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Autore: JAckles    23/04/2019    8 recensioni
Non sempre le cose sono come ci appaiono, delle volte ci tocca scervellarci e perdere intere giornate in complicati ragionamenti senza capo nè coda per capire. Altre volte, invece, basta seguire l'istinto.
[Dal testo]
‹‹Natsu alzati!››
‹‹Se è per il compleanno ti giuro che non ho fatto apposta! Non volevo! Lo giuro! È successo tutto per sbaglio! Lo sai, mi conosci, io non sono molto bravo in queste cose… e poi, poi…››
‹‹Cosa c’entra il mio compleanno? Di cosa stai parlano Natsu?›› e adesso cos’era quella storia? Accidenti a lui, lei non aveva proprio tempo da perdere.
‹‹Ah! Ma chissene frega! Questo è più importante››
Senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa stesse succedendo lo afferrò per il colletto e lo trascinò verso di lei. Premette con forza le labbra su quelle di lui, sorprendentemente calde e morbide, per poi allontanarsi dopo qualche secondo con il viso in fiamme e il respiro accelerato.
La gilda piombò completamente nel silenzio, forse solo quando il primo master aveva dichiarato il suo amore eterno per il mago nero più temuto di sempre si era presentata una situazione simile.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lisanna, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Istinto
 
Oh ma dai, che sarà mai? Aveva affrontato sfide molto più difficili nella sua breve e giovane vita. Le sarebbe bastato avvicinarsi con una scusa qualunque, afferrarlo per il bavero della giacca e posare le labbra sulle sue. Tre semplici passaggi. Niente di più facile.
Allora perché erano dieci minuti che spostava il peso da un piede all’altro, cercando di prendere tempo, ciondolando davanti all’entrata della gilda?
Dov’erano finiti tutto l’entusiasmo e la sicurezza che aveva provato quella mattina nel suo appartamento? La determinazione e il coraggio che l’avevano pervasa la sera prima? Spariti. Forse sarebbe dovuta tornare indietro per assicurarsi di non averli persi per strada durante il tragitto verso la gilda.
No! Basta scuse e basta temporeggiamenti. Non poteva rimandare ancora, erano già due giorni che trovava mille pretesti per rimandare. Oggi lo avrebbe baciato, in barba a tutto e a tutti, non sarebbe fuggita ancora. C’era poi da considerare la possibilità che lui nemmeno capisse il significato di quel gesto: quando si parlava di sentimenti – quando si parlava in generale – non è che lui afferrasse subito i concetti. Non era proprio una cima. Affatto.
Sì, oggi sarebbe stato il giorno giusto. Ne era sicura.
Quasi fosse un rito scaramantico strinse due volte ciascun codino ai lati della nuca, pettinò indietro il ciuffo di capelli chiari, spazzolò la polvere inesistente dalla gonna e con il cuore pieno di fiducia spinse con forza le porte della gilda. Non le ci volle molto per individuare la zazzera di capelli rosa che cercava, Natsu era seduto alla destra di Gray. Con una coscia di pollo in una mano e una braciola nell’altra, sembrava fosse la pima volta che mangiava da almeno un secolo. Le guance gonfie di cibo, la salsa che colava sul mento e pezzetti di cibo che volavano ovunque ogni volta che apriva la bocca per ridere a una stupida battuta di Happy.
Eew! La colazione di quella mattina sembrò volesse improvvisamente risalirle su per l’esofago. E lei avrebbe dovuto baciare quella bocca?!
Magari domani.
domani sarebbe stato sicuramente un giorno più adatto.
Domani era perfetto.
 
Okay, oggi ce l’avrebbe fatta. Se lo sentiva, oggi lo avrebbe baciato. Sì, ne era sicura. Niente sarebbe potuto andare storto quel giorno. Una fastidiosa quanto insistente sensazione di deja-vu la pungolò facendole storcere la bocca, ma decise di non darle importanza e ignorarla. Niente e nessuno le avrebbe rovinato quella giornata. Quello del giorno prima era stato solo un piccolo intoppo sulla tabella di marcia, ma oggi, oh sì, oggi sarebbe stata la volta buona.
Piena di aspettative e con l’umore a mille passeggiava per le strade di Magnolia, doveva raggiungere al più presto la gilda e trovarlo il prima possibile. Stava ancora rimuginando su come tentare un approccio che il protagonista delle sue elucubrazioni mentali le si parò di fronte. O meglio le caracollò davanti fino ad accasciarsi a terra con un sonoro sbuffo.
Verde.
Con un rivolo di bava che gli usciva dalla bocca e in procinto di vomitare.
Le bastò alzare lo sguardo per vedere Erza smontare allegramente da un carretto e scaricare gli altri bagagli. Com’era quella parola?! Ah sì, domani.
 
Oggi. Oggi o mai più. Erano quattro giorni che ci provava, il deja-vu ormai più che una sensazione era diventato un compagno di vita e lei era stanca di rimandare. Ne andava della sua sanità mentale, oltre che della sua reputazione. Niente e nessuno si sarebbe intromesso questa volta. Non la sua stupida chinetosi, non la sua perenne voglia di cibo, non Happy e neppure Mirajane. Non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno.
Come una furia spalancò le porte a spinta della gilda facendole sbattere direttamente contro il cavalletto da disegno del povero Reedus, il quale rovesciò la tavolozza di colori sul pavimento in legno. Incurante di tutto e di tutti puntò lo sguardo sul suo obiettivo. Natsu, vedendo quel cipiglio severo si raddrizzò immediatamente sulla panca.
‹‹Natsu alzati!››.
L’ordine fu così perentorio che senza nemmeno rendersene conto il ragazzo si trovò in piedi davanti a lei.
‹‹Se è per il compleanno ti giuro che non ho fatto apposta! Non volevo! Lo giuro! È successo tutto per sbaglio – la voce gli salì in qualche ottava nel tentativo di trovare una scusa plausibile – lo sai, mi conosci, io non sono molto bravo in queste cose… e poi, poi…›› in affanno il ragazzo iniziò a guardarsi intorno in cerca di aiuto, ma quei traditori dei suoi amici erano tutti improvvisamente occupati. Ma tu guarda che coincidenza!
‹‹Cosa c’entra il mio compleanno? Di cosa stai parlano Natsu?›› e adesso cos’era quella storia? Accidenti a lui, lei non aveva proprio tempo da perdere.
‹‹Tu non …?›› con gli occhi strabuzzati dallo stupore il ragazzo si accorse improvvisamente di essersi fregato da solo ‹‹NIENTE!›› le mani avanti e la voce più alta del normale, meglio evitare di mettersi ancora più nei casini. Ma se non era per quello che aveva combinato al suo scorso compleanno, allora perché lei lo guardava con quella faccia?
‹‹Ah! Ma chissene frega! Questo è più importante››.
Senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa stesse succedendo lo afferrò per il colletto e lo trascinò verso di lei. Premette con forza le labbra su quelle di lui, sorprendentemente calde e morbide, per poi allontanarsi dopo qualche secondo con il viso in fiamme e il respiro accelerato.
La gilda piombò completamente nel silenzio, forse solo quando il primo master aveva dichiarato il suo amore eterno per il mago nero più temuto di sempre si era presentata una situazione simile.
Erza, con ancora la forchetta a mezz’aria – pronta a portare alle labbra quel delizioso connubio di panna e fragole – li guardava sconvolta, un solo nome incastrato tra i pensieri. Gajeel con una forchetta mezza mangiucchiata tra i denti era immobile, Bixlow scuoteva sconsolato il capo e Juvia aveva addirittura distolto lo sguardo dal suo dolce Gray, il quale era rimasto gelato sul posto ancora intento a levarsi la camicia. Solo Laxus, al fianco di una cupa Mirajane, sembrava divertito dalla situazione.
Il tempo sembrò improvvisamente riprendere a scorrere quando il pesce che teneva tra le zampe Happy cadde a terra con un tonfo sordo. Senza nemmeno una lacrima da parte del proprietario, troppo sconvolto da quello che aveva appena visto.
A quel punto una miriade di voci iniziarono a sovrapporsi: chi si diceva sorpreso, chi credeva di star sognando e chi si congratulava con il ragazzo.
Quest’ultimo era ancora fermo immobile, l’impatto era stato così veloce e inaspettato che gli ci vollero parecchi minuti per riprendere contatto con la realtà e quando ciò accadde un solo nome, sotto forma di domanda, gli uscì in un soffio dalle labbra.
‹‹Lisanna?››
 
Cosa diavolo era successo? Perché Lisanna lo aveva baciato? Ora cosa doveva fare? E se avesse tirato fuori nuovamente quell’assurdo discorso sul matrimonio? Erano bambini, era uno scherzo. Doveva essere uno scherzo.
Oh cazzo.
Terrorizzato si passò una mano nei capelli cercando di capire qualcosa in quel casino di voci e urla. Con le gambe che ancora a stento lo reggevano, decise che sarebbe stata una scelta saggia tornare a sedersi sulla panca dietro di lui. La mano tra i capelli, in un gesto di esasperazione, alzò lo sguardo alla ricerca dell’amica d’infanzia con l’intento di avere qualche risposta ma di lei non c’era nemmeno l’ombra.
‹‹Dov’è andata Lisanna?››
‹‹È uscita dieci minuti fa. Dopo il piccolo spettacolino›› la risata sguainata di Gajeel sovrastò tutte le altre voci e l’attenzione venne nuovamente riportata sul malcapitato protagonista di quella turbolenta giornata.
‹‹Sicuro di sentirti bene Natsu? Se hai bisogno di qualche consiglio puoi contare sul sottoscritto, sai io e mia moglie…›› con un braccio a circondargli le spalle e lo sguardo ammiccante di chi sa il fatto suo, Macao sembrava pronto a rivelare tutti i segreti più piccanti e nascosti dell’arte amatoria, sennonché venne interrotto bruscamente da Wakaba.
‹‹Ma se ti ha lasciato anni fa!›› con la pipa in bocca e le mani libere gesticolava talmente tanto che gli era venuto il fiatone.
‹‹Da che pulpito! Non mi sembra che tu sia messo meglio!››
Mentre i due litigavano su chi fosse incastrato nella situazione matrimoniale peggiore, anche gli altri, nessuno escluso, decisero di intervenire chi convinto di poter consigliare al meglio il compagno di gilda e chi semplicemente per dire la sua. Anche i piccoli exceed si sentirono tirati in causa.
‹‹Da quanto state insieme tu e Lisanna? Non ne sapevo niente! Happy tu lo sapevi?››
‹‹No! Natsu sei stato cattivo! Non mi hai detto niente! Ora che ne sarà della nostra famiglia?››
‹‹Io e Lisanna non stiamo insieme›› Ignorando volutamente la domanda del suo migliore amico Natsu tentò come poteva di difendersi dagli attacchi dei suoi compagni. Purtroppo con penosi risultati, dato che a nessuno sembrava importare veramente quello che il Dragon Slayer aveva da dire.
‹‹Gray-sama! Hai visto che romantico? Forse anche Juvia potrebbe…››
‹‹Juvia non pensarci nemmeno!›› Gray scansò con sorprendete agilità l’assalto della maga dell’acqua, andando a rifugiarsi dietro l’inquietante figura di Erza che fino a quel momento non aveva ancora aperto bocca.
‹‹Qualcuno ha visto Lucy?››
‹‹Erza ha ragione è da sta mattina che Juvia non la vede››
Natsu che aveva rinunciato a provare ad esprimere la sua opinione, improvvisamente si rianimò. Venne scosso da un brivido che gli scese per tutta la spina dorsale e una fastidiosa stretta allo stomaco iniziò a farsi sentire. E ora cos’era quella sensazione di angoscia che gli attanagliava le viscere e lo faceva sudare freddo? Lui, un mago del fuoco, che sudava freddo. Assurdo. Beh, come tutto quello che era successo fino a quel momento.
Gajeel riprese la parola deciso a dare anche lui la sua opinione, ovviamente non richiesta.
‹‹Appunto, io credevo te la facessi con la coniglietta! Invece ci hai fregato tutti. Non male per un fiammifero spento come te. Ora viene la parte più importante: portartela a letto! Ghihi››. Purtroppo per lui non riuscì a fine di ridere come voleva perché un piccolo pugno gli si abbatté proprio sui preziosi gioielli di famiglia.
‹‹Ah è questo che pensi delle ragazze Gajeel?! Siamo solo un premio da portare a letto?! E come puoi parlare così?!››
‹‹No! Gamberetto aspetta, io non intendevo quello, lo sai che, si beh, insomma… lo sai no?!››
‹‹E non chiamarmi così! Sta notte dormi a casa tua!››
‹‹No aspetta! Perdonami! Levi! Vedi ti ho chiamata Levi, sono bravo! Vero?›› ma la ragazza non lo stava più ascoltando, aveva già imboccato la porta decisa a rifugiarsi in biblioteca dove avrebbe potuto riflettere in pace. Non era veramente arrabbiata con il drago di ferro, sapeva com’era fatto e lo conosceva meglio di chiunque altro lì dentro. Era preoccupata per la sua migliore amica. Come l’avrebbe presa Lucy? Male sicuramente. Lei era l’unica a cui la maga bionda avesse confessato chiaramente i suoi sentimenti per il Dragon Slayer del fuoco, anche se, visti gli sguardi che si erano scambiati Gray e Erza solo qualche instante prima, sospettava di non essere l’unica a conoscenza di quello che ormai era il segreto di pulcinella. Sospirò sconsolata. Solo quando due braccia d’acciaio la strinsero a sé riuscì a calmarsi un po’.
 
Nel frattempo in gilda Natsu era sempre più disperato: nessuno lo stava a sentire e per di più quella brutta sensazione allo stomaco non accennava a sparire. Stava iniziando a perdere la pazienza e all’ennesima battutina stupida, perse completamente la calma. I pugni infuocati pronti a dare battaglia e a sfogarsi con un bel corpo a corpo.
‹‹Basta! Non so cosa dirvi, non capisco cosa succede e perché mi sento così. Il bacio con Lisanna è stato…››
‹‹Che hai fatto tu?!›› una voce cavernosa e imponente stroncò a metà il discorso che era riuscito ad arrabattare in fretta e furia. Per la seconda volta in quella giornata infinita si sentì percuotere dai brividi.
‹‹Come ti sei permesso di baciare la mia sorellina? Solo un vero Uomo può uscire con lei! Se davvero la vuoi dimostra che sei un Uomo! Fatti avanti! Uomo!››
Natsu passò il resto del pomeriggio a cercare di contrastare ed evitare la furia bestiale – nel senso letterale del temine – di Elfman. Per lui qualsiasi pretesto era buono pur di combattere, fintanto che poteva menare le mani la motivazione non era importante, il semplice fatto che quel giorno volesse sfuggire allo scontro diretto la diceva lunga sul suo stato d’animo.
 
***
 
Non ne poteva più, era esausto. Lisanna non si trovava da nessuna parte, l’aveva cercata ovunque, anche nella loro capanna in cima alla collina. Niente. Sembrava essere sparita nel nulla. Ora era notte inoltrata e lui non era riuscito nemmeno a magiare un boccone: quella stupida sensazione allo stomaco lo perseguitava e non riusciva a capire come far sì che sparisse. Calciò con forza un sasso nel fiume e decise che per quel giorno ne aveva abbastanza di riflettere e arrovellarsi sul problema. Lui odiava pensare e per i suoi gusti lo aveva fatto anche troppo quel giorno, d’ora in poi avrebbe agito come un vero drago: seguendo l’istinto. E in quel momento l’istinto gli diceva di andare nell’unico posto dove si sarebbe potuto rilassare e riposare in pace. Casa di Lucy.
Probabilmente Happy lo aveva già preceduto, era dalla discussione di quella mattina che non lo vedeva. Con pochi veloci balzi scalò la facciata dell’edificio fino ad arrivare alla finestra lasciata aperta. Perché poi la ragazza la lasciasse sempre aperta, anche quando fuori nevicava, lui proprio non riusciva a capirlo. Delle volte la sua Lucy era proprio sbadata. Ridacchiò tra sé e sé, meglio per lui, non avrebbe dovuto forzarla.
Con un tonfo sordo atterrò all’interno dell’appartamento proprio a fianco del letto dove dormiva la ragazza. Lucy era in posizione fetale, rannicchiata su sé stessa, sul bordo sinistro del letto con una mano poggiata davanti al volto. Happy ai piedi del letto russava leggermente e di tanto in tanto muoveva a scatti la coda mormorando in modo sommesso “pesce”. Natsu si prese qualche minuto per imprimersi nella mente quel quadretto poi, con un’agile balzo, superò la figura dormiente e con un sospiro soddisfatto si sdraiò supino al suo fianco. Il suo profumo, che aveva già percepito giù in strada, ora era talmente forte da stordirlo. Era ovunque. Inspirò a pieni polmoni quel dolce aroma completamente in pace con sé stesso, anche la fastidiosa morsa alle viscere sembrava essersi attenuata. Come un fulmine a ciel sereno, un pensiero improvviso lo folgorò: avrebbe potuto chiedere a Lucy! Dopotutto loro parlavano di tutto e lei era la sua compagna di team, oltre che essere molto intelligente. Sì, avrebbe sicuramente avuto la risposta a tutti i suoi dubbi.
Ora, una persona dotata di un minimo di buon senso ci avrebbe riflettuto, arrivando alla logica conclusione di aspettare la mattina seguente per sottoporre il problema, ma Natsu, che di buon senso ne aveva zero e di voglia di pensare ancor meno, si girò sul fianco e iniziò a scuoterla.
‹‹Hey Lucy! Lucy! Sei sveglia?››
Lucy spaventata si svegliò di soprassalto con il cuore in gola e velocemente si girò nella direzione del ragazzo, che ora la guardava sorridendo, gli occhi scintillanti e il braccio piegato sul cuscino a sorreggergli la testa.
‹‹Natsu! – il cuore aveva improvvisamente accelerato i battiti – che ore sono?››
‹‹Non lo so, è notte››
‹‹E si può sapere cosa diavolo ci fai nel mio letto nel bel mezzo della notte?››
Ignorando completamente la domanda il ragazzo si avvicinò ancora di più a lei.
‹‹Oggi non ci siamo visti per niente! Non sei nemmeno venuta in gilda››
‹‹Emh si, s-scusa solo che sai s-sono un-n po’ presa con il mio libro – maledizione perché balbettava? E poi perché si era avvicinato così tanto? – sai è quasi finito!››
‹‹Si lo so›› un’alzata di spalle e un sorriso accompagnarono quelle parole.
‹‹Si, infatti e… ASPETTA! Cosa vuol dire che lo sai?! Come fai a saperlo? Non l’ho ancora fatto vedere a nessuno!›› come Happy non si fosse svegliato dopo quell’urlo disumano rimase un mistero per tutti.
‹‹Lo leggo quando non guardi! – come se non avesse appena siglato la sua condanna a morte il ragazzo ridacchiò felice – Sai come quando sei sotto la doccia, o quando dormi››. Si accorse troppo tardi dell’errore commesso, la palpebra destra di Lucy aveva iniziato a tremare pericolosamente e non prometteva niente di buono.
‹‹TU FAI COSA?!››
‹‹Scherzavo – le mani avanti come a sottolineare la sua innocenza – Scherzavo!››
Si guardarono per qualche minuto, in assoluto silenzio: lei perfettamente conscia della bugia che le era appena stata detta, e lui sicuro che lei lo sapesse. Ma non aveva importanza. Lucy era felice che lui tenesse a lei e si interessasse così tanto da arrivare addirittura a fare una cosa a lui così poco congeniale come leggere. D’altro canto Natsu pensò che per vedere quel luminoso sorriso che da poco faceva capolino sulle labbra della maga, valeva la pena confessarle anche i suoi più sordidi segreti. Quel pensiero lo riportò improvvisamente alla realtà e si ricordò del perché l’avesse svegliata nel bel mezzo della notte.
‹‹Lu tu hai mai baciato qualcuno?››
Per poco Lucy non ci rimase secca. Come faceva ogni volta a sconvolgerla così? L’aveva detto come se le stesse chiedendo il tempo del giorno seguente, come se fosse una cosa normale che lui facesse certe domande a lei. Beh, probabilmente per il ragazzo era così, dopotutto lui la vedeva come una semplice amica. Sospirò, non sarebbe mai cambiato niente.
‹‹Lu? Hai capito?››
Neanche fosse una bambina con qualche problema di comprendonio! Ma come si permetteva?! Lui se ne usciva con quelle sparate, nel mezzo della notte, nel suo letto a pochi centimetri di distanza ed era lei quella che passava per stupida?
‹‹C-che diavolo di domande sono?! C-cosa… perché poi ti interessa?!››
‹‹Oggi Lisanna mi ha baciato›› probabilmente un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. Lucy, prima rossa come un pomodoro maturo, impallidì così velocemente che anche il ragazzo, nonostante la fioca luce della luna, se ne accorse.
‹‹Lu tutto bene?›› allungò la mano per accertarsi fisicamente che lei stesse bene, ma la ragazza si scostò di colpo, come se avesse tentato di colpirla e girò il volto dalla parte opposta alla sua.
‹‹S-si – un respiro profondo per ricacciare indietro le lacrime – sono felice per voi››
‹‹E perché?››
Non bastava che fosse venuto nel mezzo della notte a svegliarla per comunicarle la “bella” notizia? Doveva proprio affrontare l’argomento? Doveva proprio umiliarla?
‹‹Beh pe-perché è quello che avete sempre voluto, no? Fin da bambini, la famiglia, la casa, il matrimonio›› la voce le si spezzò sull’ultima parola e per poco non soffocò nel tentativo di reprimere l’ennesimo singhiozzo.
Natsu, sdraiato supino con le braccia incrociate dietro il capo, era talmente immerso nei suoi pensieri e nel ragionamento fatto quello stesso pomeriggio, da non essersi accorto di niente e imperterrito continuava a fissare il soffitto, mentre la maga gli dava le spalle.
‹‹Si, penso anche io sia per quello›› quella fu la stoccata finale. Lucy sentì il cuore andare in pezzi. E lei che credeva che lui non avrebbe potuto ferirla peggio di come aveva fatto con quella maledetta lettera. Povera piccola stupida illusa. Questo era dieci volte peggio. Aveva sentito un dolore simile solo quando aveva perso sua madre. O quando aveva scoperto di suo padre. Perché continuava a perdere le persone che amava?
Per la prima volta da quando lo conosceva sperò con tutta sé stessa che se ne andasse e che non tornasse più. Che la lasciasse sola con il suo dolore. Voleva chiudersi in casa, serrare porte e finestre, nascondersi sotto le coperte a piangere e urlare finché non avesse avuto più aria nei polmoni. Si rannicchiò ancor di più su sé stessa pronta a chiedergli, implorarlo, di andarsene, di lasciarla sola, ma le sue parole la fecero immobilizzare.
‹‹Come faccio a dirle che non voglio? Secondo te… Lu ma stai piangendo?!›› Aveva agito senza pensare a quelle parole, una piccola fiammella di speranza aveva ripreso ad ardere dentro di lei, e si era girata di colpo verso di lui. Realizzò solo dopo in che condizioni doveva essere con la faccia a chiazze rosse e le lacrime che le rigavano il viso.
‹‹Lu…››
‹‹Co-cosa intendi con “non voglio”?›› ignorò tutto, il suo aspetto, lo sguardo preoccupato di lui e il fantasma del suo cuore che tentava di riprendere a battere. La necessità di capire, la speranza di non essersi illusa per l’ennesima volta era più importante di tutto. Si rizzò seduta sul materasso asciugandosi alla bell’e meglio le lacrime, ma prima che potesse dire altro, si trovò con la faccia affondata nella sciarpa ruvida di lui, immersa nel suo profumo. Cenere, Natsu odorava di cenere, un aroma così unico e particolare, così suo, da attrarla perdutamente, come una falena attratta dal fuoco.
Rimasero in quella posizione, l’uno aggrappato alla schiena dell’altra, per un tempo indefinito. Fu il ragazzo a rompere per primo il silenzio. Il viso immerso in quel mare d’oro ad aspirare a pieni polmoni quel profumo che avrebbe riconosciuto tra tutti. L’odore di Lucy era caratterizzato da una particolare nota dovuta al suo legame con gli spiriti stellari che la rendeva unica e inimitabile. Odorava di polvere di stelle, e per Natsu non c’era niente di meglio.
‹‹Lucy, perché piangi?›› odiava vederla piangere e questa volta aveva l’orribile sensazione che fosse colpa sua. Anche se non capiva perché.
Non gli rispose subito, anzi inizialmente non voleva proprio rispondere e stava ancora cercando una scusa plausibile, allergia, magari un crampo, quando la stretta di lui si intensificò. La stingeva come se avesse paura che lei svanisse nel nulla, che lo lasciasse solo.
Fu in quel momento che decise che gli doveva la verità, improvvisamente non importava più se l’avrebbe rifiutata, se le avrebbe spezzato nuovamente il cuore. Lui meritava la verità e lei era stanca di fingere. Di far finta che ogni volta che lui la toccava non tremasse, che averlo perennemente intorno, in casa sua, le desse fastidio, che Natsu non fosse la persona più importante della sua vita. Se fosse andata male ci avrebbe pensato poi. Inspirò ancora una volta quell’odore che sapeva di casa e si fece coraggio.
‹‹Avrei dovuto capirlo già la prima volta ad Hargeon, quando il tuo arrivo liberò me, e solo me dall’incantesimo “Charm” del falso Salamander. O quando senza esitare mi sono lanciata nel vuoto da una torre, sicura che tu ci saresti stato, che mi avresti salvato, come fai sempre – si strinse maggiormente a lui – Forse l’ho sempre saputo, ma ne ho preso consapevolezza solo quando te ne sei andato per allenarti. Ho capito cosa fosse quel vuoto che provavo, come se mi mancasse un pezzo. Quel dolore che mi dilaniava ogni volta che pensavo che non ti importasse di me, ogni volta che credevo di essere superflua per te e che saresti stato più forte senza di me. Lasciami finire – lo bloccò prima che potesse protestare per le sue parole, se si fosse fermata non sarebbe più riuscita a finire – quando poi sei tornato, quando ti ho visto, quando ho rivisto il tuo sorriso, tutto il dolore è scomparso improvvisamente, quasi non fosse mai esistito, allora ho capito. Ho capito cosa fossero tutte quelle sensazioni che non sapevo spiegarmi. Il terrore folle che mi attanagliava ogni volta che avevo paura di perderti, che ti facessi male, male sul serio. Sono innamorata di te, Natsu. Ti amo. Sei la persona più importante della mia vita. –  Fece un respiro più profondo per affrontare la parte più difficile – Forse tu non lo sai ma c’è un proverbio che dice “se ami veramente qualcuno lascialo libero”, ho sempre pensato fosse un’enorme cazzata, la solita frase buonista da scatola di cioccolatini. Ho appena scoperto che mi sono sempre sbagliata. Non potrei mai vederti infelice, essere io la causa del tuo dolore. Voglio che tu sia felice, te lo meriti Natsu, e se, se la tua felicità è con Lis-Lisanna per me va bene. Lo accetto. Ti chiedo solo di darmi un po’ di tempo, sai per abituarmi al… alla… alla situazione. Per metabolizzare, ecco››.
Calò nuovamente il silenzio nella stanza, interrotto solo da respiro pesante di Happy che continuava a dormire come se niente fosse successo. Le venne da ridere al pensiero che fosse effettivamente così: per il mondo non era cambiato niente, mentre lei apriva il suo cuore al ragazzo che amava, il mondo continuava ad andare avanti incurante.
Natsu da parte sua era pietrificato. Nonostante sapesse di non essere particolarmente intelligente non era così stupido, aveva capito perfettamente quello aveva voluto dirgli Lucy. Una sola domanda ad occupargli la mente. Com’era possibile che lei provasse quello, tutto quello, per lui?
‹‹Poco prima che sparisse, Igneel – la voce incrinata, parlare di suo padre era sempre difficile – mi disse una cosa che all’inizio non capii molto bene. Mi spiegò che un giorno, in futuro quando sarei stato più grande, sarebbe arrivato il momento in cui avrei sentito la necessità di trovarmi una compagna, succede a tutti i draghi. Io gli dissi che non mi serviva una compagna, o qualcun altro, avevo già lui – Lucy sentì improvvisamente la spalla bagnata e con delicatezza, senza mai staccare le braccia dal suo collo, si sedette sulle sue game incrociate, passandogli le cosce attorno ai fianchi e stringendolo ancor di più a sé, in uno strano puzzle umano – perché mai avrei dovuto aver bisogno di qualcun altro? Avevo il mio papà. Lui mi spiegò che era una cosa diversa, che avrei voluto qualcuno al mio fianco con cui fare nuove esperienze, condividere i momenti, belli e brutti, qualcuno che sarebbe stato speciale per me e solo per me come io lo sarei stato per lei. Qualcuno con cui, più avanti, avrei costruito una famiglia. Una famiglia tutta mia. Onestamente non ero molto convinto di questa cosa, ma sapevo anche che lui non mi avrebbe mai mentito – quella parola gli uscì dalle labbra come un ringhio pensando a tutto quello che era venuto dopo – decisi di credergli, gli chiesi quindi come avrei fatto a riconoscere la mia persona. Lui mi disse che me ne sarei accorto subito. Me l’avrebbe detto il mio istinto. Ancora poco convinto gli chiesi spiegazioni più dettagliate. Allora mi raccontò del suo odore, di come per me sarebbe stato diverso da qualsiasi altro avessi mai sentito, che non lo avrei mai più dimenticato, che sarei stato sempre in grado di riconoscerlo. Mi parlò di come avrei voluto proteggerla a qualunque costo e di come mi avrebbe reso felice come nessun altro. Io non sono bravo in queste cose, non so se quello di cui parlava Igneel era amore, quello di cui parli tu, Luce››.
La ragazza, che fino a quel momento era stata perfettamente immobile, aggrappata alla sua schiena, smise anche di respirare a sentire quel nomignolo uscire dalle labbra di lui. Solo lui la chiamava così, storpiando in modo buffo le sillabe del suo nome, e solo quando erano soli.
‹‹So solo che voglio molto bene a Lisanna, che è parte della mia famiglia e che ho condiviso tantissimi momenti belli con lei. Ma non è suo l’odore che ho impresso nella mente e che riconoscerei ad occhi chiusi, anche se fosse vestita con un buffo costume bianco da coniglio – il cuore di Lucy aumentò il ritmo dei battiti al ricordo di quell’episodio e per il significato intrinseco di quelle parole – So che non è da lei che vado a dormire ogni notte perché stare nel suo letto mi fa sentire bene. So che non è lei quella con cui condivido tutte le mie avventure e con cui ho formato un team. So che non è per lei che ho sradicato l’albero più antico e importante di Magnolia. So che non ho rinunciato a combattere la finale dei grandi giochi della magia, a battere Sting e tutti gli altri, per lei. E sì, sono consapevole che molte volte finiamo nei casini per colpa mia, ma ho la certezza assoluta che trasformerei in cenere chiunque osi anche solo provare a farti del male. Non so cosa sia l’amore di cui parli tu, ma so che la mia persona sei tu, Luce. Me lo dice l’istinto. E come diceva mio papà, l’istinto di un drago non sbaglia mai.››.
Affondò ancora di più il viso nei capelli della ragazza e, ammaliato da quel profumo tentatore, iniziò a strofinare lentamente il naso sul collo di lei. Improvvisamente aveva caldo, molto caldo, sentiva ardere dentro di sé un fuoco che sembrava impossibile da spegnere, diverso da quello che lo pervadeva prima di una battaglia. Diverso da qualsiasi altra cosa avesse mai provato. Seguendo l’istinto sostituì il naso con le labbra e, come se l’avesse sempre fatto, iniziò a mordicchiare piano quel pezzo di pelle vellutata e così invitante.
‹‹Oh Natsu›› Appena Lucy sentì i canini appuntiti del Dragon Slayer sul suo collo e le mani a vagare sulla sua schiena in lente carezze bollenti perse completamente contatto con la realtà. Quante volte aveva sognato quelle mani? Quelle labbra? Quante volte non era riuscita a guardarlo in faccia temendo che lui capisse i suoi pensieri e la giudicasse male? Quante volte aveva desiderato sentire quelle parole uscire dalle labbra di lui? Ancora non riusciva a credere a quello che le aveva appena detto, in un modo così sincero e semplice, ma allo stesso tempo così profondo, da farla commuovere.
Un gemito mal trattenuto le uscì dalle labbra quando il ragazzo, nella sua lenta esplorazione, arrivò in un punto particolarmente piacevole sotto la mandibola. Le mani corsero tra i suoi capelli per stringerlo a sé convulsamente, le gambe avvinghiate al suo busto in una morsa ferrea sembravano non volerlo lasciare mai, il cuore sul punto da scoppiarle per la felicità.
Natsu d’altra parte non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, se fosse giusto o sbagliato, sapeva solo che il suo istinto gli diceva di continuare, di non smettere e lui, ubriaco di quei suoni strozzati che Lucy emetteva, non avrebbe voluto fermarsi per nulla al mondo.
‹‹No-non sai quanto – l’ennesimo sospiro – quanto vo-vorrei baciarti in questo momento – la voce le usciva a fatica, il suo stesso corpo la sabotava – ma, ma credo che prima do-dovresti parlare con Lisanna e chiarire, oh, chiarire le cose tra voi due››. Uno sprazzo di lucidità in quel mare di emozioni. Lisanna era sua amica, e facevano entrambe parte di Fairy Tail, le voleva bene, non voleva farle un torto: prima avrebbero dovuto parlare.
Il ragazzo lentamente si staccò da quel corpo caldo e infinitamente invitante. Portò il viso all’altezza di quello della maga, ora un grosso segno color vinaccia faceva bella mostra di sé su quel collo niveo. I grandi occhi marroni febbricitanti, il respiro pesante e i capelli scarmigliati la rendevano la cosa più bella che avesse mai visto. Lentamente accostò il viso al suo, fronte contro fronte, e prese un grosso respiro.
‹‹Va bene, Lu, domani le parlerò›› detto questo si ributtò a peso morto sul letto, il cuore ancora in tumulto, trascinando con sé la ragazza. Dopo averle dato un leggero bacio sulla testa coprì entrambi con il piumone rosa. Lucy, ancora mezza intontita, si accoccolò meglio sul suo petto pronta finalmente a lasciarsi andare tra le braccia di morfeo, conscia del fatto che quando l’indomani mattina avrebbe riaperto gli occhi il sogno che stava vivendo non sarebbe scomparso.
 
Si era quasi addormentata quando la voce di Natsu la riscosse nuovamente.
‹‹Luce?››
‹‹Dimmi Natsu››
‹‹Oggi in gilda Gajeel ha detto una cosa strana che non ho ben capito››
‹‹Te la ricordi? Magari posso spiegartela››
‹‹Certo! Ha detto che dopo il bacio c’era la parte più importante. Ha detto che avrei dovuto portare a letto Lisanna – dubbioso si grattò con un dito la guancia – non ho ben capito cosa intendesse e perché non potesse andarci da sola››
Il sorriso sulle labbra di Lucy veloce com’era nato morì e divenne improvvisamente rossa. Ecco tornato il solito Natsu. E dire che solo pochi minuti prima non sembrava proprio avesse bisogno di certe spiegazioni. Ma era anche per questo che lo amava.
Scosse convulsamente la testa cercando di distogliere la mente dai pensieri a luci rosse che la frase – e le azioni – di Natsu le avevano scatenato in testa.
‹‹Niente di importante. Magari più avanti te lo spiegherò, anche se non credo tu ne abbia bisogno›› troncò brutalmente il discorso, per oggi gli aveva già confessato abbastanza cose imbarazzanti e non avrebbe retto un’ulteriore attacco del drago di fuoco.
‹‹Ma quindi domani devo portarti a letto?›› non era ancora del tutto convinto, la risposta di Lucy lo aveva confuso ancor più di quanto già non fosse.
‹‹No, Natsu. Domani no. Magari tra un po’›› Con un sorriso che le illuminava il volto sospirò felice per il significato intrinseco di quella frase.
Nonostante fosse ancora parecchio confuso decise di fidarsi della maga, quindi si riappoggiò con la testa al cuscino e con il braccio destro se la premette contro il fianco, per poi lasciarsi scivolare in un sonno appagato. Un leggero sorriso a increspargli le labbra.
L’ultimo pensiero coerente che gli attraversò la mente prima di addormentarsi fu che forse avrebbe dovuto dirle che quando un drago sceglie la sua compagna è per la vita. Troppo stanco e stremato da quella giornata che sembra infinita, decise di accantonare momentaneamente la questione, magari un giorno gliel’avrebbe detto, dopotutto aveva una vita per farlo.
 
***
 
Erano le otto di mattina quando Natsu con un poderoso calcio sfondò le porte della gilda – le avrebbero dovute riparare per la quinta volta quella settimana – ed entrò urlando con i pugni infuocati alzati verso il cielo.
‹‹Allora ragazzi a chi va un bel combattimento di prima mattina?›› senza aspettare risposta da chicchessia si fiondò verso Gray seduto al bancone. Quest’ultimo, ancora mezzo addormentato, aveva concentrato tutta la sua – poca – attenzione nel faticoso compito di mescolare lo zucchero nel suo cappuccino freddo. Non si accorse del poderoso pugno che gli calò sulla testa finché non si ritrovò a terra con un principio di bernoccolo sulla fronte.
‹‹Brutto idiota! A furia di mangiare fiamme ti si è bruciato quel poco di cervello che avevi?!››
‹‹Ghiacciolo che noioso che sei, oggi è una bellissima giornata e tu vuoi passarla seduto al tavolo a bere?››
‹‹Non sto bevendo, questa è la mia colazione. Sono le otto di mattina, lasciami stare!››
‹‹Infatti Natsu cosa ci fai qui così presto e senza Happy? Lucy ti ha già cacciato sta mattina?››
Mentre lucidava l’ennesimo bicchiere Mirajane guardava curiosa il ragazzo, quella mattina era particolarmente euforico, e dire che la sera prima sembrava sull’orlo della disperazione. Il suo istinto le diceva che durante la notte era successo qualcosa. E il suo istinto non aveva mai sbagliato un colpo. Si avvicinò ulteriormente.
‹‹Cosa? No, no. Lucy dorme ancora›› Gray alzò un sopracciglio alla strana risata del suo nakama, cosa diavolo aveva quella mattina?
‹‹Fiammifero sei sicuro di sentirti bene? Hai mangiato di nuovo qualche strana pozione di Juvia? Ti abbiamo già spiegato che devi stare alla larga da quella robaccia››
Senza nemmeno ascoltarlo il mago del fuoco si era girato e, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa, si precipitò verso il fondo del salone urlando come un pazzo.
‹‹LISANNA!››
La poverina per poco non cadde dalla sedia per lo spavento. Temeva quel momento dal giorno prima. Natsu era arrabbiato con lei? E se non le avesse più rivolto la parola? E se non provasse i suoi stessi sentimenti?
Sull’onda di quei pensieri il giorno precedente era scappata a nascondersi, infrangendo la promessa che aveva fatto a sé stessa. Non era riuscita ad affrontarlo.
‹‹Na-Natsu ciao. Come stai?››
‹‹Bene, bene. Senti dobbiamo parlare di quello che è successo ieri – talmente tanta era l’urgenza che non le permise nemmeno di allontanarsi da orecchie indiscrete – Io ti voglio molto bene, sei più di una semplice amica per me – il pallore improvviso della ragazza venne notato da tutti tranne che dal diretto interessato – ma, mi piaceva l’idea della nostra famiglia, la capanna era bella, davvero! ma, cioè ma poi tu sei sicura di volermi sposare? Credo di essere ancora un po’ immauro››
‹‹Si dice immaturo, ma Nat…››
‹‹Sì, sì ecco vedi lo dici anche tu – doveva finire non poteva permetterle di interromperlo proprio ora – ad esempio ieri ho messo un petardo nel cassetto delle mutande di Gray››
‹‹Cosa hai fatto?! Io ti congelo il culo!››
‹‹Ignoralo – la afferrò per le spalle – Quello che voglio dire è che Happy non assomiglia molto né a me né a te, poi è grande! Se la cava da solo! E forse sai si, insomma, dovremmo pensarci e poi ecco io credo, anzi sono sicuro, sai ieri sera ero tutto un fuoco e poi, no ma sto divagando. Io si, ecco, si io voglio altro››.
Con il fiatone e orgoglioso del suo fantastico – a detta sua – discorso alzò lo sguardo su di lei per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare.
Lisanna lo guardava con un’espressione a metà tra lo spaventato e lo speranzoso. Osservando le facce sconvolte degli altri presenti, la ragazza si consolò nel constatare che non era l’unica a non aver capito nulla di quel discorso intricato senza capo né coda.
‹‹Natsu non ho capito niente, cosa stai cercando di dirmi?››
‹‹Ti voglio bene Liz, ma come ne voglio a Wendy o a Erza o a tua sorella Mira! Non posso sposarti››
‹‹Ma io non voglio spostarti Natsu! – l’idea le parve talmente assurda che fece un passo indietro – Eravamo bambini, eri il mio migliore amico era ovvio che volessi sposarti – un enorme sorriso le illuminò il volto al ricordo dei tempi passati – Ma ora è diverso, ho, abbiamo entrambi altre persone con cui fare progetti per il futuro e anche io ti vedo solo come un amico. Non sono innamorata di te››
‹‹Davvero? Fantastico! Ma allora perché ieri mi hai baciato?››
‹‹Ecco vedi – si guardò intorno sperando di non dover affrontare il discorso, ma le facce estremamente curiose e attente che la circondavano la convinsero del contrario – Era una scommessa. È tutta colpa di Freed!››
 
Come si fosse ritrovata in bikini, con uno scolapasta in testa a mo’ di cappello, seduta sul tappeto del soggiorno di casa tra sua sorella ed Evergreen, ancora non riusciva a spiegarselo. E dire che quando quella sera Mira le aveva detto che sarebbe venuto a cena Laxus era stata così felice. Sua sorella se possibile sorrideva ancor più del solito quando il dio del fulmine era nei paraggi. Non aveva ancora ben chiaro come fosse la situazione tra i due, troppo timida per chiedere ma troppo curiosa per non osservare e fare congetture, sperava che quella fosse la sera buona per scoprire qualcosa in più sulla coppia, sempre che esistesse. Quando poi era andata ad aprire la porta e si era trovata davanti l’intero commando Raijinshū, il buon umore era raddoppiato: anche il suo fratellone avrebbe passato una bella sera.
Ecco, come quella serata che si prospettava tranquilla e felice fosse degenerata in quella cosa – perché altro termine per descriverla non trovava – proprio non lo sapeva. Forse era stata troppo ottimista e, preda della sua incurabile fiducia nel prossimo, aveva pensato che bere “un goccetto” in amicizia non potesse fare male. Errore. Gigantesco, immenso, madornale errore.
Ora si trovavano tutti in cerchio, chi seduto, chi collassato a terra, vestiti nei peggiori e fantasiosi modi possibili, pronti a far partire l’ennesimo giro di quello stupidissimo gioco. Non ricordava chi lo avesse proposto – per qualche assurdo motivo il nome di Erza continuava a spuntarle nella testa – non ricordava nemmeno chi avesse deciso di introdurre quella stupida variante per cui ad ogni turno bisognasse bere uno shottino e sicuramente non aveva la minima idea del perché avesse accettato. Lei di norma beveva davvero poco – soprattutto rispetto ai canoni di quella gilda fuori di testa – e ora stava accusando le conseguenze di quella scelta avventata. C’era una cosa però che nemmeno quella sbronza colossale le avrebbe cancellato dalla mente: il bruciore al polso che aveva provato quando quei braccialetti verdi, formati da rune, erano apparsi sulle braccia di tutti i partecipanti. Freed con la sua magia si era assicurato che nessun furbo infrangesse le regole, l’occhiata sospettosa rivolta a Bixlow non era stata un caso. Lui e la sua stupida fissa per le regole.
‹‹Bene! Chi è il master?›› Laxus, pantaloncini blu elettrico e reggiseno nero di Mira sul petto, sembrava aver perso per una volta quella sua sprezzante alterigia da uomo tutto d’un pezzo.
‹‹Sarebbe il turno di Elfman, aveva estratto lui il bastoncino vincente – Evergreen pungolò con la punta del piede il ragazzo svenuto a terra – ma non sembra nelle condizioni di partecipare. Immagino che quindi si debba riestrarre››.
Riconsegnarono tutti gli stecchini e, dopo averli mischiati, ognuno ne prese uno. Dopo un rapido sguardo ai suoi compari le sembrò evidente in un modo quasi imbarazzante chi avesse pescato il bastoncino vincente. La lucida follia dipinta sul volto di Ever valeva più di mille parole, e questo significava solo guai: da quando il gioco era iniziato lei e sua sorella non facevano altro che sfidarsi a chi infliggeva la punizione peggiore. Lisanna sentì i peli delle braccia rizzarsi, quasi a volerla avvertire del pericolo imminente.
‹‹Il numero tre avrà tempo sette giorni per baciare a stampo Natsu o Gray davanti a quante più persone possibili in gilda››
Quelle parole furono peggio di una doccia gelata. Non era possibile, non poteva essere così tanto sfigata.
‹‹Ever no ti prego! Fammi fare qualsiasi altra cosa! Ti farò da cameriera per una settimana, ma ti prego non quello!›› si era addirittura buttata a terra in una genuflessione degna dei migliori acrobati di Magnolia pur di convincere la sua futura cognata a cambiare idea.
‹‹Uffa – il broncio degno di una bambina monella e il tono incapricciato palesarono tutto il suo malcontento – sei proprio sicura di essere tu il numero tre? Ero convinta fosse Freed!›› Evergreen si sporse per sbirciare il numero sul bastoncino del compagno e con estremo disappunto si accorse che quello che aveva creduto essere un tre non era altro che un tondo otto. Bere non le faceva per niente bene!
‹‹Se ci tieni così tanto possiamo scambiarci i bastoncini!›› l’euforia e le speranze della più giovane degli Strauss vennero stroncate sul nascere dalla leggera scarica elettrica che il braccialetto le inflisse per sottolineare che la sua brillante idea andava contro le regole.
Maledizione! Non aveva vie di fuga. Se si fosse rifiutata o avesse lasciato scadere il tempo quello stupido braccialetto avrebbe attivato la punizione e lei sarebbe diventata pelata. Irreversibilmente pelata. Maledetto Freed, lui e le sue fisse del cazzo!
Con un sospiro Lisanna si lasciò ricadere a peso morto sul tappeto, a braccia e gambe larghe la dura realtà le sembrò peggio di un pugno in faccia ben assestato: avrebbe dovuto baciare Natsu, non c’era altra soluzione. Sicuramente Lucy faceva molta meno paura di Lluvia, almeno non l’avrebbe affogata lentamente e dolorosamente. Il volto livido di rabbia della maga dell’acqua le balenò davanti agli occhi e un brivido di terrore le corse lungo la spina dorsale: no, non si sarebbe avvicinata nemmeno per sbaglio a Gray.
 
‹‹Lucy! Che bello quel foulard che hai al collo, è nuovo?››
La bionda fece spallucce simulando indifferenza ‹‹Ehm, l’ho trovato sta mattina in fondo all’armadio e mi è venuta voglia di indossarlo››
Levy si chiese per una frazione di secondo il perché del rossore diffuso sul viso dell’amica, ma accantonò velocemente la questione ricordandosi di come si fosse ripromessa di salvare l’amica dalla “questione Lisanna”, come l’aveva rinominata tra sé e sé.
‹‹Mi piace molto dovresti indossarlo più spesso. Ora che ne dici di …›› non fece nemmeno in tempo a finire la frase che venne travolta da un urgano umano che si fiondò su Lucy.
Quest’ultima si sentì improvvisamente afferrare per i glutei e sollevare da terra: si ritrovò schiacciata contro il petto marmoreo e scoperto di Natsu. Per non perdere l’equilibrio gli allacciò le braccia al collo e con le gambe gli circondò la vita.
‹‹Era tutta una scommessa Lu!››
Non le diede nemmeno il tempo di registrare ciò che le aveva urlato in faccia, Natsu si fiondò su quella bocca rossa maledettamente invitante come se fosse fuoco e lui a digiuno da mesi. Non aveva neppure finito di ascoltare il racconto di Lisanna, di cui tra l’atro non era neanche sicuro di aver capito tutto, appena aveva sentito Levy chiamare la sua Lucy si era fiondato da lei per poterla finalmente baciare. E ora niente aveva più importanza per lui se non la ragazza che stringeva tra le mani.
Lucy dal canto suo se inizialmente si era sentita spaesata, quando aveva sentito le labbra del ragazzo sulle sue aveva completamente perso contatto con la realtà. Le mani erano corse immediatamente tra quegli ispidi capelli rosa, a stringere, tirare e attorcigliare ciocche tra le dita. Quando le lingue si erano unite in una smaniosa danza piena di desiderio, poi, si era stretta ancora di più a lui, completamente incurante della temperatura in aumento e di trovarsi in un luogo pubblico. Natsu era letteralmente tutto un fuoco, fiammate rosso intenso le lambivano le gambe e il corpo senza scottarla ma avvolgendola in un piacevole calore. Calore da cui non si sarebbe sottratta per nessuna ragione al mondo. Natsu sapeva anche di fuoco, un amaro retrogusto di bruciato accompagnava ogni bacio rendendolo oltremodo eccitante e stuzzicante: l’amore non aveva il dolce e stucchevole sapore dei cioccolatini ripieni ma l’acre e pungente gusto di un fiammifero spento.
Probabilmente oltre che sulle braccia e tra le labbra, il fuoco si stava diffondendo anche in ben altri posti che la ragazza poteva sentire grazie a quella inconsueta posizione. Un suono strozzato a metà tra un gemito di piacere e uno di sorpresa le uscì dalle labbra senza che potesse fare niente per impedirlo. Come risvegliato da una profonda trance, Natsu, si staccò lentamente da lei e rimase a fissarla imbambolato: con le labbra gonfie di baci, i capelli scarmigliati e gli occhi brillanti, era la cosa più bella che avesse mai visto.
Come se qualcuno avesse premuto il tasto play su un ipotetico telecomando, il tempo, che fino a quel momento era parso immobile, riprese a scorrere e un insieme di urla, strepiti e commenti li sommerse.
Il master Makarov alla vista dei suoi due “figli” così affiatati si mise ad applaudire con talmente tanta verve da cadere dal bancone: questa volta non c’era stata Mira a salvarlo, troppo occupata a riscuotere sacchetti di sonanti jewels da un infuriato Laxus per poter far altro che sorridere vittoriosa. Gajeel sembrava una macchinetta impazzita mentre sparava a raffica battutine piccanti sulla bionda cheerleader, spalleggiato da Macao, Wakaba e incredibilmente anche da Happy che incitava il migliore amico a mostrarle il drago. Gli applausi commossi di Erza, Levy e delle altre ragazze della gilda, accompagnati dalle minacce di Gray nei suoi confronti in caso avesse fatto soffrire la maga stellare, facevano poi da sfondo a quella cacofonia di felicità e risate che solo Fairy Tail sapeva creare.
Quando però Lucy sprofondò il viso rosso come un pomodoro maturo nella sua sciarpa, in un vano tentativo di nascondersi, Natsu capì che era arrivato il momento di levare le tende. Così, sempre sorreggendo Lucy tra le braccia, si avviò verso la porta mezza distrutta della gilda impaziente di poter continuare quelle effusioni che aveva appena scoperto – ma di cui non sarebbe mai stato sazio – in un luogo più appartato.
L’ultima cosa che vide prima di varcare la soglia e sparire nella calca che affollava le vie della sua amata città, fu il sorriso soddisfatto di Lluvia che con una penna blu tempestata di cuoricini, depennava il nome di Lucy dalla lista di rivali in amore sul suo quadernetto portatile a forma di faccia di Gray.
 
Fine

 
*Angolo Autrice*
Ciao a tutti e grazie mille a chi è arrivato fino in fondo a questa mia prima fanfiction nel mondo di Fairy Tail!
Spero che il risultato dei miei sforzi sia quantomeno decente e che vi sia piaciuto e lo abbiate apprezzato.
A presto e buone feste a tutti (spero che anche voi passerete queste giornate a mangiare il cioccolato delle uova di pasqua!)

-JAckles
  
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