Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko
Segui la storia  |       
Autore: Blue_Wander    22/04/2019    3 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sei in punizione” aveva detto, come ormai era solito dire. Era passata più di una settimana dal bacio che Lukas aveva strappato ad Emy e da quella volta, entrambi, avevano un gran casino nella testa. Ogni pomeriggio lui le faceva pulire le aule, riordinare la biblioteca o lavare i piatti della mensa e si divertiva così tanto vedendola infervorarsi quando sbagliava qualcosa, ma quando cercava di aiutarla lei ricominciava subito, togliendosi da sola dal guaio combinato, forse nemmeno accorgendosi della presenza dell’uomo. Questa volta, però, sarebbe stata diversa. Voleva solo passare del tempo con lei, semplicemente non aveva idea di come farlo, per questo quelle punizioni arrivavano anche se Emy non avesse fatto nulla di male. Ma quella volta non voleva farle fare nulla di troppo faticoso: aveva trovato la scusa perfetta, di cui nessuno avrebbe sospettato, poiché era all’ordine del giorno. Nessuno tranne una persona, ovviamente.
-Non ti punisce un po’ troppo spesso?- le sussurrò Yumi mentre la accompagnava nell’aula di Lukas, prima di andare da Ulrich per gli allenamenti.
L’amica alzò le spalle, arrossendo appena. –Sarà una tua impressione…
-Sarà.- cominciò la maggiore, sorridendole. –Ti auguro buona fortuna, ci vediamo dopo.- Yumi la salutò con la mano, avviandosi verso la palestra.
Emy sospirò ripensando al bacio, bussando poi alla porta, entrando nella stanza ancor prima di ricevere la risposta. Ormai la conosceva a memoria e soprattutto le era familiare la figura di Lukas, intento a scrivere sul solito taccuino nero. La mora si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò a lui, notando due piccole cuffiette scure infilate nelle sue orecchie, mentre lui, velocemente, scriveva la melodia che, flebile, usciva dagli auricolari.
-Ehm…- cercò di richiamare la sua attenzione la ragazzina, guardandolo alzare leggermente lo sguardo e riposarlo successivamente sul taccuino. Emy lo guardò meglio: non era quello che usava solitamente, questo era diverso. Non ci diede peso e sorrise all’insegnante che era tornato a guardarla, togliendo le cuffie.
-Sei in ritardo, come al solito.
Emy si inchinò leggermente, scusandosi, diventando rossa. –Sono dovuta rimanere di più in aula perché William mi ha chiesto gli appunti di francese, mi dispiace professore…
Lui sospirò. –Fuori dalla classe per te io sono solo Lukas. Ricordalo o mi arrabbierò sul serio.- ribatté, incurante della spiegazione della ragazza che, ormai, stava evaporando a quelle parole. –Oggi ho intenzione di lasciar perdere la punizione. Voglio portarti in un posto.
-In un posto?- ripeté lei, confusa. –Ma io non posso uscire dal collegio senza permesso.
Lukas si alzò dalla sedia, poggiando tutte le sue cose nel cassetto della cattedra, chiudendolo a chiave e mettendosela in tasca; si avvicinò a lei fino a far sfiorare nuovamente i loro visi, guardandola strizzare gli occhi, poggiandole poi una mano sulla testa, scompigliando leggermente i capelli lunghi. –Non hai bisogno del permesso di nessuno se non del mio. Devo forse ricordarti che sei la mia persona?
 
Si lasciò cadere sul materassino, inerme. Yumi era così stanca che non riusciva quasi a respirare: Ulrich era stato cattivo con lei continuando a sferrare tutti quegli attacchi.
-S-si può sapere che ti è preso?- chiese, con il fiatone, cerando di regolarizzare il respiro, sentendo alcune goccioline di sudore scivolarle sulle tempie; il materasso fresco fece appiccicare il suo dobok alla plastica azzurrina.
-Che vuoi farci?- chiese lui, con fare ovvio. –Sono solo più bravo di te.- rise, sdraiandosi al suo fianco.
Lei lo guardò male. –Ti piacerebbe, tonchiki.
-Ehi, non usare il giapponese contro di me, sai?- rispose lui ridendo più forte, contagiando anche lei che, con un gesto repentino compiuto con le sue ultime forze, si catapultò sopra di lui, lasciandosi poi cadere sul corpo di Ulrich. Il ragazzo le accarezzò lentamente i capelli e la schiena, guardandola con la coda dell’occhio. Yumi si stava appisolando sopra di lui e di sicuro i movimenti lenti e meccanici del castano non la aiutavano a rimanere sveglia, anzi: sarebbe stata così per tutta la vita. Era così felice di aver vinto, finalmente, il cuore dell’amato, ignara del fatto che in realtà era già suo da tempo.
A pochi passi di distanza c’era Teo seduto su una panca in legno dall’aria scomoda. Era leggermente scrostata e il ragazzo aveva poggiato un blocco da disegno insieme ad una matita ed una gomma per cancellare. Era rimasto a secco quando aveva finito le idee per disegnare e quindi aveva chiesto a Ulrich e Yumi di aggregarsi; loro ovviamente avevano accettato, almeno potevano dare prova a qualcuno che non fosse Jim dei loro miglioramenti.
Eppure, una cosa che solo Teo sapeva, era che di Ulrich gli importava ben poco perché era Yumi quello che gli interessava: infatti il suo blocco era pieno di schizzi della ragazza in azione e non. Era proprio per quello che Teo aveva chiesto ai due di poter andare con loro, ma cominciava a pentirsene: non avrebbe mai creduto che i suoi amici, così freddi e distaccati tra loro davanti al resto dei warriors, potevano essere così sdolcinati da soli. Il ragazzo sbuffò, annoiato e infastidito dalla coppia a pochi metri da lui; si alzò in piedi e cominciò a mettere via le sue cose nello zaino, uscendo dalla palestra senza farsi vedere. Cominciava a pentirsi della sua scelta. Non si sarebbe dovuto innamorare di qualcuno che non avrebbe mai potuto avere: Ulrich era suo amico e non era giusto. Jeremy gli aveva raccontato –sotto la discreta richiesta di Teo- di come quei due si erano cercati e di quanto felici fossero ora, nonostante la testardaggine di entrambi non lasciava in pace neanche i loro momenti romantici. Il desiderio di Yumi era stato realizzato ed entrambi erano felici, lui non avrebbe potuto mettersi in mezzo.
-Ti sei perso?- chiese una voce familiare alle sue spalle che gli fece rizzare i capelli. Quando si girò notò solo i capelli rosa di Aelita che, con un sorriso stampato in faccia, stava portando qualcosa tra le mani.
Teo scosse la testa, sorridendo a sua volta. –Tu piuttosto? Che ci fai qui?
-Portavo questi biscotti a Yumi ed Ulrich.- rispose, gentile come sempre, indicando il sacchetto nero chiuso con un nastrino verde. –Dopo gli allenamenti hanno sempre una gran fame, lo sai?- continuò, assottigliando gli occhi e avvicinandosi all’amico. –Vuoi sapere quali sono i preferiti di Yumi, non è vero?- Teo arrossì di colpo, facendo sorridere la ragazzina. –Non devi fingere, sai? Ma non preoccuparti, non credo che gli altri se ne siano accorti e con me il tuo segreto è al sicuro.
Il ragazzo sospirò; stava diventando una cattiva abitudine: a lui non piaceva affatto sospirare. –Mi dispiace.
-Nah, non devi.- rispose lei, mettendogli una mano sulla spalla. –Noi siamo tuoi amici, su di noi puoi contare. L’importante è che sia un amore disinteressato, capisci che intendo, no?- l’amico annuì, osservando Aelita sussultare e aprire il pacchettino che sembrava essere stato chiuso con parecchia cura. Solo in quel momento Teo si chiese dove mai Aelita avesse preso quei biscotti. –Ecco a te.- esclamò, porgendogliene uno al cioccolato. –Sono molto buoni, soprattutto se si è tristi. Ora però devo andare, altrimenti finisce che Yumi si mangia una gamba di Ulrich.- rise la ragazza, chiudendo nuovamente il pacchettino e scappando verso la palestra, salutando Teo, lasciandolo lì con il biscotto in mano e una faccia scioccata.
-Grazie.- sussurrò, trasformando quell’espressione incredula in un sorriso, addentando infine quel dolce che, finalmente, sembrava aver portato una speranza nel suo cuore.
 
Jeremy si stava finalmente prendendo una pausa. ANAX era diventata un problema più grosso del previsto, anche se i suoi attacchi erano diversi rispetto a quelli di XANA: quelli attuali parevano privi di scopo e ciò che accadeva sulla terra ogni volta che veniva attivata una torre non era mai pericoloso. O almeno non lo sembrava: era per questo che non capiva il suo piano, gli sembrava tutto così strano ed illogico; non agiva secondo uno schema preimpostato come il suo predecessore. La mente di Jeremy per un secondo fu assalita dalla malsana idea che, forse, ANAX, fosse davvero la figlia di XANA. E che quindi fosse, almeno in parte, umana. –Ma che dico…- scosse la testa, massaggiandosi la tempia e buttandosi contro lo schienale della sedia.
La porta della stanza di aprì, facendo entrare un Teo un po’ sconsolato, ma, grazie alle confortanti parole della sua amica rosea, anche un po’ più felice di quanto si sarebbe aspettato.
-Va tutto bene?- chiese il biondo, ricevendo un cenno positivo con il capo.
-Voglio farmi una doccia e dimenticare tutto, ma sto bene. Tu invece, che stai facendo?- ribatté, guardando più da vicino il computer del suo amico.
-Mi stavo prendendo una pausa, in verità. In questo periodo, io e Aelita, stiamo lavorando ad un programma che ci permetterà di scoprire delle informazioni su Ethan; così capiremo finalmente se quello che hai letto qualche tempo fa su tua madre sia vero, anche se solo in parte.
-Pensi che riusciremo davvero a scoprirlo? Io devo sapere perché mia mamma ha il tatuaggio dell’occhio di XANA.- sospirò Teo, chiudendo gli occhi. Cominciava a sospettare che sua madre fosse parte di tutta quella faccenda.
Jeremy si portò una mano al mento, facendosi venire un’idea. –Innanzitutto dobbiamo trovare il suo tatuatore.
Teo lo guardò, leggermente contrariato. –Nemmeno lei ricorda di averlo fatto e in più l’unica volta in cui i miei veri nonni hanno parlato con i genitori adottivi di mia madre, loro hanno detto di non sapere nulla di nessun tatuaggio e poi sono spariti nel nulla.
Quindi potrebbe essere davvero andata a stare da Franz ed Anthea…” pensò Jeremy, non rendendo partecipe Teo per non confondergli le idee. –Lo so, ma almeno chi gliel’ha fatto ne dovrebbe avere memoria; comincio a pensare che tua madre ed Ethan siano davvero collegati, forse il programma che sto studiando con Aelita potrà aiutarti, almeno lo spero.
-Non lo so, ma oggi non ho davvero voglia di cercare niente.- fece una pausa, buttandosi sulla sua brandina scomoda a cui, però, cominciava ad abituarsi. –Che ne dici, ti va di fare una partita a Tekken?
 
La sala giochi era strapiena di gente e Lukas faceva fatica a seguire Emy che non la smetteva di trascinarlo da una parte all’altra, entrambi sorseggiando ogni tanto un enorme bicchiere di bubble tea al mango. –Proviamo questo!- indicò la ragazza con il dito, mentre lui lo seguiva con lo sguardo, guardando lo stand di un gioco con in palio dei peluches a forma di coniglio di diversi colori. L’espressione della ragazza si fece più malinconica, mantenendo però il solito sorriso che aveva avuto fin da quando erano entrati nella sala giochi. –Non ne ho mai preso uno e quindi da piccola odiavo questo tipo di gioco.
Lukas si mise le mani nelle tasche dei pantaloni. –Che stupidaggine.- disse solo, andandosene via, sotto lo sguardo della minore che, con gli occhi lucidi, cominciò a camminare nella sua direzione per raggiungerlo. Dal canto suo, il ragazzo, non riusciva ad essere gentile con Emy nemmeno per un secondo. Continuava a trattarla in modo freddo e distaccato, senza saperne il motivo. Avrebbe dovuto cambiare il suo atteggiamento, altrimenti la mora se ne sarebbe voluta andare e questo lui non lo voleva. Non poteva.
-Cosa vuoi provare?- chiese nuovamente lei, cercando di stargli dietro visto il passo spedito del giovane.
-Lo vedrai.- rispose solo, regalandole un sorriso. Il primo che le aveva fatto, forse anche in modo spontaneo e la ragazza doveva proprio ammetterlo: era bello. Si fermò davanti alla console di un videogioco picchia-duro, inserendo i soldi per una partita. –Scegli il tuo personaggio. Faremo dieci partite: chi perde più della metà delle partite farà una penitenza, ci stai?
Emy annuì all’istante, prendendo il joystick collegato alla console da un cavo spesso; selezionò il suo personaggio preferito –quello che sapeva usare meglio- per poi vedere sullo schermo il caricamento del luogo di battaglia. Quello che il professore non sapeva era che si allenava su quel videogioco da quando aveva soli sette anni, quindi non aveva chance contro di lei: tutto quello che doveva fare era giocare come aveva sempre giocato. Appena la partita si avviò, Lukas cominciò a giocare sporco, piazzando trappole e usando i tasti per attivare i trucchi, segno che anche lui conosceva il gioco. La piccola differenza era che Emy era diventata brava senza l’uso di trucchi di alcun genere, contando solo sulle proprie forze e sulla sua strategia di battaglia, mentre il ragazzo, evidentemente, aveva imparato solo ad usare i trucchi, visto che tutto ciò che faceva era difendersi fino a che l’avversario non si azzerasse completamente. La giovane pensò che, per certi versi, era quello che faceva anche Ethan.
Quando perse la prima partita, Emy s’infervorò. –Sai che non è corretto, vero?
-Che cosa?- chiese lui ridendo. –L’importante è vincere, non importa come.
Lei si meravigliò a quelle parole. “Vediamo se…” pensò, facendosi venire un’idea. –Non devi essere molto bravo a questo gioco, eh?
Lukas rise, di nuovo. –Ma se ti ho battuto.
-Hai avuto bisogno dei trucchi per farlo: sono sicura che senza non ce la faresti mai.- rispose, altezzosa.
Lui aggrottò le sopracciglia. –Facciamolo.- disse, tornando serio, prendendola come una sfida, facendo il gioco della ragazzina.
Alla fine delle restanti nove partite fu Emy ad avere la meglio, esultando la vittoria. –So bene quale sarà la tua penitenza!- esclamò, puntando il dito verso il suo avversario, sconfitto.
La mora tornò al Kadic con un coniglietto viola di peluches.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko / Vai alla pagina dell'autore: Blue_Wander