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Autore: MonicaX1974    18/04/2019    0 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
In un susseguirsi continuo di ammissioni e negazioni, rivelazioni e trascorsi burrascosi, Harry e Chloe riusciranno a trovare un modo per trovare il loro nuovo inizio?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tre giorni.

Con oggi sono passati tre indimenticabili giorni da quando siamo arrivati nella capitale spagnola e io non mi sentivo così da... da troppo tempo per non apprezzare anche la leggera pioggia che batte contro il vetro della mia stanza d'albergo.

Sorrido, non faccio altro da quando siamo atterrati in questo stato, al di là dell'oceano rispetto a dove ho vissuto la mia intera vita e, se dicessi che tornare a casa non mi spaventa, mentirei spudoratamente, perché la verità è che sono terrorizzata di tornare in America, a Boston dove c'è Dylan, di cui non mi sono dimenticata - non potrei mai farlo data la sua somiglianza con il mio Dylan - e poi c'è il problema, se così vogliamo chiamarlo, del mio ritorno a Montréal per Natale. Detesto dovermi separare da Harry proprio in questo periodo in cui sembra che non riusciamo a fare altro che avvicinarci.

So di avere tante cose meravigliose di cui occuparmi lì, come la mia famiglia, i miei migliori amici, Ryan e Emma, ma quella è la città dove tutto è iniziato e tutto è finito, un po' anche la mia vita è terminata quel giorno, e anche se Harry è stato in grado di farmi uscire dal buio tirandomi con forza e fermezza, il mio timore è che, una volta tornata in quella città, non sarò in grado di tenere a freno il mio cervello.

Chiudo la valigia dopo aver controllato ovunque nella stanza di non aver dimenticato nulla e sorrido malinconica al pensiero di me e Harry in giro per la città, spensierati e sorridenti come ieri sera dopo l'ultimo incontro con tutti gli investitori - incontro che è andato alla grande. Harry ha portato a termine ogni singola richiesta di suo padre, se l'è cavata più che bene e Hernandez ha detto che porterà altri clienti, quando ne avrà l'opportunità, e che si raccomanderà di lavorare con lui personalmente.

Prendo la sua felpa, quella che ha lasciato qui ieri sera, la indosso sopra al mio maglioncino scuro e tiro su la cerniera fino al fondo stringendomi nelle spalle, come se fosse lui a farlo. Rimpiango il fatto che in nessuna di queste sere siamo riusciti a... come dire... "soddisfare il nostro appetito", ma sembrava davvero che ci fosse qualcosa che remasse contro di noi.

La prima sera, a causa di vari impedimenti, lui ha impiegato troppo tempo a tornare nella mia stanza e il jet lag ha fatto il resto, facendomi addormentare come un sasso. La sera successiva Harry ha passato un'intera ora in video conferenza con suo padre e suo fratello, mentre io lo aspettavo nel mio letto, ma per la seconda volta di seguito mi ha trovata nel mondo dei sogni. La cosa bella, però, è che si è comunque infilato nel mio letto e l'ho trovato al mio fianco quando mi sono svegliata.

Stamattina ci siamo alzati presto per recarci negli uffici di Hernandez per le firme finali e la definitiva conclusione del contratto, e ora ci stiamo preparando per andare in aeroporto. Il suo cliente ci ha invitato a pranzo e, per quanto Harry abbia insistito a dire che non ce ne fosse bisogno, alla fine ha dovuto cedere e siamo rimasti lì fino a poco fa.

Mi siedo sul bordo del letto per infilarmi le scarpe e, mentre lego i lacci, sento bussare alla porta. Mi alzo per aprire e sono certa di sapere chi sia. Abbasso la maniglia, tiro verso di me la porta e il suo sorriso è capace, ancora una volta, di farmi sentire bene e di rassicurarmi. «Sei pronta?», mi chiede, tenendo stretta tra le mani la sua valigia.

Anche lui è vestito molto più casual rispetto alla partenza. Indossa un paio di jeans scuri, strappati alle ginocchia, una camicia nera - come sempre troppo sbottonata - e il suo cappotto. Ha i capelli legati in uno chignon alto e una strana espressione sul viso, come se ci fosse qualcosa che lo turba. Che sia anche lui preoccupato per il mio rientro? Che anche lui stia pensando al fatto che posso avere un altro crollo emotivo una volta tornata a casa?

«Sì, ho appena chiuso la valigia ora... stai bene?», gli domando apprensiva.

«Sì, certo». Il suo tono non è spavaldo come al solito, sono sicura che gli stia passando qualcosa di negativo per la testa. «Dai andiamo...», si volta e fa per andarsene, ma io non posso restare ferma senza fare niente, non posso vedere ancora quell'espressione sul suo viso, quindi lo raggiungo, afferro la sua mano per farlo fermare, e lo faccio voltare verso di me.

«Harry cosa c'è che non va?» Resta in silenzio, ma sono certa che voglia dirmi qualcosa, glielo leggo negli occhi, ed è per questo che insisto. «Sei arrabbiato con me?» Lui aggrotta le sopracciglia.

«Perché mai dovrei essere arrabbiato con te?», mi domanda con aria confusa.

«Non lo so... forse perché mi sono addormentata e...»

Le sue labbra e le sue mani arrivano contemporaneamente sul mio viso, lasciandomi per un attimo interdetta, ma poi afferro il bavero del suo cappotto, come per aggrapparmi a lui. Improvvisamente mi è venuto questo dubbio, che possa essere arrabbiato con me, che possa aver avuto dei ripensamenti su di noi, è l'unica cosa che possa spiegare questo suo cambiamento nei miei confronti.

Si allontana leggermente, poi mi abbraccia, tenendomi stretta, molto stretta. Il mio torace è perfettamente aderente al suo, le sue braccia ad avvolgermi le spalle, le mie mani sulla sua schiena al di sotto del cappotto e io respiro lui a pieni polmoni, cercando di catturare ogni più piccola sensazione che questo dolcissimo abbraccio mi sta regalando.

«Non sono arrabbiato con te Chloe...», torna a guardarmi lasciando le sue mani sul mio viso «e comunque non potrei mai esserlo per un motivo così stupido». Le mie mani tornano sul suo petto, all'altezza del suo cuore, che sento battere velocemente. «Adesso andiamo o perderemo l'aereo». Mi lascia un bacio veloce, poi gli sorrido, torno in camera per recuperare la mia valigia e lo raggiungo vicino all'ascensore.

Al piano terra sbrighiamo le pratiche per il check-out e ci dirigiamo all'esterno, restando sotto la tettoia in attesa del taxi. Harry è silenzioso e io non riesco disturbare i suoi pensieri, che sembrano preoccuparlo molto.

Il tragitto fino all'aeroporto è accompagnato solo dal rumore del traffico e dalla radio che il tassista ha acceso. L'unica cosa che mi consola è che mi ha preso la mano non appena saliti in macchina e non l'ha più lasciata fino all'arrivo a destinazione, quando abbiamo dovuto necessariamente allontanarci per scendere, prendere le nostre valigie, e recarci al check-in, ma non appena leggiamo le informazioni sul tabellone luminoso, ci guardiamo entrambi con espressione sorpresa.

Il nostro volo è stato cancellato.

Cancellato.

Il primo pensiero è quello di voler sapere il motivo per il quale il nostro volo non verrà effettuato, ed è per questo che camminiamo a passo spedito verso il bancone dell' American Airlines per chiedere chiarimenti. L'hostess ci spiega che una bufera di neve si è abbattuta su Boston e che l'aeroporto è impraticabile, quindi non possiamo nemmeno decollare diretti a qualche aeroporto vicino, perché non è comunque facile arrivare poi in città senza imbattersi nella tempesta.

Stamattina mia sorella mi aveva scritto dicendomi che da ieri aveva iniziato a nevicare, ma non credevo avrebbe potuto presentarsi questa evenienza. «Vi consiglio di passare la notte in albergo, non credo ci sia la possibilità di ripartire a breve», ci spiega ancora la ragazza, scusandosi per il disagio.

Harry telefona a suo fratello spiegandogli la situazione, il quale gli dice di usare la carta aziendale per fermarci in albergo il tempo necessario. Quando chiude la chiamata si avvicina di nuovo al bancone per chiedere alla hostess qualche indicazione, mentre io resto in disparte, seduta sul mio trolley, a fare da spettatrice al suo spirito d'iniziativa. I lineamenti del suo viso sono meno tesi e ha una luce nuova che gli brilla negli occhi. Sembra essersi ripreso dal suo malumore e io non posso che esserne contenta.

«Vieni, dobbiamo andare di qua», mi indica la direzione verso cui andare, per prendere una navetta che ci porterà ad un hotel qui vicino.

Il tragitto è breve, solo qualche minuto per arrivare all'albergo. Stavolta è lui ad occuparsi dei documenti e di tutto il resto. Mi piace guardarlo, mi piace vedere come interagisce con le persone... mi piace... Mi piace anche osservarlo mentre cammina a passo tranquillo verso di me, che sono rimasta seduta sulle poltroncine della hall perché mi ha detto "faccio io".

«Visto? Era solo Ernesto che non capiva l'inglese, ma sono certo che lo facesse di proposito», mi dice, con un tono di voce infastidito.

«Chi?», gli domando, non capendo a chi si stia riferendo.

«Ernesto, il tizio alla reception che ti sbavava dietro», continua, con un tono ancora più infastidito di poco fa.

«Si chiamava Enrique, non Ernesto...», rido per le sue parole, ma a lui sembra non piacere la cosa.

«È uguale...», mi dice troncando il discorso, «andiamo?»

Mi alzo e lo seguo fino ad arrivare davanti ad una stanza, che lui apre con la chiave elettronica. Mi fa cenno di entrare, poi entra anche lui e infine chiude la porta alle sue spalle. Mi volto a guardarlo e lo vedo. Sulle sue labbra c'è un sorriso che sta combattendo per venir fuori, ma lo sta trattenendo con ogni forza.

«Harry... hai preso una sola stanza?» Non so perché glielo sto chiedendo. È ovvio che sia così, ed è anche ovvio quanto lo vogliamo entrambi, eppure adesso sono agitata, non spaventata, ma nervosa.

«Devo andare in bagno», risponde lui, sparendo dalla mia vista senza degnarmi di uno sguardo.

Lascio la mia valigia vicino alla piccola scrivania, poi appoggio i palmi delle mani sul bordo della superficie liscia, inspirando ed espirando lentamente, tentando di tenere a bada l'agitazione che sta salendo ad ogni secondo che passa.

Voglio Harry? Certo che lo voglio, ma sapere che sta per succedere sul serio, e non solo ipoteticamente, cambia tutto. Lui è al di là di quella sottile porta e, quando mi raggiungerà, non ci sarà più niente che possa interromperci.

Tolgo il cappotto e anche la sua felpa, perché il calore del mio corpo sta iniziando ad aumentare senza che lui nemmeno sia vicino a me. 'Dio Harry! Cosa mi hai fatto?' Torno ad appoggiarmi al bordo del tavolino, chiudo gli occhi, e sento il rumore della porta del bagno, poi i suoi passi sempre più vicini.

Sobbalzo appena quando le sue mani arrivano sui miei fianchi fino ad arrivare sul mio ventre, e il suo corpo si appoggia al mio, poi mi lascia un delicato bacio sulla nuca e posa il mento sulla mia spalla, respirando appena vicino al mio orecchio.

«Harry?» La mia voce è a malapena udibile, sono senza fiato e lui mi sta solo abbracciando.

Non risponde, ma mi lascia un altro bacio sul collo, proprio sotto l'orecchio, lasciando le sue labbra a contatto con la mia pelle per un tempo più prolungato rispetto a prima, ma non posso accontentarmi di questo come risposta. «Che succede adesso?», gli chiedo, con ancora gli occhi chiusi, non riuscendo a tenerli aperti.

«Tutto quello che vuoi che succeda...» La sua voce vibra sulla mia pelle, dentro di me, le sue labbra si posano ancora sulla parte di collo lasciata scoperta dal mio maglioncino e le mie mani si posano sulle sue intrecciando le nostre dita, mentre lascio andare la testa all'indietro sulla sua spalla.

L'agitazione e l'ansia di poco fa stanno svanendo rapidamente, è come se lui riuscisse a farmi estraniare dal mondo intero. Non ci sono più io e non c'è più lui, ma ci siamo noi, insieme, a dare vita a qualcosa di magico.

Fa una leggera pressione con le mani, invitandomi a voltarmi verso di lui, e io lo faccio, lentamente, senza più alcun pensiero negativo ad occupare la mia mente, senza più alcun pensiero e basta.

Le sue mani arrivano sul mio viso. «Guardami, Chloe», e io lo faccio, faccio ogni cosa mi sta chiedendo, e lo guardo.

I suoi occhi sono profondi, quel verde pare non avere fine, e a me sembra di affogarci dentro, ma non voglio essere salvata, voglio restare lì, nel suo sguardo, dove mi sento al sicuro.

«Voglio che tu sia sicura, Chloe. Voglio che sia esattamente quello che desideri. Non voglio che tu abbia rimpianti, non potrei sopportarlo...» Se in questo momento mi chiedesse di scalare l'Everest senza bombole di ossigeno, e senza una dannata attrezzatura, lo farei all'istante, senza pensarci due volte. Gli concederei qualsiasi cosa volesse, nello stesso modo in cui voglio concedere a me stessa la possibilità di sentire il sapore della felicità, della felicità con Harry.

«Sono sicura, Harry», rispondo senza esitazioni, senza perdere di vista i suoi occhi che non vedono altro che me, poi mi bacia ancora, con sempre più passione mentre io mi lascio andare ad ogni suo tocco.

Ad un tratto non sento più il pavimento sotto i piedi: Harry mi sta sollevando facendomi appoggiare sul ripiano della piccola scrivania contro la parete. Si fa spazio tra le mie gambe e non lascia mai andare la presa sulle mie cosce e sui fianchi. La sua bocca è ancora sulla mia, che bacia, morde, divora ogni millimetro di pelle che incontra.

Le mie mani arrivano decise sul suo torace e inizio a sbottonare la sua camicia con movimenti sconnessi e impacciati, mentre lui non fa altro che spingersi sempre di più contro il mio corpo, che ormai brucia per le attenzioni che Harry gli sta rivolgendo. Sento il fuoco invadermi, lo sento nei suoi gesti affrettati e intensi, nei suoi baci che ora sono arrivati sul collo, nel contatto delle mie mani sulla sua pelle, scoperta dalla camicia che ho ormai definitivamente sbottonato.

Le sue mani si allontanano giusto il tempo di potersi sfilare le maniche e tornare immediatamente su di me. Le sue dita si ancorano al bordo della mia maglia, che sfila subito dopo in un gesto deciso e torna ancora a baciarmi, ma adesso il contatto diretto della sua pelle sulla mia, non fa altro che far aumentare la velocità a cui sta andando il mio cuore.

Lo sento rimbombare forte nel mio petto contro il suo, lo sento chiaramente nell'arteria del collo, in gola, nelle orecchie, lo sento anche nella pancia, nelle mani, sotto le sue, di mani, su ogni punto in cui le sue dita si fermano, stringono, accarezzano, sulla scia di baci che sta lasciando sulla mia spalla, mentre con le dita fa scendere la bretellina del reggiseno. Lentamente lascio andare la testa all'indietro, contro il muro, poi un sospiro lascia le mie labbra, mentre, ad occhi chiusi, posso solo percepire la sua bocca, la sua lingua sulla mia pelle, e la morbidezza dei suoi capelli sotto le mie dita.

La sua mano aperta sul fondo della mia schiena per tenermi stretta a lui, l'altra nell'incavo del mio ginocchio per tenere la mia gamba contro il suo corpo, il suo torace a contatto con il mio, e io non sento altro che il suo respiro affannato che soffia sulla mia pelle.

«Harry...», dico senza un reale motivo, al che lui si ferma, non dice niente, e torna a mettersi dritto, lascia la mia gamba per tornare sul mio viso prendendolo tra le mani, abbassandolo alla sua altezza, e io, a quel punto, apro gli occhi, e posso solamente vedere il verde acceso dei suoi occhi, carico di desiderio.

Mi accarezza con una dolcezza che potrebbe farmi sciogliere in una piccola pozzanghera, infila le dita tra i miei capelli e mi lascia un piccolo bacio sulle labbra. «Non mi stai per chiedere quello che penso, vero?», mi domanda con voce bassa, con un tono quasi divertito, che mi strappa un piccolo sorriso e alleggerisce un po' il mio cuore, duramente provato dagli ultimi minuti che abbiamo trascorso quasi appesi a questo tavolino.

Probabilmente sta immaginando che io voglia chiedergli di fermarsi, perché l'ho fatto davvero impazzire in quest'ultimo periodo, ma non è assolutamente questo, quello che mi passa per la testa in questo momento.

«Se intendi che voglio passare ad una superficie più morbida, allora è esattamente quello che pensi», lui sorride compiaciuto, mette velocemente le mani sotto alle mie cosce e mi solleva di nuovo senza sforzo, cammina verso il letto, che è praticamente dietro di noi, e mi posa dolcemente sul materasso mentre la sua bocca torna sulla mia.

Mi appoggio con le mani all'indietro, lui si inginocchia tra le mie gambe, le sue mani risalgono dal fondo della schiena fino all'altezza del gancetto del reggiseno che apre senza troppe difficoltà. Mi bacia ancora, senza sosta e, con entrambe le mani, fa scendere lentamente le spalline del reggiseno fino a sfilarmelo completamente dalle braccia.

Sono seminuda di fronte a lui, eppure non provo alcun imbarazzo, perché lo sguardo che ha per me mi fa sentire incredibilmente speciale, come se lui non avesse mai visto niente di più bello in vita sua. È così che mi fa sentire, anche quando si mette in piedi per sfilarsi scarpe e pantaloni, in fretta, per tornare a baciarmi con più passione, con più foga, come se non potesse più riuscire a contenere quello che prova.

Mi lascio andare con la schiena all'indietro quando lui inizia a scendere con le labbra sul collo, poi ancora, lo sterno, in mezzo ai seni fino all'ombelico, e io credo di impazzire a breve, specialmente quando non sento più le sue labbra, e sto per aprire gli occhi, ma subito arrivano le sue mani sul bottone dei miei jeans e, a quel punto, devo assolutamente guardarlo.

Alzo la testa e riesco a vedere quanto sia assurdamente bello e sexy con addosso solo un paio di boxer neri, mentre armeggia con i bottoni dei miei pantaloni, con movimenti lenti, guardandomi negli occhi trasmettendomi quanta voglia abbia di me. Dopo l'ultimo bottone continua a tenere lo sguardo sul mio viso e sento le sue mani sui miei fianchi, infilarsi appena sotto il tessuto che, lentamente, fa scivolare in basso, lungo le mie gambe, mentre io calcio via le scarpe.

Osservo attenta ogni suo movimento quando cammina con le ginocchia sul letto, fino a ritornare alla posizione di poco fa, tra le mie gambe, con le mani che vagano libere sul mio corpo, con la sua bocca a divorare la mia e non posso più tenere gli occhi aperti, perché è davvero troppo tutto quello che sto provando.

«Riesci ad immaginare da quanto tempo lo sognavo», mi dice a bassa voce, a diretto contatto della mia pelle, tra un bacio e l'altro all'altezza della clavicola, ma non rispondo, non ci riesco, sembra che si sia preso anche la mia voce, e riesco solo a sospirare ad ogni contatto con le sue labbra. «È successo ogni notte, Chloe». Le mie mani sulla sua schiena, lui che si sostiene su un gomito, la mano libera di appropriarsi di ogni centimetro di pelle, e la sua bocca che continua ad infliggermi questa meravigliosa ed irrinunciabile tortura. E arriva ancora la sua voce, fino dentro ad ogni più piccola parte del mio corpo. «Ogni», mi bacia sul collo, «fottutissima», mi bacia ancora più in basso, «notte», e ancora più giù, e più giù, e ancora, mentre inarco la schiena stringendo con forza i suoi capelli che mi solleticano la pancia.

Non ho mai provato niente del genere in vita mia, non mi ero mai sentita così tanto desiderata e riesco a concentrare ogni mia attenzione a tutte le sensazioni che lui è capace di farmi provare. Non c'è più niente che opponga resistenza, nemmeno la più piccola cellula del mio corpo è in grado di opporsi a lui. Neanche i miei pensieri sono più in grado di farlo. Harry è riuscito a farmi oltrepassare la linea che mi ero imposta di non oltrepassare, anzi, l'abbiamo fatto insieme, mano nella mano, proprio come ora, che sta tenendo la mia stretta nella sua, intrecciando le nostre dita con forza.

Non riesco a tenere gli occhi aperti, vorrei guardarlo ancora, vorrei non perdermi nemmeno un secondo di questo momento, ma Harry è così intenso, così incredibilmente appassionato, che non riesco a controllare i miei movimenti. Il mio bacino continua ad andare incontro al suo come se fosse dotato di una propria volontà.

La sua mano, dapprima stretta intorno al mio seno con fare possessivo, scende lentamente, con una carezza bollente lungo il mio fianco fino ad arrivare al bordo degli slip, mentre le sue labbra non lasciano il mio collo, e quando le sue dita scivolano piano sotto la stoffa, quasi mi si blocca il respiro ed emetto uno strano suono.

«Cazzo... fallo ancora...», mi dice con voce strozzata, e il mio corpo gli obbedisce immediatamente, riproducendo ancora lo stesso suono. «Voglio sentirlo ancora...», sussurra abbassando di più i miei slip.

E il mio corpo continua ad obbedirgli, riproducendo quel gemito strozzato non appena le sue dita scorrono sulla mia pelle, lungo le cosce, passando per le ginocchia, arrivando alle caviglie e non voglio più tenere gli occhi chiusi. Mi impongo di guardarlo quando non sento più alcun contatto con lui.

Non ho più alcun indumento addosso e lo sguardo che ha per me in questo momento è una delle cose più belle che abbia mai visto. «Dio, Chloe! Non hai la minima idea di quello che mi fai, non è vero?» Non rispondo alla sua domanda, non so nemmeno se è una vera domanda.

Mi alzo leggermente sui gomiti e non sopporto già più la sua lontananza. «Vieni qui», gli chiedo, quasi implorandolo. Ho bisogno di sentirlo ancora vicino.

«Aspetta», dice, poi si allontana, e forse dovrei sentirmi a disagio completamente nuda su questo letto, ma sono così presa dal guardarlo muoversi all'interno della stanza con addosso solo un paio di boxer, che non mi passa nemmeno per la testa.

I miei occhi sono fissi sulla sua schiena quando si piega sulla sua valigia aperta sul pavimento, intento a cercare qualcosa e non posso evitare di ridere mentre vedo volare i suoi vestiti che ora sono sparsi sul pavimento.

«Ora ti faccio smettere di ridere», dice serio, e resto un'altra volta incantata dai suoi movimenti. Non riesco a guardare altro che non siano le sue mani che fanno scendere i boxer lungo le sue gambe, le sue dita che strappano la bustina del preservativo per poi indossarlo e infine ancora la sua voce, più bassa, più roca, più graffiata che mai. «Non ridi più... bene...»

Torna con le ginocchia sul letto e si sistema tra le mie gambe. Mi appoggio con la schiena al materasso, posando le mani sul suo torace e chiudo gli occhi, concentrandomi sul battito accelerato del suo cuore. «Guardami, Chloe». Il suo tono non ammette repliche e il mio corpo gli ubbidisce ancora.

Le mie palpebre si spalancano, i miei occhi sono nei suoi, e riesco a sentire tutta l'intensità di questo momento entrarmi nelle vene, nelle viscere, e arrivare al cuore, che sta scalpitando impazzito per lui.

«Voglio che mi guardi, voglio che tu mi veda... voglio che tu veda me...» Il suo riferimento sottinteso è ovvio, e io non voglio che ci sia nessun altro qui con noi in questo momento.

«Ti vedo, Harry... vedo te...», gli dico, con quel poco di voce che mi è rimasta.

E poi scivola, scivola lentamente, dentro di me, e sento un basso e profondo suono, quasi di sollievo, lasciare le sue labbra e arrivare direttamente al mio orecchio, un suono che accende maggiormente la parte più sensibile del mio corpo, e mi artiglio con forza alle sue spalle, per non crollare a causa della potenza delle sensazioni che provo in questo istante di pura estasi.

«Dimmi che non te ne andrai», mi dice, spingendosi ancora contro di me, «dimmi che sarai qui domani mattina», spinge ancora, e ancora, ma io non riesco a dire una sola parola, «dimmi che non te ne andrai, Chloe, dimmelo...» Le sue parole sono quasi una supplica che non posso ignorare.

«Non me ne vado, Harry...», gli dico, facendo pressione con le dita sulla sua carne, alla base della schiena, per chiedergli ancora di più, come se potessimo diventare una cosa sola, io e lui.

Le sue spinte si fanno più profonde, più veloci, e io mi sottometto completamente ai suoi movimenti, che si stanno prendendo ogni cosa di me. I suoi baci, i suoi morsi, le sue mani stanno prendendo possesso di ogni millimetro di pelle che raggiungono, mentre la sua voce, i suoi respiri affannati hanno preso la mia mente, la mia anima e il mio cuore che adesso batte solo per lui.

I miei fianchi si muovono sempre più convulsamente, alla ricerca di un maggiore contatto con i suoi, mentre lui continua a tenermi sotto di sé contro il materasso senza smettere di affondare in me con sempre più forza; poi pronuncia il mio nome, "Chloe", come se fosse l'unica cosa che possa salvarlo, e il mio corpo esplode sotto di lui, seguito a ruota dal suo non appena dalle mie labbra esce il suo nome, "Harry", poi si accascia su di me, abbracciandomi con dolcezza, mentre il mio corpo continua a tremare per la violenza delle sensazioni a cui è stato sottoposto, e gli unici rumori che si sentono nella stanza sono i nostri respiri affannati, e il fruscio della coperta che lui sta tirando sopra di noi. 

 
   
 
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