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Autore: Flo March    24/04/2019    1 recensioni
8x02, POV di Brienne alla scena della nomina a cavaliere.
«Brienne si alzò e si avvicinò a ser Jaime. Anche a lui aveva fatto un giuramento, gli aveva promesso di trovare e difendere lady Sansa. Aveva la sua spada. Oathkeeper, l’aveva chiamata. Perché la promessa l’aveva mantenuta.
Brienne si inginocchiò. Il rituale ebbe inizio.»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giuramento

 

«Non voglio neanche essere un cavaliere» disse. Come se fosse non perché le donne non potevano esserlo, ma perché non le interessava. Il che era diverso. Dopotutto non le serviva uno sciocco titolo, erano la lealtà, l’onore, il coraggio che contavano. Combattere con onore per difendere i deboli e gli innocenti. Aveva sempre cercato di farlo. A lady Catelyn aveva giurato di proteggere e difendere le sue figlie e quella promessa valeva più di un semplice ser davanti al proprio nome. Per questo era lì, a Winterfell, pronta a morire per loro. Era un vincolo più forte di uno sciocco titolo. Questo si ripeteva.

«Non sono un re. Ma se lo fossi, ti farei dieci volte cavaliere.» dichiarò Tormund.

«Non serve un re. Ogni cavaliere può nominarne un altro.» intervenne ser Jaime. Appoggiò la coppa. «Ve lo dimostro.» Sfoderò la spada e disse: «Inginocchiati, lady Brienne.»

Un sorriso comparve sul volto di Brienne. Dunque aveva ripreso a prendersi gioco di lei, come era solito fare? Ma il suo sguardo era serio, come era stato serio quando quel giorno le aveva chiesto di combattere ai suoi ordini.

«Vuoi diventare un cavaliere o no?»

Brienne trattenne il respiro. No, non era tempo di scherzare: potevano morire tutti di lì a poco. E poi la nomina a cavaliere era una faccenda seria, sacra. La verità era che quello sciocco titolo lo aveva sempre voluto, dannazione. Non era affatto sciocco, era importante. Lady Brienne non le si addiceva e la faceva sentire sempre a disagio: lei non era una lady e non lo sarebbe mai stata. Lei era un combattente, e pari ad un uomo. Aveva sudato per diventarlo ed era stata derisa per tutta la vita. Era stata chiamata in molti modi offensivi, eppure lady le pareva il più offensivo di tutti. Aveva lottato una vita intera per non essere una lady.

Sì, lo voleva.

«Inginocchiati», ripeté ser Jaime. Il pensiero che questa sarebbe stata la sua rivalsa le attraversò la mente in un lampo. Un riconoscimento. Davanti a uomini che erano tutti grandi combattenti, chi in un modo, chi nell’altro. E davanti all’uomo a cui doveva la vita, ovviamente.

Brienne si alzò e si avvicinò a ser Jaime. Anche a lui aveva fatto un giuramento, gli aveva promesso di trovare e difendere lady Sansa. Aveva la sua spada. Oathkeeper, l’aveva chiamata, perché la promessa l’aveva mantenuta.

Brienne si inginocchiò. Il rituale ebbe inizio. Ser Jaime posò piano la spada sulla sua spalla destra.

«Nel nome del Guerriero, ti ordino di essere coraggiosa.» Lo giuro.

La spada toccò la sua spalla sinistra. «Nel nome del Padre, ti ordino di essere giusta.» Lo giuro.

Di nuovo la spada si posò sulla sua spalla destra. «Nel nome della Madre, ti ordino di difendere gli innocenti.» Lo giuro.

Ser Jaime abbassò la spada. Brienne alzò gli occhi e lo guardò in volto.

«Alzati, Brienne di Tarth, cavaliere dei Sette Regni.» Il suo volto le parve fiero.

Brienne si alzò. Fu come nascere una seconda volta.

Si levò un applauso e Tyrion esclamò: «Ser Brienne di Tarth, cavaliere dei Sette Regni!»

Così Brienne rinacque. Lady Brienne non esisteva più (era mai esistita?), in futuro l’avrebbero chiamata ser Brienne. Se ci fosse stato, un futuro. Ma non le importava di questo, adesso. Grazie, disse a ser Jaime con lo sguardo. Ser Jaime fece un cenno con la testa: non c’è di che, sembrò dirle, è il tuo riconoscimento. Ser Brienne rise, con le lacrime agli occhi. Cavaliere dei Sette Regni, ripeté mentalmente. Suonava bene. Ser Brienne, il mio nome è ser Brienne di Tarth. Assaporò quel momento, quegli applausi che erano per lei. E si concesse di ridere, finalmente.

  
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