Film > The Phantom of the Opera
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Autore: eliseCS    20/04/2019    0 recensioni
Cosa succede se Des si annoia, Amy e Una si impicciano un po’ troppo e Morty si fa prendere la mano?
Succede che un teatro prende fuoco, risponderebbe T. guardando tutti con disapprovazione.
Ma d’altronde, essendo il maggiore, scuotere la testa alle azioni dei suoi fratelli è quello che sa fare meglio.
È per questo che cerca di convincersi che se ancora sta aiutando Des è solo perché vuole evitare di far precipitare gli eventi un’altra volta – decisamente quel lampadario non avrebbe sopportato una seconda caduta.
E se stavolta Des sembra sicuro di quello che sta facendo, Amy è come sempre entusiasta e Morty sembra non interessato, dovrà ricordarsi che a Una non piace essere lasciata in disparte.
.
Perché forse la Musica della Notte non era ancora arrivata alle sue ultime battute e quella Christine era semplicemente quella sbagliata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice molto sbadata... (e stanca dopo tre turni di notte di fila)
I turni di notte devono avermi definitivamente ucciso il cervello, non c'è altra spiegazione.
Andando a revisionare il capitolo 8 mi sono bellamente accorta che mancava la parte finale di questo capitolo (ecco perchè mi sembrava anche più corto del dovuto...)
In ogni caso: ho aggiunto la parte mancante, la trovate dopo le note musicali in rosso, e pubblicherò il capitolo 8 più tardi questa sera così da dare, spero, il tempo a tutti di recuperare il pezzo che sarebbe dovuto essere stato pubblicato due settimane fa.
Davvero scusatemi tanto, buona lettura







7
down once more
 
 
 
Del fumo si era improvvisamente alzato attorno a lei e Christine aveva distintamente percepito il pavimento che cedeva sotto i suoi piedi prima di cominciare a cadere verso il basso. Non ebbe neanche il tempo di urlare, più preoccupata di portare in alto un braccio in modo da tenere la mano di altezza degli occhi in un gesto istintivo.
Non ci fu nessuna corda questa volta.
Anche il salto terminò molto prima di quanto si fosse aspettata facendole piegare le ginocchia più per la sorpresa che per l'effettivo contraccolpo, mentre il vestito e la voluminosa sottoveste contribuirono ad attutire considerevolmente la caduta.
Alzò la testa quasi all'istante ma sopra di lei non vedeva altro che soffitto regolare. La risposta le arrivò dopo un attimo appena.
Una botola: era di nuovo caduta dentro ad una botola.
Questa volta però era certa di non aver fatto assolutamente nulla per attivare un possibile meccanismo d'apertura, quindi com'era potuto succedere?
Si alzò in piedi sistemandosi alla bell'e meglio la gonna, e in quel momento si accorse del rumore di passi che, a giudicare dall'intensità crescente, si stavano avvicinando. Ruotò su se stessa incontrando nient'altro che la sua immagine riflessa molteplici volte negli specchi che ricoprivano le pareti di quella singolare stanza, finché non si udì uno scatto e uno dei pannelli si aprì ruotando su cardini invisibili. Fece un passo indietro improvvisamente timorosa mentre la persona dall' altra parte si faceva avanti.
Era vestita interamente in rosso ma sempre in linea con il tema ottocentesco della serata, le uniche eccezioni erano gli stivali neri e la maschera bianca che gli copriva il viso lasciando scoperti solo labbra e mento.
Era...
 
«Erik?» il nome le usci in una domanda appena sussurrata con tono incredulo.
Erano passati quasi quindici anni dal suo primo incontro con il salto dell'impiccato ma con l’uomo lì in piedi davanti a lei le sembrava fosse passato a mala pena un minuto, non avrebbe mai pensato di potersi ricordare così bene della figura di qualcuno.
«Rose» si cambiò lui il saluto calcando volutamente il nome; senza sapere neanche lei cosa stava facendo si ritrovò ad abbracciarlo con forza affondando il viso nella stoffa del vestito che copriva la sua spalla. Così facendo si perse l'espressione disorientata e alquanto esilarante che aveva assunto l'uomo, evidentemente le cose non erano cambiate dall’ultima volta...
Si separò dopo un po' borbottando uno «Scusa» a mezza voce, notando solo in quel momento che Erik aveva ripreso a guardarla con gli occhi scuri che brillavano e il sorriso di qualcuno che la sa lunga.
La ragazza ci mise un secondo a fare due più due: «Tu. Sei stato tu ad aprire la botola» non era una domanda.
L'uomo ampliò il sorriso: «Sembravi davvero disperata e pronta a qualsiasi cosa per uscire da quella conversazione, ed eri nella posizione perfetta. Mi scuso solo per l'arrivo: pensavo che il meccanismo ci avrebbe messo di più a funzionare e speravo di riuscire a prenderti al volo. Non ti sei fatta male vero?» e la squadrò attentamente da capo a piedi a volersene sincerare di persona.
«No... io sto benissimo» confermò lei «Ma non capisco, com'è possibile? Tu... è stato quindici anni fa e, beh, non voglio sembrare irrispettosa ma...!» Non sembri invecchiato di un giorno era quello che avrebbe voluto dire, visto che quel poco di viso che le era visibile nonostante la maschera non sembrava affatto essere stato toccato dallo scorrere del tempo. «E avevo immaginato che potessi essere ancora in giro quando ho visto che la grotta sul lago era stata rimessa a nuovo, ma cosi...» mi sto solo immaginando tutto? era la conclusione al suo discorso.
Erik sembrò capire il disagio di Christine e le posò una mano sulla spalla come a volerla tranquillizzare che no, era tutto reale, non l’aveva forse dimostrato anche il suo abbraccio di prima? Per un po’ nessuno dei due aggiunse altro, poi lo sguardo di Erik si fece improvvisamente attento come se si fosse appena reso conto di qualcosa.
«E così sei tornata alla mia dimora... mi stavo chiedendo chi potesse essersi spinto a tanto...» la sua voce aveva acquisito una sfumatura inquisitrice.
«Io... sì» ammise lei realizzando quello che si era lasciata scappare. Da quel poco tempo che aveva passato con lui aveva ben intuito come Erik fosse una persona decisamente territoriale e gelosa delle sue cose, avrebbe dovuto pensare prima di parlare e trovare un modo diverso per fargli sapere della sua piccola incursione.
«... e posso sapere da dove sei entrata?» era così persa nei suoi pensieri che quasi si perse la domanda.
Abbassò lo sguardo quasi vergognandosi, ma sentiva lo sguardo di Erik trapassarle il capo e si costrinse a rispondere: «Sono scesa dal Salto dell’Impiccato, e ho trovato l’uscita di Rue Scribe...» ammise, ma non fece quasi in tempo a finire che Erik l’aveva già interrotta.
«Razza di incosciente!» aveva esclamato facendola sobbalzare per il tono di voce che aveva usato.
Alzò lo sguardo riportandolo sull’uomo, ma quello che lesse nei suoi occhi non era la rabbia che si era aspettata. Poteva qualcuno preoccuparsi davvero così tanto per lei?
«Come hai potuto fare una cosa del genere? Hai idea dei pericoli che hai corso? Le trappole in cui saresti potuta cadere se avessi imboccato un corridoio sbagliato...?»
«Ma non è successo...»
«... Hai idea di come mi sarei sentito se ti fosse capitato qualcosa?»
Christine aveva già la bocca aperta per rispondere ma non ne uscì alcun suono: dopo quella esternazione non avrebbe proprio saputo cosa replicare.
Erik inspirò rumorosamente: «Promettimi che non passerai mai più per il Salto» lo disse con un tono così perentorio che la ragazza non si sognò nemmeno di provare a giustificare quello che aveva fatto.
«Io... certo, va bene. Hai la mia parola»
 
«Sarà meglio tornare alla festa prima che si preoccupino troppo, si staranno chiedendo cosa ti è capitato»
 
Erik le offri il braccio tornando all’istante ad essere il perfetto gentiluomo e lei accettò, salvo poi tirarlo indietro prima che lasciassero la stanza.
«Il mio nome non è Rose» confessò imbarazzata. «In realtà è il mio secondo nome, io mi chiamo...» si interruppe quando l'uomo soffocò una risata.
«Ovviamente 1o sai già, potevo anche fare a meno di tirare fuori l'argomento»
«La prudenza con gli sconosciuti non è mai troppa e non ti biasimo per avermi fornito un nome parzialmente falso. Ma sì, so che Rose non è il tuo primo nome di battesimo... Christine» il modo in cui lo pronunciò le fece correre un brivido lungo la schiena.
«Adesso possiamo andare Mademoiselle De Chagny?»
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
Intanto sopra le loro teste sembrava fosse arrivata la fine del mondo.
Si erano sentiti degli strani rumori, un tonfo: André si era girato solo un attimo mentre si muoveva avanti e indietro parlando, e quando era tornato a fronteggiare la ragazza Christine sembrava essere sparita nel nulla mentre del fumo usciva dal pavimento sopra il quale c'era lei fino a un secondo prima. Tutte le maschere erano state incaricate di setacciare il teatro: non poteva essere sparita di nuovo, e questa volta persino sotto il naso di persone che però non erano in grado di spiegare cosa esattamente fosse successo.
André sembrava sull'orlo delle lacrime e sulla buona strada per un crollo nervoso - dopo tutta la fatica che aveva fatto per auto convincersi a parlare con Christine dei suoi sentimenti -, Claude borbottava indispettito col direttore Poligny che non aveva idea di cosa stesse succedendo e Elèonore aveva arpionato il figlio minore per un braccio ben decisa a non lasciarlo andare.
Una decina di minuti più tardi, tutti ancora in fermento, fu proprio Gabriel ad accorgersi del ritorno della sorella, che però era accompagnata a braccetto da un uomo che non aveva mai visto prima.
Sorrideva mentre parlavano tra loro e non sembrava affatto scossa per quello che era appena successo.
 
«Christine!» Elèonore fu addosso alla figlia in un battito di ciglia dopo che il fratello gliela aveva indicata. «Stai bene? Cos'è successo?»
«Sto bene mamma, non preoccuparti. Non mi sono fatta neanche un graffio»
«Com'è potuta capitare una cosa simile?» si intromise suo padre rivolgendo la domanda a nessuno in particolare.
«A questo posso rispondere io...» Erik si fece avanti richiamando su di sé l'attenzione dei presenti che fino a quel momento erano rimasti concentrati solo sulla ragazza, mettendo in piedi una scusa riguardo un vecchio passaggio del teatro riaperto per un numero di magia della serata e la sfortunata assenza del mago che alla fine non aveva potuto presenziare. Ad ascoltarlo parlare con quella voce sicura e suadente nessuno avrebbe potuto neanche sospettare che stesse mentendo. «... Mi accerterò io stesso che le cose vengano sistemate. Mademoiselle De Chagny è solamente capitata nel punto sbagliato al momento sbagliato, ma sono stato ben lieto di riaccompagnarla quando l'ho trovata in corridoio proprio fuori dal camerino che mi avete messo a disposizione per prepararmi» concluse rivolgendosi con un cenno il direttore.
«Conoscete quest'uomo?» domandò a quel punto Claude non senza smettere di guardare Erik con sospetto.
Poligny si lisciò la barba schiarendosi la voce: «Signore e signori, non era proprio in questo modo che avrei voluto fare l'annuncio, ma lasciate che vi presenti monsieur Erik Destler, il nuovo patron dell'Opera e, se volesse accettare, vice direttore artistico» esordì a voce alta in modo che tutti potessero sentire.
Erik chinò rispettosamente il capo nel ricevere gli applausi che subito si levarono entusiasti mentre Christine cercava di contenere l'espressione di assoluta sorpresa battendo a sua volta le mani.
 
In quella André riuscì a riavvicinarsi mentre Christine, che se ne accorse subito, si chiese perché non poteva semplicemente lasciar perdere almeno per il resto della serata.
«Ehm... Christine, ti dispiacerebbe se potessimo finire il discorso di prima... ?» le domandò.
La ragazza fece per aprire bocca ma un'altra voce la precedette: «Mi sembrate una persona abbastanza acuta da aver notato il disagio di Mademoiselle De Chagny ancora prima dell'incidente con la botola. Davvero volete...?»
«Erik!» lo fermò Christine una volta superata la sorpresa iniziale, interrompendolo prima che potesse dire qualcosa di irreparabile. Non aveva mai sentito parlare di quella cosa chiamata tatto?
André era arrossito furiosamente, ma aveva comunque trovato il coraggio di ribattere un «La prego di restare fuori da questa faccenda monsieur, è una cosa privata tra me e Christine» tornando poi a guardare la ragazza carico di aspettativa.
«Oh, André...» sospirò alla fine la ragazza con rassegnata tristezza. «Mi dispiace ma io non... sarebbe davvero meglio affrontare questo discorso in un'altra occasione»
A quelle parole il ballerino sembrò finalmente capire e abbassò lo sguardo.
Christine ebbe appena il tempo di sussurrare un altro «Mi dispiace» prima che Erik la accompagnasse via.
«Non avrei mai voluto si arrivasse fino a questo punto» commentò per lo più rivolta a se stessa.
«Se ne farà una ragione. Non si può costringere una persona ad amare qualcuno» commentò Erik.
A quelle parole Christine lo guardò assottigliando gli occhi come a voler capire cosa ci fosse sotto: aveva di nuovo usato quel tono strano che gli aveva sentito prima nella sala degli specchi quando aveva pronunciato il suo nome.
«Suppongo sia così» gli diede ragione alla fine. «Allora sentiamo: quali grandi piani avrebbe il nuovo vice-direttore artistico per il cartellone di fine stagione?»
 
In tutto quello André non aveva potuto fare a meno di osservarli mentre si allontanavano tra la gente, pensando che quei due dimostravano decisamente troppa confidenza per essersi conosciuti solo pochi minuti prima.
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
Una volta arrivata al suo appartamento Christine non perse tempo. Parcheggiò l'auto e chiamò un taxi che la riportasse all'Opèra ancora prima di essere scesa dalla sua macchina.
Il vestito era rimasto a casa dei suoi, le uniche cose rimaste ad indicare la sua partecipazione alla festa di quella sera erano i capelli ancora acconciati e la pochette abbinata all'abito. Quell’ultimo accessorio in particolare aveva un peso tutto nuovo.
Prima di separarsi Erik le aveva discretamente consegnato una chiave dalla lavorazione elaborata al sussurro di: «Non voglio che usi l'ingresso dal Salto dello Impiccato mai più».
Non le ci era voluto molto per capire che doveva essere la chiave per accedere ai sotterranei passando per la porta in Rue Scribe da cui era uscita la sera della prima di Romeo e Giulietta.
 
Si fece lasciare sul retro dell'Opèra facendo praticamente di corsa l'ultimo pezzetto che la separava dall'ingresso secondario. La chiave girò nella serratura senza incontrare resistenza alcuna, e come entrò nel corridoio le luci si accesero dandole il benvenuto e illuminando la strada che avrebbe dovuto percorrere a ritroso per ritornare al lago sotterraneo.
Un grande sorriso le si formò sulle labbra quando raggiunse la sua destinazione.
L'acqua del lago era piatta e immobile, l'atmosfera quella misteriosa e antica di sempre. Mancava solo...
«Erik?» chiamò cauta, quasi timorosa di disturbare. Forse avrebbe dovuto aspettare invece di tornare subito dopo la festa, forse un altro giorno sarebbe stato meglio. E in ogni caso cosa le garantiva che Erik fosse ancora li?
«Christine?» la voce di lui la richiamò e la ragazza dimenticò all'istante le sue paranoie.
Erik era spuntato fuori da dietro un drappo e non indossava più i vestiti della festa. Certo, in abiti dell' '800 era a dir poco perfetto ma anche con quelli moderni faceva la sua figura. Con forse un pizzico di disappunto notò però che la maschera era ancora al suo posto sul lato destro del viso.
 
«Non mi aspettavo di rivederti cosi presto, dovresti essere a casa a riposare» aveva continuato intanto Erik.
La ragazza si riscosse: «Potrei dire la stessa cosa... a meno che tu non abiti qui...?»
L'uomo rise: «In effetti ho una casa qui vicino, ma questo posto lo è sempre stato più di quanto qualunque altro potrà mai essere» spiegò.
«Allora visto che per il momento nessuno dei due sembra intenzionato a dormire ti dispiace se parliamo un po’? Spero tu possa capire che ho alcune domande da farti»
«Ho dormito anche tropo finora...» assentì lui.
Christine lo guardò incuriosita ma allo stesso tempo seria: «Ecco, è proprio di cose come questa che vorrei parlare, perché ad essere sincera non ne sto capendo molto e ho paura che l’alternativa sia che io sia pazza»
«Non lo sei» ribatté lui velocemente.
«Allora potrai sicuramente spiegarmi come mai non sei invecchiato di un solo giorno da quando ti ho visto l'ultima volta, quindici anni fa»
Il silenzio scese di nuovo nella grotta mentre Erik scrutava pensieroso Christine cercando cosa dire e soprattutto come.
«Forse sarà un po’ lunga da spiegare, sicura di volerlo fare adesso?» La ragazza annui decisa, qualunque traccia di stanchezza sparita all'istante dai viso e gli occhi attenti.
 
«Molto bene» sospirò lui. «Cosa sai della vicenda del Fantasma dell'opera?»
 

 
   
 
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