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Autore: Mordekai    21/04/2019    2 recensioni
‘’La tua presenza è una gioia e una condanna per me, dama Primavera.’’
Genere: Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla bianca pietra un vecchio uomo osservava distante l’orizzonte, reggendosi al suo fedele legno da passeggio. Grigi erano i suoi abiti, come la lunga barba che scendeva con grazia sul suo petto. Il Sole filtrava dietro i banchi di nuvole, giungendo sul suo viso che gli riscaldava le membra rendendo quel freddo meno opprimente per il suo fragile corpo. Tentò rinchiudere quella stella incandescente tra le sue dita per poterla sentire più vicina e restò immobile ad immaginare. Sognare.

‘’Oh Nobile Sole, stella del mattino che abbraccia questa terra e la libera dalla gelida notte. Le mie mani sono troppo deboli per poter stringere il suo confortevole calore. Un corpo fragile come una rosa nata dopo una furiosa tempesta che attende il bacio del risveglio.’’- disse malinconico mentre i suoi occhi scuri imprimevano nella memoria il paesaggio d’alberi spogli ma pur sempre ritti, come uomini valorosi che non temono nulla. Sotto i suoi piedi nudi sentì scorrere qualcosa che riconobbe senza alcuna difficoltà: acqua. Limpida e fresca, come quelle delle sorgenti o delle incantevoli cascate. Sentì un piacevole aroma di fiori di campo che allietarono il suo cuore, trasportati dalla brezza. Voltandosi lentamente poté scorgere una meravigliosa creatura vestita di un lungo abito di foglie d’edera intrecciate che scendeva sinuoso fino alle caviglie. I suoi capelli ambrati erano decorati da rose scarlatte luminose disposte come una corona, incorniciando un viso seducente e luminoso come la rugiada mattutina. Ad ogni passo, la neve si inchinava fino a sciogliersi e mostrare la nuda pietra umida e i profumi si mescolavano tra loro fino a tramutarsi in un qualcosa di indescrivibile per i sensi.

‘’La tua presenza è una gioia e una condanna per me, dama Primavera.’’- disse l’uomo, tenendosi al bastone e sorridendo alla presenza di quella creatura incantevole. Giunta al suo cospetto la neve era ormai svanita mentre sulla pietra comparve un mantello smeraldo rigoglioso e colmo di fiori di ogni forma e colore, con alcuni petali che si muovevano lentamente nella brezza.

‘’Mio buon Inverno, per quanto tu sia saggio nel tuo silenzio e nella tua bellezza, la natura richiederà sempre la mia presenza seppur per pochi mesi. Richiederà il caldo della vita, il fresco del riposo e la gioia danzante degli animali.’’- rispose la dama, carezzando il suo viso con occhi colmi di malinconia e di amore mai espresso. Il Signor Inverno ricambiò il suo sguardo e prese le mani tra le sue, unendosi alla danza dei petali. I loro corpi si strinsero l’un l’altro dando vita a fiori bianchi e rossi sulla loro pelle. Le nuvole si dissiparono mostrando un cielo pomeridiano dipinto d’arancio e il Sole illuminare intensamente i due amanti. Minuscole crepe solcarono il gentil Inverno fino a giungere al centro del suo petto ove nacque una rosa, la più bella di tutte. La dama Primavera cinse quel delicato bocciolo e l’Inverno lo colse dal suo petto:

‘’Ogni volta che verrà il mio tempo e tu prenderai il mio posto, questo fiore nascerà sempre su questa pietra vestita di smeraldo. Il mio amore per te.’’- asserì lui, piantando quel bocciolo nel terreno. Come pulviscolo, l’Inverno lasciò che il soffio tiepido della brezza trasportasse via il suo corpo:

‘’Perché questo nostro amore fa male?’’- domandò Primavera, piangendo mentre cercava di stringergli le mani ed impedirgli di svanire.

‘’L’amore è come una rosa: bellissima alla vista, dolorosa al tatto.’’- rispose Inverno, sussurrandole un’ultima volta prima di dissolversi del tutto. Primavera restò in silenzio mentre quelle lacrime diedero vita ad altre rose attorno i suoi piedi ma non ove la Rosa d’Inverno venne posata. Come se la natura riconoscesse l’importanza di quel gesto, di quel dono sofferto e di quell’amore espresso tardivamente. La dama si inginocchiò innanzi ad esso, contemplandolo con un sorriso mesto.

‘’A presto, mio Inverno.’’- bisbigliò Primavera, sfiorando i petali delicati di quella rosa splendente e coperta di rugiada. La radura, dal fragile aspetto, rinacque e si adornò di rigogliose fronde cinabro, ruscelli trasparenti e gli animali osservarono dal basso del loro regno la dama Primavera sorridente e si inchinarono al suo cospetto. La dama Primavera baciò per l’ultima volta il fiore del suo compagno e si diresse all’orizzonte. Non vi era più tristezza in lei, perché il suo cuore era in quella rosa.

Il suo amore.

   
 
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