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Autore: criceto killer    24/04/2019    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Quella mattina Dylan era in clamoroso ritardo, in quanto ufficiale dell'esercito aveva il dovere di allenarsi ma ormai, se tutte le mattine si prestava a quei noiosi esercizi, non era per puro senso del dovere ma per avere una convivenza più tranquilla col padre, se avesse continuato a seguire un minimo le sue direttive non avrebbe dovuto sorbirsi le sue inutili lamentele.

Quando varcò la soglia della palestra i soldati si stavano già allenando, bastò un'occhiataccia per far riprendere gli esercizi ai curiosi che si erano voltati a guardarlo.

Odiava essere lì, sentiva ancora tutti i muscoli indolenziti per la lunga cavalcata che aveva affrontato per il rientro, per di più non uno solo di quei ragazzi era al suo livello di preparazione, avrebbe preferito di gran lunga allenarsi con Death, i combattimenti con lui erano sempre stimolanti, ogni volta se ne usciva con una mossa nuova, con una combinazione di poteri mai vista, non lo aveva mai visto perdere se non contro i loro padri.

Dylan stava facendo alcuni piegamenti sulle braccia mentre analizzava con lo sguardo i soldati più prossimi a lui, questi ragazzi dovevano tutti provenire dai confini Ovest di Sodrèt, erano il risultato della leva forzata di Sheol, delle nuove dure selezioni che suo padre aveva fatto applicare, erano soldati scelti, alcuni di loro, pochi, avrebbero fatto carriera come ufficiali, altri sarebbero morti alla loro prima battaglia.

L'esercito era una morsa avvelenata, una volta entrato dovevi combattere, la dissertazione era vista come tradimento e il tradimento veniva punito con la pena di morte.

Il suo sguardo si soffermò su un ragazzino tutto sudato ed evidentemente affaticato dagli esercizi, la sua corporatura era decisamente sotto la media e con quei lineamenti delicati del viso gli pareva totalmente fuori posto.

Eppure, quando uno dei suoi colleghi ufficiali decretò l'allenamento finito, quel ragazzino, mentre tutti si recavano ai bagni, continuò ad esercitarsi.

Una volta soli, Dylan gli si avvicinò.

-Hey, sono finiti gli allenamenti, lo sai?-

-Lo so, ma sono un po' indietro rispetto agli altri, devo recuperare-

Dylan infondo capiva perché quel ragazzino volesse recuperare, che fosse pronto o no, prima o poi lo avrebbero mandato al fronte, e solitamente i ragazzini così deboli non attirano di certo la simpatia dei compagni, si sarebbe ritrovato totalmente da solo contro il nemico.

-Strafare non fa mai bene, vai a lavarti insieme agli altri-

Dylan lo prese bruscamente per un polso per spingerlo verso i bagni e quasi si impressionò di quanto questo fosse sottile, come diavolo aveva fatto un ragazzino simile a passare tutte le selezioni e arrivare fino a quel punto? Ne avrebbe parlato con qualcuno, sicuramente da qualche parte era stato commesso un errore.

Prima di poter terminare tale pensiero, però, si ritrovò con il braccio storto dietro la schiena portato fino al doloroso punto di rottura.

Dylan non poté fare a meno di ridere.

-Seriamente?- Con un semplice salto all'indietro riuscì a liberarsi dalla presa e a colpirlo con una ginocchiata alla schiena.

-Lo sai chi sono, vero? Il figlio del capo dell'esercito, non ti conviene metterti contro di me-

Non si aspettava una risposta, di solito a quel punto tutti infilano la coda tra le gambe ed eseguono i suoi ordini tuttavia quel ragazzino gli mostrò un espressione più che ostinata.

-Sai che m'importa? Sei solo un raccomandato di merda!-

Dylan vide il ragazzino stringere i pugni per poi bloccarlo poco prima che corresse via.

Con una sola mano, tanto era leggero, riuscì a spingerlo verso i bagni della palestra, la porta si spalancò contro il peso della sua caduta.

-Questo posto me lo sono sudato, e ti ho detto di andare a fare il bagno, è una regola di igiene stabilita dal dottor Van De Meer in persona!-

Il ragazzino sembrò allarmarsi ma, con un'occhiata alle vasche offuscate dal vapore ormai quasi vuote, sembrò decidersi.

-Le odio le regole! Tsk-

Lo vide entrare con una certa insicurezza, Dylan lo seguì senza distogliere lo sguardo neppure un secondo.

Avvolto dal vapore si spogliò lanciandogli i vestiti addosso.

-Hey!-

-Smettila di fissarmi-

Dylan sospirò iniziando a lavarsi lontano da lui.




Dopo quella notte di confessioni e pianti Historia si era un po' addolcita con Jake, eppure l'uomo sentiva ancora di poter ottenere di più, pian piano Historia si sarebbe lasciata davvero andare con lui e sarebbe stata totalmente sua.

Jake bussò alla sua porta ma poi entrò senza aspettare il classico "avanti", troppo impaziente di scorgere l'espressione concentrata dell'altra.

-Entra pure- disse sarcasticamente lei con il broncio.

-Cattiva- Jake le si avvicinò rubandole un sorriso e un bacio sulla guancia.

La abbracciò da dietro mentre dalla sua spalla sbirciava i documenti che tanto la tenevano impegnata.

-Sei ubriaco?-

-Sobrio, com'è che ti sembro sempre ubriaco?-

Historia alzò le spalle.

-Non so, sei diverso dagli uomini che girano qui, sempre tutti rigidi e attenti a quello che fanno e dicono-

-Ah, io me ne frego, sono noiosi-

Jake si avvicinò piano alle sue labbra e per la prima volta Historia non si sottrasse ricambiando quel dolce bacio socchiudendo gli occhi.

Dover ignorare quei pensieri di colpa era dura, ma dopo la scorsa notte a Historia pareva di essere più leggera, aveva sempre giurato a sé stessa che mai e poi mai avrebbe tentato di provare nuovamente quei dolci sentimenti che aveva provato da giovane per il marito, perdere qualcuno che ami è dura, e Historia non era ancora pronta ad affrontare un'altra perdita.

Per questo quel bacio durò poco più di un secondo.

-Dovresti tornare a lavorare adesso. Hai fatto solo disastri fin'ora-

Historia tracciò i suoi lineamenti con la punta delle dita fino ad arrivare al suo mento.

-Ho fallito con entrambi- 

-Per questo dovrai impegnarti per rimediare, magari chiedere scusa potrebbe essere un inizio- 

Jake sbuffò, avrebbe di gran lunga preferito passare il resto della giornata con lei, anche fissarla mentre lavorava era meglio di niente per quanto inquietante fosse l'idea, ma alla fine le diede un altro bacio per poi avviarsi verso la porta, Historia aveva ragione, infondo lui era lì per svolgere un lavoro e per ora aveva fatto solo disastri, che razza di Re dei Demoni era se non riusciva a farsi valere su un ragazzino?




Death stava suonando la sua armonica quando un leggero bussare storpiò la melodia malinconica che il suo respiro produceva attraverso quel semplice strumento ornato d'oro.

Convinto più che mai che un bussare così leggero potesse appartenere solo a Connor si affrettò ad aprire.

Per questo quando davanti la porta si vide figurare il volto di Jake rimase bloccato dallo stupore per una manciata di secondi, una volta ripresosi richiuse con forza la porta lasciando che sbattesse rumorosamente. 

Con che coraggio era venuto proprio da lui dopo tutto quello che gli aveva fatto passare?

Tuttavia, Jake riuscì a fermare l'anta frapponendo un piede.

-Hey, hey! Aspetta! Volevo chiederti scusa, Death, ascoltami-

Death sospirò appoggiandosi allo stipite della porta pronto a farsi riempire le orecchie e la testa dalle ennesime bugie.

-Vedi, io, in realtà, non volevo fare quelle cose, ma sai, avevo bisogno di soldi e questa era l'unica soluzione-

Death alzò un sopracciglio, quella bugia gli sembrava estremamente vera.

-Soldi?-

-Si, forse per te non sono mai stati un problema, ma per gente come me si, sono necessari per vivere- 

Jake osservò formarsi un'espressione perplessa sul suo volto.

-Eh già, hai scoperto una bella cosa, sai, i tuoi servi non lavorano a gratis- 

Death ci penso su, ancora non riusciva a capire bene la differenza tra schiavi e servi.

-Quindi loro fanno i loro lavori e mio papà gli da soldi se no loro muoiono?-

-Esatto- Jake, stufo di parlare, o forse di insegnare, certe cose al Principe in un corridoio dove la punizione sembrava essere dietro l'angolo, entrò nella stanza richiudendo la porta.

-Capisco- Death si sentiva così stordito da lasciarlo entrare, forse se Jake gli aveva fatto quelle cose orribili per soldi, allora era possibile anche che Connor gli facesse quelle cose meravigliose per lo stesso motivo.

-Tutto ok?-

-Si- mormorò il Principe mordendosi un labbro nel tentativo di scacciare quel dolore che sentiva crescere nel petto con uno più fisico, più tangibile, più famigliare.

L'uomo non poté fare a meno che avvicinarglisi, quella storia dei soldi lo aveva turbato più del previsto e la cosa poteva giocare a suo favore.

-Stai pensando a qualcuno, non è così?-

Death lo guardò con il solito sguardo d'odio che gli fece raggelare il sangue nelle vene, tutto ad un tratto avvicinarglisi non gli pareva più una così gran bella idea.

-No, stai lontano-

Jake non ci pensò due volte a seguire alla lettera quelle parole, si affacciò alla finestra aperta da cui si ergeva una bella vista della cittadella per poi accendersi una sigaretta.

-Chi è questa persona?-

-Ti ho detto che non è nessuno!- sta volta il Principe, parecchio irritato dalla sua insistenza, alzò la voce.

-Stai mentendo- 

A quel punto Death gli fu addosso, lo prese per il colletto della giacca spingendolo fuori dalla propria stanza.

-Death, cavolo! Non si trattano così gli amici-

-Tu non sei mio amico!- Death si sentiva impazzire, per quell'uomo una banale spiegazione sistemava tutto, cancellava i sentimenti di disperazione che aveva provato, la rabbia per essere stato tradito, la delusione, la paura costante che quel dolore si possa ripresentare, l'essersi sentito così tremendamente stupido, così tremendamente solo.

Quasi si accorse di averlo colpito con un pugno solo a causa del contatto delle sue nocche contro la mascella dell'altro.

Jake barcollò all'indietro tastandosi la parte dolente, guardandolo dritto negli occhi.

-Death, non puoi reagire così con tutti-

L'uomo sospirò ma ad un suo accenno ad andarsene il Principe lo fermò, memore di quando aveva colpito Connor, era vero, lui reagiva così, ancora prima di accorgersi di quello che faceva, ancora prima di realizzare il male che anche lui era in grado di fare agli altri.

Quasi come se fosse una reazione istintiva, naturale.

Si sentiva un mostro.

-Mi dispiace- mormorò con lo sguardo fisso sul pavimento.

Jake si voltò lentamente, non era del tutto convinto di aver capito bene, ma quell'espressione era inconfondibile. 

Sulle labbra gli si dipinse un sorriso mentre lo tirava a sé per abbracciarlo.

Se si accorgeva che ciò che faceva era sbagliato, forse, infondo, non era del tutto un caso perso. 

-Ooh che caro Death, sei così carino!-

Death rimase paralizzato, il suo corpo si irrigidì sotto quel improvviso contatto e a quelle parole le sue guance presero a pizzicare.

Ma a Jake quell'espressione imbarazzata divertiva troppo per smettere, baciò una di quelle guance così rosse mentre gli scompigliava quella chioma disordinata di ricci.

-Bravo-

Death, si toccò piano la guancia, i baci di Jake erano molto diversi da quelli di Connor.

-Sono bravo?-

-Tanto-

Il ragazzino sembrò pensarci su qualche secondo.

-Allora mi porti in città?-

-Adesso non posso, piccolo, ci sono troppe guardie, sai, dalla rivolta che ha coinvolto tuo padre-

-Mh- Death annuì, ma in realtà era semplicemente deluso, non si fidava ancora di lui, ma se lo avesse portato fuori non avrebbe potuto fare troppi doppi-giochi, Logan lo odiava e stava solo aspettando un bel pretesto per mandarlo al patibolo, mentre lui ci avrebbe guadagnato un'altra escursione in città.

-Mi dispiace, piccolo-

Tutto ad un tratto Jake trovò quelle labbra irresistibili, lui era così, era fatto per ferire le persone, più volte si era innamorato ma il doppio delle volte era caduto in tentazione e aveva tradito.

Quello che per gli altri era una cosa ovvia, semplice, a lui non lasciava scampo.

Si avvicinò lentamente al viso del più piccolo, dapprima sfiorando appena le sue labbra, assaggiandone il respiro caldo per poi baciarlo, approfittando della sorpresa dell'altro che gli fece schiudere la bocca per inserire la lingua.

Si, i baci di Jake erano decisamente diversi da quelli di Connor.

-Perché mi baci?- sussurrò Death, preso decisamente alla sprovvista.

-Non lo so, ci vediamo in giro, ok?-

Jake si voltò, andandosene con un ghigno stampato sulle labbra, sicuramente con Death, ora, era tutto sistemato.
  
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