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Autore: Lady I H V E Byron    20/04/2019    0 recensioni
-PREMESSA: non è una storia Yaoi/Yuri/Shonen/Shoujo-ai-
"L’amore ha molti volti, ma quasi nessuno li conosce: esiste l’amore romantico, quello tra i membri di una famiglia; anche la fedeltà ad una persona, non necessariamente coinvolta sentimentalmente, può essere considerata amore, poiché anch’essa può creare un legame indissolubile. Oppure, come diceva un antico poeta, “Amicizia è Amore senza le sue ali”."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora, Ventus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
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-BUAAAAAAAAAAAHHH…!-
Gambadilegno non aveva fatto altro che piangere per tutto il tempo. Lui e la sua intera banda stavano procedendo, in catene, verso il castello di Radiant Garden.
-PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉ…?! – si lamentò –COME È POTUTO SUCCEDEREEEEE…?!-
-Pietruccio, io te l’ho sempre detto di sigillare l’altra entrata, ma tu non facevi altro che rimandare…- commentò Trudy, con tono dolce e rassegnato, non aggressivo.
Re Ansem, il capitano Eraqus e il primo consigliere Xehanort li stavano seguendo con lo sguardo, mentre venivano scortati nelle prigioni da Dilan e Aeleus.
-Beh, almeno la pista fornitaci da Ventus su questi criminali si è rivelata utile…- commentò Eraqus, tenendo l’elmo sotto il braccio destro -Dopo tanto tempo, sono finalmente dietro le sbarre, quei delinquenti.-
-Questa è stata solo una piccola distrazione.- tagliò corto Xehanort –Ora dobbiamo occuparci del vero nemico.- si rivolse al re –Possiamo parlarne nel vostro studio, Vostra Maestà?-
Ansem annuì e basta: non aveva più detto una parola dall’ultima discussione con il capitano e il primo consigliere.
-Suppongo, capitano Eraqus…- disse, con un filo di voce, appena chiusa la porta del suo studio, per poi sedersi sulla sua scrivania; il citato si mise sull’attenti –Che abbiate già stillato un piano…-
-Sì, con l’aiuto del primo consigliere.- rispose, pronto -Anche lui, come sapete, è stato un cavaliere, quindi non è ignorante sul campo bellico. L’accampamento dell’Impero è ancora di posizione ignota, ma, dati gli avvistamenti di questo Sora, si suppone che si trovi nei boschi vicino a Twilight Town. Quindi… abbiamo pensato che…-
Abbassò lo sguardo e si morse un labbro.
Stava esitando. Nemmeno lui era convinto del piano di Xehanort.
Infatti, fu questi a concludere la frase dell’amico: -Abbiamo pensato che il modo migliore per farli uscire allo scoperto fosse abbattere alcuni alberi.-
Ansem scattò in piedi, battendo le mani sulla scrivania, facendo quasi sussultare i presenti.
-COSA?!- tuonò, infatti –È una pazzia!-
-Ma, Vostra Maestà, riflettete…- cercò di chiarire Xehanort, mantenendo la calma –È l’unico modo per far uscire allo scoperto quei traditori. Avete forse dimenticato che sono colpevoli di regicidio? Come pensate di risolvere tutto? Con la diplomazia?-
-L’idea non sarebbe male…- commentò Ansem, osservando in basso e rimettendosi a sedere –Eviteremo altri spargimenti di sangue e distruzioni di città… L’imperatore Topolino è sempre stato ospite d’onore ai ricevimenti di mio fratello e discuteva volentieri con i sovrani. Non vedo perché questo contesto possa essere differente…-
-Sì, così sarete voi il prossimo ad essere ucciso dall’Impero.- disse Xehanort, fermo –E facendo come suggerite voi, ci dimostreremo deboli agli occhi del nostro nemico. È meglio attaccarli per dimostrare loro che non siamo impassibili di fronte al loro reato.-
-Pensavo aveste avuto la vostra dose di vendetta alla notizia dell’improvvisa sparizione dell’Impero Disney…- aggiunse Ansem, serio, nella sua ironia.
Nessuno, ovviamente, sapeva la verità dietro quanto era realmente successo all’Impero; tranne i superstiti dei suoi abitanti.
-Ma questo non è bastato a fermarli.- proseguì il primo consigliere –Il furto della scorsa settimana? Un assaggio di quello che ci attenderà. Dobbiamo attaccarli, prima che siano loro a farlo. C’è in gioco il bene e la sicurezza di Radiant Garden, Maestà…-
Ansem sospirò di nuovo. Si alzò e osservò fuori dalla finestra.
Era nuovamente confuso.
Sì, era in gioco il bene e la sicurezza di Radiant Garden.
Così Xehanort lo teneva in pugno.
-Maestà…- aggiunse Eraqus, facendo un passo in avanti –Io sono d’accordo con il primo consigliere.-
La sua proposta non valeva contro la loro. Era il re, ma in quel momento sembravano essere Xehanort ed Eraqus ad avere il potere in mano.
Si rassegnò, scuotendo la testa.
-Parlatemi del vostro piano.- disse, infine.
Il capitano prese la parola.
-Avevo pensato di impegnare mezza dozzina dei miei soldati per questa operazione.- spiegò –Tutti perfettamente addestrati per ogni inconveniente, in caso di attacco da parte dei superstiti dell’Impero. Da considerare che, in un territorio estraneo, sono privi di ogni arma cui disponevano nel loro territorio. Quindi dovremo attendere un agguato con armi primitive. Niente cui non possiamo tenere a bada con i Keyblade.-
-Ma in sei soli, sette includendo voi, capitano Eraqus, come farete ad abbattere gli alberi senza rischiare che l’Impero riesca a scappare in tempo e trovare un nuovo rifugio?-
-Ci stavo arrivando, Maestà. Per quel compito ne basteranno due. Terra è molto forte, da solo riesce ad abbattere quattro alberi in una volta. Ma ci vorrà anche l’aiuto della nostra unica maga, Aqua. Forse un incantesimo di fuoco li spingerà ad uscire allo scoperto.-
-E cosa ne sarà delle mie nipoti? Aqua è la loro guardia del corpo. Non posso lasciarle sprovviste.- protestò il re, con moderazione.
-Ci penserà il resto della guardia reale a proteggerle, Maestà, non preoccupatevi.- rassicurò Xehanort, con un cenno della testa –Abbiamo pensato a tutto.-
Ansem sospirò di nuovo, rassegnato. Si mise a sedere dietro la sua scrivania. Poi alzò gli occhi al primo consigliere e al capitano.
-Come vi ho già spiegato ieri sera, avete carta bianca per questa operazione.- chiarì –Ma se ci saranno danni, spero almeno vi assumere ogni responsabilità…-
-Sì, Vostra Maestà.- rispose, pronto, Eraqus, mettendosi sull’attenti.
Xehanort rispose con un altro lieve cenno della testa.
In realtà, Ansem sembrava non avere alcun controllo delle sue azioni e parole.
Era confuso, spaesato, stanco.
Ma altrettanto sospettoso. Nei confronti di Xehanort.
Tuttavia, non poteva mostrarsi in tale modo.
Incrociò le braccia, continuando a guardare in basso.
-Potete andare.- si limitò a dire.
Eraqus si inchinò, prima di uscire dalla stanza.
Anche Xehanort fece un lieve inchino, prima di congedarsi.
-Tuttavia, primo consigliere…- aggiunse il re, con tono severo; il consigliere si fermò, serio in volto –Ser Ventus potrà anche essere stato avventato a rivolgervi le accuse che lo hanno portato all’essere privato temporaneamente del suo titolo, ma c’è una cosa, nelle sue parole, che non posso ignorare…-
L’anziano strizzò lievemente gli occhi gialli, senza voltarsi verso il re, i quali occhi rossi osservavano in modo severo e sospettoso chi aveva di fronte.
-La vostra missione diplomatica di due anni fa, in effetti, coincide anche fin troppo con la misteriosa distruzione delle Isole del Destino… Cosa avete da dire in vostra difesa?-
Lo sguardo di Xehanort era paragonabile a quello di un predatore che aveva appena avvistato la sua preda.
Ma sorrise.
-Vostra Maestà… mi deludete…- si limitò a dire, voltandosi verso il re –È proprio di questo di cui parlavo con il capitano Eraqus, ieri sera: le nostre vite, l’integrità di Radiant Garden sono appese ad un filo e bastano poche parole per spezzarlo. Specie se sono parole provenienti da un comune ladruncolo e alleato del nostro peggior nemico.-
Di nuovo. Aveva usato il senso di colpa per manovrare una persona.
Ma non Ansem. Non sapeva come, ma sentiva di avere ragione.
-E anche se ne fossi responsabile, cosa altamente improbabile, visto che non ho il potere di invocare tempeste o maremoti, non c’è alcuna prova che lo confermi. Quindi, se fossi in voi, non mi preoccuperei più di tanto. Capisco che quella vicenda abbia colpito anche voi…-
Quell’ultima frase fece lievemente sussultare il re.
-… ma non fatevi ingannare da queste frivolezze. Buona giornata, Vostra Maestà.-
Ansem restò da solo nel suo studio.
Respirò con il naso più volte, mentre il suo sguardo vagava nel vuoto.
Era come se stesse raccogliendo i pensieri e le emozioni.
Dopodiché, aprì un cassetto, scostando dei fogli. Nel doppiofondo scovò delle vecchie carte, lievemente ingiallite, tutte legate insieme da uno spago. Le sfiorò lievemente, con aria malinconica, sospirando per l’ennesima volta.
Poi, osservò di nuovo in avanti, aggrottando le sopracciglia bionde.
“Non me ne racconti una giusta. Cosa mi nascondi, Xehanort…?” pensò.
Aqua era nuovamente in cortile con Kairi, ad allenarsi con il Keyblade. Anche Naminé era lì, ma senza il suo blocco da disegno; non aperto, almeno. Infatti era con Olette, che le stava pettinando i capelli biondi. Dawn era seduta lì accanto, ancora intenta nel suo lavoro di ricamo. Hayner e Pence, invece, stavano giocando a calciare una pallina.
Al collo della principessa ondeggiava la collana della regina Claire, che brillava, alla luce del sole.
Dopo la discussione con Eraqus e Xehanort, la sera prima, Ansem si era diretto verso la camera della nipote, con la collana in mano.
Kairi ne fu felice. Ma non quando udì che il ladro era ancora in libertà. E soprattutto non avere modo di ringraziare Ventus.
Ma almeno la collana era integra e questo le bastava.
Ogni colpo che sferrava contro Aqua, Kairi immaginava di avere Sora di fronte a lei.
Da giorni pianificava la sua vendetta.
-Aqua!-
A sentire la voce di Eraqus, Aqua si fermò e si mise sull’attenti.
Persino il resto dei presenti interruppe ciò che stava facendo e si misero in piedi.
Il capitano era ancora in compagnia del primo consigliere, che salutò i presenti con un lieve cenno della testa.
-Comoda…- invitò il primo, avvicinandosi ancor più alla giovane –Sono disposto a chiudere un occhio su quanto avvenuto la settimana scorsa, lady Aqua. Sei chiamata a partecipare ad un’operazione militare di massima importanza.-
Aqua sollevò le sopracciglia, sorpresa. Anche Kairi si mostrò interessata.
-Attaccherete l’Impero?- domandò, infatti, avvicinandosi anche lei al capitano.
Eraqus la osservò con aria neutrale.
-Mi spiace, principessa, ma è un segreto militare.-
Ma la ragazza serrò le labbra e aggrottò le sopracciglia.
-Se così sarà, voglio venire anch’io!- decise, determinata.
Persino Xehanort si stupì di tale iniziativa.
-Ma, principessa…- ribatté Eraqus –E’ un’operazione riservata alle forze militari di Radiant Garden! Voi non…!-
Ma Kairi batté un piede per terra.
-So combattere con il Keyblade!- esclamò, sempre più determinata e alzando il suo Keyblade al cielo -Aqua mi ha insegnato tutto!-
Aqua cercò di dissuaderla, mettendosi di fronte a lei e prendendola dolcemente per le spalle.
-Ascolta, Kairi. Un’operazione militare non è uno dei nostri allenamenti. E’ molto pericoloso, a volte puoi rischiare la vita. Non voglio metterti in pericolo. Hai già rischiato quando hai sorpreso il ladro nella tua stanza.-
Ma la principessa aveva ormai preso la sua decisione.
-Non mi interessa!- esclamò, scrollando le sue mani dalle sue spalle e mettendosi di fronte al capitano e al consigliere -Metterei in gioco molto di più, pur di punire il ladro che ha rubato la collana di mia madre, e anche vendicare la morte dei miei genitori, visto che sta dalla parte dell’Impero!-
Un coraggio da invidiare. Naminé e Dawn si allarmarono.
Il primo consigliere Xehanort sorrise.
-Se è questo che desiderate, principessa…- disse, con un cenno della testa –Non possiamo che acconsentire.-
Eraqus non poteva credere alle sue orecchie.
-Cosa?! Glielo permettete?!-
-E’ una sua decisione, ed è la principessa.- si giustificò il più anziano –Non possiamo ignorare un suo ordine.-
Dawn era talmente sconvolta da non avere più nemmeno la forza di pronunciare alcun suono.
Naminé, per consolarla, le prese dolcemente una mano.
Hayner e Pence osservarono Kairi con invidia: anche loro avrebbero voluto prendere parte all’operazione militare, ma erano troppo giovani e, soprattutto, non avevano esperienza con le armi.
Eraqus cedette.
-Va bene, principessa, verrete con noi. Ma a patto che restiate sempre vicina ad Aqua.- raccomandò, serio.
Kairi sorrise, soddisfatta.
-Sì! Non vi deluderò!-
-Lo spero. E’ in gioco la vostra incolumità.- concluse il capitano -Aqua, vieni con noi. Principessa, se volete seguirci…-
Aqua obbedì all’istante all’ordine, infatti camminò dietro ai due uomini.
Ma Kairi rimase nel cortile ancora per qualche secondo; Naminé corse verso di lei, preoccupata.
-Sorella…- mormorò, sempre più preoccupata e con le mani strette a pugni di fronte al suo petto.
Per consolarla, la sorella strinse le proprie mani su di questi.
-Non temere, andrà tutto bene. La collana di mamma mi proteggerà.- disse, determinata; per precauzione, la nascose dentro la camicia.
-Kairi!- chiamò Acqua, quasi ad un passo dalla porta che conduceva alla hall del castello.
-Arrivo!-
Senza pensarci due volte, la principessa corse dal cavaliere, per poi entrare all’interno.
Naminé avrebbe voluto piangere. Le sfuggì a malapena una lacrima.
Kairi era tutto per lei. Specialmente dalla morte dei loro genitori. Era diventata la sua forza.
La sua energia, la sua solarità, la sua spontaneità, la sua determinazione… la spingevano ad andare avanti.
Tutt’a un tratto, avvertì qualcosa: un giramento di testa. Un forte giramento di testa. Sembrava che il mondo le stesse girando intorno veloce, sempre più veloce.
Le sue gambe non reggevano più il suo lieve peso. Cedettero.
E lei cadde, chiudendo gli occhi.
Dawn, Olette, Pence e Hayner si allarmarono, correndo da lei.
-Naminé? Naminé!- chiamò la donna anziana, dandole dei lievi schiaffetti sulle guance; si rivolse ai due ragazzi –Presto, portatela nella sua stanza! Olette, chiama il dottor Even!-
-Sì, signora!- rispose la ragazza, preoccupata.
La notizia non era ancora giunta a re Ansem.
Attese, osservando dalla finestra del piano sovrastante la hall, che gli uomini richiesti da Eraqus lasciassero il castello.
Si stupì e si allarmò a vedere la nipote Kairi in mezzo a loro, con il suo Keyblade in mano, e lo sguardo determinato. Avrebbe tanto voluto scendere e protestare, ma la conosceva bene: quando si metteva in testa una cosa, era impossibile convincerla a dissuadere.
Il primo consigliere Xehanort era con loro: se era persino riuscita a convincere una persona come lui, allora era veramente impossibile dissuaderla.
C’era anche Aqua, ciò fece risollevare il re. Nonostante l’incidente di una settimana prima, Aqua era un cavaliere affidabile ed era premurosa con le sue protette. Sarebbe stata in buone mani.
L’esercito partì, ad un cenno di Eraqus. Xehanort rimase sull’uscio per poco tempo, fino all’arrivo di Vanitas, che gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
Entrambi rientrarono nel castello. Ansem fu cauto nel non farsi vedere. Erano entrambi diretti allo studio del primo consigliere. Conoscendoli, avrebbero passato la giornata lì dentro.
“Perfetto.” pensò, prima di camminare in direzione dei corridoi.
La sua meta erano le stanze dei cavalieri. Di uno in particolare.
Infatti, di fronte ad una porta, bussò tre volte.
All’interno, Ventus stava finendo di mangiare la sua colazione, una semplice scodella di avena bollita nel latte e della frutta.
-Non ho ancora finito di mangiare, razza di prepotente! Ora ho dei limiti di tempo anche per i pasti?!- protestò il giovane, sgarbatamente. Pensava di parlare o con Dilan o con Aeleus.
Ma la persona che aprì la porta non era nessuno dei due.
Ansem lo osservò con aria severa.
-Ser Ventus, è questo il modo di rivolgersi al tuo re?-
Ventus divenne di tutti i colori, appena vide il re.
-Oh, Maest…!- si alzò, facendo rovesciare il vassoio e ciò che c’era sopra –Ah, accidenti!- imbarazzato anche per l’incidente, fece ugualmente l’inchino –Vi… vi chiedo scusa. Io credevo che…-
-So perfettamente chi credevi chi fossi.- tagliò corto Ansem, chiudendo la porta alle sue spalle –Per questo sei perdonato. So che sei stato privato del tuo titolo.-
Con Ansem non poteva protestare: era pur sempre il suo re. Sperò che le parole appena rivolte, seppur accidentalmente, non facessero aumentare i suoi giorni di prigionia.
-Sì, Maestà…- mormorò, con un filo di voce, e abbassando la testa. Incrociò persino i piedi.
Ansem fece un passo in avanti, con aria sempre più seria.
-Dimmi, quel ragazzo, Sora…- il tono della sua voce era sempre più basso –Cosa ti ha detto di preciso? Su Xehanort?-
Anche Ventus si fece serio.
-Molte cose, Maestà.- rispose, prima di camminare verso la mensola e prendere il ritratto che aveva scoperto la sera prima, mostrandolo al re –Ma prima vorrei che rispondeste ad una domanda: mio padre aveva davvero un fratello di nome Sky?-
Ansem sentì il suo cuore sobbalzare appena vide quel ritratto.
-Dove lo hai trovato?- domandò, sconvolto.
-Era nascosto dietro un piccolo ritratto di mio padre: ho accidentalmente rotto la cornice e ho trovato questo. E’ vero, quindi? E perché non ne ho mai sentito parlare?-
Il re riprese il controllo delle emozioni.
-Sembra che entrambi stiamo cercando delle risposte…- mormorò, prima di voltare le spalle al cavaliere –Vieni con me, andiamo nel mio studio. Lì potremo parlare tranquillamente.-
Ventus si stupì: anche Ansem stava sospettando qualcosa su Xehanort.
Aveva forse trovato un valido alleato?
-Ma, Maestà…- si ricordò il cavaliere –Io sono confinato nella mia stanza per una settimana…-
-Quale tuo sovrano e dai poteri conferitomi, annullo il tuo confinamento nella tua stanza.-
Un’altra frase che fece sgomentare il giovane. Ansem era già uscito dalla stanza, diretto verso il suo studio. Lesto, Ventus prese i suoi stivali, indossandoli di corsa, e lo seguì.
Nel frattempo, nell’accampamento dell’Impero, Topolino aveva convocato una riunione. Voleva discutere su quanto riportato da Sora, la sera prima.
-Quindi, è così che Xehanort ha fatto passare per me come assassino dei due sovrani di Radiant Garden.-
Sora annuì.
-Esatto. E nessuno sembra essere al corrente di quanto veramente accaduto alle Isole del Destino.-
Erano presenti anche Riku, Paperino, Paperina, Pippo e l’imperatrice Minni. Apparivano tutti preoccupati.
-Credono davvero che siano state sommerse dall’oceano?- domandò il ragazzo albino, serio.
-Sembra che per Xehanort sia stata l’unica spiegazione plausibile.-
-Sì, la misteriosa comparsa di creature oscure metterebbe in allarme l’intero regno…- rifletté Topolino –E questo è ciò che persone come Xehanort tengono ad evitare, per non avere problemi per realizzare i loro veri piani, qualunque essi siano. Molto meglio una causa naturale, per nascondere la verità.-
-E tutto questo te lo ha rivelato un cavaliere?- riprese Riku, osservando Sora.
-Sì, lo stesso che una settimana fa ho colpito con un sasso. E che da allora mi aveva dato la caccia per riprendersi la collana che ho rubato. E’ molto più simpatico di quanto sembri. Ed è anche grazie a lui se adesso siamo liberi da Gambadilegno.-
-Sì, così ci hai condannati alla fame, Sora.- ribatté Topolino, alzandosi in piedi –Gambadilegno era un furfante, un approfittatore, è vero, ma almeno ci pagava bene, il sufficiente per comprarci da mangiare.-
-Ci teneva in trappola! E, soprattutto, vi maltrattava. Non sopportavo vedervi in quello stato, Topolino! Non lo meritavate, e mi ero promesso che alla prima occasione avrei liberato non solo voi, ma tutti noi da quello strozzino.-
Topolino stava per rispondere, quando udì una campanella.
-Allarme! Allarme! Le guardie reali sono qui!- stavano esclamando Qui, Quo e Qua, dalle loro postazioni di vedetta.
Tip e Tap, intanto, scesero dalla loro, di posizione, unendosi al gruppo: apparivano spaventati e agitati.
-Il bosco brucia!-
-E degli alberi stanno cadendo!-
L’imperatore si allarmò, anche gli altri.
-Maledizione! E’ l’esercito di Radiant Garden! Così ci scopriranno!- esclamò Topolino, alzandosi –Tutti in posizione! Minni, fai prendere quanta più roba possibile per andare via da qui, il resto si prepari al contrattacco! Orazio, i sistemi anti-intrusi sono attivi?-
-Sempre, Maestà.-
-Bene.- si rivolse al popolo -Signori! Forse le guardie reali pensano di scoprire dove siamo nascosti, distruggendo il bosco, ma noi dobbiamo fermarli, prima che lo scoprano! Li coglieremo di sorpresa, e li attaccheremo. Se è uno scontro che cercano, uno scontro avranno! Tutti con me!-
L’esercito imperiale esultò. Con loro anche Sora e Riku, alzando i loro Keyblade al cielo.
-Andiamo! Carica!-
Seguendo Topolino, nel cuore di Sora si intaurò un dubbio.
“Ven…” pensò, preoccupato “Spero non dovremo incrociare di nuovo i nostri Keyblade…”
Non poteva sapere che Ventus, in realtà, non era nemmeno uscito dal castello: stava seguendo re Ansem. Furono entrambi estremamente cauti nel non farsi scoprire dalle guardie. Con l’operazione comandata dal capitano Eraqus e proposta dal consigliere Xehanort, non erano rimaste molte guardie nel castello. L’unica preoccupazione da parte di entrambi era essere avvistati da Dilan o Aeleus.
Raggiunsero lo studio del re.
Ventus si guardò intorno, scettico.
-Con tutto il rispetto, Maestà.- disse, mentre Ansem chiudeva le tende della stanza –Ma non credo che questo sia il luogo adatto per parlare di mio padre e di un mio ipotetico zio, anzi. Penso che…-
-Chiudi la porta a chiave e copri la serratura.- tagliò corto il re, a bassa voce, frugando in una sua tasca.
Ventus fece quanto richiesto: si voltò indietro, notando una chiave nella toppa. La girò, chiudendo la porta.
Ansem aveva un’altra chiave in mano; si chinò sotto la sua scrivania. Un rumore strano incuriosì il giovane.
-Vieni, di qua.-
Sotto la scrivania c’era un passaggio segreto, una botola. Re e cavaliere scesero delle strette scale a chiocciola. Delle piccole lanterne illuminavano la via. Entrarono in una stanza: no, non era una stanza, era piuttosto un laboratorio. Un laboratorio dismesso. Un grande tavolo in centro, macchinari spenti, pile di fascicoli e una libreria ancora colma di libri.
Ansem si appoggiò sul tavolo, con aria quasi nostalgica.
-Qui siamo al sicuro. Possiamo parlare tranquillamente.-
Ventus si guardò intorno, confuso.
-Che posto è questo…?-
-Il mio vecchio laboratorio. Ma ora è una specie di rifugio. Ogni volta che sono confuso o dubbioso, vengo qui e, non so come, riesco a trovare le risposte a tutto.-
Non c’era tempo per le rimembranze del passato: Ventus aveva troppe domande da porre al suo re.
-Maestà, vi prego, torniamo alla mia domanda: mio padre aveva davvero un fratello?-
-Oh, sì. Un fratello maggiore, a dire la verità, di nome Sky, come già sai. Un brillante scienziato e studioso, e il mio migliore amico. Questo era il nostro laboratorio.- Ventus notò un ritratto appeso al muro, illuminato da una lanterna: re Ansem, da giovane, insieme ad un altro uomo, lo stesso del ritratto che aveva scovato in camera sua; quindi doveva essere Sky -Mio fratello Dante lo aveva fatto costruire per noi, giurando di non farne parola con nessuno.-
-Anche voi, quindi, eravate uno scienziato?-
-Sì. Eravamo studiosi del cuore, delle sue caratteristiche, delle sue qualità. Entrambi condividevamo il medesimo pensiero che anche il nostro mondo ha un cuore, che svolge le stesse funzioni del cuore umano. Stavamo studiando un modo per eliminare l’Oscurità, partendo dal cuore del mondo, ma ci serviva un’ingente quantità di luce, per farlo, impossibile da definire. Abbiamo cercato modi e modi, ma l’unica soluzione sembrava essere solo usare i cuori umani. La luce dentro i cuori umani, precisamente. Non volevamo indire un genocidio. Cercammo altri modi, nel corso degli anni, seppur inutilmente. Ma poi la ricerca venne interrotta.-
-Cosa è successo?-
Ventus si  appoggiò al muro, di fronte al re.
-Non seppi come o perché…- riprese Ansem, malinconico –Ma Sky stava sospettando che qualcuno fosse interessato alle nostre ricerche…-
Ricordava perfettamente, come fosse passato solo un giorno da allora: Sky era andato da lui, preoccupato e pallido in volto.
-Dobbiamo fermare il progetto, Ansem. Io non posso stare più qui!- aveva detto, ansimando.
Ansem non comprese, allora.
-Calmati, Sky, cosa succede?-
-Devo andarmene da Radiant Garden! Sono in pericolo. Non voglio che tu o Storm siate coinvolti!-
-Tali furono le sue ultime parole. E poi scappò.-
Il racconto fece insospettire ed inquietare Ventus.
-Disse qualcosa anche a mio padre?- domandò.
-Ah, Storm… Sky teneva molto a tuo padre. Diceva che sarebbe stato difficile separarsi da lui, che avrebbe voluto scappare con lui, ma non aveva scelta. Pensava che così facendo lo avrebbe esposto ad un grosso pericolo e lui non poteva permetterlo. La cosa migliore da fare era annunciare la sua morte e cancellare il suo nome dal registro degli abitanti di Radiant Garden. Sky non doveva più esistere, nemmeno il suo ricordo.-
-Disse dove sarebbe scappato?-
-Non volle rivelarlo. Aveva solo detto che sarebbe scappato il più lontano possibile da Radiant Garden. Non ha detto altro.-
Poi si ricordò di quanto raccontato da Sora: le Isole del Destino…
Un luogo isolato, lontano, tranquillo, ma efficace.
Pensò di nuovo a Sora: era a conoscenza del fatto che suo padre fosse uno scienziato? O Sky aveva mentito anche a lui? E se fosse stato Sora ad aver mentito a Ventus? Se sapeva della vera identità del padre, ma non poteva rivelarlo a nessuno?
-Ora dimmi, Ventus…- il giovane scese dalle nuvole –Cosa ti ha detto esattamente quel ragazzo? Sulle Isole del Destino, su Xehanort?-
Ventus riportò le esatte parole che aveva riportato la sera prima al capitano Eraqus e al consigliere Xehanort. Quando parlò delle Isole del Destino e di Xehanort, Ansem si inquietò.
Rimase in silenzio per qualche minuto, alzandosi in piedi e camminando per la stanza.
-No… no, no, no…- continuava a mormorare, con una mano chiusa quasi a pugno di fronte alla bocca –Ma come è stato possibile…?!-
Ventus era confuso.
-Cosa, Maestà?-
-Nessuno sapeva il luogo dove si nascondeva Sky, né io, tantomeno Storm. Nelle sue lettere… era sempre molto vago sull’argomento.-
-Lettere?-
-Sì. Nonostante la lontananza, ci tenevamo in contatto.-
-Non rischiavate di essere scoperti? Si sa che certe persone non riescono a tenere la bocca chiusa, anche i messaggeri.-
-Siamo stati attenti, da quel punto di vista. Non eravamo degli sfrontati.-
-Perdonatemi, non intendevo…-
-No, la tua preoccupazione è comprensibile. Avevamo già pianificato qualcosa per queste evenienze. Durante i nostri esperimenti, infatti, abbiamo creato un nuovo sistema di comunicazione: delle creature chiamate Dream Eater, esseri che possono assumere più forme, oltre a comparire e sparire. Pensavamo entrambi sarebbe stato utile per le comunicazioni tra regni, salvando anche la vita ai messaggeri, spesso vittime dei banditi. Purtroppo ne avevamo creato solo uno, ma per scambiarci lettere era adatto.-
-Che ne è stato di quel… Dream Eater…?-
-Deve essere stato distrutto insieme alle Isole del Destino. Non è più tornato da allora.-
Ventus si dispiacque per re Ansem. Soprattutto per Sora.
-Credete che Xehanort lo avesse scoperto grazie a quel Dream Eater? Dove era nascosto mio zio, intendo.-
-Impossibile. Scompariva qui e appariva laggiù. Non può averlo seguito… E’ questo che non riesco a capire… Se quello che mi hai raccontato è vero, non riesco a spiegarmi come abbia fatto. Manovrare l’Oscurità, scoprire la posizione di Sky… e nemmeno nelle sue lettere Sky mi ha rivelato cosa lo affliggesse, quando se ne è andato da Radiant Garden, ma ho come l’impressione che c’entri Xehanort, in qualche modo…-
Sospettava anche lui di Xehanort. Basandosi anche sulla storia di Sora, Ventus non poté biasimarlo.
Le uniche domande a cui trovare risposta erano come fosse riuscito a trovare Sky e ad invocare le creature oscure che avevano ucciso gli abitanti delle Isole del Destino.
Ma un altro elemento aveva destato la sua curiosità.
-E che ne avete fatto delle lettere di mio zio? Non le avrete…?-
Ansem scosse la testa; si alzò dal tavolo, camminando verso la libreria: prese una piccola scatola, chiusa con uno spago, che porse al giovane.
-Le ho conservate, sia quelle scritte a me, sia quelle scritte a tuo padre. Per evitare occhi indiscreti, le ho sempre nascoste qui.-
Ventus girò e rigirò la scatola, preso da un’irrefrenabile curiosità: finalmente avrebbe scoperto qualcosa sullo zio e forse anche sul padre. E non lo avrebbe stupito il fatto che Ansem e suo padre già sapessero dell’esistenza di Sora.
Suo cugino.
Da quando Ventus aveva scoperto di avere altri parenti all’infuori del gemello Vanitas non si sentiva più solo.
Con Sora non era stato facile, all’inizio; ma erano bastate due risate e una conversazione a farlo sentire a suo agio, persino più di quando era in compagnia di Terra e Aqua.
-Se le vuoi leggere, fa’ pure, ma stai attento a non farti scoprire. Nessuno deve sapere di queste lettere.- avvertì il re, serio.
Ventus fece un lieve inchino di ringraziamento.
-Non temete, vostra Maestà. Saranno in buone mani.-
Un urlo li allarmò.
-Re Ansem! Re Ansem!-
Era Olette. Era fuori dallo studio, ma potevano sentirla. Continuava a bussare.
Ventus si guardò intorno, nervoso.
-Cielo! Ora cosa facciamo?!-
-Calmo, ser Ventus. C’è un’apertura dietro la libreria, porta alla biblioteca. Una volta entrato, esci subito sul retro, ti porterà in un corridoio segreto che porta alle stanze dei cavalieri. Lo ricordo perché tuo zio lo utilizzava spesso per raggiungere tuo padre.-
In effetti, Ventus trovò un’apertura.
Prima di uscire, guardò indietro.
-Grazie, Maestà.-
   
 
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