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Autore: Sinden    23/04/2019    0 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camminando nell'oscurità e nel silenzio della notte, Haldir e Goneril arrivarono all'inizio di quello che sembrava un tunnel di rami e fronde, un piccolo sentiero che deviava dalla strada battuta.

La soldatessa aveva acceso una torcia, che illuminava quel percorso boschivo di una tenue luce arancione. Il mantello e la spada dorata - che Haldir aveva recuperato dalla tesoreria proprio prima che venisse gettata in una fornace - le erano stati resi.

"Eccoci." annunció l'Elfo, indicando la via attraverso i tronchi d'albero. "Ora, devi seguire questo sentiero. Arriverai a una pianura brulla, che scende in declivio. Dovrai percorrerla fino in fondo, stando attenta a non scivolare. É ancora inverno, il terreno é duro e potrebbe perfino esserci del ghiaccio."

"Potrei perdermi." disse Goneril.

Haldir sorrise. "Non temere. Per segnalare la strada giusta, ho lasciato tracce al mio passaggio. Seguile."

"Quali sono?" chiese Goneril. "E come mai tuo padre non sa di questa strada? Ti aveva concesso di andare a Dale una volta al mese, perché hai dovuto trovare una via segreta?"

"La strada ufficiale verso Esgaroth, quella che conosce il Re, é in effetti un'altra. Ma come avrai intuito, ho disobbedito spesso ai suoi ordini. Mi sono recato da mia madre anche dieci volte in un mese solo, e ovviamente ho dovuto...trovare un'alternativa." riveló il Principe. "Nessuno mi ha mai sorpreso."

"Beh, altezza, hai un temperamento notevole. E un grande coraggio." disse la guerriera. "Mi chiedo, però, perché mi lasci andare in questo modo." aggiunse.

Haldir la guardò, confuso. "Che vuoi dire?"

"Tuo padre ti avrà detto chi sono, immagino. Cioé, qual'é stato il mio mestiere fino a poco tempo fa." rispose lei.

"Sí. Ha detto che sei una tagliagole spietata. Ti ha definita un'assassina, una brigante. Feccia." ribatté Haldir. "Mio padre non nutre alcuna stima per te, se volevi sapere questo."

Goneril annuí, sorniona. "So molto bene quali siano le sue opinioni. E non credere che nel resto della Terra di Mezzo io goda di maggior considerazionePer questo sono sorpresa: tu lasci libera una delinquente come la sottoscritta?" gli chiese. "Non hai alcuno scrupolo?"

Haldir si portò vicino a lei, i suoi lineamenti illuminati dal fuoco erano ancora più belli. "Mio padre ha detto anche un'altra cosa: che sei figlia di un Re. Il Re di Rohan, Théoden."

"Una storiella che é arrivata fin qui, vedo. Il fatto deve essere ancora provato." rispose lei.

"Ha letto nella tua mente, non c'é bisogno di alcuna prova. É vero. Ed é il motivo per cui voglio fidarmi di te." spiegò il giovane Elfo. "Voglio credere che quella parte nobile della tua anima, quella che discende da Théoden, prenda il sopravvento su quell'altra... quella oscura, malvagia. Il Re di Rohan é un brav'uomo, ho saputo, e persona d'onore. Devi aver pure ereditato qualcosa da lui."

Goneril ricacciò giù una risata. Un brav'uomo, pensò, che ha abbandonato una figlia ancora in fasce. Che ha tradito la sua Regina.

Poi si passò una mano sulla fronte, perché un'improvvisa fitta l'aveva colpita dove c'era la cicatrice. "L'unica cosa che potrei aver ereditato da quel tizio é la totale incapacità a rispettare i doveri. Tu non conosci Théoden. Ma puoi credermi se ti dico che ha tanti e tali pesi sulla coscienza da essere perfino incomprensibile come riesca a dormire la notte."

Haldir rimase in silenzio, perplesso. Eppure, Thranduil gli aveva tessuto le lodi di quel sovrano umano. Era stato un grande condottiero, in gioventù, aveva detto.

"Quali sono i segni che hai lasciato?" chiese Goneril, riportandolo alla realtà. "Cioé, in che modo posso orientarmi?"

"Ho posizionato delle pietre sul cammino fino a Dale...piccoli massi particolari, che non hanno nulla a che fare con gli altri sassi di questo bosco." spiegó Haldir. "Seguili, arriverai dopo qualche ora a una serie di colline. Osserva il cielo: gli Uomini accendono i camini d'inverno, il fumo in lontananza ti indicherà il punto in cui dirigerti."

"Ottimo. E poi, in che modo entreró a Dale, ci sono scorciatoie attraverso le mura?" chiese.

Non ci fu risposta. La donna si giró a guardare il principe: pareva interdetto. "Già, non ci avevo pensato. Io sono sempre passato sopra le mura...ma tu non puoi." mormoró.

"Perché no?" si soprese lei.

"Beh, esiste un salto di almeno cinque metri dall'altura sopra la quale passo io fino all'altro lato della muraglia di cinta. Io sono in grado di scavalcarla...sono un Elfo, é semplice per noi. Ma...tu non puoi farcela. Sarai costretta a entrare dai grandi cancelli del Regno." ragionó Haldir.

"Ma vuoi scherzare? L'entrata principale è sorvegliata dai soldati, sia di giorno che di notte..." sbottó lei.

"Già. E ti riconosceranno. Come sei famosa fra noi Elfi, lo sei anche fra gli abitanti di Dale e Esgaroth..." disse Haldir.

"Di' pure famigerata..." sospiró lei. Sarebbe stato molto più complicato del previsto.

"Ti respingeranno, se scopriranno la tua identità. Peró...potresti travestirti." propose il principe.

"Travestirmi? Da cosa?" chiese Goneril.

Haldir riflettè qualche attimo. "Beh, magari...da serva. Da domestica. Potresti fingere di aver raggiunto Dale in cerca di lavoro!" disse l'Elfo.

"Cosa?! Dovrei presentarmi come un'umile lavorante di casa?" si indignó la guerriera. Io, che fino a qualche giorno fa comandavo cinquecento soldati...

Peró, l'idea dell'Elfo aveva una sua logica. Vestita di stracci e senza armatura, non l'avrebbero riconosciuta di certo. Sarebbe passata inosservata in un regno di gente umile, pescatori, contadini, artigiani, fabbri. Avrebbe potuto inventare qualsiasi balla, ad esempio di essere fuggita da Rohan dopo l'aggressione degli Orchi e di aver raggiunto il Nord Est in cerca di casa e impiego. Certo, non era molto credibile che una ragazza sola e disarmata percorresse tutta quella strada, ma forse le guardie all'entrata del regno se la sarebbero bevuta. Perché non sperare in un po' di fortuna?

"Sì. La tua idea non é male." ammise infine.

Haldir peró non aveva finito. "In tal caso, dovrai lasciare la spada."

Goneril credette di non aver capito bene. "Quest'arma é realizzata in oro massiccio, per tua informazione. Non ha prezzo."

"Appunto. Quale domestica va in giro con un oggetto di tale valore? Se te la porti appresso, attirerai sospetti su di te." le spiegò Haldir. "In effetti, é molto meglio se la lasci qui. La custodirò io."

Goneril ghignò. "Ti piacerebbe, eh? No, altezza, questa viene con me."

Haldir giró lo sguardo verso l'intrico del bosco, spazientito. "Fa' come credi, peggio per te. Te la strapperanno via." concluse. "Ad ogni modo, devi abbandonare l'armatura e procurarti abiti semplici, da paesana."

"Questo é il minore dei problemi." rispose Goneril.

A quel punto, Haldir estrasse da una tasca del suo mantello una busta, chiusa con ceralacca. "Questo é il messaggio che devi portare a mia madre. Lei vive in una grande casa, proprio sopra una collinetta. É un po' isolata dalle altre. La porta é grande, dipinta di azzurro. Arriverai a Dale all'alba, probabilmente. Aspetta che il sole sia alto prima di andare da lei." spiegò l'Elfo. "Mia madre non vive sola: ha una ragazza in casa che l'aiuta, si chiama Bettie. É ingenua, crederà subito alla farsa della domestica in cerca di lavoro. Fa' in modo che ti inviti in casa e quando é distratta, allunga la lettera a mia madre."

"Tua madre...come reagirà alla mia visita? É...lucida?" s'informò Goneril.

"A volte sí, altre no. Ha ottantasei anni. Se la troverai in buona giornata, potrebbe perfino mettersi a chiacchierare con te. Qualcosa sul suo passato delle volte le torna in mente..." disse Haldir, sorridendo. Poi tornò serio. "...ma non fare insospettire Bettie."

"E di tuo padre...devo dirle qualcosa?" chiese Goneril. 

Haldir le rivolse uno sguardo improvvisamente triste. "Se vuoi, dille solo che sta bene e che...continua ad amarla. Ma lo sa già."

Goneril prese la busta e se la mise in tasca.

"Un'altra cosa...anche quel mantello é troppo ricco per una servetta. Lasciatelo dietro, quando ti cambierai d'abito." consigliò Haldir.

"Lo so, principe, lo so. Ricorda chi c'é qui davanti a te. Non mi manca la furbizia, sai?" ribatté la donna.

I due rimasero a guardarsi per qualche attimo, poi Goneril venne presa da un'improvvisa preoccupazione. "Come spiegherai la mia scomparsa dalle segrete? Tuo padre non é uno sciocco, capirà che qualcuno mi ha aiutata."

"Dirò che hai forzato la serratura e ti sei liberata da sola. É abbastanza verosimile." rispose Haldir.

"No. Le vostre celle sono resistenti. Però..." mormorò la guerriera, osservando l'ambiente attorno a sé.

C'era una piccola staccionata, lí. Era molto vecchia, il legno era marcito e qualche chiodo arrugginito spuntava fuori. Goneril ne afferrò uno e, non senza fatica, riuscí a estrarlo dalle assi. "Tieni...portalo nella mia cella, gettalo sul pavimento. Penseranno che ho forzato la porta con questo."

"Molto astuta, davvero." si complimentò l'Elfo. "Immagino tu sia scappata molte volte...da molte prigioni."

Goneril sorrise. "No, in verità. Non ero mai stata rinchiusa prima d'ora. Tuo padre é riuscito nell'impresa."

Haldir la osservò in silenzio. I suoi begli occhi celesti scrutavano il volto dell'umana, sperando di trovarci una parvenza di bontà, o perlomeno di onestà. Ma non gli riuscí. 
"Spero di non aver commesso un errore, questa notte. Spero di non dovermi pentire." disse.

"Hai fatto la cosa giusta, non temere. Tenermi rinchiusa sarebbe stato inutile, comunque. Tuo padre si sarebbe accanito su di me senza motivo." rispose lei.

"Io credo che sia soprattutto uno sbaglio: é vero, la guerra sta arrivando. E i migliori combattenti devono essere liberi, non lasciati a marcire in un buco sotto terra. Saremo tutti chiamati a difendere il nostro mondo, presto o tardi." rifletté Haldir.

"Parli già come un Re." osservò Goneril. Si sentí in obbligo di aggiungere una cosa, prima di sparire sul sentiero. "Sai, tuo padre ha ragione quando dice che la tua vita é preziosa, e che va protetta. Tu hai un futuro straodinario, principe. Ed é giusto che la tua esistenza sia segreta e... custodita."

"Già...ma io voglio combattere! Non voglio chiudermi in una stanza e osservare gli altri da una finestra! É questo che non capisce!" protestó Haldir.

Goneril rise. "Dovrei presentarti Éowyn, la nipote di Re Théoden. Avete molto in comune."
Poi vide un pugnale alla cinta del principino. Con un gesto veloce, lo sfilò dalla fodera. "Permetti? Mi tornerà utile." chiese.

"Hai giá la spada..." obiettò Haldir.

"Questo é più maneggevole. Ti saluto, Haldir Thranduilion. Un nuovo viaggio mi aspetta. La notte é lunga." disse la donna, coprendosi col mantello.

"Ti rivedrò?" chiese l'Elfo.

"Non credo. Non augurartelo. Ma ricorda cosa ti ho detto: un grandioso futuro ti attende. Affrontalo con coraggio." detto ciò, corse via.

"Di' a mia madre che le voglio bene!" lo sentí raccomandarle a voce alta.

Ma certo che glielo dirò. Sará l'ultima cosa che sentirá, prima di chiudere gli occhi per sempre, pensò lei, mentre il gelo della notte le ghiacciava le guance.

   
 
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