le sorride tristemente «Non è vero» mentre lei lo guarda perplessa, confusa «Hai sempre detto che non vuoi fare la cacciatrice per sempre, che… che era solo un lavoro passeggero per stare vicino a tuo padre» si prende una piccola pausa per osservarla con attenzione: è attenta, in attesa, concentrata. «Non è mai stata una scelta che hai fatto perché la sentivi, ma per seguire qualcuno».
Ellie stringe le spalle e abbassa il capo; sembra piuttosto pensierosa «Beh, che c’è di male?»
«Niente, ma è diverso… per questo non credo sia giusto che tu lo faccia per sempre» allunga una mano verso il suo viso per accarezzarle una guancia e lei alza di nuovo la testa, guardandolo negli occhi «Non me lo hai mai detto, forse per non farmelo pesare, ma io credo che prima o poi tu vorrai una famiglia, dei figli… una stabilità. Non adesso, ma un giorno… un giorno sì».
Ellie si morde le labbra, nervosa. Dalla sua espressione, più che dire una cosa ovvia sembra che Dean abbia appena scoperto che ha fatto una marachella e la stia sgridando, come fa un papà con una bambina piccola. «Sì, ma—»
Le sorride, per tranquillizzarla «Non devi giustificarti. Non con me. È normale che tu voglia tutto questo e credo che, al contrario di quello che sosteneva mio padre, lo è a prescindere dalle tue origini e dalla vita che hai vissuto prima di trovarti in questa. Pensi che per me sia tanto differente?» la guarda allargare gli occhi, sorpresa «Per quattro anni ho avuto un tetto sulla testa e una mamma che mi voleva bene. Tanto. Pensi che non mi manchi quella sensazione, quel… quel calore? E anche a Sam, che ci è fuggito a Stanford pur di avere una cosa così».
Ellie abbassa gli occhi, sospirando aria dal naso. «È vero, ma io… io non te lo posso chiedere. Non te lo chiederei mai».
 
Lui sorride appena, un moto di orgoglio che gli corre veloce dentro il petto. È proprio per questo che la ama tanto, che darebbe la vita e tutto quello che ha – anche se è poco – per lei: perché non glielo avrebbe mai chiesto. Sacrificherebbe qualsiasi desiderio personale di una vita decente e senza sangue e dolore per stargli accanto, senza domandargli di più se non un po’ d’affetto e di rispetto. È proprio qui che papà si è sbagliato: lei preferirebbe rinunciare a tutto pur di stare insieme, anche ai suoi desideri più profondi.
Ha ben stampato in mente il suo sguardo luccicante ogni volta che vede un bambino per strada o in una qualche tavola calda, come quella volta che sono andati al mare e ogni volta che passava un bimbo gli occhi blu le si illuminavano, diventando colmi di meraviglia. Ricorda fin troppo bene quando ne hanno parlato, in spiaggia, quando non stavano ancora insieme: in quell’occasione aveva pensato che, tra qualche anno, sarebbe potuta essere una bravissima mamma. Dean ha tenuto alla larga questo pensiero a lungo, cercando in tutti i modi di evitare di pensarci, ma non può negare l’evidenza: Ellie desidera fortemente una vita normale, fatta di una casa, un lavoro stabile che le dia un sostentamento e di una famiglia. Magari non tra un anno o due, ma prima o poi sentirà quest’esigenza e non farà niente per assecondarla perché non vuole rompere le uova nel paniere a Dean che, invece, ha sempre avuto un obiettivo diverso. Per questo, adesso, deve essere lui a fare una scelta.
 
La guarda negli occhi, le labbra piegate in un timido sorriso «Non lo stai facendo, infatti. Non l’hai mai fatto. Sono io che te lo sto chiedendo». Ellie sbatte le palpebre un paio di volte, forse senza comprendere, poi spalanca gli occhi e Dean le sorride un po’ più convinto. «Prima di conoscerti, pensavo di non essere in grado di voler bene a nessuno. Pensavo di non… di non saperlo fare bene. Mio fratello se n’era andato e mio padre preferiva stare in giro a sfogare la rabbia piuttosto che passare un po’ di tempo con me e io mi sentivo solo e abbandonato a me stesso. Poi sei arrivata tu e non solo mi hai fatto capire di meritare qualcosa di bello nella mia fottuta vita, ma anche di poter voler bene. Di non essere vuoto. Di poter amare. Mi hai fatto un dono immenso e io vorrei ricambiare allo stesso modo» le sorride ancora, leccandosi le labbra. Non sa come sta facendo a trovare il coraggio di dirle tutto questo «Per tutta la vita ho pensato a quello che voleva mio padre. Ma da quando ho vendicato la mamma, mi sono reso conto di non essermi mai soffermato a lungo a pensare a quello che avrebbe voluto lei. Cosa direbbe se fosse qui adesso, a vedermi inseguire i mostri e uccidere i cattivi? Vorrebbe questo per me? Io non credo» prende fiato ed Ellie lo guarda concentrata, forse sta cercando di capire dove vuole arrivare. «Io… ho vissuto tutta la vita come cacciatore, ho imparato tutto da mio padre e ho fatto del mio meglio per portare avanti il suo lascito» accarezza il dorso delle mani di Ellie, prendendo un altro respiro. «Mi sono concentrato su quello l’ho fatto al meglio delle mie possibilità, ma ora… ora sono stanco. Di rischiare la pelle, del sangue, di vederti star male quando i sensi di colpa per qualcosa che hai fatto ti fanno a pezzi. Per questo credo che… che sia ora di pensare a fare altro, di guardare avanti. Non so se lascerò la caccia per sempre, probabilmente no, ma non voglio che pesi più sulla mia vita come adesso. Non so se sono bravo a essere una persona normale, che si sveglia la mattina e fa un lavoro normale e dorme per più di quattro ore a notte in una bella casa con tanto di giardino e steccato bianco, ma so che voglio provarci. Con te».
 
Ellie deglutisce, continuando a fissarlo «Quanto hai bevuto stasera?»
Dean scuote la testa e le sorride «Non così tanto. Anzi, penso di non essere mai stato tanto lucido in vita mia» le sposta i capelli portandoglieli dietro alle orecchie «È un po’ che ci penso. Forse non volevo ammetterlo, ma… ma il tempo che passiamo insieme lontano dalla caccia è quello che mi piace di più. Me ne sono accorto da quando siamo stati al mare a Westhaven» ed è la verità: ricorda più che bene le risate che si sono fatti, la spensieratezza e quanto gli abbia dato fastidio quando Sam li ha richiamati all’ordine, trovando il caso di Daniel Elkins. Si era quasi arrabbiato per il tono che aveva usato con lui, quasi fosse stupito che fossero arrivati tanto lontani, quando Sam, invece, gli aveva solo fatto una semplice domanda, peraltro lecita, ma questo lo ha capito solo dopo. Lei continua a guardarlo con gli occhi pieni di meraviglia e se non dovesse dirle ancora dell’altro probabilmente lascerebbe andare ogni freno e comincerebbe a baciarla come desidera fare da che sono entrati in macchina «Per questo penso che sia la cosa giusta da fare. Abbiamo fatto i vagabondi per una vita, è giusto… è giusto staccare. Pensare a costruirci un futuro diverso».
Ellie si morde le labbra «E tutti i demoni che sono usciti da quella porta l’altra notte?»
Sa che non avrebbe mai pensato di dire in tutta la sua vita quello che sta per dire, ma non può trattenersi. «Non siamo gli unici cacciatori in circolazione; ci penserà qualcun altro».
Lei continua a guardarlo fisso; ha un’espressione confusa e sorpresa, ma i suoi occhi dicono ben altro: emanano una luce senza eguali, brillano come due diamanti al sole. «E Sam?»
 
Dean le toglie la mano dal viso e abbassa lo sguardo, leccandosi le labbra. Sapeva che questa domanda, prima o poi, sarebbe arrivata, e forse era la cosa che lo spaventava di più.
 
Sospira appena, accarezzando il dorso della mano sinistra di Ellie quasi sopra pensiero «Con Sam ne ho già parlato. Gli ho chiesto se vuole venire con noi e lui… lui non ne vuole sapere» alza gli occhi per guardarla; sembra molto perplessa «Io… io pensavo che dopo la morte di Occhi Gialli i nostri doveri primari fossero quantomeno diminuiti, ma… ma lui la pensa diversamente e io non so cosa farci».
Lei lo fissa, un po’ allarmata «E vuoi abbandonare lo stesso? Insomma, vuoi… vuoi prendere una strada diversa?»
 
Nel suo tono non c’è rimprovero e Dean capisce cosa sta cercando di dirgli: sarebbe disposto a fare un passo in una direzione diversa da quella di suo fratello? È la domanda che lo ha tenuto sveglio nelle ultime notti, ma adesso crede di sapere la risposta.
 
La guarda negli occhi «Stavolta sì. Gli voglio un bene dell’anima, ma… ma per una volta che sono stato io a chiedergli qualcosa, lui ha reagito così. Quando era lui a volere una vita normale, ha fatto le valigie e tanti saluti, senza chiedermi nulla né soffermarsi a sentire il mio parere in merito. Ora forse è il momento di fare lo stesso».
«Ma—»
Dean le poggia una mano sulla bocca e lei lo guarda ancora negli occhi «Lo facevo anche per lui, che con quello che ha passato penso si meriti un po’ di normalità, ma evidentemente ha ancora bisogno di tutto questo. Io so solo che voglio tutto con te. Voglio una vita normale, svegliarmi con te la mattina e guardarti senza preoccuparmi del pericolo che corri a stare con me. Voglio darti la serenità che forse fino ad ora non ti ho mai concesso. Voglio provare ad essere un bravo compagno per te che sei perfetta e sei quanto di più io abbia mai pensato di meritare».
 
Le toglie la mano dalla bocca e la osserva mentre lei lo fissa, talmente incredula da non riuscire a battere ciglio. Poi quell’espressione si scioglie in un sorriso, uno dei più belli che le abbia mai visto fare, e gli si avvicina di scatto, intrecciando le braccia dietro al suo collo. Lo stringe forte e Dean fa altrettanto, ascoltandola ridere. È un suono cristallino, puro e così denso di gioia che lui è costretto a fare lo stesso, a seguirla in quella sua risata folle e felice. Poi lei si scosta per guardarlo e fa scontrare le labbra con le sue, nel suo modo migliore di dire grazie. Dean non si tira indietro: allunga la mano destra dietro la sua nuca, intrecciando le dita tra i suoi capelli e la bacia con tutta la passione che ha dentro, scostandosi ogni tanto per guardarla ridere, sorridere di una gioia che le illumina il viso e gli occhi di una luce nuova, bellissima, qualcosa che non avrebbe mai creduto di vederle addosso.
 
Ora l’eco di quelle lacrime sotto la doccia è lontano, rimpiazzato dal suono ben più dolce dei baci che Ellie gli sta dando dappertutto, sulle guance, sulla bocca, sul naso. Ovunque.
E mentre si lascia travolgere, facendola sedere a cavalcioni su di lui e infilandole le mani sotto i vestiti per spogliarla velocemente, totalmente incurante di essere nella rimessa delle auto di Bobby e che o lui o suo fratello potrebbero venirli a cercare, Dean ripensa a tutto quello che lui ed Ellie hanno trascorso insieme, a quanto hanno lottato per arrivare fino a qui. Riflette su quanto è cambiato, più che convinto che se qualcuno un po’ di tempo fa gli avesse chiesto se avrebbe mai fatto un sacrificio così grande per qualcuno gli avrebbe risposto di no senza pensarci due volte. Dopo tutti quelli che lei ha fatto per lui, però – in primis seguirlo in capo al mondo ma poi tanti altri, tra cui sopportare suo padre e suo fratello che, per quanto sia più mansueto, gli è stato intorno per tutto il tempo a dispetto di come andava prima tra loro –, glielo doveva. E non vede l’ora di cominciare a scrivere insieme questo nuovo pezzo della loro storia.  
 
[1] Nell’episodio 2x22 “All Hell breaks Loose (Part 2)”, non viene precisato il numero di giorni che passano tra la morte di Sam e quando torna in vita grazie al patto di Dean, ma sia Bobby che il demone degli incroci parlano di “doverlo seppellire prima che cominci a puzzare”. Per questo, ho pensato di sfruttare lo stesso numero di giorni (che ho immaginato fossero almeno una settimana) per dar tempo a Sam di riprendersi un po’, considerando che nell’episodio lo aveva fatto velocemente poiché era tornato in vita ed era immediatamente guarito.
[2] Riferimento all’episodio 1x22 “Devil’s trap”, quando Dean confida a Sam di essere spaventato dalla facilità con cui si butta nel fuoco quando si tratta di salvare il padre e il fratello.
[3] Nell’episodio 2x22 “All Hell breaks Loose (Part 2)”, è Ellen a portare a galla questo particolare: quando riesce ad andare da Bobby, ha con sé una cartina geografica dove sono segnate queste chiese. Questo particolare, però, ho dovuto modificarlo a causa della sua assenza in questa storia.
[4] Nella puntata 2x22 “All Hell breaks Loose (Part 2)”, non è specificato il luogo dov’è situato il cimitero, per questo ho guardato la cartina del Wyoming e ne ho scelto uno di testa mia XD
[5] Riferimento all’episodio 3x03 “Bad day at Black Rock”, dove Dean afferma che la sua pistola non si inceppa mai.
[6] Questo paio di battute, anziché da Bobby, nell’episodio sono pronunciate da Ellen.
[7] Parola giapponese che significa “addio”.
[8] Nell’episodio non viene mostrato il momento della sepoltura del cadavere di Occhi Gialli, ma dubito fortemente che l’abbiano lasciato lì, quindi l’ho aggiunto io di mia spontanea volontà. XD
[9] Da Granger, nel Wyoming, per arrivare a Sioux Falls, South Dakota, ci sono da fare all’incirca dodici ore di viaggio.
[10] Riferimento all’episodio 4x04 “Metamorphosis” e al litigio fuori dall’Impala tra Sam e Dean.
 
  
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