Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Rossini    23/04/2019    0 recensioni
Prosegue la saga de "Le cronache dei draghi e dei re", cominciata con "L'apprendista di fuoco". Il sistema è ormai sovvertito: la pace che per secoli era perdurata, adesso è stata interrotta da una serie di trame, guerre e rivolgimenti che hanno persino portato al ritorno di un'antichissima dinastia. Ma i fratelli del re appena deposto sono ancora tutti in circolazione, per quanto sparsi su tre continenti. Spetta dunque al nuovo sovrano Targaryen gestire questa complessa situazione, che diviene ancora più ingarbugliata pensando alle misteriose e oscure energie che all'est e all'ovest risorgono sotto forma di vita e fiamme. Esiste forse qualcosa che i Sette maghi del passato più ancestrale, col tempo decaduti e divenuti schiavi, nascondono a tutti i partecipanti - nessuno escluso - di questo ennesimo e disastroso gioco del trono?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Non-con, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 24

IL DUELLO DI DELTA DELLE ACQUE

 

 

 

Più il tempo passava e più Garhel Sawela perdeva la pazienza. Ma chi glielo doveva dire di trovarsi invischiato in una brutta faccenda simile? Più passavano i giorni dentro quella cella, e più non si capacitava che Panecha non fosse riuscito a tirarlo fuori. Il piccolo Banfred aveva fatto ogni cosa per avere Sawela al suo fianco: non era possibile che il vecchio Justus lo avesse accontentato prima e non adesso! Banfred lo voleva con lui, e Justus gliel'aveva concesso. Cos'era cambiato nel corso del loro viaggio fino a Braavos? Niente. E allora l'unica alternativa non era che il Lord di Marrah non volesse intervenire per liberarlo, ma che non potesse. E se a uno come lui non veniva concessa una cosa del genere, allora la situazione era veramente grave. Vero che era morto quella serpe di Loackland, e questo di sicuro doveva avere dei risvolti di un certo peso: ma Panecha era Panecha, l'uomo più potente dell'oriente. Forse Goldsmith gli poteva fare un po' di concorrenza da questo punto di vista, visto tutti i soldi che in teoria gestiva, ma Goldsmith era un banchiere: i soldi li pigliava, ma li reinvestiva anche. Panecha no: quello che aveva, restava tutto nei marmi e negli ori del suo magnifico castello orizzontale. Il fatto che ancora, dopo giorni, non gli venisse spiegato niente, e nulla lui da solo riuscisse a spiegarsi, diveniva per Garhel sempre più preoccupante e con sempre più insistenza i suoi pensieri indugiarono su quell'altro verme di Baelish, che avrebbe potuto benissimo dire una parola – o anche mezza – per aiutarlo ad essere scagionato, visto che Baelish sapeva benissimo che lui con l'omicidio di Loackland e del popolano che era stato davvero l'assassino materiale del Lord, non c'entrava neanche spinto con la forza. In realtà, anche i due ragazzi – il cavaliere smunto e quell'altro cui un'identità Garhel non era in grado di attribuire – forse avrebbero potuto dargli una mano considerevole. Però erano due ragazzi, e la loro parola sarebbe stata utile ma imparagonabile rispetto a quella di uno stimato e autorevole Lord dell'occidente. E poi... erano pure loro sotto accusa.

Infine, all'alba del terzo giorno di prigionia, il secondino annunciò a Garhel che aveva delle visite. Quest0ultimo pensò subito a Panecha, ma l'individuo tutto coperto che si stava dirigendo verso di lui era troppo scarno per essere il vecchio Justus. Pensò quindi a Banfred, ma... era troppo scarno anche per lui. Era Baelish dunque? Non era più partito per i suoi gravosi impegni all'occidente? Aveva deciso di dargli una mano, magari convinto che questo avrebbe “ammorbidito” Garhel in merito al suo eventuale viaggio insieme a lui a Nido dell'Aquila? Il bello era che, pur di uscire da quella situazione di incertezza, Sawela forse questa volta avrebbe pure accettato. Se ne sarebbe pentito un istante dopo magari, però avrebbe accettato. E, d'altro canto, se non Baelish chi altri poteva essere? Lui non aveva più nessuno in quella baia della lontana Braavos. Né parenti, né amici, né vecchi alleati o anche solo conoscenze: solo Justus, suo figlio, e di recente Lord Baelish, che aveva manifestato un interesse nei suoi confronti.

Così la sorpresa fu ancora maggiore quando, una volta tolto il cappuccio, Sir Poll dei Gaholla si presentò a lui, bianco come un lenzuolo: ma era il suo colorito tipico. Visita del tutto inattesa chiaramente: Garhel era già tutto pronto a rispondere con una battuta pungente al fastidioso sorrisetto del Lord della Valle di Arryn, e invece il giovane volto del ragazzino lo stupì. Che voleva? Cosa doveva dirgli? E Garhel cosa poteva mai rispondergli? Ma poi... perché diavolo al ragazzo era stato concesso di lasciare la gattabuia presso la quale era sicuramente stato gettato esattamente come l'ex Tribuno Popolare? O invece no, non gli era stato concesso?

«Mio signore» fece subito il ragazzo, un po' trafelato, come se stesse facendo tutto ciò per dovere ma con tutto il contrario del piacere, «Mi spiace disturbarti mentre ti trovi in questa brutta situazione. Non lo avrei fatto se non fosse stato necessario»

«Figurati, figliolo» rispose Sawela garbato, anche se temette di lasciar trasparire un po' troppo la sua sorpresa. Ma d'altro canto: che cosa diamine c'era da vergognarsi? Continuò: «Sono curioso di sapere cosa posso fare per te, da sospettato di omicidio a sospettato di omicidio»

«Oh, signore: non è così. Tu non sei sospettato di omicidio»

«E come puoi saperlo tu, questo? Come hai fatto a farti dare il permesso di raggiungermi?»

«Nel modo più vecchio che c'è: ho corrotto la guardia. In fondo lui non rischia niente: non sto evadendo, mi ha portato lui qui. E quando avrò finito di dirti quello che devo, mi ricondurrà nella mia cella»

«Quanto ti è costata questa scemenza?»

«Non importa: è una questione di vita o di morte»

«Sì, lo capisco. Dicevi che non sono sospettato...?»

«Signore, non posso darlo per assoluto, ma ci giurerei sopra tutto quello che ho»

«Questo non basta»

«È sicuro! Vedi... tu sei capitato in un gioco più grande di te. Non posso spiegarti tutto: la guardia mi ha dato un tempo limitato, ma... Lord Loackland, il pazzo che l'ha assassinato e poi si è tolto la vita, e noi lì vicino... niente di tutto questo è stato casuale»

«Ragazzo, non puoi dirmi che non hai tempo e poi uscirtene con questa frase!»

«Lord Sawela, sono venuto a chiederti un favore. Io mi appello alla bontà del tuo cuore. È un uomo disperato che ti parla: te lo chiedo in ginocchio»

«Oh, ti prego» si schermì Garhel quando il ragazzo in effetti fece come aveva detto, piegando le gambe in avanti, «Non è il caso, non sono tipo da tutto questo... questo teatro. Su, su mettiti in piedi! Dimmi qual è il problema»

«Mylord» il cavaliere smunto si rimise in piedi «Quando ti chiameranno a testimoniare... Tu devi dire che sono stato io a uccidere Lord Loackland e il popolano. Io soltanto»

«Che cosa?!»

«Devi farlo! So che sei un uomo d'onore e mentire non è nella tua natura, ma vedi... il processo che si terrà non avrà nulla di obiettivo, e tu sei l'unica carta che ho da spendere»

«Figliolo, sarà la verità a venire a galla, vedrai! Se non intendo prendermi colpe che non ho, non intendo nemmeno costruire castelli per aria attribuendone ad altri che non ne hanno! Non so mentire, si vede lontano un miglio! Ma perché voi nobili siete sempre così complicati? Mi spieghi perché dovrei?»

«Perché in questo modo salveresti un'anima innocente. L'altro ragazzo con cui mi hai visto quella notte dannata... vedi... è per lui che è stato montato tutto questo. È il figlio illegittimo di Loackland, Rickard. E, creando questa situazione, i suoi fratellastri, figli di Lord e Lady Loackland, si sono tolti di mezzo con un sol colpo sia il loro ingombrante padre che il fratellino che odiano da sempre»

«Loackland aveva un figlio illegittimo?»

«Sì, Rickard. Sempre tenuto nascosto. Tranne che alla famiglia con cui ha convissuto, finché suo padre ha potuto proteggerlo. Ma ora più passa il tempo e più Rickard è un uomo morto. E più io scopro che loro stanno ottenendo ciò che vogliono... più sento che è giusto che lui viva»

«Ma l'uomo che ha ucciso Loackland... ha urlato chiaramente di averlo fatto in nome di Constant Lannister: sono sicuro che l'avete sentito anche voi, dietro quella porticina»

«Era un individuo instabile, mentalmente menomato. Non dirmi che non l'hai visto anche tu... e poi c'è il suicidio a testimoniarlo»

«E i tuoi accusatori? Che cosa diranno? Non potranno mica dire: “siamo sicuri che sia stato lui perché era figlio di nostro padre”. Non hanno prove, ragazzo, rasserenati! Dirò la verità: non andrà male»

«No, signore» e di nuovo qui Poll s'inginocchiò, gli afferrò la veste, quasi pianse, «Tu non li conosci! Sono delle serpi di nome e di fatto! Hanno fatto uccidere Lord Loackland, e faranno uccidere loro fratello. L'unica alternativa è accusare me»

«Non...» a questo punto Garhel rimase seriamente molto confuso dall'atteggiamento un po' esagerato del ragazzo «Non hai risposto alla mia domanda. Hanno una tesi, loro?»

«Sì. Sosterranno che io e Rickard siamo amanti. E che abbiamo ucciso suo padre perché non accettava la nostra... relazione contronatura»

«E tu invece? Perché saresti pronto a dare la vita per questo... figlio bastardo di un nobile rivale?»

«Perché io... te l'ho detto, mylord: trovo giusto che loro perdano questa causa, e che lui viva»

«E perché lo trovi giusto?»

«P-perché... p-perché i-io». Proprio quando Garhel si rese conto di aver capito fin troppo di tutta una vicenda ingarbugliata che fino a qualche attimo prima completamente ignorava, e di cui ancor meno gl'interessava, si cominciarono a sentire dei pesanti passi fuori dalla cella. Gli dispiaceva, e gli dispiaceva anche molto per il giovane cavaliere: lui era un uomo di mondo, ne aveva viste di cotte e di crude e non si imbarazzava né straniva per niente. E il suo cuore non rimaneva freddo davanti a un uomo disposto a dare la vita... per chiunque fosse. Ma il gesto del cavaliere smunto, giudicato da una esterna mente lucida, era più un tentativo disperato che una mossa sensata. E Garhel non pensava fosse opportuno assecondarla. Poll riprese: «Ti prego Lord Sawela, aiutami. Io... io...»

«Non c'è niente che puoi promettermi, Sir Poll: basta. Anche se ti assecondassi, poi saresti morto, quindi non hai promesse da farmi. E io trovo il tuo un tentativo... disperato. Voglio che tu sappia che io rispetto le tue ragioni. Ma proprio perché ti rispetto, ti dico che mi sembri... un innamorato un po' pazzo. La strategia più conveniente rimane dire la verità. Magari vi salverete entrambi»

«No, mylord! Tu non conosci i Loackland, ti prego! TI PREGO!», e così il cavaliere smunto venne portato via a forza dal suo carceriere, piangendo e strepitando. E lasciando nello stomaco di Lord Garhel Sawela una pessima sensazione di disagio. Dopo la visita del cavaliere smunto, l'ex Lord concluse che la sua vita probabilmente sarebbe stata salva. Ma, se avesse lasciato morire due ragazzi, anziché solo uno, sapendoli entrambi innocenti... cosa ne sarebbe stato invece del suo onore? E della sua coscienza?

 

 

 

Alla fine il tempo era giunto. Il re si era preparato, si era addestrato ma non era pronto. A differenza di Henrich Bolton, il re non era un guerriero e men che meno un cavaliere. Non avrebbe vinto quello scontro diretto e quindi avrebbe perso il nord. Ma non era neanche uno stupido: aveva un asso nella manica talmente complesso e segreto che neanche alla sua regale consorte aveva voluto rivelare. Forse c'entrava il Credo, era l'unico indizio dal quale Hana da settimane cercava di far scaturire una prova; ma non ce n'erano. E dire che ultimamente la fiducia tra i due era arrivata ai massimi livelli, quasi come quelli che davvero un marito e una moglie sinceri avrebbero dovuto avere. Quella cosa del rapporto con la plebe, di cui all'inizio Hana aveva creduto che Gabryaerys non si fosse accorto, era invece più palese di quanto la Lady di Lannister avesse creduto. Fu insieme che decisero di sfruttarla. Così un giorno, non molto prima della partenza, a un discorso alla plebe che Gabryaerys in realtà odiava fare ma che purtroppo andava fatto in quanto si trattava di una celebrazione religiosa cui il Credo tanto teneva, Gabryaerys disse solo due parole e poi si fece da parte per far parlare lei. La giovane futura madre, figlia dei sovrani legittimi. E fu un successo: la folla applaudì, gridò, si entusiasmò anche quando non c'era un bel nulla da entusiasmarsi. Per qualche motivo vedevano in lei una garanzia contro il potere della corte di cui però, ed era questo l'aspetto più curioso, lei faceva parte. Da quel momento in poi, Gabryaerys la invitò ad ogni riunione del Concilio, con Braff e gli altri mostri nella squadra del re: quello vestito da baronetto, quello pure incoronato ma dall'andatura più instabile, e quello gigante le cui braccia e gambe parevano fatte di roccia. Con la mediazione di Hana, e vista anche l'impellente esigenza di riordino strutturale di cui la città necessitava, a un certo punto anche Pamir Gaholla venne chiamato a ricoprire il vecchio ruolo che aveva già avuto sotto Lionel: Maestro delle Strade. Nulla da fare per Lord Gushing invece, la cui troppa lealtà con il defunto padre di Hana non è che esattamente preoccupava il re, però neanche lo faceva andare in brodo di giuggiole.

Naturalmente tutta questa apertura e disponibilità dell'usurpatore nei confronti della sua più legittima consorte, ancora di più stonava con il “piano segreto” che era ormai assodato Gabryaerys avesse per Delta delle Acque. Si dicevano tutto, sembravano una squadra inattaccabile, avrebbero cresciuto un re insieme e su ciascuna di queste cose Hana ormai si sentiva piuttosto sicura. Ma allora perché nasconderle che cosa aveva in mente per il giorno del duello con Bolton? Più ci pensava, più Hana si irritava e a volte le veniva in testa perfino che un giorno – dato l'atteggiamento del suo consorte– avrebbe potuto o dovuto muoversi per conto proprio nella politica del Regno. Sempre al fianco di Gabryaerys, ma in realtà giocando una sua partita, cosa che per il momento non stava facendo. Anzi, per il momento lei e il re erano una squadra, almeno da quello che le risultava. Una volta glielo chiese perfino direttamente: «Che cos'hai in mente per il giorno del duello?», e lui tergiversò nella maniera più banale e poco credibile possibile, tanto che Hana decise di metterci un punto più che altro per pietà. Non era un grande mentitore re Gabryaerys, né un grande diplomatico. Anzi era un individuo piuttosto passionale cui la parte “politica” del governo chiaramente stava strettissima. Che poi era quello che più Hana apprezzava, del governare. Erano diversissimi: e forse per questo si completavano.

Eppure alla fine il tempo era giunto e il re, la regina e tutta una parte della corte si misero in viaggio. Non tutti i Maestri consigliarono alla regina di spostarsi dato il suo stato interessante, ma la maggior parte diede il suo parere positivo e Hana preferì andare. L'evento aveva una rilevanza storica assai importante: la secessione per duello di una parte del regno era una di quelle cose che nel bene o nel male rimaneva negli annali. E la terra dei fiumi non era poi così distante dalla Capitale: come tutti i viaggi istituzionali, sarebbe stato pesante perché a muoversi non sarebbero stati solo il re, la regina e i loro cavalli ma tutto un pezzo della corte, vale a dire un grosso e lento elefante; tuttavia certo andare a Delta delle Acque non era come andare a Biancavilla del Nord o a Dorne o nell'oriente regio dei Gaholla. Vivere la storia sacrificando un paio delle sue notti e delle sue comodità era secondo Hana la scelta giusta da fare, e quindi fu lei per prima a decretare definitivamente che avrebbe accompagnato il re suo marito nella terra dei fiumi. Con loro partirono anche il mostro di roccia e quello nuovo, quello il cui corpo non pareva fatto esattamente di una consistenza solida. Il Primo Cavaliere e il Maestro dei Sussurri rimasero invece a governare la Capitale. Gabryaerys concesse pure ad Hana di portarsi Gaholla, ma ancora una volta non Gushing, sempre costantemente monitorato dagli sgherri del sovrano. Anche il Credo dei Sette era stato costretto dal re a mandare una propria delegazione, ma – stando all'opinione di Gabryaerys – non stava realmente mandando alcuno di “grosso”, lasciando dunque proseguire il re nei suoi sospetti di finta o troppa poca lealtà da parte dell'Alto Septon e degli altri grandi gerarchi della più professata religione dell'occidente.

Il castello di Delta delle Acque era una di quelle grandi abitazioni del continente che secondo Hana era giusto visitare almeno una volta nella vita. Per un certo periodo di secoli era stato residenza ufficiale di un regno indipendente che dominava sull'interra valle fluviale collocata tra il freddo nord e il caldo sud del continente. Per millenni la famiglia che lo aveva abitato – i Tully – era riuscita a mantenere questo ruolo di mediazione diventando una tra le più stimate e ascoltate tra le case nobili del mondo. Poi, Hana non ricordava come, ma a un certo punto i Tully avevano perso tutto e la potestà del castello era passata ai lontani signori della Valle di Arryn, che così cominciarono a detenere un potere sia di monte che di valle, diventando per un certo periodo forse tra le due o tre casate più importanti del Westeros. I Baelish della Valle continuavano a detenere quel potere, solo che giustamente i due castelli erano assai lontani e diversi l'uno dall'altro: maestoso ma arroccato tra le alte rocce di una montagna Nido dell'Aquila, lussureggiante e ricco di luce Delta delle Acque, armoniosamente appoggiato alle sponde del suo fiume e cucito con i suoi affluenti e i suoi canali mediante un complesso sistema architettonico di ponti e gallerie. Una meraviglia insomma, un castello unico nel suo genere che Hana Lannister aveva visitato fin da piccolina e che occupava un posto speciale nel suo cuore. Ma il fatto che le due sedi ufficiali della famiglia Baelish fossero così distanti e così diverse, sebbene ormai connesse da un secolare rapporto economico che le rendeva interdipendenti, creava il problema di dover mettere sempre qualcuno di fiducia su entrambi i sogli. Il metodo che il primo Baelish a detenere entrambi i castelli decise di attuare, fu quello di creare una sorta di sistema dinastico scambiato, di modo che non ci fossero mai due fratelli in due castelli, ma sempre un padre e un figlio, confidando nella speranza che gli scontri tra genitori e figli fossero sempre meno comuni di quelli tra fratelli. Quindi quando un Baelish padre risiedeva alla Valle, il suo figlio primogenito era sempre signore della Terra dei Fiumi, e quando il patriarca moriva il figlio primogenito del figlio primogenito ereditava la Valle e così via discorrendo. Mai fratelli, solo padri e figli. Tuttavia ad accogliere la delegazione del regno quel giorno a Delta delle Acque chiaramente ci sarebbero stati entrambi: Baelish padre, un noto e furbo politico dal sorriso ammaliante, e Baelish figlio, un dodicenne sotto tutela di una madre mezza plebea, a quanto si diceva viziato e irritante come pochi. Solo che il padre sarebbe stato un ospite, come Hana Gabryaerys e tutti gli altri in teoria. In pratica Hana sapeva che si stavano per introdurre nel covo di una delle più affamate volpi dell'intero occidente.

In verità, a parte che era chiaro che il Lord della Valle non sarebbe stato solo un generoso ospite perché sempre Baelish giocava la sua partita e non era mai uno spettatore, purtroppo Hana molto altro non sapeva sul ruolo del vecchio politico in merito a tutta quella storia. Alla fine, i suoi rapporti con l'ingombrante vicino Bolton di Forte Terrore non erano mai stati idilliaci, uguali se non peggiori a quelli che Lord Petyr aveva con l'altro vicino più a sud: il regno sotto la giurisdizione della Corona. Quindi in conclusione quel duello sarebbe stato combattuto solo in via pratica dal re e dal Lord di Forte Terrore, in realtà in campo c'erano almeno altre due forze: il Lord della Valle, e signore di diritto della sede dell'incontro, e il Credo dei Sette Dèi, chiaramente in una fase di confusione dovuta alla concorrenza recente del “nuovo” vecchio dio dell'oriente, ma sempre e comunque dotato della grande arma della presa su buona parte delle anime e delle lealtà dei sudditi del Regno Unificato. Ed entrambe queste ultime due forze si muovevano con fare oscuro, misterioso: non si sapeva bene cosa volevano, o cosa avrebbero fatto nel caso della vittoria dell'uno piuttosto che dell'altro contendente. Tutto ciò a Lady Hana era chiaro, ma purtroppo il tempo stringeva e non c'era più altro da fare: bisognava andare nella Terra dei Fiumi, sperare nel successo del re suo marito, e vedere come si sarebbero disposte le carte una volta costretto Bolton fuori dai giochi.

Raggiunsero così il meraviglioso castello in mezzo ai fiumi e vennero accolti da un ricco banchetto in una sala grande che aveva ben poco da invidiare a quella del palazzo presso Roccia del Re. Forse era l'amore per quel castello e per i ricordi d'infanzia che le suscitava, ma ogni cosa ad Hana parve assolutamente impeccabile: i Baelish non si erano attenuti semplicemente al protocollo, avevano voluto fare le cose in grande, contribuendo a rendere quel momento ipoteticamente storico: il tempo in cui il regno perse o rischiò di perdere la sua tanto glorificata unità, che era stato deciso di mettere persino nell'intitolazione ufficiale; Gabryaerys infatti non era semplicemente il re, o un re fra tanti, era il re del Regno Unificato. In qualunque modo fosse andata, quel momento sarebbe rimasto nella storia, e Baelish l'aveva intuito, ecco perché aveva reso tutto così teatralmente accattivante. Solo su una cosa lasciò Hana parecchio perplessa: al momento dell'arrivo della delegazione regia in quel castello, il padrone di casa non c'era ad accoglierli. C'erano solo Petyr il piccolo e sua madre, prima moglie di Lord Petyr il grande, Lady Oona. Ma l'ospitalità del giovanotto un po' viziato, temperato da una madre sì plebea ma che da anni aveva capito come comportarsi tra i nobili, comunque non fece rimpiangere poi tanto la presenza del vecchio baffuto e fascinoso Lord della Valle. Non la fece rimpiangere per il giorno dell'arrivo e del banchetto, e neanche per quello di “riposo” che precedette il giorno del duello. Non era esattamente “da protocollo” che Baelish non ci fosse, ma d'altro canto predispose tutto per non farlo minimamente pesare. E questo era apprezzabile.

Il giorno prima del duello, Hana non riuscì a intercettare suo marito quasi completamente. Il re infatti se ne rimase isolato con la sola compagnia dei suoi più stretti collaboratori (i due diavoli che s'era portato appresso quindi), sostenendo che intendeva allenarsi duramente nel corpo e soprattutto nello spirito. E quando tornò nel talamo che condivideva con la sua regina, si proclamò troppo stanco e si mise subito a dormire. Passò così l'ultimo momento a disposizione prima che tutto corresse il rischio di cambiare. Secondo Lady Hana nulla sarebbe cambiato, ma il rischio del contrario – almeno minimamente - bisognava pure valutarlo. E il re non aveva voluto dirle niente; non aveva voluto confidargli niente. Si era semplicemente addormentato, come l'incolto barbaro orientale deforme che altro non era. Quella notte Hana decise dunque di interrompere il fragile, silenzioso, patto: da quel momento la sua partita nel gioco del trono sarebbe stata sua e basta. Sua e del figlio che portava in grembo.

Un suono di fanfare ridondanti annunciò l'inizio della procedura rituale che si sarebbe conclusa con la resa o il trapasso di Gabryaerys o di Henrich Bolton di Forte Terrore, che nella sua magione nel nord teneva nascosto il piccolo pretendente al trono di nome Napoleon, che di Hana era nipote. Il sacerdote inviato di Sua Sacralità l'Alto Septon, si alzò in piedi dal suo scranno al centro dell'arena dicendo: «Nel nome dei Sette Dèi, annuncio in questo giorno voluto dalla Madre e a lei consacrato, che re Gabryaerys, primo del suo nome, signore e protettore del Regno Unificato, oggi si confronterà alla punta di spada con Lord Henrich Bolton, signore di Forte Terrore, che qui qualora vittorioso proclamerà l'indipendenza della regione a nord del regno, e a lui facente capo. In caso contrario, il Regno Unificato rimarrà tale. Il duello non si concluderà fino a quando uno dei due contendenti non sarà spirato ovvero non avrà annunciato la sua incondizionata resa gettando al suolo la proprio spada. Che possa il Guerriero avere pietà di voi»

«Io ho un annuncio!» esclamò dunque Gabryaerys giù dall'arena nella quale era collocato insieme al suo avversario. Hana udì mormorare qualcuno non distante da lei che la cosa fosse del tutto poco ortodossa. Lei non lo sapeva, ma chiaramente rimase un po' stupita e un po' turbata dalle parole di suo marito. Dunque, come il resto degli astanti, si limitò ad ascoltare: «Io Gabryaerys, figlio di Daenerys Targaryen nata dalla tempesta, PROCLAMO» fece il re, tutto impettito, quasi gridando, «Sir Helmon mio campione per questa battaglia!».

Dunque il colpo di scena era infine giunto. Così era questo che Gabryaerys le aveva tenuto nascosto: intendeva passare per vigliacco, eppure vincere. Una furbizia per certi aspetti ma una sonora idiozia per altri: vero, Bolton non aveva alcuna possibilità di vincere contro quel mostro gigante di pietra che il re chiamava “Sir Helmon”. Però quel genere di cose rimanevano nella memoria collettiva: le voci si sarebbero sparse e dall'Ultima Porta a Lancia del Sole Gabryaerys, oltre che un re usurpatore e straniero, sarebbe anche stato un re codardo che metteva altri a combattere al suo posto. Poteva anche vincere questa battaglia contro Lord Henrich, ma alla lunga non avrebbe vinto la guerra contro la sua stessa impopolarità che – lui non se ne accorgeva – ma lo stava già schiacciando. Lo schiacciava da quando si era insediato: l'unica cosa di popolare che Gabryaerys aveva, era lei.

Naturalmente fin da subito un coro di proteste si sollevò un po' da tutte le parti, in primis nell'area dei Bolton, dove Lord Henrich in persona aveva ululato il suo disperato: «IO PROTESTO!». Ma molte voci di dissenso Hana riuscì ad udirle pure a lei vicino; forse un po' più sommesse, ma c'erano. Il legato dell'Alto Septon a questo punto, cercando di far spiccare la sua voce mediante la speciale postazione che occupava in quell'arena, semplicemente sancì: «Il Credo approva questa richiesta di Sua Maestà» e frettolosamente tornò a sedersi. Alla fine Gabryaerys Naharis aveva ottenuto ciò che voleva da Sua Sacralità: era questo che doveva succedere nel suo piano malato, che il Credo dicesse ai suoi fedeli quanto lui fosse comunque un re legittimo e santo (nel senso di riconosciuto dai Sette Dèi), nonostante quello spropositato gesto di incapacità. Ma il legato dell'Alto Septon disse quella frase con una faccia contrita e quasi dispiaciuta, apparentemente già pentito un istante dopo averla detta. Gabryaerys invece era tutto sorridente e scintillante, ora che il suo mostro aveva preso il suo posto nell'arena.

Il duello cominciò con una carica del titano di pietra, a tutta velocità. Una velocità disumana, che raggiunse Bolton con troppa virulenza per non farlo subito saltare al suolo. Hana ne vide solo una parte: a metà dell'azione aveva già distolto lo sguardo, temendo il peggio. Poi udì ancora qualche urlo, e qualche altro suono dalla folla che poteva significare sia stupore, che meraviglia, che terrore. Fu a quel punto che un suono diverso attirò l'attenzione della Lady di Lannister, e solo la sua. Una voce infatti le sussurrò, mentre una mano le batteva la spalla: «Mia regina. Te ne prego, vieni con me». Era Pamir Gaholla. In effetti anche lui era scomparso per l'intero corso della giornata. All'inizio Hana lo aveva cercato sperando di poter avere la sua compagnia per il duello, ma né lei personalmente né le sue dame riuscirono a trovarlo, così Hana si limitò a pensare che il Maestro delle Strade fosse da qualche parte a studiare un ponte o a provarci con una bella fanciulla. Perché quello alla fine a Gaholla interessava: i ponti e le donne. E invece no, anche Pamir nel suo piccolo aveva agito senza che lei ne sapesse niente. E adesso si stava manifestando.

Il tono del Maestro delle Strade pareva consapevole dell'eccezionalità di ciò che stava chiedendo alla sua regina, e il suo sguardo ancora di più. C'era qualcosa che bolliva in pentola, qualcosa di cui Hana non era consapevole, e questo la infastidiva grandemente. Ma purtroppo comprese che si trovava in uno di quei momenti della vita in cui bisognava prendere in fretta una decisione. Decise di fidarsi del vecchio protetto di suo padre: a differenza del re suo consorte, Gaholla lei lo conosceva da una vita! Non era proprio come un fratello per lei, ma come un cugino sicuramente.

Mentre il duello di Delta delle Acque dunque proseguiva, la regina del Regno si allontanò silenziosamente dall'arena e seguì Gaholla lungo tutta una rete di ballatoi, ponti e ponticcioli assai ramificata. Per uno che di quel castello era ospite, sarebbe stato piuttosto difficile orientarsi, anche se all'apparenza così poteva non sembrare. Pamir invece stranamente si muoveva benissimo ed anche questo destò la curiosità della giovane, gravida, regina che quanto a spirito di osservazione non aveva da invidiare nessuno. Alla fine si ritrovarono in una grande anticamera del palazzo a lei sconosciuto e di lì ad una saletta molto piccola, quasi un ripostiglio, con un tavolo e alcune sedie. Doveva essere una sorta di sala da pranzo se non proprio della servitù più bassa di grado, per lo meno dei maestri di camera o di cerimonia. Lì la regina e il suo vecchio amico attesero, mentre da qualche parte fuori la folla continuava ad urlare e spaventarsi e meravigliarsi.

Infine colui che Pamir e la regina stavano aspettando, arrivò. Anche lui incappucciato, anche lui come se ci si trovasse nel bel mezzo di una cospirazione: e in effetti così doveva essere. Il nuovo arrivato era infatti Petyr Baelish padre, il padrone di casa, che per tutto quel tempo non aveva fatto vedere il suo pizzo ben curato nei dintorni del castello di suo figlio. Ma quindi non era in oriente, come i referenti della regina le comunicavano fin dalla sua partenza da Roccia del Re. Era lì e... stava tramando qualcosa. Ma questo significava che Hana era in pericolo? Nella tana del lupo? No: Pamir sarebbe morto pur di non prestarsi a una cosa del genere, su questo la regina degli Andali e dei Primi Uomini avrebbe messo entrambe le proprie bianche mani sul fuoco fino ad abbrustolirle. Quindi... Baelish aveva un'offerta? E di che genere? Non aveva alcun senso fin tanto che Hana aspettava un figlio da Gabryaerys Targaryen.

«Milady Hana» cominciò il Lord della Valle «Sono lieto che tu stia bene». Premesse formali e anche un po' preoccupanti a dire il vero secondo la Lady di Lannister: perché mai doveva essere diversamente? Baelish continuò: «Oggi avverrà qualcosa di epocale, è importante che tu e il tuo... bambino, siate qui al sicuro»

«Al sicuro da cosa, Lord Baelish?»

«Dalla situazione in cui il tuo stesso consorte ti ha portato e dalla quale io ti sottrarrò. Napoleon è il vero re, lo sai benissimo». Su questo Hana non aveva molto da replicare: nei termini della legge, era vero. «Quindi io, e con me la gran parte dei nobili del continente orientale Essos che qui rappresento, abbiamo deciso di rivendicare il suo diritto a sedere sul trono che fu di suo padre e suo nonno prima di lui»

«Sono una prigioniera quindi...»

«Un ospite. Libera di muoverti dovunque vorrai, dentro e fuori i territori sotto il mio controllo. Ma solo dopo oggi»

«E che cosa avverrà oggi?»

«Arresteremo l'usurpatore che hai sposato, insieme ai suoi più stretti collaboratori. C'è tutto l'esercito della Valle fuori e con esso contingenti dei Lord Panecha, Goldsmith, Loackland... e Gaholla». A questo punto Lady Hana decise di spostare per un breve momento lo sguardo sul suo vecchio amico Pamir. Era così che l'oriente entrava in campo nel gioco della politica del Regno. E la famiglia di Gaholla con esso. Pamir non la stava tradendo secondo lui, e infatti non lo stava facendo consapevolmente: era convinto che per Hana liberarsi dalle grinfie del re Naharis fosse positivo e d'altronde come dargli torto? La simpatia di Hana per il re, la sua collaborazione con lui, erano aspetti della sua vita che rimanevano silenziosi, non espliciti. Esplicitamente lei, per il Maestro delle Strade, non era altro che una cuginetta indifesa da proteggere in tutti i modi e sulla base di questo aveva agito, consegnandola all'ambiguo Lord della Valle di Arryn.

«Come intendete fare?» domandò Hana «Mio marito dispone di due validi guerrieri personali che dubito abbatterete facilmente»

«Ci serviremo del nostro numero naturalmente» sorrise beffardo il Lord di Nido dell'Aquila «E di un'altra piccola strategia. Un mio confidente della zona di Valyria una volta ci ha raccontato di questo tipo le cui carni sono fatte di roccia che adesso siede al Concilio Ristretto e proprio ora si prepara ad uccidere il Lord di Forte Terrore. Oh sì, queste creature non sono saltate fuori dal nulla e... per uno che possiede una discreta rete di amicizie non è difficile trovare notizie su chiunque a questo mondo. I nostri amici... soffrono particolarmente quando la testa gli venga spiccata via dal corpo, lo sapevi? Certo è un po' dura da staccarsi e, anche una volta staccata, sembra che continui a parlare ed elargire minacce ma... con molto minori risultati pratici del solito». Il monologo del Lord venne a questo punto interrotto da una serie di urla fuori, molto diverse dalle altre che fino ad allora avevano preceduto. Subito Baelish lasciò la sala per dirigersi verso un altro corridoio e lì aprire una finestra, con Hana e Gaholla immediatamente dietro di lui. La Lady di Lannister, nonché regina, non ci avrebbe scommesso che, data tutta la tortuosa strada che aveva fatto per arrivare fin lì, potesse ancora avere una così chiara visuale sull'area del duello e invece tutto era lì davanti a lei, a circa due piani di distanza. La ressa confusa, scandalizzata, anche un po' impaurita. Il Septon impallidito, gli amici di Bolton sconcertati. Lord Henrich a terra in una pozza di sangue, non trafitto da una spada ma... proprio fatto a pezzi e poi lui: il bestione di pietra sostanzialmente uguale a come quando aveva cominciato il duello. Solo con qualche porzione di abito strappato. «Visto?» commentò Baelish il grande «Lo dicevo, io, che l'avrebbe ucciso»; dunque cambiò rapidamente discorso: «È il caso che io vada dunque. Il mostro nell'arena mi preoccupa relativamente, è ben esposto, solo, e possibilmente “stanco” per la tenzone. Anche se non so se sia il caso di parlare di stanchezza. Quello tra gli spalti invece mi preoccupa un po' di più... ma non allarmarti, mia Lady, ho organizzato tutto con estrema precisione. Posso chiederti di badare a lei, Lord Gaholla? Almeno fin tanto che suo marito non sarà arrestato»

«Regina» disse dunque Hana. In un certo senso le era scappato: non ci aveva riflettuto molto, forse riflettendoci non era la cosa più saggia da dire. Però voleva dirlo: un impeto furioso le si scatenò fuori controllo dalla bocca dello stomaco fin su alla gola, e dunque si limitò ad aprire la bocca e lo disse.

Baelish fece il finto tonto: «Come, prego?»

«Regina» continuò Hana, a questo punto inarrestabile, «Mi hai chiamato “mia Lady”. In questo momento io sono la tua regina, Lord Baelish»

«Come vuoi» replicò il Lord e, sostanzialmente più fuori dalla stanza che dentro, concluse: «Almeno per un altro po'». Dopodiché Hana rimase sola in quella stanza con ampia vista su ciò che accadeva fuori, insieme al suo amico Pamir, l'amico che l'aveva tradita. Lo guardò storto e quello chinò il capo, segno che in realtà sapesse che Hana dentro di sé non era poi così felice di quella situazione, o almeno che lo presupponesse. Dunque i due udirono anche lo scroscio di metallo tipico di un piccolo contingente sicuramente messo fuori dalla porta da Baelish per sorvegliarla. Dunque non rimase molto da fare: Lady Hana e Lord Pamir si misero alla finestra ad osservare quello che succedeva fuori...

L'esercito della Valle circondò l'intera area dove si era appena concluso il duello con la tragica sconfitta del Lord di Forte Terrore. Con esso si accompagnava anche un eccentrico contingente di lancieri e alabardieri bizzarramente vestiti che dovevano appartenere alle famose Casate dell'Est di cui Baelish aveva parlato: i Gaholla, i Panecha e tutti gli altri. Subito, senza attendere ulteriori comandi o direttive di altro genere, alcuni di questi soldati raggiunsero il campione del re, lo costrinsero a inginocchiarsi e, con un po' di fatica, gli spiccarono quello strano cranio spoglio che aveva al posto della testa via dal resto della sua massiccia figura. Lo fecero abbastanza rapidamente, ma dovettero occuparsene in dieci. Quindi, il demone di fuoco dagli spalti si accese; cominciò forse a fare qualche vittima ma non gli rimase altro tempo. Un giavellotto gigantesco, impossibile da lanciare per un uomo comune, gli si precipitò al collo – o quello che era – con celerità e violenza inaudite. Hana spostò lo sguardo verso la possibile direzione di partenza di quel micidiale colpo e vide chiaramente una enorme balestra meccanica sistemata sul tetto di una delle torri, messa lì da chissà quanto tempo. A quel servo del re era stato dunque riservato quel posto con estrema precisione, e con estrema precisione il fendente era partito ed anche lui era stato abbattuto, anche lui con il teschio imprecante fuori dal corpo.

Dunque venne infine fuori dai serrati ranghi del suo così imponente ed eterogeneo manipolo, il Lord della Valle, delle Terre dei Fiumi e così anche di quel castello in cui Lady Hana – come il re suo marito – si trovava. Sfavillante nella sua corazza con su inciso lo storico tordo canterino, simbolo della sua antica Casata, Lord Petyr, rivolgendosi al re, si lanciò nel più ampio dei suoi sorrisi e fece: «Gabryaerys Nahairs: io dichiaro voi e tutti i vostri alleati da questo momento prigionieri di Napoleon Lannister, l'unico legittimo re del Regno Unificato»

«Mh» rispose il re, con un'espressione in viso per la sua sposa piuttosto indecifrabile a quella distanza, «Avrei dovuto intuirlo che Bolton non avrebbe mai potuto organizzare da solo la fuga del neonato dalla Capitale. La volontà c'era, ma le sue spie sono le più rumorose del Westeros. Le tue invece, Baelish, sono abili»

«Non è più il tempo delle chiacchiere, signore. Ora mi seguirai presso la prigione che ti è stata destinata».

 

 

 

Per qualche motivo, Lord Sawela si era immaginato un processo in grande, un po' come facevano in occidente: pubblica adunata, giudici imparziali; il Lord di Braavos era particolarmente avvezzo a copiare i costumi dell'altro continente in effetti, a farli un po' suoi e portarli nella sua città-banca. E invece, quel giorno in cui finalmente chi di dovere si decise di fare uscire Garhel dalla sua prigione, lo portò in una sorta di stanzetta oblunga, anche un po' angusta. La bella notizia fu che il giovane Gaholla aveva ragione: quel processo non era stato montato per Lord Sawela, e questo il vecchio Lord Tribuno poté verificarlo fin da subito. I due ragazzi infatti, il cavaliere smunto e il bastardo dei Loackland, se ne stavano nel tipico palchetto al centro dove vanno piazzati i principali imputati, mentre lui venne messo in uno più piccolo, di lato: quello dove di norma vanno piazzati i testimoni. Conduceva l'interrogatorio, seduto al centro di un alto e austero tavolaccio, il padrone di casa, Lord Goldsmith. Ai suoi lati, giudici a latere: Lord Justus e uno strano Lord un po' scarno con tutta l'aria di essere un religioso. Garhel ci dovette mettere un po' per capire dove l'avesse già visto, poi realizzò: quel Lord scheletrico era stato il passacarte di Baelish per tutto il tempo che il Lord di Nido dell'Aquila aveva bazzicato la baia di Braavos. Ma allora Baelish c'era. Non era lì con il corpo, ma diamine aveva il principale dei suoi vice a rappresentarlo: che cosa gli sarebbe costato fare in modo che il suo galoppino mettesse il becco negli affari del processo e lo facesse quanto meno uscire dalla cella? E in caso portarlo a testimoniare, ma da uomo libero: non incatenato, come se fosse correo di una cosa che in realtà non aveva fatto, e che peraltro neanche i ragazzi avevano commesso!

A tal proposito: i due fanciullotti dovevano essere proprio imbecilli. Se il loro intento era dimostrare di non avere un sentimento l'uno per l'altro, e che dunque non avessero mai consumato quei rapporti contronatura di cui Poll aveva parlato a Lord Garhel durante la sua repentina visita nella cella dell'ex Tribuno, allora potevano almeno dimostrarsi un po' più virili! Distaccati: almeno per il tempo del processo. Quelli invece stavano vicini vicini, ci mancava poco che si abbracciassero o si prendessero per la manina. Garhel sapeva cosa passava per la testa del cavaliere smunto: era pronto a mettersi in mezzo, si vedeva. Non era armato, ma per com'era messo – sia per la grinta della disperazione e sia per questo fisico pseudo deboluccio come il suo, che poteva ingannare molto – un'arma di sicuro la trovava. Sarebbe morto difendendo il suo amante probabilmente: la stanzetta era zeppa di guardie, oltre che di una ventina di autorizzati tra cui tutte le parenti di Poll, i fratelli-carnefici del piccolo Loackland e Banfred, per una volta lontano dalla gonna di papà. Ma dieci o quindici guardie contro un singolo cavaliere, sebbene addestrato, avrebbero di sicuro avuto la meglio, dunque Poll dei Gaholla non avrebbe in tal modo risolto alcunché. Anzi avrebbe peggiorato la situazione, lasciando il povero bastardo solo e abbandonato.

Eppure, mentre li osservava nel tragitto verso il suo palchetto da testimone, Garhel Sawela si riscoprì a provare quasi una certa invidia nei loro confronti. Quelli come lui, nella vita, avevano bisogno di qualcosa per cui combattere. Anzi: per uno come lui, qualcosa per cui valeva la pena combattere, e magari morire, era quasi necessario. Le ragioni sono il carburante dell'esistenza. E in quel momento lui aveva completamente smarrito le sue. Con l'incendio del Formicaio, era come se fino a quel momento Garhel Sawela avesse mandato avanti un corpo morto. Un cadavere di cui non importava niente di quel processo, niente degli interessi di Justus Panecha, niente delle simpatie di suo figlio Banfred, e men che meno della sorte di tutti gli uomini e le donne che calcavano quella lercia terra. In verità non ci aveva mai ragionato seriamente, forse perché i suoi stessi pensieri – mutati così rapidamente nelle ultime settimane – un po' lo imbarazzavano e un po' lo facevano vergognare. Ma di fondo, quello che la sua testa davvero pensava era che se la draghessa avesse fatto un po' di pulizia, male in fondo non sarebbe stato. Certo: un peccato per gli innocenti. Ma una occasione ghiottissima per tutti quei maledetti culi nobili che, ad esempio, affollavano quelle quattro mura quel giorno. Forse solo gli imputati esclusi, ma giusto perché Garhel Sawela tendeva ad avere un debole per i vessati e gli ultimi, e Poll e il piccolo Loackland in quel momento erano gli ultimi.

Ma Sir Poll gli stava dando una lezione. In quella sala, in mezzo a tutte quelle ragioni che Sawela non poteva che considerare troppo labili, effimere, e in definitiva troppo poco efficaci per dare un vero senso alla sua e alle altre esistenze, il giovane Poll aveva una ragione più che valida. La più vecchia del mondo: combattere per qualcuno. Chi, dentro quella sala, poteva dire di stare in effetti facendo questo? Lì dentro ognuno combatteva al massimo per se stesso. Era Poll il vero leone. Un leone forse un po' diverso da quello dei Lannister: un leone con un martello. Anzi: una chimera, pronta a usare ogni suo artiglio per chi intendeva difendere. E Garhel... Garhel invece non aveva più nessuno. Come lo invidiava.

«Lord Sawela» gli fece dunque subito Lord Goldsmith, una volta che Garhel venne posizionato dove di dovere, «Sei qui per dirimere forse una questione di immensa rilevanza. Si tratta della morte di uno dei grandi signori dell'oriente: Lord Loackland. Tu, insieme con i qui presenti imputati, sei stato trovato nel luogo del delitto. Ora, abbiamo un problema assai complicato: il giovane Gaholla sostiene di essere stato lui ad uccidere il Lord della serpe e quel popolano suo amico. Mentre il giovane Loackland, o come diamine si chiamino i bastardi presso la loro zona, sostiene che unico responsabile sia il popolano medesimo, che abbia prima ucciso Loackland, e poi rivolto la propria arma contro se stesso, inneggiando peraltro al nome di Constant Lannister», fastidiose risatine dal Lord e da tutta una parte degli astanti. Ma non da Lord Justus, che invece stava leggendo qualcosa da un foglietto. Quell'uomo era incredibile: pareva completamente disinteressato a quello che stava succedendo. Due giovani uomini, forse innocenti, forse sarebbero stati accusati di omicidio e giustiziati, e lui se ne stava lì a leggere le sue inutili missive. Goldsmith concluse: «Tu eri presente, Sawela. Qual è la tua versione dei fatti? Ti ricordo che qui ne va della vita o della morte di delle persone. E della dignità di una nobile e specchiata Casa dell'Essos»

«Temo che la mia voce non porterà chiarezza, mylord» decise di esordire Garhel, «perché purtroppo né la versione del giovane Gaholla né quella del giovane Loackland, o come si chiama, corrispondono a realtà. I ragazzi al momento dei fatti erano chiusi dietro a una porta, che io stesso ho aperto perché avevo udito qualcosa di strano accadere là dietro. E non potevo permettermi testimoni. Visto che sono stato io stesso a uccidere Lord Loackland e il popolano». Quelle sue parole naturalmente scatenarono il delirio. La voce tutta confusa di Lord Goldsmith, il cui schema era chiaramente saltato per aria con il solo mezzo di un paio di frasi ben calibrate, arrivò al massimo a dire: «Ma cos...?». I ragazzi Loackland, riconoscibili per la solita serpe a tre teste sulle vesti e gli accessori, veri protagonisti di quella mascherata, si alzarono subito in piedi, sbattendo i pugni e urlando: «Mentono, mentono tutti e tre!» e «I ragazzi si proteggono tra loro e creano confusione! Sono due pederasti!». Anche Banfred si sentì in dovere di alzarsi: puntò dritto su quello che considerava un suo amico, anche se Garhel mai in tal modo lo aveva considerato, e gli disse cercando di sussurrare: «Lord Garhel! Ma che stai combinando?!»

«ORA BASTA!» gridò invece Lord Justus, alzandosi in piedi. Tutti si fermarono quando il Lord elefante fece questo. Aveva barrito un po' più degli altri, e con una voce un po' più profonda. Ma non era per questo che tutti si erano fermati. Lo avevano fatto perché Lord Panecha era Lord Panecha, e bisognava vedere che cosa aveva da dire...

«Sono costernato, Lord Goldsmith, di interrompere questo così importante processo, e chiedo venia ai parenti delle vittime» proclamò dunque il Lord di Marrah «Ma situazioni di grave emergenza, richiedono soluzioni talvolta poco ortodosse. E so che non è ortodosso: ma io adesso prenderò con me il tuo testimone, farò i bagagli e correrò verso il mio regno. Ho testé saputo che il drago, con il suo esercito di diavoli, è ormai a poche miglia dalla città di Marrah, ben distinguibile ed esplicito nella sua minaccia. Anzi: chiedo a tutti gli uomini d'onore che sono qui presenti e che hanno ruoli di responsabilità su questo continente, di armare i loro eserciti e venire con me. Tempo non ce n'è più. E la battaglia per la vita è, si può dire, ormai cominciata».

 

   
 
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