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Autore: Glaceeonx    19/04/2019    0 recensioni
{I was searching
You were on a mission
Then our hearts combined like
A neutron star collision.}
~
Il perfetto, intelligente, pacato professore Kim Namjoon finirà per innamorarsi del ribelle, socievole, furbo studente Kim Seokjin.
~
[namjin]
[side!Yoonseok]
[school!AU]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La canzone dei Rolling Diamonds era completamente diversa da quella del gruppo rivale, così tanto che tutti i presenti erano probabilmente arrivati a pensare che non ci fosse modo di tirare avanti una competizione tra due canzoni così differenti fra loro.
Seokjin era già pronto a subirsi le angherie di quel gruppo di vipere, una volta finita la loro canzone-che non era affatto male, anzi, lo aveva conquistato, costringendolo a saltare e ballare sul posto mentre la ascoltava- ed una volta vista la loro esibizione. 
Invece, quando vide proprio Min Yoongi, il leader, quello che si vantava tanto della sua resistenza e del suo talento, stramazzare al suolo, pieno di sudore e completamente privo di sensi, si spaventò come non mai. E si spaventò ancora di più quando, invece che aiutarlo, vide i membri del suo gruppo stare fermi sul posto, con Park Jimin di fronte a tutti, che se la rideva, prendendosi gioco di lui.
Quel figlio di puttana.
«Fatemi passare.» 
Si era alzato dalla sedia, correndo verso il palco e salendoci sopra, per poi alzare Yoongi da terra, con l’intenzione di portarlo immediatamente in infermeria, o chiamare un’ambulanza. 
Si era poi voltato verso Park Jimin, fulminandolo con lo sguardo «Tu sei proprio un figlio di puttana. Cazzo, sei un fottuto figlio di puttana.»
«Ma che cazzo gli è successo?!» aveva esclamato Hoseok, raggiungendolo velocemente «Merda! Seokjin, attento, trasportalo lentamente!»
Persino Jeon Jungkook, forse fingendo, forse no, aveva mostrato un’immensa preoccupazione, ed anche lui, correndo, aveva raggiunto i due sul palco, quasi completamente nel panico «Yoongi!»
Cercando di ignorare le risatine di quell’impertinente di Park Jimin, Seokjin si caricò Yoongi sulle spalle.
Fortunatamente, il ragazzo era piuttosto leggero, e stava riuscendo bene a trasportarlo, seppur con qualche difficoltà a causa della stanchezza dell’esibizione.
«Credo, e spero che non sia niente.» asserì «Sarà un sovraccarico di lavoro, lo sai che ci teneva a questa competizione. Si sarà esercitato troppo.»
Neanche Jin credeva alle sue stesse parole, ma doveva tranquillizzare Hoseok.
Quando era preoccupato, il suo migliore amico diventava insopportabile, e lui non l’avrebbe retto.
Si era poi voltato verso Jungkook, squadrandolo con lo sguardo peggiore che potesse esistere. Non era esattamente in vena di essere il suo fidanzatino, al momento. Avrebbe tanto voluto picchiarlo.
«Vieni, Hoseok. Dobbiamo portarlo in infermeria.»

Si era scatenato il più totale panico dopo che Min Yoongi cadde privo di sensi al suolo.
Namjoon sentì qualcuno dietro le sue spalle alzarsi e correre sul palco: Kim Seokjin e Jung Hoseok, seguiti poi da Jeon Jungkook. Ecco cos’è la competizione: essere rivali, ma poi aiutarsi nei momenti critici. Fece un cenno ad i suoi colleghi, raccomandando loro di portare il resto degli studenti via di lì, e si avvicinò a coloro che erano rimasti sul palco accanto al corpo inerme del ragazzo svenuto.
«Kim Seokjin! Fermo! Dallo a me, ci penso io. Non voglio che un altro dei miei studenti si faccia del male.» si soffermò poi sul povero ragazzo, che non sembrava affatto nelle condizioni di potersi riprendere con una semplice seduta in infermeria «Penso sia più opportuno portarlo in ospedale.»

«No, no e no!» si era poi intromesso Jungkook, completamente nel panico «Non possiamo portarlo in ospedale solamente per una perdita di sensi!»
Stava cercando di mantenere la calma, invano. Sentì delle gocce di sudore invadergli la fronte ed il cuore prendere a battere più velocemente in preda al panico. Non aveva la benché minima idea di cosa fare.

Vedere Namjoon vicino a lui, in quel momento, lo aiutò davvero tanto. La sua presenza rendeva Jin molto meno nervoso, ed in quel momento stava cercando in tutti i modi di non esserlo. L’unica cosa che gli importava, al momento, era che Hoseok stesse tranquillo, ed il suo compito era tranquillizzarlo.
Con Yoongi sulle spalle, scese le scalette del palco, raggiungendo Namjoon «Mi dia una mano, professore. Voglio rendermi utile anch’io.» gli passò un braccio di Yoongi, che lui si caricò sulle spalle, mentre Jin faceva lo stesso e si voltava verso Jungkook «Stammi a sentire, specie di serpe! Qua tuo ‘fratello’ si sta sentendo male, e tu non ti stai preoccupando neanche un po’! Non è normale che Yoongi stia così, qui lo conosciamo tutti molto più di te, a quanto pare. Adesso fatti da parte, e vattene a ridere con quell’irrispettoso laggiù.»
Detto questo, gli indicò Park Jimin, che stava ancora ridendo come un pazzo, dimostrando ancora una volta i suoi enormi problemi mentali.

Prestando la massima attenzione, portarono Yoongi sino al parcheggio dove si trovava la macchina di Namjoon e, sempre stando ben attenti, lo caricarono a bordo, facendolo sdraiare lungo tutti i sedili posteriori con la testa poggiata sulle gambe di Jung Hoseok, che aveva deciso di accompagnarli. Di Jeon Jungkook, invece, nessuna traccia, era come scomparso nel nulla.
Senza perdere altro tempo, l’insegnante salì sulla propria auto, seguito da Seokjin che prese posto comportandosi proprio come se quel veicolo fosse di sua proprietà, e la mise subito in moto, diretto all’ospedale più vicino.
«Hoseok, mi raccomando, tienilo bene.» incalzò Namjoon, rivolgendo uno sguardo al suo alunno seduto dietro di lui «Non farlo cadere, non è un corpo morto, eh.»
Maledetti semafori.
Colse l’occasione per chiarire i suoi dubbi: così si voltò verso Seokjin, portando una mano sulla sua spalla per tranquillizzarlo.
«Seokjin, sta tranquillo, ci sono io. Vorrei solo capire perché diamine Jeon Jungkook non è qui con noi e perché Min Yoongi presenta diversi lividi. Voi ne sapete qualcosa?»
Diede un’altra occhiata allo specchietto retrovisore con il tentativo di ottenere l’attenzione di Jung Hoseok, che in quel momento nemmeno li stava ascoltando, troppo occupato ad ammirare il volto del quasi-morto.

A Jin, dal canto suo, in quel momento, veniva letteralmente da piangere. 
Era agitato, era come se tutte le sue paure si fossero avverate: lui e Yoongi non si erano mai stati simpatici, ma vederlo in quello stato, e soprattutto, sospettando del motivo per il quale stesse in quello stato, lo distruggeva.
Quando Namjoon gli mise una mano sulla spalla, istintivamente gliela strinse per qualche minuto, per poi lasciarla, mentre si teneva la testa con l’altra mano, il cui gomito era poggiato sullo sportello.
«Sai perché non è venuto?» chiese, cercando di trattenere le lacrime «Perché come sempre avevo ragione. Quella di Jeon Jungkook era tutta una farsa, e io- oddio, Namjoon, sbrigati, ti prego!»
Si era preso la testa tra le mani, cercando di calmarsi. Doveva restare calmo, doveva restare calmo perché c’era già Hoseok ad essere in pena per quella situazione.

«Seokjin, per Dio, calmati!» aveva esclamato Namjoon «Ci sono io qui, guarda solo me, non guardare la strada. Prendi le redini della situazione in mano come fai sempre con me, andiamo, mostrami di che pasta sei fatto.»
Finalmente scattò il verde e, finalmente, poterono ripartire a tutta velocità verso l’ospedale. 
Durante quella corsa frenetica, il giovane insegnante allungò una mano verso Seokjin, poggiandogliela poi, parecchio esitante, sul ginocchio. Poco gli importava di Hoseok, per ora. Aveva bisogno di tranquillizzare quel ragazzo che era sull’orlo di impazzire. 
Dopo qualche minuto, finalmente, si ritrovarono proprio di fronte all’ospedale.
«Seokjin, muoviti, scendi dall’auto ed aiuta Hoseok a portare Yoongi. Io corro a chiamare qualcuno lì dentro!»
Detto ciò, Namjoon lasciò i due ragazzi a vedersela mentre lui, nel frattempo, avrebbe cercato qualche operatore. 

.......

Dopo aver portato Yoongi in ospedale, i medici lo avevano chiuso in una stanza per almeno un’ora, per fargli diverse analisi. Nel frattempo, Jin non aveva fatto altro che andare avanti e indietro per il corridoio, cercando di calmarsi, canticchiando canzoncine idiote.
Quando il dottore chiamò qualcuno di loro ad entrare, decise però di farlo lui. In fondo, era sempre lui ad avere in mano il controllo della situazione, e poi, era quello che conosceva Yoongi da più tempo, ed anche quello più calmo, considerando che Hoseok non riusciva nemmeno a parlare e Namjoon si stava mangiando le unghie in modo quasi ossessivo.
Una volta parlato con il medico, lo fecero uscire dalla stanza da solo, Yoongi ancora privo di sensi su quel letto.
Jin era distrutto, non sapeva se piangere o correre a strappare tutti i capelli dalla testa di Jeon Jungkook. Ed ora che sapeva cosa stesse passando quel ragazzo, tutto l’astio che provava nei suoi confronti svanì completamente.
«Il dottore ha detto che ciò che gli è successo è dovuto a percosse continue, e ha... sì, ha dei lividi piuttosto importanti su tutto il corpo. È... è dovuto anche al digiuno e al cambiamento radicale del suo stile di vita.» si fermò, guardando prima Namjoon e poi Hoseok «Il padre di Yoongi si trova in viaggio per lavoro e, a causa dell’assenza della madre, per ora è costretto a vivere con lo zio... e il cugino. Li hanno chiamati, e stanno venendo qui.»
«Ma perché non ne ha parlato con nessuno?» esordì Namjoon «Non ha confidenti, a scuola? Non posso crederci...»
L’uomo, esasperato, si prese la testa tra le mani, poggiandosi infine alla parete alle sue spalle. Fece segno, poi, a Seokjin e ad Hoseok di sedersi sulle sedie lì vicino. Erano stremati, glielo si leggeva in volto: Hoseok troppo sconvolto per dire una singola parola, Seokjin in piena crisi di panico.
E quest’ultimo, di certo non riusciva a sedersi. Non riusciva neanche a stare fermo. Se fosse stato fermo, probabilmente, si sarebbe agitato troppo e sarebbe andato nel panico. Così, aveva continuato a fare avanti e indietro per la stanza, canticchiando canzoni degli EXO. Non sapeva perché, ma lo aiutava a calmarsi un minimo. Ma non abbastanza per tornare ad essere tranquillo.
«Io esco a fumare, non ce la faccio più.»

«Vengo con te.»
Seccato, Namjoon si era alzato dalla sedia, rivolgendo una veloce occhiata alla porta della stanza in cui si trovava Min Yoongi da più di un’ora.
Quel posto troppo bianco lo stava facendo letteralmente impazzire ed inoltre la situazione mentale di Seokjin lo preoccupava. Non se ne era stato fermo e tranquillo nemmeno per un secondo, aveva continuato per un’intera ora a fare su e giù per il corridoio, canticchiando fastidiose canzoncine e tormentando la sua povera anima.
Così, si alzò dal suo posto, raggiungendolo e controllando di avere il suo pacchetto di sigarette a portata di mano. Aveva anche lui un bisogno assurdo di fumare e di liberarsi dallo stress accumulato nell’ultima ora, in più voleva starsene almeno per un po’ solo con il so studente. Non che Jung Hoseok non lo fosse, solo... Seokjin lo era di più.
«Jung Hoseok, resta qui, non andare da nessuna parte, torniamo subito. Se ti serve qualcosa chiama il tuo amico o rivolgiti al personale. Okay?» gli sorrise amareggiato: non aveva una bella cera, doveva stare parecchio male e in qualche modo sembrava quasi arrabbiato. Con chi, poi? Con sé stesso? Non aveva aperto bocca da quando avevano messo piede in quel posto troppo chiuso e se n’era rimasto assorto nei suoi pensieri.
«Dai, andiamo, Jin.» gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla e, dopo qualche passo, si ritrovarono finalmente all’aperto, su un enorme terrazzo. Il tempo era peggiorato ed ora era coperto di nuvole grigie cariche d’acqua.

Era come se il tempo stesse cambiando assieme al suo umore. Quella mattina, Jin era sereno, elettrizzato per ciò che la competizione avrebbe portato e tranquillo come ogni giorno, ed il sole splendeva alto nel cielo nonostante il freddo pungente di novembre.
Ora invece, dopo gli avvenimenti che li avevano colpiti nelle ultime ore, delle nuvole scure avevano coperto quel bel cielo azzurro che c’era durante le ore scolastiche. E Jin si sentiva stanco e preoccupato, come se Min Yoongi fosse suo amico da una vita. 
È proprio vero che, a volte, le persone che credi nemiche, potrebbero dimostrarsi più vicine a te di quanto pensi.
L’unica cosa che lo sollevava un po’ dal suo stato d’animo era la presenza di Namjoon: da quando Yoongi si era sentito male, non si era allontanato da Seokjin neanche per un attimo. Era come se, in un certo senso, in quel momento, il minore fosse il centro dei pensieri del più grande. Sapeva di non esserlo, non era certo così presuntuoso, ma la presenza di Namjoon accanto a lui lo tranquillizzava e non poco, e gli era infinitamente grato per questo.
Una volta fuori, prese una sigaretta, se la portò velocemente alle labbra e la accese, facendo cenno al suo insegnante di raggiungerlo e di stargli il più vicino possibile.
«Povero Hoseok.» asserì «Mi dispiace per Yoongi, ma credo che lui sia quello che sta peggio.»
Detto questo, si appoggiò alla ringhiera del balcone, dando le spalle all’esterno.
«Mi sento un po’ inutile in questo momento, sai? Mi capita così raramente di sentirmi così che quasi non mi riconosco più.»
«Che dici, ne offriresti una al tuo caro professore che ha dimenticato il pacchetto in macchina?» chiese Namjoon, indicando il pacchetto di sigarette del ragazzo «Perché inutile? Hai già fatto tanto, Seokjin. Mi hai aiutato a trasportare Min fino in macchina e sei qui ad aspettare da più di un’ora.»
Senza dire una parola, e cercando in tutti i modi di tirarsi su il morale, il più piccolo gli passò una delle sue sigarette, per poi dargli in mano l’accendino, rivolgendogli un sorriso «Guarda che sono forti, le mie. I tuoi polmoni da vecchio le reggeranno, professore?»
Si avvicinò un po’ di più a lui, mettendosi di poco sulle punte dei piedi per raggiungere esattamente la sua altezza e dargli un leggero colpetto sulla testa. 
Passare del tempo con lui gli piaceva, forse troppo. E doveva ancora spiegargli che cos’avesse in mente per contrastare i loschi piani della preside Lee.
«Non lo so perché mi sento inutile, mi sento così e basta. Anche io ho delle ricadute ogni tanto. Sono perfetto, ma non lo sono mica fino a questo punto.»

Namjoon storse il naso: non amava particolarmente quella marca di sigarette, anzi, per i suoi gusti particolarmente raffinati era una delle più pessime in circolazione. Ma cosa fumava, quel ragazzino? 
Così, decise semplicemente di tenersela fra le mani, prendendo a giocarci e facendola girare di tanto in tanto fra le dita. Almeno, ora le aveva occupate. Avrebbe cercato di placare il nervosismo in quel modo.
«Perfetto, eh?» continuò a tenere gli occhi sulla sigaretta, troppo concentrato a percorrerne tutto il perimetro per guardare il suo compagno in volto «Cos’è la perfezione? Nessuno di noi è perfetto, Kim Seokjin. Ciascuno di noi presenta almeno un difetto. Ovviamente, sta a noi decidere se accettarlo o meno. Ma è così e basta, siamo umani, d’altronde. Però... vuoi saperla una cosa?»
Fece una pausa, soltanto per potersi girare verso la ringhiera alle sue spalle, poggiandoci sopra le braccia ed esponendo al vuoto l’antistress che teneva tra le mani.
«Qualche volta, la mente ed il cuore, soprattutto quest’ultimo, riescono a farci trascurare completamente quei difetti, facendoli sparire del tutto, presenti in una determinata persona, magari anche qualcuno che ci piace, perché no. In questo modo, quella persona apparirà ai nostri occhi come perfetta, senza alcuna imperfezione, e noi, vittime manipolate da un gioco creato dalla nostra stessa mente, esclameremo ogni volta ‘cavolo, sei così perfetto’. Forse è proprio per questo che penso tu sia perfetto, Kim Seokjin.»
Detto questo, spezzò la sigaretta in due, sgretolandone le parti  tra le dita e lasciando che il tabacco cadesse di sotto.

Jin, dal canto suo, aveva seguito tutto il suo discorso osservando ogni suo minimo movimento, ed arrivando alla conclusione che forse, aveva proprio ragione.
Quando ci piace davvero una persona, i suoi difetti svaniscono improvvisamente.
I difetti fisici? Quelli sono i primi ad andarsene, seguiti poi da tutti gli altri.
Quando vide la sigaretta sgretolarsi tra le mani del professore, si maledisse per avergliela data: da quando lo conosceva, era già la seconda volta che sprecava una delle sue sigarette. Ma nel suo caso, poteva anche passar sopra a quel piccolo errore, giusto?
Le sigarette si ricomprano, Kim Namjoon no. Non lo avrebbe mai potuto comprare da nessuna parte.
Si avvicinò a lui, appoggiando il mento alla sua spalla e cominciando a spostargli dei ciuffi ribelli dietro le orecchie. Quel giorno, i suoi capelli, non ne volevano proprio sapere di star fermi nella medesima posizione di ogni giorno. 
«Con questo cosa staresti cercando di dirmi, Kim Namjoon?» poggiò le labbra al suo orecchio, abbassando la voce, fino a ridurla ad un sussurro rilassato «Guarda che sono egocentrico. Potrei anche arrivare a pensare che tu mi stia dicendo che ti piaccio.»
Gli piaceva davvero? Kim Seokjin piaceva davvero un minimo, per quello che aveva potuto conoscerlo, al suo insegnante? 
Non gli era mai capitato di pensarci, ma ora che erano soli su quella terrazza, stava pian piano diventando una possibilità non da escludere.

Perché aveva l’abitudine di parlare così tanto? E perché Jin aveva l’abitudine di avvicinarsi troppo? Nello stesso momento in cui Namjoon sentì le sue labbra parlargli ad un millimetro di distanza dall’orecchio, un brivido si espanse per tutto il suo corpo, facendogli provare una strana e piacevole sensazione. Maledettissima voce: se qualche ora prima sul palco l’aveva paragonata a quella di un angelo, ora a parlare sembrava il diavolo in persona. Che doppia faccia, Kim Seokjin.
Era in momenti come quello che Namjoon si sentiva quasi sottomesso dalla sua persona, ed il problema principale era che gli piaceva, cazzo. Il modo in cui lo provocava, la malizia nella sua voce, i suoi tocchi delicati e così spontanei.
Esattamente, cosa stava aspettando? Perché continuare a fare la parte del professore d’astronomia-o di inglese- quando era chiaro come l’acqua che in sua presenza non lo fosse per niente?
«Sì, sei piuttosto egocentrico.» si spostò lentamente, togliendoselo di dosso e gettando il resto della sigaretta-ormai ridotta a brandelli- giù nel vuoto. Lui e Seokjin avrebbero fatto sicuramente la stessa tragica fine: ciò che stavano portando avanti era altamente sbagliato, tanto che persino nel regolamento scolastico era presente una norma riguardo quel tipo di relazioni tra insegnanti ed alunni. Ma se Namjoon era il primo a non riuscire a tener fede alle sue promesse, perché provarci inutilmente? 
Si voltò finalmente nella sua direzione, incrociando così il suo sguardo: da quella distanza ravvicinata forse era anche più bello.
«Dovremmo rientrare.» 

Se quella stessa mattina Seokjin aveva notato tanto distacco da parte sua, ora quella distanza che tanto si era impegnato a tenere fra loro soltanto fino a qualche ora prima sembrava essersi nuovamente azzerata.
Nonostante i suoi sforzi, il maggiore era tornato esattamente al punto di partenza. E Jin c’era tornato con lui.
In quel momento, non riusciva a parlare, riusciva soltanto a tenere gli occhi puntati nei suoi, che erano così belli. L’unica cosa che seppe fare in quel momento fu morderai il labbro inferiore, preso da non sapeva quale tipo di sensazione nel sentirlo parlare in quel modo.
Ormai non erano più un alunno ed un professore, erano soltanto due persone tra le quali esisteva una chimica incancellabile. In quel poco tempo nel quale avevano avuto modo di conoscersi, tra di loro si era creata una complicità particolare, che Jin non aveva mai avuto con nessuno. Non si era mai sentito con nessuno come si sentiva con lui. E ringraziava quasi il cielo per essere una completa capra in astronomia.
«Sì, dovremmo seriamente rientrare.» riuscì a dire alla fine «Jeon Jungkook e suo padre potrebbero arrivare da un momento all’altro, e Hoseok non è nelle condizioni per affrontare una discussione civile con quel ragazzino.»

«Seokjin!»

Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi completamente a quel richiamo, che un missile che rispondeva al nome di Jeon Jungkook, gli fu subito addosso, con le labbra completamente attaccate alle sue.
«Io... mio fratello... sono corso a casa ad avvisare mio padre, ora lui è giù e-»

Namjoon, dal canto suo, si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia, ritrovandosi a sbattere le palpebre più e più volte. Che razza di situazione surreale era quella? Seokjin era un doppiogiochista o cosa? 
Si sentì quasi come tradito: probabilmente era quello ciò che provavano le mogli quando sorprendevano il caro marito a letto con la segretaria.
«Io-»
Assunse un’espressione da persona parecchio confusa e, senza dire altro, indietreggiò di qualche passo, pensando volessero un minimo di privacy.

Nel momento in cui Jungkook, come se nulla fosse successo, si era fiondato sulle labbra di Jin, l’unica cosa che quest’ultimo provò fu totale disgusto. Disgusto per come si fosse comportato lui fino a quel momento, e disgusto per come si stesse comportando Jungkook, nonostante la situazione fosse perfettamente chiara.
Con uno spintone, lo fece cadere all’indietro, per poi vederlo rialzarsi subito. Avrebbe tanto voluto strozzarlo, lì, in ospedale, di fronte a tutti.
«Ma che cazzo pensi di fare?!» esclamò, avvicinandosi al moccioso «Pensi ancora di poter incantare gli altri con la tua recita del cazzo? Mi fai veramente schifo, Jeon Jungkook. Mi fai schifo tu, mi fa schifo la tua falsità, e mi fa schifo quello che hai fatto a Yoongi. Lui non se lo meritava affatto, ed è solo colpa tua e di quel pazzo di tuo padre se lui adesso è ridotto così.
Abbiamo saputo tutti la verità, ora il quadro della situazione è piuttosto chiaro.»
Detto questo, girò i tacchi, deciso a tornare dentro, lanciando uno sguardo a Namjoon. Non voleva si facesse un’idea sbagliata sul suo conto, non ora che erano arrivati a quel punto.
«Fidati di me.» gli aveva detto, e sperava davvero che Namjoon lo facesse.
Gli fece cenno di seguirlo all’interno, sentendo anche Jungkook corrergli dietro. Immediatamente, raggiunsero Hoseok, che nel frattempo era stato raggiunto anche da quello che sembrava a tutti gli effetti il signor Jeon.

Non l’avessero mai fatto.

Nel momento in cui Jin aveva visto Hoseok assalire in un modo quasi animalesco Jungkook, aveva iniziato a non riconoscerlo più: nei suoi occhi poteva leggere soltanto stress e rabbia, stress perché, come Jin, non avrebbe potuto far nulla per tornare indietro ed impedire tutta quella situazione, e rabbia perché, come Jin, aveva provato a fidarsi della persona sbagliata.
Jungkook urlava dal dolore mentre, incapace di difendersi, grondava sangue da ogni punto del viso: il naso era ora evidentemente rotto, gli occhi erano entrambi di un sinistro colore violaceo, le labbra erano spaccate. Ci mancava soltanto che gli facesse saltare qualche dente.
Suo padre se ne stava lì, come un imbecille, a non far nulla: probabilmente pensava che, dato che tutti se la stavano prendendo con il figlio, lui fosse completamente scagionato dall’accusa, ma quel mostro avrebbe fatto i conti con la legge di lì a poco, e allora sì che il figlio sarebbe dovuto andare a vivere in un orfanotrofio da quattro soldi in periferia ad imparare come si sta al mondo.
Seokjin non provava nessuna pena per Jeon Jungkook, anzi, si meritava eccome quel tipo di trattamento, ma si trovavano all’interno di un ospedale, e non poteva permettere che in una struttura del genere si compissero azioni così immonde. Così, prese istintivamente Namjoon per un polso «Dammi una mano, dobbiamo fermarlo.»
Aiutandosi a vicenda, erano subito corsi in direzione di Hoseok, cercando di separarlo dalla propria vittima, sanguinante ed agonizzante a terra. Tuttavia, fallendo: Hoseok non aveva la minima intenzione di smettere, era diventato una furia incontrollabile.
A quel punto, il passo per farsi sbattere fuori dall’ospedale, fu breve. 
E così fu. Ricevettero l’ordine di andare a trovare il paziente soltanto due persone per volta, né una di più, né una di meno. Per quella volta si erano scampati la polizia, ma se fosse successo di nuovo, probabilmente non sarebbero stati così clementi.

......


RM: Buonasera, scusi il disturbo, voglio solo confermare che il numero che uno dei miei studenti mi ha dato questa mattina sia quello corretto, anche se ne dubito.
Quel ragazzo è tremendo, sarebbe perfettamente capace di fare cose del genere.

J: Ma ci fai o ci sei?

RM: Okay, sei Jin.
RM: Dai, scherzavo...

J: Grazie al cielo
J: Pensavo non mi avresti più scritto. Allora non sei così cacasotto.

RM: Perché dovrei avere paura? Di te, poi.

J: Tutto può essere
J: Adesso però mi devi stare a sentire. Riguarda la storia del certificato di nascita.

RM: Dimmi.

J: Ce l’hai lì con te?

RM: Sì, dentro la cassaforte. Perché?

J: Ce le hai le chiavi della scuola?

RM: Quante domande, mi vuoi spiegare cos’hai in mente?
RM: Sì, le ho le chiavi, comunque.

J: Bene, allora portamelo, ci vediamo lì
J: Intendo ora. 
J: E portati dietro le chiavi, non voglio fare la strada a piedi per niente

RM: Sono già in pigiama, dammi una valida motivazione per cambiarmi e guidare fino a scuola a quest’ora.

J: Se non vuoi che la preside faccia un culo come un secchio sia a te che a me, ti conviene alzarlo da quel letto del cazzo.

RM: Ti raggiungo solo perché non voglio lasciarti da solo per strada in piena notte. Arrivo.

***********

Hi, guys.
Sono già tornata con questo lunghissimo ed ammorbante capitolo in cui si svela finalmente l’identità del figlio del demonio. Jeon Jungkook is over party e la Namjin regna di nuovo.
Questi due poveri ingenui non hanno ancora ben capito che tipo di sentimento c’è tra di loro quando in realtà l’ho capito io, l’avete capito voi, l’ha capito Hoseok, l’hanno capito i muri e l’ha capito pure la fotocopiatrice della scuola.
Ma, lasciamoli vivere nella loro ingenuità. Almeno per il momento.
Cos’avrà in mente stavolta quella peste di Jin?
Riusciremo a scoprire il mistero dietro questo benedetto certificato di nascita?
Questo si vedrà.
Alla prossima! Kissini.

-Glaceeonx
   
 
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